Kamisama no memo-chou
Introduzione all'Anime: le vicende ruotano attorno a Alice, una ragazzina che si definisce una "NEET Detective" e a un ragazzo al primo anno di superiori, Fujishima Narumi, che dopo una serie di "sfortunati" eventi diventerà appunto l'assistente di Alice. I due dovranno collaborare per risolvere i vari misteri che si troveranno di fronte.
Commento: la trama è apprezzabile, anche se spesso i misteri non sono poi così misteriosi, in quanto il colpevole o la soluzione è intuibile. Comunque sono molto apprezzabili sia i personaggi che il loro sviluppo, e anche il character design e i disegni stessi. La musica la trovo adeguata al genere, ma in tutta sincerità speravo in qualcosa di più.
Per me questi sarebbero i voti:
Trama: 7
Personaggi: 8
Musica: 7
Character Design: 8.5
Disengi: 8.5
Totale: 7.8
Ho aggiunto 0.2 per il tema riguardante la droga, che per me è ben realizzato essendo anche il momento più importante della storia.
Commento: la trama è apprezzabile, anche se spesso i misteri non sono poi così misteriosi, in quanto il colpevole o la soluzione è intuibile. Comunque sono molto apprezzabili sia i personaggi che il loro sviluppo, e anche il character design e i disegni stessi. La musica la trovo adeguata al genere, ma in tutta sincerità speravo in qualcosa di più.
Per me questi sarebbero i voti:
Trama: 7
Personaggi: 8
Musica: 7
Character Design: 8.5
Disengi: 8.5
Totale: 7.8
Ho aggiunto 0.2 per il tema riguardante la droga, che per me è ben realizzato essendo anche il momento più importante della storia.
"Kami sama no memo chou" è un anime del 2011 creato dalla J.C. Staff.
La trama
Il filone centrale è un po' atipico: un ragazzo, di nome Narumi, viene quasi per caso coinvolto in un gruppo di gente NEET (gente, insomma, che ha lasciato gli studi e non ha aspettative per il futuro), che si è in un certo senso "insediato" vicino a un ristorante di ramen. I personaggi, seppur pochi, sono piuttosto variegati e con caratteri ben distinti, tanto che impareremo a conoscerli a fondo fin dalle prime battute. Narumi crescerà insieme agli altri personaggi grazie a vari avvenimenti che incideranno molto sul suo carattere. Parlando proprio di carattere, nonostante la profondità dei personaggi, si notano grosse lacune nei caratteri dei personaggi centrali. Iniziamo parlando del personaggio - mascotte di questa serie, la bambina NEET Alice, colei, insomma, che funge da fulcro per la risoluzione dei vari casi in cui i personaggi si imbatteranno. Alice, nonostante la forza dei suoi ideali, si dimostrerà il personaggio più lacunoso, poiché si limiterà a essere il conduttore delle soluzioni, alla fine di ogni mini saga, quasi scontate (escludendo naturalmente le ultime due mini storie). Ben più profondo, al contrario, è il carattere di Narumi, di cui conosceremo ogni sfaccettatura all'interno della serie. Fatto sta, comunque, che la cura di un personaggio solo non compensa la poca cura e l'inesattezza degli altri personaggi, e naturalmente la storia non ne giova, nonostante i buoni momenti presenti una volta raggiunto il climax di ogni mini storia.
Lato tecnico
Se dalla trama quest'anime fa storcere un po' il naso ai veterani, il lato tecnico recupera ciò che è andato perso con la storia. Uno stile grafico abbastanza convincente accompagna una storia dall'input originale ma dallo svolgimento fin troppo lineare. Il problema dello stile grafico sta nell'animazione, veramente low budget e leggermente sotto gli standard dell'annata, e che si migliora solo nelle scene finali. Parlando poi del lato sonoro, nulla da dire: ottime tracce accompagnano ogni scena, e l'opening e l'ending sono abbastanza convincenti.
Commento finale
"Kami sama no memo chou", "il blocco degli appunti di Dio", si dimostra una produzione J.C. Staff sotto gli standard sotto tutti i punti di vista, tralasciando la storia che, come abbiamo precedentemente detto, ha un buon input ma uno sviluppo poco convincente. Nonostante tutto, però, il finale di ogni episodio lascia allo spettatore una buona aspettativa per l'episodio successivo, come è giusto che sia. In conclusione: consiglio quest'anime? Solo a chi si sta avvicinando ad animazioni di questo tipo, senza troppe pretese e con una storia discreta. Consiglio quest'anime solo ai nuovi appassionati di anime.
Voto finale: 7.
La trama
Il filone centrale è un po' atipico: un ragazzo, di nome Narumi, viene quasi per caso coinvolto in un gruppo di gente NEET (gente, insomma, che ha lasciato gli studi e non ha aspettative per il futuro), che si è in un certo senso "insediato" vicino a un ristorante di ramen. I personaggi, seppur pochi, sono piuttosto variegati e con caratteri ben distinti, tanto che impareremo a conoscerli a fondo fin dalle prime battute. Narumi crescerà insieme agli altri personaggi grazie a vari avvenimenti che incideranno molto sul suo carattere. Parlando proprio di carattere, nonostante la profondità dei personaggi, si notano grosse lacune nei caratteri dei personaggi centrali. Iniziamo parlando del personaggio - mascotte di questa serie, la bambina NEET Alice, colei, insomma, che funge da fulcro per la risoluzione dei vari casi in cui i personaggi si imbatteranno. Alice, nonostante la forza dei suoi ideali, si dimostrerà il personaggio più lacunoso, poiché si limiterà a essere il conduttore delle soluzioni, alla fine di ogni mini saga, quasi scontate (escludendo naturalmente le ultime due mini storie). Ben più profondo, al contrario, è il carattere di Narumi, di cui conosceremo ogni sfaccettatura all'interno della serie. Fatto sta, comunque, che la cura di un personaggio solo non compensa la poca cura e l'inesattezza degli altri personaggi, e naturalmente la storia non ne giova, nonostante i buoni momenti presenti una volta raggiunto il climax di ogni mini storia.
Lato tecnico
Se dalla trama quest'anime fa storcere un po' il naso ai veterani, il lato tecnico recupera ciò che è andato perso con la storia. Uno stile grafico abbastanza convincente accompagna una storia dall'input originale ma dallo svolgimento fin troppo lineare. Il problema dello stile grafico sta nell'animazione, veramente low budget e leggermente sotto gli standard dell'annata, e che si migliora solo nelle scene finali. Parlando poi del lato sonoro, nulla da dire: ottime tracce accompagnano ogni scena, e l'opening e l'ending sono abbastanza convincenti.
Commento finale
"Kami sama no memo chou", "il blocco degli appunti di Dio", si dimostra una produzione J.C. Staff sotto gli standard sotto tutti i punti di vista, tralasciando la storia che, come abbiamo precedentemente detto, ha un buon input ma uno sviluppo poco convincente. Nonostante tutto, però, il finale di ogni episodio lascia allo spettatore una buona aspettativa per l'episodio successivo, come è giusto che sia. In conclusione: consiglio quest'anime? Solo a chi si sta avvicinando ad animazioni di questo tipo, senza troppe pretese e con una storia discreta. Consiglio quest'anime solo ai nuovi appassionati di anime.
Voto finale: 7.
"Io sono un NEET detective. Sono un'intermediaria per i morti. Sono qui per dissotterrare parole che sono andate perse."
In questi termini Alice spiega ciò che sono i NEET. No, non è un'etichetta con cui la gente raggruppa e categorizza un certo tipo di persone che agiscono secondo le proprie regole. E' un modo di vivere. Si pongono domande diverse, e si cercano le risposte ad avvenimenti ormai accaduti, persi, accettando verità spiacevoli. Lo strampalato gruppo che ci viene presentato - attraverso gli occhi di Narumi - sembra a prima vista un assemblaggio di individui sfaccendati e senza nulla in comune. Nonostante l'apparente male assortimento, ognuno di loro si dimostrerà avere un ruolo finalizzato a colmare le mancanze dei propri compagni. Tutti assieme si muovono sotto le direttive di Alice.
Alice è il classico personaggio stereotipato in tutte le sue eccezionali virtù intellettive e che innalza la propria infantile e improbabile figura come leader, per poi smontare la propria superiorità con delle bravate assurde... Tipo non voler lavare i suoi amatissimi peluche, di cui si sommerge anche nei suoi rari viaggi in macchina. Essendo una figura mitizzata, non le può mancare una voce rapida e secca, che blatera parole a effetto con fare misterioso. Qualche bella riflessione l'azzecca, altre volte sembra più un esercizio vuoto e carismatico. La pacchianata di turno, assieme ai suoi rossori fuori luogo quando si trova in stretta vicinanza con Narumi. Insomma, o mantieni la tua incredibile aura da super donna di un metro, o mandi tutto all'aria una volta e buona, proprio come ha sempre fatto il trio maschile dei NEET: un ex-pugile fa da supporto fisico in caso di pericolo; abbiamo anche lo studente a tempo perso, una sorta di otaku con la fissa del militare a cui piacciono i lavoretti manuali; infine, il Casanova dei giorni nostri, che essendo un tipo molto alla mano e che si mescola fra la gente (le donne), trae informazioni preziose nei modi più subdoli. Questi tre fanno solo da cornice, proprio come l'aitante padrona del ristorante che loro usano come base, una virago che sopporta la presenza costante dei suoi clienti fissi. Ah... per inciso, lei ha uno dei ruoli principali in questa storia: sfama questi disgraziati. Mica è poco!
