Kurogane Communication
Dopo una terribile guerra, l'ultimo essere umano rimasto vivo sulla terra sembra essere una ragazzina di nome Haruka risvegliata da un gruppo di robot che come scopo hanno quello di servirla e provvedere alla sua sopravvivenza in attesa di trovare altri esseri umani. A causa di un trauma ha vaghi ricordi della fine del mondo e del destino dei suoi genitori e vive tra le macerie e i pericoli di un mondo morto, sperando di trovare qualcuno ancora in vita. Haruka vive con i suoi strani salvatori quasi fossero una vera famiglia. Nonostante soffra per la solitudine, nel cuore cova la speranza di trovare altri esseri umani. I suoi compagni sono consci di questo e cercano di aiutarla in questo difficile compito.
Se per spunto (non originale) e tematiche affrontate "Kurogane Communication" potrebbe avere le carte in regola per essere un buon prodotto, purtroppo si dimostra adatto a un pubblico giovane e svolge con superficialità e leggerezza le tematiche che propone, con una sorta di buonismo di fondo a volte insopportabile. Per esempio il gruppo di robot che circonda Haruka è, a parte la forma, molto, troppo umano in modo stereotipato.
Abbiamo quindi robot che svengono se prendono una botta, che ansimano se corrono, che comunicano tra di loro usando le parole e la bocca anche quando non sono in presenza di Haruka e che hanno mal di testa per una perdita o un trauma avuto in passato. Uno di questi è un robot bambino lagnoso di nome Spike con un neurone al posto del cervello; ne abbiamo un altro che sembra essere il fratello brutto di Haro, mentre un altro assomiglia moltissimo al maggiore Motoko di GITS e così via.
Quando scrivo di leggerezza e superficialità, mi riferisco alle puntate "domestiche" in cui c'è la festa con la torta, la gita al mare, il robot che si imbarazza se vede Haruka sotto alla doccia e così via. Spuntano fuori pranzetti prelibati cucinati dal maschione Reeves e via così per una miriade di situazioni probabilmente inserite per alleggerire la tematica e non rendere l'anime troppo pesante. Purtroppo però così facendo tutta l'opera perde di mordente e il ritmo narrativo cala.
Fortunatamente queste puntate non durano moltissimo (circa 15 minuti a episodio), ma fino a metà serie non c'è un vero e proprio sviluppo della storia.
Purtroppo anche con la scusante del target non riesco a dare più di 5 a questo prodotto.
Se per spunto (non originale) e tematiche affrontate "Kurogane Communication" potrebbe avere le carte in regola per essere un buon prodotto, purtroppo si dimostra adatto a un pubblico giovane e svolge con superficialità e leggerezza le tematiche che propone, con una sorta di buonismo di fondo a volte insopportabile. Per esempio il gruppo di robot che circonda Haruka è, a parte la forma, molto, troppo umano in modo stereotipato.
Abbiamo quindi robot che svengono se prendono una botta, che ansimano se corrono, che comunicano tra di loro usando le parole e la bocca anche quando non sono in presenza di Haruka e che hanno mal di testa per una perdita o un trauma avuto in passato. Uno di questi è un robot bambino lagnoso di nome Spike con un neurone al posto del cervello; ne abbiamo un altro che sembra essere il fratello brutto di Haro, mentre un altro assomiglia moltissimo al maggiore Motoko di GITS e così via.
Quando scrivo di leggerezza e superficialità, mi riferisco alle puntate "domestiche" in cui c'è la festa con la torta, la gita al mare, il robot che si imbarazza se vede Haruka sotto alla doccia e così via. Spuntano fuori pranzetti prelibati cucinati dal maschione Reeves e via così per una miriade di situazioni probabilmente inserite per alleggerire la tematica e non rendere l'anime troppo pesante. Purtroppo però così facendo tutta l'opera perde di mordente e il ritmo narrativo cala.
Fortunatamente queste puntate non durano moltissimo (circa 15 minuti a episodio), ma fino a metà serie non c'è un vero e proprio sviluppo della storia.
Purtroppo anche con la scusante del target non riesco a dare più di 5 a questo prodotto.