Horizon in the Middle of Nowhere
Dopo ormai decine di anni di produzioni manga e anime, anche l'universo degli shonen di combattimento è ormai arrivato a raggiungere il proprio limite creativo. Tra opere nuove, spesso simili tra loro, e fan che non fanno che additare le scopiazzature e le citazioni che vengono viste in ogni singolo titolo, nulla pare essere più originale. Sembra sia già stato detto tutto. Ed è così che viviamo la rinascita del manga sportivo e i titoli di maggiore interesse divengono splatter e horror.
Ma a cosa serve questo discorso introduttivo? Nell'arido deserto delle produzioni contemporanee nasce talvolta un germoglio florido.
E' così che sono comparsi sulla scena "Kyokaisenjo no Horizon" e "Medaka Box", due titoli oltremodo atipici che però percorrono sentieri ancora inesplorati dello shonen: l'esagerazione e l'estrosità più assolute.
Qui stiamo recensendo il primo titolo, che ha un notevole background alle spalle. Parte integrante di un vastissimo universo narrativo, creato dalla frenetica mente di Minoru Kawakami, "Horizon in the Middle of Nowhere" è una serie di novel adattata in anime dallo studio Sunrise in una prima stagione di "soli" tredici episodi.
Questa serie è arrivata a soddisfare una necessità che percepivo da diverso tempo: guardando anime di carattere demenziale, ma con un setting interessante, mi trovavo sempre con lo sperare di poter assistere a uno scontro, quando invece tutto veniva costantemente mandato a farsi benedire dall'intento comico. "Kyokaisenjo no Horizon" si pone specularmente rispetto a una serie di questo genere, avendo un'anima principalmente battle, ma una vena parodica insita.
Tutta la storia è ambientata in un complesso mondo fantastico.
Tentando di fare un riassunto: in seguito a numerosi eventi l'umanità sta rivivendo la propria storia da capo (siamo nel periodo Edo in questa serie), ma con l'aggiunta di tecnologie superiori. Il Giappone è però rimasto l'unico territorio abitabile e per questo nell'arcipelago coesistono tutte le nazioni sopravvissute (impero dell'estremo oriente, K.P.E., Italia, Tres Espannia etc.). Questo mondo è sorretto da un precario equilibrio che viene definitivamente rotto in seguito al tentativo di un uomo di rivoluzionare la storia. Noi seguiremo le vicende di Toori Aoi, l'idiota cancelliere di Musashi (nave volante che rappresenta l'odierno Giappone). Egli è la massima autorità di un mondo in cui decisioni politiche e militari sono fatte da studenti. Il nostro giovane decide di punto in bianco di dichiarasi a una ragazza morta dieci anni prima... e ora che succederà?
La serie presenta uno stile di narrazione molto complesso: tutto si svolge in pochi giorni e i tanti riferimenti al vasto mondo creato da Kawakami sono spiegati solo superficialmente, venendo quindi lasciati a un approfondimento da parte dello spettatore.
La serie propone combattimenti nel senso più ampio del termine: da battaglie all'arma bianca, a mecha, a battaglie oratorie; assisteremo a molteplici scontri con un'ottima regia e supportati da una grafica assolutamente non maligna.
Lo sviluppo delle vicende è dinamico e turbinoso, tutto procede spedito con un colpo di scena dietro l'altro, fino a un finale che non è che un mero aggancio per la seconda stagione.
Il sistema di combattimento si basa su battaglie pseudo informatizzate in cui gli studenti, tramite permessi e concessioni, ottengono potenziamenti; vi sono poi armi speciali, robot e magie.
I personaggi non hanno chiaramente tutti lo stesso spessore: dall'enigmatica Ps-01 al fin troppo semplice Aoi abbiamo una buona introspezione, con anche una nota di merito alla povera cieca Aoi Yuki e alla maestra di oratoria di Musashi Honda Masazumi. Gli altri personaggi sono accennati solo nelle loro caratteristiche peculiari, dato che bene o male la serie si regge più sulle botte che sui dialoghi, e quando si parla di oratoria invece sono generalmente solo due i personaggi che entrano in scena.
Ad accoglierci sarà una briosa opening dal testo profondo e interessante, mentre a farci accorgere che l'episodio è finito saranno due ending che si alterneranno in base alla vena dell'episodio (tragica o normale). Le musiche in generale sono ben fatte, ma non fanno gridare al miracolo.
Il doppiaggio è invece azzeccatissimo. Nota dolente va al charcater desing, che sin dal primo momento mi è sembrato poco gradevole: occhi enormi o storti, seni di dimensioni inverosimili e chara a volte anche un po' scialbetto. Ma non si può in realtà fare una vera colpa a una light novel in cui la parte grafica è decisamente minoritaria, in questo caso.
"Kyokaisenjo no Horizon" è una serie atipica, a tratti difficile da seguire, ma sicuramente innovativa. In un universo complesso e dalle mille sfaccettature si muovono i nostri pazzoidi personaggi che paiono poter cambiare il mondo intero. Tra scene ecchi, botte da orbi e monologhi con un livello di feeling assurdo, non ci renderemo nemmeno conto di aver finito la prima serie, che subito saremo affamati della seconda.
Ma a cosa serve questo discorso introduttivo? Nell'arido deserto delle produzioni contemporanee nasce talvolta un germoglio florido.
E' così che sono comparsi sulla scena "Kyokaisenjo no Horizon" e "Medaka Box", due titoli oltremodo atipici che però percorrono sentieri ancora inesplorati dello shonen: l'esagerazione e l'estrosità più assolute.
Qui stiamo recensendo il primo titolo, che ha un notevole background alle spalle. Parte integrante di un vastissimo universo narrativo, creato dalla frenetica mente di Minoru Kawakami, "Horizon in the Middle of Nowhere" è una serie di novel adattata in anime dallo studio Sunrise in una prima stagione di "soli" tredici episodi.
Questa serie è arrivata a soddisfare una necessità che percepivo da diverso tempo: guardando anime di carattere demenziale, ma con un setting interessante, mi trovavo sempre con lo sperare di poter assistere a uno scontro, quando invece tutto veniva costantemente mandato a farsi benedire dall'intento comico. "Kyokaisenjo no Horizon" si pone specularmente rispetto a una serie di questo genere, avendo un'anima principalmente battle, ma una vena parodica insita.
Tutta la storia è ambientata in un complesso mondo fantastico.
