Punta al Top! Gunbuster
Chissà perché, tra tutti gli anime arrivati in Italia, questo è uno dei pochi che non è mai stato doppiato (assieme a "Otaku no video", sempre della Gainax), venendo pubblicato solo sottotitolato, come se fosse un anime qualsiasi. Ma "Punta al Top! Gunbuster" non è un anime qualsiasi, è una serie OAV del 1988 che ha fatto conoscere la Gainax un po' in tutto il mondo. "Top wo Nerae! GunBuster" prende a piene mani da diversi anime precedenti, incluso "Ace o nerae" (punta all'ace), serie shojo sportiva degli anni '70 che aveva spopolato in Giappone, tanto che vennero prodotti diversi adattamenti animati nel corso del tempo, inclusa una serie live action nel 2004. Ovviamente non possono mancare spunti da serie di fantascienza come Macross, Getter Robo, la corazzata spaziale Yamato e chissà quanti altri che ignoro. Arricchito dall'ottimo character design Haruiko Minimoto, che già aveva lavorato proprio a Macross alcuni anni prima, e con un mecha design che non aveva nulla d invidiare ai suoi predecessori, Gunbuster si ritaglia un posto nella storia degli anime grazie anche alla trama apparentemente poco originale (la terra è minacciata da un'invasione aliena infatti), ma con tematiche fresche ed originali. Certo, i cliché non mancano, ma bisogna considerare che alcuni di quei cliché li ha probabilmente anche introdotti questa serie OAV. La serie alterna momenti più leggeri a momenti anche molto drammatici, e lo fa in maniera disinvolta, senza nemmeno preparare lo spettatore, in maniera da risultare ancora più efficace dal punto di vista emozionale. Alcuni personaggi muoiono infatti off-screen, cosa abbastanza inusuale per l'epoca, eppure la loro morte non è meno significativa di quelle "storiche" come quelle in Rocky Joe e altre serie drammatiche, perché lascia un profondo impatto sugli altri personaggi.
Anche il fatto che chi combatte nello spazio praticamente vive in un mondo a parte, in quanto per chi vive sulla terra passano mesi, mentre per loro passano poche ore. Ciò significa, in caso di missioni particolarmente lunghe, gli amici, i parenti l, i conoscenti, tutti invecchiano di anni, mentre per i piloti dei robot è passato un tempo tutto sommato trascurabile. Anche se non si perde la vita nei combattimenti, i piloti perdono comunque momenti preziosi della vita dei loro cari (il padre della protagonista ad esempio riusciva a tornare sulla terra solo per il suo compleanno). È nell'episodio finale che si tocca l'apice della breve serie, con un finale drammatico, ma al contempo anche pieno di speranza per il futuro dell'umanità. Quasi un capolavoro, o meglio, forse un capolavoro, non perfetto in tutti i suoi episodi, ma certamente memorabile.
Anche il fatto che chi combatte nello spazio praticamente vive in un mondo a parte, in quanto per chi vive sulla terra passano mesi, mentre per loro passano poche ore. Ciò significa, in caso di missioni particolarmente lunghe, gli amici, i parenti l, i conoscenti, tutti invecchiano di anni, mentre per i piloti dei robot è passato un tempo tutto sommato trascurabile. Anche se non si perde la vita nei combattimenti, i piloti perdono comunque momenti preziosi della vita dei loro cari (il padre della protagonista ad esempio riusciva a tornare sulla terra solo per il suo compleanno). È nell'episodio finale che si tocca l'apice della breve serie, con un finale drammatico, ma al contempo anche pieno di speranza per il futuro dell'umanità. Quasi un capolavoro, o meglio, forse un capolavoro, non perfetto in tutti i suoi episodi, ma certamente memorabile.
Gunbuster è una serie di soli 6 episodi che però è ben curata e gradevole.
Essendo della fine di anni 80, precisamente del 1988, ha standard assai differenti dai "robottoni" classici, ma si segue volentieri. Originale la scelta di assegnare il ruolo di pilota principale del robot alla protagonista femminile, che peraltro all’inizio è piuttosto impacciata e insicura.
Il Gunbuster come robot ha una sua imponenza e ci sono alcune trovate narrative notevoli, come quella legata alle dilatazioni temporali dei vissuti dovuti ai viaggi spaziali. Le puntate sono poi accompagnate da appendici che spiegano aspetti di fisica teorica legati agli episodi. Bello il finale, per cui direi questo anime possa meritare un 7,5 pieno, forse anche più per chi apprezza particolarmente gli elementi di fantascienza e lo stile introspettivo.
Essendo della fine di anni 80, precisamente del 1988, ha standard assai differenti dai "robottoni" classici, ma si segue volentieri. Originale la scelta di assegnare il ruolo di pilota principale del robot alla protagonista femminile, che peraltro all’inizio è piuttosto impacciata e insicura.
Il Gunbuster come robot ha una sua imponenza e ci sono alcune trovate narrative notevoli, come quella legata alle dilatazioni temporali dei vissuti dovuti ai viaggi spaziali. Le puntate sono poi accompagnate da appendici che spiegano aspetti di fisica teorica legati agli episodi. Bello il finale, per cui direi questo anime possa meritare un 7,5 pieno, forse anche più per chi apprezza particolarmente gli elementi di fantascienza e lo stile introspettivo.
Hideaki Anno, al giorno d'oggi, è uno degli artisti più noti e importanti nel panorama dell'animazione giapponese.
Pur essendo molto amato per Evangelion, ha diretto anche altre opere che, al giorno d'oggi vengono snobbate pure da persone che si definiscono fan del regista, nonostante abbiano visto soltanto la sua opera più famosa. Il mio consiglio è, chiaramente, di non soffermarsi ad Eva ed approfondire questa figura così iconica, che anch'io sto tutt'ora continuando a scoprire. L'opera che vi consiglio per iniziare è "Punta al top! Gunbuster", il suo esordio alla regia, un OAV del 1988 composto da soli 6 episodi.
Questa serie si basa principalmente, sul concetto del trovare il coraggio dentro di sé, la forza di fare, di mettere anima e corpo pur di raggiungere le proprie ambizioni. Una filosofia che possiamo trovare anche in "Gurren Lagann", che ha, tra le numerose ispirazioni, proprio "Gunbuster".
La storia ruota attorno a Noriko Takaya, una figura talmente umana da non essere un semplice personaggio, bensì, una persona. Lei è insicura, fragile, priva di talento, ma deve trascinare con sé l'enorme peso delle aspettative altrui, che si aspettano da essa il massimo. Tutto ciò porta a Noriko la perdita di stimoli per migliorare, la depressione più totale, e la convinzione di essere peggio degli altri e incapace di poter portare sulle spalle il peso del suo pianeta.
Il percorso della protagonista, nella ricerca del proprio valore, sarà graduale, e assolutamente non privo di fatica e dolore. Noriko fallirà e si rialzerà, perderà persone care o si allontanerà da esse, situazioni che saranno per lei una fonte di crescita ed inarrestabile audacia. Ciò che le permette di andare avanti, è la forza che, col passare degli episodi, scova dentro di sé, che le permette di sovrastare tutte le paure, i dispiaceri e la mancanza di talento, fino a diventare una persona abile e forte nello spirito, ed essere da ispirazione per gli altri.
Anno riesce alla perfezione, con una storia molto drammatica, a farti percepire la profonda malinconia della pilota, e te la rende più cara che mai. Crederete in Noriko con tutti voi stessi, vi emozionerete nella visione del suo percorso e piangerete di gioia, vedendole superare i propri drammi e diventare capace di poter difendere la terra.
E perché no, magari la sua storia aiuterà anche voi trovare il coraggio, e puntare al top, sempre più in alto.
Dal punto di vista della animazioni, il livello è molto alto, e la serie possiede tante scene veramente memorabili.
Merito anche del fatto che sia un OAV (prodotto destinato al mercato home video), il formato più prolifico di quel periodo, e che garantiva delle tempistiche più dilatate e soprattutto una maggiore libertà contenutistica.
Sebbene non sia un'opera perfetta, in quanto ricca di fanservice inutile, alcuni punti morti e problemi di produzione, "Punta al top! Gunbuster" rimane un must watch assoluto per ogni appassionato, in particolare, per gli amanti di Evangelion.
Pur essendo molto amato per Evangelion, ha diretto anche altre opere che, al giorno d'oggi vengono snobbate pure da persone che si definiscono fan del regista, nonostante abbiano visto soltanto la sua opera più famosa. Il mio consiglio è, chiaramente, di non soffermarsi ad Eva ed approfondire questa figura così iconica, che anch'io sto tutt'ora continuando a scoprire. L'opera che vi consiglio per iniziare è "Punta al top! Gunbuster", il suo esordio alla regia, un OAV del 1988 composto da soli 6 episodi.
Questa serie si basa principalmente, sul concetto del trovare il coraggio dentro di sé, la forza di fare, di mettere anima e corpo pur di raggiungere le proprie ambizioni. Una filosofia che possiamo trovare anche in "Gurren Lagann", che ha, tra le numerose ispirazioni, proprio "Gunbuster".
La storia ruota attorno a Noriko Takaya, una figura talmente umana da non essere un semplice personaggio, bensì, una persona. Lei è insicura, fragile, priva di talento, ma deve trascinare con sé l'enorme peso delle aspettative altrui, che si aspettano da essa il massimo. Tutto ciò porta a Noriko la perdita di stimoli per migliorare, la depressione più totale, e la convinzione di essere peggio degli altri e incapace di poter portare sulle spalle il peso del suo pianeta.
Il percorso della protagonista, nella ricerca del proprio valore, sarà graduale, e assolutamente non privo di fatica e dolore. Noriko fallirà e si rialzerà, perderà persone care o si allontanerà da esse, situazioni che saranno per lei una fonte di crescita ed inarrestabile audacia. Ciò che le permette di andare avanti, è la forza che, col passare degli episodi, scova dentro di sé, che le permette di sovrastare tutte le paure, i dispiaceri e la mancanza di talento, fino a diventare una persona abile e forte nello spirito, ed essere da ispirazione per gli altri.
Anno riesce alla perfezione, con una storia molto drammatica, a farti percepire la profonda malinconia della pilota, e te la rende più cara che mai. Crederete in Noriko con tutti voi stessi, vi emozionerete nella visione del suo percorso e piangerete di gioia, vedendole superare i propri drammi e diventare capace di poter difendere la terra.
E perché no, magari la sua storia aiuterà anche voi trovare il coraggio, e puntare al top, sempre più in alto.
Dal punto di vista della animazioni, il livello è molto alto, e la serie possiede tante scene veramente memorabili.
Merito anche del fatto che sia un OAV (prodotto destinato al mercato home video), il formato più prolifico di quel periodo, e che garantiva delle tempistiche più dilatate e soprattutto una maggiore libertà contenutistica.
Sebbene non sia un'opera perfetta, in quanto ricca di fanservice inutile, alcuni punti morti e problemi di produzione, "Punta al top! Gunbuster" rimane un must watch assoluto per ogni appassionato, in particolare, per gli amanti di Evangelion.
"Punta al top! - Gunbuster" (Toppu o nerae!) è un anime originale rilasciato come OAV In Giappone tra il 1998 e 1999.
Prodotto da GAINAX, l'anime è anche celebre poiché vede un giovane Hideaki Anno in debutto alla regia, accompagnato da Haruhiko Mikimoto che ideò il character design.
La sua breve durata (solo sei puntate) ha portato la produzione a non lesinare sulla qualità tecnica: nonostante sia un anime degli anni '80, questo si presenta molto gradevole e animato davvero bene, con delle sequenze davvero ottime e dirette magistralmente.
Plauso anche al mecha design: gli amanti di astronavi e stazioni spaziali rimarranno sicuramente soddisfatti.
I personaggi, liberamente ispirati a quelli di "Jenny la tennista" (a cui la serie fa tributo), risultano abbastanza credibili e discretamente caratterizzati. Fa eccezione la protagonista, Noriko Takaya, che è invece stata costruita con più attenzione e alla quale è difficile non affezionarsi.
Passando ora alla narrazione, questa passa in modo inaspettato da essere comica e leggera (la serie fu anche una delle prime a introdurre i discutibili fanservice) a momenti drammatici e tristi, portando un turbinio di emozioni nella testa dello spettatore.
La premessa di base è infatti molto semplice: l'umanità è minacciata da una razza aliena e sta costruendo delle navi spaziali e mecha per combatterli. Questa trama di base è banale, ma nello svolgimento gli autori sono riusciti a inserire elementi originali che rendono il tutto più interessante.
Infine, segnalo una opening carina e un buon comparto sonoro che accompagna il tutto, seppure non abbia trovato brani davvero memorabili.
"Punta al top! Gunbuster" è una serie che mi ha preso davvero molto: seppure dai primi episodi non sembra, negli ultimi prende un ritmo e una svolta davvero godibili.
Al suo interno è possibile trovarci numerosi aspetti ripresi successivamente da altri anime, in particolar modo "Gurren Lagann" (dello stesso studio) e "Neon Genesis Evangelion" (dello stesso regista).
Non posso quindi che consigliare questa serie a tutti/e coloro che apprezzano le opere di Hideaki Anno o a cui è piaciuto "Gurren Lagann", nonché a chiunque voglia saperne di più a come siamo arrivati agli anime attuali.
Prodotto da GAINAX, l'anime è anche celebre poiché vede un giovane Hideaki Anno in debutto alla regia, accompagnato da Haruhiko Mikimoto che ideò il character design.
La sua breve durata (solo sei puntate) ha portato la produzione a non lesinare sulla qualità tecnica: nonostante sia un anime degli anni '80, questo si presenta molto gradevole e animato davvero bene, con delle sequenze davvero ottime e dirette magistralmente.
Plauso anche al mecha design: gli amanti di astronavi e stazioni spaziali rimarranno sicuramente soddisfatti.
I personaggi, liberamente ispirati a quelli di "Jenny la tennista" (a cui la serie fa tributo), risultano abbastanza credibili e discretamente caratterizzati. Fa eccezione la protagonista, Noriko Takaya, che è invece stata costruita con più attenzione e alla quale è difficile non affezionarsi.
Passando ora alla narrazione, questa passa in modo inaspettato da essere comica e leggera (la serie fu anche una delle prime a introdurre i discutibili fanservice) a momenti drammatici e tristi, portando un turbinio di emozioni nella testa dello spettatore.
La premessa di base è infatti molto semplice: l'umanità è minacciata da una razza aliena e sta costruendo delle navi spaziali e mecha per combatterli. Questa trama di base è banale, ma nello svolgimento gli autori sono riusciti a inserire elementi originali che rendono il tutto più interessante.
Infine, segnalo una opening carina e un buon comparto sonoro che accompagna il tutto, seppure non abbia trovato brani davvero memorabili.
"Punta al top! Gunbuster" è una serie che mi ha preso davvero molto: seppure dai primi episodi non sembra, negli ultimi prende un ritmo e una svolta davvero godibili.
Al suo interno è possibile trovarci numerosi aspetti ripresi successivamente da altri anime, in particolar modo "Gurren Lagann" (dello stesso studio) e "Neon Genesis Evangelion" (dello stesso regista).
Non posso quindi che consigliare questa serie a tutti/e coloro che apprezzano le opere di Hideaki Anno o a cui è piaciuto "Gurren Lagann", nonché a chiunque voglia saperne di più a come siamo arrivati agli anime attuali.
"Punta al Top! Gunbuster" (Top wo Nerae! Gunbuster) è una serie OAV di 6 episodi, prodotta nell'anno 1988.
Cosa dire? Cercherò di non dilungarmi troppo... Questa serie è tutta da assaporare. Considerando l'anno in cui è stata prodotta, possiamo dire che sia un capolavoro. Iniziando dai disegni, ben fatti, impeccabili. Ottimo il character design della protagonista (c'è chi l'ha trovata piagnucolona e insopportabile) beh, inizialmente ci è stata presentata così, ma è possibile assistere ad una sua crescita personale (dalla terza puntata).
I primi due episodi sono un'infarinatura, e se li avete considerati noiosi, non preoccupatevi, il bello sono gli ultimi tre episodi!
Anche se nell'ultimo, non ho trovato molto gradevole che la battaglia fosse semplicemente rappresentata da degli schizzi dell'autore. Avrei preferito che si fosse svolta una battaglia vera e propria... Ma non si può avere tutto!
Questa serie non contiene i soliti scontri tra robottoni, guerre stellari ecc...
Ma molto, molto di più.
Vita scolastica, amore, adolescenza, rapporti interpersonali, impegno e molto altro ancora! Ma questo sta a voi scoprirlo. Le OST sono ottime ed è presente un po' di fanservice qua e là, ma comunque non dà fastidio. Le ambientazioni sono sicuramente il punto forte dell'opera (senza nulla togliere al design della caratterizzazione dei personaggi!), i robot pazzeschi.
Ottima la dinamicità.
Se siete amanti della fantascienza, dei robot, delle lotte nello spazio, "Punta al Top! Gunbuster" è un "must"!
Super consigliato!
Cosa dire? Cercherò di non dilungarmi troppo... Questa serie è tutta da assaporare. Considerando l'anno in cui è stata prodotta, possiamo dire che sia un capolavoro. Iniziando dai disegni, ben fatti, impeccabili. Ottimo il character design della protagonista (c'è chi l'ha trovata piagnucolona e insopportabile) beh, inizialmente ci è stata presentata così, ma è possibile assistere ad una sua crescita personale (dalla terza puntata).
I primi due episodi sono un'infarinatura, e se li avete considerati noiosi, non preoccupatevi, il bello sono gli ultimi tre episodi!
Anche se nell'ultimo, non ho trovato molto gradevole che la battaglia fosse semplicemente rappresentata da degli schizzi dell'autore. Avrei preferito che si fosse svolta una battaglia vera e propria... Ma non si può avere tutto!
Questa serie non contiene i soliti scontri tra robottoni, guerre stellari ecc...
Ma molto, molto di più.
