logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
esseci

Episodi visti: 3/3 --- Voto 7
Chi ha amato e ama i temi, le atmosfere, lo stile di “Ghost in the Shell” e “Blade Runner” non può non essere attratto anche da “Parasite Dolls”.

Con il giusto mix di azione e riflessione introspettiva, sebbene con uno stile un po’... “datato”, in un’ambientazione neanche tanto distopica, post cyberpunk, cupa, riprende senza troppa originalità i temi della coesistenza tra umani e androidi (e in generale tra creatore e creato) e li amalgama in un O.A.V. di tre episodi in sequenza che, per come strutturato e per le scene proposte, sembra aver come target di riferimento gli adulti, in un avvincente thriller-psicologico-poliziesco.

Ad essere onesti, non c’è l’eccessiva introspezione del film di Ridley Scott ma neppure gli effetti speciali e la tecnologia di “Ghost in the Shell”. I tre episodi sono come delle “istantanee” di tre aspetti dell’interazione tra umani e androidi: la “coscienza” degli androidi e la possibilità che possano assurgere al ruolo di essere considerati simili agli umani con sentimenti e passioni, e non solo come mere macchine; la possibilità di trapiantare dei ricordi umani nelle menti degli androidi e l’avversione umana nei confronti degli androidi; la difficile coesistenza tra umani e macchine. Pertanto, nulla di nuovo nel genere...

L’anime è ambientato in una Megatokyo del 2034 e i tre episodi (“A Faint Voice”, “Dreamer”, “Knights of a Roundtable”) sono temporalmente posti rispettivamente a un anno e cinque anni dal precedente.

Il protagonista, Buzz, lavora per una sottosezione della polizia deputata a indagare sui crimini robotici. Ha un passato problematico (non anticipo nulla) e sembra un po’ Deckard di “Blade Runner”... Gli androidi sono ovunque nella società, ma a volte finiscono per creare problemi anche e soprattutto a causa dell’uomo. Tra gli altri personaggi, ci sono il partner androide di Buzz, Kimball, e poi c'è Michaelson, una giovane poliziotta un po’ sfacciata e straordinariamente “efficace”, che aiuta il team e Buzz nei momenti più critici. Gli altri personaggi, tra cui il capo della sezione speciale Takahashi, restano un po’ nelle retrovie.

Non vado oltre per non ‘spoilerare’... Di sicuro resta sempre irrisolto il dilemma della “coscienza” degli androidi e lo scopo ultimo per il quale sono stati creati: ossia proteggere e servire gli umani.

Pertanto, in ultima analisi, anche “Parasite Dolls” è incentrato sulla (in)capacità degli umani di tollerare la presenza di ciò che è simile a loro ma “diverso” o non omologato, e in questo il dialogo di uno dei personaggi dell’anime (l'antagonista finale) è paradigmatico della difficoltà dell’uomo di accettare tutto ciò che è diverso da lui, sebbene sia stato creato dall’uomo stesso:

“[…]Che cosa ne pensi di quella cosa che giace sulla scrivania?/Non ha sentito alcun tipo di dolore/È soltanto un apparecchio elettrico/Li puoi programmare per adulare e servire qualcuno, chiunque esso sia/È un essere artificiale/un’invenzione degli uomini/una stupida e volgare imitazione del genere umano/Lo pensi anche tu?/Takahashi, mi sai dire cosa rende gli esseri umani padroni dell’universo?/È il dolore, ovvero ciò che noi esseri umani proviamo/È la volontà di superare questo dolore/La volontà consolida la speranza/Il più forte è chi controlla al meglio i propri desideri/Il più debole è colui che si compiace di sottostare alla volontà del più forte/Takahashi, è il dolore che ci rende padroni dell’universo[…]”

La parte tecnica non mi ha fatto impazzire: animazioni e chara design sono molto “obsoleti”, se confrontati con quanto possiamo vedere oggi (il formato 4:3...). Belle le atmosfere cupe e contrastate alla “Blade Runner”, il ritmo introspettivo e molto “seinen” della trama, i dilemmi che restano irrisolti, ma che portano sempre la verità a vincere sulla cattiveria umana.

Un anime che consiglio a chi apprezza i prodotti “riflessivi” con la giusta azione e senso di realismo.