Tentando di fare un riassunto: in seguito a numerosi eventi l'umanità sta rivivendo la propria storia da capo (siamo nel periodo Edo in questa serie), ma con l'aggiunta di tecnologie superiori. Il Giappone è però rimasto l'unico territorio abitabile e per questo nell'arcipelago coesistono tutte le nazioni sopravvissute (impero dell'estremo oriente, K.P.E., Italia, Tres Espannia etc.). Questo mondo è sorretto da un precario equilibrio che viene definitivamente rotto in seguito al tentativo di un uomo di rivoluzionare la storia. Noi seguiremo le vicende di Toori Aoi, l'idiota cancelliere di Musashi (nave volante che rappresenta l'odierno Giappone). Egli è la massima autorità di un mondo in cui decisioni politiche e militari sono fatte da studenti. Il nostro giovane decide di punto in bianco di dichiarasi a una ragazza morta dieci anni prima... e ora che succederà?
La serie presenta uno stile di narrazione molto complesso: tutto si svolge in pochi giorni e i tanti riferimenti al vasto mondo creato da Kawakami sono spiegati solo superficialmente, venendo quindi lasciati a un approfondimento da parte dello spettatore.
La serie propone combattimenti nel senso più ampio del termine: da battaglie all'arma bianca, a mecha, a battaglie oratorie; assisteremo a molteplici scontri con un'ottima regia e supportati da una grafica assolutamente non maligna.
Lo sviluppo delle vicende è dinamico e turbinoso, tutto procede spedito con un colpo di scena dietro l'altro, fino a un finale che non è che un mero aggancio per la seconda stagione.
Il sistema di combattimento si basa su battaglie pseudo informatizzate in cui gli studenti, tramite permessi e concessioni, ottengono potenziamenti; vi sono poi armi speciali, robot e magie.
I personaggi non hanno chiaramente tutti lo stesso spessore: dall'enigmatica Ps-01 al fin troppo semplice Aoi abbiamo una buona introspezione, con anche una nota di merito alla povera cieca Aoi Yuki e alla maestra di oratoria di Musashi Honda Masazumi. Gli altri personaggi sono accennati solo nelle loro caratteristiche peculiari, dato che bene o male la serie si regge più sulle botte che sui dialoghi, e quando si parla di oratoria invece sono generalmente solo due i personaggi che entrano in scena.
Ad accoglierci sarà una briosa opening dal testo profondo e interessante, mentre a farci accorgere che l'episodio è finito saranno due ending che si alterneranno in base alla vena dell'episodio (tragica o normale). Le musiche in generale sono ben fatte, ma non fanno gridare al miracolo.
Il doppiaggio è invece azzeccatissimo. Nota dolente va al charcater desing, che sin dal primo momento mi è sembrato poco gradevole: occhi enormi o storti, seni di dimensioni inverosimili e chara a volte anche un po' scialbetto. Ma non si può in realtà fare una vera colpa a una light novel in cui la parte grafica è decisamente minoritaria, in questo caso.
"Kyokaisenjo no Horizon" è una serie atipica, a tratti difficile da seguire, ma sicuramente innovativa. In un universo complesso e dalle mille sfaccettature si muovono i nostri pazzoidi personaggi che paiono poter cambiare il mondo intero. Tra scene ecchi, botte da orbi e monologhi con un livello di feeling assurdo, non ci renderemo nemmeno conto di aver finito la prima serie, che subito saremo affamati della seconda.
<b>Attenzione: possibile presenza di spoiler</b>
"Kyoukai Senjou no Horizon" è un anime a mio parere molto originale sia come storia che come ambientazione e tempo della vicenda.
Il protagonista maschile Aoi Toori è... un'idiota pervertito, mentre la protagonista femminile è una bambola meccanica che all'inizio neanche Toori sa che è stata creata con l'anima della sua defunta migliore amica Horizon Ariadust. Come trama è molto interessante.
Un'altra cosa che mi ha colpito molto è la colonna sonora, che è veramente bella e molto coinvolgente. Un difetto che ho trovato sono i discorsi: a volte i discorsi che fanno sono troppo ricchi di argomenti e dopo un po' è difficile seguire il filo del discorso: infatti, se si vuole capire bene bisogna guardarlo una seconda volta, anche se da un lato riesco a capire il perché siano complicati questi discorsi, perché cioè la maggior parte sono discorsi politici. Un'altra cosa che mi ha infastidito sono le forme delle ragazze: hanno i fianchi eccessivamente grandi come il seno.
La scena che ho preferito è il dodicesimo episodio, per il discorso tra Horizon e Toori quando lui riesce a convincerla di non morire e stare con lui.
E' uno dei miei anime preferiti; voi penserete: "Se ne ha visti pochi allora è ovvio che sia il suo preferito!" Ma vi sbagliate di grosso, perché riuscire a soddisfare i miei gusti in campo di anime è veramente difficile. Quest'anime lo consiglio perché è veramente bello, divertente e altro ancora.
"Kyoukai Senjou no Horizon" è un anime a mio parere molto originale sia come storia che come ambientazione e tempo della vicenda.
Il protagonista maschile Aoi Toori è... un'idiota pervertito, mentre la protagonista femminile è una bambola meccanica che all'inizio neanche Toori sa che è stata creata con l'anima della sua defunta migliore amica Horizon Ariadust. Come trama è molto interessante.
Un'altra cosa che mi ha colpito molto è la colonna sonora, che è veramente bella e molto coinvolgente. Un difetto che ho trovato sono i discorsi: a volte i discorsi che fanno sono troppo ricchi di argomenti e dopo un po' è difficile seguire il filo del discorso: infatti, se si vuole capire bene bisogna guardarlo una seconda volta, anche se da un lato riesco a capire il perché siano complicati questi discorsi, perché cioè la maggior parte sono discorsi politici. Un'altra cosa che mi ha infastidito sono le forme delle ragazze: hanno i fianchi eccessivamente grandi come il seno.
La scena che ho preferito è il dodicesimo episodio, per il discorso tra Horizon e Toori quando lui riesce a convincerla di non morire e stare con lui.
E' uno dei miei anime preferiti; voi penserete: "Se ne ha visti pochi allora è ovvio che sia il suo preferito!" Ma vi sbagliate di grosso, perché riuscire a soddisfare i miei gusti in campo di anime è veramente difficile. Quest'anime lo consiglio perché è veramente bello, divertente e altro ancora.
"Si può sapere che cos'ho guardato?" Questa è la domanda che mi sono posto dopo la visione di Kyoukai Senjou no Horizon. Affermo questo perché se non si presta attenzione è fin troppo facile perdere dei passaggi fondamentali e rischiare di vedere l'opera per "inerzia" più che per il naturale svolgimento dei fatti. Tra l'altro, la non immediatezza della trama e l'enorme mole di personaggi può favorire lo "spaesamento", per cui Horizon è apprezzabile come opera solamente se ci si spreme le meningi e si ha una discreta memoria (sia per i nomi dei personaggi, non immediati, sia per gli eventi storici che si susseguono).
