Nazo no Kanojo X
"Mysterious Girlfriend X" ("Nazo no Kanojo X") è un anime decisamente "singolare", un po' per la sua trama ma soprattutto per il particolare modo con cui i due protagonisti interagiscono tra loro fisicamente nel corso della serie.
Tratto dal manga di Riichi Ueshiba, pubblicato dal 2006 al 2014, l'anime è stato trasmesso per la prima volta nel 2012, diretto da Ayumu Watanabe e prodotto da Hoods Entertainment.
Se non fosse per la particolarità di cui ho appena accennato, si potrebbe scrivere che si tratterebbe della solita rom-com scolastica, con i soliti cliché già stravisti sulla vita degli studenti delle scuole superiori, i loro problemi di interazione tra loro in quel periodo complesso che è l'adolescenza.
E invece la particolarità stravolge fin dall'inizio la solita trita e ritrita commedia romantica caratterizzandola in modo indelebile e proiettando "Nazo no Kanojo X" in una dimensione tutta sua o meglio in quella di coloro che non hanno una visione "mainstream" delle interazioni che si sviluppano tra ragazzi adolescenti alle prime esperienze amorose.
Ma in cosa consiste la "particolarità"? Akira Tsubaki, studente delle superiori assaggia la saliva lasciata sul banco di scuola da una sua compagna di classe, l'oggetto misterioso Mikoto Urabe. Tale circostanza creerà il link tra i due affinché si crei un rapporto sempre più forte e intimo di connessione emotivo/sensoriale tra lui e la ragazza. Urabe è misteriosa e introversa, con una tendenza a comportamenti eccentrici che la rendono una figura enigmatica tra i compagni di scuola. Ma dal momento dell'assaggio, Tsubaki sviluppa una sorta di "dipendenza" dalla saliva di Urabe, che sarà costretta a donare in dosi giornaliere leccandosi il dito e ficcandolo nella bocca di Tsubaki; in mancanza lui sviluppa un malessere da astinenza.
Qualcuno potrebbe opinare: sarebbe questa la particolarità tanto originale? In sé non avrebbe tutti i torti: in fondo con un bacio "non casto" si ha più o meno lo stesso effetto. Ma Makoto non sopporta il contatto fisico come abbracci e baci e pertanto l'unico modo che Makoto concede ad Akira per "connettersi" reciprocamente è quello dello scambio e conseguente assaggio delle salive.
Sebbene lo stratagemma messo in atto in questa serie sia un po' opinabile, donando alla serie una forte connotazione grottesca, "Mysterious Girlfriend X" riesce tuttavia a donare allo spettatore degli spunti degni di interesse relativamente ai temi che affronta in modo allegorico sulla affettività in età adolescenziale e sulla crescita personale, da intendersi sia a livello introspettivo sia a quello di interazione e relazione con gli altri.
La trama offre al di là delle apparenze e in modo non troppo velato delle riflessioni sulle modalità di interazione amorosa tra due giovani e, soprattutto, di non ritenere che si possa amare o meglio essere attratti da un'altra persona solo in un determinato modo e con persone che seguono determinate consuetudini.
Makoto Urabe è una ragazza indecifrabile; Akira è l'archetipo del modello di ragazzo "normale". Non è difficile ravvedere in Urabe la paladina di tutti coloro che non accettano le convenzioni sociali e che si isolano più o meno volontariamente dall'"idem sentire" imposto dalle convenzioni sociali. Lei è (e vuole apparire come) misteriosa e introversa, al punto di restare sempre in silenzio a scuola, nascondendo il suo viso con un'acconciatura al limite del trasandato, con una tendenza a comportamenti eccentrici che la rendono una figura enigmatica e inavvicinabile ai compagni di scuola: uno su tutti, fare a pezzi tutto ciò che la infastidisce con un paio di forbici che porta nelle mutande sotto la gonna come una novella cowgirl del mitico far west.
In questa diatriba dell'incomunicabilità tra coloro che seguono il "mainstream" e quelli che lo rifuggono, "Mysterious Girlfriend X" offre attraverso la saliva un ponte ideale tra persone che difficilmente avrebbero potuto interagire senza e consentire anche loro di diventare una coppia atipica che, tra alti e bassi, riesce a crescere sia come singoli individui sia come legame in un percorso che purtroppo l'anime non concede di capire il reale esito.
Nei vari episodi, lo spettatore sarà portato a scoprire che in fondo dietro ai comportamenti eccentrici di Makoto si cela una ragazza che non differisce del tutto dalle altre. Dietro la facciata eccentrica si cela una persona estremamente sensibile e consapevole dei sentimenti umani e la sua saliva è una metafora e simbolo della intimità che si instaura con Akira, un mezzo attraverso il quale i due comunicano emozioni e stati d'animo in un modo unico e senza filtri, finzioni e menzogne. Makoto mette alla prova innumerevoli volte Akira e i suoi sentimenti durante tutta la serie: e ogni volta Akira passa l'esame con Makoto che capisce la genuinità dei sentimenti di Akira e continua lentamente ma inesorabilmente ad aprirsi. Un percorso che al di là delle scemenze rappresentate dai c.d. "incidenti di percorso" (pretendenti di Akira che ritornano alla carica, distrazioni, tempeste ormonali che spingono Akira a desiderare da Makoto di più e in modo più convenzionale, ecc.), ha degli aspetti di pregio ma che in fondo sembra più un delirio utopico otaku contro le falsità, le convenzioni e le ipocrisie che la società reale impone.
Mi spiego con una provocazione: anche a me piacerebbe capire tutto ciò che prova e pensa mia moglie assaggiando la sua saliva. Ma si perderebbe tutto il bello delle interazioni sociali e umane, finalizzate a interpretare e a trovare una via semplice e incontrovertibile per superare le difficoltà relazionali.
E allora ecco che "Nazo no Kanojo X" non è altro che l'ennesima visione onirico-metafisica che cerca di sdoganare il pensiero utopico del mondo semplice e senza ostacoli che credo abbia portato molti ragazzi a isolarsi dal mondo reale per incapacità o mancanza di volontà di affrontarlo, nascondendosi dietro l'immaginazione di situazioni oltre il limite del surreale.
"L'arte del surreale è il tentativo di rendere visibile l'invisibile." (Salvador Dalí)
Ma in fondo è pur sempre una serie di animazione e pertanto non vorrei sovraccaricarla di significati e interpretazioni che forse l'autore del manga da cui è tratta la serie in recensione non poteva immaginare. A me "Nazo no Kanojo X" è tutto sommato piaciuta per l'originalità dell'idea grottesca. Ma se dovessi valutare razionalmente l'idea di chi ha scritto la storia come un invito a esplorare l'ignoto e a sfidare le convenzioni, francamente lo considererei nient'altro che una sorta di porta per il suo inconscio… e non ne traggo delle impressioni pienamente positive...
Tratto dal manga di Riichi Ueshiba, pubblicato dal 2006 al 2014, l'anime è stato trasmesso per la prima volta nel 2012, diretto da Ayumu Watanabe e prodotto da Hoods Entertainment.
