Smile Pretty Cure!
Essendo una delle mie serie preferite, cercherò di recensirla al meglio, scrivendo anche i lati negativi.
Senza dilungarmi nel scrivere la trama, inizio col parlare dei personaggi.
Miyuki Hoshizora: la ragazza sempre sorridente, positiva, impacciata ed energica. E' uno stereotipo solito nei majokko, già visto e rivisto.
Akane Hino: solare, anche lei energica e sportiva. Volevo segnalare solo che preferivo che, quando in un episodio si innamora, quella storia durasse un po' più a lungo, ma in fondo va bene così, "Pretty Cure" solitamente non è molto incentrato sull'amore.
Yayoi Kise: timida, leale e poi inaspettatamente anche coraggiosa. Mi è piaciuta, il giallo la rispecchia.
Nao Midorikawa: responsabile e coraggiosa. Mi è piaciuto il fatto che aiuta la sua famiglia.
Reika Aoki: tranquilla, intelligente, e riflessiva. Molto simile a Saaya Yakushiji di "HUGtto! PreCure", ma non una copia, anche perché "HUGtto! Pretty Cure" è stato sviluppato anni dopo "Smile PreCure!", e sta andando in onda quest'anno, quindi è impossibile.
"Smile Precure!" è come tutte le serie di "Precure": ad un certo punto una ragazza, sempre la rosa, si trasforma per diventare una Leggendaria Guerriera e salvare il mondo. Forse dopo un po' questa continua ripetizione inizia a stancare, le giornate sono tutte scuola - vita di una delle cinque ragazze - trasformazione - lotta - vittoria.
Questa serie insegna a non arrendersi mai e ad andare avanti nonostante le difficoltà, a credere in un futuro migliore, a sorridere e a non fermarsi mai, andare sempre avanti.
Ora passiamo alle caratteristiche tecniche.
Disegni: 9, gli occhi brillanti sono stupendi.
Animazioni: 8
Musiche: 8
Sigla iniziale: 10, bello soprattutto il pezzo strumentale a metà canzone.
Sigla finale 1: 7, carina, ma niente di più.
Sigla finale 2: 8, molto energica.
Il finale secondo me è commovente; una bella serie nel complesso.
Senza dilungarmi nel scrivere la trama, inizio col parlare dei personaggi.
Miyuki Hoshizora: la ragazza sempre sorridente, positiva, impacciata ed energica. E' uno stereotipo solito nei majokko, già visto e rivisto.
Akane Hino: solare, anche lei energica e sportiva. Volevo segnalare solo che preferivo che, quando in un episodio si innamora, quella storia durasse un po' più a lungo, ma in fondo va bene così, "Pretty Cure" solitamente non è molto incentrato sull'amore.
Yayoi Kise: timida, leale e poi inaspettatamente anche coraggiosa. Mi è piaciuta, il giallo la rispecchia.
Nao Midorikawa: responsabile e coraggiosa. Mi è piaciuto il fatto che aiuta la sua famiglia.
Reika Aoki: tranquilla, intelligente, e riflessiva. Molto simile a Saaya Yakushiji di "HUGtto! PreCure", ma non una copia, anche perché "HUGtto! Pretty Cure" è stato sviluppato anni dopo "Smile PreCure!", e sta andando in onda quest'anno, quindi è impossibile.
"Smile Precure!" è come tutte le serie di "Precure": ad un certo punto una ragazza, sempre la rosa, si trasforma per diventare una Leggendaria Guerriera e salvare il mondo. Forse dopo un po' questa continua ripetizione inizia a stancare, le giornate sono tutte scuola - vita di una delle cinque ragazze - trasformazione - lotta - vittoria.
Questa serie insegna a non arrendersi mai e ad andare avanti nonostante le difficoltà, a credere in un futuro migliore, a sorridere e a non fermarsi mai, andare sempre avanti.
Ora passiamo alle caratteristiche tecniche.
Disegni: 9, gli occhi brillanti sono stupendi.
Animazioni: 8
Musiche: 8
Sigla iniziale: 10, bello soprattutto il pezzo strumentale a metà canzone.
Sigla finale 1: 7, carina, ma niente di più.
Sigla finale 2: 8, molto energica.
Il finale secondo me è commovente; una bella serie nel complesso.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
C'era una volta...
Questa frase è una di quelle che sentivamo quando si cominciavano a narrare quei racconti che ci accompagnavano fin dalla più tenera età: le fiabe, ovvero racconti di personaggi fantastici e di avvenimenti incredibili che stimolavano la nostra fantasia e ci portavano addirittura a sognare. Non so se, ancora oggi, le fiabe possano esistere ancora, ma io spero di sì, altrimenti i bambini non potranno avere fantasia, e la fantasia è uno dei sali della vita.
E se un giorno le fiabe facessero capolino nel nostro mondo, e si assistesse, o quasi, al definitivo confronto fra lieto fine e finale triste?
Proprio le fiabe saranno il tema della nona serie della saga delle leggendarie guerriere Pretty Cure, dove, indipendente dal target, verremo introdotti, o meglio re-introdotti, in una nuova fiaba con tutti i crismi del caso, ovvero personaggi simpatici, spiriti fatati dolcissimi, nemici malvagi quanto fuori di testa, situazioni al limite dell'assurdo, drammaticità pura e infine il, sudatissimo, lieto fine; a rappresentare tutto questo saranno le nuove incarnazioni delle leggendarie guerriere: le Smile Pretty Cure.
Stavolta il conflitto tra luce e oscurità avrà a che fare con Marchland, il regno dove abitano i personaggi delle fiabe, che viene attaccato dal regno Bad End, abitato, manco a dirlo, dai cattivi delle fiabe, i quali vogliono portare finali tristi nel mondo per rivalsa, anche se il loro vero obiettivo è raccogliere l'energia della disperazione degli abitanti per riportare in vita il malvagio imperatore Pierrot, finito sigillato dalla regina di Marchland durante il primo attacco; a tal riguardo gli sgherri rimasti si dirigono sulla Terra per raccogliere l'energia della disperazione umana, in modo da liberare il loro sovrano e portare il mondo alla disperazione.
Temendo il disastro, la regina, con i poteri rimasti, manda sulla Terra i cinque Smile Pact, ovvero i device di trasformazione, e ordina alla fata Candy di cercare coloro che possono usufruirne per poter diventare le leggendarie guerriere Pretty Cure: le cinque prescelte a tal riguardo sono cinque studentesse delle medie nonché compagne di classe.
La prima di esse è Miyuki Hoshizora, appena trasferitasi nella nuova scuola, e che avrà modo, già dal primo giorno, di conoscere le sue future amiche; con una grande passione per le favole, seppur con molti difetti, che sa compensare con la sua grande allegria, è la prima a conoscere Candy e a conoscere la situazione. Nella sua trasformazione, diventa Cure Happy, dotata di poteri energetici lucenti.
La seconda è Akane Hino, ragazza trasferitasi da Osaka (parla il dialetto Kansai), molto sportiva (gioca a pallavolo) e che gestisce con la famiglia un ristorante di okonomiyaki (specialità, appunto, di Osaka). Nella sua trasformazione diventa Cure Sunny, dotata dei poteri del fuoco.
La terza è Yayoi Kise, colei in cui la serie focalizza la crescita, dal momento che, inizialmente, è molto timida e paurosa, nonché facilmente incline al pianto (complice il fatto che è orfana di padre), ma, conoscendo le sue amiche, crescerà molto, diventando molto più coraggiosa e determinata, mostrando senza vergogna le sue passioni per i manga e per i supereroi alla "Power Rangers", le sue abilità nel disegno e il suo sogno di diventare mangaka. Nella sua trasformazione (nella sequenza cambia spesso il gesto, poiché finisce col giocare a morra cinese con lo spettatore in una divertente rottura della quarta parete) diventa Cure Peace, dotata di poteri elettrici.
La quarta è Nao Midorikawa, un vero e proprio maschiaccio, data la sua abilità nelle attività fisiche (in particolare a calcio), ma che mostra la sua dolcezza e preoccupazione quando deve badare ai suoi numerosi fratelli; non è esente dai difetti, dal momento che ha le vertigini, paura degli insetti e dei fantasmi (paura condivisa con Miyuki), ma nonostante tutto sa essere determinata e amichevole quando serve. Nella sua trasformazione, diventa Cure March, dotata dei poteri del vento.
Ultima ad apparire è Reika Aoki, vice-presidentessa (e in seguito presidentessa) del consiglio studentesco, nonché esperta nello studio, complice anche la sua influenza familiare molto acculturata; nonostante tutto sa essere molto amichevole nei confronti delle sue amiche. Nella sua trasformazione diventa Cure Beauty, dotata dei poteri del ghiaccio.