Vita scolastica, amore, adolescenza, rapporti interpersonali, impegno e molto altro ancora! Ma questo sta a voi scoprirlo. Le OST sono ottime ed è presente un po' di fanservice qua e là, ma comunque non dà fastidio. Le ambientazioni sono sicuramente il punto forte dell'opera (senza nulla togliere al design della caratterizzazione dei personaggi!), i robot pazzeschi.
Ottima la dinamicità.
Se siete amanti della fantascienza, dei robot, delle lotte nello spazio, "Punta al Top! Gunbuster" è un "must"!
Super consigliato!
Tra le date più importanti per la storia dell'animazione giapponese, il 1984 occupa un posto speciale: quell'anno infatti, dopo un periodo di attività in qualità di animatore in grandi produzioni dell'epoca, Hideaki Anno fonda insieme ad alcuni colleghi universitari lo studio GAINAX, le cui prime produzioni arriveranno soltanto nel biennio 1987-1988; dapprima con il lungometraggio Le ali di Honneamise, diretto da Hiroyuki Yamaga, e poi con l'opera che ha dato propriamente inizio alla carriera registica di Anno, ovvero i sei OAV di Punta al Top! GunBuster. Tale opera, distribuita direttamente per il mercato dell'home video e appartenente al genere fantascientifico, permette al futuro ideatore di Evangelion di dare prova delle sue grandi doti di narratore, anche prendendo ispirazione a piene mani dal filone mecha da lui tanto amato: per comprendere in che modo abbia avuto origine GunBuster è bene ricordare che Anno era un appassionato di anime iconici quali Gundam e Ideon di Yoshiyuki Tomino, oltre che del Macross di Noboru Ishiguro. Facciamo dunque qualche accenno alla trama.
In un futuro che ora corrisponde al nostro presente, la Terra è minacciata dall'invasione di alieni insettoidi di proporzioni fantascientifiche. Contemporaneamente, l'associazione denominata Top (il titolo, oltre a essere un riferimento letterale, è anche una citazione a un celebre spokon degli anni Settanta da noi conosciuto come Jenny la tennista) si occupa di addestrare giovani pilote a combattere nello spazio a bordo di mecha dall'aspetto rudimentale. La serie segue quindi le vicende delle due elette alla guida del gigantesco robot GunBuster, ovvero la kohai Noriko Takaya, che ha perso il padre nella guerra contro gli alieni, e la senpai Kazumi Amano. Allenamento dopo allenamento e battaglia dopo battaglia, le esistenze delle due ragazze saranno segnate per sempre dalla morte, dalla solitudine e dalla perdita: lo spazio e il tempo sono infatti crudeli "compagni" nei confronti di chi lotta tra le stelle per salvare la razza umana, giacché mentre sulla Terra gli anni passano inesorabili, le due protagoniste invece non invecchiano di un solo giorno...
La storia di GunBuster è sostanzialmente molto semplice, ma non per questo meno d'effetto: non mancano infatti riflessioni sulla vita e sulla morte, oltre a sequenze commoventi rese particolarmente espressive soltanto da musica e immagini. Seppur in soli sei OAV, i pochi personaggi vengono caratterizzati piuttosto bene e, chi più e chi meno, restano tutti impressi nella memoria: oltre alle due protagoniste, alle quali è difficile non affezionarsi in un modo o nell'altro, tra di essi si annoverano la talentuosa straniera dai capelli rosso fuoco Jung Freud (un simpatico duplice riferimento al mondo della psicoanalisi); il giovane cadetto Smith (appare per pochissimi minuti e non si dimentica più l'effetto sortito su Noriko); il "coach" Ohta (davvero inconfondibili i suoi occhiali da sole e i modi burberi; si tratta di uno dei numerosi omaggi a Jenny la Tennista, in particolare al "coach" Jin Munakata); l'anziano capitano Tatsumi (non solo ha la barba folta, ma si aggiusta il cappello nello stesso identico modo del Comandante Okita della Corazzata Yamato). A condire il tutto sono alcune situazioni da commedia scolastica che già da un po' stavano ridefinendo i canoni del genere e, soprattutto, una patina piuttosto consistente di fanservice: quest'ultimo però risulta comunque equilibrato ed è soprattutto volto a illustrare in tutta la sua fluidità il cosiddetto "Gainax Bounce", termine attribuito in sostanza all'ondeggiamento realistico del seno femminile. Ad ogni modo, tutto questo ha profonde radici in una trama congegnata a puntino e infarcita di dettagli scientifici del tutto verosimili che tende a una climax con struttura a spirale, un po' come nel più recente Gurren Lagann: in breve, si comincia sulla Terra con mezzi relativamente semplici e si finisce nel cosmo più profondo con veicoli e armi colossali, tant'è che il GunBuster è uno dei mecha più grandi mai visti sullo schermo. Un'altra caratteristica di Punta al Top! - GunBuster, oltre al rivoluzionario fanservice, è la presenza di una serie di stilemi che ritroveremo nei due capolavori successivi di Anno, cioè Nadia - Il mistero della pietra azzurra e Neon Genesis Evangelion: tra quelli che mi vengono in mente ci sono le numerose strumentazioni di veicoli e navi; sequenze in cui i personaggi fanno discorsi di un certo rilievo in un bagno comune o disputando una partita di shogi; la presenza di treni di colore rosso; un "sandbox" al parco giochi con determinati oggetti al suo interno; la presenza di allievi modello di nazionalità straniera e una pletora di nomi in seguito semplicemente richiamati o ripresi del tutto (ad esempio, la stella Leaf 64 di GunBuster diventa il crepaccio sottomarino denominato Faglia 64 in Nadia; le astronavi Eritrium ed Exelion del primo saranno i veri nomi rispettivamente del Nautilus e del Nuovo Nautilus nel secondo).
Dal punto di vista tecnico, i sei OAV vantano animazioni fluide e d'alto livello, nonché lo splendido character design di Haruhiko Mikimoto, il cui stile inconfondibile ha segnato indelebilmente gli anime degli anni ottanta. Da sottolineare che nell'ultima puntata assistiamo a un apparente calo di qualità nel comparto grafico: non soltanto le immagini sono interamente in bicromia quasi per l'intera durata dell'episodio, ma alcune scene della battaglia finale sono costituite da semplici fotogrammi fissi che ritraggono schizzi preparatori. Ora, in tutta sincerità non so se ciò sia dovuto ai problemi di fondi che a un certo punto hanno colpito quasi tutte le produzioni dello Studio GAINAX: quel che posso dire è che tutto sommato l'effetto finale sembrerebbe voluto e che, in fin dei conti, aggiunge un tocco speciale alla serie, tant'è che questa tecnica del "non finito" è stata usata anche nel sopraccitato Gurren Lagann e nel più recente Kill La Kill. Per quanto riguarda il sonoro, le musiche di Kohei Tanaka accompagnano splendidamente le grandi sequenze ambientate nello spazio e alcuni brani che fanno da sottofondo a momenti di tensione da battaglia prendono addirittura in prestito qualche nota dalla celebre Suite dei Pianeti di Gustav Holst.
La serie è giunta nel nostro paese in due DVD curati dalla Dynit: a causa di un problema tecnico inerente i materiali originali, o almeno così è riportato dalla versione ufficiale dei fatti, non è possibile effettuare alcuna localizzazione del doppiaggio, con la conseguenza che chiunque non mastichi la lingua giapponese può usufruire di quest'opera soltanto per mezzo di sottotitoli. Per concludere, una narrazione semplice caratterizzata da risvolti drammatici e una notevole ricercatezza nelle nozioni scientifiche concernenti il tempo e lo spazio mi spingono a consigliare GunBuster davvero a chiunque, soprattutto ai fan di Hideaki Anno in particolare e, più in generale, agli appassionati di mecha e fantascienza.
In un futuro che ora corrisponde al nostro presente, la Terra è minacciata dall'invasione di alieni insettoidi di proporzioni fantascientifiche. Contemporaneamente, l'associazione denominata Top (il titolo, oltre a essere un riferimento letterale, è anche una citazione a un celebre spokon degli anni Settanta da noi conosciuto come Jenny la tennista) si occupa di addestrare giovani pilote a combattere nello spazio a bordo di mecha dall'aspetto rudimentale. La serie segue quindi le vicende delle due elette alla guida del gigantesco robot GunBuster, ovvero la kohai Noriko Takaya, che ha perso il padre nella guerra contro gli alieni, e la senpai Kazumi Amano. Allenamento dopo allenamento e battaglia dopo battaglia, le esistenze delle due ragazze saranno segnate per sempre dalla morte, dalla solitudine e dalla perdita: lo spazio e il tempo sono infatti crudeli "compagni" nei confronti di chi lotta tra le stelle per salvare la razza umana, giacché mentre sulla Terra gli anni passano inesorabili, le due protagoniste invece non invecchiano di un solo giorno...
La storia di GunBuster è sostanzialmente molto semplice, ma non per questo meno d'effetto: non mancano infatti riflessioni sulla vita e sulla morte, oltre a sequenze commoventi rese particolarmente espressive soltanto da musica e immagini. Seppur in soli sei OAV, i pochi personaggi vengono caratterizzati piuttosto bene e, chi più e chi meno, restano tutti impressi nella memoria: oltre alle due protagoniste, alle quali è difficile non affezionarsi in un modo o nell'altro, tra di essi si annoverano la talentuosa straniera dai capelli rosso fuoco Jung Freud (un simpatico duplice riferimento al mondo della psicoanalisi); il giovane cadetto Smith (appare per pochissimi minuti e non si dimentica più l'effetto sortito su Noriko); il "coach" Ohta (davvero inconfondibili i suoi occhiali da sole e i modi burberi; si tratta di uno dei numerosi omaggi a Jenny la Tennista, in particolare al "coach" Jin Munakata); l'anziano capitano Tatsumi (non solo ha la barba folta, ma si aggiusta il cappello nello stesso identico modo del Comandante Okita della Corazzata Yamato). A condire il tutto sono alcune situazioni da commedia scolastica che già da un po' stavano ridefinendo i canoni del genere e, soprattutto, una patina piuttosto consistente di fanservice: quest'ultimo però risulta comunque equilibrato ed è soprattutto volto a illustrare in tutta la sua fluidità il cosiddetto "Gainax Bounce", termine attribuito in sostanza all'ondeggiamento realistico del seno femminile. Ad ogni modo, tutto questo ha profonde radici in una trama congegnata a puntino e infarcita di dettagli scientifici del tutto verosimili che tende a una climax con struttura a spirale, un po' come nel più recente Gurren Lagann: in breve, si comincia sulla Terra con mezzi relativamente semplici e si finisce nel cosmo più profondo con veicoli e armi colossali, tant'è che il GunBuster è uno dei mecha più grandi mai visti sullo schermo. Un'altra caratteristica di Punta al Top! - GunBuster, oltre al rivoluzionario fanservice, è la presenza di una serie di stilemi che ritroveremo nei due capolavori successivi di Anno, cioè Nadia - Il mistero della pietra azzurra e Neon Genesis Evangelion: tra quelli che mi vengono in mente ci sono le numerose strumentazioni di veicoli e navi; sequenze in cui i personaggi fanno discorsi di un certo rilievo in un bagno comune o disputando una partita di shogi; la presenza di treni di colore rosso; un "sandbox" al parco giochi con determinati oggetti al suo interno; la presenza di allievi modello di nazionalità straniera e una pletora di nomi in seguito semplicemente richiamati o ripresi del tutto (ad esempio, la stella Leaf 64 di GunBuster diventa il crepaccio sottomarino denominato Faglia 64 in Nadia; le astronavi Eritrium ed Exelion del primo saranno i veri nomi rispettivamente del Nautilus e del Nuovo Nautilus nel secondo).
Dal punto di vista tecnico, i sei OAV vantano animazioni fluide e d'alto livello, nonché lo splendido character design di Haruhiko Mikimoto, il cui stile inconfondibile ha segnato indelebilmente gli anime degli anni ottanta. Da sottolineare che nell'ultima puntata assistiamo a un apparente calo di qualità nel comparto grafico: non soltanto le immagini sono interamente in bicromia quasi per l'intera durata dell'episodio, ma alcune scene della battaglia finale sono costituite da semplici fotogrammi fissi che ritraggono schizzi preparatori. Ora, in tutta sincerità non so se ciò sia dovuto ai problemi di fondi che a un certo punto hanno colpito quasi tutte le produzioni dello Studio GAINAX: quel che posso dire è che tutto sommato l'effetto finale sembrerebbe voluto e che, in fin dei conti, aggiunge un tocco speciale alla serie, tant'è che questa tecnica del "non finito" è stata usata anche nel sopraccitato Gurren Lagann e nel più recente Kill La Kill. Per quanto riguarda il sonoro, le musiche di Kohei Tanaka accompagnano splendidamente le grandi sequenze ambientate nello spazio e alcuni brani che fanno da sottofondo a momenti di tensione da battaglia prendono addirittura in prestito qualche nota dalla celebre Suite dei Pianeti di Gustav Holst.
La serie è giunta nel nostro paese in due DVD curati dalla Dynit: a causa di un problema tecnico inerente i materiali originali, o almeno così è riportato dalla versione ufficiale dei fatti, non è possibile effettuare alcuna localizzazione del doppiaggio, con la conseguenza che chiunque non mastichi la lingua giapponese può usufruire di quest'opera soltanto per mezzo di sottotitoli. Per concludere, una narrazione semplice caratterizzata da risvolti drammatici e una notevole ricercatezza nelle nozioni scientifiche concernenti il tempo e lo spazio mi spingono a consigliare GunBuster davvero a chiunque, soprattutto ai fan di Hideaki Anno in particolare e, più in generale, agli appassionati di mecha e fantascienza.
Nel 1987 la Gainax, studio d'animazione fondato nel 1984 da un gruppo di studenti universitari, realizza la sua prima opera d'animazione, un film intitolato Le ali di Honneamise, grande insuccesso commerciale realizzato con un budget stratosferico (800 milioni di yen, cifra che solo Akira qualche mese dopo superò) da uno staff di cui avevano fatto parte nomi che sarebbero divenuti di lì a poco importanti nel campo dell'animazione e del fumetto, fra cui il regista Hiroyuki Yamaga, il mangaka Tatsuya Egawa, i character designer Toshihiro Kawamoto e Yoshiyuki Sadamoto, e infine Hideaki Anno; proprio quest'ultimo debutta alla regia, un anno dopo, con una serie OAV in 6 episodi intitolata Punta al Top! Gunbuster. Il titolo originale della serie, Toppu wo Nerae!, omaggia tanto lo spokon Ace wo Nerae (intitolata Jenny la tennista in Italia) quanto il film Top Gun.
La storia è ambientata in un futuro prossimo, in cui l'umanità affronta la minaccia di una bellicosa razza di mostri spaziali che intende spazzarla via dall'universo costruendo colossali astronavi e giganteschi mecha, i cui piloti sono selezionati in apposite scuole d'addestramento. La protagonista, Noriko Takaya, è figlia di un ammiraglio della flotta terrestre e desidera diventare una pilota, ma l'insicurezza, la goffaggine e l'apparente mancanza di talento sembrano pregiudicare il suo sogno; tuttavia, sorretta dalla forza di volontà e spronata dall'esempio della compagna Kazumi Amano, il suo idolo, e del coach Ohta, un tempo membro della ciurma di suo padre, la ragazza riuscirà non solo a raggiungere il suo obiettivo, ma anche a pilotare una delle due Buster Machine che compongono il Gunbuster, colosso di 200 metri e ultima speranza dell'umanità contro i mostri spaziali.
Nella sua prima opera come regista, Hideaki Anno mostra tutti gli elementi della sua poetica, mescolando fanservice, citazionismo e scelte inusuali nella sceneggiatura e nella regia. I primi episodi vedono una curiosa mescolanza fra genere robotico e scolastico, l'ultimo è realizzato completamente in bianco e nero, con molte immagini statiche (un espediente, quest'ultimo, che sarà sfruttato anche negli ultimi episodi di Neon Genesis Evangelion); l'eyecatch strizza l'occhio a Space Runaway Ideon, una delle opere che hanno maggiormente segnato le produzioni della Gainax (basti pensare al già citato Evangelion e a Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, che dell'anime di Tomino riprendono vari elementi), come pure uno degli attacchi del Gunbuster ricorda l'attacco missilistico omni-direzionale del grande robottone color mattone, e il tema della guerra fra umani e una razza aliena insettoide è ripreso da Starship Troopers; l'insicurezza di Noriko, che spesso e volentieri piagnucola e si piange addosso, e la spavalderia della rossa Jung Freud anticipano le caratterizzazioni psicologiche di Shinji Ikari e Asuka Soryu Langley; per la prima volta compare quel movimento del seno femminile mentre una ragazza cammina o si sposta che diventerà assai diffuso nell'animazione nipponica e prende il nome, non a caso, di "Gainax bounce" o "BustGunner".
Altrettanto degno di nota è il fatto che Gunbuster sia, tuttora, una delle poche opere d'animazione (o forse persino di fantascienza, contando anche film e romanzi) ad affrontare il tema della dilatazione temporale (ossia il fatto che, per chi viaggia a velocità prossime o superiori a quelle della luce, il tempo passa più lentamente rispetto a quanto avviene sulla Terra), con le drammatiche conseguenze che ne derivano: vediamo così Noriko rimanere sempre la stessa, poiché passa tutto il suo tempo nello spazio viaggiando da un sistema stellare all'altro, mentre le sue vecchie compagne di classe crescono, si creano una famiglia, hanno figli e invecchiano. In verità Anno approfondisce ben poco l'impatto di questo fenomeno sulla vita della protagonista, a differenza di quanto farà nel 2002 Makoto Shinkai con l'OAV La voce delle stelle, che di Gunbuster riprende anche lo script; anzi, in generale c'è un'attenzione alla psicologia dei personaggi ancora piuttosto grezza e superficiale, ben lontana dall'impietoso scavo interiore che avverrà in Neon Genesis Evangelion e che si intravede in misura minore anche in Nadia - Il mistero della pietra azzurra, ma la crescita interiore di Noriko è seguita in maniera soddisfacente, con qualche forzatura dovuta alla necessità di comprimere in 6 episodi l'intera storia, ma nulla di più.