Se non fosse per la particolarità di cui ho appena accennato, si potrebbe scrivere che si tratterebbe della solita rom-com scolastica, con i soliti cliché già stravisti sulla vita degli studenti delle scuole superiori, i loro problemi di interazione tra loro in quel periodo complesso che è l'adolescenza.
E invece la particolarità stravolge fin dall'inizio la solita trita e ritrita commedia romantica caratterizzandola in modo indelebile e proiettando "Nazo no Kanojo X" in una dimensione tutta sua o meglio in quella di coloro che non hanno una visione "mainstream" delle interazioni che si sviluppano tra ragazzi adolescenti alle prime esperienze amorose.
Ma in cosa consiste la "particolarità"? Akira Tsubaki, studente delle superiori assaggia la saliva lasciata sul banco di scuola da una sua compagna di classe, l'oggetto misterioso Mikoto Urabe. Tale circostanza creerà il link tra i due affinché si crei un rapporto sempre più forte e intimo di connessione emotivo/sensoriale tra lui e la ragazza. Urabe è misteriosa e introversa, con una tendenza a comportamenti eccentrici che la rendono una figura enigmatica tra i compagni di scuola. Ma dal momento dell'assaggio, Tsubaki sviluppa una sorta di "dipendenza" dalla saliva di Urabe, che sarà costretta a donare in dosi giornaliere leccandosi il dito e ficcandolo nella bocca di Tsubaki; in mancanza lui sviluppa un malessere da astinenza.
Qualcuno potrebbe opinare: sarebbe questa la particolarità tanto originale? In sé non avrebbe tutti i torti: in fondo con un bacio "non casto" si ha più o meno lo stesso effetto. Ma Makoto non sopporta il contatto fisico come abbracci e baci e pertanto l'unico modo che Makoto concede ad Akira per "connettersi" reciprocamente è quello dello scambio e conseguente assaggio delle salive.
Sebbene lo stratagemma messo in atto in questa serie sia un po' opinabile, donando alla serie una forte connotazione grottesca, "Mysterious Girlfriend X" riesce tuttavia a donare allo spettatore degli spunti degni di interesse relativamente ai temi che affronta in modo allegorico sulla affettività in età adolescenziale e sulla crescita personale, da intendersi sia a livello introspettivo sia a quello di interazione e relazione con gli altri.
La trama offre al di là delle apparenze e in modo non troppo velato delle riflessioni sulle modalità di interazione amorosa tra due giovani e, soprattutto, di non ritenere che si possa amare o meglio essere attratti da un'altra persona solo in un determinato modo e con persone che seguono determinate consuetudini.
Makoto Urabe è una ragazza indecifrabile; Akira è l'archetipo del modello di ragazzo "normale". Non è difficile ravvedere in Urabe la paladina di tutti coloro che non accettano le convenzioni sociali e che si isolano più o meno volontariamente dall'"idem sentire" imposto dalle convenzioni sociali. Lei è (e vuole apparire come) misteriosa e introversa, al punto di restare sempre in silenzio a scuola, nascondendo il suo viso con un'acconciatura al limite del trasandato, con una tendenza a comportamenti eccentrici che la rendono una figura enigmatica e inavvicinabile ai compagni di scuola: uno su tutti, fare a pezzi tutto ciò che la infastidisce con un paio di forbici che porta nelle mutande sotto la gonna come una novella cowgirl del mitico far west.
In questa diatriba dell'incomunicabilità tra coloro che seguono il "mainstream" e quelli che lo rifuggono, "Mysterious Girlfriend X" offre attraverso la saliva un ponte ideale tra persone che difficilmente avrebbero potuto interagire senza e consentire anche loro di diventare una coppia atipica che, tra alti e bassi, riesce a crescere sia come singoli individui sia come legame in un percorso che purtroppo l'anime non concede di capire il reale esito.
Nei vari episodi, lo spettatore sarà portato a scoprire che in fondo dietro ai comportamenti eccentrici di Makoto si cela una ragazza che non differisce del tutto dalle altre. Dietro la facciata eccentrica si cela una persona estremamente sensibile e consapevole dei sentimenti umani e la sua saliva è una metafora e simbolo della intimità che si instaura con Akira, un mezzo attraverso il quale i due comunicano emozioni e stati d'animo in un modo unico e senza filtri, finzioni e menzogne. Makoto mette alla prova innumerevoli volte Akira e i suoi sentimenti durante tutta la serie: e ogni volta Akira passa l'esame con Makoto che capisce la genuinità dei sentimenti di Akira e continua lentamente ma inesorabilmente ad aprirsi. Un percorso che al di là delle scemenze rappresentate dai c.d. "incidenti di percorso" (pretendenti di Akira che ritornano alla carica, distrazioni, tempeste ormonali che spingono Akira a desiderare da Makoto di più e in modo più convenzionale, ecc.), ha degli aspetti di pregio ma che in fondo sembra più un delirio utopico otaku contro le falsità, le convenzioni e le ipocrisie che la società reale impone.
Mi spiego con una provocazione: anche a me piacerebbe capire tutto ciò che prova e pensa mia moglie assaggiando la sua saliva. Ma si perderebbe tutto il bello delle interazioni sociali e umane, finalizzate a interpretare e a trovare una via semplice e incontrovertibile per superare le difficoltà relazionali.
E allora ecco che "Nazo no Kanojo X" non è altro che l'ennesima visione onirico-metafisica che cerca di sdoganare il pensiero utopico del mondo semplice e senza ostacoli che credo abbia portato molti ragazzi a isolarsi dal mondo reale per incapacità o mancanza di volontà di affrontarlo, nascondendosi dietro l'immaginazione di situazioni oltre il limite del surreale.
"L'arte del surreale è il tentativo di rendere visibile l'invisibile." (Salvador Dalí)
Ma in fondo è pur sempre una serie di animazione e pertanto non vorrei sovraccaricarla di significati e interpretazioni che forse l'autore del manga da cui è tratta la serie in recensione non poteva immaginare. A me "Nazo no Kanojo X" è tutto sommato piaciuta per l'originalità dell'idea grottesca. Ma se dovessi valutare razionalmente l'idea di chi ha scritto la storia come un invito a esplorare l'ignoto e a sfidare le convenzioni, francamente lo considererei nient'altro che una sorta di porta per il suo inconscio… e non ne traggo delle impressioni pienamente positive...
Amabilmente disgustoso, meravigliosamente strano, dolcemente confondente. Piacevole pazzia, atipico in assoluto: ecco l’anime romantico anticonformista per eccellenza.
Surreale al pari di un quadro di cui non si evincono subito i reconditi significati, “Mystery Kanojo X” stride in tutte le direzioni col gusto standard del prodotto romantico medio, poiché completamente spiazzante e decisamente folle: una storia a cavallo fra l’onirico e il provocatorio.
Annotiamo sin dal primo episodio frangenti di un innocente feticismo mascherato da contatto quasi sovrannaturale, estremamente provocatorio, il tutto condito da una vena demenziale intermittente che strapperà tanti sorrisi e una parabola romantica che, più che fuori dagli schemi, parrebbe fuori di testa, ma, con grande sorpresa, non deluderà affatto.