Così, il giovane Narumi incappa in questo gruppo per noia. Esatto. La serie ha inizio in un giorno qualunque della sua nuova vita da liceale. Narumi attraversa la strada che lo porta all'istituto che frequenta con molta indifferenza. Ed è proprio l'indifferenza e l'inconsistenza della sua vita che lo portano a riflettere nel mentre del suo percorso mattutino. Egli cerca qualcosa di speciale, che dia colore alla sua vita e, proprio per caso, incontra Ayaka. Non bada granché a quest'amicizia nata per noia, e per il fatto che non sappia mai dire di no - infatti accetterà l'invito a unirsi al club di giardinaggio di cui lei è la sola iscritta. Visto che la sua vita è l'emblema del principio di inerzia, Narumi passa le sue giornate ad annaffiare fiori, e si lascia trascinare dalla sua compagna di classe in un locale, proprio quello occupato dai NEET.
Il nostro narratore è letteralmente sballottato dagli eventi in cui si lascia coinvolgere questo strano gruppo. Senza principio di causa, si mette il grembiule e inizia a esser schiavizzato da Alice - è vero che cerchi brio nella tua vita, ma non mi sembra il caso di avviare una relazione infruttuosa con una saccente bambina viziata in stile lolita.
Una gran pecca di questo personaggio, non sta nel fatto che si lasci trascinare in situazioni scomode senza apparente motivo, ma sta proprio nella sua eccessiva emotività. Narumi si fa protagonista di storie che non lo riguardano, è fin troppo coinvolto, e la sua empatia è calcata, scenica e insopportabile. Le sue reazioni sono falsate e imbarazzanti, come se non lo fossero già troppo le assurde chiacchiere di cui gode la serie, discorsi a volte troppo intrecciati e superflui.
Kamisama no memo-chou è una serie di 12 episodi, ispirata alla serie di light novel ideata da Hikaru Sugii. Ha senz'altro delle fondamenta interessanti e degli spunti nuovi. La serie animata ha deciso di debuttare, nel 2011, con un episodio lungo il doppio: un vero e proprio film sull'inizio delle avventure di Narumi nel mondo dei NEET. L'esistenza statica di questo ragazzo in cerca di qualcosa trova il suo perché grazie ad Ayaka, che lo immerge inconsapevolmente nelle questioni riguardanti uno dei tanti casi che passano tra le mani di Alice. Si dà il caso che i protagonisti del primo caso - dall'intrigante sfondo psicologico - in cui viene invischiato, si siano scontrati proprio con Narumi qualche tempo prima. Alice si mostrerà in tutta la sua magnificenza, svelando i retroscena ignoti dietro una drammatica vicenda.
La prima storia è quella che vale. Affascina e lascia senza fiato. Ad aiutare, sono anche le cupe atmosfere che calano sulla clientela che chiede aiuto ad Alice. Sono persone sofferenti, vittime della perdita improvvisa di un loro caro. Tormentati dalla tragica scomparsa, chiedono il perché di tale avvenimento alla piccola detective. Alice ci tiene a precisare che ciò che scopriranno potrebbe addolorarli ulteriormente. Ma la volontà di sapere non tace.
Alice aggiunge anche che le parole dei morti vivono attraverso la sua occupazione, o mediante l'operato degli scrittori. Quest'ultimo, è il ruolo rivestito da Narumi, l'io narrante della storia. Peccato che il suo racconto si perderà in scene di cui potevamo fare a meno.
Volete sapere altre pecche di questa storia? Vogliamo parlare del sorprendente legame d'amicizia fra un sedicenne e il capo degli yakuza? Amicizia nata nel giro di poche ore, amicizia che si ostenta come se le avessero passate tutte loro, amicizia che si celebra con una specie di rito da innamorati che brindano sulla propria torta nuziale. Oh, quanta scena che viene ostentata in una tranquilla conversazione, o in una partita di baseball o in una passeggiata allo zoo! Rapporti che sono intensificati solo ed esclusivamente dalle parole, incessanti, pompose e fondamentalmente vuote.
Agli attaccamenti emotivi improbabili si accompagnano situazioni e azioni al limite del melodramma... Speravano di commuoverci? Sono poco plausibili.
La componente decisamente più plausibile è il comparto tecnico. Il doppiaggio è abbastanza riuscito in quello che doveva aiutare alla costruzione della rappresentazione dei personaggi in tutta la loro essenza - che poi è stata sputtanata nella sceneggiatura. Le musichette simpatiche che accompagnano le scene clou hanno un ritmo lento e ripetitivo, che ti lasciano stranita. Dunque riescono egregiamente nel loro intento, e una particolare menzione merita la OST, che si intitola Teddy.
Per quanto riguarda la grafica, nulla da eccepire. Si muove fluida, luminosa e accurata. E' la qualità che risalta all'occhio. Il character design è visibilmente moderno (non ci è nuovo, visti gli anime degli ultimi anni), i visi tondi e vivaci si piazzano sulle figure dai tratti distintivi.
Forse è proprio per l'impeccabile presentazione che la mia valutazione non è del tutto pessima. Bisogna tener conto che le premesse - e anche l'ultimissimo episodio - hanno una loro ragion d'essere, che se fosse stata portata avanti secondo il medesimo livello contenutistico, non mi avrebbe dato modo di pensare a Kamisama no memo chou come a un'occasione mancata, priva di mordente nel suo percorso narrativo.
In questi termini Alice spiega ciò che sono i NEET. No, non è un'etichetta con cui la gente raggruppa e categorizza un certo tipo di persone che agiscono secondo le proprie regole. E' un modo di vivere. Si pongono domande diverse, e si cercano le risposte ad avvenimenti ormai accaduti, persi, accettando verità spiacevoli. Lo strampalato gruppo che ci viene presentato - attraverso gli occhi di Narumi - sembra a prima vista un assemblaggio di individui sfaccendati e senza nulla in comune. Nonostante l'apparente male assortimento, ognuno di loro si dimostrerà avere un ruolo finalizzato a colmare le mancanze dei propri compagni. Tutti assieme si muovono sotto le direttive di Alice.
Alice è il classico personaggio stereotipato in tutte le sue eccezionali virtù intellettive e che innalza la propria infantile e improbabile figura come leader, per poi smontare la propria superiorità con delle bravate assurde... Tipo non voler lavare i suoi amatissimi peluche, di cui si sommerge anche nei suoi rari viaggi in macchina. Essendo una figura mitizzata, non le può mancare una voce rapida e secca, che blatera parole a effetto con fare misterioso. Qualche bella riflessione l'azzecca, altre volte sembra più un esercizio vuoto e carismatico. La pacchianata di turno, assieme ai suoi rossori fuori luogo quando si trova in stretta vicinanza con Narumi. Insomma, o mantieni la tua incredibile aura da super donna di un metro, o mandi tutto all'aria una volta e buona, proprio come ha sempre fatto il trio maschile dei NEET: un ex-pugile fa da supporto fisico in caso di pericolo; abbiamo anche lo studente a tempo perso, una sorta di otaku con la fissa del militare a cui piacciono i lavoretti manuali; infine, il Casanova dei giorni nostri, che essendo un tipo molto alla mano e che si mescola fra la gente (le donne), trae informazioni preziose nei modi più subdoli. Questi tre fanno solo da cornice, proprio come l'aitante padrona del ristorante che loro usano come base, una virago che sopporta la presenza costante dei suoi clienti fissi. Ah... per inciso, lei ha uno dei ruoli principali in questa storia: sfama questi disgraziati. Mica è poco!
Così, il giovane Narumi incappa in questo gruppo per noia. Esatto. La serie ha inizio in un giorno qualunque della sua nuova vita da liceale. Narumi attraversa la strada che lo porta all'istituto che frequenta con molta indifferenza. Ed è proprio l'indifferenza e l'inconsistenza della sua vita che lo portano a riflettere nel mentre del suo percorso mattutino. Egli cerca qualcosa di speciale, che dia colore alla sua vita e, proprio per caso, incontra Ayaka. Non bada granché a quest'amicizia nata per noia, e per il fatto che non sappia mai dire di no - infatti accetterà l'invito a unirsi al club di giardinaggio di cui lei è la sola iscritta. Visto che la sua vita è l'emblema del principio di inerzia, Narumi passa le sue giornate ad annaffiare fiori, e si lascia trascinare dalla sua compagna di classe in un locale, proprio quello occupato dai NEET.
Il nostro narratore è letteralmente sballottato dagli eventi in cui si lascia coinvolgere questo strano gruppo. Senza principio di causa, si mette il grembiule e inizia a esser schiavizzato da Alice - è vero che cerchi brio nella tua vita, ma non mi sembra il caso di avviare una relazione infruttuosa con una saccente bambina viziata in stile lolita.
Una gran pecca di questo personaggio, non sta nel fatto che si lasci trascinare in situazioni scomode senza apparente motivo, ma sta proprio nella sua eccessiva emotività. Narumi si fa protagonista di storie che non lo riguardano, è fin troppo coinvolto, e la sua empatia è calcata, scenica e insopportabile. Le sue reazioni sono falsate e imbarazzanti, come se non lo fossero già troppo le assurde chiacchiere di cui gode la serie, discorsi a volte troppo intrecciati e superflui.
