La banda del rock - I musicanti di Brema
“La banda del rock - I musicanti di Brema” è un film d’animazione tedesco del 1997 che vidi un’infinità di volte da bambino, ed ero curioso di scoprire se potesse piacermi ancora a una distanza stimata di circa vent’anni dall’ultima visione. Fortunatamente il film è stato in grado di colpirmi nuovamente, per via di alcune caratteristiche positive che in parte ricordavo e in parte no.
È comunque un prodotto che soffre di alcune incertezze che si palesano in alcuni momenti della pellicola. L’inizio in particolare l’ho trovato abbastanza fiacco e fino al momento in cui il gruppo di protagonisti non si completa, decidendo di andare a Brema, ero pronto ad ammettere di averlo sempre sopravvalutato per il solo fatto di averlo visto in tenera età. Ma dopo una mezzoretta, la trama inizia a ingranare, le vicende si fanno molto più interessanti e cominciano a sentirsi delle canzoni abbastanza ispirate. Purtroppo, però, anche quando la trama decolla, si assiste ogni tanto a qualche caduta di stile, dovute queste a soluzioni narrative troppo semplicistiche o ad escamotage di sceneggiatura che portano avanti la storia in modo forzato. È questo il caso del topolino che più volte aiuta i protagonisti nelle situazioni più disperate, ma che oltre a questo non ha nessun ruolo e sembra totalmente sconnesso dal resto della narrazione. Una macchietta totalmente non caratterizzata, fatta solo per uscire dai momenti più complicati in cui evidentemente gli sceneggiatori non avevano avuto idee migliori.
Tolti questi problemi, il film è piuttosto apprezzabile e il lato più convincente è certamente quello tecnico. Siamo di fronte ad un film che, come altri in quel periodo, cercava di unire l’animazione tradizionale a quella in CGI. È un modo di fare animazione che nel corso degli anni evidentemente non ha avuto molta fortuna, eppure personalmente l’ho sempre amato, e in questo film è stato utilizzato sapientemente. Vediamo delle inquadrature e soprattutto dei movimenti di macchina veramente spettacolari. La computer grafica è stata ovviamente utilizzata per tutti gli oggetti meccanici e metallici, mentre i personaggi sono stati disegnati alla vecchia maniera. È una scelta stilistica che venne usata anche in altri film più blasonati, ma questa contrapposizione mi è sempre piaciuta molto, seppur riconosca l’enorme soggettività con cui si può apprezzare o meno questa tecnica. In ogni caso, sono da sottolineare le animazioni degli sguardi dei protagonisti, davvero convincenti.
Oltre al lato tecnico, il film ha saputo stupirmi sul piano narrativo, ed era una cosa che mai mi sarei aspettato. Fatti salvi alcuni sviluppi e colpi di scena, come già detto, rivedibili, la pellicola offre degli spunti interessanti e un contesto distopico fantapolitico parecchio affascinante. Nulla che venga approfondito in modo serio, per carità, ma le idee non mancano, a partire dal fatto che la città di Brema è sotto il controllo di un regime, a cui si fa riferimento con il semplice nome di “Monopolio”, nelle mani di una colossale azienda che produce salsicce e che sceglie i protagonisti animali come testimonial per motivi di marketing. E questo è certamente un aspetto interessante che non solo non ricordavo, ma che con ogni probabilità non avevo mai capito.
Per chiudere il discorso sugli aspetti che più in positivo mi hanno colpito vi è senza dubbio l’atmosfera. All’inizio sembra tutto bello tranquillo, ma, quando la trama prende il via, si passa da un’atmosfera gioiosa e colorata ad una molto più tetra e a tratti angosciante.
Per quanto riguarda i personaggi, invece ho poco da dire, sia i protagonisti che gli antagonisti sono ok, ma nessuno si può dire davvero carismatico e interessante. Le canzoni invece sono state un bel tuffo negli anni ‘90 e, tolte quelle a inizio film, mi sono piaciute abbastanza.
