Summer Time Rendering
Mi sono chiesto che significato attribuire al titolo della serie e, provando a tradurre, francamente non sono riuscito a trovare un senso compiuto: letteralmente "summer time" può intendersi come "tempo d'estate" o "ora legale", mentre rendering come "interpretazione" o "rappresentazione".
Quindi si potrebbe ipotizzare "Rappresentazione dell'estate"? Uhm, potrebbe essere... Un titolo un po' criptico e francamente strano.
Dopo la visione di "Summer Time Rendering", posso scrivere che si tratta di una "rappresentazione dell'estate" interessante. Della serie anime dell'estate del 2022 distribuita su venticinque episodi di durata canonica, ho apprezzato innanzitutto la circostanza di pervenire a un vero e proprio finale che chiude e dà un senso a tutta la storia in un "melting pot" di diversi generi: un po' drama, un po' horror crudo, un po' thriller, un po' fantascienza, un po' fantasy, un po' rom-com, un po' battle shounen, un po'... di tutto.
Tuttavia, mi è sembrato un progetto che ha nel suo punto di forza anche quello di maggior debolezza. Alludo proprio al "sincrestismo" in modo non sempre ben riuscito dei vari generi citati in un'opera unica che inizia nel modo più intrigante possibile e poi, soprattutto nell'ultima parte, si perde cambiando l'approccio iniziale... un po' come un centometrista che si cimenta in una gara di media velocità che non gli si addice per caratteristiche.
Mi sono concesso una metafora: "Summer Time Rendering" mi è sembrato non in grado di riuscire a mantenere e a raccontare la storia mantenendola allo stesso livello di qualità, pathos e coerenza per tutta la durata della serie.
Non posso sostenere che nel suo complesso la serie sia insufficiente, anzi. Ma ho avuto l'impressione che chi l'ha scritta, sceneggiata e realizzata sia arrivato a tre quarti della storia con il "fiato corto" e abbia tagliato il traguardo un po' sulla spinta inerziale della "velocità" acquistata con la partenza sprint.
Di sicuro non mi è capitato di vedere una serie simile prima d'ora e, pertanto, non ho termini di paragone pienamente calzanti alla serie in recensione. Sotto certi versi mi ha ricordato come opera tra quelle viste (e non sono tantissime...) un po' "Steins:Gate", un po' "Noein", un po' la "Ragazza che saltava nel tempo", ma nessuna di queste è pienamente sovrapponibile a "Summer Time Rendering".
Le premesse poste alla base dei primi episodi mi hanno veramente intrigato, al netto di qualche continua ingenuità (cfr. fanservice). Nulla di nuovo o particolarmente originale, se si considerassero i singoli elementi che compongono la storia: la sua originalità sta nel modo con cui sono stati costruiti e rappresentati in modo intrigante e divertente, tenendo costantemente "sulle spine" lo spettatore.
Evito di 'spoilerare' la trama: lo spettatore si imbatterà nel classico potere di poter riportare indietro il tempo per poter modificare il corso degli eventi accaduti e prevenire determinate situazioni, ma il cosiddetto minimo comun denominatore della storia è la capacità di tenere in tensione lo spettatore con calibrati e ben distribuiti colpi di scena durante tutti gli episodi, sebbene nel finale della serie tale tensione lascerà il posto progressivamente a situazioni meno misteriose e più di azione, per addivenire al solito happy ending.
Ed è questo il punto dolente: la regia e la sceneggiatura per portare a termine la storia forzano parecchio la trama, adottando soluzioni un po' troppo "buttate lì" senza troppe spiegazioni, rinnegando l'impostazione iniziale di dosare con molta attenzione i chiarimenti tramite indizi, come se gli autori non riuscissero ad escogitare soluzioni all'altezza dell'impostazione adottata per tutta la serie.
Ed è poi stata privilegiata l'azione e meno l'introspezione dei personaggi, arrivando al più o meno scontato finale positivo.
Ho scritto all'inizio della recensione che il titolo della serie potrebbe essere tradotto come "Rappresentazione dell'estate". Ma per la piega che prende la storia, io lo interpreterei più come la una sorta di "resa dei conti estiva", forzando il significato letterale delle parole (soprattutto del termine "render").
Il protagonista, Shinpei Ajiro, ha abbandonato l'isola natia per andare a Tokyo per seguire il suo sogno. Con il suo ritorno all'isola "sperduta" in occasione del funerale di una sua cara amica, Ushio Kofune, lo spettatore scoprirà man mano il suo passato, quello degli altri protagonisti e, soprattutto, gli intrecci tra le vite della piccola comunità dell'isola e tutte le questioni irrisolte e sospese di tutti, inclusi i misteri legati all'isola, alla sua popolazione e alla presenza delle "ombre" e del loro "culto" da parte di alcuni residenti.
"Summer Time Rendering" mi è sembrata pertanto una sorta di "redde rationem": ciascun personaggio (principale e secondario) dovrà affrontare attraverso un percorso articolato quelle situazioni che aveva evitato di affrontare o risolvere in passato.
La circostanza è del tutto evidente per il protagonista Shinpei, ma a vario titolo riguarda un po' tutti i personaggi senza distinzione.
"Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo." (P. Levi)
È un po' la "parabola" del protagonista Shinpei che è fuggito dall'isola sperduta per seguire il suo sogno, tagliando, come si suol dire, i "ponti" col suo passato. Il senso di disagio durante il viaggio e di smarrimento e nostalgia, appena approdato sull'isola natia, sono ben resi dall'anime. Ma le circostanze relative alla morte dell'amica Ushio lo costringeranno a scavare nel suo passato, arrivando a vivere situazioni che non avrebbe mai immaginato di scoprire, e a riconsiderare il suo passato per affrontare e risolvere gli eventi o le situazioni che avrebbero cambiato la sua vita e quelle delle persone a lui care.
Il continuo loop temporale e il continuo rivivere certe situazioni, per cambiare l'esito delle azioni, alla lunga può risultare affaticante per lo spettatore, perché legato all'analisi di minimi particolari che rendono la serie prima facie anche un po' ripetitiva. Tuttavia, proprio in questo aspetto sta la cura di chi ha ideato la storia e la trasposizione animata è riuscita a rendere al meglio l'inquietudine e la tensione di certe situazioni di mistero nella continua lotta tra essere viventi e le loro "ombre", veri e propri doppelgänger o alter ego delle persone, come se fossero "gemelli maligni" che si vogliono sbarazzare in tutti i modi degli originali e che eliminano tutti coloro che ostacolano il loro piano.
Tratto dal manga del 2017 di Yasuki Tanaka, la serie anime "Summer Time Rendering", prodotta da Studio OLM, è diretta da Ayumu Watanabe (tra i tanti, ho visto e apprezzato "After the Rain" del 2018, ma anche "Doraemon", "Uchū Kyōdai - Fratelli nello spazio", i "Figli del mare"), sceneggiatura a cura di Hiroshi Seko ("Attack on Titan", "Jujutsu Kaisen"). A livello tecnico la serie si dimostra fatta bene: il chara design è estremamente piacevole, pulito ed essenziale. Gli sfondi sono molto dettagliati e realistici, molto enfatizzati dall'utilizzo di colori vividi e saturi. Le animazioni si dimostrano molto fluide, e tale caratteristica si apprezza maggiormente nelle scene di combattimento.
Il doppiaggio italiano e le musiche mi sono sembrate all'altezza della qualità grafica della serie.
"Summer Time Rendering" merita la visione: coinvolgente con trovate narrative che tendono a spiazzare lo spettatore con un mix abbastanza equilibrato di momenti drammatici, tragici, di azione, horror/splatter ma anche leggeri e comici, cui si può perdonare la parte finale in cui l'equilibrio viene un po' meno, spostandosi sull'azione pura e sulle trovate un po' (troppo) surreali e una carenza di "tridimensionalità" dei personaggi principali, che risultano un po' troppo piatti e mono-caratterizzati.
Una "resa dei conti" in cui i "conti", in fin dei "conti", vengono fatti tornare con qualche fatica...
Quindi si potrebbe ipotizzare "Rappresentazione dell'estate"? Uhm, potrebbe essere... Un titolo un po' criptico e francamente strano.
Dopo la visione di "Summer Time Rendering", posso scrivere che si tratta di una "rappresentazione dell'estate" interessante. Della serie anime dell'estate del 2022 distribuita su venticinque episodi di durata canonica, ho apprezzato innanzitutto la circostanza di pervenire a un vero e proprio finale che chiude e dà un senso a tutta la storia in un "melting pot" di diversi generi: un po' drama, un po' horror crudo, un po' thriller, un po' fantascienza, un po' fantasy, un po' rom-com, un po' battle shounen, un po'... di tutto.
Tuttavia, mi è sembrato un progetto che ha nel suo punto di forza anche quello di maggior debolezza. Alludo proprio al "sincrestismo" in modo non sempre ben riuscito dei vari generi citati in un'opera unica che inizia nel modo più intrigante possibile e poi, soprattutto nell'ultima parte, si perde cambiando l'approccio iniziale... un po' come un centometrista che si cimenta in una gara di media velocità che non gli si addice per caratteristiche.
Mi sono concesso una metafora: "Summer Time Rendering" mi è sembrato non in grado di riuscire a mantenere e a raccontare la storia mantenendola allo stesso livello di qualità, pathos e coerenza per tutta la durata della serie.
Non posso sostenere che nel suo complesso la serie sia insufficiente, anzi. Ma ho avuto l'impressione che chi l'ha scritta, sceneggiata e realizzata sia arrivato a tre quarti della storia con il "fiato corto" e abbia tagliato il traguardo un po' sulla spinta inerziale della "velocità" acquistata con la partenza sprint.
Di sicuro non mi è capitato di vedere una serie simile prima d'ora e, pertanto, non ho termini di paragone pienamente calzanti alla serie in recensione. Sotto certi versi mi ha ricordato come opera tra quelle viste (e non sono tantissime...) un po' "Steins:Gate", un po' "Noein", un po' la "Ragazza che saltava nel tempo", ma nessuna di queste è pienamente sovrapponibile a "Summer Time Rendering".
Le premesse poste alla base dei primi episodi mi hanno veramente intrigato, al netto di qualche continua ingenuità (cfr. fanservice). Nulla di nuovo o particolarmente originale, se si considerassero i singoli elementi che compongono la storia: la sua originalità sta nel modo con cui sono stati costruiti e rappresentati in modo intrigante e divertente, tenendo costantemente "sulle spine" lo spettatore.
Evito di 'spoilerare' la trama: lo spettatore si imbatterà nel classico potere di poter riportare indietro il tempo per poter modificare il corso degli eventi accaduti e prevenire determinate situazioni, ma il cosiddetto minimo comun denominatore della storia è la capacità di tenere in tensione lo spettatore con calibrati e ben distribuiti colpi di scena durante tutti gli episodi, sebbene nel finale della serie tale tensione lascerà il posto progressivamente a situazioni meno misteriose e più di azione, per addivenire al solito happy ending.
Ed è questo il punto dolente: la regia e la sceneggiatura per portare a termine la storia forzano parecchio la trama, adottando soluzioni un po' troppo "buttate lì" senza troppe spiegazioni, rinnegando l'impostazione iniziale di dosare con molta attenzione i chiarimenti tramite indizi, come se gli autori non riuscissero ad escogitare soluzioni all'altezza dell'impostazione adottata per tutta la serie.
Ed è poi stata privilegiata l'azione e meno l'introspezione dei personaggi, arrivando al più o meno scontato finale positivo.
Ho scritto all'inizio della recensione che il titolo della serie potrebbe essere tradotto come "Rappresentazione dell'estate". Ma per la piega che prende la storia, io lo interpreterei più come la una sorta di "resa dei conti estiva", forzando il significato letterale delle parole (soprattutto del termine "render").
Il protagonista, Shinpei Ajiro, ha abbandonato l'isola natia per andare a Tokyo per seguire il suo sogno. Con il suo ritorno all'isola "sperduta" in occasione del funerale di una sua cara amica, Ushio Kofune, lo spettatore scoprirà man mano il suo passato, quello degli altri protagonisti e, soprattutto, gli intrecci tra le vite della piccola comunità dell'isola e tutte le questioni irrisolte e sospese di tutti, inclusi i misteri legati all'isola, alla sua popolazione e alla presenza delle "ombre" e del loro "culto" da parte di alcuni residenti.
