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Atenaide

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Ci sono anime che nascono come parodie di generi più noti e che riescono a farsi notare anche per la loro indipendenza narrativa e la loro capacità di stare in piedi, tutto sommato, da soli e dignitosamente.
Il genere magica maghetta ci accompagna dalla notte dei nostri secoli dell’infanzia. Chi più, chi meno, può fare la lista delle maghette a cui ha conosciuto nella sua lunga carriera di "Guardatore di (all’epoca ma a tutt’oggi) cartoni animati". Il fascino poi di queste bimbe/ragazzine che riuscivano laddove tu, scricciola, nemmeno pensavi, grazie al provvido aiutino dell’aiutante magico, caratterizza una fase dello sviluppo. Che poi diventa ricordo tenero - ma assai imbarazzante -, da occultare o che non si capisce più, essendo diventati grandi. C’è chi coltiva ancora quella maghetta dentro di sé, chi l’ha relegata ad una fase lontana della vita.

"Fairy Ranmaru" nasce così. Prendete quegli stilemi che conoscete, l’eroina (o l’eroe) potente, la sua trasformazione fisica e d’abbigliamento con tanto di stelline e giravolte e pure le canzoncine in tema, la tizia o il tizio in difficoltà, uno scontro magico, la felice risoluzione e la ricompensa in cuore umano (l’abusatissmo kokoro dei nipponici) e avremo quest’anime, salvo che le fatine sono… fatini! Il cambio di genere porta a trasformazioni decisamente imbarazzanti da vedere e strizza l’occhio alla tematica bl, ma fattosi il callo e comprendendo la storia, non si può non apprezzare l’originalità di questo prodotto ispirato a prodotti noti e arcinoti.

Un po' di trama

Il regno delle fate attraversa un periodo nefasto e per salvarne le sorti altrimenti condannate ci pensano 5 fatini, ognuno di un reame minacciato. Nel regno delle fate ogni famiglia aveva un suo ruolo, politico, religioso, di mantenimento, militare, ma, allo sparire dei capifamiglia i dissidi si sono riflessi sul regno. E le difficoltà vengono dal passato e da persone insospettabili.
Ciascuno dei protagonisti ha un passato doloroso, legato in massima parte a controversie dei genitori. L’eredità che dovrebbero custodire li fa agire, a seconda della loro natura, con modalità che li rendono umani, combattuti e mai onnipotenti. Inoltre tra alcuni di loro ci sono controversie irrisolvibili. A peggiorare le cose c’è pure l’arcinemico, che muove prima le sue marionette e poi si muove lui stesso, contro i nostri eroini. Il villain ricorda bene il perché del suo odio e agisce per vendetta, ma c’è di più, perché non è solo lui a remare contro i nostro fatini. Ci sono trame sottostanti che emergono faticosamente e che li coinvolgono in vicende più vecchie di loro. Sarà da capire se, alla rivelazione finale, saranno in grado di agire con giustizia, insieme, o mossi da uno spirito di vendetta egoista.

Un interessante espediente narrativo: regole e circostanze
Per agire, raccogliendo attaccamento dagli umani, essi hanno il seguente decalogo, imposto loro dalla regina, che dovrebbe dare loro una condotta morale d’azione. Le regole che i nostri fatini devono rispettare sono:
1. amore: è vietato innamorarsi di qualcuno del sesso opposto
2. ira: è vietato provare ira o odio
3. invidia: è vietato desiderare ciò che è di altri
4. apatia: è vietato rinunciare ad aiutare una persona in condizione di bisogno
5. lussuria: è vietato avere relazioni fisiche con qualcuno del sesso opposto
6. violenza: è vietato fare del male a qualcun’altro
7. edonismo: è vietato fare uso di sigarette, alcolici o droghe
8. depravazione: è vietato comportarsi in maniera depravata
9. orgoglio: è vietato vantarsi dei propri poteri
10. rivelazione: è vietato rivelare la propria identità

Narrativamente e curiosamente gli episodi ricalcano queste regole, a partire dal personaggio che ha bisogno e dal fatino che ha problemi con gli altri e con se stesso.