Lo spu(n)to su cui verte il bizzarro inizio è qualcosa che ai più potrebbe benissimo disgustare: Akira è un giovane liceale allegro e spensierato, ma non ha mai avuto esperienze con una donna, e sogna tanto una fidanzata. Un bel giorno nella sua classe giunge una nuova alunna, una certa Urabe Mikoto, tipa molto riservata, dal carattere chiuso e dai modi di fare piuttosto curiosi, fra cui addormentarsi di sasso durante le lezioni e cominciare a sbavare con la faccia riversa sul banco scolastico. Capita così che un tardo pomeriggio, durante chiusura, Akira trovi Mikoto ancora addormentata, con un rigagnolo di saliva lungo il viso, fin giù sul banco, e, preso da un inspiegabile raptus (eros? Spasmodica curiosità? Altro?) tocca la saliva con l’indice... finendo per assaggiarla!
Da questa assurda situazione nasce, inaspettato, un grottesco legame fra i due, a metà fra il bislacco feticismo e ciò che sembrerebbe qualcosa di disgustoso, ma che possiamo collocare ai margini di un “bizzarre”, senza mai sfociare nell’esplicito. Il tratto che contraddistingue l’incipit della storia corre quindi in background, sostenendo il senso di essa: v’è un’attrazione ipnotica e al tempo stesso disturbante che calamita l’attenzione dello spettatore, soprattutto nei primi episodi, principalmente sulla saliva della giovane protagonista, poiché è tramite essa che i due riescono a capirsi, ancor meglio che tramite le parole o le reazioni classiche di quell’età, spesso impulsive, poco limpide e non sempre correlate ai propri reali desideri o esplicitate chiaramente. Akira diviene così dipendente dalla saliva di lei, e la stessa Mikoto decide di somministrargliene un po' ogni giorno, così da non farlo finire in “astinenza”, poiché, senza, si ritroverebbe debole, malato d’amore (?!), claudicante e con un febbrone da cavallo.
Sì, ok, non ha senso.
Eppure, il senso, inaspettatamente profondo e polivalente, lo acquisisce via via come metafora di un’adolescenza difficile da vivere e spinosa da interpretare, situazione che coinvolge tantissimi giovani anche al giorno d’oggi.
Al centro dei desideri di Akira si trova Mikoto Urabe, sempre e comunque, sin dal primo contatto (e, celatamente, viceversa). La turbolenta fase ormonale che si vive in periodo di pubertà viene tradotta in un tumulto d’assurdità di non facile interpretazione: il fulcro dell’arco narrativo sono sempre e comunque gli umori di Mikoto, intesi nel senso più esteso e multisensoriale possibile; la saliva così acquisisce una chiave di lettura di ricezione ed emanazione dei sentimenti e delle emozioni, muta in una forma di veicolo che al posto di una più banale telepatia sfrutta gli umori orali come scambio sensoriale.
Nonostante l’incipit alienante non si sfocia mai nell’erotico diretto, anzi, si galleggia sempre fra la boa del romantico scolastico e gli argini dell’acerba sensualità antecedente al primo bacio.
La trama si arena un po' nella parte centrale, ma è soltanto una pausa narrativa che propone ricami di vita quotidiana, apprezzabili e giocosamente dinamici; ogni elemento converge verso le intenzioni prima non chiare, poi evidenti dell’autore, ovvero, tramite ricche e contorte metafore, allusioni alle difficoltà di relazionarsi col prossimo soprattutto in età adolescenziale, il periodo dove più questo accade e ove più s’impara a comprendere i cambiamenti del proprio corpo e del proprio approcciarsi a chi abbiamo intorno; diventa così contiguo proporre temi come lo spigoloso rapporto fra maschi e femmine, l’approccio e i primi flirt, le complicatezze nello slegarsi dai genitori per cominciare a vivere sperimentando relazioni di ogni genere. Come da prassi i ragazzini alle prese coi primi amori vengono ivi dipinti impacciatissimi, estremamente goffi e incredibilmente timidi, probabilmente non solo a causa di una tendenza caratteriale molto distante da quella mediterranea, ma anche per seguire canoni classici che riguardano titoli di questa fascia.
Riscontriamo in Urabe Mikoto quindi un esempio estremo di questa refrattarietà all’apertura verso il prossimo: frangia spettinata che copre uno sguardo timido e distaccato, mancanza assoluta di amici, comportamenti bizzarri e tendenza a isolarsi continuamente - tentativi di granitica autodifesa verso un mondo esterno e distante dal suo cuore -, anche se sia Akira che altri compagni di classe, man mano che la storia procede - nonostante le ritrosie iniziali - riusciranno a includerla nel loro mondo.
Akira (ovviamente) in particolare, colui che già dal primo episodio diventa il suo “fidanzato”, ha un’influenza fondamentale sulla ragazza, nonostante ella crei continuamente barriere emotive e fisiche con coloro che la circondano. Fra le tante bizzarrie, Mikoto è solita portare un paio di forbici infilate nello slip delle mutandine (!), pronta a sfoderarle come fosse una pistolera del lontano West alzando lesta la gonna; le utilizza come arma di autodifesa, tagliuzzando le cose che la minacciano, ma mai, ovviamente, ferendo qualcuno (fogli dove sono scritte cose sconvenienti, foto non gradite, coperte, tende, e quant’altro... come dite? È tutto incredibilmente grottesco? Beh, certo).
Forbici come arma segreta. Già. Non più assurdo di tutto il resto delle allucinanti follie di cui è farcito “Mystery Kanojo X”, anche se proprio quelle forbici simboleggiano il classico comportamento da “porcospino”, ovvero chiudersi risultando taglienti e quasi aggressivi quando si reagisce a qualcuno che invade, seppur gentilmente, la propria comfort zone. Sarà proprio questo uno dei temi che permetterà alla coppietta di avvicinarsi, e non solo fisicamente: la crescita interiore di entrambi sarà evidente, sufficiente a mostrare cambiamenti importanti nel loro rapporto.
Inaspettatamente, strada facendo, faranno capolino numerosi stratagemmi trasversali alla trama principale inseriti per rendere più piccante e malizioso il plot; la stranezza con cui si svolgeranno determinati eventi potrà suscitare sia ribrezzo che attrazione contemporaneamente, regalando comunque una crescita dei personaggi principali piacevole, costante, incredibilmente realistica, viste le premesse (...), e piuttosto romantica.
Disegni che richiamano i primi anni duemila e che non ho apprezzato eccessivamente, chara design volutamente retrò ma che fa il suo onesto lavoro, un ambient scolastico classico e banale con livree da anni ’90 e sequenze animate semplici ma essenziali: il lato tecnico del prodotto è sufficientemente discreto, abbracciato da una colonna sonora dai ritornelli onirici e cadenzati che enfatizzano le scene chiave e rendono ancor più divertenti le tante gag imbarazzanti, ambigue, buffe e sconcertanti; grazie a un main theme impalpabile, fra il sinistro e lo stregonesco, v’è una diffusa sensazione di sottofondo che ci riporta spesso alle trasognanti atmosfere de “Il fantastico mondo di Amelie”, agganci spontanei a giornate ripetitive ma al tempo stesso quasi fiabesche e impalpabili, a metà strada fra una classica comedy scolastica e un sogno romantico con abbocchi ricchi di malizia degni di “Orange Road”.