"Summer Time Rendering" mi è sembrata pertanto una sorta di "redde rationem": ciascun personaggio (principale e secondario) dovrà affrontare attraverso un percorso articolato quelle situazioni che aveva evitato di affrontare o risolvere in passato.
La circostanza è del tutto evidente per il protagonista Shinpei, ma a vario titolo riguarda un po' tutti i personaggi senza distinzione.
"Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo." (P. Levi)
È un po' la "parabola" del protagonista Shinpei che è fuggito dall'isola sperduta per seguire il suo sogno, tagliando, come si suol dire, i "ponti" col suo passato. Il senso di disagio durante il viaggio e di smarrimento e nostalgia, appena approdato sull'isola natia, sono ben resi dall'anime. Ma le circostanze relative alla morte dell'amica Ushio lo costringeranno a scavare nel suo passato, arrivando a vivere situazioni che non avrebbe mai immaginato di scoprire, e a riconsiderare il suo passato per affrontare e risolvere gli eventi o le situazioni che avrebbero cambiato la sua vita e quelle delle persone a lui care.
Il continuo loop temporale e il continuo rivivere certe situazioni, per cambiare l'esito delle azioni, alla lunga può risultare affaticante per lo spettatore, perché legato all'analisi di minimi particolari che rendono la serie prima facie anche un po' ripetitiva. Tuttavia, proprio in questo aspetto sta la cura di chi ha ideato la storia e la trasposizione animata è riuscita a rendere al meglio l'inquietudine e la tensione di certe situazioni di mistero nella continua lotta tra essere viventi e le loro "ombre", veri e propri doppelgänger o alter ego delle persone, come se fossero "gemelli maligni" che si vogliono sbarazzare in tutti i modi degli originali e che eliminano tutti coloro che ostacolano il loro piano.
Tratto dal manga del 2017 di Yasuki Tanaka, la serie anime "Summer Time Rendering", prodotta da Studio OLM, è diretta da Ayumu Watanabe (tra i tanti, ho visto e apprezzato "After the Rain" del 2018, ma anche "Doraemon", "Uchū Kyōdai - Fratelli nello spazio", i "Figli del mare"), sceneggiatura a cura di Hiroshi Seko ("Attack on Titan", "Jujutsu Kaisen"). A livello tecnico la serie si dimostra fatta bene: il chara design è estremamente piacevole, pulito ed essenziale. Gli sfondi sono molto dettagliati e realistici, molto enfatizzati dall'utilizzo di colori vividi e saturi. Le animazioni si dimostrano molto fluide, e tale caratteristica si apprezza maggiormente nelle scene di combattimento.
Il doppiaggio italiano e le musiche mi sono sembrate all'altezza della qualità grafica della serie.
"Summer Time Rendering" merita la visione: coinvolgente con trovate narrative che tendono a spiazzare lo spettatore con un mix abbastanza equilibrato di momenti drammatici, tragici, di azione, horror/splatter ma anche leggeri e comici, cui si può perdonare la parte finale in cui l'equilibrio viene un po' meno, spostandosi sull'azione pura e sulle trovate un po' (troppo) surreali e una carenza di "tridimensionalità" dei personaggi principali, che risultano un po' troppo piatti e mono-caratterizzati.
Una "resa dei conti" in cui i "conti", in fin dei "conti", vengono fatti tornare con qualche fatica...
Attenzione: la recensione contiene spoiler
"Summer Time Rendering" è quella classica opera che inizia promettendo molto bene, ma poi si perde durante la narrazione. Un vero peccato, perché le premesse, almeno per me, erano ottime, ma il finale mi ha alquanto deluso. Andiamo dunque con ordine.
Il protagonista della storia è Ajiro Shinpei, un ragazzo di diciotto anni che studia a Tokyo in una scuola di cucina. È originario di Hitogashima, un'isola nella prefettura di Wakayama, dove non torna da due anni. I suoi genitori erano degli archeologi subacquei, morti in un incidente durante il lavoro. Dalla loro morte Shinpei è stato cresciuto da un amico dei genitori, il proprietario della trattoria Kofune, Alain, che è vedovo e ha due figlie: Ushio, coetanea di Shinpei, e Mio, più piccola. Quando partì alla volta di Tokyo, due anni prima, Shinpei e Ushio ebbero un diverbio, perché la ragazza era offesa: Shinpei aveva infatti deciso di partire per Tokyo senza chiederle che ne pensasse. Tra i due c'era un rapporto più che fraterno: Shinpei era innamorato di Ushio e Ushio di Shinpei, ma nessuno dei due si era mai dichiarato.
Shinpei torna ora, il 22 luglio 2018, a Hitogashima per un evento luttuoso: Ushio è morta annegata nel tentativo di salvare una bambina del posto, Shiori. Arriva quindi nell'isola per il funerale, con addosso un forte senso di colpa per come i due si erano lasciati due anni prima, e di rimpianto per non essere tornato prima e averla vista ancora una volta soltanto. Una volta sull'isola, Shinpei scopre che in realtà la morte di Ushio è sospetta: intorno al suo collo c'erano infatti dei segni di strangolamento. Inoltre Mio gli rivela che qualche giorno prima di morire lei e Ushio, mentre pulivano la spiaggia dai rifiuti, avevano incontrato un'altra Ushio, del tutto identica alla sorella morta. Mio crede che si tratti di un'ombra. Anche Shiori, qualche giorno prima di rischiare di morire, aveva incontrato la sua ombra. Shinpei viene quindi a conoscenza del fatto che sull'isola esiste una malattia chiamata malattia dell'ombra: chiunque incontri la propria ombra è stato contagiato da tale malattia, e dopo tale incontro è destinato a morire entro pochi giorni. Shinpei inizia così ad indagare su questa storia: lo deve ad Ushio e vuole delle risposte lui stesso. Ma durante le indagini viene ucciso.
E subito dopo si risveglia il 22 luglio, sul traghetto per Hitogashima.
All'inizio pensa si tratti di un sogno, ma poi si rende conto di essere in grado di tornare indietro nel tempo e di rivivere gli eventi dal suo arrivo all'isola. E ci riesce grazie al suo occhio destro, che si accorge essere d'un colore diverso dal sinistro. Tale occhio ha infatti il potere, seppur limitato e sempre più ridotto, di far rivivere il loop degli ultimi giorni. La storia diventa sempre più intricata mentre le sue indagini vanno avanti: incontra delle persone che anche in passato avevano avuto a che fare con le ombre, scopre che l'ombra di Ushio esiste ancora e gli è alleata nella lotta contro le altre ombre, e che alcuni abitanti dell'isola sono collusi con le ombre e c'è un piano finale foriero di distruzione.
La storia sin dall'inizio è avvincente, ma, più ci si avvicina al finale, più le cose si fanno ingarbugliate e di difficile comprensione, tanto che ad un certo punto si ha l'impressione che lo stesso autore della storia non ci stia capendo granché, anche perché le spiegazioni date su determinati eventi sembrano un po' buttate lì. Nel finale poi sembra che non si sappia come uscirne e la battaglia decisiva è piuttosto deludente. Si arriva ad affrontare Shide, un nemico super-potente, che sembra indistruttibile, colpito più volte con armi diverse e in punti vitali, e che sembra avere la meglio su Shinpei, quando ecco che lui riesce a sparare all'ultimo secondo un proiettile speciale fatto d'ombra (ma anche le altre armi lo erano) che riesce a fermare il nemico. Ho trovato questa parte molto contraddittoria, sinceramente.
Anche il fatto che per risolvere la storia una volta per tutte i principali protagonisti siano riportati indietro di trecento anni, mentre sino a quel momento si poteva ritornare indietro solo di pochi giorni o, addirittura, sul finale, di poche ore, mi ha lasciato alquanto perplessa. Si era parlato sino a quel momento di un potere limitato e sempre più debole, ma ecco che di punto in bianco il potere diventa forte al punto di riportare tutti indietro di trecento anni. La cosa non mi torna: certo, l'occhio di Shinpei è in realtà parte di Hiruko, la divinità ombra, ma poiché Hiruko è indebolita al punto da stare per morire, mi sembra poco plausibile che sia in grado di far fare un simile sforzo all'ombra di Ushio, peraltro anche lei molto indebolita dallo scontro finale con il gran nemico Shide.
L'ultimo episodio poi, con il reset intero della storia, la mancata morte di personaggi come i genitori di Shinpei, Ryunosuke e la stessa Ushio, mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Tutti sopravvivono, tutti sono felici, nessuno si ricorda di quanto successo, solo Shinpei e Ushio pensano di avere fatto un sogno in seguito al quale erano preoccupati di non rivedersi mai più.
Non mi è piaciuto.
Se passiamo quindi ai voti, ritengo che da un 7,5 si è scesi a un 4, ma, se devo fare la media tra inizio e fine, il mio voto finale è un 5,5.
Peccato. Poteva essere una serie davvero molto bella, se non fosse stato per la rovina sul finale.
"Summer Time Rendering" è quella classica opera che inizia promettendo molto bene, ma poi si perde durante la narrazione. Un vero peccato, perché le premesse, almeno per me, erano ottime, ma il finale mi ha alquanto deluso. Andiamo dunque con ordine.
Il protagonista della storia è Ajiro Shinpei, un ragazzo di diciotto anni che studia a Tokyo in una scuola di cucina. È originario di Hitogashima, un'isola nella prefettura di Wakayama, dove non torna da due anni. I suoi genitori erano degli archeologi subacquei, morti in un incidente durante il lavoro. Dalla loro morte Shinpei è stato cresciuto da un amico dei genitori, il proprietario della trattoria Kofune, Alain, che è vedovo e ha due figlie: Ushio, coetanea di Shinpei, e Mio, più piccola. Quando partì alla volta di Tokyo, due anni prima, Shinpei e Ushio ebbero un diverbio, perché la ragazza era offesa: Shinpei aveva infatti deciso di partire per Tokyo senza chiederle che ne pensasse. Tra i due c'era un rapporto più che fraterno: Shinpei era innamorato di Ushio e Ushio di Shinpei, ma nessuno dei due si era mai dichiarato.
Shinpei torna ora, il 22 luglio 2018, a Hitogashima per un evento luttuoso: Ushio è morta annegata nel tentativo di salvare una bambina del posto, Shiori. Arriva quindi nell'isola per il funerale, con addosso un forte senso di colpa per come i due si erano lasciati due anni prima, e di rimpianto per non essere tornato prima e averla vista ancora una volta soltanto. Una volta sull'isola, Shinpei scopre che in realtà la morte di Ushio è sospetta: intorno al suo collo c'erano infatti dei segni di strangolamento. Inoltre Mio gli rivela che qualche giorno prima di morire lei e Ushio, mentre pulivano la spiaggia dai rifiuti, avevano incontrato un'altra Ushio, del tutto identica alla sorella morta. Mio crede che si tratti di un'ombra. Anche Shiori, qualche giorno prima di rischiare di morire, aveva incontrato la sua ombra. Shinpei viene quindi a conoscenza del fatto che sull'isola esiste una malattia chiamata malattia dell'ombra: chiunque incontri la propria ombra è stato contagiato da tale malattia, e dopo tale incontro è destinato a morire entro pochi giorni. Shinpei inizia così ad indagare su questa storia: lo deve ad Ushio e vuole delle risposte lui stesso. Ma durante le indagini viene ucciso.
E subito dopo si risveglia il 22 luglio, sul traghetto per Hitogashima.
All'inizio pensa si tratti di un sogno, ma poi si rende conto di essere in grado di tornare indietro nel tempo e di rivivere gli eventi dal suo arrivo all'isola. E ci riesce grazie al suo occhio destro, che si accorge essere d'un colore diverso dal sinistro. Tale occhio ha infatti il potere, seppur limitato e sempre più ridotto, di far rivivere il loop degli ultimi giorni. La storia diventa sempre più intricata mentre le sue indagini vanno avanti: incontra delle persone che anche in passato avevano avuto a che fare con le ombre, scopre che l'ombra di Ushio esiste ancora e gli è alleata nella lotta contro le altre ombre, e che alcuni abitanti dell'isola sono collusi con le ombre e c'è un piano finale foriero di distruzione.