Kyoukai Senjou no Horizon è una serie della stagione autunnale 2011 composta da 13 episodi di durata canonica. A questa serie ne è seguita una seconda nella stagione autunnale 2012 di egual numero e di egual durata di episodi. L'opera trae origine dall'omonima light novel del 2008, la quale ha in seguito ispirato 2 manga (uno del 2011 ed uno del 2012) ed un videogame nel 2013.
Trama: in un futuro imprecisato la razza umana abbandona un pianeta terra devastato dai conflitti per dirigersi nello spazio, purtroppo a causa di un fenomeno sconosciuto che impedisce di compiere viaggi spaziali, l'umanità ritorna sulla Terra ma l'unica terra abitabile sembra essere il Giappone. Per far si che la popolazione mondiale trovi dove poter vivere si creano delle colonie dotate di "dimensioni parallele" sul suolo giapponese. Questa soluzione però non soddisfa appieno le esigenze della popolazione per cui si decide di ritornare sullo spazio e di ricostruire la storia dell'umanità secondo il Sacro Tomo del Testamento, di cui l'Unione Testamentaria ne è depositaria ed in quanto tale "dirige" l'umanità ripercorrendone le tappe storiche (e le relative guerre). Accade però che nell'anno 1413 dell'era del Testamento le nazioni che avevano creato degl'insediamenti in Giappone iniziano una guerra d'invasione, dividendo la nazione in feudi e costringendo gli abitanti alla fuga. La storia ha inizio nell'anno 1648 dell'era del Testamento nel momento in cui l'Unione del Testamento cessa di elargire informazioni su ciò che è accaduto dopo il 1648, dando così origine ad un conflitto tra le varie nazioni ed è proprio in quel momento che Aoi Toori, presidente del consiglio studentesco del Liceo Ariadust situato nell'enorme nave volante Musashi che ospita i rifugiati giapponesi, dichiara che Musashi sarà uno stato indipendente ed autonomo. Quali sono le ragioni della guerra? Chi è in realtà P-01, conosciuta col nome di Horizon? Quali segreti cela?
Grafica: "esagerato" è il termine adatto per definire quest'opera. Tutto punta all'opulenza, all'esagerazione e talvolta anche all'assurdo, ciononostante risulta piuttosto gradevole. Le ambientazioni sono incredibili per varietà, la cura per il dettaglio è molto elevata. Le animazioni sono a dir poco frenetiche ed estremamente fluide. Il character design rispecchia quanto affermato sopra: esagerato, opulento, surreale. Troviamo infatti acconciature che vanno ben oltre l'umanamente possibile e concepibile, seni volutamente esagerati e ostentati (talvolta granitici, talvolta soffici come "cuscini erotici"), occhi giganti e ben distanziati e bocche piccolissime. Spesso e volentieri le braccia delle donne sono mutilate e sostituite con arti artificiali. Mecha design piuttosto astruso e non sempre esteticamente gradevole, tuttavia è originale.
Sonoro: nulla da eccepire per ciò che concerne il comparto sonoro. Gli opening sono piuttosto carini, dotati di una vena futuristica. Gli ending sono più buffi e allegrotti. Gli OST sono molto belli, avvincenti, ben strutturati. Gli effetti sonori sono perfettamente appropriati. Il doppiaggio è ottimo.
Personaggi: croce e delizia dell'anime sono proprio i personaggi. Il loro numero è enorme e spesso si fatica a ricordare i vari nomi ed è proprio l'enorme mole a creare qualche problema. Seppure la loro caratterizzazione sia nel complesso ottima spesso ne risalta un numero minimo, ossia "i soliti noti" per cui abbiamo dei personaggi splendidamente caratterizzati, altri solamente accennati. Il fattore introspettivo è minimo, i personaggi in questo caso sono ciò che fanno. L'interazione è sicuramente buona e non manca una discreta evoluzione complessiva.
Sceneggiatura: nulla da eccepire in questo comparto. La gestione temporale è semplice, fluida e lineare, i flashback sono presenti ma in minore quantità. Il ritmo s'attesta a livelli medio/veloci. I combattimenti sono sovrabbondanti e non mancano le scene di violenza. Il fanservice è onnipresente e ostentato con orgoglio. I dialoghi sono spesso complessi ed elaborati.
Finale: il finale è buono, tuttavia la carrellata di nuovi personaggi è tale che non può essere ignorata. È lecito dunque aspettarsi una terza serie anche se si poteva concludere così.
In sintesi: occorre scervellarsi un po' per poter raccapezzarci in questo universo vasto e contorto. Se ci riesce sicuramente si può apprezzare un'opera originale, fondamentalmente ben strutturata, molto coinvolgente ed avvincente. Consigliata agli amanti del genere storico alternativo che cercano azione e follia.
Kyoukai Senjou no Horizon è una serie della stagione autunnale 2011 composta da 13 episodi di durata canonica. A questa serie ne è seguita una seconda nella stagione autunnale 2012 di egual numero e di egual durata di episodi. L'opera trae origine dall'omonima light novel del 2008, la quale ha in seguito ispirato 2 manga (uno del 2011 ed uno del 2012) ed un videogame nel 2013.
Trama: in un futuro imprecisato la razza umana abbandona un pianeta terra devastato dai conflitti per dirigersi nello spazio, purtroppo a causa di un fenomeno sconosciuto che impedisce di compiere viaggi spaziali, l'umanità ritorna sulla Terra ma l'unica terra abitabile sembra essere il Giappone. Per far si che la popolazione mondiale trovi dove poter vivere si creano delle colonie dotate di "dimensioni parallele" sul suolo giapponese. Questa soluzione però non soddisfa appieno le esigenze della popolazione per cui si decide di ritornare sullo spazio e di ricostruire la storia dell'umanità secondo il Sacro Tomo del Testamento, di cui l'Unione Testamentaria ne è depositaria ed in quanto tale "dirige" l'umanità ripercorrendone le tappe storiche (e le relative guerre). Accade però che nell'anno 1413 dell'era del Testamento le nazioni che avevano creato degl'insediamenti in Giappone iniziano una guerra d'invasione, dividendo la nazione in feudi e costringendo gli abitanti alla fuga. La storia ha inizio nell'anno 1648 dell'era del Testamento nel momento in cui l'Unione del Testamento cessa di elargire informazioni su ciò che è accaduto dopo il 1648, dando così origine ad un conflitto tra le varie nazioni ed è proprio in quel momento che Aoi Toori, presidente del consiglio studentesco del Liceo Ariadust situato nell'enorme nave volante Musashi che ospita i rifugiati giapponesi, dichiara che Musashi sarà uno stato indipendente ed autonomo. Quali sono le ragioni della guerra? Chi è in realtà P-01, conosciuta col nome di Horizon? Quali segreti cela?