Un esempio è l’episodio uno. Si parla di amore, amore corrisposto, ma che genera bullismo da parte di chi è stato lasciato fuori dalla relazione a due. Il fatino, Ranmaru, che arriva in aiuto della nostra poveraccia, si domanda cosa sia l’amore, non avendolo capito e cercandolo, come un ricordo rimosso. La natura gentile, conciliante e amichevole (non per niente è la fata di luce) di Ranmaru faranno da collante ad un gruppo di persone tra di loro non molto estranee. La stessa ricerca di Ranmaru dell’amore è indice della ricerca di di sé e quando incontrerà Sirius comincerà ad interrogarsi, instradandosi sulla via giusta. Perché non tutti gli scheletri se ne restano quieti nell’armadio a far polvere.

Altro esempio, altro fatino. Prendiamo Homura, il fatino del fuoco. Lui è la fata che desidera ardentemente combattere le ingiustizie, cercando di abbracciare con fiducia la sua parte più battagliera e genuina, malgrado la tragica perdita del genitore. Aiuterà colei che subisce un'ingiustizia ma che fatica ad accettare il problema e a controbattere. Il fatto che Homura avrà la medesima cliente scatenerà una vicenda forte, che troverà forse il giusto svolgimento e un finale adeguato.

Altro giro, altro fatino, il distaccato Uruu. Come il suo elemento, l’acqua, esibisce una calma olimpica e dimostra odio esacerbato in maniera pungente. Tutte le sue protette hanno subito un’ingiustizia e lui, d’animo retto e di principi rigidissimi (accolti per far fronte ad una famiglia non capace di dargli serenità e ad un genitore che è venuto a mancare per una passione letale) porterà aiuto alle sue strettissime condizioni. Il suo rifiuto delle passioni, a causa di una vicenda passata, lo porterà ad incontrare situazioni in cui la passionalità tradita o violata lo metteranno a tu per tu con suoi demoni, costringendolo a fare i conti con quella forza primigenia che spinge per disintegrare il suo autocontrollo ferreo. Riuscirà a risolvere il dissidio che minaccia la sua serenità e il suo futuro?

Juka è il fatino kawaii. È la parte di quella compagine maschile che evoca tenerezza e spinge alla coccola innocente. È la fata della natura e come tale non ha molti poteri. Per lui è un cruccio, pur dicendogli i suoi genitori che aver cura della natura è aver cura degli altri e seppur la loro missione fosse silenziosa, era anche inestimabile e potente. Juka parte svantaggiato (pur avendo, almeno lui, due genitori vivi e amorevoli!) e si sente l’ultima ruota del carro. Il suo senso di giustizia lo spinge a soccorrere ragazze in difficoltà, che credono nel loro lavoro ma che subiscono biechi e disumani sfruttamenti. La gentilezza, la genuinità e il suo candore avvicinano due persone come lui candide e pulite e che vorrebbero rimanere tali in un mondo corrotto.
Credere nel suo senso di giustizia e nell’importanza non solo della sua forza in battaglia, ma anche in quella curativa. E per diventarne consapevole ci vorranno la sua volontà di riuscita e la presenza di Ranmaru.

The last but not the least, Takara. Takara, la fata dell’oro del clan Mettalum, non rispetta decisamente i dettami della regina e conduce una vita dissoluta. Le colpe di tale condotta sono ascrivibili agli adulti che l’hanno aiutato a crescere, a cominciare da un padre che cercava disperatamente un erede (modus operandi di tutta la sua schiatta, comunque), da una madre perduta tragicamente che gli ha inculcato l’idea di riuscire, di non arrendersi, a coloro che hanno abusato dell’innocenza di una ragazzino senza più risorse. Takara coniuga la cura verso il più debole ad una passionalità manifesta e in parte repressa e questo connubio lo rende pericolosamente affascinante per donne grigie e senza passione per la vita che subiscono taglieggiamenti o per donne più mature e smaliziate che malgrado ciò sono vittime d’un compagno irriguardoso. Il ruolo di Takara non sarà solo quello di raccogliere attaccamento, ma avrà missioni accessorie da parte della regina, essendo il più maturo dei cinque e dovendo in parte seguirli (poi fa quello che vuole, comunque).

