Senki Zesshou Symphogear
Una serie alquanto interessante, sebbene il filone delle maghette-cantanti non sia proprio il mio preferito.
Ho apprezzato il tentativo di unire quelli che si possono considerare i tre modelli principali del genere majokko: la leggerezza di "Sailor Moon" (almeno dell'anime), i combattimenti tosti alla "Pretty Cure" e la complessa drammaticità di "Puella Magi Madoka Magica", formando così un ibrido abbastanza riuscito. Dico abbastanza perché la storia sa in generale intrattenere, c'è dell'umorismo simpatico (anche se scontato), la protagonista Hibiki riesce a non essere mielosa con la sua bontà, ci sono dei discreti momenti drammatici e violenti, e i combattimenti hanno delle buone coreografie (anzi, nello scontro finale riescono pure a piazzare dei momenti 'wow!').
Inoltre è positivo che la serie riesca ad evitare la noia dopo aver scelto di puntare più sui personaggi che sulle scene d'azione, perché i combattimenti sono numerosi, ma solo quello iniziale e il finale sono vere e proprie battaglie, gli altri servono più a farci conoscere i personaggi.
Il problema però è che molto del materiale drammatico, anche quando funziona, resta come in superficie: i personaggi principali hanno i loro drammi, però si tratta di cose non solo già viste molte volte, ma anche narrate in maniera alquanto scontata; lo svolgimento della trama è tutto sommato prevedibile e il tentativo di introdurre una sorta di complotto non porta a nulla di particolare; infine il messaggio finale è il super-classico inno all'amicizia e al coraggio, raccontato anch'esso con stile super-classico (insomma, guardate ancora "Puella Magi Madoka Magica", se volete un majokko capace di far riflettere).
Riguardo i design e le animazioni, non sono affatto male, anche se in qualche momento ho avuto l'impressione che i personaggi si muovessero a scatti, mentre il fanservice è piuttosto diffuso, oltre che gratuito, e in alcune occasioni l'ho trovato persino ridicolo per quanto era esibito.
Insomma, "Senki Zesshou Symphogear" è un piacevole titolo passatempo, che funziona mostrando cose già viste, e senza particolari guizzi.
Ho apprezzato il tentativo di unire quelli che si possono considerare i tre modelli principali del genere majokko: la leggerezza di "Sailor Moon" (almeno dell'anime), i combattimenti tosti alla "Pretty Cure" e la complessa drammaticità di "Puella Magi Madoka Magica", formando così un ibrido abbastanza riuscito. Dico abbastanza perché la storia sa in generale intrattenere, c'è dell'umorismo simpatico (anche se scontato), la protagonista Hibiki riesce a non essere mielosa con la sua bontà, ci sono dei discreti momenti drammatici e violenti, e i combattimenti hanno delle buone coreografie (anzi, nello scontro finale riescono pure a piazzare dei momenti 'wow!').
Inoltre è positivo che la serie riesca ad evitare la noia dopo aver scelto di puntare più sui personaggi che sulle scene d'azione, perché i combattimenti sono numerosi, ma solo quello iniziale e il finale sono vere e proprie battaglie, gli altri servono più a farci conoscere i personaggi.
Il problema però è che molto del materiale drammatico, anche quando funziona, resta come in superficie: i personaggi principali hanno i loro drammi, però si tratta di cose non solo già viste molte volte, ma anche narrate in maniera alquanto scontata; lo svolgimento della trama è tutto sommato prevedibile e il tentativo di introdurre una sorta di complotto non porta a nulla di particolare; infine il messaggio finale è il super-classico inno all'amicizia e al coraggio, raccontato anch'esso con stile super-classico (insomma, guardate ancora "Puella Magi Madoka Magica", se volete un majokko capace di far riflettere).
Riguardo i design e le animazioni, non sono affatto male, anche se in qualche momento ho avuto l'impressione che i personaggi si muovessero a scatti, mentre il fanservice è piuttosto diffuso, oltre che gratuito, e in alcune occasioni l'ho trovato persino ridicolo per quanto era esibito.
Insomma, "Senki Zesshou Symphogear" è un piacevole titolo passatempo, che funziona mostrando cose già viste, e senza particolari guizzi.