Tutte e cinque formano le Smile Pretty Cure, il cui obiettivo è, oltre a tenere a bada gli sgherri della Bad End e i loro bizzarri, ma pericolosi, Akambe, cercare i Cure Decor, ovvero i ciondoli capaci di ridare le forze alla regina di Marchland (poiché indebolita per aver sigillato Pierrot): la loro avventura ha inizio, supportate dalla simpatica Candy (non priva di sorprese) e suo fratello Pop.
La loro emozionante avventura ha inizio.
Questa nona serie punta molto sulle emozioni, mostrando una varietà di situazioni capaci di generare qualunque tipo di reazione emotiva allo spettatore, rendendola la serie col maggior impatto emotivo della saga: dalle risate, complici le folli gag visive sia delle protagoniste che degli antagonisti, alla dolcezza, date le molte (e dolcissime) cornici che raffigurano senza mezzi termini il profondo legame fra le protagoniste (facendo intendere che potrebbero esserci delle evoluzioni dei loro rapporti da più di semplici amiche per alcune, ma non intendo fare congetture, quindi largo all'immaginazione), fino alla tensione e adrenalina, dati gli ormai noti scontri al cardiopalma, e chi più ne ha più ne metta, anche se, purtroppo, non mancano i momenti drammatici e seri, ovvero quando c'è da fare sul serio per via dei veri malvagi della serie, ovvero il viscido Joker e l'imperatore Pierrot in persona.
Senza dire molto su Pierrot, che in termini di potenza è tra i più pericolosi e potenti nemici della saga delle leggendarie guerriere (nell'ultima puntata, gli è bastato un colpo di artiglio per spaccare parte della crosta terrestre - lì, lo confesso, ho cacciato un urlo di shock), e l'altrettanto viscido Joker, che in molte occasioni si diverte a giocare psicologicamente ai danni delle guerriere (richiamando l'altrettanto crudele Kawarino di "Yes Pretty Cure 5"), punterò i riflettori sui tre veri pezzi grossi dei Bad End: il lupo mannaro Wolfrun (che richiama la figura del lupo cattivo), il demone rosso Akaoni (che richiama gli oni delle fiabe giapponesi) e Majorina (che richiama la strega cattiva).
Nonostante siano malvagi, quando prendono l'energia per Pierrot e usano gli Akambe, sanno essere incredibilmente comici, dati i loro bizzarri caratteri, quando passano il tempo tra un attacco e l'altro, o quando si ricoprono di ridicolo di fronte alle guerriere con battute o altro, o quando incredibilmente fanno cadere le bizzarre invenzioni di Majorina sulla Terra, spassosamente attivate dalle guerriere con situazioni da spasso che varieranno di molto la serie, ad esempio quando: Miyuki e Candy si scambiano di corpo, con tanto di buffa trasformazione di Candy (ovvero Miyuki) in Cure Candy; le ragazze diventano minuscole; Miyuki e Akane diventano invisibili; le ragazze diventano fate con tanto di versi (anche se Majorina non c'entra niente); rimangono intrappolate nella loro scuola diventata una magione di fantasmi (tranquilli, niente horror); vengono catapultate in una versione bizzarra di "Giochi senza frontiere", dove affrontano i giochi più assurdi (facendo attenzione ai trabocchetti); partecipano a un film in costume (idea di Pop); Cure Happy diventa un mecha e le ragazze devono "pilotarla" per poter affrontare Wolfrun e Akaoni, anche loro diventati mecha (facendo la parodia degli anime mecha); tutti quanti (Majorina esclusa) diventano bambini, con tanto di una bizzarra sequenza di trasformazione e di attacchi in versione chibi; e infine quando tutti quanti finiscono con l'interpretare una caotica recitazione (con pericolo di modifiche negative) della fiaba di Cenerentola (da notare la bellissima scena in cui Miyuki/Cenerentola balla con Reika/principe).
Ma alla fine sono pur sempre nemici, e nei momenti cruciali finiscono col fare sul serio, in particolare verso le battute finali, in cui tenteranno di attaccare a turno una guerriera che odiano in particolare, tentando di attirarla in uno scontro in cui ella viene isolata, e la feriscono sia fisicamente che psicologicamente con veri e propri giochi sporchi ai suoi danni, come ad esempio quando: Wolfrun, nel caso di Akane, distruggerà di fronte ai suoi occhi un portafortuna regalatole dalle sue amiche; Akaoni, nel caso di Yatoi, tenterà di farle credere che il suo talento di disegnatrice è inutile, buttando in un cestino la bozza di un manga che stava disegnando; Majorina, nel caso di Nao, prenderà in ostaggio i suoi fratelli, rischiando addirittura di farli fuori; e Joker, nel caso di Reika, arriverà a una vera e propria tortura psicologica ai suoi danni per via di una possibilità di studio all'estero che l'avrebbe separata dalle sue amiche. Puntualmente vengono soccorse dalle loro alleate, culminando poi in bellissime scene che sottolineano il loro legame di amicizia.
Il tutto culminerà infine nella più spettacolare e adrenalinica, ma anche nella più drammatica e dura nonché feroce, battaglia finale dell'intera saga delle leggendarie guerriere, prima contro i tre nemici nello scontro definitivo, poi contro le loro alter ego negative, le Bad End Pretty Cure (che, come nel caso di Dark Pretty Cure di "Heartcatch", sono totalmente malvagie e senza ritegno, e per le quali le chiacchiere valgono zero), che porteranno alla fine di Joker, per poi culminare nel feroce e da incubo scontro finale contro Pierrot e il suo spaventoso esercito di esseri degni di un anime horror, che porterà più volte le guerriere alla disperazione, ma che culminerà infine nella bellissima, commovente, spettacolare, emozionante e sudatissima vittoria finale (dove la soddisfazione non può non essere ai massimi storici nella sconfitta del nemico) e nel fatidico e perfetto lieto fine.
"Smile Pretty Cure" non offre alcun sconto nel colpire lo spettatore per i suoi emozionanti (in tutti i sensi) contenuti, in una delle migliori serie dedicate al franchising delle leggendarie guerriere Pretty Cure; alla fine non si può non fare un sorriso per questa moderna ed emozionante fiaba, capace di intrattenere chiunque.
C'era una volta...
Questa frase è una di quelle che sentivamo quando si cominciavano a narrare quei racconti che ci accompagnavano fin dalla più tenera età: le fiabe, ovvero racconti di personaggi fantastici e di avvenimenti incredibili che stimolavano la nostra fantasia e ci portavano addirittura a sognare. Non so se, ancora oggi, le fiabe possano esistere ancora, ma io spero di sì, altrimenti i bambini non potranno avere fantasia, e la fantasia è uno dei sali della vita.
E se un giorno le fiabe facessero capolino nel nostro mondo, e si assistesse, o quasi, al definitivo confronto fra lieto fine e finale triste?
Proprio le fiabe saranno il tema della nona serie della saga delle leggendarie guerriere Pretty Cure, dove, indipendente dal target, verremo introdotti, o meglio re-introdotti, in una nuova fiaba con tutti i crismi del caso, ovvero personaggi simpatici, spiriti fatati dolcissimi, nemici malvagi quanto fuori di testa, situazioni al limite dell'assurdo, drammaticità pura e infine il, sudatissimo, lieto fine; a rappresentare tutto questo saranno le nuove incarnazioni delle leggendarie guerriere: le Smile Pretty Cure.
Stavolta il conflitto tra luce e oscurità avrà a che fare con Marchland, il regno dove abitano i personaggi delle fiabe, che viene attaccato dal regno Bad End, abitato, manco a dirlo, dai cattivi delle fiabe, i quali vogliono portare finali tristi nel mondo per rivalsa, anche se il loro vero obiettivo è raccogliere l'energia della disperazione degli abitanti per riportare in vita il malvagio imperatore Pierrot, finito sigillato dalla regina di Marchland durante il primo attacco; a tal riguardo gli sgherri rimasti si dirigono sulla Terra per raccogliere l'energia della disperazione umana, in modo da liberare il loro sovrano e portare il mondo alla disperazione.
Temendo il disastro, la regina, con i poteri rimasti, manda sulla Terra i cinque Smile Pact, ovvero i device di trasformazione, e ordina alla fata Candy di cercare coloro che possono usufruirne per poter diventare le leggendarie guerriere Pretty Cure: le cinque prescelte a tal riguardo sono cinque studentesse delle medie nonché compagne di classe.