Potremmo concludere, semplificando, che i guai delle vite dei nostri protagonisti sono, in massima parte, derivati dai genitori (avessero essi ragione o no delle loro condotte). Tesi semplicistica, che descrive un meccanismo scoperto e assai banale in apparenza, ma che a livello di crescita e maturazione trova riscontro in ogni testo accademico. Sono i rapporti non risolti coi genitori a generare disadattamento nel contesto, perché il non aver saputo confrontarsi e vincere su quelle figure di riferimento, ha creato empasse, rimpianti o cordoni ombelicali emotivi troppo strangolanti per permettere di crescere in modo responsabile, verso se stessi e verso gli altri.

Elementi magici, volti a strizzare l’occhio ad anime infantili, sono gli animaletti magici, come quello in grembo alla regina, tipo pucciosissimo gatto del boss o Bakkun, utile come letto (ma dove accipicchia dormono i nostri fatini!), lettino di cura (con pratico copri-pudenda), segnalatore di guai di cuore di una cliente o tenerissimo pupazzo da coccola nei momenti morti.

Tecnica narrativa ripetitiva, ma solida
Le persone aiutate sono tutte donne e anagraficamente tocchiamo un raggio abbastanza ampio, pur partendo dal contesto scolastico (si fingono studenti e la scuola pare un luogo irrinunciabile per i nipponici). Partiamo dalla studentessa bullizzata, passando alla idol che vuole restare onesta rispetto la sua collega; alla lavoratrice più o meno motivata sfruttata dal datore di lavoro o svenata da un agente del fisco; alla mangaka sfruttata da un agente senza scrupoli e poi ingiustamente accusata di plagio; alla fidanzata invisibile di un idol gelosa delle sue fan; alla figlia di una madre vittima di un donnaiolo seriale, fino alla ballerina madre con un compagno nullafacente che vive alle sue spalle.

C’è un’umanità complessa che si muove dietro queste storie e la scelta di un tale target da aiutare è emblematica. Viene dato un tocco di realtà alla storia, parlando di situazioni concrete, di disagi veri e devastanti, a volte. E affrontando queste tematiche conosceremo bene i nostri protagonisti. Ogni vicenda ricalca una loro difficoltà da elaborare e malgrado ogni episodio abbia una struttura nota (il nostro fatino abborda la disgraziata di turno, lei è in difficoltà, lui la aiuta, la situazione si risolve) emergono vissuti sia personali dei fatini, che spiegazioni maggiori del rapporto tra di loro.

C’è da dire che le risoluzioni non sono sempre convincenti e si concentrano non tanto sulla critica al sistema, quanto a colpire al cuore il carnefice di turno, facendolo cambiare o ravvedere, oppure condannare dalla società.
Il messaggio è ambiguo e accusa le persone ma non le istituzioni. Più volte non è la società in cui una persona lavora ad essere posta sotto accusa, piuttosto l’agente corrotto, il datore di lavoro sfruttante, la idol disinibita piuttosto che il sistema troppo libertino, la donna corrotta dal predatore seriale piuttosto che il marito incapace di vedere… è un’etica dura da digerire, troppo semplificata che punta a risolvere il problema della persona lavorando sul suo carnefice e basta. D’accordo, essendo un anime che ricalca anime dal target giovanissimo non poteva approfondire né cercare colpevoli generalizzati e forse già aver portato alla luce questi casi di vizi privati è stata l’idea giusta per valorizzare la maturità critica di quest’opera.