Facciamo una ricetta: prendiamo "Macross" per aver elevato la musica a elemento principale della narrazione, uniamo le mahou shoujo combattenti alla "Sailor Moon", ma che si scannano come pazze in stile "Pretty Cure", uniamo elementi di svariate mitologie e un cast di seiyuu-cantati molto famose, e il piatto è servito. Il suo nome è "Senki Zesshou Symphogear".
La serie made in Satelight ebbe l'idea di unire tali elementi con una narrazione non certo originale e con personaggi tipo già visti in svariate opere del genere, ma compensando il tutto con uno stile visivo che, seppur molto limitato per lo scarso budget per i disegni, in favore del piano musicale, punta sull'adrenalina e l'emotività, il tutto già dalla prima puntata, con tre balzi temporali che mostrano i risultati della battaglia finale con l'apparente morte delle protagoniste, con relativo cordoglio, passando a una situazione che ha fatto da molla alle vicende due anni indietro che poi colpirà le protagoniste nel presente. E' questo ciò che colpirà la protagonista Hibiki nel suo drammatico coinvolgimento nella lotta delle utilizzatrici degli "Artefatti" contro i sinistri "Noise", mentre lentamente una terribile congiura rischia di dare il via a una sequela di disastri praticamente indescrivibili.
Insomma, non sarà il massimo della narrazione e dell'impatto visivo, ma il lato emotivo offerto dalle scene compensa il tutto. Personaggi come Hibiki, allegra e vivace ma dal buon cuore, la sua amica del cuore Miku, la fredda ma col cuore in lacrime Tsubasa e la feroce ma disperata Chris, insieme ai loro compagni della base, tra cui spicca il carismatico boss, Genjùrò, e altri personaggi, accomunati dal fatto di avere personalità completamente umane (anche quando non sembra), si uniscono nei frenetici combattimenti quando vengono attivati gli artefatti, che combinano adrenalina e furore uniti alle apparizioni dei nomi degli attacchi in svariati stili visivi, grazie a una regia, per quanto limitata, mozzafiato.
Ma il premio maggiore va alla colonna sonora, poiché non ci sarà puntata dove le protagoniste non cantino quando entrano in azione, complice l'impiego di pezzi da novanta della musica giapponese come Aoi Yuki e Nana Mizuki.
Presa in singolo, "Senki Zesshou Symphogear" sarebbe un'opera trascurabile, ma va presa in considerazione per una cosa: l'essere il trampolino di lancio di nuove avventure ancora più entusiasmanti e molto più mozzafiato, quindi va presa come punto di partenza.
La serie made in Satelight ebbe l'idea di unire tali elementi con una narrazione non certo originale e con personaggi tipo già visti in svariate opere del genere, ma compensando il tutto con uno stile visivo che, seppur molto limitato per lo scarso budget per i disegni, in favore del piano musicale, punta sull'adrenalina e l'emotività, il tutto già dalla prima puntata, con tre balzi temporali che mostrano i risultati della battaglia finale con l'apparente morte delle protagoniste, con relativo cordoglio, passando a una situazione che ha fatto da molla alle vicende due anni indietro che poi colpirà le protagoniste nel presente. E' questo ciò che colpirà la protagonista Hibiki nel suo drammatico coinvolgimento nella lotta delle utilizzatrici degli "Artefatti" contro i sinistri "Noise", mentre lentamente una terribile congiura rischia di dare il via a una sequela di disastri praticamente indescrivibili.
Insomma, non sarà il massimo della narrazione e dell'impatto visivo, ma il lato emotivo offerto dalle scene compensa il tutto. Personaggi come Hibiki, allegra e vivace ma dal buon cuore, la sua amica del cuore Miku, la fredda ma col cuore in lacrime Tsubasa e la feroce ma disperata Chris, insieme ai loro compagni della base, tra cui spicca il carismatico boss, Genjùrò, e altri personaggi, accomunati dal fatto di avere personalità completamente umane (anche quando non sembra), si uniscono nei frenetici combattimenti quando vengono attivati gli artefatti, che combinano adrenalina e furore uniti alle apparizioni dei nomi degli attacchi in svariati stili visivi, grazie a una regia, per quanto limitata, mozzafiato.
