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HakMaxSalv92

Episodi visti: 12/12 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Un crescendo di tensione, ansia, forza, potenza, colpi di scena: come un vortice che non si ferma mai e continua a girare sempre più veloce, quando si pensa che abbia esaurito tutta la sua energia, ecco che ricomincia a soffiare e girare più forte di prima. Signore e signori, benvenuti nel leggendario e divino mondo di "Records of Ragnarok", una serie che comincia lentamente e va sempre più in crescendo, fino a quando dirompe e travolge tutto quello che trova sul proprio cammino, senza lasciare traccia e/o superstiti. Una lunga serie di combattimenti senza esclusione di colpi e all'ultimo sangue e battito, dove tutto è lecito e permesso.

Il torneo vede due fazioni affrontarsi, quella delle divinità e quella degli esseri umani. I primi sono stufi del fatto che gli esseri umani non rispettano la loro volontà, mentre i secondi sono stufi di essere assoggettati alla volontà dei primi. A questo punto, su richiesta di una delle Valkyrie, Brünnhilde, viene organizzato il famoso torneo Ragnarök, dove le due squadre si affrontano. Inizialmente le divinità sembrano essere in vantaggio, vista la loro potenza superiore. Ciononostante, gli esseri umani più forti e potenti di sempre si fanno valere e riescono comunque a fare breccia nel cuore di queste, fino a quando uno di loro, Kojiro Sasaki, incassa la prima vittoria a favore del genere umano.

Diciamo che questa prima serie vuole essere una sorta di più flashback sul passato dei personaggi. Infatti vengono presentati e si narra il loro vissuto. Ed è proprio grazie a questo che essi tirano fuori il meglio di sé e lo sfruttano in battaglia, riuscendo a vincere o quantomeno a lasciare un grande ricordo di sé stessi al pubblico presente. Tutti i personaggi sono spinti dalla voglia di combattere e di non arrendersi, e questo lo dimostrano senza mai arretrare o cedere durante la propria battaglia.
La grafica è ben impostata, con disegni e movimenti ben illustrati e presentati insieme alle inquadrature, per mettere in risalto i personaggi stessi. I dialoghi sono ben concepiti, semplici, e riflettono le situazioni sia esterne che interne ai personaggi, fino a che le due dimensioni, quella interna e quella esterna, diventano una sola cosa, ed è allora che i personaggi diventano veramente sé stessi. Altro particolare da notare è che, essendo i temi principali quelli della guerra, della mitologia, si è cercato di fare riferimento alle fonti classiche della nostra tradizione greco-romana e scandinava, ma anche a quella dell'Estremo Oriente, e quindi i produttori, i creatori e tutto il resto dello staff hanno cercato di mostrare una certa fedeltà nella rappresentazione dei personaggi e delle loro vicende personali; il che si traduce in una sorta di merito a loro favore. Le scene di combattimento sono semplicemente grandiose, spettacolari, e coinvolgono tutti. Mi sono piaciuti molto i personaggi come gli esseri umani, in particolare Kojiro, nel quale mi sono immedesimato dal punto di vista psicologico. Le divinità invece qui svolgono un ruolo molto marginale, ma è forse perché non hanno ancora dimostrato il loro effettivo potere. Bisogna aspettare la seconda stagione.

Comunque, è un inizio memorabile, promosso a pieni voti. Interessanti anche i collegamenti e/o i rimandi ad altre serie, come ad esempio "L'attacco dei giganti" nel secondo episodio, oppure forse anche a "I Cavalieri dello Zodiaco", e via discorrendo. Questo significa che la trama in sé ha delle ottime basi e che quindi può aspirare a migliorare nel corso del tempo, se i seguenti motivi vengono impiegati al meglio. Ma il fatto sorprendente è che nell'anime compaiono molte figure storiche anche realmente esistite, musicisti come Mozart e Bach, artisti come Michelangelo Buonarroti o altri come Einstein. Questo vuole essere un tributo alla loro memoria e anche un promemoria per tutto il genere umano, ovvero che chiunque può essere un genio, prodigio, talento, ma anche che deve applicarsi per raggiungere grandi risultati e/o obiettivi, come gli eroi che qui combattono. Voto: 10 e lode.