Kamisama no memo-chou è una serie di 12 episodi, ispirata alla serie di light novel ideata da Hikaru Sugii. Ha senz'altro delle fondamenta interessanti e degli spunti nuovi. La serie animata ha deciso di debuttare, nel 2011, con un episodio lungo il doppio: un vero e proprio film sull'inizio delle avventure di Narumi nel mondo dei NEET. L'esistenza statica di questo ragazzo in cerca di qualcosa trova il suo perché grazie ad Ayaka, che lo immerge inconsapevolmente nelle questioni riguardanti uno dei tanti casi che passano tra le mani di Alice. Si dà il caso che i protagonisti del primo caso - dall'intrigante sfondo psicologico - in cui viene invischiato, si siano scontrati proprio con Narumi qualche tempo prima. Alice si mostrerà in tutta la sua magnificenza, svelando i retroscena ignoti dietro una drammatica vicenda.
La prima storia è quella che vale. Affascina e lascia senza fiato. Ad aiutare, sono anche le cupe atmosfere che calano sulla clientela che chiede aiuto ad Alice. Sono persone sofferenti, vittime della perdita improvvisa di un loro caro. Tormentati dalla tragica scomparsa, chiedono il perché di tale avvenimento alla piccola detective. Alice ci tiene a precisare che ciò che scopriranno potrebbe addolorarli ulteriormente. Ma la volontà di sapere non tace.
Alice aggiunge anche che le parole dei morti vivono attraverso la sua occupazione, o mediante l'operato degli scrittori. Quest'ultimo, è il ruolo rivestito da Narumi, l'io narrante della storia. Peccato che il suo racconto si perderà in scene di cui potevamo fare a meno.
Volete sapere altre pecche di questa storia? Vogliamo parlare del sorprendente legame d'amicizia fra un sedicenne e il capo degli yakuza? Amicizia nata nel giro di poche ore, amicizia che si ostenta come se le avessero passate tutte loro, amicizia che si celebra con una specie di rito da innamorati che brindano sulla propria torta nuziale. Oh, quanta scena che viene ostentata in una tranquilla conversazione, o in una partita di baseball o in una passeggiata allo zoo! Rapporti che sono intensificati solo ed esclusivamente dalle parole, incessanti, pompose e fondamentalmente vuote.
Agli attaccamenti emotivi improbabili si accompagnano situazioni e azioni al limite del melodramma... Speravano di commuoverci? Sono poco plausibili.
La componente decisamente più plausibile è il comparto tecnico. Il doppiaggio è abbastanza riuscito in quello che doveva aiutare alla costruzione della rappresentazione dei personaggi in tutta la loro essenza - che poi è stata sputtanata nella sceneggiatura. Le musichette simpatiche che accompagnano le scene clou hanno un ritmo lento e ripetitivo, che ti lasciano stranita. Dunque riescono egregiamente nel loro intento, e una particolare menzione merita la OST, che si intitola Teddy.
Per quanto riguarda la grafica, nulla da eccepire. Si muove fluida, luminosa e accurata. E' la qualità che risalta all'occhio. Il character design è visibilmente moderno (non ci è nuovo, visti gli anime degli ultimi anni), i visi tondi e vivaci si piazzano sulle figure dai tratti distintivi.
Forse è proprio per l'impeccabile presentazione che la mia valutazione non è del tutto pessima. Bisogna tener conto che le premesse - e anche l'ultimissimo episodio - hanno una loro ragion d'essere, che se fosse stata portata avanti secondo il medesimo livello contenutistico, non mi avrebbe dato modo di pensare a Kamisama no memo chou come a un'occasione mancata, priva di mordente nel suo percorso narrativo.
"Kami-sama no Memo-chou" è un anime prodotto dalla J.C.Staff in 12 episodi, mandato in onda nell'estate del 2011.
Pur non amando i gialli e avendo quindi fatto spesso fatica a guardare gli episodi, si è rivelata una bella serie in cui i personaggi riescono ad assumere il loro spessore o si limitano a compiere le mansioni imposte dalla sceneggiatura.
Partendo dall'inizio, "Il blocco degli appunti di Dio" è una serie in cui tutto ruota attorno ad Alice, una bambina-NEET detective - come dice il cartello all'ingresso della sua camera-studio "It's the only NEET thing to do" - dai lunghi capelli scuri. Alice si autoproclama "Speaker of the Dead", ovvero colei che parla ai cari vivi per conto dei morti, dando voce alle loro parole perdute. Le sue imprese partono sempre e solo nel momento in cui un cliente le fa un'esplicita richiesta che Alice si riserva di accettare o meno.
Ad affiancarla nel duro lavoro di detective c'è principalmente un trio di NEET: Tetsu, un ex-boxer NEET appassionato di pachinko; Hitoshi "Major" Mukai, un NEET otaku "militare" esperto in armi militari e intercettazioni; Kubawara Hiroaki, un latin lover maniaco dei cellulari che scrive contemporaneamente mail con telefoni diversi.
Spesso Alice che, a sua detta, "può scoprire la verità anche senza uscire di casa", si appoggia anche al gruppo del carismatico e incazzoso Hinamura Souichirou, detto "Fourth", e al suo clan di fedeli e devoti servitori muscolosi, quando non troppo dotati di intelletto.
E' da queste premesse che parte la storia di Narumi Fujishima, sedicenne che per caso incontra dapprima il bizzarro trio alle prese con un caso da risolvere e dopo, grazie alla compagna di classe Ayaka Shinozaki che lo introdurrà all'Hanamaru, Alice. Già, perché questo gruppo di NEET è "ospitato" e ha la propria base nel negozio di ramen "Hanamaru" di Min-san, dove all'inizio la sua compagna del club di giardinaggio Ayaka porta Narumi.
Da allora la "banda" si occuperà di diversi casi che andranno da due episodi filler (4 e 9) a mini-archi della durata di 2-3 episodi.
Per quanto riguarda il livello grafico, è supremo, ma la computer grafica in esso presente spesso stona all'inizio, anche se poi si fa subito l'abitudine ad atmosfere urbane estranianti, labirintiche e che lasciano spaesati nelle prime puntate. Degni di nota sono anche i colori decisamente studiati a tavolino, quando accostati divinamente fra loro, e bene si adattano allo spirito dei personaggi.
Sul comparto sonoro le BGM non sono degne di nota e non risaltano poi molto, a parte una in stile carillon.
Sulle sigle, l'opening "Kawaru Mirai (カワルミライ)" di Choucho è frenetica nelle sue immagini di presentazione dei personaggi, dolce-amara e molto ritmata, accostata a immagini contrastanti di colori tenui e accesi. La prima ending, "Colorado Bulldog" di MR. BIG, che fa da corredo al solo primo episodio, è di genere rock/hard rock e ricorda piacevolmente seppur alla lontana i Van Halen di "Eruption". La seconda ending "Asunaro" "(あすなろ)", eseguita da Kenichi Suzumura, è un brano di genere j-rock, carino e che fa una buona outro dall'episodio lasciando sonorità decise.
Sull'intreccio narrativo posso dire che non apprezzando i gialli e le storie di detective ho fatto molta fatica a completare la visione di questa serie, nonostante i personaggi in sé mi piacessero. Molto intelligente è stata l'idea di spalmare mini archi su più episodi, vista l'estrema difficoltà di realizzare il primo episodio caratterizzato da una lunghezza doppia, ma anche da difetti quali dialoghi veramente troppo veloci, quasi accelerati, come le scene e le immagini che si susseguono. Altre considerazioni sulla trama sono che in essa sono spesso coinvolti personaggi facenti parte dell'organico di Alice dei quali impareremo a conoscere le storie passate e i drammi, come per Soichirou "Fourth" e Ayaka nell'ultimo arco. Ottima pure la scelta dei titoli, dei quali impareremo a capire il senso quasi solo al termine dell'ultimo episodio.
Il character design dei personaggi è la punta di diamante della serie, insieme ai colori e ad alcune tematiche, poiché i personaggi, seppur spesso stereotipati, riescono a uscire dai propri canoni imposti, rendendoli quanto meno peculiari. Già, perché Alice è la classica bambina che ama gli orsetti e i peluche, ma è insolitamente dotata di capacità logico-deduttive fuori dal comune, a differenza di un piatto Narumi che si rifarà verso fine serie. Narumi, il vero protagonista, ricorda molto Kyon di Haruhi: è svogliato, pare un ameba, è senza "sale" proprio come Kyon, ma esce dalla sua figura in un paio di occasioni in cui acquista la fiducia di "Fourth" e combatte fino alla fine per Ayaka a costo di assumere una potente droga allucinogena. Del terzetto saltano all'occhio Mukai "Major" un otaku militare specializzato in armi e intercettazioni e l'ex-boxer Tetsu, a scapito di un "Hiro" relegato ad autista e informatore dei bassifondi.
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Infine va segnalato l'ultimo arco dell'Angel Fix con le annesse tematiche dei disagi dovuti alla tossicodipendenza da parte di Toshi, fratello di Ayaka, che esasperano l'utente presentando i comportamenti di un drogato.