Grafica: "esagerato" è il termine adatto per definire quest'opera. Tutto punta all'opulenza, all'esagerazione e talvolta anche all'assurdo, ciononostante risulta piuttosto gradevole. Le ambientazioni sono incredibili per varietà, la cura per il dettaglio è molto elevata. Le animazioni sono a dir poco frenetiche ed estremamente fluide. Il character design rispecchia quanto affermato sopra: esagerato, opulento, surreale. Troviamo infatti acconciature che vanno ben oltre l'umanamente possibile e concepibile, seni volutamente esagerati e ostentati (talvolta granitici, talvolta soffici come "cuscini erotici"), occhi giganti e ben distanziati e bocche piccolissime. Spesso e volentieri le braccia delle donne sono mutilate e sostituite con arti artificiali. Mecha design piuttosto astruso e non sempre esteticamente gradevole, tuttavia è originale.
Sonoro: nulla da eccepire per ciò che concerne il comparto sonoro. Gli opening sono piuttosto carini, dotati di una vena futuristica. Gli ending sono più buffi e allegrotti. Gli OST sono molto belli, avvincenti, ben strutturati. Gli effetti sonori sono perfettamente appropriati. Il doppiaggio è ottimo.
Personaggi: croce e delizia dell'anime sono proprio i personaggi. Il loro numero è enorme e spesso si fatica a ricordare i vari nomi ed è proprio l'enorme mole a creare qualche problema. Seppure la loro caratterizzazione sia nel complesso ottima spesso ne risalta un numero minimo, ossia "i soliti noti" per cui abbiamo dei personaggi splendidamente caratterizzati, altri solamente accennati. Il fattore introspettivo è minimo, i personaggi in questo caso sono ciò che fanno. L'interazione è sicuramente buona e non manca una discreta evoluzione complessiva.
Sceneggiatura: nulla da eccepire in questo comparto. La gestione temporale è semplice, fluida e lineare, i flashback sono presenti ma in minore quantità. Il ritmo s'attesta a livelli medio/veloci. I combattimenti sono sovrabbondanti e non mancano le scene di violenza. Il fanservice è onnipresente e ostentato con orgoglio. I dialoghi sono spesso complessi ed elaborati.
Finale: il finale è buono, tuttavia la carrellata di nuovi personaggi è tale che non può essere ignorata. È lecito dunque aspettarsi una terza serie anche se si poteva concludere così.
In sintesi: occorre scervellarsi un po' per poter raccapezzarci in questo universo vasto e contorto. Se ci riesce sicuramente si può apprezzare un'opera originale, fondamentalmente ben strutturata, molto coinvolgente ed avvincente. Consigliata agli amanti del genere storico alternativo che cercano azione e follia.
All'inizio di ogni recensione sono solito partire con un riassunto relativo alla trama dell'anime in questione, ma non questa volta. Perché? Questa volta la storia risulta banale e allo stesso tempo incasinata; banale perché abbiamo un mondo futuristico politicamente frammentato in nazioni in lotta fra loro, e incasinata perché viene esposta in modo confusionario e approssimativo.
Vi sono un numero imponente di personaggi, tutti decisamente stereotipati, dei quali viene solo mostrato l'aspetto esteriore e non viene approfondito nient'altro. Molto stereotipato e per nulla originale è anche il personaggio principale, tipo imbranato/eroe dal sorriso beffardo. Non viene spiegato nulla, poi, riguardo alle fazioni in guerra: da dove vengono, chi sono e cosa vogliono di preciso non ci è dato saperlo, quel poco che si apprende lo si capisce dai nomi e da qualche scena di contorno.
Ritornando in merito alla trama, bisogna poi aggiungere che per quanto scarsa sia, risulta anche decisamente prevedibile e scontata, e fila via nella confusione totale fino alla fine senza nemmeno un colpo di scena.
Insomma cosa si salva in questo "Kyoukai senjou no Horizon"? Solo l'aspetto grafico, devo ammettere, molto bello sia nei colori sia nei disegni e nell'animazione, veramente evocativo e ben fatto.
Insomma, a differenza di come fanno molti, che esprimono un giudizio definitivo dopo solo un episodio, ho visto, anche se a fatica, tutta la serie nella speranza che una svolta o una qualche spiegazione chiarisse la situazione. Così dopo che le mie aspettative sono state vane, e non c'è stato nulla in grado di farmi ricredere devo ahimè dare un voto negativo all'opera, che non è risultata in grado di coinvolgermi.
Vi sono un numero imponente di personaggi, tutti decisamente stereotipati, dei quali viene solo mostrato l'aspetto esteriore e non viene approfondito nient'altro. Molto stereotipato e per nulla originale è anche il personaggio principale, tipo imbranato/eroe dal sorriso beffardo. Non viene spiegato nulla, poi, riguardo alle fazioni in guerra: da dove vengono, chi sono e cosa vogliono di preciso non ci è dato saperlo, quel poco che si apprende lo si capisce dai nomi e da qualche scena di contorno.
Ritornando in merito alla trama, bisogna poi aggiungere che per quanto scarsa sia, risulta anche decisamente prevedibile e scontata, e fila via nella confusione totale fino alla fine senza nemmeno un colpo di scena.
Insomma cosa si salva in questo "Kyoukai senjou no Horizon"? Solo l'aspetto grafico, devo ammettere, molto bello sia nei colori sia nei disegni e nell'animazione, veramente evocativo e ben fatto.
Insomma, a differenza di come fanno molti, che esprimono un giudizio definitivo dopo solo un episodio, ho visto, anche se a fatica, tutta la serie nella speranza che una svolta o una qualche spiegazione chiarisse la situazione. Così dopo che le mie aspettative sono state vane, e non c'è stato nulla in grado di farmi ricredere devo ahimè dare un voto negativo all'opera, che non è risultata in grado di coinvolgermi.
Inventiamo un gigantesco cast di guerrieri dotati di assurdi poteri, provenienti dal più bizzarro dei picchiaduro e inseriamoli in un futuristico Giappone feudale rinominato "Estremo Est", spartito per l'occasione tra numerose potenze straniere. Perché il Paese del Sol Levante ha subito questa sorte? Non si riesce a capire, troppo confusionario e complicato: nel 2008 nasce così la serie di light novel "Kyōkai Senjō no Horizon", una saga letteraria, attualmente giunta al traguardo di 10 volumi, che deve aver ottenuto un buon successo se nel 2011 Sunrise le dedica un adattamento animato, ottenendo un successone tale da aprire già le porte a un seguito che prosegue la trasposizione.