Opening ed ending risultano graziose e orecchiabili, ma niente di eccezionale.
Attraverso situazioni paradossali, vicende grottesche e un surrealismo frammentato, l’autore ci racconta la quotidianità di una coppia teenager che scopre, passo dopo passo, cosa siano davvero amore, attrazione e sessualità istintiva attraverso gesti spontanei e pre-desideri carnali che determinano la fase di crescita adolescenziale più complessa da comprendere e domare.
Una storia d’amore fuori dagli schemi che potrà sorprendere e anche piacere: non un capolavoro, ma un prodotto discreto sicuramente da provare per la sua originalità.
Surreale al pari di un quadro di cui non si evincono subito i reconditi significati, “Mystery Kanojo X” stride in tutte le direzioni col gusto standard del prodotto romantico medio, poiché completamente spiazzante e decisamente folle: una storia a cavallo fra l’onirico e il provocatorio.
Annotiamo sin dal primo episodio frangenti di un innocente feticismo mascherato da contatto quasi sovrannaturale, estremamente provocatorio, il tutto condito da una vena demenziale intermittente che strapperà tanti sorrisi e una parabola romantica che, più che fuori dagli schemi, parrebbe fuori di testa, ma, con grande sorpresa, non deluderà affatto.
Lo spu(n)to su cui verte il bizzarro inizio è qualcosa che ai più potrebbe benissimo disgustare: Akira è un giovane liceale allegro e spensierato, ma non ha mai avuto esperienze con una donna, e sogna tanto una fidanzata. Un bel giorno nella sua classe giunge una nuova alunna, una certa Urabe Mikoto, tipa molto riservata, dal carattere chiuso e dai modi di fare piuttosto curiosi, fra cui addormentarsi di sasso durante le lezioni e cominciare a sbavare con la faccia riversa sul banco scolastico. Capita così che un tardo pomeriggio, durante chiusura, Akira trovi Mikoto ancora addormentata, con un rigagnolo di saliva lungo il viso, fin giù sul banco, e, preso da un inspiegabile raptus (eros? Spasmodica curiosità? Altro?) tocca la saliva con l’indice... finendo per assaggiarla!
Da questa assurda situazione nasce, inaspettato, un grottesco legame fra i due, a metà fra il bislacco feticismo e ciò che sembrerebbe qualcosa di disgustoso, ma che possiamo collocare ai margini di un “bizzarre”, senza mai sfociare nell’esplicito. Il tratto che contraddistingue l’incipit della storia corre quindi in background, sostenendo il senso di essa: v’è un’attrazione ipnotica e al tempo stesso disturbante che calamita l’attenzione dello spettatore, soprattutto nei primi episodi, principalmente sulla saliva della giovane protagonista, poiché è tramite essa che i due riescono a capirsi, ancor meglio che tramite le parole o le reazioni classiche di quell’età, spesso impulsive, poco limpide e non sempre correlate ai propri reali desideri o esplicitate chiaramente. Akira diviene così dipendente dalla saliva di lei, e la stessa Mikoto decide di somministrargliene un po' ogni giorno, così da non farlo finire in “astinenza”, poiché, senza, si ritroverebbe debole, malato d’amore (?!), claudicante e con un febbrone da cavallo.
Sì, ok, non ha senso.
Eppure, il senso, inaspettatamente profondo e polivalente, lo acquisisce via via come metafora di un’adolescenza difficile da vivere e spinosa da interpretare, situazione che coinvolge tantissimi giovani anche al giorno d’oggi.
Al centro dei desideri di Akira si trova Mikoto Urabe, sempre e comunque, sin dal primo contatto (e, celatamente, viceversa). La turbolenta fase ormonale che si vive in periodo di pubertà viene tradotta in un tumulto d’assurdità di non facile interpretazione: il fulcro dell’arco narrativo sono sempre e comunque gli umori di Mikoto, intesi nel senso più esteso e multisensoriale possibile; la saliva così acquisisce una chiave di lettura di ricezione ed emanazione dei sentimenti e delle emozioni, muta in una forma di veicolo che al posto di una più banale telepatia sfrutta gli umori orali come scambio sensoriale.
Nonostante l’incipit alienante non si sfocia mai nell’erotico diretto, anzi, si galleggia sempre fra la boa del romantico scolastico e gli argini dell’acerba sensualità antecedente al primo bacio.
La trama si arena un po' nella parte centrale, ma è soltanto una pausa narrativa che propone ricami di vita quotidiana, apprezzabili e giocosamente dinamici; ogni elemento converge verso le intenzioni prima non chiare, poi evidenti dell’autore, ovvero, tramite ricche e contorte metafore, allusioni alle difficoltà di relazionarsi col prossimo soprattutto in età adolescenziale, il periodo dove più questo accade e ove più s’impara a comprendere i cambiamenti del proprio corpo e del proprio approcciarsi a chi abbiamo intorno; diventa così contiguo proporre temi come lo spigoloso rapporto fra maschi e femmine, l’approccio e i primi flirt, le complicatezze nello slegarsi dai genitori per cominciare a vivere sperimentando relazioni di ogni genere. Come da prassi i ragazzini alle prese coi primi amori vengono ivi dipinti impacciatissimi, estremamente goffi e incredibilmente timidi, probabilmente non solo a causa di una tendenza caratteriale molto distante da quella mediterranea, ma anche per seguire canoni classici che riguardano titoli di questa fascia.
Riscontriamo in Urabe Mikoto quindi un esempio estremo di questa refrattarietà all’apertura verso il prossimo: frangia spettinata che copre uno sguardo timido e distaccato, mancanza assoluta di amici, comportamenti bizzarri e tendenza a isolarsi continuamente - tentativi di granitica autodifesa verso un mondo esterno e distante dal suo cuore -, anche se sia Akira che altri compagni di classe, man mano che la storia procede - nonostante le ritrosie iniziali - riusciranno a includerla nel loro mondo.
Akira (ovviamente) in particolare, colui che già dal primo episodio diventa il suo “fidanzato”, ha un’influenza fondamentale sulla ragazza, nonostante ella crei continuamente barriere emotive e fisiche con coloro che la circondano. Fra le tante bizzarrie, Mikoto è solita portare un paio di forbici infilate nello slip delle mutandine (!), pronta a sfoderarle come fosse una pistolera del lontano West alzando lesta la gonna; le utilizza come arma di autodifesa, tagliuzzando le cose che la minacciano, ma mai, ovviamente, ferendo qualcuno (fogli dove sono scritte cose sconvenienti, foto non gradite, coperte, tende, e quant’altro... come dite? È tutto incredibilmente grottesco? Beh, certo).
Forbici come arma segreta. Già. Non più assurdo di tutto il resto delle allucinanti follie di cui è farcito “Mystery Kanojo X”, anche se proprio quelle forbici simboleggiano il classico comportamento da “porcospino”, ovvero chiudersi risultando taglienti e quasi aggressivi quando si reagisce a qualcuno che invade, seppur gentilmente, la propria comfort zone. Sarà proprio questo uno dei temi che permetterà alla coppietta di avvicinarsi, e non solo fisicamente: la crescita interiore di entrambi sarà evidente, sufficiente a mostrare cambiamenti importanti nel loro rapporto.