Questa tematica è toccata con molto tatto, esponendo come appaiono i tossici agli occhi del mondo: i loro comportamenti, il loro aspetto fisico, la loro perdita di dignità, la morte per overdose e le botte che si prendono per come riducono loro stessi e i loro cari. A tal riguardo ho trovato però molto forzato il fatto che Narumi decida di impasticcarsi per riuscire a risolvere un tassello del puzzle del tutto irrilevante secondo me: solo per verificare che la droga amplifica le proprie emozioni e la propria percezione del mondo.
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Concludendo, consiglio questa serie a persone mature e agli amanti dei gialli, ma principalmente per i temi affrontati negli ultimi 3 episodi, narrati in modo realistico, terra-terra e senza troppi fronzoli o scrupoli. Già, perché la tossicodipendenza come ogni dipendenza è una malattia e come tale va curata se non si vuole distruggere completamente se stessi e i propri cari.
Voto: 8.
Pur non amando i gialli e avendo quindi fatto spesso fatica a guardare gli episodi, si è rivelata una bella serie in cui i personaggi riescono ad assumere il loro spessore o si limitano a compiere le mansioni imposte dalla sceneggiatura.
Partendo dall'inizio, "Il blocco degli appunti di Dio" è una serie in cui tutto ruota attorno ad Alice, una bambina-NEET detective - come dice il cartello all'ingresso della sua camera-studio "It's the only NEET thing to do" - dai lunghi capelli scuri. Alice si autoproclama "Speaker of the Dead", ovvero colei che parla ai cari vivi per conto dei morti, dando voce alle loro parole perdute. Le sue imprese partono sempre e solo nel momento in cui un cliente le fa un'esplicita richiesta che Alice si riserva di accettare o meno.
Ad affiancarla nel duro lavoro di detective c'è principalmente un trio di NEET: Tetsu, un ex-boxer NEET appassionato di pachinko; Hitoshi "Major" Mukai, un NEET otaku "militare" esperto in armi militari e intercettazioni; Kubawara Hiroaki, un latin lover maniaco dei cellulari che scrive contemporaneamente mail con telefoni diversi.
Spesso Alice che, a sua detta, "può scoprire la verità anche senza uscire di casa", si appoggia anche al gruppo del carismatico e incazzoso Hinamura Souichirou, detto "Fourth", e al suo clan di fedeli e devoti servitori muscolosi, quando non troppo dotati di intelletto.
E' da queste premesse che parte la storia di Narumi Fujishima, sedicenne che per caso incontra dapprima il bizzarro trio alle prese con un caso da risolvere e dopo, grazie alla compagna di classe Ayaka Shinozaki che lo introdurrà all'Hanamaru, Alice. Già, perché questo gruppo di NEET è "ospitato" e ha la propria base nel negozio di ramen "Hanamaru" di Min-san, dove all'inizio la sua compagna del club di giardinaggio Ayaka porta Narumi.
Da allora la "banda" si occuperà di diversi casi che andranno da due episodi filler (4 e 9) a mini-archi della durata di 2-3 episodi.
Per quanto riguarda il livello grafico, è supremo, ma la computer grafica in esso presente spesso stona all'inizio, anche se poi si fa subito l'abitudine ad atmosfere urbane estranianti, labirintiche e che lasciano spaesati nelle prime puntate. Degni di nota sono anche i colori decisamente studiati a tavolino, quando accostati divinamente fra loro, e bene si adattano allo spirito dei personaggi.
Sul comparto sonoro le BGM non sono degne di nota e non risaltano poi molto, a parte una in stile carillon.
Sulle sigle, l'opening "Kawaru Mirai (カワルミライ)" di Choucho è frenetica nelle sue immagini di presentazione dei personaggi, dolce-amara e molto ritmata, accostata a immagini contrastanti di colori tenui e accesi. La prima ending, "Colorado Bulldog" di MR. BIG, che fa da corredo al solo primo episodio, è di genere rock/hard rock e ricorda piacevolmente seppur alla lontana i Van Halen di "Eruption". La seconda ending "Asunaro" "(あすなろ)", eseguita da Kenichi Suzumura, è un brano di genere j-rock, carino e che fa una buona outro dall'episodio lasciando sonorità decise.
Sull'intreccio narrativo posso dire che non apprezzando i gialli e le storie di detective ho fatto molta fatica a completare la visione di questa serie, nonostante i personaggi in sé mi piacessero. Molto intelligente è stata l'idea di spalmare mini archi su più episodi, vista l'estrema difficoltà di realizzare il primo episodio caratterizzato da una lunghezza doppia, ma anche da difetti quali dialoghi veramente troppo veloci, quasi accelerati, come le scene e le immagini che si susseguono. Altre considerazioni sulla trama sono che in essa sono spesso coinvolti personaggi facenti parte dell'organico di Alice dei quali impareremo a conoscere le storie passate e i drammi, come per Soichirou "Fourth" e Ayaka nell'ultimo arco. Ottima pure la scelta dei titoli, dei quali impareremo a capire il senso quasi solo al termine dell'ultimo episodio.
Il character design dei personaggi è la punta di diamante della serie, insieme ai colori e ad alcune tematiche, poiché i personaggi, seppur spesso stereotipati, riescono a uscire dai propri canoni imposti, rendendoli quanto meno peculiari. Già, perché Alice è la classica bambina che ama gli orsetti e i peluche, ma è insolitamente dotata di capacità logico-deduttive fuori dal comune, a differenza di un piatto Narumi che si rifarà verso fine serie. Narumi, il vero protagonista, ricorda molto Kyon di Haruhi: è svogliato, pare un ameba, è senza "sale" proprio come Kyon, ma esce dalla sua figura in un paio di occasioni in cui acquista la fiducia di "Fourth" e combatte fino alla fine per Ayaka a costo di assumere una potente droga allucinogena. Del terzetto saltano all'occhio Mukai "Major" un otaku militare specializzato in armi e intercettazioni e l'ex-boxer Tetsu, a scapito di un "Hiro" relegato ad autista e informatore dei bassifondi.
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</b>Infine va segnalato l'ultimo arco dell'Angel Fix con le annesse tematiche dei disagi dovuti alla tossicodipendenza da parte di Toshi, fratello di Ayaka, che esasperano l'utente presentando i comportamenti di un drogato.
Questa tematica è toccata con molto tatto, esponendo come appaiono i tossici agli occhi del mondo: i loro comportamenti, il loro aspetto fisico, la loro perdita di dignità, la morte per overdose e le botte che si prendono per come riducono loro stessi e i loro cari. A tal riguardo ho trovato però molto forzato il fatto che Narumi decida di impasticcarsi per riuscire a risolvere un tassello del puzzle del tutto irrilevante secondo me: solo per verificare che la droga amplifica le proprie emozioni e la propria percezione del mondo.
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Concludendo, consiglio questa serie a persone mature e agli amanti dei gialli, ma principalmente per i temi affrontati negli ultimi 3 episodi, narrati in modo realistico, terra-terra e senza troppi fronzoli o scrupoli. Già, perché la tossicodipendenza come ogni dipendenza è una malattia e come tale va curata se non si vuole distruggere completamente se stessi e i propri cari.
Voto: 8.
Per comprendere meglio quest'anime è necessario familiarizzare con il concetto di "NEET"; in inglese è l'acronimo di "Not in Education, Employment or Training" (in italiano si rende con il termine "né-né") e sta a indicare quelle persone, di età variabile tra i 16 e i 60 anni, che non studiano, non lavorano e non svolgono nessun altro tipo di attività formativa o socialmente utile, né tanto meno ne cercano una. Si possono classificare quindi come "inetti cronici" che passano spesso la loro vita come parassiti sulle spalle dei genitori, degli amici o di chi gli capita a tiro.
Alcuni dei personaggi di quest'anime sono dei NEET, e se ne vantano quasi, ma a mio avviso non posso esattamente essere inclusi in questa categoria. Perché? Per saperlo proseguite con la lettura.
Trama
"Kamisama No Memochou" riporta sullo schermo i temi del giallo e dell'investigazione, dopo una pausa alquanto lunga e assolutamente necessaria in seguito al boom causato da "Death Note", senza per fortuna il ricorrere al sovrannaturale, che ultimamente ha invaso il panorama dell'animazione e del manga con troppa irruenza.
Narumi, un normalissimo liceale, s'imbatte per puro caso in un'associazione investigativa alquanto stravagante, i cui componenti sono completamente diversi dal classico ispettore dalla mente brillante: un affascinante host molto bravo nelle relazioni interpersonali, un ex-boxer sempre pieno di energie, un appassionato di soft-air fissato con l'esercito, capeggiati da una ragazzina prodigio che passa le sue giornate a raccogliere dati, attingendo solo alle fonti multimediali e infiltrandosi nei più avanzati sistemi di sicurezza attraverso internet.
Nella prima metà dell'anime il protagonista e la banda con cui si trova a collaborare affrontano casi differenti (circa uno a puntata) e li risolvono mano a mano, in un susseguirsi di episodi autoconclusivi. Dalla metà in poi ci sono solo due casi maggiori, che si protraggono per più puntate, in parallelo con una svolta più drammatica del feel dell'intero anime. La mancanza di una trama di fondo, a parte il classico percorso di crescita interiore del protagonista (che comunque non risulta così risolutivo), fa perdere un po' di punti alla serie, che alla fine appare un po' "campata in aria", ma comunque apprezzabile.