Il character design è di Haruhiko Mikimoto, già visto all'opera in Macross (in cui aveva lavorato con lo stesso Anno, quest'ultimo in veste di animatore), Orguss e Megazone 23, qui in forma smagliante, mentre la colonna sonora alterna brani possenti ed epici, simili a marce militari, e altri più leggeri, come la gustosa opening Active Heart o la canzone Fly high!, quest'ultima cantata dalle doppiatrici delle due protagoniste. Quanto invece al doppiaggio, la perdita dei master audio originali ha impedito di ridoppiare la serie in altre lingue, per cui tutte le edizioni estere, compresa quella italiana, hanno l'audio giapponese sottotitolato; un problema identico si avrà, qualche anno dopo, con Otaku no Video.
La prima opera che vede Hideaki Anno alla regia è dunque pienamente promossa: alcune ingenuità, figlie degli ultimi anni '80 o della scarsa lunghezza della serie (solo 6 episodi) si fanno perdonare facilmente dal coinvolgimento emotivo dell'opera, dalle genialate di sceneggiatura e regia, dal character design magnifico e dalla colonna sonora in alcuni momenti davvero coinvolgente. E poi il Gunbuster è uno dei mecha più epici della storia, con la sua posa a braccia conserte.
La storia è ambientata in un futuro prossimo, in cui l'umanità affronta la minaccia di una bellicosa razza di mostri spaziali che intende spazzarla via dall'universo costruendo colossali astronavi e giganteschi mecha, i cui piloti sono selezionati in apposite scuole d'addestramento. La protagonista, Noriko Takaya, è figlia di un ammiraglio della flotta terrestre e desidera diventare una pilota, ma l'insicurezza, la goffaggine e l'apparente mancanza di talento sembrano pregiudicare il suo sogno; tuttavia, sorretta dalla forza di volontà e spronata dall'esempio della compagna Kazumi Amano, il suo idolo, e del coach Ohta, un tempo membro della ciurma di suo padre, la ragazza riuscirà non solo a raggiungere il suo obiettivo, ma anche a pilotare una delle due Buster Machine che compongono il Gunbuster, colosso di 200 metri e ultima speranza dell'umanità contro i mostri spaziali.
Nella sua prima opera come regista, Hideaki Anno mostra tutti gli elementi della sua poetica, mescolando fanservice, citazionismo e scelte inusuali nella sceneggiatura e nella regia. I primi episodi vedono una curiosa mescolanza fra genere robotico e scolastico, l'ultimo è realizzato completamente in bianco e nero, con molte immagini statiche (un espediente, quest'ultimo, che sarà sfruttato anche negli ultimi episodi di Neon Genesis Evangelion); l'eyecatch strizza l'occhio a Space Runaway Ideon, una delle opere che hanno maggiormente segnato le produzioni della Gainax (basti pensare al già citato Evangelion e a Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, che dell'anime di Tomino riprendono vari elementi), come pure uno degli attacchi del Gunbuster ricorda l'attacco missilistico omni-direzionale del grande robottone color mattone, e il tema della guerra fra umani e una razza aliena insettoide è ripreso da Starship Troopers; l'insicurezza di Noriko, che spesso e volentieri piagnucola e si piange addosso, e la spavalderia della rossa Jung Freud anticipano le caratterizzazioni psicologiche di Shinji Ikari e Asuka Soryu Langley; per la prima volta compare quel movimento del seno femminile mentre una ragazza cammina o si sposta che diventerà assai diffuso nell'animazione nipponica e prende il nome, non a caso, di "Gainax bounce" o "BustGunner".
Altrettanto degno di nota è il fatto che Gunbuster sia, tuttora, una delle poche opere d'animazione (o forse persino di fantascienza, contando anche film e romanzi) ad affrontare il tema della dilatazione temporale (ossia il fatto che, per chi viaggia a velocità prossime o superiori a quelle della luce, il tempo passa più lentamente rispetto a quanto avviene sulla Terra), con le drammatiche conseguenze che ne derivano: vediamo così Noriko rimanere sempre la stessa, poiché passa tutto il suo tempo nello spazio viaggiando da un sistema stellare all'altro, mentre le sue vecchie compagne di classe crescono, si creano una famiglia, hanno figli e invecchiano. In verità Anno approfondisce ben poco l'impatto di questo fenomeno sulla vita della protagonista, a differenza di quanto farà nel 2002 Makoto Shinkai con l'OAV La voce delle stelle, che di Gunbuster riprende anche lo script; anzi, in generale c'è un'attenzione alla psicologia dei personaggi ancora piuttosto grezza e superficiale, ben lontana dall'impietoso scavo interiore che avverrà in Neon Genesis Evangelion e che si intravede in misura minore anche in Nadia - Il mistero della pietra azzurra, ma la crescita interiore di Noriko è seguita in maniera soddisfacente, con qualche forzatura dovuta alla necessità di comprimere in 6 episodi l'intera storia, ma nulla di più.
Il character design è di Haruhiko Mikimoto, già visto all'opera in Macross (in cui aveva lavorato con lo stesso Anno, quest'ultimo in veste di animatore), Orguss e Megazone 23, qui in forma smagliante, mentre la colonna sonora alterna brani possenti ed epici, simili a marce militari, e altri più leggeri, come la gustosa opening Active Heart o la canzone Fly high!, quest'ultima cantata dalle doppiatrici delle due protagoniste. Quanto invece al doppiaggio, la perdita dei master audio originali ha impedito di ridoppiare la serie in altre lingue, per cui tutte le edizioni estere, compresa quella italiana, hanno l'audio giapponese sottotitolato; un problema identico si avrà, qualche anno dopo, con Otaku no Video.
La prima opera che vede Hideaki Anno alla regia è dunque pienamente promossa: alcune ingenuità, figlie degli ultimi anni '80 o della scarsa lunghezza della serie (solo 6 episodi) si fanno perdonare facilmente dal coinvolgimento emotivo dell'opera, dalle genialate di sceneggiatura e regia, dal character design magnifico e dalla colonna sonora in alcuni momenti davvero coinvolgente. E poi il Gunbuster è uno dei mecha più epici della storia, con la sua posa a braccia conserte.
Tutto ha un inizio, e per lo Studio Gainax e il discusso regista Hideaki Anno quest'inizio ha un nome ben preciso: "Punta al Top! GunBuster" ("Top wo nerae!"), 6 OAV che segnano il punto di partenza di un binomio che suggellerà il suo successo con un titolo che nel bene o nel male farà storia, "Neon Genesis Evangelion". Non cominciate ad arricciare il naso, detrattori dei mecha umanoidi della Nerv, qui siamo di fronte a ben altro, non a un introspettivo viaggio dai risvolti socio-psicologici bensì a un nostalgico sguardo a quel passato prossimo - siamo infatti nel 1989 - in cui i robottoni dominavano l'animazione giapponese spadroneggiando sotto la geniale supervisione dei Go Nagai e dei Tomino; ovviamente un omaggio in salsa Gainax, che vuol dire un occhio sempre attento al fanservice e quindi al mondo otaku, ormai definitivamente esploso come fenomeno sociale.
La trama di Gunbuster è molto semplice: la classica storia di crescita personale dove la protagonista, imbranata e insicura, vince la propria e l'altrui diffidenza arrivando dove nessuno è mai giunto prima. In questo caso a guidare uno dei mecha più imponenti della storia degli anime, con i suoi duecento metri d'altezza. Questo mastodontico robot è l'ultima speranza terrestre contro un'inarrestabile minaccia aliena pronta a distruggere ogni traccia del genere umano dall'universo.
A una lettura superficiale della sola trama lo spettatore appassionato in cerca di qualcosa di originale tenderà a bollare questa mini serie come qualcosa di "vecchio" e "già visto", commettendo invece un errore, perché al di là dell'ovvia importanza storica, questo titolo ha delle frecce al suo arco da non trascurare neanche oggi che l'alta definizione e la computer grafica fanno sembrare tutto ciò che c'era prima soltanto come mero intrattenimento nostalgico di noi ex bambini negli anni '70/'80.
A quest'ultima categoria va iscritto di diritto proprio lo stesso regista Anno, il quale infarcisce la sua opera di tanti richiami e omaggi ad altre opere del passato generando così quel fenomeno di citazionismo che sarà un marchio di fabbrica Gainax fino ai giorni nostri e che darà un'appagante senso di gratificazione agli otaku prima giapponesi poi anche di tutto il Mondo. Il titolo stesso e parte dell'impostazione narrativa iniziale d'altronde sono in onore di uno dei titoli sportivi di maggior successo degli anni Settanta, anche se di genere del tutto diverso: "Ace Wo Nerae!" ("Jenny la tennista").
La trama di Gunbuster, anche se, come abbiamo detto, non eccelle per approfondimento psicologico dei personaggi né per particolari effetti a sorpresa, riesce però, senza inutili pesantezze di linguaggio pseudo-scientifico, a trattare un argomento, quello della dilatazione temporale (un minuto per chi viaggia a velocità della luce equivale a giorni e mesi di chi resta sulla Terra, come illustrò A. Einstein) che, seppur molto sfruttato nella letteratura fantascientifica, era una piacevole novità in ambito animato, a cui si sarebbero ispirate le generazioni successive di registi - vedi il film del 2002 "La Voce delle stelle" dell'allora emergente Makoto Shinkai. Non pochi appassionati e fan, soprattutto cresciuti all'ombra di Evangelion, tendono a sottolineare questa scelta come l'inizio di un percorso personale del regista tendente a sfruttare la trama sul doppio binario delle storia e del messaggio che vuole dare allo spettatore, in questo caso ravvisando l'immedesimazione dello stesso regista con le protagoniste.
L'aspetto tecnico, però, rimane il vero fiore all'occhiello di questa serie, con il chara design affidato all'astro nascente di Mikimoto, famoso per lo splendido lavoro svolto per le serie Macross e Gundam. I colori, gli sfondi, le musiche non risentono affatto dei tanti anni passati, regalando allo spettatore una visione armoniosa e piacevole e potendo benissimo non sfigurare con tante produzioni odierne infarcite di computer grafica.
Una curiosità: l'ultimo OAV, a eccezione dei minuti finali, è in bianco e nero e sono stati in molti, compreso chi sta scrivendo, a credere che sia stato fatto per mancanza di soldi; in realtà da dichiarazioni di alcuni storici esponenti Gainax, si tratta del primo esempio di quella particolare inclinazione allo sperimentalismo con cui Anno diventerà famoso in futuro.
Non posso quindi che consigliare a tutti gli appassionati di animazione giapponese la visione di questi 6 OAV non solo, quindi, per il loro valore storico, ma proprio per il loro valore intrinseco, difficilmente si resterà delusi.
La trama di Gunbuster è molto semplice: la classica storia di crescita personale dove la protagonista, imbranata e insicura, vince la propria e l'altrui diffidenza arrivando dove nessuno è mai giunto prima. In questo caso a guidare uno dei mecha più imponenti della storia degli anime, con i suoi duecento metri d'altezza. Questo mastodontico robot è l'ultima speranza terrestre contro un'inarrestabile minaccia aliena pronta a distruggere ogni traccia del genere umano dall'universo.
A una lettura superficiale della sola trama lo spettatore appassionato in cerca di qualcosa di originale tenderà a bollare questa mini serie come qualcosa di "vecchio" e "già visto", commettendo invece un errore, perché al di là dell'ovvia importanza storica, questo titolo ha delle frecce al suo arco da non trascurare neanche oggi che l'alta definizione e la computer grafica fanno sembrare tutto ciò che c'era prima soltanto come mero intrattenimento nostalgico di noi ex bambini negli anni '70/'80.
A quest'ultima categoria va iscritto di diritto proprio lo stesso regista Anno, il quale infarcisce la sua opera di tanti richiami e omaggi ad altre opere del passato generando così quel fenomeno di citazionismo che sarà un marchio di fabbrica Gainax fino ai giorni nostri e che darà un'appagante senso di gratificazione agli otaku prima giapponesi poi anche di tutto il Mondo. Il titolo stesso e parte dell'impostazione narrativa iniziale d'altronde sono in onore di uno dei titoli sportivi di maggior successo degli anni Settanta, anche se di genere del tutto diverso: "Ace Wo Nerae!" ("Jenny la tennista").
La trama di Gunbuster, anche se, come abbiamo detto, non eccelle per approfondimento psicologico dei personaggi né per particolari effetti a sorpresa, riesce però, senza inutili pesantezze di linguaggio pseudo-scientifico, a trattare un argomento, quello della dilatazione temporale (un minuto per chi viaggia a velocità della luce equivale a giorni e mesi di chi resta sulla Terra, come illustrò A. Einstein) che, seppur molto sfruttato nella letteratura fantascientifica, era una piacevole novità in ambito animato, a cui si sarebbero ispirate le generazioni successive di registi - vedi il film del 2002 "La Voce delle stelle" dell'allora emergente Makoto Shinkai. Non pochi appassionati e fan, soprattutto cresciuti all'ombra di Evangelion, tendono a sottolineare questa scelta come l'inizio di un percorso personale del regista tendente a sfruttare la trama sul doppio binario delle storia e del messaggio che vuole dare allo spettatore, in questo caso ravvisando l'immedesimazione dello stesso regista con le protagoniste.
L'aspetto tecnico, però, rimane il vero fiore all'occhiello di questa serie, con il chara design affidato all'astro nascente di Mikimoto, famoso per lo splendido lavoro svolto per le serie Macross e Gundam. I colori, gli sfondi, le musiche non risentono affatto dei tanti anni passati, regalando allo spettatore una visione armoniosa e piacevole e potendo benissimo non sfigurare con tante produzioni odierne infarcite di computer grafica.
Una curiosità: l'ultimo OAV, a eccezione dei minuti finali, è in bianco e nero e sono stati in molti, compreso chi sta scrivendo, a credere che sia stato fatto per mancanza di soldi; in realtà da dichiarazioni di alcuni storici esponenti Gainax, si tratta del primo esempio di quella particolare inclinazione allo sperimentalismo con cui Anno diventerà famoso in futuro.
Non posso quindi che consigliare a tutti gli appassionati di animazione giapponese la visione di questi 6 OAV non solo, quindi, per il loro valore storico, ma proprio per il loro valore intrinseco, difficilmente si resterà delusi.
"Punta al Top!" ormai è storia.
L'inizio del cammino di Hideaki Anno alla regia è un evento a suo modo storico per l'animazione giapponese. Come guardando una puntata di Super Quark (i più giovani non sapranno neanche di cosa sto parlando), si può assistere in forma primordiale, a tutto ciò che poi caratterizzerà le sue opere.
La serie è composta da 6 OAV: "Original Anime Video", quindi pensata per l'intrattenimento domestico e non per il passaggio On Air televisivo, così da godere di maggior libertà espressiva e qualitativa, dato che per essere comprato devi prima valere qualcosa. Il veterano dello staff all'epoca era il character design Haruiko Mikimoto, già molto famoso per Macross e Gundam 0080. Giovani e rampanti erano invece Anno alla sua prima regia, appunto, e Shinji Higuchi, che si occupò dello storyboard, e che lavoreranno insieme in molte altre occasioni. Insomma: tutto comincia da qui!
La storia parla di Noriko Takaya, una giovane studentessa della scuola di addestramento per piloti di robot della flotta spaziale. La ragazza ha perso il padre quando era piccola e ora lei vive in una cronica carenza di affetto. L'unica cosa che le dà speranza è poter diventare una pilota spaziale. Infatti il padre fu ucciso proprio in missione nello spazio, famoso ammiraglio tra gli artefici principali delle prime vittorie degli esseri umani contro i mostri spaziali. Il dramma di Noriko è però celato all'inizio della serie dallo spirito "scolastico" e scanzonato dei primi OAV. La seconda parte della serie invece evolve in maniera interessante sotto diversi punti di vista. A livello di trama finalmente si combatte contro i "mostri spaziali", creature a metà tra l'organico e l'inorganico, dotati di capacità che trascendono la comprensione umana, che solo le due Buster Machine unite possono sconfiggere, andando a formare uno dei mecha robotici più grandi dell'animazione: Gunbuster.
La maturazione di Noriko avviene con l'aiuto degli altri personaggi della serie: Kazumi, "signorina" Amano, che sarà la compagna di Noriko, prima nel quotidiano come sua senpai e poi come sua compagna alla guida delle Buster Machine, fino all'epico e drammatico finale della serie. Ma sarà anche il personaggio che più di ogni altro farà da ponte al concetto di dilatazione temporale che caratterizza la serie. Kazumi, passando più tempo sulla Terra di Noriko, si allontanerà sempre di più, aumentando la solitudine di Noriko.
Jung Freud invece è un personaggio del quale il nome dice quasi tutto. Abile pilota rappresentante l'Unione Sovietica (Gunbuster è pur sempre un anime degli anni '80), è una ragazza all'apparenza forte caratterialmente, ma in realtà insicura. In lei e in Noriko potremo vedere i caratteri anch'essi in forma primordiale di quelli che saranno due dei personaggi cardine delle seconda serie robotica diretta da Anno: Evangelion.
Giocano un ruolo importante anche i personaggi maschili, ma, per evitare troppi spoiler, lascio che sia lo spettatore a comprenderne l'importanza di ciò che il loro operato porterà alla serie stessa.
Meritano una menzione speciale ancora due aspetti fondamentali della serie.
La parte tecnica, caratterizzata dalle musiche veramente epiche e d'impatto. Quella dell'entrata in scena delle Buster Machine è fantastica, e sprigiona davvero un senso di energia nello spettatore. Alla tecnica va anche attribuito il finale in bianco e nero, una scelta coraggiosa in una serie animata più che in un film in carne ed ossa. Essa però contribuisce a rendere palpabile il senso di dramma che si consuma nell'ultima puntata della serie.