 5
Domitus

Episodi visti: 10/12 --- Voto 4,5
È un anime molto statico con un hype che non ripaga l'attesa.
I combattimenti sono lenti e ripetitivi, la trama è semplice, con in fondo un'idea ben chiara, ma a parer mio piena di interruzioni sull'utilizzo delle mosse (come ad esempio Lu Bu con il taglio del cielo con la lancia). E il fatto che altre mosse debbano essere commentate da un bel numero di personaggi fa perdere quel senso di frenesia e continuità che hanno i combattimenti.
La cornice è stupenda, l'atmosfera anche, ma avrei preferito una spiegazione più precisa all'inizio su personaggi vari, piuttosto che interruzioni continue.


 4
Horizont

Episodi visti: 12/12 --- Voto 5
Al Concilio del Valhalla che si tiene ogni mille anni, gli dèi hanno votato all'unanimità per l'estinzione della razza umana. Le uniche a opporsi sono le Valchirie, la cui leader, Brunilde, ricorda loro che in casi del genere è concessa all'umanità un'ultima possibilità, rappresentata dal torneo del Ragnarok: tredici combattenti umani e tredici combattenti divini devono darsi battaglia fino alla morte in un'arena. La prima fazione a ottenere sette vittorie è considerata la vincitrice. Il destino dell'umanità è dunque in bilico tra l'estinzione e l'esistenza per altri mille anni. Comincia così una serie di combattimenti dove grandi uomini della storia affrontano gli dei per la salvezza dell'umanità.

Questa appena descritta è la parte iniziale della trama di quest'opera.
Ma quest'anime com'è? La risposta è un po' buono, un po' pessimo, il mio voto è 5, mediocre.
L'idea di base è interessante, peccato che poi non venga sviluppata per nulla bene in molti dei dodici episodi di cui è composta la prima stagione. Diviene un anime molto presto ridondante, e il sapore di già visto permane per tutto l'anime.

Graficamente è molto variabile, alterna episodi realizzati benino a episodi con sequenze realizzate male; tecnicamente non eccelle, non è un anime di elevata qualità tecnica, almeno per gran parte degli episodi.
I personaggi poi, per quanto ce ne siano di interessanti, non sono ben sviluppati, almeno per molti di essi è così. Non è un disastro come anime, ma mi aspettavo decisamente di più, invece mi sono ritrovato con un prodotto non pessimo ma neppure sufficiente.


 1
Dofuramingo

Episodi visti: 12/12 --- Voto 9,5
Non riesco a capire che diavolo abbia in testa la gente per arrivare a dare un voto di basso rango come 6,5 a una serie come questa. Il manga come l'animazione sono stupefacenti. Tra le centinaia di anime e manga di cui ho fatto esperienza questo è sicuramente tra i più potenti ed emotivamente coinvolgenti, inoltre non ha momenti morti, è una cascata di commozione e scosse di adrenalina.
L'alternanza tra passato e presente di ogni singolo personaggio è gestita magistralmente e mai noiosa, è la prima volta per me che non vedo l'ora di scoprire il passato di un nuovo personaggio, per sapere perché piangerò la sua morte se verrà sconfitto (e lo farò) o perché esulterò nel cuore se ne uscirà vincitore (e puoi starne certo che lo farò). Non arrivo a definirlo capolavoro, perché è una parola grossa, ma... sicuramente è un qualcosa la cui qualità è difficile da reperire. Farciamo il tutto con divinità di qualsiasi cultura mescolate in un unico olimpo che devono fare a cazzotti con gli umani più 'fighi' della storia: esatto, abbiamo anche della 'tamarraggine' a livelli astronomici.