Inaspettatamente, strada facendo, faranno capolino numerosi stratagemmi trasversali alla trama principale inseriti per rendere più piccante e malizioso il plot; la stranezza con cui si svolgeranno determinati eventi potrà suscitare sia ribrezzo che attrazione contemporaneamente, regalando comunque una crescita dei personaggi principali piacevole, costante, incredibilmente realistica, viste le premesse (...), e piuttosto romantica.
Disegni che richiamano i primi anni duemila e che non ho apprezzato eccessivamente, chara design volutamente retrò ma che fa il suo onesto lavoro, un ambient scolastico classico e banale con livree da anni ’90 e sequenze animate semplici ma essenziali: il lato tecnico del prodotto è sufficientemente discreto, abbracciato da una colonna sonora dai ritornelli onirici e cadenzati che enfatizzano le scene chiave e rendono ancor più divertenti le tante gag imbarazzanti, ambigue, buffe e sconcertanti; grazie a un main theme impalpabile, fra il sinistro e lo stregonesco, v’è una diffusa sensazione di sottofondo che ci riporta spesso alle trasognanti atmosfere de “Il fantastico mondo di Amelie”, agganci spontanei a giornate ripetitive ma al tempo stesso quasi fiabesche e impalpabili, a metà strada fra una classica comedy scolastica e un sogno romantico con abbocchi ricchi di malizia degni di “Orange Road”.
Opening ed ending risultano graziose e orecchiabili, ma niente di eccezionale.
Attraverso situazioni paradossali, vicende grottesche e un surrealismo frammentato, l’autore ci racconta la quotidianità di una coppia teenager che scopre, passo dopo passo, cosa siano davvero amore, attrazione e sessualità istintiva attraverso gesti spontanei e pre-desideri carnali che determinano la fase di crescita adolescenziale più complessa da comprendere e domare.
Una storia d’amore fuori dagli schemi che potrà sorprendere e anche piacere: non un capolavoro, ma un prodotto discreto sicuramente da provare per la sua originalità.
“Nazo no Kanojo X” è un anime di tredici episodi del 2012.
La storia è incentrata su Akira Tsubaki, un normalissimo liceale che un giorno, spinto dalla curiosità, assaggia un po’ di saliva appartenente alla sua compagna di classe, Mikoto Urabe. Beh, diciamo che il primo approccio a questa serie non è esattamente tra i migliori che si possa desiderare. Tra tutti i modi in cui si vuole parlare della nascita di un’amicizia o di un amore tra due ragazzi, questo è sicuramente da annoverare tra i più bizzarri. Ma, ovviamente, giudicare il libro dalla copertina sarebbe da stupidi e, in effetti, lo svolgimento della storia è più che godibile, oltre che piuttosto originale.
La relazione che si sviluppa tra i due protagonisti si evolve attraverso i classici cliché degli shonen romantici (vacanze al mare, malattia di uno dei due, il triangolo amoroso, ecc.), eppure il tutto viene riproposto sotto una lettura più originale, cioè utilizzare appunto lo spunto della saliva, che la fa da padrona per tutta la storia (evviva le stranezze): la saliva sostituisce tutte le emozioni, i dialoghi, le effusioni di affetto, ecc., ha chiaramente un forte potere simbolico, che tuttavia non ci viene spiegato come si deve, né ci viene spiegato come mai Urabe sappia così bene quali sono i poteri di questa portentosa saliva.
Parliamoci chiaro: da un lato l’idea è veramente carina, all’altro è spaventoso come tutta la storia debba reggersi soltanto su quest’ultima. Quasi tutti i personaggi della serie hanno a che fare con la saliva, se la passano tra di loro, ne diventano dipendenti (Tsubaki in primis).
In compenso ho trovato molto buona la caratterizzazione dei due protagonisti, e di Urabe in particolare. Non è la classica bella ragazza timida dei sentimentali, ma un personaggio stravagante: taciturna, misteriosa e legata soltanto alla saliva e a un paio di forbici che si porta sempre dietro.
Le musiche e il comparto tecnico li ho trovati nella norma, nulla di eccezionale.
La storia è incentrata su Akira Tsubaki, un normalissimo liceale che un giorno, spinto dalla curiosità, assaggia un po’ di saliva appartenente alla sua compagna di classe, Mikoto Urabe. Beh, diciamo che il primo approccio a questa serie non è esattamente tra i migliori che si possa desiderare. Tra tutti i modi in cui si vuole parlare della nascita di un’amicizia o di un amore tra due ragazzi, questo è sicuramente da annoverare tra i più bizzarri. Ma, ovviamente, giudicare il libro dalla copertina sarebbe da stupidi e, in effetti, lo svolgimento della storia è più che godibile, oltre che piuttosto originale.
La relazione che si sviluppa tra i due protagonisti si evolve attraverso i classici cliché degli shonen romantici (vacanze al mare, malattia di uno dei due, il triangolo amoroso, ecc.), eppure il tutto viene riproposto sotto una lettura più originale, cioè utilizzare appunto lo spunto della saliva, che la fa da padrona per tutta la storia (evviva le stranezze): la saliva sostituisce tutte le emozioni, i dialoghi, le effusioni di affetto, ecc., ha chiaramente un forte potere simbolico, che tuttavia non ci viene spiegato come si deve, né ci viene spiegato come mai Urabe sappia così bene quali sono i poteri di questa portentosa saliva.
Parliamoci chiaro: da un lato l’idea è veramente carina, all’altro è spaventoso come tutta la storia debba reggersi soltanto su quest’ultima. Quasi tutti i personaggi della serie hanno a che fare con la saliva, se la passano tra di loro, ne diventano dipendenti (Tsubaki in primis).
In compenso ho trovato molto buona la caratterizzazione dei due protagonisti, e di Urabe in particolare. Non è la classica bella ragazza timida dei sentimentali, ma un personaggio stravagante: taciturna, misteriosa e legata soltanto alla saliva e a un paio di forbici che si porta sempre dietro.
Le musiche e il comparto tecnico li ho trovati nella norma, nulla di eccezionale.
Prendiamo un'idea strampalata, inseriamola in un contesto romantico e vediamo cosa succede!, questo sarà stato più o meno ciò che avrà pensato Riichi Ueshiba, autore di una delle opere più singolari e romantiche che mi sia mai capitato di vedere: Nazo no Kanojo X. Pubblicata dal 2006 al 2014, la serie viene adattata su celluloide nel 2012 da Hoods Entertainment in collaborazione con Starchild Records e Sentai Filmworks.
La storia vede come protagonista Akira Tsubaki, un giovane liceale come tanti, timido con le ragazze e del tutto inesperto in materia amorosa. Un giorno, rimasto da solo in classe e spinto da semplice curiosità adolescenziale, Akira assaggia la saliva lasciata sul banco di scuola da una sua compagna di classe, la misteriosa e indecifrabile Mikoto Urabe. Ciò che però Akira non avrebbe potuto mai considerare è l'inspiegabile legame emotivo e sensoriale che si creerà da quel momento in poi con la ragazza.