Personaggi
La buffa combriccola protagonista di quest'anime, per quanto molto caricaturale e non molto contestualizzata, presenta una serie di caratteri piacevoli e interessanti. È difficile guardare Alice (Arisu), la "Neet Detective" a capo della banda, senza pensare a L e ai suoi seguaci, anche se a lei manca tutta la collezione di problemi socio-psicologici alla base delle super menti di "Death Note", a eccezione del fatto che vive rinchiusa nella sua stanza, su un lettone pieno di peluche, fissando dei giganteschi monitor mentre sorseggia per l'intera giornata una bevanda ispirata alla Dr. Pepper - che, per coloro che non la conoscono, è una specie di Coca-Cola. Narumi, si troverà a doverle fare da assistente, dovendo affrontare il suo caratterino tsundere, che fa volontariamente a pugni con il character design da lolita colmo di pigiamini decorati a orsetti e pizzi, e come si addice a un protagonista, riuscirà a farsi valere nel gruppo grazie alla sua forza di volontà, spesso risultato di una profonda ingenuità più che di una vera risolutezza d'animo.
Intorno a loro ruotano varie figure: i tre sopracitati collaboratori di Alice, che conferiscono all'anime un tono ironico senza bisogno di ricorrere alle classiche gag dementi che spesso rovinano trame interessanti; Ayaka, la compagna di classe di Narumi responsabile dell'entrata nel gruppo del protagonista, che avrà un ruolo centrale verso la fine; Sou, un capobanda immischiato in affari non del tutto chiari e che spesso aiuta Alice a indagare quando le cose si fanno un po' troppo losche; Min, la bellissima padrona del negozio di ramen presso il quale lavorano Ayaka e Narumi, che si trova nello stesso palazzo dell'agenzia di investigazione Neet e intorno al quale gravitano tutti i protagonisti, più i vari personaggi che spuntano in seguito ai casi ispezionati, che però appaiono e scompaiono come comete, lasciando poco o niente dietro di sé e riapparendo solo saltuariamente in maniera alquanto insignificante. In effetti la parte psicologica e caratteriale dei personaggi non è molto curata, e questo è davvero un peccato, dato che l'anime poi si dilunga sulla storia di personaggi secondari presenti nei casi, ma tralascia in compenso i protagonisti, ai quali non avrebbe fatto male un po' di approfondimento.
Grafica
Piacevole all'occhio, anche se talvolta un po' approssimativa, la grafica è comunque uno dei punti positivi della serie, sebbene il contributo del 3D sia decisamente mal impiegato nella realizzazione delle auto e le scene di combattimento, che comunque sono poche, risultino poco fluide. Ci sono qua e là alcuni problemi nelle animazioni dei personaggi che camminano, ma i visi appaiono comunque curati e il charter design è buono e coerente. L'animazione è gradevole e non scade, a eccezione di un piccolo particolare: negli ultimi episodi si ricorre per tre volte all'uso degli stessi frame fissi, lasciando un po' d'amaro in bocca.
Sigle e colonna sonora
L'OST è carina, ma non eccelsa, la colonna sonora si nota decisamente di più dalla seconda metà dell'anime in poi, quando i toni si fanno un po' più cupi e drammatici. Entrambe le sigle sono animate con cura e risultano molto fluide - a parte la scena dell'ending "Asunaro" di Ken'ichi Suzumura in cui Narumi corre, che è decisamente un pugno nell'occhio - e le musiche che le accompagnano sono molto graziose e piacevoli.
Se ascoltando le prime note dell'opening "Kawaru Mirai" by Choucho vi sembrerà di ricordare qualcosa, sappiate che probabilmente avete guardato o ascoltato troppe volte l'ending "Bird" di "Kuroshitsuji II" ed è per quello che vi suona familiare!
In conclusione "Kamisama No Memochou" è un anime piacevole che si fa seguire bene senza bisogno di arrovellarsi troppo la mente. I casi sono semplici e li si può osservare passivamente o meno, anche perché arrivare alle loro conclusioni prima dei protagonisti non è così difficile. La serie è breve e divertente, la consiglierei quindi a chiunque abbia voglia di guardare qualcosa di interessante, ma non troppo lungo o impegnativo, senza restrizioni particolari di genere o tematiche.
Piccolo appunto per coloro che studiano il giapponese o se ne interessano: quasi tutti i personaggi parlano un giapponese molto comprensibile, quindi è sicuramente un prodotto consigliato a quelli che guardano anime per esercitarsi nell'ascolto e nella pronuncia. Talune puntate sono anche visibili senza sottotitoli per uno spettatore attento con una media conoscenza della lingua.
Come dire, un prodotto per tutti i palati.
Alcuni dei personaggi di quest'anime sono dei NEET, e se ne vantano quasi, ma a mio avviso non posso esattamente essere inclusi in questa categoria. Perché? Per saperlo proseguite con la lettura.
Trama
"Kamisama No Memochou" riporta sullo schermo i temi del giallo e dell'investigazione, dopo una pausa alquanto lunga e assolutamente necessaria in seguito al boom causato da "Death Note", senza per fortuna il ricorrere al sovrannaturale, che ultimamente ha invaso il panorama dell'animazione e del manga con troppa irruenza.
Narumi, un normalissimo liceale, s'imbatte per puro caso in un'associazione investigativa alquanto stravagante, i cui componenti sono completamente diversi dal classico ispettore dalla mente brillante: un affascinante host molto bravo nelle relazioni interpersonali, un ex-boxer sempre pieno di energie, un appassionato di soft-air fissato con l'esercito, capeggiati da una ragazzina prodigio che passa le sue giornate a raccogliere dati, attingendo solo alle fonti multimediali e infiltrandosi nei più avanzati sistemi di sicurezza attraverso internet.
Nella prima metà dell'anime il protagonista e la banda con cui si trova a collaborare affrontano casi differenti (circa uno a puntata) e li risolvono mano a mano, in un susseguirsi di episodi autoconclusivi. Dalla metà in poi ci sono solo due casi maggiori, che si protraggono per più puntate, in parallelo con una svolta più drammatica del feel dell'intero anime. La mancanza di una trama di fondo, a parte il classico percorso di crescita interiore del protagonista (che comunque non risulta così risolutivo), fa perdere un po' di punti alla serie, che alla fine appare un po' "campata in aria", ma comunque apprezzabile.
Personaggi
La buffa combriccola protagonista di quest'anime, per quanto molto caricaturale e non molto contestualizzata, presenta una serie di caratteri piacevoli e interessanti. È difficile guardare Alice (Arisu), la "Neet Detective" a capo della banda, senza pensare a L e ai suoi seguaci, anche se a lei manca tutta la collezione di problemi socio-psicologici alla base delle super menti di "Death Note", a eccezione del fatto che vive rinchiusa nella sua stanza, su un lettone pieno di peluche, fissando dei giganteschi monitor mentre sorseggia per l'intera giornata una bevanda ispirata alla Dr. Pepper - che, per coloro che non la conoscono, è una specie di Coca-Cola. Narumi, si troverà a doverle fare da assistente, dovendo affrontare il suo caratterino tsundere, che fa volontariamente a pugni con il character design da lolita colmo di pigiamini decorati a orsetti e pizzi, e come si addice a un protagonista, riuscirà a farsi valere nel gruppo grazie alla sua forza di volontà, spesso risultato di una profonda ingenuità più che di una vera risolutezza d'animo.
Intorno a loro ruotano varie figure: i tre sopracitati collaboratori di Alice, che conferiscono all'anime un tono ironico senza bisogno di ricorrere alle classiche gag dementi che spesso rovinano trame interessanti; Ayaka, la compagna di classe di Narumi responsabile dell'entrata nel gruppo del protagonista, che avrà un ruolo centrale verso la fine; Sou, un capobanda immischiato in affari non del tutto chiari e che spesso aiuta Alice a indagare quando le cose si fanno un po' troppo losche; Min, la bellissima padrona del negozio di ramen presso il quale lavorano Ayaka e Narumi, che si trova nello stesso palazzo dell'agenzia di investigazione Neet e intorno al quale gravitano tutti i protagonisti, più i vari personaggi che spuntano in seguito ai casi ispezionati, che però appaiono e scompaiono come comete, lasciando poco o niente dietro di sé e riapparendo solo saltuariamente in maniera alquanto insignificante. In effetti la parte psicologica e caratteriale dei personaggi non è molto curata, e questo è davvero un peccato, dato che l'anime poi si dilunga sulla storia di personaggi secondari presenti nei casi, ma tralascia in compenso i protagonisti, ai quali non avrebbe fatto male un po' di approfondimento.
Grafica
Piacevole all'occhio, anche se talvolta un po' approssimativa, la grafica è comunque uno dei punti positivi della serie, sebbene il contributo del 3D sia decisamente mal impiegato nella realizzazione delle auto e le scene di combattimento, che comunque sono poche, risultino poco fluide. Ci sono qua e là alcuni problemi nelle animazioni dei personaggi che camminano, ma i visi appaiono comunque curati e il charter design è buono e coerente. L'animazione è gradevole e non scade, a eccezione di un piccolo particolare: negli ultimi episodi si ricorre per tre volte all'uso degli stessi frame fissi, lasciando un po' d'amaro in bocca.