Insomma, abbiamo tutto. Per me questo è un 9,5. Lo è l'animazione, lo è il manga. Do 9,5 alla serie animata anche perché so come andrà avanti; per ora sono stati fedeli al manga e, se continueranno a farlo, questo è il voto che merita. Un'opera che rasenta il capolavoro. Bellissimo.


 3
Kotaro

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Sugli scaffali delle librerie, decisamente "Record of Ragnarok" ("Shuumatsu no Valkyrie", tradotto letteralmente "Le valchirie della fine") non passa inosservato, con le sue copertine bianche, semplici, che contrappongono di volta in volta due personaggi dal character design super intrigante, uno di fronte all'altro, a guardarsi come due lottatori di wrestling pronti allo scontro. Dalle splendide copertine non si riesce a capire quale sia la trama del manga serializzato dal 2017 su Comic Zenon della Coamix da Shinya Umemura (storia), Takumi Fukui (storyboard) e Azy Chika (disegni), attualmente giunto a undici volumi e pubblicato in Italia da Star Comics, ma si tratta di una delle storie più intriganti dell'ultimo periodo: per stabilire la fine o la salvezza del genere umano, tredici divinità e tredici esseri umani si scontreranno in mortale torneo di arti marziali.

L'idea di personaggi storici/famosi/divini che combattono tra loro non nasce qui. Gli amanti dei videogiochi da sala anni novanta ricorderanno con piacere la saga "World Heroes", dove appunto succedeva una cosa simile (curiosità: in entrambe le serie compare Rasputin tra i combattenti), ma "Record of Ragnarok" ci aggiunge gli scontri a squadre tra umani e divinità e lo scopo di salvare/distruggere la razza umana, cosa che aggiunge pathos e interesse alle battaglie. L'idea funziona, e "Record of Ragnarok" riscuote sempre più successo nelle librerie, tanto da vedersi dedicato un adattamento anime in dodici episodi, prodotto dallo studio Graphinica e rilasciato su Netflix in contemporanea (quasi) mondiale a giugno 2021.

È difficile parlare di "Record of Ragnarok", perché, lo si nota subito sin dall'idea iniziale, è una serie assurda, tamarra, ricca di momenti "trashissimi" eppure allo stesso tempo esaltante. Rientra nel novero delle serie di "mazzate ignoranti" da guardare a cervello spento, come "Baki" e "Kengan Ashura" (anche queste disponibili come Netflix Original), ma, per forza di cose, ha anche tutta una serie di elementi culturali e citazioni che possono accendere un po' il cervello dello spettatore e spingerlo a ricercare informazioni sui vari miti o personaggi storici che qui vengono riscritti in maniera assurda, ridisegnati come bishounen, lottatori di wrestling, citazioni da personaggi di anime e videogiochi. "Record of Ragnarok" non vuole prendersi sul serio, saccheggia qua e là da storia e cultura di tutto il mondo e rielabora in maniera assurda e caciarona, riuscendo però ad essere così estremamente esaltante e curioso. Gli autori pescano a piene mani da caratteristiche ben note (Thor ovviamente userà in combattimento il suo martellone Mjollnir, così come Kojiro Sasaki userà la sua famosa tecnica di spada Tsubamegaeshi, ad esempio), e altre ne inventano, rielaborando figure già note in maniera squisitamente personale: Zeus non usa il potere del tuono, ma è un'assurda rielaborazione in tunica del maestro Muten di Dragon Ball; Adamo... Che potere combattivo dai ad un uomo nudo con la foglia di fico sulle parti intime? Semplice, Adamo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, no? Quindi può copiare tutti i poteri delle divinità come fosse il boss finale di un picchiaduro che copia le mosse di tutti i personaggi!