Ma il premio maggiore va alla colonna sonora, poiché non ci sarà puntata dove le protagoniste non cantino quando entrano in azione, complice l'impiego di pezzi da novanta della musica giapponese come Aoi Yuki e Nana Mizuki.
Presa in singolo, "Senki Zesshou Symphogear" sarebbe un'opera trascurabile, ma va presa in considerazione per una cosa: l'essere il trampolino di lancio di nuove avventure ancora più entusiasmanti e molto più mozzafiato, quindi va presa come punto di partenza.
"Senki Zesshou Symphogear" è un anime che mi ha fatto ricredere sull'idea della musica come arma per sconfiggere gli avversari di turno. Se proprio non riesco a guardare un episodio - uno! - di "Mermaid Melody" senza scoppiare dalle risate quando loro cantano e i nemici si sentono male (non posso fare a meno di pensare che non sopportino i loro gorgheggi stonati!), "Symphogear" è il perfetto esempio di come la stessa idea possa essere proposta in toni molto più shonen e convincenti; eppure, anche questo titolo dalle tante potenzialità purtroppo mi ha in parte delusa.
Ma partiamo con ordine. La storia si incentra su due protagoniste: la prima, Tsubasa, fa parte insieme all'amica Kanade del duo idol Zwei Wing; la seconda, Hibiki, è una ragazzina qualunque appassionata proprio della musica delle ragazze. Un giorno, durante un loro concerto cui anche Hibiki partecipa, avviene un attacco da parte di mostri non meglio precisati e conosciuti come Noise, che iniziano a uccidere i presenti trasformandoli in carbone (?). A quel punto Tsubasa e Kanade intervengono, rivelando la loro vera identità: le due infatti sono delle combattenti che utilizzano la loro voce per attivare delle antiche reliquie conosciute come Symphogear, che forniscono loro notevoli poteri. Durante lo scontro Kanade si sacrifica per salvare Hibiki: la sua morte sconvolge Tsubasa, alla quale era molto legata, ma soprattutto ha come effetto di rendere a sua volta Hibiki una combattente, in quanto durante lo scontro alcuni frammenti della Symphogear di Kanade entrano nel petto della ragazza e si rivelano impossibili da rimuovere chirurgicamente. Inizialmente ostile alla ragazza (in quanto indiretta responsabile della morte di Kanade), Tsubasa pian piano stringe amicizia con Hibiki, e insieme a una terza ragazza - Chris - cercheranno di porre fine alla minaccia dei Noise e scoprire la loro origine.
Come dicevo, "Symphogear" è una serie con tante potenzialità e diverse note positive. Prima su tutte la musica: il primo episodio meriterebbe di essere visto anche solo per il concerto di Kanade e Tsubasa, e anche nel corso della serie la soundtrack si mantiene a un buon livello (merito anche di Nana Mizuki, doppiatrice di Tsubasa e performer di molte canzoni dell'anime - d'altra parte lei è uno dei motivi per cui ho iniziato a guardare questa serie!). In secondo luogo, nonostante il numero ristretto di episodi, c'è da dire che tutte le protagoniste principali godono di un ottimo approfondimento psicologico, e nel corso della storia alcune di loro matureranno notevolmente (in particolare Tsubasa e Chris, che avremo modo di conoscere meglio attraverso alcuni flashback).
Infine, una menzione d'onore va alla tematica affrontata da questo anime. L'idea che le canzoni possano unire il mondo non è nuova - "Macross" docet -, ma qui in particolare viene posto l'accento sul fatto che le parole non sono l'unico modo per comunicare: emblematica è, in questo senso, l'idea di inserire nella serie la Torre di Babele, e il racconto di come Dio - adirato dall'arroganza dell'uomo - avesse fatto in modo di differenziare il linguaggio per far sì che gli esseri umani non riuscissero più a comprendersi. Il messaggio di "Symphogear", in fondo, è che non ci serve una Torre di Babele - è possibile comunicare anche parlando lingue diverse -, perché la musica è un linguaggio universale.