La prima di esse è Miyuki Hoshizora, appena trasferitasi nella nuova scuola, e che avrà modo, già dal primo giorno, di conoscere le sue future amiche; con una grande passione per le favole, seppur con molti difetti, che sa compensare con la sua grande allegria, è la prima a conoscere Candy e a conoscere la situazione. Nella sua trasformazione, diventa Cure Happy, dotata di poteri energetici lucenti.
La seconda è Akane Hino, ragazza trasferitasi da Osaka (parla il dialetto Kansai), molto sportiva (gioca a pallavolo) e che gestisce con la famiglia un ristorante di okonomiyaki (specialità, appunto, di Osaka). Nella sua trasformazione diventa Cure Sunny, dotata dei poteri del fuoco.
La terza è Yayoi Kise, colei in cui la serie focalizza la crescita, dal momento che, inizialmente, è molto timida e paurosa, nonché facilmente incline al pianto (complice il fatto che è orfana di padre), ma, conoscendo le sue amiche, crescerà molto, diventando molto più coraggiosa e determinata, mostrando senza vergogna le sue passioni per i manga e per i supereroi alla "Power Rangers", le sue abilità nel disegno e il suo sogno di diventare mangaka. Nella sua trasformazione (nella sequenza cambia spesso il gesto, poiché finisce col giocare a morra cinese con lo spettatore in una divertente rottura della quarta parete) diventa Cure Peace, dotata di poteri elettrici.
La quarta è Nao Midorikawa, un vero e proprio maschiaccio, data la sua abilità nelle attività fisiche (in particolare a calcio), ma che mostra la sua dolcezza e preoccupazione quando deve badare ai suoi numerosi fratelli; non è esente dai difetti, dal momento che ha le vertigini, paura degli insetti e dei fantasmi (paura condivisa con Miyuki), ma nonostante tutto sa essere determinata e amichevole quando serve. Nella sua trasformazione, diventa Cure March, dotata dei poteri del vento.
Ultima ad apparire è Reika Aoki, vice-presidentessa (e in seguito presidentessa) del consiglio studentesco, nonché esperta nello studio, complice anche la sua influenza familiare molto acculturata; nonostante tutto sa essere molto amichevole nei confronti delle sue amiche. Nella sua trasformazione diventa Cure Beauty, dotata dei poteri del ghiaccio.
Tutte e cinque formano le Smile Pretty Cure, il cui obiettivo è, oltre a tenere a bada gli sgherri della Bad End e i loro bizzarri, ma pericolosi, Akambe, cercare i Cure Decor, ovvero i ciondoli capaci di ridare le forze alla regina di Marchland (poiché indebolita per aver sigillato Pierrot): la loro avventura ha inizio, supportate dalla simpatica Candy (non priva di sorprese) e suo fratello Pop.
La loro emozionante avventura ha inizio.
Questa nona serie punta molto sulle emozioni, mostrando una varietà di situazioni capaci di generare qualunque tipo di reazione emotiva allo spettatore, rendendola la serie col maggior impatto emotivo della saga: dalle risate, complici le folli gag visive sia delle protagoniste che degli antagonisti, alla dolcezza, date le molte (e dolcissime) cornici che raffigurano senza mezzi termini il profondo legame fra le protagoniste (facendo intendere che potrebbero esserci delle evoluzioni dei loro rapporti da più di semplici amiche per alcune, ma non intendo fare congetture, quindi largo all'immaginazione), fino alla tensione e adrenalina, dati gli ormai noti scontri al cardiopalma, e chi più ne ha più ne metta, anche se, purtroppo, non mancano i momenti drammatici e seri, ovvero quando c'è da fare sul serio per via dei veri malvagi della serie, ovvero il viscido Joker e l'imperatore Pierrot in persona.
Senza dire molto su Pierrot, che in termini di potenza è tra i più pericolosi e potenti nemici della saga delle leggendarie guerriere (nell'ultima puntata, gli è bastato un colpo di artiglio per spaccare parte della crosta terrestre - lì, lo confesso, ho cacciato un urlo di shock), e l'altrettanto viscido Joker, che in molte occasioni si diverte a giocare psicologicamente ai danni delle guerriere (richiamando l'altrettanto crudele Kawarino di "Yes Pretty Cure 5"), punterò i riflettori sui tre veri pezzi grossi dei Bad End: il lupo mannaro Wolfrun (che richiama la figura del lupo cattivo), il demone rosso Akaoni (che richiama gli oni delle fiabe giapponesi) e Majorina (che richiama la strega cattiva).
Nonostante siano malvagi, quando prendono l'energia per Pierrot e usano gli Akambe, sanno essere incredibilmente comici, dati i loro bizzarri caratteri, quando passano il tempo tra un attacco e l'altro, o quando si ricoprono di ridicolo di fronte alle guerriere con battute o altro, o quando incredibilmente fanno cadere le bizzarre invenzioni di Majorina sulla Terra, spassosamente attivate dalle guerriere con situazioni da spasso che varieranno di molto la serie, ad esempio quando: Miyuki e Candy si scambiano di corpo, con tanto di buffa trasformazione di Candy (ovvero Miyuki) in Cure Candy; le ragazze diventano minuscole; Miyuki e Akane diventano invisibili; le ragazze diventano fate con tanto di versi (anche se Majorina non c'entra niente); rimangono intrappolate nella loro scuola diventata una magione di fantasmi (tranquilli, niente horror); vengono catapultate in una versione bizzarra di "Giochi senza frontiere", dove affrontano i giochi più assurdi (facendo attenzione ai trabocchetti); partecipano a un film in costume (idea di Pop); Cure Happy diventa un mecha e le ragazze devono "pilotarla" per poter affrontare Wolfrun e Akaoni, anche loro diventati mecha (facendo la parodia degli anime mecha); tutti quanti (Majorina esclusa) diventano bambini, con tanto di una bizzarra sequenza di trasformazione e di attacchi in versione chibi; e infine quando tutti quanti finiscono con l'interpretare una caotica recitazione (con pericolo di modifiche negative) della fiaba di Cenerentola (da notare la bellissima scena in cui Miyuki/Cenerentola balla con Reika/principe).
Ma alla fine sono pur sempre nemici, e nei momenti cruciali finiscono col fare sul serio, in particolare verso le battute finali, in cui tenteranno di attaccare a turno una guerriera che odiano in particolare, tentando di attirarla in uno scontro in cui ella viene isolata, e la feriscono sia fisicamente che psicologicamente con veri e propri giochi sporchi ai suoi danni, come ad esempio quando: Wolfrun, nel caso di Akane, distruggerà di fronte ai suoi occhi un portafortuna regalatole dalle sue amiche; Akaoni, nel caso di Yatoi, tenterà di farle credere che il suo talento di disegnatrice è inutile, buttando in un cestino la bozza di un manga che stava disegnando; Majorina, nel caso di Nao, prenderà in ostaggio i suoi fratelli, rischiando addirittura di farli fuori; e Joker, nel caso di Reika, arriverà a una vera e propria tortura psicologica ai suoi danni per via di una possibilità di studio all'estero che l'avrebbe separata dalle sue amiche. Puntualmente vengono soccorse dalle loro alleate, culminando poi in bellissime scene che sottolineano il loro legame di amicizia.
Il tutto culminerà infine nella più spettacolare e adrenalinica, ma anche nella più drammatica e dura nonché feroce, battaglia finale dell'intera saga delle leggendarie guerriere, prima contro i tre nemici nello scontro definitivo, poi contro le loro alter ego negative, le Bad End Pretty Cure (che, come nel caso di Dark Pretty Cure di "Heartcatch", sono totalmente malvagie e senza ritegno, e per le quali le chiacchiere valgono zero), che porteranno alla fine di Joker, per poi culminare nel feroce e da incubo scontro finale contro Pierrot e il suo spaventoso esercito di esseri degni di un anime horror, che porterà più volte le guerriere alla disperazione, ma che culminerà infine nella bellissima, commovente, spettacolare, emozionante e sudatissima vittoria finale (dove la soddisfazione non può non essere ai massimi storici nella sconfitta del nemico) e nel fatidico e perfetto lieto fine.
"Smile Pretty Cure" non offre alcun sconto nel colpire lo spettatore per i suoi emozionanti (in tutti i sensi) contenuti, in una delle migliori serie dedicate al franchising delle leggendarie guerriere Pretty Cure; alla fine non si può non fare un sorriso per questa moderna ed emozionante fiaba, capace di intrattenere chiunque.