Mettiamo le cose in chiaro, la prima impressione data da Nazo no Kanojo X non è decisamente delle migliori e l'idea del legame empatico via saliva non è proprio il massimo per mettere a proprio agio lo spettatore medio - impossibile non considerarla come una becera scusa per fare igrofilia -, ma un libro non va giudicato sola dalla copertina e, superato lo scoglio dell'imbarazzo iniziale, ci ritroveremo dinanzi a una storia con una forte identità, emotivamente coinvolgente e ben curata nell'introspezione psicologica dei personaggi.
A iniziare dai due protagonisti, Akira e Mikoto, entrambi squisitamente impacciati nella loro inesperienza adolescenziale (entrambi hanno fra i sedici e diciassette anni) e alle prese con mille pensieri e indecisioni di chi per la prima volta si affaccia sul complicato mondo delle relazioni sentimentali. Indubbiamente saranno tante le volte in cui rimarremo perplessi dinanzi alle stranezze di Mikoto o alle contorsioni mentali di Akira degne del miglior Jury Chechi, ma è altrettanto vero che saranno tantissimi i momenti in cui ci immedesimeremo in questi due ragazzi e nel loro strampalato modo di amarsi. Chi non ha mai avuto una foto del proprio amato/a nel proprio portafogli? Chi non ha mai fantasticato su come ci si sentisse a toccare per la prima volta il corpo di una persona del sesso opposto al nostro? Sembrano cose banali per chi è già navigato, ma è innegabile che almeno una volta nella nostra vita il pensiero sia ricaduto proprio lì, su quei tasti tanto imbarazzanti quanto emozionanti.
Allo stesso modo anche i pochi personaggi secondari sono ottimamente caratterizzati, tutti dotati di personalità ben definite e distintive, quasi tridimensionali. Fra quelli proposti spicca senza alcun ombra di dubbio Ayuko, peperina inversamente proporzionale alla propria altezza, ma profondamente protettiva e premurosa nei confronti di Mikoto, nonostante spesso e volentieri si diverta a mettere quest'ultima in imbarazzo. Personalmente ho trovato molto ben fatte le vicende che vanno a crearsi fra Akira e la sua ex-fiamma delle medie Aika, ragazza ferita da un rapporto recente andato a male e che pensa di trovare nel protagonista l'amore corrisposto che fino a quel momento non aveva mai avuto.
Tecnicamente la serie è veramente lodevole, il lavoro svolto dai tre studi di produzione è più che ottimo e lascia ben pochi spazi a lamentele di sorta. La regia svolge il proprio compito con mestiere e fa letteralmente volare i tredici episodi che compongono la serie con estrema facilità, concedendosi solo qualche piccolo calo fisiologico durante la narrazione. Un capitolo a parte meriterebbero le splendide musiche di Tomoki Hasegawa, perfette in ogni singola nota e capaci di sottolineare ad arte le vicende di questa serie con melodie struggenti e sognanti. Pensate per un attimo al tema musicale usato durante i sogni di Akira e avrete più o meno idea di cosa sto parlando.
Andiamo ora a fare delle brevi considerazioni sui due argomenti a mio avviso "scomodi" in questa serie: il finale di stagione e il fattore igrofilia.
Sul primo poco da dire, le vicende in esso narrate sono anche di una certa rilevanza narrativa (andatevelo a vedere che altrimenti faccio spoiler), ma il modo in cui vengono presentate è quasi da denuncia. Lungo tutta la durata dell'episodio si ha come la sensazione di avere a che fare con una narrazione arronzata e a tratti abbozzata, buttata lì solo per dare alla produzione modo di poter continuare l'anime in futuro. Le idee c'erano, l'impegno un po' meno.
E poi c'è il discorso sull'igrofilia... mi dispiace ragazzi, ma qui è prendere o lasciare. Il ruolo ricoperto dallo scambio di saliva è troppo importante nell'economia narrativa della serie ed eliminarlo sarebbe equivalso a ridurre il tutto a un banale shounen a sfondo romantico. Indubbiamente l'imbarazzo nel vedere Akira bere la saliva di Mikoto dal dito di quest'ultima è tanto, ma va considerato che proprio questo gesto "singolare" è l'unico modo in cui i due protagonisti riescono a trasmettersi a vicenda le proprie emozioni, paure e sentimenti. Per quanto disturbante va contestualizzato e non condannato.
In conclusione, Nazo no Kanojo X è una serie che va presa per quello che è con i suoi pro (tanti) e i suoi contro (pochi). Se volete sperimentare qualcosa di insolito dall'alto contenuto di saliva e romanticismo, allora questa serie fa per voi. In caso contrario sappiate che vi state perdendo un gran bel lavoro, animato con i controfiocchi e con un comparto sonoro da far paura. A modo suo, pionieristico.
La storia vede come protagonista Akira Tsubaki, un giovane liceale come tanti, timido con le ragazze e del tutto inesperto in materia amorosa. Un giorno, rimasto da solo in classe e spinto da semplice curiosità adolescenziale, Akira assaggia la saliva lasciata sul banco di scuola da una sua compagna di classe, la misteriosa e indecifrabile Mikoto Urabe. Ciò che però Akira non avrebbe potuto mai considerare è l'inspiegabile legame emotivo e sensoriale che si creerà da quel momento in poi con la ragazza.
Mettiamo le cose in chiaro, la prima impressione data da Nazo no Kanojo X non è decisamente delle migliori e l'idea del legame empatico via saliva non è proprio il massimo per mettere a proprio agio lo spettatore medio - impossibile non considerarla come una becera scusa per fare igrofilia -, ma un libro non va giudicato sola dalla copertina e, superato lo scoglio dell'imbarazzo iniziale, ci ritroveremo dinanzi a una storia con una forte identità, emotivamente coinvolgente e ben curata nell'introspezione psicologica dei personaggi.
A iniziare dai due protagonisti, Akira e Mikoto, entrambi squisitamente impacciati nella loro inesperienza adolescenziale (entrambi hanno fra i sedici e diciassette anni) e alle prese con mille pensieri e indecisioni di chi per la prima volta si affaccia sul complicato mondo delle relazioni sentimentali. Indubbiamente saranno tante le volte in cui rimarremo perplessi dinanzi alle stranezze di Mikoto o alle contorsioni mentali di Akira degne del miglior Jury Chechi, ma è altrettanto vero che saranno tantissimi i momenti in cui ci immedesimeremo in questi due ragazzi e nel loro strampalato modo di amarsi. Chi non ha mai avuto una foto del proprio amato/a nel proprio portafogli? Chi non ha mai fantasticato su come ci si sentisse a toccare per la prima volta il corpo di una persona del sesso opposto al nostro? Sembrano cose banali per chi è già navigato, ma è innegabile che almeno una volta nella nostra vita il pensiero sia ricaduto proprio lì, su quei tasti tanto imbarazzanti quanto emozionanti.
Allo stesso modo anche i pochi personaggi secondari sono ottimamente caratterizzati, tutti dotati di personalità ben definite e distintive, quasi tridimensionali. Fra quelli proposti spicca senza alcun ombra di dubbio Ayuko, peperina inversamente proporzionale alla propria altezza, ma profondamente protettiva e premurosa nei confronti di Mikoto, nonostante spesso e volentieri si diverta a mettere quest'ultima in imbarazzo. Personalmente ho trovato molto ben fatte le vicende che vanno a crearsi fra Akira e la sua ex-fiamma delle medie Aika, ragazza ferita da un rapporto recente andato a male e che pensa di trovare nel protagonista l'amore corrisposto che fino a quel momento non aveva mai avuto.