Una versione animata che, sembra, è molto fedele al materiale d'origine, tanto che anche nel corso di questi 13 episodi non si capisce più o meno nulla della trama. È già sovrumano orientarsi nell'intricatissimo e mal spiegato background storico: secoli fa l'umanità lascia la Terra per esplorare lo spazio, ma guerre e fenomeni vari - ? - la fanno tornare sul pianeta del tutto priva di memoria delle sue conoscenze tecnologiche - ? -: si scopre che, escluso il Giappone, il pianeta è ora inospitale - ??? -, e quindi gli stati del mondo se lo spartiscono tutto e affidano la speranza di tornare nello spazio a un programma politico/economico, il Testamento, che guardando indietro nella storia dell'uomo stabilisce per ogni anno quali scoperte tecnologiche devono essere fatte affinché il progresso riporti l'uomo all'apice della tecnologia. Figuriamoci cosa voglia dire districarsi in mezzo a milioni di nomi, spartiti tra gli studenti dell'accademia volante - ??? - Musashi, dove risiedono i protagonisti, e i feudi nemici. Un casino, a cui va aggiunta la beffa che l'autore originale, e Sunrise di riflesso, danno invece per scontato che il lettore/spettatore sa già tutto, e usando con nonchalance terminologie tecniche e geografiche che sembrano geroglifici, come le regole dei combattimenti (i guerrieri sono riforniti dei loro poteri da veri e propri server che si materializzano nell'aria, quasi fossimo in una società cyberpunk à la "Ghost in the Shell"), il riferimento a Realtà Parallele che sembrano materia da tutti i giorni e via così. Abbandonata ogni speranza di comprendere le regole del mondo di Kawakami, ci si può solo concentrare sul carisma dei personaggi e sulle favolose scene d'azione, artefici principali del gran successo di Horizon. Entrambi di livello eccelso.
Gli studenti/guerrieri dell'istituto Musashi, i protagonisti, trasudano grinta assoluta, data dal loro abbigliamento, dai look stravaganti, dalle personalità estremizzate: sontuosa opera di chara design. Memorabile sopratutto il demenziale protagonista Aoi Tori, il palpatore folle amante degli eroge, che in un modo o nell'altro finisce con il ritrovarsi quasi sempre nudo come un verme davanti a tutti. Poco importa se nessuno di loro ha un passato da raccontare o delle motivazioni importanti dietro le proprie azioni, presentati come li conoscessimo da sempre: sono i super poteri a parlare per loro, a creare caratterizzazione. Se i primi episodi si limitano a presentare, senza riuscirci minimamente, il mondo geo-politico di Horizon, successivamente, dopo un certo avvenimento, l'intreccio si fa molto più lineare, con Aoi e i suoi compagni di istituto che devono salvare la bella Horizon, cyborg nel quale rivive lo spirito dell'amica d'infanzia del ragazzo dallo stesso nome. È catturata dall'esercito del Papato Italiano, alleato con quello spagnolo, che intendono costringerla al suicidio per un incomprensibile tornaconto politico (spiegato male, in linea con lo spirito della serie), ed è così che scoppia un conflitto militare tra le due forze. Inutile prendere sul serio le atmosfere di guerra, dove non muore nessuno e si affrontano con il sorriso sulle labbra e dialoghi da serie B samurai, super tettone, robot giganteschi, blob rossi, ninja, diavoli dell'inferno e ogni altra incarnazione proveniente dal picchiaduro più grottesco; l'importante è il come i protagonisti combattono, perché Horizon è sinonimo di mazzate piene di inventiva.
Non trovo altro modo nel rendere a parole i magnifici combattimenti di questa serie, dove ci meravigliamo con streghe che volano in groppa a scope cibernetiche che sparano raggi, astronomi che usano attacchi gravitazionali, duelli di oratoria diplomatica, economisti che mentre combattono acquistano in tempo reale zone del campo di battaglia per sfruttarle contro il nemico, danzatrici erotiche e ogni altro genere di coreografie di grandissima originalità, che non finiscono mai di stupire per le loro invenzioni e la carica frizzante. Scontri esaltati da una regia funambolica e animazioni grandissime, frutto del sontuoso budget riversato nella produzione, senza contare una colonna sonora scanzonata che dispensa anche insert song dolci e commoventi. Un'autoriale presa in giro dove conta puramente l'azione rispetto alla trama, ma proprio in virtù di questo Horizon si presenta, senza dubbio, come una delle migliori visioni disimpegnate del 2011 e una delle migliori produzioni Sunrise degli ultimi sette anni. In attesa ovviamente del seguito, sperando superi i fasti action di questa già memorabile prima serie.
Nota: mai come in questo caso è caldamente consigliato un fansub in particolare per Horizon. L'opera è tra le più ostiche che si ricordino dal punto di vista dei sottotitoli amatoriali, in primis per la difficoltà di rendere con coerenza la complessità dei dialoghi originali, concernenti il mondo e il background storico della vicenda. Innumerevoli sono i fansub di Horizon mal fatti e inaccurati, pieni di invenzioni, che rendono la storia, già quasi impossibile da capire, semplicemente indecifrabile. Per questo consiglio personalmente quelli dei Commie, accertati da molti come i migliori disponibili.
Una versione animata che, sembra, è molto fedele al materiale d'origine, tanto che anche nel corso di questi 13 episodi non si capisce più o meno nulla della trama. È già sovrumano orientarsi nell'intricatissimo e mal spiegato background storico: secoli fa l'umanità lascia la Terra per esplorare lo spazio, ma guerre e fenomeni vari - ? - la fanno tornare sul pianeta del tutto priva di memoria delle sue conoscenze tecnologiche - ? -: si scopre che, escluso il Giappone, il pianeta è ora inospitale - ??? -, e quindi gli stati del mondo se lo spartiscono tutto e affidano la speranza di tornare nello spazio a un programma politico/economico, il Testamento, che guardando indietro nella storia dell'uomo stabilisce per ogni anno quali scoperte tecnologiche devono essere fatte affinché il progresso riporti l'uomo all'apice della tecnologia. Figuriamoci cosa voglia dire districarsi in mezzo a milioni di nomi, spartiti tra gli studenti dell'accademia volante - ??? - Musashi, dove risiedono i protagonisti, e i feudi nemici. Un casino, a cui va aggiunta la beffa che l'autore originale, e Sunrise di riflesso, danno invece per scontato che il lettore/spettatore sa già tutto, e usando con nonchalance terminologie tecniche e geografiche che sembrano geroglifici, come le regole dei combattimenti (i guerrieri sono riforniti dei loro poteri da veri e propri server che si materializzano nell'aria, quasi fossimo in una società cyberpunk à la "Ghost in the Shell"), il riferimento a Realtà Parallele che sembrano materia da tutti i giorni e via così. Abbandonata ogni speranza di comprendere le regole del mondo di Kawakami, ci si può solo concentrare sul carisma dei personaggi e sulle favolose scene d'azione, artefici principali del gran successo di Horizon. Entrambi di livello eccelso.