La storia sin dall'inizio è avvincente, ma, più ci si avvicina al finale, più le cose si fanno ingarbugliate e di difficile comprensione, tanto che ad un certo punto si ha l'impressione che lo stesso autore della storia non ci stia capendo granché, anche perché le spiegazioni date su determinati eventi sembrano un po' buttate lì. Nel finale poi sembra che non si sappia come uscirne e la battaglia decisiva è piuttosto deludente. Si arriva ad affrontare Shide, un nemico super-potente, che sembra indistruttibile, colpito più volte con armi diverse e in punti vitali, e che sembra avere la meglio su Shinpei, quando ecco che lui riesce a sparare all'ultimo secondo un proiettile speciale fatto d'ombra (ma anche le altre armi lo erano) che riesce a fermare il nemico. Ho trovato questa parte molto contraddittoria, sinceramente.
Anche il fatto che per risolvere la storia una volta per tutte i principali protagonisti siano riportati indietro di trecento anni, mentre sino a quel momento si poteva ritornare indietro solo di pochi giorni o, addirittura, sul finale, di poche ore, mi ha lasciato alquanto perplessa. Si era parlato sino a quel momento di un potere limitato e sempre più debole, ma ecco che di punto in bianco il potere diventa forte al punto di riportare tutti indietro di trecento anni. La cosa non mi torna: certo, l'occhio di Shinpei è in realtà parte di Hiruko, la divinità ombra, ma poiché Hiruko è indebolita al punto da stare per morire, mi sembra poco plausibile che sia in grado di far fare un simile sforzo all'ombra di Ushio, peraltro anche lei molto indebolita dallo scontro finale con il gran nemico Shide.
L'ultimo episodio poi, con il reset intero della storia, la mancata morte di personaggi come i genitori di Shinpei, Ryunosuke e la stessa Ushio, mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Tutti sopravvivono, tutti sono felici, nessuno si ricorda di quanto successo, solo Shinpei e Ushio pensano di avere fatto un sogno in seguito al quale erano preoccupati di non rivedersi mai più.
Non mi è piaciuto.
Se passiamo quindi ai voti, ritengo che da un 7,5 si è scesi a un 4, ma, se devo fare la media tra inizio e fine, il mio voto finale è un 5,5.
Peccato. Poteva essere una serie davvero molto bella, se non fosse stato per la rovina sul finale.
"Summer Time Rendering" è una serie anime del 2022 di venticinque episodi.
Essendo una serie di media lunghezza, nel tempo in cui l'ho guardata, le ho affibbiato diversi soprannomi: "Summer Time Misterio", "Summer on a Solitary Beach", finanche a "Sogno di una notte di mezza estate". Insomma, se non si era ancora capito, l'anime è ambientato in estate, precisamente intorno al 22 del mese di luglio, giorno più, giorno meno, ma questo non è poi così influente sulla vicenda raccontata.
La storia è ambientata in un'isola, e inizia con...
Scusa...
Cosa? Che succede?
Ehm, ti disturbo?
Beh, sto scrivendo, però dimmi... ma, aspetta... ma tu sei me, cioè, sei uguale a me... che succede?
Eh, sì, ecco, non è che sono uguale a te, sono proprio te, però vengo dal futuro.
Cosa? Se è uno scherzo, non è divertente...
No, no, non è uno scherzo, sono tornato dal futuro perché sapevo che avresti iniziato a scrivere la recensione di quell'anime estivo e, insomma, volevo avvisarti.
Avvisarmi? Come mai, scusa?
Fidati, tu dove sei arrivato? Se non ricordo male, sei ai primi episodi, giusto?
Sì, ho iniziato il primo, però c'è un tremendo fanservice nei primi minuti che mi ha fatto chiudere quasi subito.
Sì, beh, non hai tutti i torti, io ci ho messo tre giorni per vedere il primo episodio fino alla fine.
Dimmi però... se è vero che vieni dal futuro, sai se è così per tutta la serie?
No, dopo cambia, io ho visto fino al quarto episodio, ed è davvero 'intrippante', siccome è tutto così strano e non riesci a spiegarti nulla. In un certo senso riesce ad avere sempre le sorprese giuste, e per ora non sembra nemmeno forzato, tutto avviene con naturalezza, anche se succedono un sacco di cose assolutamente non normali...
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Aspetta, qua vi devo interrompere.
Cosa? Un altro?
E tu chi sei?
Sì, anche io vengo dal futuro, però, ecco, da dove vengo io ho visto fino all'episodio 22, e davvero, fidatevi, diventa una mezza ciofeca.
Come mai una ciofeca?
Ho detto una mezza ciofeca... ma andiamo con ordine. Ha ragione lui quando dice che all'inizio è molto naturale e sorprendente, lascia una sensazione di incredulità palpabile. Nella seconda parte però diventa labirintico, tutti i misteri iniziano ad essere spiegati in modo sempre più macchinoso e non sempre in modo credibile.
Purtroppo l'avanzare della storia è abbastanza caotico e anche 'creativo' - e non con un uso positivo del termine. Intendiamoci, i colpi di scena ci sono, ma la mia impressione è quella che diventi una serie non più sorprendente, ma snervante, quasi insopportabile nella sua gara tra i buoni e i cattivi.
Caspita, davvero diventa cosi opprimente?
Più che opprimente direi che vuole essere una serie thriller complessa, ma ad un certo punto - in qualche modo - hanno perso il filo, o comunque quelle cose che la rendevano intrigante. Di conseguenza è diventata più come un complicato intreccio di elastici, in cui ti viene più voglia di buttare via tutto che di rimettere in ordine le cose.
Scusate, fermi, non ci sto capendo nulla. Non capisco più a chi devo credere. Se siete dei me futuri, perché siete venuti qui a dirmi come finisce, non potevate farmici arrivare da solo?
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Hey, guarda, ne arriva un altro...
Ciao, scusate il ritardo.
E tu di che linea temporale sei?
La mia linea temporale è quella in cui ho finalmente finito la serie.
Oh, finalmente uno che ci può spiegare come finisce...
No, calma, non sono qui per questo. Sono qui per riportare voi due indietro ai vostri rispettivi tempi, così da lasciare in pace il noi del passato.
Oh, finalmente qualcuno che pensa a me.
Su, coraggio voi, torniamo tutti indietro...
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Oh, finalm... hey, ma tu sei rimasto... Ehm... Non mi ricordo quale sei dei me passati?
Sì, sono quello che ha finito la serie, volevo solo farti sapere una cosa.
Dimmi pure, ormai, fate pure quello che vi pare.
L'ultimo episodio è carino, lascia una bella sensazione, nonostante tutte le pecche che l'anime senz'altro ha.
Quindi? Alla fine... ne vale la pena?
Questo lo devi scoprire da solo. Ti posso dire che ho faticato ad arrivare in fondo, ma tutto sommato, tra gli alti e bassi... mi spiace, non posso dirti di più. Ci vediamo nel futuro.
Hey, fermo. Aspetta, dai, dimmi di più, anche solo...
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Uff, e ora?
Io mi ero visto solo i primi minuti, che ho odiato, e ora mi ritrovo mezzo anime 'spoilerato'. Da me stesso tra l'altro.
E ora? Devo fidarmi dei me stessi futuri?
Aspetta... il punto forse non è se devo fidarmi o meno. Forse, per far combaciare la linea di universo temporale, devo guardarlo anche io, altrimenti creerei un altro universo, uno in cui non ho proseguito la serie...
...Nah, probabilmente sarebbe comunque tutto uguale.
Essendo una serie di media lunghezza, nel tempo in cui l'ho guardata, le ho affibbiato diversi soprannomi: "Summer Time Misterio", "Summer on a Solitary Beach", finanche a "Sogno di una notte di mezza estate". Insomma, se non si era ancora capito, l'anime è ambientato in estate, precisamente intorno al 22 del mese di luglio, giorno più, giorno meno, ma questo non è poi così influente sulla vicenda raccontata.
La storia è ambientata in un'isola, e inizia con...
Scusa...
Cosa? Che succede?
Ehm, ti disturbo?
Beh, sto scrivendo, però dimmi... ma, aspetta... ma tu sei me, cioè, sei uguale a me... che succede?
Eh, sì, ecco, non è che sono uguale a te, sono proprio te, però vengo dal futuro.
Cosa? Se è uno scherzo, non è divertente...
No, no, non è uno scherzo, sono tornato dal futuro perché sapevo che avresti iniziato a scrivere la recensione di quell'anime estivo e, insomma, volevo avvisarti.
Avvisarmi? Come mai, scusa?
Fidati, tu dove sei arrivato? Se non ricordo male, sei ai primi episodi, giusto?
Sì, ho iniziato il primo, però c'è un tremendo fanservice nei primi minuti che mi ha fatto chiudere quasi subito.
Sì, beh, non hai tutti i torti, io ci ho messo tre giorni per vedere il primo episodio fino alla fine.
Dimmi però... se è vero che vieni dal futuro, sai se è così per tutta la serie?
No, dopo cambia, io ho visto fino al quarto episodio, ed è davvero 'intrippante', siccome è tutto così strano e non riesci a spiegarti nulla. In un certo senso riesce ad avere sempre le sorprese giuste, e per ora non sembra nemmeno forzato, tutto avviene con naturalezza, anche se succedono un sacco di cose assolutamente non normali...
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Aspetta, qua vi devo interrompere.
Cosa? Un altro?
E tu chi sei?
Sì, anche io vengo dal futuro, però, ecco, da dove vengo io ho visto fino all'episodio 22, e davvero, fidatevi, diventa una mezza ciofeca.
Come mai una ciofeca?
Ho detto una mezza ciofeca... ma andiamo con ordine. Ha ragione lui quando dice che all'inizio è molto naturale e sorprendente, lascia una sensazione di incredulità palpabile. Nella seconda parte però diventa labirintico, tutti i misteri iniziano ad essere spiegati in modo sempre più macchinoso e non sempre in modo credibile.
Purtroppo l'avanzare della storia è abbastanza caotico e anche 'creativo' - e non con un uso positivo del termine. Intendiamoci, i colpi di scena ci sono, ma la mia impressione è quella che diventi una serie non più sorprendente, ma snervante, quasi insopportabile nella sua gara tra i buoni e i cattivi.
Caspita, davvero diventa cosi opprimente?
Più che opprimente direi che vuole essere una serie thriller complessa, ma ad un certo punto - in qualche modo - hanno perso il filo, o comunque quelle cose che la rendevano intrigante. Di conseguenza è diventata più come un complicato intreccio di elastici, in cui ti viene più voglia di buttare via tutto che di rimettere in ordine le cose.
Scusate, fermi, non ci sto capendo nulla. Non capisco più a chi devo credere. Se siete dei me futuri, perché siete venuti qui a dirmi come finisce, non potevate farmici arrivare da solo?
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Hey, guarda, ne arriva un altro...
Ciao, scusate il ritardo.
E tu di che linea temporale sei?
La mia linea temporale è quella in cui ho finalmente finito la serie.
Oh, finalmente uno che ci può spiegare come finisce...
No, calma, non sono qui per questo. Sono qui per riportare voi due indietro ai vostri rispettivi tempi, così da lasciare in pace il noi del passato.
Oh, finalmente qualcuno che pensa a me.
Su, coraggio voi, torniamo tutti indietro...
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Oh, finalm... hey, ma tu sei rimasto... Ehm... Non mi ricordo quale sei dei me passati?
Sì, sono quello che ha finito la serie, volevo solo farti sapere una cosa.
Dimmi pure, ormai, fate pure quello che vi pare.
L'ultimo episodio è carino, lascia una bella sensazione, nonostante tutte le pecche che l'anime senz'altro ha.
Quindi? Alla fine... ne vale la pena?
Questo lo devi scoprire da solo. Ti posso dire che ho faticato ad arrivare in fondo, ma tutto sommato, tra gli alti e bassi... mi spiace, non posso dirti di più. Ci vediamo nel futuro.
Hey, fermo. Aspetta, dai, dimmi di più, anche solo...
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Uff, e ora?