Tecnicamente la serie è veramente lodevole, il lavoro svolto dai tre studi di produzione è più che ottimo e lascia ben pochi spazi a lamentele di sorta. La regia svolge il proprio compito con mestiere e fa letteralmente volare i tredici episodi che compongono la serie con estrema facilità, concedendosi solo qualche piccolo calo fisiologico durante la narrazione. Un capitolo a parte meriterebbero le splendide musiche di Tomoki Hasegawa, perfette in ogni singola nota e capaci di sottolineare ad arte le vicende di questa serie con melodie struggenti e sognanti. Pensate per un attimo al tema musicale usato durante i sogni di Akira e avrete più o meno idea di cosa sto parlando.
Andiamo ora a fare delle brevi considerazioni sui due argomenti a mio avviso "scomodi" in questa serie: il finale di stagione e il fattore igrofilia.
Sul primo poco da dire, le vicende in esso narrate sono anche di una certa rilevanza narrativa (andatevelo a vedere che altrimenti faccio spoiler), ma il modo in cui vengono presentate è quasi da denuncia. Lungo tutta la durata dell'episodio si ha come la sensazione di avere a che fare con una narrazione arronzata e a tratti abbozzata, buttata lì solo per dare alla produzione modo di poter continuare l'anime in futuro. Le idee c'erano, l'impegno un po' meno.
E poi c'è il discorso sull'igrofilia... mi dispiace ragazzi, ma qui è prendere o lasciare. Il ruolo ricoperto dallo scambio di saliva è troppo importante nell'economia narrativa della serie ed eliminarlo sarebbe equivalso a ridurre il tutto a un banale shounen a sfondo romantico. Indubbiamente l'imbarazzo nel vedere Akira bere la saliva di Mikoto dal dito di quest'ultima è tanto, ma va considerato che proprio questo gesto "singolare" è l'unico modo in cui i due protagonisti riescono a trasmettersi a vicenda le proprie emozioni, paure e sentimenti. Per quanto disturbante va contestualizzato e non condannato.
In conclusione, Nazo no Kanojo X è una serie che va presa per quello che è con i suoi pro (tanti) e i suoi contro (pochi). Se volete sperimentare qualcosa di insolito dall'alto contenuto di saliva e romanticismo, allora questa serie fa per voi. In caso contrario sappiate che vi state perdendo un gran bel lavoro, animato con i controfiocchi e con un comparto sonoro da far paura. A modo suo, pionieristico.
Erano anni che non producevo una recensione, per di più di tale portata. Ero solito recensire anime nella media o comunque degli anime simili tra loro, ma "Nazo no Kanojo X" dimostra di essere decisamente differente, da qualsiasi prospettiva. Sebbene qualcuno degli amanti del genere sentimentale possa trovare i consueti stereotipi, non consiglio un avventato giudizio, ma una considerazione diversa per un anime sensibilmente bizzarro, eccentrico, strano e senza il minimo dubbio originale. E' stupefacente trovare un nuovo anime, nuove idee, nuove situazioni in qualcosa di già ampiamente trattato: si distacca dai brevetti cumulativi e crea qualcosa di nuovo che, innegabilmente, affascina o quantomeno incuriosisce di certo.
Nello specifico, alcuni potrebbero trovare il legame (giornaliero) dei due protagonisti un po' impudico, ma è qualcosa che li unisce in modo unico, straordinario. In questo anime non vi è nulla di scontato, neppure in alcune situazioni critiche che la giovane coppia attraversa sembra esserci qualcosa di già visto. Molti potrebbero biasimarne i disegni, invece è tutto parte di un unico disegno concettuale dell'autore che si lega ineluttabilmente alla trama, vera come anche vere sono le introspezioni degli amanti che si estenderanno ai loro sogni: viene mostrato una volta di più quanto queste evanescenze possano influenzare la vita di tutti i giorni.
Sensazionale l'ultimo episodio: non si conclude come dovrebbe, ma si confà alla originalità stessa della storia e della vita reale, cose che non accadono più e parole (e fatti) che in realtà alcuni degli spettatori avrebbero voluto o vorrebbero sentirsi dire. Toccante, intenso, magnifico. 10.
Nello specifico, alcuni potrebbero trovare il legame (giornaliero) dei due protagonisti un po' impudico, ma è qualcosa che li unisce in modo unico, straordinario. In questo anime non vi è nulla di scontato, neppure in alcune situazioni critiche che la giovane coppia attraversa sembra esserci qualcosa di già visto. Molti potrebbero biasimarne i disegni, invece è tutto parte di un unico disegno concettuale dell'autore che si lega ineluttabilmente alla trama, vera come anche vere sono le introspezioni degli amanti che si estenderanno ai loro sogni: viene mostrato una volta di più quanto queste evanescenze possano influenzare la vita di tutti i giorni.
Sensazionale l'ultimo episodio: non si conclude come dovrebbe, ma si confà alla originalità stessa della storia e della vita reale, cose che non accadono più e parole (e fatti) che in realtà alcuni degli spettatori avrebbero voluto o vorrebbero sentirsi dire. Toccante, intenso, magnifico. 10.
Nazo no Kanojo X, serie di 13 episodi tratta dall'omonimo manga di Riichi Ueshiba tuttora in corso di pubblicazione sulla rivista Afternoon dell'editore Kodansha, è la classica commedia sentimentale in cui due studenti del liceo si conoscono e attraversano tutti gli stadi di una relazione amorosa dal primo bacio a… no, in effetti non è la classica commedia sentimentale, cosa che in un clima di generale mancanza di ispirazione e di originalità non può che far piacere a noi spettatori.
Akira Tsubaki è uno studente delle superiori come tanti, ancora privo di esperienze amorose e attratto dal gentil sesso; Mikoto Urabe, sua nuova compagna di classe e di banco, è una ragazza taciturna e piuttosto strana, visto che durante una lezione scoppia a ridere a crepapelle senza un apparente motivo e nelle pause fra una lezione e l'altra dorme con la testa riversa sul banco. Un giorno, dopo le lezioni, Tsubaki trova Urabe addormentata sul suo banco ed essendo da solo ne approfitta per gustare un po' della saliva della ragazza: questo è l'evento che darà inizio alla loro relazione, poiché il ragazzo, innamorato della compagna di banco, non potrà più fare a meno della sua saliva e Urabe ricambierà i suoi sentimenti. Lo scambio di saliva avviene rigorosamente con l'uso delle dita ed è questo l'elemento che potrebbe disgustare lo spettatore: tuttavia, da una parte bisogna ricordare che anche nell'atto amoroso più comune, ossia il bacio, c'è fra gli innamorati uno scambio di saliva (eppure nessuno si schifa per un bacio); dall'altra, lo scambio di saliva permette anche ai due protagonisti di far conoscere all'altro i propri pensieri, le proprie sensazioni (dall'imbarazzo alla gelosia e alla tristezza) e i propri sogni senza dover ricorrere alle parole, qualcosa di molto originale.