Miyuki Hoshizora è una ragazzina goffa e gentile, con la testa piena di sogni e una grande passione per i libri di favole. E' più una gioia che una stranezza per lei, dunque, imbattersi nel buffo folletto Candy lungo il cammino per arrivare alla nuova scuola. Marchenland, il regno fatato da cui proviene Candy, è caduto nelle mani dei malvagi Bad End, che ne hanno indebolito la regina e adesso vogliono espandersi nel mondo degli umani, raccogliendo l'infelicità delle persone per risvegliare il loro sovrano, l'imperatore Pierrot.
Come da tradizione, spetta a un'esaltatissima Miyuki, nei panni rosa confetto dell'eroina della luce Cure Happy, il compito di fermarli e contemporaneamente raccogliere i Cure Decor, oggetti magici che possono aiutare la regina di Marchenland a riprendere i suoi poteri. Ad aiutarla in questa ardua missione quattro inseparabili compagne: l'allegra e pimpante Akane Hino, asso del club di pallavolo e provetta cuoca di okonomiyaki che si trasforma in Cure Sunny, la guerriera del fuoco; la timida e introversa Yayoi Kise, fumettista in erba col pallino dei supereroi e dei robottoni che si trasforma in Cure Peace, la guerriera del fulmine; l'energica Nao Midorikawa, asso della squadra di calcio e premurosa sorella maggiore di numerosi fratellini che si trasforma in Cure March, la guerriera del vento; Reika Aoki, nobile e responsabile vicepresidentessa del consiglio studentesco che si trasforma in Cure Beauty, la guerriera del ghiaccio.
Rosso e giallo più rosa, verde e blu. Non sono i "Colori Power Rangers", come cantava Marco Destro negli anni '90, ma quasi. Sono i colori di Cure Rouge, Lemonade, Dream, Mint e Aqua, le cinque eroine protagoniste di "Yes! Pretty Cure 5" e "Yes! Pretty Cure 5 Go Go", quarta e quinta serie della grande saga "Pretty Cure" trasmesse fra il 2007 e il 2009.
Ma sono anche quelli di Cure Sunny, Peace, Happy, March e Beauty, le protagoniste di "Smile Pretty Cure", nona incarnazione delle guerriere Toei prodotta nel 2012, che, a distanza di tre anni dalle vicende di Cure Dream e compagne, fa un passo indietro, ignorando quasi del tutto i cambiamenti che le serie dalla sesta all'ottava avevano apportato alla popolare saga majokko, per tornare a narrare qualcosa di più classico e apparentemente già visto, che ricorda tantissimo la struttura delle prime cinque serie della saga "Pretty Cure".
Molto scarna, quasi inesistente, infatti, la struttura della trama di "Smile Pretty Cure": la riunione delle cinque guerriere nelle prime cinque puntate, qualche power up qua e là, lo scontro finale. In mezzo, una lunga serie di episodi "standard" dove i cattivi attuano questo o quel piano per rubare la felicità degli umani.
Da un lato, una trama così scarna dispiace molto, pensando al fatto che la saga, nelle sue varie incarnazioni, si era via via evoluta, regalandoci misteri, cattivi redenti, boss finali a sorpresa, colpi di scena, nuove eroine che si univano al gruppo, personaggi secondari di spessore, storie e personalità più complesse. "Smile Pretty Cure" torna a un universo dove i cattivi sono monodimensionali e dove tutta la narrazione è incentrata sulle cinque eroine, i folletti che le accompagnano e i cattivi. Ogni tanto compare qualche personaggio molto secondario, come le famiglie delle ragazze o qualche compagno di scuola, ma non sono ricorrenti né particolarmente memorabili, lasciando la sensazione di un mondo un po' spoglio.
D'altro canto, "Smile Pretty Cure" è una serie in un certo senso rassicurante nella sua voluta semplicità. Non vuole stupire lo spettatore con colpi di scena elaboratissimi, ma offrirgli ad ogni puntata un posto dove "sentirsi a casa" e divertirsi per una mezz'oretta in un mondo coloratissimo e popolato da personaggi simpatici e macchiettistici, che sembra quasi stiano solo giocando a mettere in scena un racconto fantastico di eroi e malvagi scritto, interpretato e diretto a un pubblico di bambini. Gli autori si impegnano a riempire i quarantotto episodi della serie con trovate sempre nuove, che non fanno pesare la monotonia dello schema tokusatsu.
La parte del leone la fa proprio il trio di cattivi composto dal lupo mannaro Wolfrun, dall'Orco Rosso (Akaoni) e dalla fattucchiera Majorina. Non sono granché come minaccia per l'umanità, non evocano possanza o malvagità, non hanno tragiche storie dietro né maturano nel corso della serie, ma si rivelano personaggi di una simpatia incredibile, capaci di creare episodi ricchissimi di gag e comicità, nonché spassosissimi grattacapi alle cinque eroine.
Le povere Pretty Cure, infatti, finiranno trasformate in folletti, in bambine dell'asilo, in robot giganti, saranno chiamate a interpretare la storia di Cenerentola, saranno miniaturizzate alle dimensioni di una formica, diventeranno invisibili, parteciperanno a una serie di strambi "Giochi senza frontiere" (espediente già visto nella quinta serie e poi ripreso anche nella decima, ma sempre divertente), viaggeranno in giro per il mondo, gireranno un film in costume e molto altro, a causa delle bizzarre invenzioni che gli imbranati cattivi continuano a perdere nel mondo umano.
Che dire, poi, del geniale sfondamento della quarta parete con cui Yayoi/Cure Peace, durante la trasformazione, si mette a giocare a morra cinese con gli spettatori, facendo un gesto diverso ad ogni puntata?
"Smile Pretty Cure" è quindi una serie che difficilmente annoia, grazie alla sua spiccata comicità.
I personaggi sono pochi, ma ben caratterizzati, anche se dispiace che alcuni di loro vengano raccontati solo in relazione a pochi, specifici aspetti della loro vita (Reika è e sarà sempre e solo "la studiosa", così come Nao "la sorella maggiore").
Alle cinque eroine ci si affeziona subito e con facilità. Si impara subito ad amare la sensibilità e la fantasia di Miyuki, che adora le fiabe ed è cresciuta da bimba timida e solitaria a ragazzina coraggiosa e sorridente, così come la contagiosa allegria di Akane o la dolcezza di Yayoi, eroina "moe" dei telespettatori giapponesi al tempo della trasmissione e forse il personaggio che maggiormente cresce, acquistando coraggio e fiducia in sé man mano che la sua missione di Pretty Cure va avanti.
Fra una risata e l'altra, "Smile Pretty Cure" si rivela, ogni tanto, anche inaspettatamente dolce e profonda, trattando temi come i rapporti familiari, la crescita personale, la morte di una persona cara, il primo amore, i sogni per il futuro, l'amicizia, la lotta per la difesa dei propri ideali in maniera delicata e toccante. Non sono rare le scene in cui le eroine si abbracciano fra loro e si concedono a liberatori pianti: scene un po' stucchevoli, che han fatto la felicità degli amanti dello yuri, ma che riescono con facilità a toccare il cuore dello spettatore.
Una serie che è sempre in bilico fra le risate, la dolcezza e l'azione, che ci regala combattimenti adrenalinici e spettacolari. Gli attacchi delle eroine, tutti legati a un colore e a un elemento, riflettono la loro personalità e i loro hobby: Akane, che gioca a pallavolo, lancia una palla di fuoco "schiacciandola" come la miglior Mila Azuki; Nao, che gioca a calcio, tira di destro palloni luminescenti come Mark Lenders; Reika, che fa tiro con l'arco, scocca frecce di ghiaccio. Ogni guerriera, andando avanti con la serie, padroneggerà sempre più il proprio elemento ottenendo potenziamenti sempre più spettacolari e arrivando persino a mischiare gli elementi con le compagne creando fantastici attacchi combinati.
Menzione d'onore per il bellissimo power up di metà serie, dove le eroine, vestite con gli abiti bianchi ed eleganti di affascinanti principesse, evocano pegasi di luce facendo esplicitamente il verso a Seiya e al suo Pegasus Ryuuseiken e al Moon Gorgeous Meditation di "Sailor Moon". Peccato che, raggiunto l'apice della spettacolarità con questo attacco, i potenziamenti successivi saranno semplici variazioni sul tema, con una fenice al posto del pegaso, una musica diversa (più brutta) ma la stessa sequenza.
Fra divertentissimi demoni col nasone da pagliaccio come avversari, attacchi visivamente spettacolari e delle eroine di grande coraggio, i combattimenti della serie risultano sempre interessanti e ricchi di emozioni. Dispiace, però, che "Smile Pretty Cure" mostri le sue debolezze quando c'è da fare sul serio: l'ambiguo Joker e il boss finale Pierrot sono presenze praticamente impalpabili, le cui caratterizzazioni potevano decisamente essere curate meglio.