Sigle e colonna sonora
L'OST è carina, ma non eccelsa, la colonna sonora si nota decisamente di più dalla seconda metà dell'anime in poi, quando i toni si fanno un po' più cupi e drammatici. Entrambe le sigle sono animate con cura e risultano molto fluide - a parte la scena dell'ending "Asunaro" di Ken'ichi Suzumura in cui Narumi corre, che è decisamente un pugno nell'occhio - e le musiche che le accompagnano sono molto graziose e piacevoli.
Se ascoltando le prime note dell'opening "Kawaru Mirai" by Choucho vi sembrerà di ricordare qualcosa, sappiate che probabilmente avete guardato o ascoltato troppe volte l'ending "Bird" di "Kuroshitsuji II" ed è per quello che vi suona familiare!
In conclusione "Kamisama No Memochou" è un anime piacevole che si fa seguire bene senza bisogno di arrovellarsi troppo la mente. I casi sono semplici e li si può osservare passivamente o meno, anche perché arrivare alle loro conclusioni prima dei protagonisti non è così difficile. La serie è breve e divertente, la consiglierei quindi a chiunque abbia voglia di guardare qualcosa di interessante, ma non troppo lungo o impegnativo, senza restrizioni particolari di genere o tematiche.
Piccolo appunto per coloro che studiano il giapponese o se ne interessano: quasi tutti i personaggi parlano un giapponese molto comprensibile, quindi è sicuramente un prodotto consigliato a quelli che guardano anime per esercitarsi nell'ascolto e nella pronuncia. Talune puntate sono anche visibili senza sottotitoli per uno spettatore attento con una media conoscenza della lingua.
Come dire, un prodotto per tutti i palati.
Narumi è un ragazzo al primo anno delle superiori; apparentemente svogliato e stufo della solita routine, si trova improvvisamente coinvolto, a causa del suo interesse nei confronti della sua compagna di classe Ayaka, ad avere a che fare con un piccolo gruppetto di NEET investigatori coordinati da una bambina di nome Alice. La ragazzina si rivela essere un formidabile detective di professione, capace grazie al supporto dei suoi compagni di risolvere quasi ogni mistero grazie alle sue sviluppate doti intellettive.
Iniziano così a proporsi giorno dopo giorno una serie di casi che portano Narumi a diventare un assistente in pianta stabile di Alice, nonché suo braccio destro.
"Kamisama no Memochou" può essere considerato per certi versi come una sorta di Gosick ai giorni nostri, capace di unire elementi di investigazione molto sul genere Detective Conan (oltre che del già citato e più recente Gosick) con un'ambientazione urbana alla "Durarara!!". Il risultato, alla luce di una visione completa, devo dire che non è affatto male come ci si potrebbe aspettare leggendo le premesse, soprattutto vista la cura con la quale i creatori hanno deciso di curare le risoluzioni dei singoli casi, le quali avvengono in media in 3-4 episodi (da qui la struttura a cicli dell'opera) e in modo tutt'altro che banale e buonista - un esempio è senz'altro la risoluzione del primo ciclo, secondo me davvero inquietante.
I personaggi invece si possono dividere in due perfette macro-categorie: da una parte quelli ben caratterizzati (Narumi e Alice su tutti), a cui è dedicata gran parte della vicenda e che quindi possono essere conosciuti al meglio; dall'altra quelli che appaiono come semplici comprimari e personaggi-strumento - come il team di NEET che affianca Alice -, la cui storia e le motivazioni rimangono purtroppo indefinite. 12 episodi sono troppo pochi per contenere tutta la storia? Beh, non è nemmeno del tutto vero, visto che il buon 80% della stessa è un filler del tutto inesistente nella storia principale (la quale inizia con l'arco dell'Angel fix), il che ci fa pensare a una probabile seconda serie, cosa che non mi dispiace affatto viste le premesse.
Buona è la grafica, molto dettagliata soprattutto per quanto riguarda sfondi e il character design (al massimo su questo lato si può notare un uso poco marcato delle ombre per sottolineare i tratti), assolutamente appropriati al clima dell'opera. Buone sono le musiche, a partire dall'opening, la quale tra l'altro gode di una perfetta sincronia video/musica.
Voto: 7. Ci sono ottime premesse; magari la serie è un po' troppo incostante in alcuni archi diciamo non fondamentali. Probabilmente strutturando la storia in modo più lungo e su più episodi il risultato sarebbe migliorato di molto.
Iniziano così a proporsi giorno dopo giorno una serie di casi che portano Narumi a diventare un assistente in pianta stabile di Alice, nonché suo braccio destro.
"Kamisama no Memochou" può essere considerato per certi versi come una sorta di Gosick ai giorni nostri, capace di unire elementi di investigazione molto sul genere Detective Conan (oltre che del già citato e più recente Gosick) con un'ambientazione urbana alla "Durarara!!". Il risultato, alla luce di una visione completa, devo dire che non è affatto male come ci si potrebbe aspettare leggendo le premesse, soprattutto vista la cura con la quale i creatori hanno deciso di curare le risoluzioni dei singoli casi, le quali avvengono in media in 3-4 episodi (da qui la struttura a cicli dell'opera) e in modo tutt'altro che banale e buonista - un esempio è senz'altro la risoluzione del primo ciclo, secondo me davvero inquietante.
I personaggi invece si possono dividere in due perfette macro-categorie: da una parte quelli ben caratterizzati (Narumi e Alice su tutti), a cui è dedicata gran parte della vicenda e che quindi possono essere conosciuti al meglio; dall'altra quelli che appaiono come semplici comprimari e personaggi-strumento - come il team di NEET che affianca Alice -, la cui storia e le motivazioni rimangono purtroppo indefinite. 12 episodi sono troppo pochi per contenere tutta la storia? Beh, non è nemmeno del tutto vero, visto che il buon 80% della stessa è un filler del tutto inesistente nella storia principale (la quale inizia con l'arco dell'Angel fix), il che ci fa pensare a una probabile seconda serie, cosa che non mi dispiace affatto viste le premesse.
Buona è la grafica, molto dettagliata soprattutto per quanto riguarda sfondi e il character design (al massimo su questo lato si può notare un uso poco marcato delle ombre per sottolineare i tratti), assolutamente appropriati al clima dell'opera. Buone sono le musiche, a partire dall'opening, la quale tra l'altro gode di una perfetta sincronia video/musica.
Voto: 7. Ci sono ottime premesse; magari la serie è un po' troppo incostante in alcuni archi diciamo non fondamentali. Probabilmente strutturando la storia in modo più lungo e su più episodi il risultato sarebbe migliorato di molto.
Non so in che modo sono venuto a contatto con quest'anime, ma comunque in fin dei conti ho deciso di guardarlo, non senza fatica...
La trama parla di una (bambina) NEET detective che vivendo in una cameretta minuscola e piena di tecnologie "dà voce ai morti", cioè indaga su casi di cui gli viene fatta richiesta. I suoi colleghi sono altri ragazzini che a loro modo la aiutano. Tra questi c'è il nostro protagonista, che viene iniziato a tale causa da una sua compagna di scuola per pura casualità.
I casi sono più o meno banali, a mio avviso solo gli ultimi due sono sulla sufficienza, gli altri servono giusto a fare da contorno.
I personaggi non sono minimamente approfonditi, in dodici episodi non c'è ovviamente tempo per discutere delle loro vite, ma nonostante quei due punti abbastanza negativi, mi sento in dovere di dare la sufficienza a quest'opera perché tutto sommato è scorrevole e semplice da seguire con un finale molto carino, anche se il vero punto di forza sono i disegni, bellissimi a mio avviso.
Non siamo ovviamente di fronte a una copia di "Death note", ma anche se da lontano lo ricorda un po' e stiamo parlando di un cult del genere. Tutti quei fan a cui è piaciuto possono avventurarsi nella visione di "Kamisama no memo-chou" senza però grosse pretese. Se invece non siete grandi appassionati del genere conviene che lo evitiate, sicuramente non vi perdete niente.
La trama parla di una (bambina) NEET detective che vivendo in una cameretta minuscola e piena di tecnologie "dà voce ai morti", cioè indaga su casi di cui gli viene fatta richiesta. I suoi colleghi sono altri ragazzini che a loro modo la aiutano. Tra questi c'è il nostro protagonista, che viene iniziato a tale causa da una sua compagna di scuola per pura casualità.
I casi sono più o meno banali, a mio avviso solo gli ultimi due sono sulla sufficienza, gli altri servono giusto a fare da contorno.
I personaggi non sono minimamente approfonditi, in dodici episodi non c'è ovviamente tempo per discutere delle loro vite, ma nonostante quei due punti abbastanza negativi, mi sento in dovere di dare la sufficienza a quest'opera perché tutto sommato è scorrevole e semplice da seguire con un finale molto carino, anche se il vero punto di forza sono i disegni, bellissimi a mio avviso.
Non siamo ovviamente di fronte a una copia di "Death note", ma anche se da lontano lo ricorda un po' e stiamo parlando di un cult del genere. Tutti quei fan a cui è piaciuto possono avventurarsi nella visione di "Kamisama no memo-chou" senza però grosse pretese. Se invece non siete grandi appassionati del genere conviene che lo evitiate, sicuramente non vi perdete niente.
Opera all'apparenza grandiosa e geniale, 'Kamisama no memo-chou' si rivela immediatamente ingenua, fragile e deludente, e fortunatamente si salva, riprendendosi nella sua ultima metà.