Ma, quindi, cosa c'è che non va? Purtroppo il difetto principale è un errore comune che viene compiuto spesso dagli anime di breve durata come questo: non viene dato sufficiente spazio agli antagonisti. I Noise sono avversari senz'anima e senza una motivazione, nient'altro che burattini manovrati da una sola persona; difficilmente susciteranno qualche particolare emozione nello spettatore (a parte ribrezzo per il loro design semplicemente orrendo e grossolano). E l'antagonista finale - colei che dovrebbe svelarci ogni dettaglio dei retroscena e chiarirci ogni dubbio riguardo alla trama - in realtà si rivela un personaggio debole, dagli obiettivi poco chiari e dalla realizzazione ancora più dubbia... non aggiungo altro per non fare spoiler, e mi limito solo a dire che il finale della serie mi ha abbastanza delusa, perché lascia molti punti in sospeso.
In conclusione, il mio voto finale a questa serie è un 7 pieno: spero che la seconda serie chiarisca le lacune rimaste e dia un finale degno a questa serie (sempre che non decidano di farne anche una terza!).
Ma partiamo con ordine. La storia si incentra su due protagoniste: la prima, Tsubasa, fa parte insieme all'amica Kanade del duo idol Zwei Wing; la seconda, Hibiki, è una ragazzina qualunque appassionata proprio della musica delle ragazze. Un giorno, durante un loro concerto cui anche Hibiki partecipa, avviene un attacco da parte di mostri non meglio precisati e conosciuti come Noise, che iniziano a uccidere i presenti trasformandoli in carbone (?). A quel punto Tsubasa e Kanade intervengono, rivelando la loro vera identità: le due infatti sono delle combattenti che utilizzano la loro voce per attivare delle antiche reliquie conosciute come Symphogear, che forniscono loro notevoli poteri. Durante lo scontro Kanade si sacrifica per salvare Hibiki: la sua morte sconvolge Tsubasa, alla quale era molto legata, ma soprattutto ha come effetto di rendere a sua volta Hibiki una combattente, in quanto durante lo scontro alcuni frammenti della Symphogear di Kanade entrano nel petto della ragazza e si rivelano impossibili da rimuovere chirurgicamente. Inizialmente ostile alla ragazza (in quanto indiretta responsabile della morte di Kanade), Tsubasa pian piano stringe amicizia con Hibiki, e insieme a una terza ragazza - Chris - cercheranno di porre fine alla minaccia dei Noise e scoprire la loro origine.
Come dicevo, "Symphogear" è una serie con tante potenzialità e diverse note positive. Prima su tutte la musica: il primo episodio meriterebbe di essere visto anche solo per il concerto di Kanade e Tsubasa, e anche nel corso della serie la soundtrack si mantiene a un buon livello (merito anche di Nana Mizuki, doppiatrice di Tsubasa e performer di molte canzoni dell'anime - d'altra parte lei è uno dei motivi per cui ho iniziato a guardare questa serie!). In secondo luogo, nonostante il numero ristretto di episodi, c'è da dire che tutte le protagoniste principali godono di un ottimo approfondimento psicologico, e nel corso della storia alcune di loro matureranno notevolmente (in particolare Tsubasa e Chris, che avremo modo di conoscere meglio attraverso alcuni flashback).
Infine, una menzione d'onore va alla tematica affrontata da questo anime. L'idea che le canzoni possano unire il mondo non è nuova - "Macross" docet -, ma qui in particolare viene posto l'accento sul fatto che le parole non sono l'unico modo per comunicare: emblematica è, in questo senso, l'idea di inserire nella serie la Torre di Babele, e il racconto di come Dio - adirato dall'arroganza dell'uomo - avesse fatto in modo di differenziare il linguaggio per far sì che gli esseri umani non riuscissero più a comprendersi. Il messaggio di "Symphogear", in fondo, è che non ci serve una Torre di Babele - è possibile comunicare anche parlando lingue diverse -, perché la musica è un linguaggio universale.
Ma, quindi, cosa c'è che non va? Purtroppo il difetto principale è un errore comune che viene compiuto spesso dagli anime di breve durata come questo: non viene dato sufficiente spazio agli antagonisti. I Noise sono avversari senz'anima e senza una motivazione, nient'altro che burattini manovrati da una sola persona; difficilmente susciteranno qualche particolare emozione nello spettatore (a parte ribrezzo per il loro design semplicemente orrendo e grossolano). E l'antagonista finale - colei che dovrebbe svelarci ogni dettaglio dei retroscena e chiarirci ogni dubbio riguardo alla trama - in realtà si rivela un personaggio debole, dagli obiettivi poco chiari e dalla realizzazione ancora più dubbia... non aggiungo altro per non fare spoiler, e mi limito solo a dire che il finale della serie mi ha abbastanza delusa, perché lascia molti punti in sospeso.