 0
ryo79

Episodi visti: 3/3 --- Voto 8
L'universo in cui si svolgono le vicende di "Parasite Dolls" è lo stesso di "Bubblegum Crisis", ma ci sono delle notevoli differenze. Ci troviamo nella stessa Megatokyo, anche se i boomers non somigliano affatto ai robot antagonisti delle Knight Sabers. I boomers presentati in questo anime sono più "umani" e ricordano molto gli androidi di "Armitage III" o, se vogliamo fare un paragone cinematografico, quelli di "Blade Runner". Rispetto al suo predecessore, l'atmosfera è totalmente diversa. L'approccio dell'anime è più investigativo, avvicinandosi a una detective story e prestando particolare attenzione alle problematiche derivanti dalla convivenza tra umani e androidi, macchine che somigliano sempre più ad esseri umani ma che rimangono pur sempre delle macchine. Non è certo un argomento originale in un anime cyberpunk, ci sono diverse produzioni incentrate su tematiche di questo tipo, ma nonostante questo la visone dell'anime è abbastanza piacevole, considerando che Chiaki Konaka ("Armitage III", "Bubblegum Crisis 2040" e "serial experiments lain") è una specie di veterano di questo genere. Passiamo ora alla parte tecnica: le animazioni, così come il character design, sono ottime e ricche di dettagli.


 0
HaL9000

Episodi visti: 1/3 --- Voto 5
Francamente mi aspettavo di più da questi oav. A giudicare dallo staff, le premesse per un buon lavoro c'erano tutte, ma invece ne è venuto fuori un mezzo pasticcio. Mi aspettavo un'ambientazione cyberpunk più accentuata, alla "Ghost in The Shell", tanto per intenderci. Invece manca quasi del tutto quella atmosfera suggestiva ed evocativa che caratterizza questo genere di lavori: banalità a tutto spiano, con una realizzazione tecnica altalenante; a dire la verità, è la qualità complessiva dei singoli episodi ad essere poco omogenea. Magari il problema è la mia eccessiva aspettativa. In linea di massima si nota un miglioramento verso il finale (il terzo episodio), ma è "too little too late" per salvare questa serie dall'insufficienza.


 1
Micerino

Episodi visti: 3/3 --- Voto 7
Tre episodi, tre thriller a sfondo fantascientifico che lasciano la mente prigioniera dei mondi che si delineano sullo schermo.

Così la Imagica Entertainment ha narrato un futuro che potrebbe essere non troppo lontano, un mondo in cui la convivenza tra esseri umani e cyborg è quotidianità. Infatti i Boomers (androidi antropomorfi) popolano il pianeta terra servendo gli esseri umani, in quello che dovrebbe essere l'utopico sogno asimoviano, ma che diventa invece terreno fertile per tre intricate storie di polizia, terrorismo, paure possibili sulle applicazioni che questi esseri robotici possono far sorgere nelle menti dell'uomo.

Il disegno è ben fatto, le atmosfere sono quelle tipiche dei migliori film horror, con toni scuri e rossi che sottolineano la drammaticità delle scene, e che ricordano i toni dell'impareggiabile "Blade Runner". Dico subito che non state guardando nulla di paragonabile al capolavoro di Ridley Scott, ma ammetto che l'ambientazione e alcuni personaggi possono davvero ricordare quelle atmosfere anni '80 così magistralmente interpretate.

Filo conduttore dei tre OAV è un braccio segreto della polizia (la Branch) che si esprime seguendo la storia del detective Buzz. Nonostante i tre OAV parlino poco del detective dalle scene, dai coprotagonisti, e nell'ultimo episodio, emerge bene il carattere dello stesso, lasciando nulla all'immaginazione e soddisfacendo appieno la curiosità che, comunque, si forma guardando gli episodi.
I tre capitoli formano nel loro insieme una storia unica, pur slegata dalla discontinuità temporale sottolineata all'inizio di ogni episodio (un arco temporale di sei anni è abbracciato da queste vicende) e che mostra come la tecnologia possa essere manipolata e ritorta contro i propri creatori. La paura dell'assuefazione dell'essere umano all'androide, utilizzato come placebo dei propri dolori, emerge come una costante e preoccupante certezza. Insomma, gli androidi sono fondamentali, ma vanno gestiti con attenzione.

E' infatti molto piacevole il lato "umano" che alcuni androidi dimostrano, lasciando credere che non siano solo macchine, ma che la loro somiglianza derivi anche da un lato caratteriale vero, profondo. Ovviamente disfunzioni di programma, ma il dubbio permane.
Ancora una volta la paura del diverso frena le emozioni umane, creando una vera e propria ossessione razzista verso macchine che dimostrano umanità maggiore di quella che l'uomo stesso è in grado di dimostrare. Eppure il pericolo esiste, è vivo, o almeno così dovrebbe essere.

Bello, molto, il finale, che ovviamente non accenno minimamente, lasciando a chi vuole un bell'anime intrigante il piacere di scoprire.