A livello grafico, "Smile Pretty Cure" è davvero una gioia per gli occhi, coi suoi colori accesi e i suoi disegni curatissimi, classici e moderni al tempo stesso. Dispiace un po' l'abbondanza di riflessi di luce in stile "brufoli col pus" sui volti delle protagoniste, ma a parte questa piccolezza, questa nona serie è probabilmente la più bella a livello grafico fra quelle della saga "Pretty Cure".
Il doppiaggio è ispiratissimo: ricco di grandi nomi (Ikue Ohtani, Marina Inoue, Tesshou Genda, Miina Tominaga, Yuji Mitsuya) e di buone interpretazioni, su tutte quella di Asami Tano e della sua spassosissima Akane con l'accento del Kansai.
Epica e maestosa come sempre anche l'ultima (escludendo il recente film "Haru no Carnival") prova di Yasuharu Takanashi come compositore per la saga: c'è persino, negli episodi finali, una versione ballad (sempre accompagnata da solenni cori come da caratteristica dello stile di Takanashi) del bellissimo tema delle trasformazioni! Carine e orecchiabili, nonché meno "usa e getta" del solito, le varie sigle d'apertura e chiusura con divertenti balletti in computer grafica annessi.
Chi cerca innovazione, non la troverà per niente in questo "Smile Pretty Cure", che non è originale nella trama (inesistente) né nei personaggi. Eppure, anche alla luce di taluni successivi, inferiori, capitoli della saga, di serie come questa si sente la mancanza.
Non ha una storia ricca di risvolti o complessità, non ha un universo narrativo che vive insieme allo spettatore, non aggiunge nulla al genere a cui appartiene, ma è una delle visioni più piacevoli che la saga "Pretty Cure" ci abbia regalato. La simpatia dei suoi personaggi, i colori vivaci, le musiche epiche, le battaglie spettacolari, le sue vicende che emanano un certo calore, che sanno essere insieme spassosissime, adrenaliniche, poetiche, pedagogiche e commoventi, fanno della deliziosa "Smile Pretty Cure" una serie che difficilmente si dimentica.
Come da tradizione, spetta a un'esaltatissima Miyuki, nei panni rosa confetto dell'eroina della luce Cure Happy, il compito di fermarli e contemporaneamente raccogliere i Cure Decor, oggetti magici che possono aiutare la regina di Marchenland a riprendere i suoi poteri. Ad aiutarla in questa ardua missione quattro inseparabili compagne: l'allegra e pimpante Akane Hino, asso del club di pallavolo e provetta cuoca di okonomiyaki che si trasforma in Cure Sunny, la guerriera del fuoco; la timida e introversa Yayoi Kise, fumettista in erba col pallino dei supereroi e dei robottoni che si trasforma in Cure Peace, la guerriera del fulmine; l'energica Nao Midorikawa, asso della squadra di calcio e premurosa sorella maggiore di numerosi fratellini che si trasforma in Cure March, la guerriera del vento; Reika Aoki, nobile e responsabile vicepresidentessa del consiglio studentesco che si trasforma in Cure Beauty, la guerriera del ghiaccio.
Rosso e giallo più rosa, verde e blu. Non sono i "Colori Power Rangers", come cantava Marco Destro negli anni '90, ma quasi. Sono i colori di Cure Rouge, Lemonade, Dream, Mint e Aqua, le cinque eroine protagoniste di "Yes! Pretty Cure 5" e "Yes! Pretty Cure 5 Go Go", quarta e quinta serie della grande saga "Pretty Cure" trasmesse fra il 2007 e il 2009.
Ma sono anche quelli di Cure Sunny, Peace, Happy, March e Beauty, le protagoniste di "Smile Pretty Cure", nona incarnazione delle guerriere Toei prodotta nel 2012, che, a distanza di tre anni dalle vicende di Cure Dream e compagne, fa un passo indietro, ignorando quasi del tutto i cambiamenti che le serie dalla sesta all'ottava avevano apportato alla popolare saga majokko, per tornare a narrare qualcosa di più classico e apparentemente già visto, che ricorda tantissimo la struttura delle prime cinque serie della saga "Pretty Cure".
Molto scarna, quasi inesistente, infatti, la struttura della trama di "Smile Pretty Cure": la riunione delle cinque guerriere nelle prime cinque puntate, qualche power up qua e là, lo scontro finale. In mezzo, una lunga serie di episodi "standard" dove i cattivi attuano questo o quel piano per rubare la felicità degli umani.
Da un lato, una trama così scarna dispiace molto, pensando al fatto che la saga, nelle sue varie incarnazioni, si era via via evoluta, regalandoci misteri, cattivi redenti, boss finali a sorpresa, colpi di scena, nuove eroine che si univano al gruppo, personaggi secondari di spessore, storie e personalità più complesse. "Smile Pretty Cure" torna a un universo dove i cattivi sono monodimensionali e dove tutta la narrazione è incentrata sulle cinque eroine, i folletti che le accompagnano e i cattivi. Ogni tanto compare qualche personaggio molto secondario, come le famiglie delle ragazze o qualche compagno di scuola, ma non sono ricorrenti né particolarmente memorabili, lasciando la sensazione di un mondo un po' spoglio.
D'altro canto, "Smile Pretty Cure" è una serie in un certo senso rassicurante nella sua voluta semplicità. Non vuole stupire lo spettatore con colpi di scena elaboratissimi, ma offrirgli ad ogni puntata un posto dove "sentirsi a casa" e divertirsi per una mezz'oretta in un mondo coloratissimo e popolato da personaggi simpatici e macchiettistici, che sembra quasi stiano solo giocando a mettere in scena un racconto fantastico di eroi e malvagi scritto, interpretato e diretto a un pubblico di bambini. Gli autori si impegnano a riempire i quarantotto episodi della serie con trovate sempre nuove, che non fanno pesare la monotonia dello schema tokusatsu.
La parte del leone la fa proprio il trio di cattivi composto dal lupo mannaro Wolfrun, dall'Orco Rosso (Akaoni) e dalla fattucchiera Majorina. Non sono granché come minaccia per l'umanità, non evocano possanza o malvagità, non hanno tragiche storie dietro né maturano nel corso della serie, ma si rivelano personaggi di una simpatia incredibile, capaci di creare episodi ricchissimi di gag e comicità, nonché spassosissimi grattacapi alle cinque eroine.
Le povere Pretty Cure, infatti, finiranno trasformate in folletti, in bambine dell'asilo, in robot giganti, saranno chiamate a interpretare la storia di Cenerentola, saranno miniaturizzate alle dimensioni di una formica, diventeranno invisibili, parteciperanno a una serie di strambi "Giochi senza frontiere" (espediente già visto nella quinta serie e poi ripreso anche nella decima, ma sempre divertente), viaggeranno in giro per il mondo, gireranno un film in costume e molto altro, a causa delle bizzarre invenzioni che gli imbranati cattivi continuano a perdere nel mondo umano.
Che dire, poi, del geniale sfondamento della quarta parete con cui Yayoi/Cure Peace, durante la trasformazione, si mette a giocare a morra cinese con gli spettatori, facendo un gesto diverso ad ogni puntata?
"Smile Pretty Cure" è quindi una serie che difficilmente annoia, grazie alla sua spiccata comicità.
I personaggi sono pochi, ma ben caratterizzati, anche se dispiace che alcuni di loro vengano raccontati solo in relazione a pochi, specifici aspetti della loro vita (Reika è e sarà sempre e solo "la studiosa", così come Nao "la sorella maggiore").
Alle cinque eroine ci si affeziona subito e con facilità. Si impara subito ad amare la sensibilità e la fantasia di Miyuki, che adora le fiabe ed è cresciuta da bimba timida e solitaria a ragazzina coraggiosa e sorridente, così come la contagiosa allegria di Akane o la dolcezza di Yayoi, eroina "moe" dei telespettatori giapponesi al tempo della trasmissione e forse il personaggio che maggiormente cresce, acquistando coraggio e fiducia in sé man mano che la sua missione di Pretty Cure va avanti.
Fra una risata e l'altra, "Smile Pretty Cure" si rivela, ogni tanto, anche inaspettatamente dolce e profonda, trattando temi come i rapporti familiari, la crescita personale, la morte di una persona cara, il primo amore, i sogni per il futuro, l'amicizia, la lotta per la difesa dei propri ideali in maniera delicata e toccante. Non sono rare le scene in cui le eroine si abbracciano fra loro e si concedono a liberatori pianti: scene un po' stucchevoli, che han fatto la felicità degli amanti dello yuri, ma che riescono con facilità a toccare il cuore dello spettatore.