Insomma, “La banda del rock - I musicanti di Brema” è un film tecnicamente valido con una trama generalmente interessante, ma con qualche risvolto banale. Una sotto-trama politica e le atmosfere cupe hanno compensato le già citate mancanze. Un film complessivamente discreto che con una parte iniziale più accattivante e una sceneggiatura più curata in certi punti avrebbe potuto ambire a essere qualcosa di più.
È comunque un prodotto che soffre di alcune incertezze che si palesano in alcuni momenti della pellicola. L’inizio in particolare l’ho trovato abbastanza fiacco e fino al momento in cui il gruppo di protagonisti non si completa, decidendo di andare a Brema, ero pronto ad ammettere di averlo sempre sopravvalutato per il solo fatto di averlo visto in tenera età. Ma dopo una mezzoretta, la trama inizia a ingranare, le vicende si fanno molto più interessanti e cominciano a sentirsi delle canzoni abbastanza ispirate. Purtroppo, però, anche quando la trama decolla, si assiste ogni tanto a qualche caduta di stile, dovute queste a soluzioni narrative troppo semplicistiche o ad escamotage di sceneggiatura che portano avanti la storia in modo forzato. È questo il caso del topolino che più volte aiuta i protagonisti nelle situazioni più disperate, ma che oltre a questo non ha nessun ruolo e sembra totalmente sconnesso dal resto della narrazione. Una macchietta totalmente non caratterizzata, fatta solo per uscire dai momenti più complicati in cui evidentemente gli sceneggiatori non avevano avuto idee migliori.
Tolti questi problemi, il film è piuttosto apprezzabile e il lato più convincente è certamente quello tecnico. Siamo di fronte ad un film che, come altri in quel periodo, cercava di unire l’animazione tradizionale a quella in CGI. È un modo di fare animazione che nel corso degli anni evidentemente non ha avuto molta fortuna, eppure personalmente l’ho sempre amato, e in questo film è stato utilizzato sapientemente. Vediamo delle inquadrature e soprattutto dei movimenti di macchina veramente spettacolari. La computer grafica è stata ovviamente utilizzata per tutti gli oggetti meccanici e metallici, mentre i personaggi sono stati disegnati alla vecchia maniera. È una scelta stilistica che venne usata anche in altri film più blasonati, ma questa contrapposizione mi è sempre piaciuta molto, seppur riconosca l’enorme soggettività con cui si può apprezzare o meno questa tecnica. In ogni caso, sono da sottolineare le animazioni degli sguardi dei protagonisti, davvero convincenti.
Oltre al lato tecnico, il film ha saputo stupirmi sul piano narrativo, ed era una cosa che mai mi sarei aspettato. Fatti salvi alcuni sviluppi e colpi di scena, come già detto, rivedibili, la pellicola offre degli spunti interessanti e un contesto distopico fantapolitico parecchio affascinante. Nulla che venga approfondito in modo serio, per carità, ma le idee non mancano, a partire dal fatto che la città di Brema è sotto il controllo di un regime, a cui si fa riferimento con il semplice nome di “Monopolio”, nelle mani di una colossale azienda che produce salsicce e che sceglie i protagonisti animali come testimonial per motivi di marketing. E questo è certamente un aspetto interessante che non solo non ricordavo, ma che con ogni probabilità non avevo mai capito.
Per chiudere il discorso sugli aspetti che più in positivo mi hanno colpito vi è senza dubbio l’atmosfera. All’inizio sembra tutto bello tranquillo, ma, quando la trama prende il via, si passa da un’atmosfera gioiosa e colorata ad una molto più tetra e a tratti angosciante.
Per quanto riguarda i personaggi, invece ho poco da dire, sia i protagonisti che gli antagonisti sono ok, ma nessuno si può dire davvero carismatico e interessante. Le canzoni invece sono state un bel tuffo negli anni ‘90 e, tolte quelle a inizio film, mi sono piaciute abbastanza.
Insomma, “La banda del rock - I musicanti di Brema” è un film tecnicamente valido con una trama generalmente interessante, ma con qualche risvolto banale. Una sotto-trama politica e le atmosfere cupe hanno compensato le già citate mancanze. Un film complessivamente discreto che con una parte iniziale più accattivante e una sceneggiatura più curata in certi punti avrebbe potuto ambire a essere qualcosa di più.