In conclusione, il mio voto finale a questa serie è un 7 pieno: spero che la seconda serie chiarisca le lacune rimaste e dia un finale degno a questa serie (sempre che non decidano di farne anche una terza!).
Ammetto, in tutta franchezza, di essere in difficoltà nel recensire questo Senki Zesshou Symphogear. Perché? Beh, perché si rivela avere tutto ciò (o per lo meno molte delle cose) che potrei sperare di trovare in un anime. Il giudizio dunque viene a essere molto soggettivo ed effettuato con molto poco distacco rispetto all'opera, ma credo che un eccesso da fan ce lo potremmo anche concedere ogni tanto.
Che cos'è dunque, questo Symphogear? A un passante abbastanza esperto in materia potrei dire di prendere un certo Mermaid Meloy (in Italia, "Principesse Sirene"), portarlo in un contesto [/i]"alla Pretty Cure"[/i] e di aggiungervi una certa dose di malizia e violenza per condimento. Ma a un meno esperto tale ricetta potrebbe dire poco.
Ma più chiaramente, Symphogear ci porta in un futuro prossimo in cui l'umanità è sotto la minaccia dei Noise, degli esseri misteriosi che appaiono casualmente seminando morte e distruzione. Uniche in grado di fronteggiarli con efficacia sono delle giovani ragazze in grado, attraverso il canto, di attivare il potere di alcune reliquie e di manifestarlo in armature potenzianti dette appunto Symphogear. In questa situazione si incroceranno i destini di tre di queste "intonate": Hibiki, Tsubasa e Chris...
E dunque, se riproponiamo una sorta di Pretty Cure, o comunque di ragazze combattenti con trasformazione inclusa, cui aggiungiamo un po' più di violenza, drammaticità ed ecchi, e in cui gli scontri si svolgono su trascinante base musicale anche cantata, allora il sottoscritto apprezza considerevolmente. Se poi buona parte delle canzoni le interpreta la grandissima Nana Mizuki, che in questa occasione dà la voce a Tsubasa, allora siamo al top. Per fare di meglio si dovrebbero aggiungere alla festa Madlax o magari Fate Testarossa, tanto per dire... Al limite potrei anche affermare dal mio punto di vista che Symphogear è una grande opera di fan-service, ovviamente per chi idolatra tutti gli elementi di cui sopra.
Sarebbe però anche ingiusto limitarsi a questo, visto che va considerata la buona fattura con cui l'anime è stato realizzato. Da rimarcare sono le ambientazioni e gli scenari, che si giovano di uno stile abbastanza originale e ispirato, una "solita" ambientazione giapponese ma con molte contaminazioni artistiche occidentali.
Di pregevole fattura è la parte musicale, e non solo per la presenza della Mizuki, visto che anche Aoi Yuuki (Hibiki) e Ayahi Takagaki (Chris) ci regalano ottime prove. Cast ulteriormente arricchito da voci di un certo peso, come quelle di Miyuki Sawashiro e Minako Komatsu.
Soprattutto, l'anime ha un ritmo davvero sostenuto, ma mai frettoloso. Specialmente nelle prime fasi è un rullo compressore e raramente porta una battuta a vuoto.
Volendo cercare il pelo nell'uovo, ogni tanto il modo d'agire di qualche personaggio potrebbe destare perplessità così come ogni tanto si assiste a qualche esagerazione di troppo. Ma, almeno per il secondo caso, ricordiamoci che siamo nel "mondo del fantastico" e non dovremmo restare troppo con i piedi per terra.
Insomma, con Symphogear mi sono proprio divertito. Possibilissimo che non sia ugualmente apprezzato da tutti e che non passi agli annali ma, citando il sommo poeta: "non ti curar di lor, ma guarda e passa".
