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esseci

Episodi visti: 13/13 --- Voto 4
Avevo notato sin dal primo episodio il particolare chara design dei personaggi della serie e documentandomi un po' in rete e sul sito di AC mi sono reso conto che la serie di 13 episodi di "Sayonara Watashi no Kramer" ("Farewell, my dear Cramer"), andata in onda nel 2021, è stata tratta da un manga pubblicato tra il 2016 e il 2020 in 14 volumi e 55 capitoli dal buon Naoshi Arakawa, autore del ben più famoso "Shigatsu wa Kimi no Uso" o meglio noto come "Your Lie in April", manga e serie anime pubblicati e serializzati nella prima metà degli anni 10 di questo secolo.

Pertanto, mi ero illuso un po' di trovare in questa serie gli stilemi già visti ed apprezzati in "Your Lie in April" sia pur in salsa spokon. Incuriosito dall'ambientazione nel mondo del calcio femminile nipponico, mi ero creato delle aspettative piuttosto alte sperando di trovare da un lato i soliti personaggi giovanissimi che sia pur dotati di grande talento si sottopongono a allenamenti intensi e a grandi sacrifici per raggiungere l'obiettivo di vincere partite, tornei e campionati per poi diventare nel tempo campionesse affermate e dall'altro qualche plot twist anche tragico sul destino di qualcuna delle protagoniste, una buona dose di introspezione e una sensibilità più femminile ad un mondo che, anche e soprattutto da noi in Europa, è talmente maschilista e testosteronico da risultare spesso parodistico e surreale.

E' inutile negare che molto spesso gli anime sul calcio (ma un po' tutti quelli dedicati allo sport) presentano delle vere e proprie scemenze fatte di rivalità spinte all'eccesso parossistico, con personaggi piatti, mononeurali e con il chiodo fisso del football, allenamenti degni dei campi di addestramento dei Navy Seals o dei paracadutisti della Folgore, partite infinite con azioni infinite, tiri che manco nelle migliori fantasie sarebbero possibili e poca introspezione e chara development e poco o nulla parte romance che potrebbe un po' alleggerire le "maratone" sportive e dare un po' di tridimensionalità ai personaggi.

E' doveroso premettere che nello stesso anno di messa in onda di "Sayonara Watashi no Kramer" è uscito anche "Sayonara Watashi no Kramer: First Touch", lungometraggio tratto dal manga dello stesso autore "Sayonara Football" del 2009, che costituisce il prequel della serie in recensione.
Ammetto che per errore di informazione non l'ho ancora visionato e pertanto non sono stato in grado di valutare la serie nel suo complesso, atteso ché "First touch" racconterebbe il passato di una delle talentuose protagoniste, Nozomi Onda, nel periodo in cui frequentava le scuole medie e già voleva giocare a calcio tanto da essersi inserita per bravura nella squadra maschile senza poi riuscire a giocare perché l'allenatore temeva che si potesse fare fare male in qualche scontro di gioco.

"Sayonara Watashi no Kramer" continua la narrazione delle gesta di Nozomi Onda ma anche di altre giovani ragazze "prodigio" del calcio femminile studentesco che iniziando a frequentare le scuole superiori si ritrovano sia come compagne sia come avversarie prima in partite amichevoli e poi nel campionato studentesco. Fin dall'inizio della serie ho cominciato a percepire un certo disagio...

“La donna ha un solo modo per sorpassare nei meriti l’uomo: essere ogni giorno sempre più donna” (A. Ganivet)

Ho preso in prestito la provocazione citata per rappresentare la mia profonda delusione per questa serie che fa propri tutti i difetti delle serie anime a tema sportivo maschili citati in precedenza in questa recensione senza "calmierarli" con alcuni elementi più introspettivi e positivi che potevano anche derivare dall'ambientazione nel mondo del calcio femminile e quindi con personaggi un po' più maturi, meno caratterizzati e più sfaccettati.

L'opera si è focalizzata principalmente sulla creazione delle rivalità tra le varie campionesse in erba e sulla caratterizzazione di un personaggio come Onda Nozomi che a tratti mi è sembrata irritante nel suo atteggiamento finto dimesso nel calcio. Vedere una ragazza far fatica ad integrarsi e giocare con le ragazze perché dotata di un grandissimo talento (senza poi realmente dimostrarlo se non a sprazzi) mi è sembrata francamente inverosimile e poco avvincente. Una sensazione di "già e non ancora" che resta costante per tutta la serie e che la rende un po' noiosa, lasciando nello spettatore la sensazione mai appagata di attesa qualcosa di positivo e interessante.
Se poi aggiungiamo che tutte le protagoniste sembrano dei classici ragazzini degli anime sportivi con la classica trama "da sfavorito", è presto detto che questa serie non riesce a distinguersi da tante altre opere simili, con un po' di aggravanti che ne abbassano il giudizio nella mia considerazione.

La prima è la mancanza di un finale o di una sua parvenza. Si interrompe con un determinato evento come se si dovesse attendere uno o più episodi successivi che al momento non sembrano in arrivo. Uno spettatore potrebbe chiedersi: "E quindi?", "per cosa mi dovrei appassionare in questa storia?", "ho assistito ad uno slice of life sportivo?".

La seconda sono i riferimenti impliciti ed espliciti al mondo del calcio di qualche anno fa. Sentire citare i moduli di A. Conte o P. Guardiola a casaccio mi ha fatto rabbrividire come vedere una delle protagoniste emulare anche nell'aspetto fisico il modo di giocare di Davids, fortissimo e tostissimo centrocampista olandese che giocava con gli occhialoni.

Il terzo e rappresentato dal comparto tecnico. Veramente scadente a tratti con disegni, sfondi che potevano sembrare dei draft e animazioni poco fluide e ridotte al minimo. Già all'inizio si possono ammirare capolavori di immagini in cui delle ragazze assistono a degli allenamenti dietro le reti di delimitazione del campo, con il corpo correttamente posto dietro la rete ma con i visi che invece sono posti avanti le reti...

Insomma, una serie che non mi sento di consigliare, senza sorprese, che complessivamente mi ha dato l'impressione di essere ancora a livello di trama una sorta di impostazione di qualcosa che deve ancora arrivare e lasciando allo spettatore la sensazione di attendere Godot.