Io mi ero visto solo i primi minuti, che ho odiato, e ora mi ritrovo mezzo anime 'spoilerato'. Da me stesso tra l'altro.
E ora? Devo fidarmi dei me stessi futuri?
Aspetta... il punto forse non è se devo fidarmi o meno. Forse, per far combaciare la linea di universo temporale, devo guardarlo anche io, altrimenti creerei un altro universo, uno in cui non ho proseguito la serie...
...Nah, probabilmente sarebbe comunque tutto uguale.
"Una persona veramente forte non fa del male a nessuno”.
Buonista, moralista, falso esistenzialista, intenso e pieno di sorprese: “Summer Time Rendering” parte come il più classico dei thriller sovrannaturali, fortemente influenzato da titoli che hanno scritto la storia del genere, a cominciare dal viscerale “Higurashi No Naku Koro Ni” e la sua tranquilla, sinistra Hinamizawa, o l’ancor più memorabile “Shiki”, che ha fatto propria più di tante altre narrazioni l’eterna, atroce diatriba fra sopravvivenza e giustizia.
Dunque, “L’esecuzione del periodo estivo”, il render di un dato lasso di tempo: partiamo, per chiarezza, dall’antefatto.
Il fulcro è un tranquillo paesino su di un’isoletta rurale al largo dei mari nipponici del Sud, luogo apparentemente mansueto dove ben presto scopriremo annidarsi misteri e orrori senza nome, un plot visto e rivisto per tracce del genere. Sebbene la narrazione parta in sordina, già il finale del primo episodio apre a inaspettati e clamorosi scenari pronti a confondere e a fuorviare, sfruttando un espediente per nulla originale, tuttavia decisamente incisivo, se saputo trattare con dovuta saggezza.
Artisticamente sufficiente ma incapace di eccellere se non in qualche sparuta sequenza, l’opera in questione si avvale d’ottime animazioni nei momenti cardine, accompagnate gagliardamente da una colonna sonora minimale, eppure incisiva; nel complesso, l’intero comparto tecnico si può tranquillamente collocare appena sopra la media nel panorama dell’animazione seriale attuale.
Degni di nota e decisamente accattivanti sono i campi di prospettiva in movimento studiati con grande minuzia, atti a creare un suggestivo dinamismo, elementi che supportano l’atmosfera inquietante che permea quasi interamente la narrazione.
Sul versante sonoro, l’opening del primo arco narrativo si presenta visivamente insicura e scialba, poco evocativa, bensì musicalmente affascinante, capace di lasciare nella mente dello spettatore una traccia indelebile. La seconda opening risulta forse più banale, ma di grande potenza adrenalinica; molto meglio invece le ending, decisamente alternative, ricche di sfumature sovrannaturali e malinconiche, permeate d’un senso di solitudine che apre a sensazioni da esplorare, coinvolgenti, emotivamente intense, corredate da camei epilogativi che suggeriscono indizi per il prosieguo della trama.
“Summer Time Rendering”, ovvero il potere dietro al velo che sta dietro al velo che sta dietro a un altro benedetto velo che al mercato l’autore comprò.
Cominciamo dall’inizio: nel più banale e classico dei paeselli dov’è scontato che accadrà qualcosa di spaventoso, borgo vetusto e salmastro su di un’isola sperduta, cogliamo sin da subito sfumature ansiogene, annodate a incubi reiterati e gabbie oniriche a cavallo fra realtà e menzogne intellegibili, che cattureranno sin da subito il protagonista - Shinpei Ajiro, giovane ragazzo di ritorno all’isola nativa per trascorrere un week-end con vecchi amici e famiglia, in concomitanza del classico, prevedibile ma sempre suggestivo festival estivo locale (altro espediente narrativo ormai rimesto che, se indossato con stile, risulta comunque solido e piacevole).
Tutto comincia con qualcosa di innocuo, semplice. Trasversalmente spaventoso. Già l’incipit lascia trasparire sprazzi di un inconcepibile paradosso che stravolge piacevolmente le percezioni.
Shinpei è sul traghetto che lo porta all’isola, ma si è addormentato. Sembra stia facendo uno strano sogno, e si sveglia di soprassalto finendo addosso a una prosperosa e giovane donna seduta di fronte a lui.
Appare come un inizio davvero banalotto e poco interessante, e invece si tratta di una trappola che ci trascinerà in una spirale di eventi incalzanti, roboanti e (fin troppo) complicati.
Il tratto artistico ricalca lo stato d’animo generale della storia: ove l’azione si fa efferata, violenta e convulsa, lo stile adottato si sconvolge, diviene confuso, quasi uno schizzo animato, una sorta di bozza che mostra gli eventi più atroci, comunicando intensamente e più caoticamente possibile il ventaglio di sofferte emozioni che vivono i protagonisti.
Nei primi episodi, il suddetto sistema di reiterazione studiato per confondere e gettare nel panico lo spettatore funziona molto bene, mette tanta carne al fuoco e crea un’atmosfera intensa di suspense che rapisce; continui cambi di fronte, colpi di scena e inganni incrociati si susseguono in un ritmo perfetto, incalzante, con epiloghi d’episodio studiati per ottenere climax vertiginosi e iniettare ulteriore enfasi al prosieguo.
Ma cosa è, davvero, “Summer Time Rendering”? A cosa si ispira?
Non ne abbiamo la conferma certa. L’ipotesi più logica e plausibile sembra essere la libera interpretazione del romanzo “La strana vita di Ivan Osokin” - libro citato proprio all’interno dell’anime -, vergato dalla mano di Petr Uspenskij, nel quale il protagonista (Ivan, appunto) decide, vista l’incredibile opportunità che gli viene concessa, di tornare indietro nel tempo nel tentativo di evitare i propri fallimenti passati che lo hanno fatto precipitare in miseria, così da cambiare radicalmente il suo infausto futuro.
Ma come tanti romanzi e celebri film - nonché la fisica teorica e la logica applicata ad essa - ci hanno insegnato, cambiare il passato ci porta a due conclusioni: o non servirà a niente, poiché ciò che è successo è già accaduto (compresi i cambiamenti dovuti a tali azioni), e quindi ogni cosa rimane immobile in un paradosso inalterabile, oppure modificare retroattivamente ciò che è stato potrebbe portare a biforcazioni della cosiddetta “timeline” (tornare indietro nel tempo e cambiare qualcosa potrebbe alterare ogni cosa, creando un futuro “alternativo” dove le cose andranno diversamente).
Ma chi ha detto che una ipotetica, nuova linea temporale sia certamente migliore di quella passata? E cambiando il passato si ha davvero la certezza di migliorare il futuro? Nel suddetto romanzo, Ivan Osokin scoprirà - nonostante la sua ostinazione - di finire per ripetere continuamente gli stessi errori, anche se ogni volta leggermente differenti, eppure irrisolti. Giungerà così alla saggia conclusione che l’unico modo di cambiare davvero la propria vita non è rimanere attaccati ai rimpianti e ai fallimenti, bensì è affrontarla con una consapevolezza superiore, un modo d’approcciarsi alla realtà con un sistema nuovo, positivo e differente, guardando avanti con orgoglio e fermezza, e non più indietro con dolore e rammarico.
Uspenskij rivanga la morale della speranza nel futuro e del credere fermamente nelle proprie capacità, e da questo “Summer Time Rendering” attinge senza scrupoli.
Il primo cour risulta davvero eccezionale, scandito da un ritmo crescente e ricco di pathos. Shinpei si troverà, suo malgrado, in una posizione analoga a quella dell’Ivan di Uspenskij, a cavallo fra sfocato surrealismo e stoico pragmatismo. I teatrini comici serviranno ad ammorbidire l’inevitabile tensione, ma non mancheranno frangenti truci e spietati. Via via che gli elementi dell’inesplicabile enigma cominceranno a sciogliersi, altri nodi verranno al pettine, complicando sempre più la trama. A molti di questi, fortunatamente, ci saranno sufficienti spiegazioni (che giungeranno quasi tutte nella seconda parte); risulta quindi lapalissiano che i primi episodi vengano impiegati per far conoscere i personaggi principali e secondari, a capire le loro sfumature superficiali e attitudini, tentativi di instaurare empatia riusciti abbastanza bene.
Un numero (fortunatamente) esiguo di sfumature poco chiare si rivelano invece indizi criptati, quasi impossibili da cogliere al primo balzo. In questo prodotto, i fan più accaniti del genere potrebbero scorgere chiari cenni ad opere come “Re:Zero” o il suddetto “Shiki” (con quest’ultimo condivide un paese isolato, scene di efferata violenza e tantissima tensione).
Infine, i flashback svolgono altresì un ruolo fondamentale, e spesso sono fra gli eventi più raccapriccianti e sconvolgenti.
Tale, complessa scacchiera piena di enigmatici pezzi con tante mosse ancora da compiere meriterebbe un finale adeguato, che in effetti c’è, ma, invece di andare a chiarire il tutto, sembra complicarlo ancora di più. Il problema di base è piuttosto la crescente confusione dovuta alla quantità incredibile di continue informazioni: nel corso della vicenda vari personaggi sembrano vestire i panni del “villain definitivo”, fin quando non viene delineato l’autentico antagonista (con motivazioni proprie seppure discutibili, ricco di sfumature di lovecraftiana memoria), ma ciò non basta a sciogliere tanta, troppa carne al fuoco. È vero che la parte finale tenta di spiegare ogni punto fondamentale irrisolto, ma molti altri rimangono insoluti, ed è evidente che gli autori abbiano desiderato lasciare punti interrogativi sospesi, o semplicemente lasciar svanire determinati elementi nell’oblio poiché poco rilevanti. Questo può anche andar bene (dove sta scritto che l’utente debba ricevere obbligatoriamente tutte le risposte? Spesso vanno colte fra le righe, o sono volutamente lasciate in sospeso, a discrezione dell’autore!); ma il vero problema dell’opera è nell’eccessiva cavillosità di alcune fra queste risoluzioni.
Il protagonista, via via che comincia a sciogliere gli enigmi fondamentali, lo fa comunicando chiaramente allo spettatore il suo modus operandi, e sebbene l’epilogo dell’ultimo episodio sia intenso e davvero emozionante, il vero problema che fa apparire “Summer Time Rendering” un “potevo essere memorabile, ma guarda che casino” è - assurdo a dirsi - il radicale, reale e incomprensibile cambio di genere proprio negli ultimissimi episodi!
Sì, avete capito bene. Da thriller sovrannaturale ricco di angoscianti venature horror capaci di tenerci attaccati allo schermo, muta pian piano in un quasi-shonen dove alcuni protagonisti riescono ad ottenere poteri speciali in perfetto stile power-up (si vedano i classici “Bleach”, “Dragonball”, “Naruto” etc). A ciò, si aggiungono ulteriori ed eccessivi colpi di scena assolutamente non necessari né davvero richiesti. Si ha letteralmente la sensazione che la trama deragli dai binari che si era sapientemente scavata, e il tutto vada a intrecciarsi in una confusione ridondante, decisamente inutile e, cosa peggiore, poco credibile.
Un vero e proprio peccato, perché, per come la struttura era andata a consolidarsi (verso un climax che pareva essere un Vaso di Pandora contenente chi sa quali orrori), il risultato finale finisce per ridimensionare l’intero lotto di idee più o meno grandiose e ottimamente interconnesse.
Un prodotto discreto che si è dato la zappa sui piedi proprio alla fine, ma, si sa, gestire al meglio il gioco dei loop temporali non è mai stata cosa facile, a meno che tu non sia lo sceneggiatore di “Dark” made-in-Netflix, o non abbia scritto la sceneggiatura del celeberrimo “Steins;Gate”.
Un progetto adrenalinico, piacevole e godibile soltanto per i primi tre quarti di serie. Peccato.
Buonista, moralista, falso esistenzialista, intenso e pieno di sorprese: “Summer Time Rendering” parte come il più classico dei thriller sovrannaturali, fortemente influenzato da titoli che hanno scritto la storia del genere, a cominciare dal viscerale “Higurashi No Naku Koro Ni” e la sua tranquilla, sinistra Hinamizawa, o l’ancor più memorabile “Shiki”, che ha fatto propria più di tante altre narrazioni l’eterna, atroce diatriba fra sopravvivenza e giustizia.