Una serie che è sempre in bilico fra le risate, la dolcezza e l'azione, che ci regala combattimenti adrenalinici e spettacolari. Gli attacchi delle eroine, tutti legati a un colore e a un elemento, riflettono la loro personalità e i loro hobby: Akane, che gioca a pallavolo, lancia una palla di fuoco "schiacciandola" come la miglior Mila Azuki; Nao, che gioca a calcio, tira di destro palloni luminescenti come Mark Lenders; Reika, che fa tiro con l'arco, scocca frecce di ghiaccio. Ogni guerriera, andando avanti con la serie, padroneggerà sempre più il proprio elemento ottenendo potenziamenti sempre più spettacolari e arrivando persino a mischiare gli elementi con le compagne creando fantastici attacchi combinati.
Menzione d'onore per il bellissimo power up di metà serie, dove le eroine, vestite con gli abiti bianchi ed eleganti di affascinanti principesse, evocano pegasi di luce facendo esplicitamente il verso a Seiya e al suo Pegasus Ryuuseiken e al Moon Gorgeous Meditation di "Sailor Moon". Peccato che, raggiunto l'apice della spettacolarità con questo attacco, i potenziamenti successivi saranno semplici variazioni sul tema, con una fenice al posto del pegaso, una musica diversa (più brutta) ma la stessa sequenza.
Fra divertentissimi demoni col nasone da pagliaccio come avversari, attacchi visivamente spettacolari e delle eroine di grande coraggio, i combattimenti della serie risultano sempre interessanti e ricchi di emozioni. Dispiace, però, che "Smile Pretty Cure" mostri le sue debolezze quando c'è da fare sul serio: l'ambiguo Joker e il boss finale Pierrot sono presenze praticamente impalpabili, le cui caratterizzazioni potevano decisamente essere curate meglio.
A livello grafico, "Smile Pretty Cure" è davvero una gioia per gli occhi, coi suoi colori accesi e i suoi disegni curatissimi, classici e moderni al tempo stesso. Dispiace un po' l'abbondanza di riflessi di luce in stile "brufoli col pus" sui volti delle protagoniste, ma a parte questa piccolezza, questa nona serie è probabilmente la più bella a livello grafico fra quelle della saga "Pretty Cure".
Il doppiaggio è ispiratissimo: ricco di grandi nomi (Ikue Ohtani, Marina Inoue, Tesshou Genda, Miina Tominaga, Yuji Mitsuya) e di buone interpretazioni, su tutte quella di Asami Tano e della sua spassosissima Akane con l'accento del Kansai.
Epica e maestosa come sempre anche l'ultima (escludendo il recente film "Haru no Carnival") prova di Yasuharu Takanashi come compositore per la saga: c'è persino, negli episodi finali, una versione ballad (sempre accompagnata da solenni cori come da caratteristica dello stile di Takanashi) del bellissimo tema delle trasformazioni! Carine e orecchiabili, nonché meno "usa e getta" del solito, le varie sigle d'apertura e chiusura con divertenti balletti in computer grafica annessi.
Chi cerca innovazione, non la troverà per niente in questo "Smile Pretty Cure", che non è originale nella trama (inesistente) né nei personaggi. Eppure, anche alla luce di taluni successivi, inferiori, capitoli della saga, di serie come questa si sente la mancanza.
Non ha una storia ricca di risvolti o complessità, non ha un universo narrativo che vive insieme allo spettatore, non aggiunge nulla al genere a cui appartiene, ma è una delle visioni più piacevoli che la saga "Pretty Cure" ci abbia regalato. La simpatia dei suoi personaggi, i colori vivaci, le musiche epiche, le battaglie spettacolari, le sue vicende che emanano un certo calore, che sanno essere insieme spassosissime, adrenaliniche, poetiche, pedagogiche e commoventi, fanno della deliziosa "Smile Pretty Cure" una serie che difficilmente si dimentica.
Finalmente, dopo tre serie orrende, un po' di brio e allegria! La nona serie delle "Pretty Cure" è a dir poco ben costruita, con una trama che, seppur simile alle altre, è ricca di elementi stimolanti, come robot, streghe, folletti, orchi... sembra quasi di tornare piccoli! I nemici sono ben disegnati, ognuno è un personaggio delle favole. La sigla di testa ha un ritmo molto vivace e, anche se la grafica somiglia a "Mew Mew", è molto diversa da quest'ultimo. Davvero un'ottima serie, con paesaggi e ambientazioni ben costruiti. Complimenti di nuovo alla Toei Animation!
Squadra che vince non si cambia... si copia!
È stata all'incirca questa la mia prima impressione - come forse anche quella di molti altri appassionati - all'annuncio di Smile Precure, la nona stagione del filone di leggendarie guerriere creata dalla Toei Animation. Il pensiero è andato infatti subito a Pretty Cure 5 (e successivo Go Go), una delle serie più popolari della saga, nonché la prima a portare a cinque il numero di elementi della squadra delle Pretty Cure.
Cinque sono anche le componenti della squadra di Smile, le quali, per colori, personalità e caratteristiche, paiono così ben sovrapponibili alle compagne che le hanno precedute: Miyuki, Akane, Yayoi, Nao e Reika, ovvero Cure Happy, Sunny, Peace, March e Beauty, ricordano davvero molto Cure Dream, Rouge, Lemonade, Mint e Aqua. Che i creativi del team di Izumi Todo siano a corto di idee e che, per compensare, si siano dati alla sana pratica del riciclaggio?
In realtà, lo show delle Pretty Cure fa sempre parte della più ampia famiglia del "Sentai" nipponico, una categoria di spettacolo che ha da sempre i suoi canoni fissi e precisi, e in cui possono avvicendarsi molte serie ma a cambiare sono solo gli interpreti, le tematiche (anche se sarebbe meglio dire gli spunti) e l'ambientazione. Dunque, tirar fuori dal cassetto dei personaggi di una vecchia serie per ridargli una rinfrescata e, sostanzialmente, riproporli a qualche tempo di distanza, potrebbe generare scene e situazioni già viste. Un problema tuttavia che sorge solo per i vecchi spettatori e non per i nuovi, che, essendo magari giovanissime nuove leve, non conoscono le vecchie serie (e in fin dei conti neanche necessitano di conoscerle).
Le sospettose trame mentali da spettatore navigato lasciano però ben presto spazio ai fatti, dal momento che nel giro di pochi episodi si introducono tutte le cinque protagoniste (oltre a vedere i primi antagonisti) e si è belli e pronti a girare per il mondo di Smile Precure. Un mondo coincidente con una città allegra e variopinta che ben si abbina al mondo delle favole che fa da retroscena e da ispirazione a questa nuova serie.
Ma più che le basi e gli spunti su cui si poggia la serie, a contare maggiormente è il tema che lega fra loro tutti gli episodi, cioè il sorriso, "Smile", come è anche ben posto nel titolo. Infatti, Smile Precure si presenta da subito come una serie molto allegra, il cui intento è soprattutto quello di far divertire lo spettatore, piccolo o grande che sia. Sembra proprio che gli autori ce la mettano tutta per far sorridere il pubblico, utilizzando da subito simpatiche gag e situazioni divertenti. Un crescendo che tocca anche punte di una certa raffinatezza e che produrrà molte citazioni (da altre serie delle Pretty Cure, ma non solo) e irresistibili parodie (del cinema classico, delle fiabe, addirittura dei robottoni). Tutto però senza mai lasciare per strada un certo risvolto pedagogico che vuole trasmettere, specie ai più giovani, i valori dell'impegno, dell'amicizia e del rispetto per gli altri.
Smile, quindi, si svolge molto bene nel suo percorso quasi annuale. Ampia agevolazione arriva dall'evidente impegno profuso dallo staff Toei nel realizzare la serie, impegno che ci porta scenari e personaggi curati e vivacemente colorati, molti effetti speciali e accattivanti musiche (bellissima quella del primo attacco combinato delle Pretty Cure, ma, ahimè, successivamente l'hanno cambiata), con una qualità media mantenuta per tutto il corso della serie.
Emerge poi anche una bella squadra di doppiatori molto affiatata, in cui si livellano verso l'alto anche voci come quelle di Marina Inoue, Hisako Kanemoto e Misato Fukuen.