Gli studenti/guerrieri dell'istituto Musashi, i protagonisti, trasudano grinta assoluta, data dal loro abbigliamento, dai look stravaganti, dalle personalità estremizzate: sontuosa opera di chara design. Memorabile sopratutto il demenziale protagonista Aoi Tori, il palpatore folle amante degli eroge, che in un modo o nell'altro finisce con il ritrovarsi quasi sempre nudo come un verme davanti a tutti. Poco importa se nessuno di loro ha un passato da raccontare o delle motivazioni importanti dietro le proprie azioni, presentati come li conoscessimo da sempre: sono i super poteri a parlare per loro, a creare caratterizzazione. Se i primi episodi si limitano a presentare, senza riuscirci minimamente, il mondo geo-politico di Horizon, successivamente, dopo un certo avvenimento, l'intreccio si fa molto più lineare, con Aoi e i suoi compagni di istituto che devono salvare la bella Horizon, cyborg nel quale rivive lo spirito dell'amica d'infanzia del ragazzo dallo stesso nome. È catturata dall'esercito del Papato Italiano, alleato con quello spagnolo, che intendono costringerla al suicidio per un incomprensibile tornaconto politico (spiegato male, in linea con lo spirito della serie), ed è così che scoppia un conflitto militare tra le due forze. Inutile prendere sul serio le atmosfere di guerra, dove non muore nessuno e si affrontano con il sorriso sulle labbra e dialoghi da serie B samurai, super tettone, robot giganteschi, blob rossi, ninja, diavoli dell'inferno e ogni altra incarnazione proveniente dal picchiaduro più grottesco; l'importante è il come i protagonisti combattono, perché Horizon è sinonimo di mazzate piene di inventiva.
Non trovo altro modo nel rendere a parole i magnifici combattimenti di questa serie, dove ci meravigliamo con streghe che volano in groppa a scope cibernetiche che sparano raggi, astronomi che usano attacchi gravitazionali, duelli di oratoria diplomatica, economisti che mentre combattono acquistano in tempo reale zone del campo di battaglia per sfruttarle contro il nemico, danzatrici erotiche e ogni altro genere di coreografie di grandissima originalità, che non finiscono mai di stupire per le loro invenzioni e la carica frizzante. Scontri esaltati da una regia funambolica e animazioni grandissime, frutto del sontuoso budget riversato nella produzione, senza contare una colonna sonora scanzonata che dispensa anche insert song dolci e commoventi. Un'autoriale presa in giro dove conta puramente l'azione rispetto alla trama, ma proprio in virtù di questo Horizon si presenta, senza dubbio, come una delle migliori visioni disimpegnate del 2011 e una delle migliori produzioni Sunrise degli ultimi sette anni. In attesa ovviamente del seguito, sperando superi i fasti action di questa già memorabile prima serie.
Nota: mai come in questo caso è caldamente consigliato un fansub in particolare per Horizon. L'opera è tra le più ostiche che si ricordino dal punto di vista dei sottotitoli amatoriali, in primis per la difficoltà di rendere con coerenza la complessità dei dialoghi originali, concernenti il mondo e il background storico della vicenda. Innumerevoli sono i fansub di Horizon mal fatti e inaccurati, pieni di invenzioni, che rendono la storia, già quasi impossibile da capire, semplicemente indecifrabile. Per questo consiglio personalmente quelli dei Commie, accertati da molti come i migliori disponibili.
Un titolo piuttosto particolare, "Horizon on the middle of Nowhere" - che poi inizialmente era "..in the middle" ma la versione ufficiale arrivò più in là -, e mi riferisco al titolo e non all'anime stesso.
"L'orizzonte sopra la metà del Nulla" è un'idea sfuggente, che ipotizza l'esistenza di un improbabile luogo/non-luogo che al tempo stesso appare a portata di mano e allo stesso modo rimane irraggiungibile. Potrà mai un giorno qualcuno arrivarci? E nel caso ci arrivi, che cosa ci troverà? Ed esiste anche una minima probabilità che tali domande trovino risposta?
Una condizione d'esistenziale incertezza quanto mai calzante al contesto ove si svolge la storia di Horizon on the middle of Nowhere - di seguito anche solo Horizon. Siamo nel futuro ma al contempo nel passato o, forse, in un improbabile presente? Non è chiaro.
Siamo di certo su un'enorme nave battezzata Musashi che, come altre simili, fluttua nel cielo con i suoi abitanti neanche fosse la Skypea di One Piece. Che cosa sia in ballo è però tutto da scoprire: in effetti è proprio come se lo spettatore cadesse nel vuoto e atterrasse in un ambiente a lui del tutto sconosciuto (metaforicamente "il nulla") e così, rimasto senza punti di riferimento, non può che cominciare a esplorare...
Un'esplorazione che si svolge in un mondo veramente vasto e che viene portata avanti attraverso il punto di vista dei molti personaggi che lo abitano e, poiché come detto ci siamo finiti dentro all'improvviso, non potrà avere un inizio comodo e logicamente stabilito a priori secondo convenienza.
Pochi minuti, quindi, e via. Ci ritroviamo subito nel mezzo di un'improbabile lezione di educazione fisica in cui degli studenti devono inseguire e acciuffare a suon di colpi la loro atletica insegnante. Il tutto in mezzo a una città pulsante di vita, parchi immersi nel verde e ponti sospesi a strapiombo nel vuoto.
Perché tutto questo, però? Spiegarlo è arduo e la situazione è volutamente complessa. Sta dunque allo spettatore carpire informazioni e dettagli attraverso i primi, enigmatici, episodi che a tutti gli effetti svolgono una funzione di prologo rispetto alla storia vera e propria, che si svolge a partire dalla quinta puntata. Una storia, c'è da dire, non completa, dal momento che l'anime è tratto da una serie di romanzi tutt'ora in corso e di cui non si scorge una conclusione ma che, non per questo motivo, non possa essere apprezzata visto che, per la saga che qui viene narrata, risulta molto coinvolgente.
Quali sono però gli elementi che portano a questo coinvolgimento? Di base si potrebbe escludere la storia che, pur non priva di colpi di scena, è, come detto, parziale e in più riconducibile a un classico "salviamo la principessa". Sicuramente invece ci sarebbe da dare il merito al cast dei personaggi, molto vario e per certi versi atipico, particolarmente nelle figure di spicco, ma anche nei comprimari.