Dunque, “L’esecuzione del periodo estivo”, il render di un dato lasso di tempo: partiamo, per chiarezza, dall’antefatto.
Il fulcro è un tranquillo paesino su di un’isoletta rurale al largo dei mari nipponici del Sud, luogo apparentemente mansueto dove ben presto scopriremo annidarsi misteri e orrori senza nome, un plot visto e rivisto per tracce del genere. Sebbene la narrazione parta in sordina, già il finale del primo episodio apre a inaspettati e clamorosi scenari pronti a confondere e a fuorviare, sfruttando un espediente per nulla originale, tuttavia decisamente incisivo, se saputo trattare con dovuta saggezza.
Artisticamente sufficiente ma incapace di eccellere se non in qualche sparuta sequenza, l’opera in questione si avvale d’ottime animazioni nei momenti cardine, accompagnate gagliardamente da una colonna sonora minimale, eppure incisiva; nel complesso, l’intero comparto tecnico si può tranquillamente collocare appena sopra la media nel panorama dell’animazione seriale attuale.
Degni di nota e decisamente accattivanti sono i campi di prospettiva in movimento studiati con grande minuzia, atti a creare un suggestivo dinamismo, elementi che supportano l’atmosfera inquietante che permea quasi interamente la narrazione.
Sul versante sonoro, l’opening del primo arco narrativo si presenta visivamente insicura e scialba, poco evocativa, bensì musicalmente affascinante, capace di lasciare nella mente dello spettatore una traccia indelebile. La seconda opening risulta forse più banale, ma di grande potenza adrenalinica; molto meglio invece le ending, decisamente alternative, ricche di sfumature sovrannaturali e malinconiche, permeate d’un senso di solitudine che apre a sensazioni da esplorare, coinvolgenti, emotivamente intense, corredate da camei epilogativi che suggeriscono indizi per il prosieguo della trama.
“Summer Time Rendering”, ovvero il potere dietro al velo che sta dietro al velo che sta dietro a un altro benedetto velo che al mercato l’autore comprò.
Cominciamo dall’inizio: nel più banale e classico dei paeselli dov’è scontato che accadrà qualcosa di spaventoso, borgo vetusto e salmastro su di un’isola sperduta, cogliamo sin da subito sfumature ansiogene, annodate a incubi reiterati e gabbie oniriche a cavallo fra realtà e menzogne intellegibili, che cattureranno sin da subito il protagonista - Shinpei Ajiro, giovane ragazzo di ritorno all’isola nativa per trascorrere un week-end con vecchi amici e famiglia, in concomitanza del classico, prevedibile ma sempre suggestivo festival estivo locale (altro espediente narrativo ormai rimesto che, se indossato con stile, risulta comunque solido e piacevole).
Tutto comincia con qualcosa di innocuo, semplice. Trasversalmente spaventoso. Già l’incipit lascia trasparire sprazzi di un inconcepibile paradosso che stravolge piacevolmente le percezioni.
Shinpei è sul traghetto che lo porta all’isola, ma si è addormentato. Sembra stia facendo uno strano sogno, e si sveglia di soprassalto finendo addosso a una prosperosa e giovane donna seduta di fronte a lui.
Appare come un inizio davvero banalotto e poco interessante, e invece si tratta di una trappola che ci trascinerà in una spirale di eventi incalzanti, roboanti e (fin troppo) complicati.
Il tratto artistico ricalca lo stato d’animo generale della storia: ove l’azione si fa efferata, violenta e convulsa, lo stile adottato si sconvolge, diviene confuso, quasi uno schizzo animato, una sorta di bozza che mostra gli eventi più atroci, comunicando intensamente e più caoticamente possibile il ventaglio di sofferte emozioni che vivono i protagonisti.
Nei primi episodi, il suddetto sistema di reiterazione studiato per confondere e gettare nel panico lo spettatore funziona molto bene, mette tanta carne al fuoco e crea un’atmosfera intensa di suspense che rapisce; continui cambi di fronte, colpi di scena e inganni incrociati si susseguono in un ritmo perfetto, incalzante, con epiloghi d’episodio studiati per ottenere climax vertiginosi e iniettare ulteriore enfasi al prosieguo.
Ma cosa è, davvero, “Summer Time Rendering”? A cosa si ispira?
Non ne abbiamo la conferma certa. L’ipotesi più logica e plausibile sembra essere la libera interpretazione del romanzo “La strana vita di Ivan Osokin” - libro citato proprio all’interno dell’anime -, vergato dalla mano di Petr Uspenskij, nel quale il protagonista (Ivan, appunto) decide, vista l’incredibile opportunità che gli viene concessa, di tornare indietro nel tempo nel tentativo di evitare i propri fallimenti passati che lo hanno fatto precipitare in miseria, così da cambiare radicalmente il suo infausto futuro.
Ma come tanti romanzi e celebri film - nonché la fisica teorica e la logica applicata ad essa - ci hanno insegnato, cambiare il passato ci porta a due conclusioni: o non servirà a niente, poiché ciò che è successo è già accaduto (compresi i cambiamenti dovuti a tali azioni), e quindi ogni cosa rimane immobile in un paradosso inalterabile, oppure modificare retroattivamente ciò che è stato potrebbe portare a biforcazioni della cosiddetta “timeline” (tornare indietro nel tempo e cambiare qualcosa potrebbe alterare ogni cosa, creando un futuro “alternativo” dove le cose andranno diversamente).
Ma chi ha detto che una ipotetica, nuova linea temporale sia certamente migliore di quella passata? E cambiando il passato si ha davvero la certezza di migliorare il futuro? Nel suddetto romanzo, Ivan Osokin scoprirà - nonostante la sua ostinazione - di finire per ripetere continuamente gli stessi errori, anche se ogni volta leggermente differenti, eppure irrisolti. Giungerà così alla saggia conclusione che l’unico modo di cambiare davvero la propria vita non è rimanere attaccati ai rimpianti e ai fallimenti, bensì è affrontarla con una consapevolezza superiore, un modo d’approcciarsi alla realtà con un sistema nuovo, positivo e differente, guardando avanti con orgoglio e fermezza, e non più indietro con dolore e rammarico.
Uspenskij rivanga la morale della speranza nel futuro e del credere fermamente nelle proprie capacità, e da questo “Summer Time Rendering” attinge senza scrupoli.
Il primo cour risulta davvero eccezionale, scandito da un ritmo crescente e ricco di pathos. Shinpei si troverà, suo malgrado, in una posizione analoga a quella dell’Ivan di Uspenskij, a cavallo fra sfocato surrealismo e stoico pragmatismo. I teatrini comici serviranno ad ammorbidire l’inevitabile tensione, ma non mancheranno frangenti truci e spietati. Via via che gli elementi dell’inesplicabile enigma cominceranno a sciogliersi, altri nodi verranno al pettine, complicando sempre più la trama. A molti di questi, fortunatamente, ci saranno sufficienti spiegazioni (che giungeranno quasi tutte nella seconda parte); risulta quindi lapalissiano che i primi episodi vengano impiegati per far conoscere i personaggi principali e secondari, a capire le loro sfumature superficiali e attitudini, tentativi di instaurare empatia riusciti abbastanza bene.
Un numero (fortunatamente) esiguo di sfumature poco chiare si rivelano invece indizi criptati, quasi impossibili da cogliere al primo balzo. In questo prodotto, i fan più accaniti del genere potrebbero scorgere chiari cenni ad opere come “Re:Zero” o il suddetto “Shiki” (con quest’ultimo condivide un paese isolato, scene di efferata violenza e tantissima tensione).
Infine, i flashback svolgono altresì un ruolo fondamentale, e spesso sono fra gli eventi più raccapriccianti e sconvolgenti.
Tale, complessa scacchiera piena di enigmatici pezzi con tante mosse ancora da compiere meriterebbe un finale adeguato, che in effetti c’è, ma, invece di andare a chiarire il tutto, sembra complicarlo ancora di più. Il problema di base è piuttosto la crescente confusione dovuta alla quantità incredibile di continue informazioni: nel corso della vicenda vari personaggi sembrano vestire i panni del “villain definitivo”, fin quando non viene delineato l’autentico antagonista (con motivazioni proprie seppure discutibili, ricco di sfumature di lovecraftiana memoria), ma ciò non basta a sciogliere tanta, troppa carne al fuoco. È vero che la parte finale tenta di spiegare ogni punto fondamentale irrisolto, ma molti altri rimangono insoluti, ed è evidente che gli autori abbiano desiderato lasciare punti interrogativi sospesi, o semplicemente lasciar svanire determinati elementi nell’oblio poiché poco rilevanti. Questo può anche andar bene (dove sta scritto che l’utente debba ricevere obbligatoriamente tutte le risposte? Spesso vanno colte fra le righe, o sono volutamente lasciate in sospeso, a discrezione dell’autore!); ma il vero problema dell’opera è nell’eccessiva cavillosità di alcune fra queste risoluzioni.
Il protagonista, via via che comincia a sciogliere gli enigmi fondamentali, lo fa comunicando chiaramente allo spettatore il suo modus operandi, e sebbene l’epilogo dell’ultimo episodio sia intenso e davvero emozionante, il vero problema che fa apparire “Summer Time Rendering” un “potevo essere memorabile, ma guarda che casino” è - assurdo a dirsi - il radicale, reale e incomprensibile cambio di genere proprio negli ultimissimi episodi!
Sì, avete capito bene. Da thriller sovrannaturale ricco di angoscianti venature horror capaci di tenerci attaccati allo schermo, muta pian piano in un quasi-shonen dove alcuni protagonisti riescono ad ottenere poteri speciali in perfetto stile power-up (si vedano i classici “Bleach”, “Dragonball”, “Naruto” etc). A ciò, si aggiungono ulteriori ed eccessivi colpi di scena assolutamente non necessari né davvero richiesti. Si ha letteralmente la sensazione che la trama deragli dai binari che si era sapientemente scavata, e il tutto vada a intrecciarsi in una confusione ridondante, decisamente inutile e, cosa peggiore, poco credibile.
Un vero e proprio peccato, perché, per come la struttura era andata a consolidarsi (verso un climax che pareva essere un Vaso di Pandora contenente chi sa quali orrori), il risultato finale finisce per ridimensionare l’intero lotto di idee più o meno grandiose e ottimamente interconnesse.
Un prodotto discreto che si è dato la zappa sui piedi proprio alla fine, ma, si sa, gestire al meglio il gioco dei loop temporali non è mai stata cosa facile, a meno che tu non sia lo sceneggiatore di “Dark” made-in-Netflix, o non abbia scritto la sceneggiatura del celeberrimo “Steins;Gate”.
Un progetto adrenalinico, piacevole e godibile soltanto per i primi tre quarti di serie. Peccato.
Mystery, thriller, fantascienza e spiagge assolate in mezzo all’oceano, non potevano esserci elementi migliori per godersi una bella serie nella torrida estate che abbiamo appena lasciato, elementi tutti presenti in “Summer Time Rendering”, anime in venticinque episodi, adattamento dell’omonimo manga di Yasuki Tanaka, andato in onda in Giappone tra luglio e ottobre 2022.
La storia è ambientata nell’immaginaria isola di Hitogashima (fortemente ispirata dal vero arcipelago di Tomogashima, gruppo di isole della prefettura in cui è nato l’autore del manga), archetipo di piccolo paradiso abitato da una piccola comunità dove tutti si conoscono e tutti sono, apparentemente, uniti. Di questa comunità fa parte, o faceva, Shinpei Ajiro, il protagonista della storia che, il giorno 22 luglio, sta proprio tornando sulla sua isola natale, che ha lasciato due anni prima, per motivi purtroppo tutt’altro che lieti; Shinpei ritorna infatti per partecipare al funerale della sua amica e sorella adottiva Ushio Kofune, recentemente morta in un incidente in mare, quando ha provato a salvare una bambina in difficoltà, rimanendo purtroppo coinvolta lei stessa. Durante la cerimonia funebre, però, strani comportamenti e strani avvenimenti insospettiscono Shinpei e la sorella minore di Ushio, Mio, facendo arrivare addirittura a dubitare ad entrambi che la stessa morte di Ushio sia stata effettivamente accidentale. L’indagine dei due però è destinata ad avere vita breve, visto che di lì a poco entrambi saranno sorpresi e uccisi da una figura misteriosa che ha il medesimo aspetto della stessa Mio. Ma quella che normalmente sarebbe un’amara fine in “Summer Time Rendering” diventa un nuovo inizio: Shinpei si risveglia infatti la mattina del 22 luglio in cui si stava recando sull’isola, ricordando quello che era successo dopo il funerale di Ushio, ma prima che gli eventi siano effettivamente accaduti.