Purtroppo, però, Smile Precure rimane alla fine vittima di sé stesso. Tra una generosa citazione e l'altra si finisce per produrre un finale mielosamente tragico, spudoratamente (stavolta sì) copiato pari pari dal film All Stars DX3 con una rielaborazione peggiorativa, in cui si inserisce un boss finale fin lì inesistente (e dire che un bel Joker cattivone ce l'avevano in casa). Una sorta di tradimento per lo spirito che per quaranta e passa episodi aveva contraddistinto la serie.
Un peccato per Smile Precure, che fino a quel momento aveva dimostrato il suo buon valore. Magari resterà senza il bel contorno di Fresh o con una vena meno epica di altre serie, proprio in virtù del suo spirito più allegro, però per quasi un'intera annata aveva dimostrato simpatia e una pregevole fattura. Ahinoi, non tutte le ciambelle riescono col buco.
È stata all'incirca questa la mia prima impressione - come forse anche quella di molti altri appassionati - all'annuncio di Smile Precure, la nona stagione del filone di leggendarie guerriere creata dalla Toei Animation. Il pensiero è andato infatti subito a Pretty Cure 5 (e successivo Go Go), una delle serie più popolari della saga, nonché la prima a portare a cinque il numero di elementi della squadra delle Pretty Cure.
Cinque sono anche le componenti della squadra di Smile, le quali, per colori, personalità e caratteristiche, paiono così ben sovrapponibili alle compagne che le hanno precedute: Miyuki, Akane, Yayoi, Nao e Reika, ovvero Cure Happy, Sunny, Peace, March e Beauty, ricordano davvero molto Cure Dream, Rouge, Lemonade, Mint e Aqua. Che i creativi del team di Izumi Todo siano a corto di idee e che, per compensare, si siano dati alla sana pratica del riciclaggio?
In realtà, lo show delle Pretty Cure fa sempre parte della più ampia famiglia del "Sentai" nipponico, una categoria di spettacolo che ha da sempre i suoi canoni fissi e precisi, e in cui possono avvicendarsi molte serie ma a cambiare sono solo gli interpreti, le tematiche (anche se sarebbe meglio dire gli spunti) e l'ambientazione. Dunque, tirar fuori dal cassetto dei personaggi di una vecchia serie per ridargli una rinfrescata e, sostanzialmente, riproporli a qualche tempo di distanza, potrebbe generare scene e situazioni già viste. Un problema tuttavia che sorge solo per i vecchi spettatori e non per i nuovi, che, essendo magari giovanissime nuove leve, non conoscono le vecchie serie (e in fin dei conti neanche necessitano di conoscerle).
Le sospettose trame mentali da spettatore navigato lasciano però ben presto spazio ai fatti, dal momento che nel giro di pochi episodi si introducono tutte le cinque protagoniste (oltre a vedere i primi antagonisti) e si è belli e pronti a girare per il mondo di Smile Precure. Un mondo coincidente con una città allegra e variopinta che ben si abbina al mondo delle favole che fa da retroscena e da ispirazione a questa nuova serie.
Ma più che le basi e gli spunti su cui si poggia la serie, a contare maggiormente è il tema che lega fra loro tutti gli episodi, cioè il sorriso, "Smile", come è anche ben posto nel titolo. Infatti, Smile Precure si presenta da subito come una serie molto allegra, il cui intento è soprattutto quello di far divertire lo spettatore, piccolo o grande che sia. Sembra proprio che gli autori ce la mettano tutta per far sorridere il pubblico, utilizzando da subito simpatiche gag e situazioni divertenti. Un crescendo che tocca anche punte di una certa raffinatezza e che produrrà molte citazioni (da altre serie delle Pretty Cure, ma non solo) e irresistibili parodie (del cinema classico, delle fiabe, addirittura dei robottoni). Tutto però senza mai lasciare per strada un certo risvolto pedagogico che vuole trasmettere, specie ai più giovani, i valori dell'impegno, dell'amicizia e del rispetto per gli altri.
Smile, quindi, si svolge molto bene nel suo percorso quasi annuale. Ampia agevolazione arriva dall'evidente impegno profuso dallo staff Toei nel realizzare la serie, impegno che ci porta scenari e personaggi curati e vivacemente colorati, molti effetti speciali e accattivanti musiche (bellissima quella del primo attacco combinato delle Pretty Cure, ma, ahimè, successivamente l'hanno cambiata), con una qualità media mantenuta per tutto il corso della serie.
Emerge poi anche una bella squadra di doppiatori molto affiatata, in cui si livellano verso l'alto anche voci come quelle di Marina Inoue, Hisako Kanemoto e Misato Fukuen.
Purtroppo, però, Smile Precure rimane alla fine vittima di sé stesso. Tra una generosa citazione e l'altra si finisce per produrre un finale mielosamente tragico, spudoratamente (stavolta sì) copiato pari pari dal film All Stars DX3 con una rielaborazione peggiorativa, in cui si inserisce un boss finale fin lì inesistente (e dire che un bel Joker cattivone ce l'avevano in casa). Una sorta di tradimento per lo spirito che per quaranta e passa episodi aveva contraddistinto la serie.
Un peccato per Smile Precure, che fino a quel momento aveva dimostrato il suo buon valore. Magari resterà senza il bel contorno di Fresh o con una vena meno epica di altre serie, proprio in virtù del suo spirito più allegro, però per quasi un'intera annata aveva dimostrato simpatia e una pregevole fattura. Ahinoi, non tutte le ciambelle riescono col buco.
"Smile Precure" è la nona serie della quasi decennale saga delle Pretty Cure, iniziata nell'ormai lontano 2004. Protagoniste di questa serie sono un gruppo di cinque ragazze: Miyuki, Akane, Yayoi, Nao e Reika. Cinque ragazze normali, con piccoli e grandi sogni, speranze, come ogni ragazza della loro età; le cinque si ritroveranno coinvolte come al solito, nella lotta contro le forze del male, rappresentate in questa serie da Pierrot, un essere malvagio che vuole portare tutto verso l'oscurità e terminare tutto con una "Bad End".
L'elemento portante di questa serie è quello dei libri e delle fiabe. La fatina di questa serie, Candy, proviene dalla terra magica di Marchenland (dalla parola tedesca "Märchen" che significa appunto Fiaba in tedesco); anche i tre generali nemici di Bad End sono personaggi importanti di popolari fiabe: Wolfrun è il lupo cattivo da "Cappucetto Rosso", Majorina è la strega cattiva di "Biancaneve", e Akai Oni è un oni, il demone della cultura popolare giapponese presente in diversi racconti come Momotaro e la storia dell'Orco Rosso e Blu.
Per quel che riguarda la serie in sé, non ci sono molti elementi di novità, anzi, tutto il contrario: questa "Smile Precure" è un continuo plagio/autocitazione/remake delle serie passate, a cominciare dalle protagoniste. Cinque ragazze come lo erano quelle di "Yes! Pretty Cure 5", che le protagoniste di Smile ricordano sia per aspetto che per i colori di capelli e associazione agli elementi (la Pretty Cure del fuoco, dell'acqua, ecc.). Anche caratterialmente sono piuttosto stereotipate, con la protagonista sempre solare e sorridente, la timida, la sportiva, il maschiaccio, la studiosa; poi ci sono alcuni nemici particolari, la cui idea è presa pari pari dal film relativo alla stessa serie, e già li non era per nulla originale, e ancora le sottotrame di molti episodi sono riprese da altri episodi visti nelle serie "Fresh Pretty Cure" o "Heartcatch Pretty Cure", mentre la battaglia finale riprende alcuni elementi dal finale della prima serie e dal film "All Stars DX 3". Senza contare ancora le influenze più o meno esplicite da anime come "Dragon Ball Z" o "Sailor Moon" fino ad arrivare a "Saint Seiya"... Sia bene inteso, non lo ritengo un difetto troppo eccessivo. Dopo dieci anni è difficile avere sempre nuove idee, e ogni serie di Pretty Cure sarebbe da prendere a sé stante, ma ovviamente uno che come me ha guardato tutte le serie e molti altri anime in generale, non può fare a meno di trovare prevedibili i vari episodi e fiutare a episodi di distanza i vari plot twist. Tuttavia, nonostante questo, la serie a me è piaciuta molto.
Graficamente, l'anime è spettacolare: disegni e animazioni sono di alto livello, e sono forse i migliori dell'intera saga. I combattimenti sono molto ben fatti, e, anche se non raggiungono l'intensità di alcuni degli scontri più importanti visti nelle altre serie, qualcuno gli si avvicina molto, specialmente quelli degli episodi finali. Il tutto è accompagnato da una bella colonna sonora e un buon doppiaggio.