Dal lato della storia, poche altre opere fantascientifiche trattano l'argomento della dilatazione temporale, anche se per capirlo appieno non basterebbe neanche un libro di fisica dei quanti.
Insomma, nel suo piccolo "Punta al Top! Gunbuster" ha dato il via a un certo modo di dare informazioni scientifiche e quindi vita vera all'interno di serie "fantastiche" e d'intrattenimento. A suo modo, insomma... puntava al top!
Bentornate!
PS: Mi stavo dimenticando che "Punta al Top!" ha il merito di aver donato al mondo il movimento ondulatorio del seno alle ragazze negli anime. Dopo ciò il fanservice non sarebbe mai più stato lo stesso.
L'inizio del cammino di Hideaki Anno alla regia è un evento a suo modo storico per l'animazione giapponese. Come guardando una puntata di Super Quark (i più giovani non sapranno neanche di cosa sto parlando), si può assistere in forma primordiale, a tutto ciò che poi caratterizzerà le sue opere.
La serie è composta da 6 OAV: "Original Anime Video", quindi pensata per l'intrattenimento domestico e non per il passaggio On Air televisivo, così da godere di maggior libertà espressiva e qualitativa, dato che per essere comprato devi prima valere qualcosa. Il veterano dello staff all'epoca era il character design Haruiko Mikimoto, già molto famoso per Macross e Gundam 0080. Giovani e rampanti erano invece Anno alla sua prima regia, appunto, e Shinji Higuchi, che si occupò dello storyboard, e che lavoreranno insieme in molte altre occasioni. Insomma: tutto comincia da qui!
La storia parla di Noriko Takaya, una giovane studentessa della scuola di addestramento per piloti di robot della flotta spaziale. La ragazza ha perso il padre quando era piccola e ora lei vive in una cronica carenza di affetto. L'unica cosa che le dà speranza è poter diventare una pilota spaziale. Infatti il padre fu ucciso proprio in missione nello spazio, famoso ammiraglio tra gli artefici principali delle prime vittorie degli esseri umani contro i mostri spaziali. Il dramma di Noriko è però celato all'inizio della serie dallo spirito "scolastico" e scanzonato dei primi OAV. La seconda parte della serie invece evolve in maniera interessante sotto diversi punti di vista. A livello di trama finalmente si combatte contro i "mostri spaziali", creature a metà tra l'organico e l'inorganico, dotati di capacità che trascendono la comprensione umana, che solo le due Buster Machine unite possono sconfiggere, andando a formare uno dei mecha robotici più grandi dell'animazione: Gunbuster.
La maturazione di Noriko avviene con l'aiuto degli altri personaggi della serie: Kazumi, "signorina" Amano, che sarà la compagna di Noriko, prima nel quotidiano come sua senpai e poi come sua compagna alla guida delle Buster Machine, fino all'epico e drammatico finale della serie. Ma sarà anche il personaggio che più di ogni altro farà da ponte al concetto di dilatazione temporale che caratterizza la serie. Kazumi, passando più tempo sulla Terra di Noriko, si allontanerà sempre di più, aumentando la solitudine di Noriko.
Jung Freud invece è un personaggio del quale il nome dice quasi tutto. Abile pilota rappresentante l'Unione Sovietica (Gunbuster è pur sempre un anime degli anni '80), è una ragazza all'apparenza forte caratterialmente, ma in realtà insicura. In lei e in Noriko potremo vedere i caratteri anch'essi in forma primordiale di quelli che saranno due dei personaggi cardine delle seconda serie robotica diretta da Anno: Evangelion.
Giocano un ruolo importante anche i personaggi maschili, ma, per evitare troppi spoiler, lascio che sia lo spettatore a comprenderne l'importanza di ciò che il loro operato porterà alla serie stessa.
Meritano una menzione speciale ancora due aspetti fondamentali della serie.
La parte tecnica, caratterizzata dalle musiche veramente epiche e d'impatto. Quella dell'entrata in scena delle Buster Machine è fantastica, e sprigiona davvero un senso di energia nello spettatore. Alla tecnica va anche attribuito il finale in bianco e nero, una scelta coraggiosa in una serie animata più che in un film in carne ed ossa. Essa però contribuisce a rendere palpabile il senso di dramma che si consuma nell'ultima puntata della serie.
Dal lato della storia, poche altre opere fantascientifiche trattano l'argomento della dilatazione temporale, anche se per capirlo appieno non basterebbe neanche un libro di fisica dei quanti.
Insomma, nel suo piccolo "Punta al Top! Gunbuster" ha dato il via a un certo modo di dare informazioni scientifiche e quindi vita vera all'interno di serie "fantastiche" e d'intrattenimento. A suo modo, insomma... puntava al top!
Bentornate!
PS: Mi stavo dimenticando che "Punta al Top!" ha il merito di aver donato al mondo il movimento ondulatorio del seno alle ragazze negli anime. Dopo ciò il fanservice non sarebbe mai più stato lo stesso.
Il primo progetto della Gainax, il bellissimo "Le Ali di Honneamise", fu un flop al botteghino e, per via del bassissimo successo, per poco la Bandai Visual, produttrice del film, non falliva. Però la Bandai, nel 1988, decide di dare un'altra possibilità alla Gainax: se fosse stata in grado di creare una serie OAV che vendesse almeno 10.000 copie, la Bandai l'avrebbe prodotta.
Nasce così "Punta al Top! Gunbuster", capolavoro della Gainax con alla regia un giovane e talentuoso Hideaki Anno, futuro creatore di "Neon Genesis Evangelion", e al character design il poetico Haruhiko Mikimoto, che si era già fatto notare nella serie televisiva e nel film di "Macross".
A una prima occhiata, "Gunbuster" sembrerà un titolo leggero, un po' comico, dato che il primo OAV è un omaggio al primo episodio di "Jenny la Tennista"; dopotutto anche il titolo è un omaggio alla serie. Però, a partire dal secondo OAV in poi, l'ambientazione e le atmosfere cambiano radicalmente: l'anime diventa drammatico e realistico, con una notevole introspezione psicologica dei personaggi. Poi, al sesto OAV, arriva un finale con la f maiuscola.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e profondi, anche se Anno ha avuto solo 6 episodi a disposizione per approfondirli, però ha fatto quel che poteva.
Di menzione è la protagonista, Noriko Takaya, che secondo me è a tutti gli effetti il prototipo di Shinji Ikari di "Evangelion".
Il reparto tecnico è eccellente, come sarà in tutte le future produzioni dello studio Gainax, inoltre viene aggiunto un nuovo tipo di fanservice, che sarà stra-usatissimo in moltissimi anime a venire (e non solo, perché talvolta anche gli americani lo usano). Di che sto parlando? Ma ovviamente del mitico "Gainx Bounce", chiamato anche "BusterGun", ovvero il movimento del seno. Infatti in non poche scene si noterà un leggero movimento nel seno dei personaggi mentre questi sono in movimento, ma non credete che questo movimento sia esagerato come in alcuni anime di oggi, no! E' un movimento naturale, leggero, quindi non credete chissà che.
Come già citato all'inizio, il character design è di Haruhiko Mikimoto, che sa regalarci dolci ragazze e personaggi molto espressivi. Il mecha design è di Mahiro Maeda, è molto accattivante e ben fatto.
Purtroppo non esiste una versione doppiata in italiano dell'anime (ma neanche in altre lingue), poiché la Gainax ha perso i master su cui erano registrati suoni, voci e musiche (cosa successa anche con "Otaku no Video", purtroppo), quindi internazionalmente "Punta al Top! Gunbuster" è disponibile solo in versioni sottotitolate con audio giapponese.
Quindi consiglio "Gunbuster" a tutti gli appassionati di animazione giapponese e, soprattutto, ai fan di "Evangelion", poiché la serie anticipa molte tematiche che saranno poi riprese da Anno nella serie. Un gioiello dell'animazione da non farsi assolutamente scappare, anche se solo sottotitolato merita comunque.
Nasce così "Punta al Top! Gunbuster", capolavoro della Gainax con alla regia un giovane e talentuoso Hideaki Anno, futuro creatore di "Neon Genesis Evangelion", e al character design il poetico Haruhiko Mikimoto, che si era già fatto notare nella serie televisiva e nel film di "Macross".
A una prima occhiata, "Gunbuster" sembrerà un titolo leggero, un po' comico, dato che il primo OAV è un omaggio al primo episodio di "Jenny la Tennista"; dopotutto anche il titolo è un omaggio alla serie. Però, a partire dal secondo OAV in poi, l'ambientazione e le atmosfere cambiano radicalmente: l'anime diventa drammatico e realistico, con una notevole introspezione psicologica dei personaggi. Poi, al sesto OAV, arriva un finale con la f maiuscola.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e profondi, anche se Anno ha avuto solo 6 episodi a disposizione per approfondirli, però ha fatto quel che poteva.
Di menzione è la protagonista, Noriko Takaya, che secondo me è a tutti gli effetti il prototipo di Shinji Ikari di "Evangelion".
Il reparto tecnico è eccellente, come sarà in tutte le future produzioni dello studio Gainax, inoltre viene aggiunto un nuovo tipo di fanservice, che sarà stra-usatissimo in moltissimi anime a venire (e non solo, perché talvolta anche gli americani lo usano). Di che sto parlando? Ma ovviamente del mitico "Gainx Bounce", chiamato anche "BusterGun", ovvero il movimento del seno. Infatti in non poche scene si noterà un leggero movimento nel seno dei personaggi mentre questi sono in movimento, ma non credete che questo movimento sia esagerato come in alcuni anime di oggi, no! E' un movimento naturale, leggero, quindi non credete chissà che.
Come già citato all'inizio, il character design è di Haruhiko Mikimoto, che sa regalarci dolci ragazze e personaggi molto espressivi. Il mecha design è di Mahiro Maeda, è molto accattivante e ben fatto.
Purtroppo non esiste una versione doppiata in italiano dell'anime (ma neanche in altre lingue), poiché la Gainax ha perso i master su cui erano registrati suoni, voci e musiche (cosa successa anche con "Otaku no Video", purtroppo), quindi internazionalmente "Punta al Top! Gunbuster" è disponibile solo in versioni sottotitolate con audio giapponese.
Quindi consiglio "Gunbuster" a tutti gli appassionati di animazione giapponese e, soprattutto, ai fan di "Evangelion", poiché la serie anticipa molte tematiche che saranno poi riprese da Anno nella serie. Un gioiello dell'animazione da non farsi assolutamente scappare, anche se solo sottotitolato merita comunque.
"Punta al Top! Gunbuster" è una serie OAV di 6 episodi prodotta dallo studio Gainax nel 1988.
La protagonista, Noriko Takaya, è la figlia dell'eroe di guerra perito negli scontri che diedero alla Terra un importante vittoria contro gli alieni. Sì, gli alieni in questa serie minacciano il genere umano, in quanto reputato come un pericolo per la galassia. Essi sono giganteschi esseri organici e al momento le uniche armi in grado di fronteggiarli sono i mech sviluppati dall'uomo.
Per pilotare questi mech è necessario un addestramento apposito, che nella serie è considerato come una vera e propria scuola. Noriko la frequenta, ma non ha molta fiducia nelle proprie capacità, e quando viene scelta insieme alla sua senpai per partecipare ufficialmente alle missioni, corre subito il dubbio che sia stato il nome a favorirla alle altre, piuttosto che le sue capacità.
C'è modo e tempo per ricredersi, ma dopo varie tribolazioni Noriko riesce a capire quale strada intraprendere tanto da andare anche oltre le aspettative.
Lasciamo perdere la canzonatura della scuola dei mech, ai quali vengono fatte fare anche lezioni ginniche (vabbè per la coordinazione del pilota, ma a che servono gli esercizi per gli addominali, le pile robotiche, ecc.?) e anche che i membri di queste scuole siano solo ragazze; ciò che più colpisce e affascina sono i viaggi alla velocità della luce. Infatti, se teoricamente si può viaggiare a una velocità prossima alla luce, per chi vi viaggia il tempo passato corrisponde al tempo del viaggio, mentre quello passato dalla partenza (la Terra per esempio) risulta essere molto dilatato.
Questo ha permesso di giocare molto sulla questione del tempo e degli invecchiamenti dei personaggi. Laddove la stessa Noriko vive una missione di pochi minuti, al rientro sulla terra sono passati mesi. Via via questo elemento sarà determinante ai fini dell'evoluzione della storia, tanto da essere un ottimo incipit anche per la serie successiva, prodotta 16 anni dopo, e chiamata "Punta al Top 2! Diebuster", che completa un'ottima serie dalle tematiche non sempre sfruttate negli anime come invece succede spesso nel film.
Dal punto di vista tecnico, sia i disegni sia le animazioni erano il top di produzione dell'epoca, e ancora oggi, nonostante l'ausilio delle tecniche computerizzate, la serie non sfigura sia per design sia per resa, è piacevole da guardare in tutti gli aspetti. Se non fosse altro che probabilmente abbia per prima introdotto il cosiddetto fanservice negli anime.
In conclusione possiamo solo dire che si tratta di una serie senza dubbio epocale, visto anche il dream team dell'epoca in casa Gainax, primi tra tutti Hideaki Anno che solo qualche anno dopo diresse il più celebre "Neon Genesis Evangelion" e "Haruhiko Mikimoto", già fautore del charather design di "Gundam" e "Macross". Da vedere principalmente se piace il genere, anche perché potrebbe fare storcere il naso a coloro che ricercano qualcosa con più azione e meno introspezione. Alla fine i viaggi sub luce possono anche essere affascinanti, ma ricorrere troppo a essi potrebbe risultare ripetitivo e pretestuoso per non disegnare scene più esplicative delle vite dei personaggi. Per tutti gli altri a cui piace il genere, bisogna solo sapere che la serie è imperdibile.
La protagonista, Noriko Takaya, è la figlia dell'eroe di guerra perito negli scontri che diedero alla Terra un importante vittoria contro gli alieni. Sì, gli alieni in questa serie minacciano il genere umano, in quanto reputato come un pericolo per la galassia. Essi sono giganteschi esseri organici e al momento le uniche armi in grado di fronteggiarli sono i mech sviluppati dall'uomo.
Per pilotare questi mech è necessario un addestramento apposito, che nella serie è considerato come una vera e propria scuola. Noriko la frequenta, ma non ha molta fiducia nelle proprie capacità, e quando viene scelta insieme alla sua senpai per partecipare ufficialmente alle missioni, corre subito il dubbio che sia stato il nome a favorirla alle altre, piuttosto che le sue capacità.
C'è modo e tempo per ricredersi, ma dopo varie tribolazioni Noriko riesce a capire quale strada intraprendere tanto da andare anche oltre le aspettative.
Lasciamo perdere la canzonatura della scuola dei mech, ai quali vengono fatte fare anche lezioni ginniche (vabbè per la coordinazione del pilota, ma a che servono gli esercizi per gli addominali, le pile robotiche, ecc.?) e anche che i membri di queste scuole siano solo ragazze; ciò che più colpisce e affascina sono i viaggi alla velocità della luce. Infatti, se teoricamente si può viaggiare a una velocità prossima alla luce, per chi vi viaggia il tempo passato corrisponde al tempo del viaggio, mentre quello passato dalla partenza (la Terra per esempio) risulta essere molto dilatato.
Questo ha permesso di giocare molto sulla questione del tempo e degli invecchiamenti dei personaggi. Laddove la stessa Noriko vive una missione di pochi minuti, al rientro sulla terra sono passati mesi. Via via questo elemento sarà determinante ai fini dell'evoluzione della storia, tanto da essere un ottimo incipit anche per la serie successiva, prodotta 16 anni dopo, e chiamata "Punta al Top 2! Diebuster", che completa un'ottima serie dalle tematiche non sempre sfruttate negli anime come invece succede spesso nel film.
Dal punto di vista tecnico, sia i disegni sia le animazioni erano il top di produzione dell'epoca, e ancora oggi, nonostante l'ausilio delle tecniche computerizzate, la serie non sfigura sia per design sia per resa, è piacevole da guardare in tutti gli aspetti. Se non fosse altro che probabilmente abbia per prima introdotto il cosiddetto fanservice negli anime.
In conclusione possiamo solo dire che si tratta di una serie senza dubbio epocale, visto anche il dream team dell'epoca in casa Gainax, primi tra tutti Hideaki Anno che solo qualche anno dopo diresse il più celebre "Neon Genesis Evangelion" e "Haruhiko Mikimoto", già fautore del charather design di "Gundam" e "Macross". Da vedere principalmente se piace il genere, anche perché potrebbe fare storcere il naso a coloro che ricercano qualcosa con più azione e meno introspezione. Alla fine i viaggi sub luce possono anche essere affascinanti, ma ricorrere troppo a essi potrebbe risultare ripetitivo e pretestuoso per non disegnare scene più esplicative delle vite dei personaggi. Per tutti gli altri a cui piace il genere, bisogna solo sapere che la serie è imperdibile.
Sinceramente, dopo aver letto numerose recensioni positive e aver visto i grandi nomi alle spalle del progetto mi aspettavo di meglio. Si tratta del primo tentativo di realizzare una serie OAV ad opera della Gainax.
Di seguito, un'infarinatura di trama: 2015, la Terra deve affrontare l'aggressione continua di milioni di alieni non meglio identificati, decisi a "depurare" il pianeta dalla nefasta presenza umana; sono stati costruiti pertanto enormi robot, battezzati col nome di Gunbuster, per combatterli e permettere all'umanità la sopravvivenza. Seguiamo così principalmente le vicende di Noriko Takaya, giovane aspirante pilota del Gunbuster, figlia di un ammiraglio morto nella precedente guerra contro gli alieni, e delle sue compagne di corso, in uno scorcio di vita inquadrabile fra i primi goffi addestramenti e le battaglie decisive.
