Tezuka Osamu no Buddha: Akai Sabaku yo! Utsukushiku
"Toei strikes back", ovvero, in idioma italico, la Toei al contrattacco. E dimostra che in fatto di film d'animazione potrebbe ancora benissimo tenere testa a studi ben più blasonati come Production IG, Madhouse o Studio Ghibli. Dico potrebbe, dal momento che, a parte il lungometraggio in questione (che è il primo di una trilogia), non vi sono annunci di nuovi titoli in fase di lavorazione. Già dal logo Warner - che lo ha co-prodotto - e dalla qualità del prologo si capisce subito che tira aria di kolossal. Il character design viene ulteriormente affinato rispetto al manga originale (che comunque rientra nel periodo adulto di Tezuka, il quale abbandonò i lineamenti di stampo fleischeriano che avevano caratterizzato i suoi lavori shonen più famosi). Si vede la chiara e voluta propensione verso tratti morbidi e slanciati di artisti come Toshiyuki Kuboka e Akihito Yamashita, i due principali fautori di quella meraviglia che risponde al nome di "Giant Robo". I colori sono praticamente perfetti, i virtuosismi alla macchina da presa da cardiopalma e la presenza del veterano Kozo Morishita alla regia assicura uno storyboard privo di sbavature: impresa non da poco, visto il complesso intreccio narrativo dei quattordici volumetti che compongono l'opera.
La storia si svolge nell'India di 3500 anni fa, dove ha avuto inizio la mistica vita di Siddharta, il prescelto. Non c'è da preoccuparsi. "Osamu Tezuka no Buddha" non è il classico mattone pseudo-religioso, ma una grande avventura, tra spettacolari e cruente battaglie e colpi di scena uno dopo l'altro. Del resto è risaputo che Tezuka era agnostico, e non era nei suoi intenti propinare un'opera pro-buddista per cercare di convincere il pubblico a convertirsi, o di generare nuovi adepti. Le vignette inoltre presentavano numerosi elementi comici e buffi anacronismi del tutto assenti nella controparte animata, tutta incentrata sulla brutalità della guerra e della violenza, sempre voluta dai potenti e causa di povertà ed epidemie nelle caste più basse della popolazione.
Unico punto a sfavore, le sequenze d'azione appaiono un po' forzate, sembrano sapere di già visto, non ci sono i guizzi di mani come quelle di Takashi Nakamura o Mahiro Maeda, ormai dimenticati dalla grande maggioranza dei fan, ma che hanno concepito gran parte dei disegni chiave di capolavori come "Nausicaa" e "Laputa".
La storia si svolge nell'India di 3500 anni fa, dove ha avuto inizio la mistica vita di Siddharta, il prescelto. Non c'è da preoccuparsi. "Osamu Tezuka no Buddha" non è il classico mattone pseudo-religioso, ma una grande avventura, tra spettacolari e cruente battaglie e colpi di scena uno dopo l'altro. Del resto è risaputo che Tezuka era agnostico, e non era nei suoi intenti propinare un'opera pro-buddista per cercare di convincere il pubblico a convertirsi, o di generare nuovi adepti. Le vignette inoltre presentavano numerosi elementi comici e buffi anacronismi del tutto assenti nella controparte animata, tutta incentrata sulla brutalità della guerra e della violenza, sempre voluta dai potenti e causa di povertà ed epidemie nelle caste più basse della popolazione.
Unico punto a sfavore, le sequenze d'azione appaiono un po' forzate, sembrano sapere di già visto, non ci sono i guizzi di mani come quelle di Takashi Nakamura o Mahiro Maeda, ormai dimenticati dalla grande maggioranza dei fan, ma che hanno concepito gran parte dei disegni chiave di capolavori come "Nausicaa" e "Laputa".
Dopo aver letto un capolavoro del fumetto come il Budda di Osamu Tezuka, non potevo esimermi dal visionare il primo capitolo di una trilogia cinematografica ad esso ispirato. Diretta da Kōzō Morishita, famoso produttore di alcuni film di Dragon Ball e regista della serie animata di Saint Seya, nonché di Quando vivevano i dinosauri, la pellicola in questione, distribuita nel 2011 e il cui titolo potrebbe tradursi come Budda di Osamu Tezuka - Il grande viaggio, risalta per la ricercatezza dei dettagli e per il grande lavoro approntato dalla Toei Animation in materia di animazioni fluidissime, colonna sonora di Michiru Oshima adeguata e d'atmosfera, un character design leggermente diverso da quello originale, ma comunque appropriato, e infine anche per la sceneggiatura, sviluppata in modo intelligente e mai pesante.
Infatti, la storia trattata ricopre i primi quattro volumi dell'opera cartacea originale - in pratica dalla nascita di Siddhartha Gautama fino alla decisione di rinunciare alla sua vita principesca - facendo a meno, da un lato, della rappresentazione delle gag comiche tipiche del maestro Tezuka e, dall'altro, sveltendo le parti più complesse e meno facili da digerire relative alla guerra tra i regni di Kosala e Shakya. Inoltre, a differenza di quanto accadeva nel manga, in cui le vicende dei diversi protagonisti venivano trattate separatamente con continui flashback e flashforward indietro e avanti nel tempo, nel film tali avvenimenti si alternano tra loro di volta in volta nella medesima linea temporale.
Se l'ora e tre quarti di durata del film scorre dunque rapidamente, tuttavia si avverte una certa fretta nello svolgimento di alcune sequenze e in tal senso la previa lettura del manga costituisce un valido aiuto per una migliore comprensione di determinati risvolti di trama. In più, com'è naturale per quasi ogni trasposizione cinematografica, non manca l'omissione di certi piccoli dettagli che aggiungono un tocco in più all'opera originale; ad ogni modo l'impressione è certamente positiva e dubito che si potesse fare di meglio in poco meno di due ore di film, considerando anche l'impegno nella raffigurazione di scene particolarmente evocative (su tutte, quella dell'incontro onirico tra Siddhartha e Brahman). A questo punto posso dire di attendere con grande interesse l'uscita, prevista per il prossimo febbraio, della seconda parte.
Infatti, la storia trattata ricopre i primi quattro volumi dell'opera cartacea originale - in pratica dalla nascita di Siddhartha Gautama fino alla decisione di rinunciare alla sua vita principesca - facendo a meno, da un lato, della rappresentazione delle gag comiche tipiche del maestro Tezuka e, dall'altro, sveltendo le parti più complesse e meno facili da digerire relative alla guerra tra i regni di Kosala e Shakya. Inoltre, a differenza di quanto accadeva nel manga, in cui le vicende dei diversi protagonisti venivano trattate separatamente con continui flashback e flashforward indietro e avanti nel tempo, nel film tali avvenimenti si alternano tra loro di volta in volta nella medesima linea temporale.
Se l'ora e tre quarti di durata del film scorre dunque rapidamente, tuttavia si avverte una certa fretta nello svolgimento di alcune sequenze e in tal senso la previa lettura del manga costituisce un valido aiuto per una migliore comprensione di determinati risvolti di trama. In più, com'è naturale per quasi ogni trasposizione cinematografica, non manca l'omissione di certi piccoli dettagli che aggiungono un tocco in più all'opera originale; ad ogni modo l'impressione è certamente positiva e dubito che si potesse fare di meglio in poco meno di due ore di film, considerando anche l'impegno nella raffigurazione di scene particolarmente evocative (su tutte, quella dell'incontro onirico tra Siddhartha e Brahman). A questo punto posso dire di attendere con grande interesse l'uscita, prevista per il prossimo febbraio, della seconda parte.