'Kamisama no Memochou' è velocemente descrivibile, semplicemente definendolo come una persona adulta con conoscenze del mondo pari a quelle di un bambino delle scuole elementari.
Giovani persone "NEET" che da poco tempo studiano all'università o lavorano in nero sembrando quasi professionisti in ciò che fanno; teppisti ignoranti che non farebbero paura neanche a bambini dell'asilo; una "NEET" detective infallibile che comprende e risolve improbabili misteri, e che spesso si blocca nelle parti più semplici del caso di turno: tutto questo è solo un assaggio di 'Kamisama no Memochou'.
I personaggi si buttano a compiere missioni senza pensarci due volte, senza richiedere un compenso e con la totale sicurezza di riuscire poi a risolvere tutto in qualche modo sul momento, prevenendo problemi magari difficili da evitare, ma che poi alla fine vengono eliminati con discorsi "botta e risposta" immediati e precisi.
I personaggi si conosco da pochi minuti e già si trattano come se si conoscessero da anni. La maggior parte dei personaggi nello show, di cui alcuni collaborano alla risoluzione dei casi, sono tutto personaggi che nonostante le apparenze, rivelano improbabili ignoranze in campi che dovrebbero essere il loro forte, come se avessero la mente di bambini delle elementari.
Cattivi apparentemente pericolosi, in realtà sono debolissimi e ovviamente disarmati, e si lasciano sconfiggere con una facilità assurda e senza ovviamente vendicarsi, se non imbrattando qualche muro di scritte, come fanno certi ragazzini delle medie. Vi è una yakuza (la mafia giapponese) che si fa sconfiggere da teppistelli dal basso quoziente intellettivo, senza più farsi rivedere.
Il tutto pare una recita organizzata e scritta da una classe di alunni da scuola elementare, ma recitata da attori adolescenti e adulti, che si sforzano di accontentare i bambini ideatori della storia, fungendo loro da marionette.
La maschera di 'Kamisama no Memochou' è la serietà, maschera che viene inaspettatamente tolta spesso e che rivela la sua vera identità, riconducibile alla buffonaggine. Difatti 'Kamisama no Memochou' pare vestito con abiti seri e con indosso una maschera, che decide spesso e volentieri di andare dietro le quinte, tornando sul palcoscenico in un lampo, vestito da clown e senza maschera, deridendo se stesso.
Tutto ciò vale per la prima metà dell'anime. Nell'ultima metà dell'opera, le cose cambiano e cominciano a diventare pseudo-interessanti. Tuttavia, se fosse solamente per la storia e per i personaggi, all'anime avrei assegnato un 5; sono i disegni (gli stessi di 'Sora no Woto' e 'Hanasaku Iroha'), l'animazione, le musiche e l'audio in generale, che salvano l'opera portandola a una sufficienza piena. Difatti solo i disegni e le musiche meriterebbero da sole un 8.
Storia: ★★★☆☆
Disegni: ★★★★☆
Personaggi: ★★★☆☆
Musiche: ★★★★☆
(Storia e personaggi da considerare 2 stelle e mezzo ciascuno).
Voto in decimi ("It's the Only NEET Thing to Do"): 7.
'Kamisama no Memochou' è velocemente descrivibile, semplicemente definendolo come una persona adulta con conoscenze del mondo pari a quelle di un bambino delle scuole elementari.
Giovani persone "NEET" che da poco tempo studiano all'università o lavorano in nero sembrando quasi professionisti in ciò che fanno; teppisti ignoranti che non farebbero paura neanche a bambini dell'asilo; una "NEET" detective infallibile che comprende e risolve improbabili misteri, e che spesso si blocca nelle parti più semplici del caso di turno: tutto questo è solo un assaggio di 'Kamisama no Memochou'.
I personaggi si buttano a compiere missioni senza pensarci due volte, senza richiedere un compenso e con la totale sicurezza di riuscire poi a risolvere tutto in qualche modo sul momento, prevenendo problemi magari difficili da evitare, ma che poi alla fine vengono eliminati con discorsi "botta e risposta" immediati e precisi.
I personaggi si conosco da pochi minuti e già si trattano come se si conoscessero da anni. La maggior parte dei personaggi nello show, di cui alcuni collaborano alla risoluzione dei casi, sono tutto personaggi che nonostante le apparenze, rivelano improbabili ignoranze in campi che dovrebbero essere il loro forte, come se avessero la mente di bambini delle elementari.
Cattivi apparentemente pericolosi, in realtà sono debolissimi e ovviamente disarmati, e si lasciano sconfiggere con una facilità assurda e senza ovviamente vendicarsi, se non imbrattando qualche muro di scritte, come fanno certi ragazzini delle medie. Vi è una yakuza (la mafia giapponese) che si fa sconfiggere da teppistelli dal basso quoziente intellettivo, senza più farsi rivedere.
Il tutto pare una recita organizzata e scritta da una classe di alunni da scuola elementare, ma recitata da attori adolescenti e adulti, che si sforzano di accontentare i bambini ideatori della storia, fungendo loro da marionette.
La maschera di 'Kamisama no Memochou' è la serietà, maschera che viene inaspettatamente tolta spesso e che rivela la sua vera identità, riconducibile alla buffonaggine. Difatti 'Kamisama no Memochou' pare vestito con abiti seri e con indosso una maschera, che decide spesso e volentieri di andare dietro le quinte, tornando sul palcoscenico in un lampo, vestito da clown e senza maschera, deridendo se stesso.
Tutto ciò vale per la prima metà dell'anime. Nell'ultima metà dell'opera, le cose cambiano e cominciano a diventare pseudo-interessanti. Tuttavia, se fosse solamente per la storia e per i personaggi, all'anime avrei assegnato un 5; sono i disegni (gli stessi di 'Sora no Woto' e 'Hanasaku Iroha'), l'animazione, le musiche e l'audio in generale, che salvano l'opera portandola a una sufficienza piena. Difatti solo i disegni e le musiche meriterebbero da sole un 8.
Storia: ★★★☆☆
Disegni: ★★★★☆
Personaggi: ★★★☆☆
Musiche: ★★★★☆
(Storia e personaggi da considerare 2 stelle e mezzo ciascuno).
Voto in decimi ("It's the Only NEET Thing to Do"): 7.
"Kamisama no memo-chou" è un anime che parla dei vari strati della società contemporanea giapponese in relazione a gialli o eventi misteriosi che accadono nella città di Tokyo.
Il protagonista è Narumi Fujishima, liceale da poco trasferito nella città. Narumi incontrerà una "NEET detective" "Not in Education, Employment, or Training detective" di nome Alice, una ragazzina con un super intuito che sta quasi sempre chiusa nella sua stanza in compagnia dei suoi peluche. Il protagonista decide di diventare suo assistente; così facendo fa la conoscenza di altri NEET e personaggi particolari, come un neo-capo yakuza. Nel corso della serie Alice risolverà vari misteri facendosi aiutare dai suoi sottoposti tra cui Narumi.
La serie non mi è sembrata così orribile come ho sentito dire. Certo, i primi episodi sono da sonnifero (dopo il primo episodio ero lì lì per mollare la serie), ma dopo aver finito la serie qualcosa ti rimane nel cuore. La trama naturalmente non soddisfa tanto, perché rimane molto in sospeso e ci vorrebbero altri 20 episodi per realizzare veramente un prodotto di qualità e approfondire totalmente i personaggi. L'anime però in questi 12 episodi cerca di mostrare un lato della società, i tentativi molte volte sbagliati di trovare un proprio posto nel mondo. Ognuno cerca di fare il proprio meglio, ma molte volte si imbocca la strada sbagliata finendo nell'abisso.
Un altro tema centrale in quest'anime è il compito del detective. Il suo compito è di trasmettere ai vivi quello che non sono riusciti a dire i morti rendendo loro così onore. In questo Alice e gli altri NEET si impegnano nella loro vita, nonostante siano etichettati dalla società come nullafacenti.
In conclusione "Kamisama no memo-chou" è un anime carino, ma necessita di una seconda serie.
Il protagonista è Narumi Fujishima, liceale da poco trasferito nella città. Narumi incontrerà una "NEET detective" "Not in Education, Employment, or Training detective" di nome Alice, una ragazzina con un super intuito che sta quasi sempre chiusa nella sua stanza in compagnia dei suoi peluche. Il protagonista decide di diventare suo assistente; così facendo fa la conoscenza di altri NEET e personaggi particolari, come un neo-capo yakuza. Nel corso della serie Alice risolverà vari misteri facendosi aiutare dai suoi sottoposti tra cui Narumi.
La serie non mi è sembrata così orribile come ho sentito dire. Certo, i primi episodi sono da sonnifero (dopo il primo episodio ero lì lì per mollare la serie), ma dopo aver finito la serie qualcosa ti rimane nel cuore. La trama naturalmente non soddisfa tanto, perché rimane molto in sospeso e ci vorrebbero altri 20 episodi per realizzare veramente un prodotto di qualità e approfondire totalmente i personaggi. L'anime però in questi 12 episodi cerca di mostrare un lato della società, i tentativi molte volte sbagliati di trovare un proprio posto nel mondo. Ognuno cerca di fare il proprio meglio, ma molte volte si imbocca la strada sbagliata finendo nell'abisso.