Dai primi cenni qui proposti non salterà fuori niente di originale rispetto al contemporaneo panorama mecha e in effetti è così, i primi episodi non propongono niente di nuovo all'orizzonte: dall'umorismo al fanservice alle sessioni di ginnastica ritmica all'atmosfera "scolastica" dell'accademia militare, tutto sa di già visto, il che, unito al ritmo lento della narrazione, rende la visione noiosa e pedante sopra ogni limite. Personalmente ho trovato la protagonista, Noriko, una lagnona insopportabile (ha una media di piagnistei ad episodio da far invidia alla Sailor "Bunny"/Usagi) tanto che non sono riuscita a identificarmi nel suo profilo neanche dopo la sua evoluzione psicologica; molto meglio riusciti, in tal senso, i caratteri della "signorina" Kazumi, del Coach e di Jung. Per fortuna, da fine episodio 3, la serie prova a proporre qualcosa di nuovo nel campo dell'animazione giapponese, i toni si fanno progressivamente più drammatici ed epici e Noriko, finalmente, prende coscienza del suo ruolo durante il toccante, monocromo, capitolo finale.
Riassumendo, i punti di forza della serie sono: il gradevolissimo character design, dalle belle ragazze fino agli alieni -questi sì - veramente geniali, l'approccio pseudo-scientifico (relatività einsteniana e affini) al tema fantascientifico da parte del regista, l'introspezione di tutti i personaggi (se Anno è stato grande in una cosa, è stato nel rendere un personaggio credibile e empatico nello spazio vitale 20 minuti), il tema del "non fuggire di fronte alle responsabilità" che verrà ripreso in futuro dall'erede di Noriko, Shinji Ikari, il finale.
I punti deboli, ahimè, sono altrettanto numerosi, ma si possono riassumere nell'incapacità o forse mancanza di coraggio di superare i canoni del mecha anni '80, tanto che la visione di un'opera del genere oggi, superato il primo decennio del 2000, un po' di amaro in bocca per il capolavoro che si sarebbe potuto creare con simili premesse rimane. La media fra la prima e la seconda parte della serie è quindi un onesto 7 tendente al 7,5.
Di seguito, un'infarinatura di trama: 2015, la Terra deve affrontare l'aggressione continua di milioni di alieni non meglio identificati, decisi a "depurare" il pianeta dalla nefasta presenza umana; sono stati costruiti pertanto enormi robot, battezzati col nome di Gunbuster, per combatterli e permettere all'umanità la sopravvivenza. Seguiamo così principalmente le vicende di Noriko Takaya, giovane aspirante pilota del Gunbuster, figlia di un ammiraglio morto nella precedente guerra contro gli alieni, e delle sue compagne di corso, in uno scorcio di vita inquadrabile fra i primi goffi addestramenti e le battaglie decisive.
Dai primi cenni qui proposti non salterà fuori niente di originale rispetto al contemporaneo panorama mecha e in effetti è così, i primi episodi non propongono niente di nuovo all'orizzonte: dall'umorismo al fanservice alle sessioni di ginnastica ritmica all'atmosfera "scolastica" dell'accademia militare, tutto sa di già visto, il che, unito al ritmo lento della narrazione, rende la visione noiosa e pedante sopra ogni limite. Personalmente ho trovato la protagonista, Noriko, una lagnona insopportabile (ha una media di piagnistei ad episodio da far invidia alla Sailor "Bunny"/Usagi) tanto che non sono riuscita a identificarmi nel suo profilo neanche dopo la sua evoluzione psicologica; molto meglio riusciti, in tal senso, i caratteri della "signorina" Kazumi, del Coach e di Jung. Per fortuna, da fine episodio 3, la serie prova a proporre qualcosa di nuovo nel campo dell'animazione giapponese, i toni si fanno progressivamente più drammatici ed epici e Noriko, finalmente, prende coscienza del suo ruolo durante il toccante, monocromo, capitolo finale.
Riassumendo, i punti di forza della serie sono: il gradevolissimo character design, dalle belle ragazze fino agli alieni -questi sì - veramente geniali, l'approccio pseudo-scientifico (relatività einsteniana e affini) al tema fantascientifico da parte del regista, l'introspezione di tutti i personaggi (se Anno è stato grande in una cosa, è stato nel rendere un personaggio credibile e empatico nello spazio vitale 20 minuti), il tema del "non fuggire di fronte alle responsabilità" che verrà ripreso in futuro dall'erede di Noriko, Shinji Ikari, il finale.
I punti deboli, ahimè, sono altrettanto numerosi, ma si possono riassumere nell'incapacità o forse mancanza di coraggio di superare i canoni del mecha anni '80, tanto che la visione di un'opera del genere oggi, superato il primo decennio del 2000, un po' di amaro in bocca per il capolavoro che si sarebbe potuto creare con simili premesse rimane. La media fra la prima e la seconda parte della serie è quindi un onesto 7 tendente al 7,5.
Cominciai a interessarmi di Gunbuster dopo esser stato ammaliato da un kolossal come Evangelion, infatti scorrendo Internet senti per la prima volta parlare di questo "Top wo Nerae! Gunbuster" come il prototipo dell'anime di Anno. Cominciai così a vedere Gunbuster, anche se dopo il primo OAV solo la mia fiducia nella Gainax mi fece decidere di andare avanti. Infatti al primo assaggio la trama di Gunbuster si presenta fin troppo classica e con alcuni elementi a mio parere ridicoli (l'allenamento dei robot).Così, armato di forza di volontà e pazienza andai avanti, e con buoni risultati direi, infatti dopo un inizio balbattante cominciai a riconoscere le basi dell'"Opera Magna" Evangelion.
Gunbuster, tenendo conto del periodo in cui è stato prodotto, rappresenta una grande rivoluzione per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, possessori di un profilo psicologico di grande spessore molto differente dai personaggi dal carattere piatto (Alcor di Goldrake) che prima popolavano gli anime robotici.
Purtroppo, se si esclude questo campo, Gunbuster al giorno d'oggi non ha molto altro di cui avvalersi; la trama è semplice e prevedibile se si esclude il commuovente finale, anche se si deve tenere conto che per il periodo non c'era niente di meglio. Dal punto di vista tecnico le musiche sono sempre azzeccate per la situazione, ma solo poche di esse sono veramente di spicco. Per quanto riguarda il disegno al buon character design affiancano animazioni non sempre convincenti.
In conclusione Gunbuster è da guardare principalmente per scoprire da cosa è nato Evangelion, e per vedere un prodotto che getto le basi per una rivoluzione degli anime, non aspettatevi colpi di scena ad effetto o battaglie adrenaliniche, "Punta al top! Gunbuster" è da guardare per conoscere il cambiamento costante degli anime, per trovare l'anello mancante tra la fantascienza di Mazinga e la fantascienza di Evangelion.
PAGELLA FINALE:
DISEGNO:7
TRAMA:6
SONORO:7.5
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGI:8.5
GLOBALE:7/7.5
Gunbuster, tenendo conto del periodo in cui è stato prodotto, rappresenta una grande rivoluzione per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, possessori di un profilo psicologico di grande spessore molto differente dai personaggi dal carattere piatto (Alcor di Goldrake) che prima popolavano gli anime robotici.
Purtroppo, se si esclude questo campo, Gunbuster al giorno d'oggi non ha molto altro di cui avvalersi; la trama è semplice e prevedibile se si esclude il commuovente finale, anche se si deve tenere conto che per il periodo non c'era niente di meglio. Dal punto di vista tecnico le musiche sono sempre azzeccate per la situazione, ma solo poche di esse sono veramente di spicco. Per quanto riguarda il disegno al buon character design affiancano animazioni non sempre convincenti.
In conclusione Gunbuster è da guardare principalmente per scoprire da cosa è nato Evangelion, e per vedere un prodotto che getto le basi per una rivoluzione degli anime, non aspettatevi colpi di scena ad effetto o battaglie adrenaliniche, "Punta al top! Gunbuster" è da guardare per conoscere il cambiamento costante degli anime, per trovare l'anello mancante tra la fantascienza di Mazinga e la fantascienza di Evangelion.
PAGELLA FINALE:
DISEGNO:7
TRAMA:6
SONORO:7.5
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGI:8.5
GLOBALE:7/7.5
Ci troviamo di fronte, probabilmente, al top degli anime del genere "robottoni", che verrà superato solo in futuro da Neon Genesis Evangelion.
Allora, partendo dai disegni, l'anime ha ottime animazioni (sia al livello tecnico che visivo) e ottimo character design, tant'è che ha vinto un premio proprio per questo. I personaggi sono sviluppati benissimo così come la loro crescita interiore, le loro decisioni, ecc.
La crescita di personaggi come, Amano e Noriko, è eccezionale e naturalissima, ma la cosa più importante è che è "immedesimante", cioè ci sentiremo spesso parte del loro corpo, facendoci toccare vette di emozione di incalcolabile spessore.
Hideaki Anno alla regia svolge il suo solito grande lavoro, regalandoci momenti densissimi di tensione, paura, riflessione ma, soprattutto, sentimento, quello dei protagonisti, un sentimento che trascende il tempo.
La trama è bella ma, soprattutto, intelligente e ricca di sviluppi inaspettati. Un particolare elogio va alla realizzazione tecnica dello spazio/tempo che, come dicono su wikipedia, è rappresentato perfettamente, e solo dopo aver visto Gunbuster vi renderete conto dell'immensità e della difficoltà nel rappresentarlo; il tutto è condito con musiche splendide (sebbene una l'ho trovata un po' scopiazzata da quella del film di "Ken il guerriero: Ken vs Raul" e un'altra praticamente copiata da un pezzo dell'inno russo), soprattutto quella finale che è così bella e fa da contorno a uno dei finali più belli e commoventi di sempre (dipende anche da persona a persona questo punto però, poiché c'è chi riesce a immedesimarsi di più nella protagonista e chi di meno). I primi tre episodi possiamo dire che sono l'antipasto degli ultimi tre, ossia di uno dei piatti più prelibati di sempre: difficilmente un anime riesce a emozionare e coinvolgere emotivamente come questo, anche grazie alle musiche.
Per appassionarsi a questo anime comunque bisogna "entrarci" e non bisogna guardarlo in maniera distaccata.
Mi dispiace solo che i primi tre episodi non siano all'altezza degli ultimi, e per questo non posso dare un 10 oggettivo (anche se soggettivamente il mio giudizio è massimo, perché un finale del genere non è valutabile con i numeri, e che quindi rialza il livello qualitativo di tutto l'anime).
Il primo capolavoro del genio Hideaki Anno, seguito da anime in sviluppo crescente: il "Mistero della pietra azzurra" e infine il più grande capolavoro di tutti i tempi: "Neon Genesis Evangelion".
Allora, partendo dai disegni, l'anime ha ottime animazioni (sia al livello tecnico che visivo) e ottimo character design, tant'è che ha vinto un premio proprio per questo. I personaggi sono sviluppati benissimo così come la loro crescita interiore, le loro decisioni, ecc.
La crescita di personaggi come, Amano e Noriko, è eccezionale e naturalissima, ma la cosa più importante è che è "immedesimante", cioè ci sentiremo spesso parte del loro corpo, facendoci toccare vette di emozione di incalcolabile spessore.
Hideaki Anno alla regia svolge il suo solito grande lavoro, regalandoci momenti densissimi di tensione, paura, riflessione ma, soprattutto, sentimento, quello dei protagonisti, un sentimento che trascende il tempo.
La trama è bella ma, soprattutto, intelligente e ricca di sviluppi inaspettati. Un particolare elogio va alla realizzazione tecnica dello spazio/tempo che, come dicono su wikipedia, è rappresentato perfettamente, e solo dopo aver visto Gunbuster vi renderete conto dell'immensità e della difficoltà nel rappresentarlo; il tutto è condito con musiche splendide (sebbene una l'ho trovata un po' scopiazzata da quella del film di "Ken il guerriero: Ken vs Raul" e un'altra praticamente copiata da un pezzo dell'inno russo), soprattutto quella finale che è così bella e fa da contorno a uno dei finali più belli e commoventi di sempre (dipende anche da persona a persona questo punto però, poiché c'è chi riesce a immedesimarsi di più nella protagonista e chi di meno). I primi tre episodi possiamo dire che sono l'antipasto degli ultimi tre, ossia di uno dei piatti più prelibati di sempre: difficilmente un anime riesce a emozionare e coinvolgere emotivamente come questo, anche grazie alle musiche.
Per appassionarsi a questo anime comunque bisogna "entrarci" e non bisogna guardarlo in maniera distaccata.
Mi dispiace solo che i primi tre episodi non siano all'altezza degli ultimi, e per questo non posso dare un 10 oggettivo (anche se soggettivamente il mio giudizio è massimo, perché un finale del genere non è valutabile con i numeri, e che quindi rialza il livello qualitativo di tutto l'anime).
Il primo capolavoro del genio Hideaki Anno, seguito da anime in sviluppo crescente: il "Mistero della pietra azzurra" e infine il più grande capolavoro di tutti i tempi: "Neon Genesis Evangelion".
Ciò che viene fuori da questi sei episodi e da questa prima direzione di Hideaki Anno targata 1988 è un inizio interlocutorio, che pone più di qualche dubbio; poi una crescita imprevista, esponenziale, di tecnica, di trama e di temi; e infine l’esplosione, in tutti i sensi, di una nova dell’animazione, brevissima e densissima di contenuti, profonda come l’intera Galassia nella quale è ambientata. Perché alcune scene sono epiche, delle sequenze restano indimenticabili, e lo sperimentalismo emergente in determinati momenti è un tocco di ricerca stilistica, di cinema, dentro una perla animata.
La regia è la diretta antecedente di "Evangelion", il quale, sviluppatosi proprio a partire dalle direttrici di Gunbuster, esteticamente ha molto poco in comune e decisamente molto di più – ed è molto oltre – in termini di unicità visivo-concettuale rispetto a questi sei OAV. Ma Eva è debitore di tanto nei confronti di "Top Wo Nerae!", dal taglio ad alcune tematiche, persino nelle caratteristiche dei suoi protagonisti e in un gusto scenico che è diventato icona. Questo non lo si può negare, ed è proprio ciò che intendo quando affermo che cercando la sua strada Anno ha fatto scuola, e storia – ha fatto Animazione.
Animazione che in Gunbuster è pregevole, ha i suoi anni ma se li porta dietro con dignità, senza troppe sbavature, godibile anche adesso e in grado di stare al fianco di produzioni più recenti. Discorso un po’ diverso per i colori e il mecha design, i primi dalle tinte a volte un po’ eccessive, un po’ troppo pink shock, il secondo piuttosto goffo nelle Machine standard, strambo nelle astronavi, forse anche barocco ed esagerato nel Gunbuster vero e proprio. Gli interni stessi sono ondivaghi, alcuni molto ispirati e molto evocativi di certa fantascienza d’altissimo livello, altri piuttosto scialbi e sottotono. Gli scenari spaziali invece sono dei veri e propri affreschi galattici che avvolgono le scene con coltri di stelle e aloni di suggestione cosmica e riempiono in modo smodato, quasi insostenibile, la bellezza e la potenza di alcuni frangenti decisivi, i quali sono arricchiti dalle splendide luci e dalle grandiose musiche orchestrali di Kouhei Tanaka. Musiche che, arrangiate con una sensibilità sensazionale per potenza e varietà, enfatizzano il tutto oltre ogni modo innalzando fino al suo massimo la già grande intensità che permea le immagini e le azioni.
Da parte sua, il character design di Haruhiko Mikimoto e Yoshiyuki Sadamoto, molto semplice ma espressivo, raffigura alla perfezione tutti i protagonisti, perché formalizza la gioventù in divenire e insicura di Noriko nei suoi piccoli atteggiamenti, nei suoi tentennamenti esteriori che fanno il paio a quelli psicologici, e fotografa bene la durezza paternale e l’amarezza vissuta del coach Ohta e la femminilità forte e fragile della signorina Kazumi, che è altera a tratti, e sempre più combattuta e sofferta di quanto non appaia.
Gli altri personaggi minori che prendono parte alla scena sono tutti caratterizzati con piccoli tocchi incisivi, con piccoli dettagli che rendono ognuno particolare e presente, si tratti di Jung Freud (un nome molto significativo per inquadrare quali siano stati gli intenti speculativi degli sceneggiatori Yamaga, Tsurumaki, Okada e Anno) o di Kimiko, tratteggiate entrambe, sia al di fuori che soprattutto interiormente, in modo affatto personale e completo. Sconcertante invece la figurazione dei mostri spaziali, i quali non somigliano a niente di quanto mai visto nella fantascienza e non solo: essi sono finalmente figure aliene originali al più alto grado, estranee a qualsiasi morfologia terrestre e frutto di uno sforzo creativo tanto unico quanto riuscito. Inoltre i mostri portano con sé un enigma oscuro materializzatosi nel frangente di una domanda terribile e lucidissima che forse molti oggi dovrebbero fare propria.
I contenuti che si muovono paralleli all’intreccio sono poi fra i più profondi, e al principio niente avrebbe fatto supporre che quelle scenette già banali persino negli anni ’80, quelle rivalità tanto noiose, insulse e prevedibili e quelle scivolate di nudi spesso troppo vistosi e gratuiti si sarebbero evolute in quel dramma della sfera esistenziale nel suo senso più puro, ovvero nella crescita fatta di dolore e perdite continue. E andando avanti, venendo fagocitati dalla tensione crescente ci si accorge di quanto la situazione si sia incupita, di quanto il buio dello spazio sia ignoto e terrificante e di cosa comporti l’asincronia del viaggiare a velocità luce lasciandosi dietro il tempo del proprio presente. Perché si viene coinvolti in modo cosciente ma senza scampo nell’arsi scatenata dalla sequenza di accadimenti irrefrenabili che catalizzano un’espansione narrativa, visiva ed emotiva che al suo culmine implode nell’immenso, e pacificata nella sua catarsi residuale lascia tutto il silenzio del cosmo per riassorbire quanto è stato esposto, quanto resta alla fine di tutto il tempo che hai conosciuto e che adesso se n’è andato per sempre con tutto quello che era il tuo mondo, lasciandosi dietro soltanto la certezza dell’addio cui tu solo sopravvivi.