Il dressage dei fatini: pronti per la battaglia!
Abbiamo tutti negli occhi l’immagine delle maghette, sia in fase di trasformazione che a luccichio finito. Prendete ad esempio le winx, per citare un anime del tipo e mettete al posto della femmina un aitante maschietto. In un tripudio di luce che cade ad hoc, scintillanti corpaccioni, sfondi psichedelici e piume lucenti, i nostri 5 eroini cambiano aspetto, arto dopo arto, pezzo d’abito dopo pezzo d’abito, rivelandosi in una mise assai originale.
Segue una canzoncina a tema e la volata verso il campo di battaglia, con indugi su pose e apparizione delle ali (alcune molto belle).

Le porte e le chiavi sono fantastiche da vedere, graficamente elaborate e personalizzate per ognuno.
I campi di battaglia meritano menzione, perché diventano metafora di un campo in cui si scontrano la volontà negativa dell’oppressore e quella della vittima. E ogni campo è differente da un altro, con ispirazioni che vanno dall’arte nipponica con Hokusai, ad Alice nel mondo delle meraviglie, fino a Picasso. Abbiamo i girasoli di Van Gogh, l’antica arte nipponica degli Oni, foreste incantate e sfondi pastello meravigliosi da vedere o semplicemente in bianco e nero.
Ciliegina sulla torta, da non dimenticare, la dichiarazione che precede il mandato di combattere: “anata no kokoro itadakimasu?” con tanto di ritornello romantico, atmosfera luccicante, bacio a rallentatore e schiocco finale. Più cringe di così si muore.

Ancora trama, il finale!

Finora abbiamo parlato della struttura narrativa solida seppur in gran parte prevedibile. Essa si presenta in modo sorprendente anche nel finale, in cui si svelano altarini e altari (maggiori). Non starò a fare spoiler, voglio solo sottolineare le felici circostanze narrative che portano la trama ad un finale accettabile, per un’opera del genere.

Nel blocco finale emerge con maggior forza l’antagonista, Sirius, che da comparsate casuali nei campi di battaglia o apparizioni su tetti di palazzi con frasi amare ma vere (tipo il commentatore del colore del sangue in Togainu no chi), ha la possibilità di svelare il perché del suo malessere verso ogni tipo di relazioni sana. Le sue ragioni sono da valutare, ma trovano riscontro in altri personaggi con cui è collegato e diventano il motore effettivo di tutto l’anime.

Personaggi che prima non ho citato hanno la possibilità di manifestare la loro presenza in maniera più significativa, a cominciare dalla regina. La vediamo sempre in questo aspetto molto loli, l’animaletto in grembo che passa il tempo autointrattenendosi con varie attività. Le regge l’ombrello Hojo, il suo segretario e questa accoppiata tirerà, tra un botta e risposta molto formale, i fili superiori della narrazione.

La regina è la figura di riferimento che ha stilato il decalogo.
I suoi motivi emergeranno in maniera molto forte e forse, nel finale, si potrà riflettere su come il coltivare una causa può essere concepito come un’azione positiva, ma perseguire lo stesso scopo con volontà cieca e bieca, rivelerebbe una condotta erronea, umanamente parlando. È nel riconoscere gli errori primigeni che si ha una chiarezza maggiore nel peso e nel valore, in primis, delle proprie azioni passate, e, a cascata, della volontà viziata e dell’agire conseguente.

Il finale comunque, è coerente, anche con gli espedienti narrativi più volte usati, qui riusati e offre una carrellata di trasformazioni anche nuove che non fanno male. In fondo quest’anime vive sui bishoni e come regalo di fine episodio non lesina nulla. Inoltre cerca di risolvere questioni controverse regalandoci un bacio! Ottima l’idea di mettere i fatini davanti al loro passato e dunque, ai loro genitori o ai loro regni devastati.

Qualcosa di irrisolto o dubbio, comunque resta: accuse che cadono, lettere che appaiono per appianare odi ancestrali, amori non molto chiari, né molto identificabili. Un esempio è un nostro personaggio che continua a dichiararsi ad un altro, ma in passato amava una donna. O siamo sull’amore bisessuale o io non ho inteso. Ma accetto i miei limiti. Il fatto che poi ad alcuni personaggi venga ripulita la fedina penale da accuse pesanti, mi pare troppo buonista, ma pare un meccanismo utile nell’economia dell’opera.