Questo incipit di trama contiene di base tutti gli elementi citati sopra che caratterizzeranno da qui in poi la serie: la morte ambigua di Ushio, il grande mistero che sembra permeare gran parte della comunità di Hitogashima e l’abilità di Shinpei di sfruttare i suoi loop temporali per provare a districarlo, cercando di riportare meno danni possibili per lui e i suoi alleati. Ovviamente non posso dilungarmi sulla natura del segreto che nascondono l’isola e i suoi abitanti, del resto il pregio migliore di questa storia probabilmente è riuscire a capire cosa si nasconde davvero dietro le scomparse misteriose dei suoi abitanti e, soprattutto, cosa nascondono i personaggi che incroceremo e in che modo sono effettivamente coinvolti nella vicenda. Da questo punto di vista posso dire che “Summer Time Rendering” funziona benissimo, la curiosità sugli eventi è immediata, la costruzione degli episodi trasmette una tensione palpabile, il ritmo serrato della narrazione interrotto dai classici cliffhanger di fine episodio rende la visione entusiasmante e trasmette una grande voglia di continuare e capire effettivamente come sia andata. Dove la serie funziona di meno per me, invece, è quando questo velo di mistero comincia a sollevarsi e le varie, e necessarie, spiegazioni finiscono per sovrapporsi in una serie di eventi costantemente in bilico tra l’inverosimiglianza scenica e la forzatura pesante, che rischiano di erodere lentamente quella collinetta di interesse che comunque l’ambiguità e l’oscurità di fondo iniziali avevano contribuito a creare. Lo stesso finale della storia, che anche qui ovviamente non riporto per non fare un torto a chi l’anime avesse intenzione di vederlo, non mi ha convinto in buona parte della sua costruzione, perché mi sembrava che tradisse i contenuti e gli sforzi dei personaggi compiuti fino a quel momento; chiaramente questa resta una mia opinione passabile di critica, ma, se ci sono dei fattori che rendono il mio giudizio su “Summer Time Rendering” non così entusiasta come l’inizio poteva farmi sembrare, sono legati soprattutto alla scelta finale in sé per sé e a diversi momenti della storia legati ai loop temporali di Shinpei, argomento che, va detto, è tanto affascinante da guardare quanto difficile da gestire, che non mi hanno convinto a proseguire la visione senza dubbi di sorta, come la serie invece si prefiggeva che dovesse essere.
Non ho dubbi sull’elogiare il comparto tecnico della serie, invece, assolutamente di buon livello dall’inizio alla fine. Opera dello studio OLM (Oriental Light and Magic), studio dalla produzione solida che negli ultimi tempi annovera titoli famosi come “Komi Can’t Communicate” o il capolavoro “Odd Taxi”, “Summer Time Rendering” è un anime di buona fattura senza cali qualitativi di sorta, nonostante la produzione e trasmissione in due cour consecutivi tra primavera ed estate, scelta sempre più rara nelle frenetiche produzioni moderne, che spesso preferiscono spalmare una serie in stagioni non contigue, se non in anni diversi proprio. Il character design dei personaggi è affidato a Miki Matsumoto, che riesce tutto sommato a restituire la bellezza del tratto di Yasuki Tanaka, specialmente nei bei personaggi femminili; decisamente di rilievo il lavoro fatto nel ricreare le ambientazioni della serie con fondali che trasmettono la bellezza dell’isola di Hitogashima e una scelta di colori sempre azzeccata, tanto chiari e caldi nelle scenografie esterne quotidiane, quanto scuri e opprimenti nei momenti che lo richiedono. Tutto questo con animazioni convincenti anche nelle parti più concitate della storia, con al lavoro dietro la sapiente regia di Ayumu Watanabe, che in anni recenti si è fatto notare per aver diretto due lungometraggi che, a parer mio, sono dei veri gioielli animati (“I figli del mare” e “La fortuna di Nikuko”), curiosamente anch’essi di ambientazione marittima, luoghi che trova evidentemente di suo piacimento. Funzionale alla storia, anche se non particolarmente memorabile a mio modo di vedere (o sentire, in questo caso) è la colonna sonora di cui fanno parte anche quattro sigle, due di apertura e due di chiusura, che ho trovato invece molto intriganti e suggestive; inappuntabile il doppiaggio giapponese, sia quando affidato alla voce di artisti rodati come Natsuki Hanae (Tanjiro di “Demon Slayer” o Odokawa di “Odd Taxi”, per dirne due), a cui è affidato il protagonista Shinpei, sia quando è assegnato a due doppiatrici poco più che esordienti come Anna Nagase e Saho Shirasu, voci rispettivamente delle sorelle Ushio e Mio. A onor del vero ci sarebbe anche un doppiaggio italiano da apprezzare e, eventualmente, valutare, ma le pessime scelte di distribuzione della serie in streaming, affidate purtroppo universalmente a Disney+, ci hanno per ora impedito di ascoltarlo, visto che questo doppiaggio è sì disponibile, ma solo nelle regioni in cui la serie è già accessibile (tra le varie, Hong Kong, Malesia, Australia), e tra queste non rientra l’Italia. Insomma, sperando che arrivi un giorno in cui questa recensione risulterà datata e anche da noi sarà possibile godersi la visione di questa serie legalmente, come streaming a pagamento comanda, per ora non resta che elogiare quello che di bello “Summer Time Rendering” ha da offrire e di consigliarne la visione a chiunque sia amante delle storie misteriose con (pesanti) tocchi di fantascienza: sicuramente questa serie andrà incontro ai vostri gusti almeno negli sviluppi iniziali, poi sull’evoluzione finale si può anche discutere, e magari il bello di anime simili è anche questo.
La storia è ambientata nell’immaginaria isola di Hitogashima (fortemente ispirata dal vero arcipelago di Tomogashima, gruppo di isole della prefettura in cui è nato l’autore del manga), archetipo di piccolo paradiso abitato da una piccola comunità dove tutti si conoscono e tutti sono, apparentemente, uniti. Di questa comunità fa parte, o faceva, Shinpei Ajiro, il protagonista della storia che, il giorno 22 luglio, sta proprio tornando sulla sua isola natale, che ha lasciato due anni prima, per motivi purtroppo tutt’altro che lieti; Shinpei ritorna infatti per partecipare al funerale della sua amica e sorella adottiva Ushio Kofune, recentemente morta in un incidente in mare, quando ha provato a salvare una bambina in difficoltà, rimanendo purtroppo coinvolta lei stessa. Durante la cerimonia funebre, però, strani comportamenti e strani avvenimenti insospettiscono Shinpei e la sorella minore di Ushio, Mio, facendo arrivare addirittura a dubitare ad entrambi che la stessa morte di Ushio sia stata effettivamente accidentale. L’indagine dei due però è destinata ad avere vita breve, visto che di lì a poco entrambi saranno sorpresi e uccisi da una figura misteriosa che ha il medesimo aspetto della stessa Mio. Ma quella che normalmente sarebbe un’amara fine in “Summer Time Rendering” diventa un nuovo inizio: Shinpei si risveglia infatti la mattina del 22 luglio in cui si stava recando sull’isola, ricordando quello che era successo dopo il funerale di Ushio, ma prima che gli eventi siano effettivamente accaduti.
Questo incipit di trama contiene di base tutti gli elementi citati sopra che caratterizzeranno da qui in poi la serie: la morte ambigua di Ushio, il grande mistero che sembra permeare gran parte della comunità di Hitogashima e l’abilità di Shinpei di sfruttare i suoi loop temporali per provare a districarlo, cercando di riportare meno danni possibili per lui e i suoi alleati. Ovviamente non posso dilungarmi sulla natura del segreto che nascondono l’isola e i suoi abitanti, del resto il pregio migliore di questa storia probabilmente è riuscire a capire cosa si nasconde davvero dietro le scomparse misteriose dei suoi abitanti e, soprattutto, cosa nascondono i personaggi che incroceremo e in che modo sono effettivamente coinvolti nella vicenda. Da questo punto di vista posso dire che “Summer Time Rendering” funziona benissimo, la curiosità sugli eventi è immediata, la costruzione degli episodi trasmette una tensione palpabile, il ritmo serrato della narrazione interrotto dai classici cliffhanger di fine episodio rende la visione entusiasmante e trasmette una grande voglia di continuare e capire effettivamente come sia andata. Dove la serie funziona di meno per me, invece, è quando questo velo di mistero comincia a sollevarsi e le varie, e necessarie, spiegazioni finiscono per sovrapporsi in una serie di eventi costantemente in bilico tra l’inverosimiglianza scenica e la forzatura pesante, che rischiano di erodere lentamente quella collinetta di interesse che comunque l’ambiguità e l’oscurità di fondo iniziali avevano contribuito a creare. Lo stesso finale della storia, che anche qui ovviamente non riporto per non fare un torto a chi l’anime avesse intenzione di vederlo, non mi ha convinto in buona parte della sua costruzione, perché mi sembrava che tradisse i contenuti e gli sforzi dei personaggi compiuti fino a quel momento; chiaramente questa resta una mia opinione passabile di critica, ma, se ci sono dei fattori che rendono il mio giudizio su “Summer Time Rendering” non così entusiasta come l’inizio poteva farmi sembrare, sono legati soprattutto alla scelta finale in sé per sé e a diversi momenti della storia legati ai loop temporali di Shinpei, argomento che, va detto, è tanto affascinante da guardare quanto difficile da gestire, che non mi hanno convinto a proseguire la visione senza dubbi di sorta, come la serie invece si prefiggeva che dovesse essere.
Non ho dubbi sull’elogiare il comparto tecnico della serie, invece, assolutamente di buon livello dall’inizio alla fine. Opera dello studio OLM (Oriental Light and Magic), studio dalla produzione solida che negli ultimi tempi annovera titoli famosi come “Komi Can’t Communicate” o il capolavoro “Odd Taxi”, “Summer Time Rendering” è un anime di buona fattura senza cali qualitativi di sorta, nonostante la produzione e trasmissione in due cour consecutivi tra primavera ed estate, scelta sempre più rara nelle frenetiche produzioni moderne, che spesso preferiscono spalmare una serie in stagioni non contigue, se non in anni diversi proprio. Il character design dei personaggi è affidato a Miki Matsumoto, che riesce tutto sommato a restituire la bellezza del tratto di Yasuki Tanaka, specialmente nei bei personaggi femminili; decisamente di rilievo il lavoro fatto nel ricreare le ambientazioni della serie con fondali che trasmettono la bellezza dell’isola di Hitogashima e una scelta di colori sempre azzeccata, tanto chiari e caldi nelle scenografie esterne quotidiane, quanto scuri e opprimenti nei momenti che lo richiedono. Tutto questo con animazioni convincenti anche nelle parti più concitate della storia, con al lavoro dietro la sapiente regia di Ayumu Watanabe, che in anni recenti si è fatto notare per aver diretto due lungometraggi che, a parer mio, sono dei veri gioielli animati (“I figli del mare” e “La fortuna di Nikuko”), curiosamente anch’essi di ambientazione marittima, luoghi che trova evidentemente di suo piacimento. Funzionale alla storia, anche se non particolarmente memorabile a mio modo di vedere (o sentire, in questo caso) è la colonna sonora di cui fanno parte anche quattro sigle, due di apertura e due di chiusura, che ho trovato invece molto intriganti e suggestive; inappuntabile il doppiaggio giapponese, sia quando affidato alla voce di artisti rodati come Natsuki Hanae (Tanjiro di “Demon Slayer” o Odokawa di “Odd Taxi”, per dirne due), a cui è affidato il protagonista Shinpei, sia quando è assegnato a due doppiatrici poco più che esordienti come Anna Nagase e Saho Shirasu, voci rispettivamente delle sorelle Ushio e Mio. A onor del vero ci sarebbe anche un doppiaggio italiano da apprezzare e, eventualmente, valutare, ma le pessime scelte di distribuzione della serie in streaming, affidate purtroppo universalmente a Disney+, ci hanno per ora impedito di ascoltarlo, visto che questo doppiaggio è sì disponibile, ma solo nelle regioni in cui la serie è già accessibile (tra le varie, Hong Kong, Malesia, Australia), e tra queste non rientra l’Italia. Insomma, sperando che arrivi un giorno in cui questa recensione risulterà datata e anche da noi sarà possibile godersi la visione di questa serie legalmente, come streaming a pagamento comanda, per ora non resta che elogiare quello che di bello “Summer Time Rendering” ha da offrire e di consigliarne la visione a chiunque sia amante delle storie misteriose con (pesanti) tocchi di fantascienza: sicuramente questa serie andrà incontro ai vostri gusti almeno negli sviluppi iniziali, poi sull’evoluzione finale si può anche discutere, e magari il bello di anime simili è anche questo.