La regia è la diretta antecedente di "Evangelion", il quale, sviluppatosi proprio a partire dalle direttrici di Gunbuster, esteticamente ha molto poco in comune e decisamente molto di più – ed è molto oltre – in termini di unicità visivo-concettuale rispetto a questi sei OAV. Ma Eva è debitore di tanto nei confronti di "Top Wo Nerae!", dal taglio ad alcune tematiche, persino nelle caratteristiche dei suoi protagonisti e in un gusto scenico che è diventato icona. Questo non lo si può negare, ed è proprio ciò che intendo quando affermo che cercando la sua strada Anno ha fatto scuola, e storia – ha fatto Animazione.
Animazione che in Gunbuster è pregevole, ha i suoi anni ma se li porta dietro con dignità, senza troppe sbavature, godibile anche adesso e in grado di stare al fianco di produzioni più recenti. Discorso un po’ diverso per i colori e il mecha design, i primi dalle tinte a volte un po’ eccessive, un po’ troppo pink shock, il secondo piuttosto goffo nelle Machine standard, strambo nelle astronavi, forse anche barocco ed esagerato nel Gunbuster vero e proprio. Gli interni stessi sono ondivaghi, alcuni molto ispirati e molto evocativi di certa fantascienza d’altissimo livello, altri piuttosto scialbi e sottotono. Gli scenari spaziali invece sono dei veri e propri affreschi galattici che avvolgono le scene con coltri di stelle e aloni di suggestione cosmica e riempiono in modo smodato, quasi insostenibile, la bellezza e la potenza di alcuni frangenti decisivi, i quali sono arricchiti dalle splendide luci e dalle grandiose musiche orchestrali di Kouhei Tanaka. Musiche che, arrangiate con una sensibilità sensazionale per potenza e varietà, enfatizzano il tutto oltre ogni modo innalzando fino al suo massimo la già grande intensità che permea le immagini e le azioni.
Da parte sua, il character design di Haruhiko Mikimoto e Yoshiyuki Sadamoto, molto semplice ma espressivo, raffigura alla perfezione tutti i protagonisti, perché formalizza la gioventù in divenire e insicura di Noriko nei suoi piccoli atteggiamenti, nei suoi tentennamenti esteriori che fanno il paio a quelli psicologici, e fotografa bene la durezza paternale e l’amarezza vissuta del coach Ohta e la femminilità forte e fragile della signorina Kazumi, che è altera a tratti, e sempre più combattuta e sofferta di quanto non appaia.
Gli altri personaggi minori che prendono parte alla scena sono tutti caratterizzati con piccoli tocchi incisivi, con piccoli dettagli che rendono ognuno particolare e presente, si tratti di Jung Freud (un nome molto significativo per inquadrare quali siano stati gli intenti speculativi degli sceneggiatori Yamaga, Tsurumaki, Okada e Anno) o di Kimiko, tratteggiate entrambe, sia al di fuori che soprattutto interiormente, in modo affatto personale e completo. Sconcertante invece la figurazione dei mostri spaziali, i quali non somigliano a niente di quanto mai visto nella fantascienza e non solo: essi sono finalmente figure aliene originali al più alto grado, estranee a qualsiasi morfologia terrestre e frutto di uno sforzo creativo tanto unico quanto riuscito. Inoltre i mostri portano con sé un enigma oscuro materializzatosi nel frangente di una domanda terribile e lucidissima che forse molti oggi dovrebbero fare propria.
I contenuti che si muovono paralleli all’intreccio sono poi fra i più profondi, e al principio niente avrebbe fatto supporre che quelle scenette già banali persino negli anni ’80, quelle rivalità tanto noiose, insulse e prevedibili e quelle scivolate di nudi spesso troppo vistosi e gratuiti si sarebbero evolute in quel dramma della sfera esistenziale nel suo senso più puro, ovvero nella crescita fatta di dolore e perdite continue. E andando avanti, venendo fagocitati dalla tensione crescente ci si accorge di quanto la situazione si sia incupita, di quanto il buio dello spazio sia ignoto e terrificante e di cosa comporti l’asincronia del viaggiare a velocità luce lasciandosi dietro il tempo del proprio presente. Perché si viene coinvolti in modo cosciente ma senza scampo nell’arsi scatenata dalla sequenza di accadimenti irrefrenabili che catalizzano un’espansione narrativa, visiva ed emotiva che al suo culmine implode nell’immenso, e pacificata nella sua catarsi residuale lascia tutto il silenzio del cosmo per riassorbire quanto è stato esposto, quanto resta alla fine di tutto il tempo che hai conosciuto e che adesso se n’è andato per sempre con tutto quello che era il tuo mondo, lasciandosi dietro soltanto la certezza dell’addio cui tu solo sopravvivi.
Sarò franco: la prima impressione che mi fece "Gunbuster" fu abbastanza deludente. Probabilmente avevo la mente offuscata dagli standard qualitativi delle produzioni Gainax più recenti, nonchè dallo splendido risultato del lungometraggio che ha lanciato lo studio, ovvero "Le ali di Honneamise". Credo fosse assolutamente normale quindi che "Gunbuster" mi sembrasse un titolo alquanto datato, tanto nell'aspetto quanto nelle intenzioni, anche per via di qualche squilibrio delle due parti dell'OAV: i primi tre episodi, nonostante li abbia rivalutati col senno di poi, si piazzano leggermente più in basso rispetto ai tre finali, siccome storia e tematiche non sono ancora approfondite in sufficenza e la realizzazione tecnica è un po' altalenante. Solo nella sua ultima parte, Gunbuster raggiungerà quei picchi di drammaticità, di accuratezza e di visionarieta che poi gli conferiranno la sua inattaccabile fama.
In ogni caso, senza alcun dubbio questa è una produzione che ha segnato la storia degli anime, non tanto perchè rappresenta l'esordio registico di Hideaki Anno (che raggiungerà la sua dimensione ideale solo con "Nadia"), ma perchè nell' ormai lontano '89 uno neonato studio di animazione chiamato Gainax, con soltanto un lungometraggio rivelatosi un flop all'attivo, stava per cambiare ogni cosa per sempre. Gunbuster è il primo, vividissimo esempio di una strabiliante serie di titoli che d'ora in poi pescheranno a piene mani da tutte le costanti della "vecchia" animazione giapponese, per farle evolvere in una dimensione tormentata ed intimista, e poi proiettarle in un'ottica modernissima e spiazzante.
All'inizio potreste pensare di trovarvi di fronte a un anime di robottoni e ragazze in bikini, ma Gunbuster va ben oltre l'estetica del fanservice, con impressionante maturità esamina le tempeste nell'animo umano scosso da difficoltà che paiono insormontabili, di relazioni personali spezzate a causa di viaggi a velocità sub-luce, con conseguente sfasamento di periodi temporali, senza però perdere la speranza. Un processo di maturazione che coinvolge in particolare la protagonista Noriko, imbranata "figlia della disfatta" all'inizio, e persona responsabile e adulta al termine del suo viaggio, in uno dei finali più belli ed emozionanti che siano mai stati concepiti.
Come ho detto prima, la realizzazione tecnica ha i suoi anni, ma ancora oggi è di buona fattura, con una riguardevole fluidità dei movimenti, un mecha desing robusto e massiccio, e splendidi fondali. Di buona fattura è anche la colonna sonora, specie nei brani tensivi utilizzati durante le battaglie. L'edizione italiana della Dynit è veramente lodevole: dato il problema della perdita dei master originali, l'audio è in giapponese sottotitolato, in più sono presenti numerose schede informativi, una mini-serie di corti dedicati agli aspetti scientifici dell'anime (diretta da Kazuya Tsurumaki) e altri contenuti speciali. In tutto sono due DVD con sei episodi ciasciuno, reperibili a buon prezzo.
In conclusione, questa è una produzione inmprescindibile per ogni buon appassionato Gainax, nonchè uno di quei lavori che ognuno dovrebbe vedere almeno una volta, per lasciarsi catturare dalla sua struggente ed illuminante poetica.
In ogni caso, senza alcun dubbio questa è una produzione che ha segnato la storia degli anime, non tanto perchè rappresenta l'esordio registico di Hideaki Anno (che raggiungerà la sua dimensione ideale solo con "Nadia"), ma perchè nell' ormai lontano '89 uno neonato studio di animazione chiamato Gainax, con soltanto un lungometraggio rivelatosi un flop all'attivo, stava per cambiare ogni cosa per sempre. Gunbuster è il primo, vividissimo esempio di una strabiliante serie di titoli che d'ora in poi pescheranno a piene mani da tutte le costanti della "vecchia" animazione giapponese, per farle evolvere in una dimensione tormentata ed intimista, e poi proiettarle in un'ottica modernissima e spiazzante.
All'inizio potreste pensare di trovarvi di fronte a un anime di robottoni e ragazze in bikini, ma Gunbuster va ben oltre l'estetica del fanservice, con impressionante maturità esamina le tempeste nell'animo umano scosso da difficoltà che paiono insormontabili, di relazioni personali spezzate a causa di viaggi a velocità sub-luce, con conseguente sfasamento di periodi temporali, senza però perdere la speranza. Un processo di maturazione che coinvolge in particolare la protagonista Noriko, imbranata "figlia della disfatta" all'inizio, e persona responsabile e adulta al termine del suo viaggio, in uno dei finali più belli ed emozionanti che siano mai stati concepiti.
Come ho detto prima, la realizzazione tecnica ha i suoi anni, ma ancora oggi è di buona fattura, con una riguardevole fluidità dei movimenti, un mecha desing robusto e massiccio, e splendidi fondali. Di buona fattura è anche la colonna sonora, specie nei brani tensivi utilizzati durante le battaglie. L'edizione italiana della Dynit è veramente lodevole: dato il problema della perdita dei master originali, l'audio è in giapponese sottotitolato, in più sono presenti numerose schede informativi, una mini-serie di corti dedicati agli aspetti scientifici dell'anime (diretta da Kazuya Tsurumaki) e altri contenuti speciali. In tutto sono due DVD con sei episodi ciasciuno, reperibili a buon prezzo.
In conclusione, questa è una produzione inmprescindibile per ogni buon appassionato Gainax, nonchè uno di quei lavori che ognuno dovrebbe vedere almeno una volta, per lasciarsi catturare dalla sua struggente ed illuminante poetica.
Gunbuster è sicuramente un cult. Immagino come rimasero le persone alla sua prima visione nel lontano 1989. E' un vero capolavoro. Anche se mi sono avvicinato da poco alla fantascienza, sono rimasto subito colpito dalla bellezza di questo titolo. Una trama fantastica, che anche in soli sei OAV riesce a prenderti moltissimo e a farti affezionare ai personaggi, tutti descritti egregiamente. I disegni e le animazioni sono veramente di alto livello per l'epoca; le colonne sonore sono affascinanti e intonate alla storia. La cosa che non mi è piaciuta è stata la scelta di fare l'ultima puntata in bianco e nero. Secondo me non ci stava per niente. Per il resto è assolutamente da avere il box con i due Dvd sopra la mensola della propria camera.
Probabilmente uno dei capolavori della Gainax quando agli albori della sua storia aveva in ogni caso già raggiunto il prestigio che ora tutti gli riservano.
Ho letto più di una volta critiche alla grande casa d'animazione giapponese riguardo al fatto che col passare del tempo sia peggiorata e i suoi prodotti siano diventati semplici strumenti a scopo di lucro e privi d'anima o in ogni caso di livello nettamente inferiore a quelli del passato, ma secondo me non è così. Potremmo confrontare Gunbuster con Tengen Toppa Gurren Lagann, opere distanti da loro circa una trentina d'anni, eppure sono due anime semplicemente splendidi, divertenti e drammatici, tanto da somigliarsi incredibilmente sia per i contenuti che per la qualità (personalmente preferisco il secondo). Si deve accettare il fatto che col tempo le cose cambino e ammetto che la Gainax abbia preso una strada fin troppo commerciale rispetto a prima, ma è la normale evoluzione delle cose in quest'epoca. Se si osserva Gunbuster attentamente ci si accorge di come sia stato uno dei veri antesignani del genere robotico, e come, ancora una volta, la Gainax abbia introdotto dei canoni particolari nel mondo dell'animazione che ben presto avrebbero seguito tutti.
Gunbuster narra la storia di una ragazzina di un comandante spaziale morto sul campo di battaglia, che per vendicare il padre decide di arruolarsi in questo futuristico esercito stellare che difende la terra dall'attacco di mostruose creature aliene. è un futuro a tratti classico, una classica guerra con extraterrestri e classiche battaglie spaziali coi robot, roba che negli anni settanta era all'ordine del giorno, ma per l'ennesima volta, a riprova che la Gainax non è mai stata una casa come le altre e che il grande Anno (ideatore di Eva) sia stato probabilmente il più abile e talentuoso regista d'animazione, Gunbuster stravolge e dona un senso di realtà tangibile e fisica alle fantasie spaziali dei cartoni animati degli anni ottanta. in un'epoca dominata da mazinga, daitarn 3 e tutta la nota schiera di altri robots comandati da supereroi indistruttibili e infallibili, Gunbuster tratta queste componenti quasi scontate, come un cliché da prassi, in maniera realistica e fisicamente plausibile, sottolineando la difficoltà dei movimenti che può avere un novellino alla guida di un mezzo meccanico di proporzioni enormi come i robots presenti in questa storia; aggiunge un tasso di drammaticità e tensione mai visti prima, e praticamente inventa il tanto a noi noto fan service, introducendo la curiosa quanto bizzarra trovata del Gainax bounce (i seni della protagonista che rimbalzano per i movimenti improvvisi del corpo). Potremmo dire che anche questa sorta di antenato del fan service fu ben diverso rispetto a quello che si vede negli anime odierni, che è fine a sè stesso. in Gunbuster tutto serve a creare un sapiente mosaico che fa divertire, trepidare, preoccupare e trasalire lo spettatore, e sebbene siano solo 6 episodi, l'evoluzione della trama è a dir poco splendida, così come il finale struggente e indimenticabile.
Anche per l'aspetto tecnico non c'è niente da dire: se si conta quando è stato realizzato, pare davvero ineccepibile, con un chara design davvero bello e delle animazioni sia per le parti meccaniche che quelle fisiche in perfetta relazione alla fisica del mondo reale. La Gainax cerca di dare finalmente un senso e delle conseguenze all'utilizzo di strumenti del genere e alle situazioni di battaglia nello spazio, e addirittura arriva a trattare la teoria della relatività nello spazio tempo nell'ultima spettacolare puntata.
è un anime che rispecchia la determinazione e l'abnegazione per raggiungere lo scopo, caratteristiche tanto care ai giapponesi che sottolineano il sacrificio disposto a compiere pur di agguantare ciò che si brama. Semplicemente stupendo.
Ho letto più di una volta critiche alla grande casa d'animazione giapponese riguardo al fatto che col passare del tempo sia peggiorata e i suoi prodotti siano diventati semplici strumenti a scopo di lucro e privi d'anima o in ogni caso di livello nettamente inferiore a quelli del passato, ma secondo me non è così. Potremmo confrontare Gunbuster con Tengen Toppa Gurren Lagann, opere distanti da loro circa una trentina d'anni, eppure sono due anime semplicemente splendidi, divertenti e drammatici, tanto da somigliarsi incredibilmente sia per i contenuti che per la qualità (personalmente preferisco il secondo). Si deve accettare il fatto che col tempo le cose cambino e ammetto che la Gainax abbia preso una strada fin troppo commerciale rispetto a prima, ma è la normale evoluzione delle cose in quest'epoca. Se si osserva Gunbuster attentamente ci si accorge di come sia stato uno dei veri antesignani del genere robotico, e come, ancora una volta, la Gainax abbia introdotto dei canoni particolari nel mondo dell'animazione che ben presto avrebbero seguito tutti.
Gunbuster narra la storia di una ragazzina di un comandante spaziale morto sul campo di battaglia, che per vendicare il padre decide di arruolarsi in questo futuristico esercito stellare che difende la terra dall'attacco di mostruose creature aliene. è un futuro a tratti classico, una classica guerra con extraterrestri e classiche battaglie spaziali coi robot, roba che negli anni settanta era all'ordine del giorno, ma per l'ennesima volta, a riprova che la Gainax non è mai stata una casa come le altre e che il grande Anno (ideatore di Eva) sia stato probabilmente il più abile e talentuoso regista d'animazione, Gunbuster stravolge e dona un senso di realtà tangibile e fisica alle fantasie spaziali dei cartoni animati degli anni ottanta. in un'epoca dominata da mazinga, daitarn 3 e tutta la nota schiera di altri robots comandati da supereroi indistruttibili e infallibili, Gunbuster tratta queste componenti quasi scontate, come un cliché da prassi, in maniera realistica e fisicamente plausibile, sottolineando la difficoltà dei movimenti che può avere un novellino alla guida di un mezzo meccanico di proporzioni enormi come i robots presenti in questa storia; aggiunge un tasso di drammaticità e tensione mai visti prima, e praticamente inventa il tanto a noi noto fan service, introducendo la curiosa quanto bizzarra trovata del Gainax bounce (i seni della protagonista che rimbalzano per i movimenti improvvisi del corpo). Potremmo dire che anche questa sorta di antenato del fan service fu ben diverso rispetto a quello che si vede negli anime odierni, che è fine a sè stesso. in Gunbuster tutto serve a creare un sapiente mosaico che fa divertire, trepidare, preoccupare e trasalire lo spettatore, e sebbene siano solo 6 episodi, l'evoluzione della trama è a dir poco splendida, così come il finale struggente e indimenticabile.