So di essere molto fuori target per la serie, ma continuo a trovarla una visione gradevole, perché in Pretty Cure ci sono valori importanti quali l'amicizia, la famiglia, l'onestà, il coraggio di inseguire i propri sogni, la speranza. Le protagoniste affrontano sfide molto più grandi di loro e sono più deboli dei nemici che affrontano, ma loro vincono perché hanno appunto il legame che le unisce, che le sostiene. Poi ci sono anche insegnamenti come quelli che si imparano attraverso i nemici, che il più delle volte non sono veramente cattivi, ma hanno solo obiettivi diversi e inseguono a modo loro la felicità. Qualcuno si pente e viene "perdonato", passando dalla parte dei buoni. Tutte cose che ai bambini, ma anche ai grandi, fa bene imparare e capire. Storie di questo tipo devono essere raccontate, e perciò penso che sia un bene che serie di questo tipo continuino ad essere prodotte.
In conclusione, questa serie di certo non è un capolavoro di originalità, ma quello che conta per me sono le emozioni che mi ha procurato. Forse è una serie per bambine, ma a me ha divertito, fatto piangere e commuovere, e riflettere. La protagonista Miyuki, ma anche le sue amiche, affrontano i problemi senza scoraggiarsi e guardando sempre il lato positivo delle cose. Il messaggio di positività che ne viene fuori è un bell'insegnamento valido per tutti, indipendentemente dall'età o da qualunque altro fattore. Chiudo con le parole di una canzone che secondo me si adatta perfettamente al messaggio della serie.
"Happiness is an inside job.
If your name is Mary,
if your name is Bob.
It's up to you if you sing or sob.
Remember, happiness is an inside job."
L'elemento portante di questa serie è quello dei libri e delle fiabe. La fatina di questa serie, Candy, proviene dalla terra magica di Marchenland (dalla parola tedesca "Märchen" che significa appunto Fiaba in tedesco); anche i tre generali nemici di Bad End sono personaggi importanti di popolari fiabe: Wolfrun è il lupo cattivo da "Cappucetto Rosso", Majorina è la strega cattiva di "Biancaneve", e Akai Oni è un oni, il demone della cultura popolare giapponese presente in diversi racconti come Momotaro e la storia dell'Orco Rosso e Blu.
Per quel che riguarda la serie in sé, non ci sono molti elementi di novità, anzi, tutto il contrario: questa "Smile Precure" è un continuo plagio/autocitazione/remake delle serie passate, a cominciare dalle protagoniste. Cinque ragazze come lo erano quelle di "Yes! Pretty Cure 5", che le protagoniste di Smile ricordano sia per aspetto che per i colori di capelli e associazione agli elementi (la Pretty Cure del fuoco, dell'acqua, ecc.). Anche caratterialmente sono piuttosto stereotipate, con la protagonista sempre solare e sorridente, la timida, la sportiva, il maschiaccio, la studiosa; poi ci sono alcuni nemici particolari, la cui idea è presa pari pari dal film relativo alla stessa serie, e già li non era per nulla originale, e ancora le sottotrame di molti episodi sono riprese da altri episodi visti nelle serie "Fresh Pretty Cure" o "Heartcatch Pretty Cure", mentre la battaglia finale riprende alcuni elementi dal finale della prima serie e dal film "All Stars DX 3". Senza contare ancora le influenze più o meno esplicite da anime come "Dragon Ball Z" o "Sailor Moon" fino ad arrivare a "Saint Seiya"... Sia bene inteso, non lo ritengo un difetto troppo eccessivo. Dopo dieci anni è difficile avere sempre nuove idee, e ogni serie di Pretty Cure sarebbe da prendere a sé stante, ma ovviamente uno che come me ha guardato tutte le serie e molti altri anime in generale, non può fare a meno di trovare prevedibili i vari episodi e fiutare a episodi di distanza i vari plot twist. Tuttavia, nonostante questo, la serie a me è piaciuta molto.
Graficamente, l'anime è spettacolare: disegni e animazioni sono di alto livello, e sono forse i migliori dell'intera saga. I combattimenti sono molto ben fatti, e, anche se non raggiungono l'intensità di alcuni degli scontri più importanti visti nelle altre serie, qualcuno gli si avvicina molto, specialmente quelli degli episodi finali. Il tutto è accompagnato da una bella colonna sonora e un buon doppiaggio.
So di essere molto fuori target per la serie, ma continuo a trovarla una visione gradevole, perché in Pretty Cure ci sono valori importanti quali l'amicizia, la famiglia, l'onestà, il coraggio di inseguire i propri sogni, la speranza. Le protagoniste affrontano sfide molto più grandi di loro e sono più deboli dei nemici che affrontano, ma loro vincono perché hanno appunto il legame che le unisce, che le sostiene. Poi ci sono anche insegnamenti come quelli che si imparano attraverso i nemici, che il più delle volte non sono veramente cattivi, ma hanno solo obiettivi diversi e inseguono a modo loro la felicità. Qualcuno si pente e viene "perdonato", passando dalla parte dei buoni. Tutte cose che ai bambini, ma anche ai grandi, fa bene imparare e capire. Storie di questo tipo devono essere raccontate, e perciò penso che sia un bene che serie di questo tipo continuino ad essere prodotte.
In conclusione, questa serie di certo non è un capolavoro di originalità, ma quello che conta per me sono le emozioni che mi ha procurato. Forse è una serie per bambine, ma a me ha divertito, fatto piangere e commuovere, e riflettere. La protagonista Miyuki, ma anche le sue amiche, affrontano i problemi senza scoraggiarsi e guardando sempre il lato positivo delle cose. Il messaggio di positività che ne viene fuori è un bell'insegnamento valido per tutti, indipendentemente dall'età o da qualunque altro fattore. Chiudo con le parole di una canzone che secondo me si adatta perfettamente al messaggio della serie.
"Happiness is an inside job.
If your name is Mary,
if your name is Bob.
It's up to you if you sing or sob.
Remember, happiness is an inside job."
"Smile Precure!" è la nona serie per la saga di Pretty Cure, con nuovi personaggi e nuove ambientazioni. Il tema riguardante questa serie sono le fiabe. Troviamo cinque nuove protagoniste: Miyuki Hoshizora (Cure Happy), Akane Hino (Cure Sunny), Yayoi Kise (Cure Peace), Nao Midorikawa (Cure March), Reika Aoki (Cure Beauty); insieme esse formano le Smile Pretty Cure.
Miyuki Hoshizora percorrendo la strada per andare a scuola vede uscire da un libro magico di fiabe la fatina Candy, decide di aiutarla nella ricerca del Cure Decor: così inizia la magica avventura di Miyuki e le sue amiche.
Il chara design è bello, con disegni fatti bene. Le trasformazioni sono scorrevoli e semplici, l'unica pecca è che il design è ripreso dalla quarta/quinta serie delle Pretty Cure.
Si vede chiaramente che la Toei Animation ha ripreso questi nuovi personaggi dalle "Yes! Pretty Cure 5 - 5 gogo": i colori, la mascotte (chiaramente identica a Coco.Nuts e Milk), e il numero delle ragazze.
I soliti cattivi arrivano interrompendo la giornata delle Pretty Cure, queste ultime intervengono e lo sconfiggono.
Le video sigle sono decisamente carine, soprattutto il balletto finale in 3D.
Il mio Voto finale è un 6, perché appunto questo nuovo stile utilizzato ricorda quello delle mitiche Yes Pretty Cure 5, e quindi non mi fa impazzire perché non hanno utilizzato un nuovo stile.
Miyuki Hoshizora percorrendo la strada per andare a scuola vede uscire da un libro magico di fiabe la fatina Candy, decide di aiutarla nella ricerca del Cure Decor: così inizia la magica avventura di Miyuki e le sue amiche.
Il chara design è bello, con disegni fatti bene. Le trasformazioni sono scorrevoli e semplici, l'unica pecca è che il design è ripreso dalla quarta/quinta serie delle Pretty Cure.
Si vede chiaramente che la Toei Animation ha ripreso questi nuovi personaggi dalle "Yes! Pretty Cure 5 - 5 gogo": i colori, la mascotte (chiaramente identica a Coco.Nuts e Milk), e il numero delle ragazze.
I soliti cattivi arrivano interrompendo la giornata delle Pretty Cure, queste ultime intervengono e lo sconfiggono.
Le video sigle sono decisamente carine, soprattutto il balletto finale in 3D.
Il mio Voto finale è un 6, perché appunto questo nuovo stile utilizzato ricorda quello delle mitiche Yes Pretty Cure 5, e quindi non mi fa impazzire perché non hanno utilizzato un nuovo stile.