Un altro tema centrale in quest'anime è il compito del detective. Il suo compito è di trasmettere ai vivi quello che non sono riusciti a dire i morti rendendo loro così onore. In questo Alice e gli altri NEET si impegnano nella loro vita, nonostante siano etichettati dalla società come nullafacenti.
In conclusione "Kamisama no memo-chou" è un anime carino, ma necessita di una seconda serie.
"Kamisama no memo-chou" (Kamimemo per gli amici) narra di Narumi Fujishima, un normale liceale che farà casualmente la conoscenza di un gruppo di NEET, ovvero persone che non svolgono attività di alcun tipo. Tuttavia tra di loro c'è una ragazzina decisamente particolare, Alice - nome in cui ultimamente ci si imbatte troppo spesso, un po' di fantasia cribbio! Oltre a essere molto carina e scatenare il lolicon che è in me, lei è in effetti il fulcro della trama, essendo una NEET detective. Narumi diventerà suo assistente e indagheranno sui vari casi che si presenteranno di volta in volta.
Questi, che dovrebbero essere il punto di forza dell'anime, sono, ahimè, poco interessanti e spettacolari, oltre a risolversi a volte in un modo che appare troppo forzato. Essendo la serie ambientata in una grande città, speravo che si affrontassero problemi all'ordine del giorno, maturi e realistici, ma le mie aspettative sono state deluse. La durata di un caso "serio" varia dai 2 ai 3 episodi. Abbiamo quindi quattro casi importanti e due da un solo episodio (escludendo il primo episodio doppio).
La qualità è altalenante, ho trovato interessanti alcuni casi più lunghi, mentre totalmente inutili quelli brevi, messi solo come riempitivo e forse per alleggerire l'atmosfera - che non diventa mai tesa, quindi perché? L'ultimo caso, ovvero quello principale, è sicuramente il più bello, ma dura solo 3 episodi e dispiace il fatto che appaia affrettato sul finale.
I personaggi principali sono tanti per una serie così breve: oltre ai già citati Narumi e Alice c'è il trio Neet costituito da Hiro, Tetsu e il Maggiore; Ayaka, la compagna di Narumi che lo introduce a questo strano gruppo; il Quarto, capo di un gruppo di yakuza della zona...
Questa mole rende difficile una caratterizzazione profonda, e infatti ai personaggi manca un background approfondito, soprattutto al gruppo NEET, di cui conosciamo solo i tratti fondamentali, necessari a giustificare il loro ruolo. Narumi ha il tipico carattere da protagonista, ma non spicca. Alice è sicuramente il personaggio meglio caratterizzato, pur non essendo molto originale. Probabilmente molto c'è ancora da dire su di lei, essendo la light novel da cui è tratto l'anime ancora in corso.
Tecnicamente Kamimemo è gradevole. Il chara è semplice e realistico, fedelmente all'ambientazione urbana, quindi non vedremo niente d'impossibile o quasi. Sì, Quarto, ce l'ho proprio con il tuo incanutimento precoce. Belli gli sfondi, molto curati e che restituiscono bene la città, ma con pochi elementi in movimento. Ottima sia l'opening, "Kawaru Mirai", che l'ending, "Asunaro". Il doppiaggio è nella norma.
Tirando le somme, "Kamisama no memo-chou" è un buon anime, ma ha un pesante difetto: è un giallo senza tensione e che stimola poca curiosità. Nonostante la buona realizzazione, alcuni personaggi interessanti, il buon coinvolgimento finalmente raggiunto nell'ultimo arco narrativo, e l'affetto che in qualche modo provo per questa serie, non me la sento di dare a Kamimemo più di un 6,5.
Questi, che dovrebbero essere il punto di forza dell'anime, sono, ahimè, poco interessanti e spettacolari, oltre a risolversi a volte in un modo che appare troppo forzato. Essendo la serie ambientata in una grande città, speravo che si affrontassero problemi all'ordine del giorno, maturi e realistici, ma le mie aspettative sono state deluse. La durata di un caso "serio" varia dai 2 ai 3 episodi. Abbiamo quindi quattro casi importanti e due da un solo episodio (escludendo il primo episodio doppio).
La qualità è altalenante, ho trovato interessanti alcuni casi più lunghi, mentre totalmente inutili quelli brevi, messi solo come riempitivo e forse per alleggerire l'atmosfera - che non diventa mai tesa, quindi perché? L'ultimo caso, ovvero quello principale, è sicuramente il più bello, ma dura solo 3 episodi e dispiace il fatto che appaia affrettato sul finale.
I personaggi principali sono tanti per una serie così breve: oltre ai già citati Narumi e Alice c'è il trio Neet costituito da Hiro, Tetsu e il Maggiore; Ayaka, la compagna di Narumi che lo introduce a questo strano gruppo; il Quarto, capo di un gruppo di yakuza della zona...
Questa mole rende difficile una caratterizzazione profonda, e infatti ai personaggi manca un background approfondito, soprattutto al gruppo NEET, di cui conosciamo solo i tratti fondamentali, necessari a giustificare il loro ruolo. Narumi ha il tipico carattere da protagonista, ma non spicca. Alice è sicuramente il personaggio meglio caratterizzato, pur non essendo molto originale. Probabilmente molto c'è ancora da dire su di lei, essendo la light novel da cui è tratto l'anime ancora in corso.
Tecnicamente Kamimemo è gradevole. Il chara è semplice e realistico, fedelmente all'ambientazione urbana, quindi non vedremo niente d'impossibile o quasi. Sì, Quarto, ce l'ho proprio con il tuo incanutimento precoce. Belli gli sfondi, molto curati e che restituiscono bene la città, ma con pochi elementi in movimento. Ottima sia l'opening, "Kawaru Mirai", che l'ending, "Asunaro". Il doppiaggio è nella norma.
Tirando le somme, "Kamisama no memo-chou" è un buon anime, ma ha un pesante difetto: è un giallo senza tensione e che stimola poca curiosità. Nonostante la buona realizzazione, alcuni personaggi interessanti, il buon coinvolgimento finalmente raggiunto nell'ultimo arco narrativo, e l'affetto che in qualche modo provo per questa serie, non me la sento di dare a Kamimemo più di un 6,5.
Mi sono avvicinato all'anime avendone letto superficialmente, ma in modo molto positivo, quindi le aspettative erano medio-alte. Detto questo, devo dire non sono né colpito né entusiasta; sono solo all'episodio 3, ma sinceramente non m'aspetto un picco di interesse.
I disegni sono belli, non fanno gridare al miracolo, ma sono puliti e gradevoli, l'animazione è senza pecche o economicismi, con effetti speciali (pochi, ma il perché lo vediamo tra poco) validi, senza però stupire.
Arriviamo alla trama, che per me è il punto dolente: io trovo noioso "Kamisama no memo-chou".
La prima puntata ha durata doppia, probabilmente per concludere una storia in un episodio solo (la storia successiva infatti occupa gli episodi 2 e 3), ed è la presentazione dell'ambientazione anticipando lo svolgimento dei "casi". Ho parlato di casi perché l'anime ricade nel genere giallo, motivo in più per aspettarsi una trama interessante, a mio avviso, ma il passo è lento, i colpi di scena sono nulli e fondamentalmente ciò che si va a raccontare è noioso - opinione personale.
I personaggi sono una serie di stereotipi, anche funzionanti in altri anime, mischiati assieme in un contesto assai poco credibile. I casi che ho visto erano estremamente poco interessanti e cliché già visti (avevano già poco interesse altrove), con una narrazione stanca che oscillava tra lo scontato e l'assai poco credibile.
Io credo di dare all'anime ancora delle possibilità e andrò avanti a vederlo, ma francamente ormai mi aspetto poco, anche perché solitamente le serie moderne entro i primi 3 episodi danno se non il meglio, almeno qualcosa d'interessante. Faccio fatica a trovare serie recenti che decollino davvero dopo questa soglia.
I disegni sono belli, non fanno gridare al miracolo, ma sono puliti e gradevoli, l'animazione è senza pecche o economicismi, con effetti speciali (pochi, ma il perché lo vediamo tra poco) validi, senza però stupire.
Arriviamo alla trama, che per me è il punto dolente: io trovo noioso "Kamisama no memo-chou".
La prima puntata ha durata doppia, probabilmente per concludere una storia in un episodio solo (la storia successiva infatti occupa gli episodi 2 e 3), ed è la presentazione dell'ambientazione anticipando lo svolgimento dei "casi". Ho parlato di casi perché l'anime ricade nel genere giallo, motivo in più per aspettarsi una trama interessante, a mio avviso, ma il passo è lento, i colpi di scena sono nulli e fondamentalmente ciò che si va a raccontare è noioso - opinione personale.
I personaggi sono una serie di stereotipi, anche funzionanti in altri anime, mischiati assieme in un contesto assai poco credibile. I casi che ho visto erano estremamente poco interessanti e cliché già visti (avevano già poco interesse altrove), con una narrazione stanca che oscillava tra lo scontato e l'assai poco credibile.
Io credo di dare all'anime ancora delle possibilità e andrò avanti a vederlo, ma francamente ormai mi aspetto poco, anche perché solitamente le serie moderne entro i primi 3 episodi danno se non il meglio, almeno qualcosa d'interessante. Faccio fatica a trovare serie recenti che decollino davvero dopo questa soglia.