Anche per l'aspetto tecnico non c'è niente da dire: se si conta quando è stato realizzato, pare davvero ineccepibile, con un chara design davvero bello e delle animazioni sia per le parti meccaniche che quelle fisiche in perfetta relazione alla fisica del mondo reale. La Gainax cerca di dare finalmente un senso e delle conseguenze all'utilizzo di strumenti del genere e alle situazioni di battaglia nello spazio, e addirittura arriva a trattare la teoria della relatività nello spazio tempo nell'ultima spettacolare puntata.
è un anime che rispecchia la determinazione e l'abnegazione per raggiungere lo scopo, caratteristiche tanto care ai giapponesi che sottolineano il sacrificio disposto a compiere pur di agguantare ciò che si brama. Semplicemente stupendo.
Ho finito di vedere quest'anime solo da pochissimo, senza la veste seminnovativa e ammaliante che indossava al tempo della sua uscita, quegli anni '80 dove Gundam impartiva le prime lezioni senza però aver ancora fatto scuola, quelli in cui il mecha anime tipico prevedeva una trama diluita (talvolta ridotta proprio all'osso e con una narrazione scontata) all'interno di una serie di episodi spesso autoconclusivi con un robottone invincibile.
Gunbuster nell'anno del suo rilascio si collocava esattamente tra il tipico anime robotico sopradescritto e l'opera di Yoshiyuki Tomino, cercando forse di non scontentare nessuno: ecco quindi il classico super robot e l'antefatto banale degli alieni che vogliono attaccare la Terra, ma anche una trama in lenta ma continua evoluzione, dagli esiti tutt'altro che scontatti e un robot soìo in grado di spazzare via i nemici ma se non altro non invincibile e che non domina la scena, il tutto condito da un leggero ma del tutto fuoriluogo fanservice.
Appurate (in maniera abbastanza sintetica) le caratteristiche principali di Gunbuster, agli occhi di chi come me l'ha visto la prima volta in questo mese di aprile 2009, questo anime targato Gainax non ha esercitato alcun fascino per chi ha visto quell'immenso capolavoro di Gurren Lagann (altra produzione Gainax) e vari mecha robot di buono e grande valore.
I primi due episodi sono abbastanza inconsistenti e mi avevano quasi indotto ad interrompere il cartone. Le uniche ragioni che mi hanno convinto a continuare a seguirlo sono i pareri complessivamente positivi provenienti dal web (ovviamente incluso Animeclick) e perchè si tratta pur sempre di un'opera Gainax che vent'anni fa aveva fatto parlare di sè. Fortunatamente dal terzo episodio le cose migliorano enormemente, toccando un picco assieme al quarto per poi subire un piccolo calo avanzando verso la parte finale (ma l'epilogo è tutto sommato soddisfacente).
Il mio consiglio è perciò quello di vederlo perchè è comunque un anime storico, tenendo bene a mente che non bisogna aspettarsi una trama di grande spessore (ma comunque di discreta qualità) ed elementi speciali che mantengono un alone di unicità anche a distanza di anni, perchè Gunbuster oggi di unico non ha nulla. Il 6 forse è una valutazione severa ma non avrei lesinato a dare un giudizio migliore se tutti gli episodi fossero stati al livello del terzo e del quarto.
Gunbuster nell'anno del suo rilascio si collocava esattamente tra il tipico anime robotico sopradescritto e l'opera di Yoshiyuki Tomino, cercando forse di non scontentare nessuno: ecco quindi il classico super robot e l'antefatto banale degli alieni che vogliono attaccare la Terra, ma anche una trama in lenta ma continua evoluzione, dagli esiti tutt'altro che scontatti e un robot soìo in grado di spazzare via i nemici ma se non altro non invincibile e che non domina la scena, il tutto condito da un leggero ma del tutto fuoriluogo fanservice.
Appurate (in maniera abbastanza sintetica) le caratteristiche principali di Gunbuster, agli occhi di chi come me l'ha visto la prima volta in questo mese di aprile 2009, questo anime targato Gainax non ha esercitato alcun fascino per chi ha visto quell'immenso capolavoro di Gurren Lagann (altra produzione Gainax) e vari mecha robot di buono e grande valore.
I primi due episodi sono abbastanza inconsistenti e mi avevano quasi indotto ad interrompere il cartone. Le uniche ragioni che mi hanno convinto a continuare a seguirlo sono i pareri complessivamente positivi provenienti dal web (ovviamente incluso Animeclick) e perchè si tratta pur sempre di un'opera Gainax che vent'anni fa aveva fatto parlare di sè. Fortunatamente dal terzo episodio le cose migliorano enormemente, toccando un picco assieme al quarto per poi subire un piccolo calo avanzando verso la parte finale (ma l'epilogo è tutto sommato soddisfacente).
Il mio consiglio è perciò quello di vederlo perchè è comunque un anime storico, tenendo bene a mente che non bisogna aspettarsi una trama di grande spessore (ma comunque di discreta qualità) ed elementi speciali che mantengono un alone di unicità anche a distanza di anni, perchè Gunbuster oggi di unico non ha nulla. Il 6 forse è una valutazione severa ma non avrei lesinato a dare un giudizio migliore se tutti gli episodi fossero stati al livello del terzo e del quarto.
Con quest’opera Anno si riconferma nell’Olimpo dell’Animazione: non pago del capolavoro assoluto dell’animazione giapponese (Evangelion se non si fosse capito), presenta nel suo catalogo anche questa meravigliosa serie di 6 OAV (in realtà sarebbe il contrario, essendo GunBuster precedente a Eva, ma io ho visto prima Eva e solo recentemente GunBuster).
Fermandosi solo ai primi episodi non si riesce a scorgere appieno la potenza e la genialità di quest’anime che risulta, seppur a mio avviso godibilissimo fin da subito, come un anime di stampo classico e che a qualcuno potrebbe dare una sensazione di ‘già visto’. In ogni caso, che si apprezzi o meno l’inizio, sarebbe un grave errore smettere di vederlo prima della fine, d'altronde sono solo 150 minuti, non è una serie da 200 episodi, per cui non costa niente vederselo tutto: se poi a visione conclusa non vi sarà piaciuto, pazienza, avrete sprecato solo 2 ore del vostro tempo, e in più la vostra opposizione a quest’anime varrà di più potendo voi giudicare l’intera serie e non solo l’incipit.
La struttura degli episodi è gerarchica e autoconclusiva: ogni episodio è caratterizzato da una minitrama che inizia, si evolve e giunge a conclusione in quello stesso episodio; questa divaricazione viene presentata anche con cambi di locazione o tramite balzi temporali, che rendono ben distinguibili i singoli episodi dagli altri. Non pensate però ora che sia solo un insieme di episodi autoconclusivi slegati tra loro, è presente anche una Trama che si sviluppa nel proseguo di tutti gli episodi, unendo tra loro le minitrame singole e aggiungendo spessore alle stesse nel rapporto con le altre. Questa gerarchia degli episodi è dovuta anche dall’aumento esponenziale della potenza espressiva dell’episodio successivo rispetto al precedente, causa anche del poco apprezzamento da parte di molti dei primi episodi…superata metà serie, inizierete a chiedervi se le vicende narrate nel primo episodio facciano davvero parte del medesimo anime che state vedendo in questo momento. Per cui dopo un 4° e 5° episodio paurosamente belli, si giungerà infine al sesto e ultimo episodio, sul quale è giusto soffermarsi un attimo: bisogna innanzi tutto premettere che è stato realizzato interamente in bianco e nero e 4:3 letterbox. Non essendone a conoscenza, la prima volta ne rimasi notevolmente sorpreso, e il mio primo pensiero (“Oddio non dirmi che avevano finito i soldi anche qui come in Eva”) non fu positivo. Temendo in un errore del mio DVD o della mia tv proseguii, ma abituatomi alla novità mi godetti appieno anche l’ultimo episodio, e a un certo punto uno dei personaggi disse una frase che rese la scelta cromatica adottata comprensibile e anzi geniale. Cosi mi immersi completamente in questo ultimo episodio, drammaticamente sublime, e sicuramente uno dei migliori episodi che io abbia mai visto in un anime, fino alla conclusione finale, di una potenza emotiva straordinaria, anch’essa una delle migliori di sempre. Insomma lode eterna a GunBuster!
Passiamo ora a un <b>analisi più tecnica</b>: eccellente il chara: Haruhiko Mikimoto ha superato se stesso in quest’opera; senza di lui Noriko, la signorina e tutti gli altri personaggi avrebbero perso metà della loro bellezza (e vedendo poi Diebuster, dell’altrettanto bravo Sadamato non posso che ringraziare la Gainax per la scelta di Mikimoto); e il mecha non è da meno. Il GunBuster è uno spettacolo allo stato puro, specialmente nei combattimenti.
Encomiabile anche la regia del Sommo Anno: finalmente un anime che segue quasi completamente le leggi della fisica: abbiamo quindi movimento realistici sia dei robot sia degli esseri umani, e una gestione ottimale dei combattimenti spaziali tra robot, per tacere infine delle ottime espressioni facciali per rappresentare le emozioni dei personaggi.
Su questi due aspetti devo aggiungere qualcosa: per quanto riguarda il realismo del movimento del corpo umano non si può non citare il Gainax Bounce: nonostante fosse già stato sperimentato da Nagai, viene ufficialmente riconosciuta la sua creazione alla Gainax grazie a questa serie. Per chi non lo sapesse il Gainax Bounce è il movimento ondulatorio e sussultorio del seno femminile, progenitore del fanservice attuale; se usato in modo sapiente, come in questo caso, diventa un punto di forza non indifferente dell’opera e del personaggio (per una visione di una scena consiglio <a href="http://www.animeclick.it/prove/upload/img/News6331.gif">questo link</a>). E mai come in questa serie il fanservice diviene un punto di forza e non un sintomo di mancanza di idee come negli anime attuali (d'altronde, di fanservice ce n’è persino in Eva :) ). Inoltre la sua presenza è perfettamente coerente con la “regia fisica” attuata per quest’anime.
L’altro aspetto di cui tenere conto è l’estremo rispetto per le leggi della fisica con cui è stato realizzata questa serie: non solo non vedremo più improbabili treni solcare galassie senza che queste venissero distrutte o Robot enormi che si distruggerebbero anziché riuscire ad agganciarsi in volo, ma gli accenni alla fisica non newtoniana e alle teorie relativistice e quantistice, per giungere anche alle recenti teorie delle stringhe, fanno risaltare un lavoro mai visto prima per un anime.Persino il GunBuster, robottone alto 200 m(più del Daitarn III quindi), si muove e si comporta in modo perfettamente conforme alle leggi della fisica. E cosa più importante, vengono utilizzati in modo sublime il concetto di dilatazione temporale della relatività di Einstein con lo spostamento a velocità luce, reso poi sublime dalla potenza drammatica con cui viene rivestito il “non poter vivere lo stesso tempo delle altre persone”.
E uscendo dall’ambito fisico ed entrando in quello biologico, mi ha estremamente colpito la spiegazione scientifica data alle creature aliene: non voglio spoilerare, ma ha a mio avviso alzato ulteriormente il livello di quest’anime. Dimenticavo: un encomio speciale anche al chara degli alieni: MERAVIGLIOSI!
Una nota tecnica sui DVD: sono quasi contento della mancanza della traccia italiana, avendo apprezzato enormemente il doppiaggio originale, e specialmente le urla in battaglia della protagonista Noriko: DIVINE!
Interessanti anche gli extra, decisamente sopra la media per un edizione italiana, specie se unita al modico prezzo di 15€ per entrambi i DVD. Consigliatissimo l’acquisto, non ve ne pentirete.
Mi pare di aver detto tutto, come si sarà capito sono assolutamente soddisfatto, il voto massimo è ampiamente meritato(forse dovrei considerare che i primi episodi non sono da 10, ma gli ultimi sono almeno da 12/10, quindi non si pone il problema XD).
Inoltre, se ciò non fosse sufficiente, in GunBuster si gettano le basi di quello che sarà poi Shin Seiki Evangelion, ad esempio Jung presenta caratteristiche simili ad Asuka, anche se sarebbe riduttivo definirla un test di prova per la creazione del second children. E si notano somiglianze anche tra Shinji e Noriko, specie per quanto riguarda la loro indecisione e insicurezza iniziali.
Se siete appassionati di animazione DOVETE vederlo, se non lo siete è un ottima occasione per diventarlo…
VEDERE, VEDERE, E RIVEDERE…… E POI RIVEDERE NUOVAMENTE...
Fermandosi solo ai primi episodi non si riesce a scorgere appieno la potenza e la genialità di quest’anime che risulta, seppur a mio avviso godibilissimo fin da subito, come un anime di stampo classico e che a qualcuno potrebbe dare una sensazione di ‘già visto’. In ogni caso, che si apprezzi o meno l’inizio, sarebbe un grave errore smettere di vederlo prima della fine, d'altronde sono solo 150 minuti, non è una serie da 200 episodi, per cui non costa niente vederselo tutto: se poi a visione conclusa non vi sarà piaciuto, pazienza, avrete sprecato solo 2 ore del vostro tempo, e in più la vostra opposizione a quest’anime varrà di più potendo voi giudicare l’intera serie e non solo l’incipit.
La struttura degli episodi è gerarchica e autoconclusiva: ogni episodio è caratterizzato da una minitrama che inizia, si evolve e giunge a conclusione in quello stesso episodio; questa divaricazione viene presentata anche con cambi di locazione o tramite balzi temporali, che rendono ben distinguibili i singoli episodi dagli altri. Non pensate però ora che sia solo un insieme di episodi autoconclusivi slegati tra loro, è presente anche una Trama che si sviluppa nel proseguo di tutti gli episodi, unendo tra loro le minitrame singole e aggiungendo spessore alle stesse nel rapporto con le altre. Questa gerarchia degli episodi è dovuta anche dall’aumento esponenziale della potenza espressiva dell’episodio successivo rispetto al precedente, causa anche del poco apprezzamento da parte di molti dei primi episodi…superata metà serie, inizierete a chiedervi se le vicende narrate nel primo episodio facciano davvero parte del medesimo anime che state vedendo in questo momento. Per cui dopo un 4° e 5° episodio paurosamente belli, si giungerà infine al sesto e ultimo episodio, sul quale è giusto soffermarsi un attimo: bisogna innanzi tutto premettere che è stato realizzato interamente in bianco e nero e 4:3 letterbox. Non essendone a conoscenza, la prima volta ne rimasi notevolmente sorpreso, e il mio primo pensiero (“Oddio non dirmi che avevano finito i soldi anche qui come in Eva”) non fu positivo. Temendo in un errore del mio DVD o della mia tv proseguii, ma abituatomi alla novità mi godetti appieno anche l’ultimo episodio, e a un certo punto uno dei personaggi disse una frase che rese la scelta cromatica adottata comprensibile e anzi geniale. Cosi mi immersi completamente in questo ultimo episodio, drammaticamente sublime, e sicuramente uno dei migliori episodi che io abbia mai visto in un anime, fino alla conclusione finale, di una potenza emotiva straordinaria, anch’essa una delle migliori di sempre. Insomma lode eterna a GunBuster!
Passiamo ora a un <b>analisi più tecnica</b>: eccellente il chara: Haruhiko Mikimoto ha superato se stesso in quest’opera; senza di lui Noriko, la signorina e tutti gli altri personaggi avrebbero perso metà della loro bellezza (e vedendo poi Diebuster, dell’altrettanto bravo Sadamato non posso che ringraziare la Gainax per la scelta di Mikimoto); e il mecha non è da meno. Il GunBuster è uno spettacolo allo stato puro, specialmente nei combattimenti.
Encomiabile anche la regia del Sommo Anno: finalmente un anime che segue quasi completamente le leggi della fisica: abbiamo quindi movimento realistici sia dei robot sia degli esseri umani, e una gestione ottimale dei combattimenti spaziali tra robot, per tacere infine delle ottime espressioni facciali per rappresentare le emozioni dei personaggi.
Su questi due aspetti devo aggiungere qualcosa: per quanto riguarda il realismo del movimento del corpo umano non si può non citare il Gainax Bounce: nonostante fosse già stato sperimentato da Nagai, viene ufficialmente riconosciuta la sua creazione alla Gainax grazie a questa serie. Per chi non lo sapesse il Gainax Bounce è il movimento ondulatorio e sussultorio del seno femminile, progenitore del fanservice attuale; se usato in modo sapiente, come in questo caso, diventa un punto di forza non indifferente dell’opera e del personaggio (per una visione di una scena consiglio <a href="http://www.animeclick.it/prove/upload/img/News6331.gif">questo link</a>). E mai come in questa serie il fanservice diviene un punto di forza e non un sintomo di mancanza di idee come negli anime attuali (d'altronde, di fanservice ce n’è persino in Eva :) ). Inoltre la sua presenza è perfettamente coerente con la “regia fisica” attuata per quest’anime.
L’altro aspetto di cui tenere conto è l’estremo rispetto per le leggi della fisica con cui è stato realizzata questa serie: non solo non vedremo più improbabili treni solcare galassie senza che queste venissero distrutte o Robot enormi che si distruggerebbero anziché riuscire ad agganciarsi in volo, ma gli accenni alla fisica non newtoniana e alle teorie relativistice e quantistice, per giungere anche alle recenti teorie delle stringhe, fanno risaltare un lavoro mai visto prima per un anime.Persino il GunBuster, robottone alto 200 m(più del Daitarn III quindi), si muove e si comporta in modo perfettamente conforme alle leggi della fisica. E cosa più importante, vengono utilizzati in modo sublime il concetto di dilatazione temporale della relatività di Einstein con lo spostamento a velocità luce, reso poi sublime dalla potenza drammatica con cui viene rivestito il “non poter vivere lo stesso tempo delle altre persone”.
E uscendo dall’ambito fisico ed entrando in quello biologico, mi ha estremamente colpito la spiegazione scientifica data alle creature aliene: non voglio spoilerare, ma ha a mio avviso alzato ulteriormente il livello di quest’anime. Dimenticavo: un encomio speciale anche al chara degli alieni: MERAVIGLIOSI!