Ambientazione e sound

Ambientazioni principali sono il bar dove discutono e parlano, la stanza del trono dove parlano loro o la regina con il suo servo a proposito del regno e delle sue problematiche. Non scordiamoci il bagno nel quale i nostri fatini immersi come polli nel brodo raccontano i loro punti di vista del momento. Molto belli i fondali e i campi di battaglia così vari.
Opening ed ending, davvero gradevoli da sentire, sono cantate dai 5 interpreti dei personaggi principali, la prima è più pop con un ottimo accordo di chitarra, mentre la seconda è più lenta. Pare di sentire l’ending di Dance with devils o opening e l'ending di Devils and realist, appunto per questo afflato di voci. Sia l’opening che l’ending di Fairy ranmaru presentano, entrambe, in carrellata, i nostri fatini al naturale e trasformati, ma la prima è più movimentata e rispetta la grafica dell’anime, la seconda è più statica con tavole artistiche che paiono vetrate. C’è una parte iniziale, proposta prima dell’opening (che alla lunga dà noia), nel quale, parlando, i fatini dichiarano le loro intenzioni, sempre, come ben avete capito, tese a salvare il cuore altrui.

Considerazioni finali
Considerando il prodotto di partenza a cui fa il verso, quest’anime può vantare una vita autonoma, potendo stare in piedi da soli con le sue proprie dinamiche.
Affronta temi sociali, seppur in modo discutibile e la grafica merita, sia nelle trasformazioni, che nei campi di battaglia, che nei fondali gradevolissimi.
Essendo un bishonen non può fare a meno di ammiccare, alludere, proporre situazioni dalla lieve sfumatura vermiglia. Il tutto, però, non guasta e dà leggerezza alla trama.


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MegaRoby

Episodi visti: 12/12 --- Voto 1
Il mondo delle fate ha bisogno di "attaccamento" e cinque fate, ognuna da un diverso clan vengono mandate sulla terra per raccoglierlo e salvare così il regno oramai in rovina.

La trama fa pietà, sebbene vi sia un'idea di fondo questa è realizzata in maniera davvero pessima. Lineare e noioso da far schifo. Le premesse iniziali e per certi versi interessanti dei primi minuti vengono incenerite poco dopo. La regia e lo svolgimento di ogni singolo episodio è disastroso e identico. Inizialmente vediamo il personaggio femminile X che ha bisogno di aiuto, una delle fate (maschio) si avvicina le dà il biglietto del bar e se ne va dicendo "salveremo il tuo cuore"; succedono un po' di disgrazie a caso e poi la "fata" ricompare dal nulla le chiede se può prendere il suo cuore fa per baciarla e via alla penosa, orrenda trasformazione con tanto di canzoncina senza senso e corsa verso un mondo del quale non si capisce nulla e si trova a combattere contro non si sa bene cosa della persona che ha causato il male della ragazza. Tutto finisce con lui che crea una chiave e "libera la verità del cuore" del malvagio e salva la situazione. Tutto questo si ripete -esattamente così- per ogni singolo e noiosissimo episodio. L'opera non ha alcun senso ed è completamente campata per aria, piatta, noiosa e ripetitiva all'ennesima potenza. Le sotto trame dei protagonisti non stanno in piedi e sono appena abbozzate, la conclusione finale non sta praticamente nè in celo ne in terra, sebbene sotto sotto un filo di senso potrebbe anche averlo.

I protagonisti sono solo bellocci per il resto, misere macchie sullo sfondo così come gli altri personaggi. Si cerca di farli passare come quelli che soffrono e sono pieni di complessi ma fanno solo pietà. Quando poi si trasformano a mio parere sono solo osceni e pietosi.

Comparto tecnico nel complesso discreto.

In conclusione non perdete tempo a vedere quest'opera ributtante e se proprio volete guardarla almeno fatelo a 2x.