22 Luglio. Shinpei Ajiro, dopo molto tempo, torna nella sua isola natale per recarsi al funerale della sua amata amica d'infanzia, Ushio Kofune. Il triste evento dà modo al ragazzo di ritrovare tutti i suoi amici più cari, la sorella minore di Ushio, da sempre segretamente innamorata di lui, e vecchie conoscenze. Ma il ragazzo farà anche nuovi e strani incontri, nonché si ritroverà ad essere testimone di anomali accadimenti "spazio-temporali", e misteriosi fatti legati alle ombre delle persone.
"Summer Time Rendering" è una trasposizione animata di venticinque episodi, tratta dall'omonimo manga scritto e disegnato da Yasuki Takanaka, capace di incollare lo spettatore allo schermo fin dal primo episodio. Peccato che poi, con lo scorrere delle puntate, il coinvolgimento, per quanto mi riguarda, è andato via via ad affievolirsi.
Per atmosfere ricorda molto "Shiki": nella piccola isola tutti si conoscono, tutti sembrano cordiali, ma tutti sembrano avere qualcosa di terribile da tenere nascosto.
L'aria che si respira, dunque, è da subito inquietante e intrigante allo stesso tempo, resa ancor più angosciante dalla quasi assenza di un commento musicale, perlomeno nel primo episodio (dettaglio, questo, abbastanza inconsueto).
Per gli elementi fantascientifici che vi sono stati inseriti, ricorda invece "Steins;Gate", o anche, se preferite, "Re:Zero". Qui, però, non ci sono di mezzo dei forni a microonde o dei gatti fatati, no, tuttavia si capisce ben presto che quel 22 Luglio sarà una data non facilmente dimenticabile e "valicabile".
Eppure, questa serie, che si preannunciava davvero interessante, a mio avviso non ha saputo mantenere lo stesso grado di intrattenimento per tutta la sua durata. Il picco di interesse iniziale scema inevitabilmente nel prosieguo della storia, e per svariati motivi. Per esempio, le spiegazioni date ai vari eventi "anomali" spesso non sono risultate plausibili, o, addirittura, comprensibili, e certe soluzioni sono spuntate dal nulla a favore di questo o quel personaggio, a seconda della convenienza di una data situazione, ma senza un valido criterio. Inoltre, più volte si è avuta la sensazione che non ci fosse una linearità nella trama, ma che vi siano stati aggiunti, via via, dei "pezzi" in più, qui e là, tanto per rendere più corpose le vicende. Pezzi di puzzle, però, non molto compatibili con l'intero quadro da assemblare. Tuttavia, queste aggiunte, con lo scopo di confezionare per forza un colpo di scena per ogni puntata, hanno reso il tutto, a parer mio, più confusionario e meno accattivante, rendendolo un gran minestrone in cui infine non si riconoscono più gli ingredienti principali che davano in origine sapore e tono alla storia.
Per di più, a rendere il tutto meno convincente, son stati quei siparietti di fanservice davvero fastidiosi e fuori luogo, piazzati in contesti dove ci si aspetta di dover provare solamente sentimenti di tensione, paura e dolore. Se avevano lo scopo di alleggerire certe situazioni, hanno fallito ulteriormente, perché non hanno fatto altro che distogliere l'attenzione, sminuendo il valore della scena principale.
Ciò non toglie che, nonostante questa poca fluidità nella trama, gli episodi si son fatti seguire lo stesso. Complice un ottimo comparto grafico che, per colori, così caldi e luminosi, e animazioni, dove il massimo livello si è raggiunto nei vari combattimenti e scontri, ha dato un bel contributo a questa serie, rendendola attraente sempre, perlomeno da un punto di vista visivo.
Anche il comparto audio ha fatto la sua parte, in primis con la sua quasi assenza, nei primi episodi, poi accompagnando bene i momenti di maggior tensione e suspense, ma soprattutto nelle sigle, prima fra tutte la prima ending, "Kaika" di Cadode, che personalmente ho gradito davvero molto.
Non mi voglio dilungare commentando le caratteristiche dei vari personaggi, che non sono poi troppi, o nella descrizione di alcuni eventi, perché rischierei di rivelare notizie che farebbero perdere il gusto della sorpresa (e fintanto che c'è quella a tenervi incollati alla sedia, ben venga!), e non sarò di certo io a guastare l'effetto "colpo di scena".
Concludendo, non son se il mio giudizio sia obiettivo, se ho valutato giustamente questa serie o se mi sono fatta influenzare troppo dalla delusione di un'evoluzione che non era propriamente nelle mie corde. Forse non ero io dell'umore giusto per affrontare una serie simile, così ricca di accadimenti, e che non sono poi stata capace di comprendere a fondo tutte le informazioni ricevute e di metterle nell'ordine, e logica, giuste. Perciò questa serie non mi sento né di bocciarla né di lodarla, e dò come voto un 6 politico, da prendere, quindi, con le dovute pinze.
Quello che però mi sento di consigliare a chi si accingesse a seguire la serie (oltre che ad essere dell'umore giusto) è di vedersela tutta di filato. Credo che seguirla troppo dilazionata nel tempo (anche un episodio a settimana è troppo) vada ancor più a discapito della capacità di comprensione dell'intera storia. Forse, se la visione è più serrata e costante, si riesce a comprenderla e ad apprezzarla più di quanto l'abbia apprezzata la sottoscritta.
Buona visione.
Addì 22 Luglio 2022.
"Summer Time Rendering" è una trasposizione animata di venticinque episodi, tratta dall'omonimo manga scritto e disegnato da Yasuki Takanaka, capace di incollare lo spettatore allo schermo fin dal primo episodio. Peccato che poi, con lo scorrere delle puntate, il coinvolgimento, per quanto mi riguarda, è andato via via ad affievolirsi.
Per atmosfere ricorda molto "Shiki": nella piccola isola tutti si conoscono, tutti sembrano cordiali, ma tutti sembrano avere qualcosa di terribile da tenere nascosto.
L'aria che si respira, dunque, è da subito inquietante e intrigante allo stesso tempo, resa ancor più angosciante dalla quasi assenza di un commento musicale, perlomeno nel primo episodio (dettaglio, questo, abbastanza inconsueto).
Per gli elementi fantascientifici che vi sono stati inseriti, ricorda invece "Steins;Gate", o anche, se preferite, "Re:Zero". Qui, però, non ci sono di mezzo dei forni a microonde o dei gatti fatati, no, tuttavia si capisce ben presto che quel 22 Luglio sarà una data non facilmente dimenticabile e "valicabile".
Eppure, questa serie, che si preannunciava davvero interessante, a mio avviso non ha saputo mantenere lo stesso grado di intrattenimento per tutta la sua durata. Il picco di interesse iniziale scema inevitabilmente nel prosieguo della storia, e per svariati motivi. Per esempio, le spiegazioni date ai vari eventi "anomali" spesso non sono risultate plausibili, o, addirittura, comprensibili, e certe soluzioni sono spuntate dal nulla a favore di questo o quel personaggio, a seconda della convenienza di una data situazione, ma senza un valido criterio. Inoltre, più volte si è avuta la sensazione che non ci fosse una linearità nella trama, ma che vi siano stati aggiunti, via via, dei "pezzi" in più, qui e là, tanto per rendere più corpose le vicende. Pezzi di puzzle, però, non molto compatibili con l'intero quadro da assemblare. Tuttavia, queste aggiunte, con lo scopo di confezionare per forza un colpo di scena per ogni puntata, hanno reso il tutto, a parer mio, più confusionario e meno accattivante, rendendolo un gran minestrone in cui infine non si riconoscono più gli ingredienti principali che davano in origine sapore e tono alla storia.
Per di più, a rendere il tutto meno convincente, son stati quei siparietti di fanservice davvero fastidiosi e fuori luogo, piazzati in contesti dove ci si aspetta di dover provare solamente sentimenti di tensione, paura e dolore. Se avevano lo scopo di alleggerire certe situazioni, hanno fallito ulteriormente, perché non hanno fatto altro che distogliere l'attenzione, sminuendo il valore della scena principale.
Ciò non toglie che, nonostante questa poca fluidità nella trama, gli episodi si son fatti seguire lo stesso. Complice un ottimo comparto grafico che, per colori, così caldi e luminosi, e animazioni, dove il massimo livello si è raggiunto nei vari combattimenti e scontri, ha dato un bel contributo a questa serie, rendendola attraente sempre, perlomeno da un punto di vista visivo.
Anche il comparto audio ha fatto la sua parte, in primis con la sua quasi assenza, nei primi episodi, poi accompagnando bene i momenti di maggior tensione e suspense, ma soprattutto nelle sigle, prima fra tutte la prima ending, "Kaika" di Cadode, che personalmente ho gradito davvero molto.
Non mi voglio dilungare commentando le caratteristiche dei vari personaggi, che non sono poi troppi, o nella descrizione di alcuni eventi, perché rischierei di rivelare notizie che farebbero perdere il gusto della sorpresa (e fintanto che c'è quella a tenervi incollati alla sedia, ben venga!), e non sarò di certo io a guastare l'effetto "colpo di scena".
Concludendo, non son se il mio giudizio sia obiettivo, se ho valutato giustamente questa serie o se mi sono fatta influenzare troppo dalla delusione di un'evoluzione che non era propriamente nelle mie corde. Forse non ero io dell'umore giusto per affrontare una serie simile, così ricca di accadimenti, e che non sono poi stata capace di comprendere a fondo tutte le informazioni ricevute e di metterle nell'ordine, e logica, giuste. Perciò questa serie non mi sento né di bocciarla né di lodarla, e dò come voto un 6 politico, da prendere, quindi, con le dovute pinze.
Quello che però mi sento di consigliare a chi si accingesse a seguire la serie (oltre che ad essere dell'umore giusto) è di vedersela tutta di filato. Credo che seguirla troppo dilazionata nel tempo (anche un episodio a settimana è troppo) vada ancor più a discapito della capacità di comprensione dell'intera storia. Forse, se la visione è più serrata e costante, si riesce a comprenderla e ad apprezzarla più di quanto l'abbia apprezzata la sottoscritta.
Buona visione.
Addì 22 Luglio 2022.
La stagione estiva si è ormai conclusa (da un bel po’, direi) e, come ogni anno, si è portata con sé le cose più belle. Le giornate al mare, le serate a casa con gli amici e la possibilità di poltrire sul divano una giornata intera, passata tra anime, libri e videogiochi. Con la fine dell’estate inizia a scemare quel maledetto caldo afoso, fastidioso compagno di viaggio per più di tre mesi, e il piacevole freddo autunnale si appresta a bussare alle nostre porte, portando con sé quanto di più stressante possa esserci a questo mondo: il ritorno a lavoro, a scuola e all’università. Insomma, alla vita di tutti i giorni. Però, per noi appassionati di cultura nipponica, tutto ciò coincide anche con la conclusione degli anime di stagione che, nel bene o nel male, ci hanno accompagnato per questi tre lunghi mesi. E, mai come quest’anno, la mia stagione estiva è stata alquanto impegnativa e, tra le serie che ho visionato, c’è anche “Summer Time Rendering”. Serie animata prodotta da “Oriental Light and Magic” e tratta dall’omonima controparte cartacea, conclusasi in patria un anno fa.
