M.A.S.K.
Per capire questa serie, bisogna conoscere la storia della sua realizzazione: a metà degli anni ottanta furoreggiavano i robot Transformers e i G. I. Joe. Così, perché non fondere le due cose e creare una serie in cui professionisti con abilità degne di James Bond lottano contro il male guidando veicoli apparentemente normali ma trasformabili come, per esempio, una moto che diventa elicottero o un’auto che apre le ali di gabbiano e vola? In più aggiungiamo le maschere che forniscono al nostro eroe poteri speciali come, ad esempio, volare, lanciare fasci d’energia e, naturalmente, un bonus di forza fisica, e avremo “M.A.S.K.” (che significa commando armato mobile Mask o, più semplicemente, maschera).
I membri del commando, guidati dal giovane miliardario Matt Traker, vivranno perciò una serie di avventure in tutto il mondo per lottare contro la malvagia organizzazione Venom, anch’essa dotata dell’equipaggiamento Mask. Essa infatti è comandata da Max Manheim, ex militare che ha collaborato con Matt Traker per la creazione di Mask.
La prima stagione durò sessantacinque episodi, cui fece seguito una seconda di appena dieci, in cui i nostri si affrontavano in semplici gare automobilistiche o di rally. Indubbiamente, “M.A.S.K.”, o per meglio dire la prima stagione, dato che la seconda è di un livello troppo infantile, si rivela un ottimo prodotto, degno di stare accanto a “Transformers”, “G. I. Joe” e “Master of the Universe” sul trono delle serie americane migliori degli anni ‘80. Le storie presentavano un ottimo equilibrio tra spionaggio, lotta in stile militare e avventura, unito a una forte componente didattica. Le vicende, infatti, avvenivano in tutto il mondo, da Roma al cuore dell’Australia, dalle dighe di Rotterdam alla torre di Londra, consentendo al pubblico infantile di imparare varie nozioni di geografia e storia. Non a caso tra i personaggi abbiamo anche il figlio dodicenne di Matt Traker e il suo robottino personale, con l’evidente scopo di avvicinare ulteriormente il pubblico infantile. In più, a fine episodio vi era una breve scena educativa in cui si insegnavano cose di vita quotidiana al giovane spettatore. Due difetti sono il buonismo militare molto in voga negli anni ottanta, ovvero si spara continuamente con armi potenti, ma nessuno si fa mai male, o la ripetitività dei nemici che schierano in campo sempre i soliti quattro personaggi, almeno nella prima metà della serie, mentre i buoni dispongono di un “cast” molto più ampio. Ma si tratta di peccati veniali, per cui “M.A.S.K.” rimane ancor oggi una buona serie.
Grafica e regia buone ma non troppo, in stile anni ottanta. Voto finale, sette.
I membri del commando, guidati dal giovane miliardario Matt Traker, vivranno perciò una serie di avventure in tutto il mondo per lottare contro la malvagia organizzazione Venom, anch’essa dotata dell’equipaggiamento Mask. Essa infatti è comandata da Max Manheim, ex militare che ha collaborato con Matt Traker per la creazione di Mask.
La prima stagione durò sessantacinque episodi, cui fece seguito una seconda di appena dieci, in cui i nostri si affrontavano in semplici gare automobilistiche o di rally. Indubbiamente, “M.A.S.K.”, o per meglio dire la prima stagione, dato che la seconda è di un livello troppo infantile, si rivela un ottimo prodotto, degno di stare accanto a “Transformers”, “G. I. Joe” e “Master of the Universe” sul trono delle serie americane migliori degli anni ‘80. Le storie presentavano un ottimo equilibrio tra spionaggio, lotta in stile militare e avventura, unito a una forte componente didattica. Le vicende, infatti, avvenivano in tutto il mondo, da Roma al cuore dell’Australia, dalle dighe di Rotterdam alla torre di Londra, consentendo al pubblico infantile di imparare varie nozioni di geografia e storia. Non a caso tra i personaggi abbiamo anche il figlio dodicenne di Matt Traker e il suo robottino personale, con l’evidente scopo di avvicinare ulteriormente il pubblico infantile. In più, a fine episodio vi era una breve scena educativa in cui si insegnavano cose di vita quotidiana al giovane spettatore. Due difetti sono il buonismo militare molto in voga negli anni ottanta, ovvero si spara continuamente con armi potenti, ma nessuno si fa mai male, o la ripetitività dei nemici che schierano in campo sempre i soliti quattro personaggi, almeno nella prima metà della serie, mentre i buoni dispongono di un “cast” molto più ampio. Ma si tratta di peccati veniali, per cui “M.A.S.K.” rimane ancor oggi una buona serie.
Grafica e regia buone ma non troppo, in stile anni ottanta. Voto finale, sette.