Nel primo gruppo, specialmente, abbiamo una lunga lista di figure rilevanti che porterebbe a una forse ancora più lunga analisi dettagliata. Merita però una menzione il protagonista Toori Aoi, anche detto "l'impossibile", un eroe, strampalato, babbeo ed erotomane, ma comunque un eroe, che dovrà darsi da fare e dimostrare valore per condurre i suoi compagni alla vittoria e salvare la sua bella... Horizon. Oppure Masazumi, una sorta di "Lady Oscar" del futuribile, intellettuale assai risoluta, ma al contempo simpaticamente goffa e non priva di conflitti interiori. Oppure ancora guerrieri tutti d'un pezzo, come Futayo (una ragazza) e il suo rivale Muneshige, tanto forti nella lotta quanto strambi nella personalità.
Ecco, insomma... alla fine possiamo dire che ogni personaggio di Horizon porta con sé una non indifferente dose di personalità e carisma, ma anche di una propria autoironia che li rende molto più "alla mano" e vicini allo spettatore che non se si prendessero più sul serio: quasi una sfida nella sfida, a sprezzo del pericolo.
Ma è anche l'atmosfera che si respira in quest'anime a rendere il tutto molto interessante: una fusione di elementi presi dal passato e dal "futuro" che rende il contesto unico e molto particolare. Un mondo, quello di Horizon, ove ritroviamo usi, costumi e ambientazione del Giappone tradizionale uniti insieme da astronavi e macchinari presi da dei film di fantascienza, entrambi legati insieme da una spruzzata di "cool-Japan" che rende il tutto molto familiare (oltre che ammiccante) allo spettatore.
Non si può dunque negare che questa serie non abbia un suo stile peculiare che la distingue dal resto delle produzioni più recenti. C'è inoltre una grande cura nei particolari e nel design di ambientazioni e personaggi. Quest'ultimo poi abbastanza audace, viste le molte prosperose fanciulle avvolte in tutine integrali alquanto aderenti...
Lo studio Sunrise ha dunque fatto un pregevole lavoro nel realizzare questa serie. Della grafica si è già detto, ma anche su animazioni ed effetti speciali (e in alcune sequenze ne abbiamo in abbondanza) tutto fila liscio come l'olio. Una marcia in più arriva poi dal comparto musicale: buonissimi i brani d'accompagnamento, notevoli i brani usati per le sigle. "Terminated" (apertura), "Piece" e "Stardust Melodia" (chiusura) sono mirabilmente inseriti grazie alla loro sonorità nello stile di quest'anime.
Non trascurabile infine è il cast di doppiaggio selezionato per questa produzione: Jun Fukuyama (al tempo il vecchio Lelouch), Minori Chihara, Chiwa Saito, Miyuki Sawashiro, Daisuke Ono, solo per dirne alcuni... Una garanzia. Ma anche i meno noti sono bravi.
E insomma, in conclusione che dire? Horizon on the middle of Nowhere è un ottima serie, molto valida da parecchi punti di vista e tutta da gustare una volta superato lo scoglio dello "spaesante" inizio. Bello da vedere, da ascoltare e da seguire, decisamente un ottimo inizio per una saga che potenzialmente può offrire molto e, probabilmente, sta solo nell'essere "solo" l'inizio di un qualcosa di più grande il suo maggior difetto.
Niente male per un qualcosa cui mi sono avvicinato solo perché il titolo mi suonava molto bene.
"L'orizzonte sopra la metà del Nulla" è un'idea sfuggente, che ipotizza l'esistenza di un improbabile luogo/non-luogo che al tempo stesso appare a portata di mano e allo stesso modo rimane irraggiungibile. Potrà mai un giorno qualcuno arrivarci? E nel caso ci arrivi, che cosa ci troverà? Ed esiste anche una minima probabilità che tali domande trovino risposta?
Una condizione d'esistenziale incertezza quanto mai calzante al contesto ove si svolge la storia di Horizon on the middle of Nowhere - di seguito anche solo Horizon. Siamo nel futuro ma al contempo nel passato o, forse, in un improbabile presente? Non è chiaro.
Siamo di certo su un'enorme nave battezzata Musashi che, come altre simili, fluttua nel cielo con i suoi abitanti neanche fosse la Skypea di One Piece. Che cosa sia in ballo è però tutto da scoprire: in effetti è proprio come se lo spettatore cadesse nel vuoto e atterrasse in un ambiente a lui del tutto sconosciuto (metaforicamente "il nulla") e così, rimasto senza punti di riferimento, non può che cominciare a esplorare...
Un'esplorazione che si svolge in un mondo veramente vasto e che viene portata avanti attraverso il punto di vista dei molti personaggi che lo abitano e, poiché come detto ci siamo finiti dentro all'improvviso, non potrà avere un inizio comodo e logicamente stabilito a priori secondo convenienza.
Pochi minuti, quindi, e via. Ci ritroviamo subito nel mezzo di un'improbabile lezione di educazione fisica in cui degli studenti devono inseguire e acciuffare a suon di colpi la loro atletica insegnante. Il tutto in mezzo a una città pulsante di vita, parchi immersi nel verde e ponti sospesi a strapiombo nel vuoto.
Perché tutto questo, però? Spiegarlo è arduo e la situazione è volutamente complessa. Sta dunque allo spettatore carpire informazioni e dettagli attraverso i primi, enigmatici, episodi che a tutti gli effetti svolgono una funzione di prologo rispetto alla storia vera e propria, che si svolge a partire dalla quinta puntata. Una storia, c'è da dire, non completa, dal momento che l'anime è tratto da una serie di romanzi tutt'ora in corso e di cui non si scorge una conclusione ma che, non per questo motivo, non possa essere apprezzata visto che, per la saga che qui viene narrata, risulta molto coinvolgente.
Quali sono però gli elementi che portano a questo coinvolgimento? Di base si potrebbe escludere la storia che, pur non priva di colpi di scena, è, come detto, parziale e in più riconducibile a un classico "salviamo la principessa". Sicuramente invece ci sarebbe da dare il merito al cast dei personaggi, molto vario e per certi versi atipico, particolarmente nelle figure di spicco, ma anche nei comprimari.
Nel primo gruppo, specialmente, abbiamo una lunga lista di figure rilevanti che porterebbe a una forse ancora più lunga analisi dettagliata. Merita però una menzione il protagonista Toori Aoi, anche detto "l'impossibile", un eroe, strampalato, babbeo ed erotomane, ma comunque un eroe, che dovrà darsi da fare e dimostrare valore per condurre i suoi compagni alla vittoria e salvare la sua bella... Horizon. Oppure Masazumi, una sorta di "Lady Oscar" del futuribile, intellettuale assai risoluta, ma al contempo simpaticamente goffa e non priva di conflitti interiori. Oppure ancora guerrieri tutti d'un pezzo, come Futayo (una ragazza) e il suo rivale Muneshige, tanto forti nella lotta quanto strambi nella personalità.