Uno dei pregi di "Record of Ragnarok" è proprio la forte caratterizzazione dei personaggi. L'idea iniziale dello scontro tra umani e dei si presta tantissimo a veicolare scontri ideologici di vario tipo, uno su tutti quello che ovviamente ci viene in mente come prima cosa, sin dai tempi di "Saint Seiya": gli dei sono immutabili, stanno nel loro Paradiso, nel loro Monte Olimpo, invincibili, immortali, eterni, e credono di essere perfetti, di sapere tutto, di avere tutto sotto il proprio controllo; gli umani sono imperfetti, deboli, mortali, ma sono anche passionali, coraggiosi, hanno un cuore grande e un incredibile margine di crescita. "L'uomo può compiere miracoli", ci ha detto più volte "Saint Seiya", e ce lo mostra anche "Record of Ragnarok", mettendo in scena dei personaggi estremamente "umani" in tutta la loro imperfezione, che spesso riescono anche a far breccia nella perfezione degli dei, allo stesso modo di come lo fanno nel cuore dello spettatore. "Record of Ragnarok" è come un incontro di wrestling: c'è il "buono" (generalmente l'umano, dato che noi siamo umani e quindi non possiamo che tifare per la salvezza della nostra specie) per cui fare il tifo, c'è il "cattivo" a cui fischiare, ci sono colpi di scena, rimonte, tecniche speciali e un pubblico in delirio sempre pronto a incitare, commentare, esaltarsi mentre guarda lo scontro. Lunghi flashback inframezzano gli scambi di colpi e permettono di dare spessore ai due contendenti, raccontandocene le storie e le personalità, mentre miti, leggende e fatti storici vengono riscritti trasformandosi in trame assurde e meravigliosamente trash: i giganti che attaccano Asgard si trasformano in un episodio di "Shingeki no Kyojin", la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso diventa un processo dove il serpente voleva incastrare Eva, rea di aver resistito alle sua avances (?), e via dicendo.

"Record of Ragnarok", essendo una serie per un pubblico adulto cresciuto con i testosteronici shounen degli anni ottanta e gli adrenalinici picchiaduro da sala degli anni novanta, riprende da essi tantissimi elementi: personaggi robusti e carismatici che sembrano usciti dal primo "JoJo", scontri di cappa e spada con samurai usciti dritti dritti da "Rurouni Kenshin" o "Samurai Spirits", vecchietti che si gonfiano i muscoli, virilità a go go, iperboliche raffiche di pugni e via dicendo. Tuttavia, dagli shounen vecchio stampo la serie animata prende anche un po' diverse caratteristiche tipiche dell'animazione di un tempo, che, se da un lato la rendono affascinante e carismatica, dall'altro ne penalizzano un po' la visione e il ritmo. La serie si compone di dodici episodi e adatta, in maniera fedelissima, i primi tre scontri del torneo (quattro volumi e mezzo del fumetto). Quattro episodi a combattimento, dove però, esattamente come in una serie shounen d'altri tempi, le botte sono inframezzate da continui flashback, lungaggini, personaggi di sfondo che interrompono la narrazione per commentare, dire la loro, stemperare la tensione, fare 'spiegoni' su questa o quell'altra cosa. Questo spezza un po' il ritmo e rende i combattimenti, specialmente nel primo scontro della serie, a volte un po' tediosi da seguire, specialmente quando magari in un intero episodio i due sfidanti si sono scambiati solo un paio di fendenti e tutto il resto era flashback o 'spiegoni' di altri personaggi. Intendiamoci, anche il manga è così, la trasposizione è molto fedele, ma il ritmo della lettura viene scelto dal lettore, mentre lo spettatore di un anime deve sottostare alla mezz'ora di rito e al ritmo imposto dal minutaggio, e può avvertire qualche lentezza o lungaggine.