Che cos'è dunque, questo Symphogear? A un passante abbastanza esperto in materia potrei dire di prendere un certo Mermaid Meloy (in Italia, "Principesse Sirene"), portarlo in un contesto [/i]"alla Pretty Cure"[/i] e di aggiungervi una certa dose di malizia e violenza per condimento. Ma a un meno esperto tale ricetta potrebbe dire poco.
Ma più chiaramente, Symphogear ci porta in un futuro prossimo in cui l'umanità è sotto la minaccia dei Noise, degli esseri misteriosi che appaiono casualmente seminando morte e distruzione. Uniche in grado di fronteggiarli con efficacia sono delle giovani ragazze in grado, attraverso il canto, di attivare il potere di alcune reliquie e di manifestarlo in armature potenzianti dette appunto Symphogear. In questa situazione si incroceranno i destini di tre di queste "intonate": Hibiki, Tsubasa e Chris...
E dunque, se riproponiamo una sorta di Pretty Cure, o comunque di ragazze combattenti con trasformazione inclusa, cui aggiungiamo un po' più di violenza, drammaticità ed ecchi, e in cui gli scontri si svolgono su trascinante base musicale anche cantata, allora il sottoscritto apprezza considerevolmente. Se poi buona parte delle canzoni le interpreta la grandissima Nana Mizuki, che in questa occasione dà la voce a Tsubasa, allora siamo al top. Per fare di meglio si dovrebbero aggiungere alla festa Madlax o magari Fate Testarossa, tanto per dire... Al limite potrei anche affermare dal mio punto di vista che Symphogear è una grande opera di fan-service, ovviamente per chi idolatra tutti gli elementi di cui sopra.
Sarebbe però anche ingiusto limitarsi a questo, visto che va considerata la buona fattura con cui l'anime è stato realizzato. Da rimarcare sono le ambientazioni e gli scenari, che si giovano di uno stile abbastanza originale e ispirato, una "solita" ambientazione giapponese ma con molte contaminazioni artistiche occidentali.
Di pregevole fattura è la parte musicale, e non solo per la presenza della Mizuki, visto che anche Aoi Yuuki (Hibiki) e Ayahi Takagaki (Chris) ci regalano ottime prove. Cast ulteriormente arricchito da voci di un certo peso, come quelle di Miyuki Sawashiro e Minako Komatsu.
Soprattutto, l'anime ha un ritmo davvero sostenuto, ma mai frettoloso. Specialmente nelle prime fasi è un rullo compressore e raramente porta una battuta a vuoto.
Volendo cercare il pelo nell'uovo, ogni tanto il modo d'agire di qualche personaggio potrebbe destare perplessità così come ogni tanto si assiste a qualche esagerazione di troppo. Ma, almeno per il secondo caso, ricordiamoci che siamo nel "mondo del fantastico" e non dovremmo restare troppo con i piedi per terra.
Insomma, con Symphogear mi sono proprio divertito. Possibilissimo che non sia ugualmente apprezzato da tutti e che non passi agli annali ma, citando il sommo poeta: "non ti curar di lor, ma guarda e passa".
Molto tempo dopo le sirene di "Mermaid Melody", ecco un altro anime che fa della musica il suo tema principale. In questa produzione nata dalla collaborazione fra Encourage Films e lo studio Satelight (Aquarion, Macross, Fairy Tail, Shugo Chara per citarne alcuni) è cantando che le protagoniste di quest'anime decidono di affrontare l'ennesima minaccia per l'umanità: i Noise, terrificanti creature in grado di trasformarti in carbone con un semplice contatto.
Solo le cosiddette "intonate" sono in grado di fronteggiarli senza subire le definitive conseguenze del loro tocco mortale, attivando il loro potere e una potente armatura (la symphogear) da frammenti di antiche reliquie grazie alla loro splendida voce.
Certamente "Senki Zesshou Symphogear" è una serie che non manca di ritmo: l'aspetto musicale è molto curato (ovviamente!) anche se il genere a mio parere potrebbe non essere pienamente apprezzato in Occidente: le eroine hanno molto in comune con vocaloid e forse non è un caso che la migliore amica della protagonista si chiami "Miku", riferimento alla ben più nota Hatsune, popstar virtuale molto popolare nella terra del sol levante.