Una nota tecnica sui DVD: sono quasi contento della mancanza della traccia italiana, avendo apprezzato enormemente il doppiaggio originale, e specialmente le urla in battaglia della protagonista Noriko: DIVINE!
Interessanti anche gli extra, decisamente sopra la media per un edizione italiana, specie se unita al modico prezzo di 15€ per entrambi i DVD. Consigliatissimo l’acquisto, non ve ne pentirete.
Mi pare di aver detto tutto, come si sarà capito sono assolutamente soddisfatto, il voto massimo è ampiamente meritato(forse dovrei considerare che i primi episodi non sono da 10, ma gli ultimi sono almeno da 12/10, quindi non si pone il problema XD).
Inoltre, se ciò non fosse sufficiente, in GunBuster si gettano le basi di quello che sarà poi Shin Seiki Evangelion, ad esempio Jung presenta caratteristiche simili ad Asuka, anche se sarebbe riduttivo definirla un test di prova per la creazione del second children. E si notano somiglianze anche tra Shinji e Noriko, specie per quanto riguarda la loro indecisione e insicurezza iniziali.
Se siete appassionati di animazione DOVETE vederlo, se non lo siete è un ottima occasione per diventarlo…
VEDERE, VEDERE, E RIVEDERE…… E POI RIVEDERE NUOVAMENTE...
Mi sono avvicinato a quest'anime per via del numero di recensioni positive che ho letto, però l'anime a mio parere non è stato eccelso.
Infatti supera di poco la sufficienza, specialmente per via dei primi 2 episodi che fanno venire voglia di concluderne le visione, (come altri hanno fatto notare nei loro pareri).
Considerando l'anno di produzione il chara è nella media, le musiche non sono eccezionali, le animazioni nella media dell'epoca, discutibile invece la scelta del bianco e nero dell'ultimo OAV.
Per via dei pochi episodi a disposizione mi sembra che la narrazione abbia dei "salti" troppo repentini in avanti. Negli ultimi OAV sembra di vedere un po' un armageddon (non mi riferisco a nessun film/anime in particolare ma solo ad un discorso di fine del mondo) quasi senza pari per la numerosità inverosimile di nemici e quant'altro (anche qui scarna qualsiasi info al riguardo) che mi ha ricordato un pochino Gurren-Lagann, anche se quest'ultimo è totalmente diverso.
Insomma alla fine nulla di speciale, anche i sub (come al solito nei dvd italiani) non sono eccelsi.
La cosa che mi è piaciuta moltissimo invece è stato il robot. Considerando l'anno di produzione mi è veramente piaciuto si il mecha che la combinazione delle macchine.
Infatti il nome Gunbuster lo conoscevo per via del modellino prodotto da bandai, tra l'altro molto ben fatto, un vero gioiello.
Che dire un sette proprio sforzandomi molto ma non di più.
Ora sto visionando diebuster (sarebbe uno pseudo seguito, credo) ed il primo episodio non mi ha detto veramente nulla, ma questo farà parte della prossima recensione ;)
Infatti supera di poco la sufficienza, specialmente per via dei primi 2 episodi che fanno venire voglia di concluderne le visione, (come altri hanno fatto notare nei loro pareri).
Considerando l'anno di produzione il chara è nella media, le musiche non sono eccezionali, le animazioni nella media dell'epoca, discutibile invece la scelta del bianco e nero dell'ultimo OAV.
Per via dei pochi episodi a disposizione mi sembra che la narrazione abbia dei "salti" troppo repentini in avanti. Negli ultimi OAV sembra di vedere un po' un armageddon (non mi riferisco a nessun film/anime in particolare ma solo ad un discorso di fine del mondo) quasi senza pari per la numerosità inverosimile di nemici e quant'altro (anche qui scarna qualsiasi info al riguardo) che mi ha ricordato un pochino Gurren-Lagann, anche se quest'ultimo è totalmente diverso.
Insomma alla fine nulla di speciale, anche i sub (come al solito nei dvd italiani) non sono eccelsi.
La cosa che mi è piaciuta moltissimo invece è stato il robot. Considerando l'anno di produzione mi è veramente piaciuto si il mecha che la combinazione delle macchine.
Infatti il nome Gunbuster lo conoscevo per via del modellino prodotto da bandai, tra l'altro molto ben fatto, un vero gioiello.
Che dire un sette proprio sforzandomi molto ma non di più.
Ora sto visionando diebuster (sarebbe uno pseudo seguito, credo) ed il primo episodio non mi ha detto veramente nulla, ma questo farà parte della prossima recensione ;)
Indimenticabile!
E' stata la mia prima reazione quando ho finito di vedere questo splendido anime di fine anni '80 in cui Hideaki Hanno e la Gainax gettano le basi per quello che sarà Evangelion.
La trama è relativa ... non fermatevi ai primi due episodi e andate avanti: la trasformazione interiore dell'eroina è da manuale anche se per ragioni di spazio-tempo forse troppo accelerata; ma quel che mi ha lasciato senza parole è la poesia dello scorrere del tempo e la malinconia con cui viene raccontata. Non una malinconia disperata ma esistenziale: la vita è così e la protagonista, e non solo lei, ogni volta che si lancia a velocità luce sa che lo spazio la priverà di qualcosa ... persino dei ricordi.
Il finale è infine da cineteca, uno dei massimi esempi di poesia mai apparsi sui nostri televisori.
DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE.
E' stata la mia prima reazione quando ho finito di vedere questo splendido anime di fine anni '80 in cui Hideaki Hanno e la Gainax gettano le basi per quello che sarà Evangelion.
La trama è relativa ... non fermatevi ai primi due episodi e andate avanti: la trasformazione interiore dell'eroina è da manuale anche se per ragioni di spazio-tempo forse troppo accelerata; ma quel che mi ha lasciato senza parole è la poesia dello scorrere del tempo e la malinconia con cui viene raccontata. Non una malinconia disperata ma esistenziale: la vita è così e la protagonista, e non solo lei, ogni volta che si lancia a velocità luce sa che lo spazio la priverà di qualcosa ... persino dei ricordi.
Il finale è infine da cineteca, uno dei massimi esempi di poesia mai apparsi sui nostri televisori.
DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE.
Sarebbe un 9,5
Capolavoro è dire poco.
I più banali clichè della fantascienza trasformati in una storia sofferta e avvincente.
Personaggi-macchietta che diventano persone a tutto tondo.
Persino il fan-service ha un suo ruolo, e non è banale.
Il finale in bianco e nero serve a riscrivere la storia, o meglio a cambiare la sua stessa chiave di lettura.
Hideaki Anno, con una genialata delle sue, porta il mezzo espressivo a sua disposizione (l'anime) alle estreme conseguenze, privandolo del suo impatto grafico per fare risaltare per contrasto i momenti più drammatici. Usando il bianco e nero, Anno ricolloca consapevolmente la sua opera: da anime, la eleva a "classico".
P.S. unica nota stonata, in un apparato di tanta documentazione scientifica: i raggi laser sono come al solito visibili, anche se ciò è scorretto. Bisognerà aspettare Evangelion per vedere anche questo particolare finalmente a posto.
Capolavoro è dire poco.
I più banali clichè della fantascienza trasformati in una storia sofferta e avvincente.
Personaggi-macchietta che diventano persone a tutto tondo.
Persino il fan-service ha un suo ruolo, e non è banale.
Il finale in bianco e nero serve a riscrivere la storia, o meglio a cambiare la sua stessa chiave di lettura.
Hideaki Anno, con una genialata delle sue, porta il mezzo espressivo a sua disposizione (l'anime) alle estreme conseguenze, privandolo del suo impatto grafico per fare risaltare per contrasto i momenti più drammatici. Usando il bianco e nero, Anno ricolloca consapevolmente la sua opera: da anime, la eleva a "classico".
P.S. unica nota stonata, in un apparato di tanta documentazione scientifica: i raggi laser sono come al solito visibili, anche se ciò è scorretto. Bisognerà aspettare Evangelion per vedere anche questo particolare finalmente a posto.
Devo ammettere che i primi 2 episodi mi hanno quasi fatto passare la voglia di continuare. Ma per fortuna son riuscito a guardarlo tutto. Ma perchè "per fortuna"? Beh, direi che la fortuna consista nel fatto che abbia potuto apprezzare uno dei finali più belli dell'animazione nipponica.
Ma presenta anche aspetti negativi come l'aver un po' banalizzato la teoria della relatività di Eistein. Magari fosse tutto così semplice e lineare...
Un'altra cosa che non mi è piaciuta è la scelta del bianco e nero per l'ultimo episodio. Concordo con Zelgadis sul fatto che ciò rende difficoltosa e impegnativa la visione di alcune scene.
Detto ciò, è un anime imperdibile per tutti gli appassionati.
Quando la Gainax era una casa di produzione seria produceva anime come questo Gunbuster e come Le ali di Honneamise.
Anche se il genere robotico non è tra i miei preferiti questa è una serie di OAV che ho davvero apprezzato. Giusto un paio di cose non mi hanno convinto appieno: in alcuni punti la trama sembra accellerare troppo quando invece si ha l'impressione che potrebbe essere approfondita.
L'ultimo episodio è stato realizzato (appositamente) in bianco e nero, una scelta decisamente incomprensibile visto che ciò rende difficoltosa la visione di alcune scene.
Imperdonabile poi da parte della Gainax la perdita del master originale.
Il finale è bellissimo e struggente, tra i più belli che abbia mai visto in un prodotto d'animazione.
Anche se il genere robotico non è tra i miei preferiti questa è una serie di OAV che ho davvero apprezzato. Giusto un paio di cose non mi hanno convinto appieno: in alcuni punti la trama sembra accellerare troppo quando invece si ha l'impressione che potrebbe essere approfondita.
L'ultimo episodio è stato realizzato (appositamente) in bianco e nero, una scelta decisamente incomprensibile visto che ciò rende difficoltosa la visione di alcune scene.
Imperdonabile poi da parte della Gainax la perdita del master originale.
Il finale è bellissimo e struggente, tra i più belli che abbia mai visto in un prodotto d'animazione.
Non mi sprecherò a parlare della trama o della realizzazione tecnica visto che ne hanno gia scritto in altre recensioni probabilmente molto meglio di quello che potrei fare io, vorrei solo poter descrivere le emozioni che mi ha trasmesso Gunbuster e far capire quanto sia eccezionale ma nn mi vengono le parole...
Devo confessare che inizialmente avevo interrotto la visione di questi OAV poco prima della fine del primo episodio, giudicandolo un buon prodotto ma forse un po' troppo leggero e frivolo e solo in seguito ho deciso di riprenderlo in mano costringendomi a guardarlo fino alla fine, spinto più che altro dalle ottime recensioni che avevo letto... Innanzi tutto devo dire che 3 scene dopo il punto in cui mi ero interrotto la prima volta c'è uno splendido combattimento che vale da solo la visione del primo episodio ma certo Gunbuster non si ferma qui; di puntata in puntata la storia si fa sempre più avvincente, sempre più coinvolgente, assumendo toni sempre più drammatici fino al suo culmine, rappresentato dall''OAV 6 dal toccante finale...
Devo confessare che inizialmente avevo interrotto la visione di questi OAV poco prima della fine del primo episodio, giudicandolo un buon prodotto ma forse un po' troppo leggero e frivolo e solo in seguito ho deciso di riprenderlo in mano costringendomi a guardarlo fino alla fine, spinto più che altro dalle ottime recensioni che avevo letto... Innanzi tutto devo dire che 3 scene dopo il punto in cui mi ero interrotto la prima volta c'è uno splendido combattimento che vale da solo la visione del primo episodio ma certo Gunbuster non si ferma qui; di puntata in puntata la storia si fa sempre più avvincente, sempre più coinvolgente, assumendo toni sempre più drammatici fino al suo culmine, rappresentato dall''OAV 6 dal toccante finale...
Si tratta di una delle serie robotiche migliori mai concepite, ottima la storia, il disegno e la caratterizzazione dei pesonaggi.
Dopo una partenza soft, utile per far conoscere i protagonisti ed introdurre gli argomenti, la trama decolla mescolando scontri epici, amore e scene di vita quotidiana, il tutto alterato dal diverso scorrere del tempo per chi resta sulla Terra rispetto a chi viaggia nello spazio. Difficile spiegare come il tutto sia stato fuso in maniera eccellente in così pochi episodi e come l'introspezione psicologica dei personaggi diventi l'elemento cardine degli OAV.. Peccato non poterla avere in italiano, anche se difficilmente si sarebbe raggiunta la qualità del doppiaggio originale.
Una serie che mi sento di consigliare a tutti.
Dopo una partenza soft, utile per far conoscere i protagonisti ed introdurre gli argomenti, la trama decolla mescolando scontri epici, amore e scene di vita quotidiana, il tutto alterato dal diverso scorrere del tempo per chi resta sulla Terra rispetto a chi viaggia nello spazio. Difficile spiegare come il tutto sia stato fuso in maniera eccellente in così pochi episodi e come l'introspezione psicologica dei personaggi diventi l'elemento cardine degli OAV.. Peccato non poterla avere in italiano, anche se difficilmente si sarebbe raggiunta la qualità del doppiaggio originale.
Una serie che mi sento di consigliare a tutti.
Ancora non ci credo che ho dovuto attendere 14 anni per vedere questa serie, e manco in italiano la vidi!! Era il 2003 e da allora molte produzione fantascientifiche ora mi sembrano inezie o poco + in confronto. Gunbuster è una pietra miliare dell'animazione giapponese, con la sua protagonista che da timida imbranata allieva di una scuola di addestramento passa attraverso varie peripezie che la vita le mette di fronte, tra cui molti avvenimenti drammatici riguardanti persone a lei vicine, arriva a salvare l'universo con le proprie forze e il proprio coraggio. Poco importa se il chara design, le colorazioni i mecha non sono attualissimi- uè siamo ancora negli '80... -, il complesso che ne risulta è superbo. Ah... Indimenticabile il finale!! Siete avvertiti^^... Non piangete eh!
Gunbuster mi ha inizialmente incuriosito per il pseudo fanservice che faceva vedere nelle prime opening e per l'idea dei robottoni usati come 'strumenti ginnici' (ROTFLante il robot che corre mimando tecniche di boxe modello Rocky Joe).
Sembra insomma una commedia scolastica con i robot a dare quel tocco fantascientifico. Nella prima puntata ed in parte nella seconda tale impressione e' confermata, ma con l'introduzione dei viaggi stellari che seguono la teoria di einstein (piu' veloce vai, piu' il tempo rallenta, ma non il mondo circostante che in pratica accelera come scorrere temporale).
Vedremo quindi la protagonista Noriko attraversare fra terzo e quarto episodio una crisi dovuta alla sua goffaggine in una guerra spietata contro gli alieni (assolutamente 'alieni' come logica seppur estremamente intelligenti e letali contro i terrestri)e l'invecchiamento sulla terra dei propri cari.
Dal quinto episodio la rinata Noriko diverra' fondamentale per la difesa del genere umano e nell'ultimo epico, suggestivo ed eroico sesto episodio (in bianco e nero ed in formato 16:9 fino quasi totalmente) diverra' la salvatrice dell'umanita' anche se pagando un prezzo altissimo (ah che commozione rivederlo il finale).
Per quanto riguarda il lato tecnico, leanimazioni di alieni e mecha sono eccellenti per gli anni 80. Il chara dei personaggi e' quello ottimo di Haruhiko Mikimoto (Macross TV e DYRL, Orguss 02, Salamander). Le musiche variano dal ritmato bgm stile anni 80'da palestra fino all'epico/drammatico delle battaglie stellari.
Unica pecca nei DVD fatti in italia e' la scomparsa dei 'teatrini' comici che spiegavano in maniera simpatica gli alieni ed il background dei viaggi interstellari da aprte dei protagonisti super deformed.
Cosa capitata ahime' anche a quelli di Blue Water, ma pazienza.
Cmq una pietra miliare, non fatevi ingannare dai primi due episodi, Gunbuster e' una storia epica e ricca di pathos, con sequenze di battaglia fra le piu' belle e colossali mai viste che vi condurra ad un finale splendido!!
Sembra insomma una commedia scolastica con i robot a dare quel tocco fantascientifico. Nella prima puntata ed in parte nella seconda tale impressione e' confermata, ma con l'introduzione dei viaggi stellari che seguono la teoria di einstein (piu' veloce vai, piu' il tempo rallenta, ma non il mondo circostante che in pratica accelera come scorrere temporale).
Vedremo quindi la protagonista Noriko attraversare fra terzo e quarto episodio una crisi dovuta alla sua goffaggine in una guerra spietata contro gli alieni (assolutamente 'alieni' come logica seppur estremamente intelligenti e letali contro i terrestri)e l'invecchiamento sulla terra dei propri cari.
Dal quinto episodio la rinata Noriko diverra' fondamentale per la difesa del genere umano e nell'ultimo epico, suggestivo ed eroico sesto episodio (in bianco e nero ed in formato 16:9 fino quasi totalmente) diverra' la salvatrice dell'umanita' anche se pagando un prezzo altissimo (ah che commozione rivederlo il finale).
Per quanto riguarda il lato tecnico, leanimazioni di alieni e mecha sono eccellenti per gli anni 80. Il chara dei personaggi e' quello ottimo di Haruhiko Mikimoto (Macross TV e DYRL, Orguss 02, Salamander). Le musiche variano dal ritmato bgm stile anni 80'da palestra fino all'epico/drammatico delle battaglie stellari.
Unica pecca nei DVD fatti in italia e' la scomparsa dei 'teatrini' comici che spiegavano in maniera simpatica gli alieni ed il background dei viaggi interstellari da aprte dei protagonisti super deformed.
Cosa capitata ahime' anche a quelli di Blue Water, ma pazienza.
Cmq una pietra miliare, non fatevi ingannare dai primi due episodi, Gunbuster e' una storia epica e ricca di pathos, con sequenze di battaglia fra le piu' belle e colossali mai viste che vi condurra ad un finale splendido!!