La storia segue le vicende di Shinpei Ajiro, un ragazzo rimasto orfano dei propri genitori e che, in seguito alla loro prematura dipartita, è stato accolto dalla famiglia Kofune e cresciuto come loro figlio. Finite le scuole medie, il ragazzo si sente pronto per intraprendere una nuova avventura, lontano dalla terra natia. Dunque, si trasferisce a Tokyo, ricolmo di speranze per il futuro, lasciando quella seconda famiglia che lo ha cresciuto con amore incondizionato, nonostante la mancanza di una reale parentela di sangue. Due anni dopo la sua partenza, però, un triste evento lo riporta sull'isola: la morte di Ushio, sua sorella adottiva e migliore amica. Il ritorno a casa gli permette di rivedere la famiglia e i vecchi amici, ma soprattutto di poter indagare sulla morte della ragazza. E così, Shinpei scopre che la morte di Ushio potrebbe non essere stata un incidente, ma un omicidio. Iniziano quindi le ricerche e ben presto un'inquietante leggenda circa l'isola viene a galla...
Parto da due considerazioni doverose. La prima, puramente personale e soggettiva, è che questo anime, con buona probabilità, può essere considerato un mini-capolavoro. Per ciò che viene introdotto puntata dopo puntata, dai poteri delle ombre che ogni volta riescono a sorprendermi, alle rivelazioni sul mistero dell’isola e per tante altre cose, l’autore dell’opera originale, Yasuki Tanaka, ha dimostrato di avere la testa quadrata come pochi, ma soprattutto è riuscito ad emozionarmi, in più frangenti, toccando le corde giuste. La seconda, puramente oggettiva, è che la materia trattata rientra tra le più complicate in assoluto: i viaggi nel tempo. E lo sappiamo tutti che giocare con il tempo può essere pericoloso. Io, perlomeno, l’ho testato diverse volte. Loop temporali, cambiamenti nel passato che si riverberano nel futuro, questioni da maneggiare con cura, altrimenti si rischia di mandare tutto in rovina. Ecco quindi che la materia trattata da un lato, e le continue soprese riservateci dall’autore dall’altro, fanno di “Summer Time Rendering” un anime complesso. Ogni puntata ci riserva tante, forse troppe rivelazioni e informazioni, non sempre spiegate in modo chiaro e preciso. Tant’è che, ad un certo punto, ho pensato fosse necessario prendere appunti, come quando all’università il professore spiega quell’argomento che sicuramente chiederà all’esame. Una cosa invero inusuale, ma che di certo avrebbe consentito una maggior chiarezza. Quella chiarezza che, mi duole ammetterlo, con il passare delle settimane, complice la complessità intrinseca della trama, comincia a venire sempre meno. Eppure, questo si è rivelato essere un problema soltanto per il secondo cour. “Come mai?”, allora, mi sono chiesto io. Ed eccovi la risposta. La prima parte di stagione l’ho vista in appena cinque giorni, questo perché, al momento di inizio visione, erano già state pubblicate le prime dodici puntate dell’anime. La visione delle altre tredici, invece, ha richiesto altrettante settimane. Un processo lungo, quasi logorante, che mi ha portato alla confusione, al non ricordare le cose e al dover accettare passivamente ciò che mi veniva rivelato. Non che io sia uno spettatore disattento, attenzione, sicuramente un po' svampitello, ma, credetemi, tre mesi sono tanti. Quindi, ho elaborato la mia teoria, con cui alcuni potranno essere d’accordo. “Summer Time Rendering” è un’opera vittima dell’industria stessa che permette la sua produzione e pubblicazione in tutto il mondo. Un’industria, quella dell’animazione giapponese, che ci obbliga a vedere le opere di stagione nell’arco di tre lunghi mesi, al ritmo di una puntata a settimana. Scelta di marketing che può andare bene per una romcom o uno spokon addirittura, ma non per uno shonen di questa caratura. Perché, se al primo cour, che ho finito in meno di una settimana, ho dato l’appellativo di pazzesco, per il secondo non posso che scegliere l’aggettivo estenuante. Col passare delle settimane il mio interesse è andato scemando, e arrivare alla fine non è stato per nulla semplice. Molti attribuirebbero la colpa di tutto ciò alla serie, eppure, come detto prima, questa ricade quasi esclusivamente sulle scelte del mercato. Non che io voglia cambiarne le regole, sia chiaro, ma, fintanto che siamo in un paese democratico, mi permetto il lusso di esprimere il mio parere. La pubblicazione dell’anime in due blocchi compatti, magari a distanza di un mese, avrebbe reso la sua fruizione più godibile e piacevole.
In definitiva, “Summer Time Rendering” è una serie stupenda, che, se la cominciassi domani, probabilmente la finirei in una settimana scarsa. La storia è avvincente e, per quanto in alcuni frangenti possa peccare di comprensibilità, non si fa fatica a seguirne il filo conduttore. La materia trattata, poi, è una delle mie preferite e, abbagliato o meno dalla mia devozione, io ci ho rivisto tantissimo di un capolavoro assoluto come “Steins;Gate”. I personaggi sono costruiti molto bene, alcuni decisamente carismatici e iconici. Ushio, da buona tsundere qual è, ci ha messo tre minuti ad entrarmi nel cuore e Shinpei, per quanto possa più volte avermi fatto sbarellare, in diverse occasioni si immola per salvare i suoi amici, gesto nobilissimo, meritevole di tutto il mio apprezzamento. Il comparto grafico fa il suo. I fondali sono molto belli e, trattandosi di un paesaggio estivo, viene fatto un uso molto sapiente di colori vivaci. Character design ottimo, nella sua semplicità. Eccezionale il comparto musicale, che ci regala due opening stupende, con particolare apprezzamento per la seconda, “Natsuyume Noisy” di Asaka, che in alcune note mi ricorda “Hacking to the Gate”, ma, anche in questo caso, potrebbe essere tutto frutto della mia devozione maledetta.
Dunque, essere o non essere, vedere o non vedere “Summer Time Rendering”? Assolutamente sì e, possibilmente, tutta d’un fiato, ma credo che, una volta iniziata, la voglia di fermarsi non si paleserà mai e poi mai.
La storia segue le vicende di Shinpei Ajiro, un ragazzo rimasto orfano dei propri genitori e che, in seguito alla loro prematura dipartita, è stato accolto dalla famiglia Kofune e cresciuto come loro figlio. Finite le scuole medie, il ragazzo si sente pronto per intraprendere una nuova avventura, lontano dalla terra natia. Dunque, si trasferisce a Tokyo, ricolmo di speranze per il futuro, lasciando quella seconda famiglia che lo ha cresciuto con amore incondizionato, nonostante la mancanza di una reale parentela di sangue. Due anni dopo la sua partenza, però, un triste evento lo riporta sull'isola: la morte di Ushio, sua sorella adottiva e migliore amica. Il ritorno a casa gli permette di rivedere la famiglia e i vecchi amici, ma soprattutto di poter indagare sulla morte della ragazza. E così, Shinpei scopre che la morte di Ushio potrebbe non essere stata un incidente, ma un omicidio. Iniziano quindi le ricerche e ben presto un'inquietante leggenda circa l'isola viene a galla...
Parto da due considerazioni doverose. La prima, puramente personale e soggettiva, è che questo anime, con buona probabilità, può essere considerato un mini-capolavoro. Per ciò che viene introdotto puntata dopo puntata, dai poteri delle ombre che ogni volta riescono a sorprendermi, alle rivelazioni sul mistero dell’isola e per tante altre cose, l’autore dell’opera originale, Yasuki Tanaka, ha dimostrato di avere la testa quadrata come pochi, ma soprattutto è riuscito ad emozionarmi, in più frangenti, toccando le corde giuste. La seconda, puramente oggettiva, è che la materia trattata rientra tra le più complicate in assoluto: i viaggi nel tempo. E lo sappiamo tutti che giocare con il tempo può essere pericoloso. Io, perlomeno, l’ho testato diverse volte. Loop temporali, cambiamenti nel passato che si riverberano nel futuro, questioni da maneggiare con cura, altrimenti si rischia di mandare tutto in rovina. Ecco quindi che la materia trattata da un lato, e le continue soprese riservateci dall’autore dall’altro, fanno di “Summer Time Rendering” un anime complesso. Ogni puntata ci riserva tante, forse troppe rivelazioni e informazioni, non sempre spiegate in modo chiaro e preciso. Tant’è che, ad un certo punto, ho pensato fosse necessario prendere appunti, come quando all’università il professore spiega quell’argomento che sicuramente chiederà all’esame. Una cosa invero inusuale, ma che di certo avrebbe consentito una maggior chiarezza. Quella chiarezza che, mi duole ammetterlo, con il passare delle settimane, complice la complessità intrinseca della trama, comincia a venire sempre meno. Eppure, questo si è rivelato essere un problema soltanto per il secondo cour. “Come mai?”, allora, mi sono chiesto io. Ed eccovi la risposta. La prima parte di stagione l’ho vista in appena cinque giorni, questo perché, al momento di inizio visione, erano già state pubblicate le prime dodici puntate dell’anime. La visione delle altre tredici, invece, ha richiesto altrettante settimane. Un processo lungo, quasi logorante, che mi ha portato alla confusione, al non ricordare le cose e al dover accettare passivamente ciò che mi veniva rivelato. Non che io sia uno spettatore disattento, attenzione, sicuramente un po' svampitello, ma, credetemi, tre mesi sono tanti. Quindi, ho elaborato la mia teoria, con cui alcuni potranno essere d’accordo. “Summer Time Rendering” è un’opera vittima dell’industria stessa che permette la sua produzione e pubblicazione in tutto il mondo. Un’industria, quella dell’animazione giapponese, che ci obbliga a vedere le opere di stagione nell’arco di tre lunghi mesi, al ritmo di una puntata a settimana. Scelta di marketing che può andare bene per una romcom o uno spokon addirittura, ma non per uno shonen di questa caratura. Perché, se al primo cour, che ho finito in meno di una settimana, ho dato l’appellativo di pazzesco, per il secondo non posso che scegliere l’aggettivo estenuante. Col passare delle settimane il mio interesse è andato scemando, e arrivare alla fine non è stato per nulla semplice. Molti attribuirebbero la colpa di tutto ciò alla serie, eppure, come detto prima, questa ricade quasi esclusivamente sulle scelte del mercato. Non che io voglia cambiarne le regole, sia chiaro, ma, fintanto che siamo in un paese democratico, mi permetto il lusso di esprimere il mio parere. La pubblicazione dell’anime in due blocchi compatti, magari a distanza di un mese, avrebbe reso la sua fruizione più godibile e piacevole.
In definitiva, “Summer Time Rendering” è una serie stupenda, che, se la cominciassi domani, probabilmente la finirei in una settimana scarsa. La storia è avvincente e, per quanto in alcuni frangenti possa peccare di comprensibilità, non si fa fatica a seguirne il filo conduttore. La materia trattata, poi, è una delle mie preferite e, abbagliato o meno dalla mia devozione, io ci ho rivisto tantissimo di un capolavoro assoluto come “Steins;Gate”. I personaggi sono costruiti molto bene, alcuni decisamente carismatici e iconici. Ushio, da buona tsundere qual è, ci ha messo tre minuti ad entrarmi nel cuore e Shinpei, per quanto possa più volte avermi fatto sbarellare, in diverse occasioni si immola per salvare i suoi amici, gesto nobilissimo, meritevole di tutto il mio apprezzamento. Il comparto grafico fa il suo. I fondali sono molto belli e, trattandosi di un paesaggio estivo, viene fatto un uso molto sapiente di colori vivaci. Character design ottimo, nella sua semplicità. Eccezionale il comparto musicale, che ci regala due opening stupende, con particolare apprezzamento per la seconda, “Natsuyume Noisy” di Asaka, che in alcune note mi ricorda “Hacking to the Gate”, ma, anche in questo caso, potrebbe essere tutto frutto della mia devozione maledetta.
Dunque, essere o non essere, vedere o non vedere “Summer Time Rendering”? Assolutamente sì e, possibilmente, tutta d’un fiato, ma credo che, una volta iniziata, la voglia di fermarsi non si paleserà mai e poi mai.