"Record of Ragnarok" non ha animazioni particolarmente belle, salvo un paio di casi (principalmente coincidenti con la comparsa dei poteri magici delle Valchirie) le animazioni durante i combattimenti sono statiche, prive di particolare dinamismo e, esattamente come in varie serie d'altri tempi, focalizzate principalmente su enormi caratteri volanti su schermo. L'anime tuttavia impreziosisce il disegno del manga, rendendolo più chiaro e rendendo più comprensibili certe sequenze degli scontri, oltre a regalarci ogni tanto qualche chicca (il flashback di Musashi e Kojiro disegnato in stile arte tradizionale giapponese o l'ingresso in scena di Zeus ricalcato su quello di Shinsuke Nakamura nei suoi match WWE sono meravigliose perle trash da tramandare ai posteri). La musica è affidata a Yasuharu Takanashi, che propone degli score molto simili a quelli già composti in passato per "Kengan Ashura", rock ed esaltanti, ma ogni tanto si diverte a giocare con cori lirici o con celebri brani di musica classica come "Aria sulla quarta corda" di Bach, qui protagonista di una delle sequenze più trash e divertenti della serie. Anche le sigle, "Kamigami" dei Maximum the Hormone e "Fukahi" dei SymaG, ricordano un po' quelle di "Kengan Ashura", potenti ed esaltanti al punto giusto ma poco memorabili.
Se il doppiaggio giapponese schiera fuoriclasse come Miyuki Sawashiro, Takahiro Sakurai, Tomokazu Seki, Hikaru Midorikawa o Wataru Takagi, la versione italiana ha invece nomi molto meno famosi e risulta così meno particolare e anche un po' forzata nelle interpretazioni, laddove i Giapponesi (che da decenni sono abituati a produrre, doppiare e fruire di "trashatone" esaltanti) risultano più naturali. Sul fronte dell'adattamento italiano, le uniche cose su cui si può recriminare sono il fatto che non tutte le diecimila scritte che compaiono su schermo vengono tradotte (qualcuna la si perde per strada) e che i vari nomi cinesi o giapponesi non sono sempre pronunciati nel modo giusto (stesso difetto presente nella versione italiana di "Kengan Ashura").

"Record of Ragnarok" è una serie che ha più difetti che pregi: le animazioni sono ridotte all'osso, il ritmo è lento e inframezzato da molte lungaggini che lo spezzano invece di esaltarlo durante i combattimenti, non risulta particolarmente impreziosito dal passaggio all'animazione, la trama di base è una stupidata ricca di momenti assurdi e perle trash (alcune, come Afrodite che gira coi servi che le reggono i seni assurdamente grandi, sono già diventate meme) e, last but not least, come al solito si ferma sul più bello (ci sarà una seconda stagione? Quando?) e non offre particolari vantaggi dal seguirlo in animazione, quando il manga italiano è già più avanti con la storia. Tuttavia, nel suo essere una 'trashatona' da seguire a cervello spento, che prende i miti e le culture di tutto il mondo e li riscrive in un Pantheon di personaggi assurdi ma carismatici, risulta estremamente divertente, un inaspettato "guilty pleasure" degno di colmare il vuoto tra una serie di "Baki" e l'altra o quello lasciato dalla fine (?) di "Kengan Ashura" e "The God of High School". Il manga, in Italia, è arrivato un po' in sordina, a differenza del Giappone, ma chissà che questo "antipasto" con colori, voci e musiche non possa spingerlo un po' di più, perché è una serie trash ma divertente, che regala personaggi carismatici e bei momenti. Dall'anime non bisogna aspettarsi chissà quali meraviglie, ma tra un momento assurdo e l'altro piano piano ci si appassiona e ci troveremo a tifare spassionatamente per questo o quel personaggio. Perché, in fondo, vogliamo che gli umani vincano e si salvino, ma anche gli dei non sono male e magari tifiamo per l'uno o per l'altro solo perché sono fighi, ci stanno simpatici, ci esaltano, ci ritroviamo in loro o rappresentano ciò che vorremmo essere. Come i lottatori di wrestling, ma con poteri divini e/o quel cuore passionale che sempre hanno i personaggi degli anime e che proprio per questo amiamo e ameremo, malgrado tutto, anche stavolta.