Dal punto di vista grafico la parte digitalizzata è veramente ben fatta (le scene di folla sono molto realistiche), ma il tratto dei personaggi qualche volta è un po' approssimativo e il paesaggio spesso è statico e ripetitivo.
Ci sono anche a mio avviso chiari riferimenti a Final Fantasy: la scena iniziale mi ricorda molto l'inizio del capitolo X-2 della celebre saga della square e un po' per tutti i 13 episodi della serie si ha l'impressione di trovarsi in un vero videogioco.
La storia tuttavia ha dei vuoti narrativi abbastanza evidenti che fanno perdere alla serie il fascino iniziale; gli stacchi musicali pompano duro e contribuiscono a dare spettacolarità ai combattimenti, ma le lacune sono troppe per essere colmate solo da questi aspetti.
I personaggi non sono sufficientemente caratterizzati: Hibiki è la classica "brava ragazza" dalla semplicità disarmante anche per i suoi nemici, però quando si arrabbia... Tsubasa è sicuramente più convincente anche se cambia repentinamente opinione senza un vero motivo; Chris è in assoluto la mia preferita, anche se probabilmente al background del suo personaggio viene dedicato anche meno tempo delle altre due. Ryoko non mi ha convinto per nulla, mentre Ganjuro è un mix assurdo tra il comandante Fudo di Aquarion, il figlio illegittimo di Bruce Lee e un cattivo della serie "Yu-gi-oh!" (la pettinatura sparaflashata ne è assolutamente degna almeno).
La sufficienza la do comunque, perché la lacrimuccia nel finale ci è scappata, anche se quest'anime poteva essere fatto molto meglio. Vale la pena guardarlo per i pregi già elencati e sicuramente il pubblico maschile non disprezzerà il lato ecchi dell'anime.
Solo le cosiddette "intonate" sono in grado di fronteggiarli senza subire le definitive conseguenze del loro tocco mortale, attivando il loro potere e una potente armatura (la symphogear) da frammenti di antiche reliquie grazie alla loro splendida voce.
Certamente "Senki Zesshou Symphogear" è una serie che non manca di ritmo: l'aspetto musicale è molto curato (ovviamente!) anche se il genere a mio parere potrebbe non essere pienamente apprezzato in Occidente: le eroine hanno molto in comune con vocaloid e forse non è un caso che la migliore amica della protagonista si chiami "Miku", riferimento alla ben più nota Hatsune, popstar virtuale molto popolare nella terra del sol levante.
Dal punto di vista grafico la parte digitalizzata è veramente ben fatta (le scene di folla sono molto realistiche), ma il tratto dei personaggi qualche volta è un po' approssimativo e il paesaggio spesso è statico e ripetitivo.
Ci sono anche a mio avviso chiari riferimenti a Final Fantasy: la scena iniziale mi ricorda molto l'inizio del capitolo X-2 della celebre saga della square e un po' per tutti i 13 episodi della serie si ha l'impressione di trovarsi in un vero videogioco.
La storia tuttavia ha dei vuoti narrativi abbastanza evidenti che fanno perdere alla serie il fascino iniziale; gli stacchi musicali pompano duro e contribuiscono a dare spettacolarità ai combattimenti, ma le lacune sono troppe per essere colmate solo da questi aspetti.
I personaggi non sono sufficientemente caratterizzati: Hibiki è la classica "brava ragazza" dalla semplicità disarmante anche per i suoi nemici, però quando si arrabbia... Tsubasa è sicuramente più convincente anche se cambia repentinamente opinione senza un vero motivo; Chris è in assoluto la mia preferita, anche se probabilmente al background del suo personaggio viene dedicato anche meno tempo delle altre due. Ryoko non mi ha convinto per nulla, mentre Ganjuro è un mix assurdo tra il comandante Fudo di Aquarion, il figlio illegittimo di Bruce Lee e un cattivo della serie "Yu-gi-oh!" (la pettinatura sparaflashata ne è assolutamente degna almeno).
La sufficienza la do comunque, perché la lacrimuccia nel finale ci è scappata, anche se quest'anime poteva essere fatto molto meglio. Vale la pena guardarlo per i pregi già elencati e sicuramente il pubblico maschile non disprezzerà il lato ecchi dell'anime.