Ecco, insomma... alla fine possiamo dire che ogni personaggio di Horizon porta con sé una non indifferente dose di personalità e carisma, ma anche di una propria autoironia che li rende molto più "alla mano" e vicini allo spettatore che non se si prendessero più sul serio: quasi una sfida nella sfida, a sprezzo del pericolo.
Ma è anche l'atmosfera che si respira in quest'anime a rendere il tutto molto interessante: una fusione di elementi presi dal passato e dal "futuro" che rende il contesto unico e molto particolare. Un mondo, quello di Horizon, ove ritroviamo usi, costumi e ambientazione del Giappone tradizionale uniti insieme da astronavi e macchinari presi da dei film di fantascienza, entrambi legati insieme da una spruzzata di "cool-Japan" che rende il tutto molto familiare (oltre che ammiccante) allo spettatore.
Non si può dunque negare che questa serie non abbia un suo stile peculiare che la distingue dal resto delle produzioni più recenti. C'è inoltre una grande cura nei particolari e nel design di ambientazioni e personaggi. Quest'ultimo poi abbastanza audace, viste le molte prosperose fanciulle avvolte in tutine integrali alquanto aderenti...
Lo studio Sunrise ha dunque fatto un pregevole lavoro nel realizzare questa serie. Della grafica si è già detto, ma anche su animazioni ed effetti speciali (e in alcune sequenze ne abbiamo in abbondanza) tutto fila liscio come l'olio. Una marcia in più arriva poi dal comparto musicale: buonissimi i brani d'accompagnamento, notevoli i brani usati per le sigle. "Terminated" (apertura), "Piece" e "Stardust Melodia" (chiusura) sono mirabilmente inseriti grazie alla loro sonorità nello stile di quest'anime.
Non trascurabile infine è il cast di doppiaggio selezionato per questa produzione: Jun Fukuyama (al tempo il vecchio Lelouch), Minori Chihara, Chiwa Saito, Miyuki Sawashiro, Daisuke Ono, solo per dirne alcuni... Una garanzia. Ma anche i meno noti sono bravi.
E insomma, in conclusione che dire? Horizon on the middle of Nowhere è un ottima serie, molto valida da parecchi punti di vista e tutta da gustare una volta superato lo scoglio dello "spaesante" inizio. Bello da vedere, da ascoltare e da seguire, decisamente un ottimo inizio per una saga che potenzialmente può offrire molto e, probabilmente, sta solo nell'essere "solo" l'inizio di un qualcosa di più grande il suo maggior difetto.
Niente male per un qualcosa cui mi sono avvicinato solo perché il titolo mi suonava molto bene.
Credo che dopo aver visto 7 episodi possa fare una recensione quantomeno adeguata.
L'anime si presenta con una ambientazione futuristica/storica; da una parte ci ritroviamo computer e navi futuristiche, ma dall'altra ambientazione e abitazioni dell'antico Sol Levante. La trama a prima apparenza sembra una sorta di commedia scolastica con molte gag, incentrata sui combattimenti e "sulla storia del protagonista" (anche se viene messa da parte molto facilmente), ma dopo vari episodi, la routine scompare per dare spazio a dei combattimenti molto belli, con l'aggiunta di un obiettivo quasi finale: il nostro eroe deve salvare l'amata dalle "fauci del lupo".
"I molti protagonisti", se li possiamo chiamare così, non sono solo esseri umani, ma anche demoni, angeli e macchine, e hanno tutti dei poteri diversi, dati dagli "dèi", firmano un contratto con essi e loro li ricevono in cambio. Per specificare, essi sono tutti minorenni (anche se non sembra), frequentano la stessa classe nella scuola superiore, e tra questi c'è il cosiddetto "rettore" della scuola, insomma il protagonista. Lui è un semplice ragazzo pasticcione che si vuole dichiarare alla famosa Horizon, che malgrado non si sa chi sia prima dell'episodio 6, viene fatto intendere.
Passiamo al comparto tecnico. Le luci e i disegni sono molto curati, ci sono donne per tutti i gusti (parlo per gli otaku smanettoni). La serie non delude neanche po'. Da sottolineare è la canzone che la ragazza canta, davvero bella, che ci accompagna più o meno ad ogni episodio.
Conclusioni: "Kyoukai senjou no Horizon" si meriterebbe un 9, ma l'improvvisa svolta della storia crea un po' di scompiglio nell'idea che l'utente si era fatta. Spero che continui così, è fantastico. Consigliato a tutti, e chi lo droppasse prima ancora di vedere l'episodio 5, avrà fatto un errore colossale.
P.S.: A tutti quelli che l'hanno droppato, lo rivalutino!
L'anime si presenta con una ambientazione futuristica/storica; da una parte ci ritroviamo computer e navi futuristiche, ma dall'altra ambientazione e abitazioni dell'antico Sol Levante. La trama a prima apparenza sembra una sorta di commedia scolastica con molte gag, incentrata sui combattimenti e "sulla storia del protagonista" (anche se viene messa da parte molto facilmente), ma dopo vari episodi, la routine scompare per dare spazio a dei combattimenti molto belli, con l'aggiunta di un obiettivo quasi finale: il nostro eroe deve salvare l'amata dalle "fauci del lupo".
"I molti protagonisti", se li possiamo chiamare così, non sono solo esseri umani, ma anche demoni, angeli e macchine, e hanno tutti dei poteri diversi, dati dagli "dèi", firmano un contratto con essi e loro li ricevono in cambio. Per specificare, essi sono tutti minorenni (anche se non sembra), frequentano la stessa classe nella scuola superiore, e tra questi c'è il cosiddetto "rettore" della scuola, insomma il protagonista. Lui è un semplice ragazzo pasticcione che si vuole dichiarare alla famosa Horizon, che malgrado non si sa chi sia prima dell'episodio 6, viene fatto intendere.
Passiamo al comparto tecnico. Le luci e i disegni sono molto curati, ci sono donne per tutti i gusti (parlo per gli otaku smanettoni). La serie non delude neanche po'. Da sottolineare è la canzone che la ragazza canta, davvero bella, che ci accompagna più o meno ad ogni episodio.
Conclusioni: "Kyoukai senjou no Horizon" si meriterebbe un 9, ma l'improvvisa svolta della storia crea un po' di scompiglio nell'idea che l'utente si era fatta. Spero che continui così, è fantastico. Consigliato a tutti, e chi lo droppasse prima ancora di vedere l'episodio 5, avrà fatto un errore colossale.
P.S.: A tutti quelli che l'hanno droppato, lo rivalutino!