La relazione di Tsubaki e Urabe attraverso tutte le tappe fondamentali già viste in tanti titoli del medesimo genere: l'uso dei propri nomi invece dei cognomi, la vacanza al mare, il primo bacio, l'abbraccio, carezze un po' più spinte… tutto ovviamente interpretato in maniera originale, visto che lo scambio della saliva può da solo sostituire qualsiasi dialogo, bacio, carezza o rapporto intimo, assumendo quindi un significato chiaramente simbolico. Molta della bellezza della storia si basa sul carisma della protagonista femminile, Urabe, una ragazza poco socievole, taciturna, carina ma trasandata, fissata con un paio di forbici che porta sempre nelle mutandine e con cui riesce a tagliare abilmente ogni cosa; Tsubaki, invece, è il classico protagonista impacciato e goffo che si lascia trascinare facilmente in malintesi, tontolone e attratto dalla sessualità, tanto che in più occasioni sognerà Urabe in atteggiamenti intimi o sarà ossessionato dal pensiero di toccarle il seno o di vederla nuda. Anche gli altri personaggi che gravitano attorno ai due protagonisti sono piuttosto stereotipati e poco approfonditi, ad eccezione dell'altra coppia, composta da Ueno e Oka, che sono amici rispettivamente di Tsubaki e di Urabe e si riveleranno utili in alcuni frangenti con i loro consigli in fatto di relazioni sentimentali.
Nel riciclare (e spesso ridicolizzare) i cliché tipici della commedia sentimentale, la serie incappa in qualche passo falso, non riuscendo ad esempio a gestire bene il prevedibile triangolo amoroso che compare negli ultimi episodi e in cui Tsubaki è insidiato da una vecchia conoscenza delle medie, oppure proponendo per ben due volte lo spunto della malattia di Tsubaki, guarita in entrambi i casi con la saliva, ma il vero punto debole è la mancanza di qualsiasi spiegazione plausibile e credibile che riguardi le stranezze di Urabe: alla fine della visione dei 13 episodi, lo spettatore non sa perché la sua saliva è così speciale da trasmettere sensazioni, sentimenti e pensieri non solo all'amato Tsubaki ma anche all'amica Oka, né perché Urabe sia così brava con le forbici, né quali siano di preciso la sua situazione familiare e il suo passato; la stessa idea che Tsubaki sia dipendente dalla saliva di Urabe e si ammali se non la consuma giornalmente, oltre a cadere in contraddizione con alcuni avvenimenti (ad esempio Urabe si assenta dalla città per giorni, quando va a visitare il padre, eppure Tsubaki non accusa la sua mancanza), è descritta come una semplice "febbre d'amore", tutto fuorché una diagnosi scientifica che possa accontentare lo spettatore più esigente. Sono interrogativi che forse nel manga sono già stati o saranno svelati, ma per chi non lo legge (qui in Italia l'opera è ancora inedita e chissà se sarà mai tradotta e pubblicata da qualche editore nostrano) resta l'impossibilità di far chiarezza sull'argomento.
Il character design volutamente retrò è una piacevole sorpresa, perché ricorda tanto gli anni '90 e si discosta dallo stile moe imperante oggigiorno, mentre il comparto sonoro è eccellente, con opening e ending orecchiabili, musiche che ben si adattano alle varie situazioni e atmosfere. Fra i doppiatori spicca sicuramente Ayako Yoshitani, che ha il non facile compito di dare voce alla stramba Urabe, cui conferisce un timbro inusuale, lontano anni luce dalle fastidiose vocine di tante ragazzine che affollano gli anime.
Nazo no Kanojo X non è un capolavoro e non ha un vero e proprio finale, cui si spera venga posto rimedio con una seconda serie al più presto, ma è una commedia originale, basata su uno spunto che al di là dell'iniziale disgusto che può suscitare non ha nulla di perverso (come già detto, lo scambio di saliva avviene continuamente nei baci), che sa essere intrigante, divertente e persino tenera in alcuni frangenti.
Akira Tsubaki è uno studente delle superiori come tanti, ancora privo di esperienze amorose e attratto dal gentil sesso; Mikoto Urabe, sua nuova compagna di classe e di banco, è una ragazza taciturna e piuttosto strana, visto che durante una lezione scoppia a ridere a crepapelle senza un apparente motivo e nelle pause fra una lezione e l'altra dorme con la testa riversa sul banco. Un giorno, dopo le lezioni, Tsubaki trova Urabe addormentata sul suo banco ed essendo da solo ne approfitta per gustare un po' della saliva della ragazza: questo è l'evento che darà inizio alla loro relazione, poiché il ragazzo, innamorato della compagna di banco, non potrà più fare a meno della sua saliva e Urabe ricambierà i suoi sentimenti. Lo scambio di saliva avviene rigorosamente con l'uso delle dita ed è questo l'elemento che potrebbe disgustare lo spettatore: tuttavia, da una parte bisogna ricordare che anche nell'atto amoroso più comune, ossia il bacio, c'è fra gli innamorati uno scambio di saliva (eppure nessuno si schifa per un bacio); dall'altra, lo scambio di saliva permette anche ai due protagonisti di far conoscere all'altro i propri pensieri, le proprie sensazioni (dall'imbarazzo alla gelosia e alla tristezza) e i propri sogni senza dover ricorrere alle parole, qualcosa di molto originale.
La relazione di Tsubaki e Urabe attraverso tutte le tappe fondamentali già viste in tanti titoli del medesimo genere: l'uso dei propri nomi invece dei cognomi, la vacanza al mare, il primo bacio, l'abbraccio, carezze un po' più spinte… tutto ovviamente interpretato in maniera originale, visto che lo scambio della saliva può da solo sostituire qualsiasi dialogo, bacio, carezza o rapporto intimo, assumendo quindi un significato chiaramente simbolico. Molta della bellezza della storia si basa sul carisma della protagonista femminile, Urabe, una ragazza poco socievole, taciturna, carina ma trasandata, fissata con un paio di forbici che porta sempre nelle mutandine e con cui riesce a tagliare abilmente ogni cosa; Tsubaki, invece, è il classico protagonista impacciato e goffo che si lascia trascinare facilmente in malintesi, tontolone e attratto dalla sessualità, tanto che in più occasioni sognerà Urabe in atteggiamenti intimi o sarà ossessionato dal pensiero di toccarle il seno o di vederla nuda. Anche gli altri personaggi che gravitano attorno ai due protagonisti sono piuttosto stereotipati e poco approfonditi, ad eccezione dell'altra coppia, composta da Ueno e Oka, che sono amici rispettivamente di Tsubaki e di Urabe e si riveleranno utili in alcuni frangenti con i loro consigli in fatto di relazioni sentimentali.
Nel riciclare (e spesso ridicolizzare) i cliché tipici della commedia sentimentale, la serie incappa in qualche passo falso, non riuscendo ad esempio a gestire bene il prevedibile triangolo amoroso che compare negli ultimi episodi e in cui Tsubaki è insidiato da una vecchia conoscenza delle medie, oppure proponendo per ben due volte lo spunto della malattia di Tsubaki, guarita in entrambi i casi con la saliva, ma il vero punto debole è la mancanza di qualsiasi spiegazione plausibile e credibile che riguardi le stranezze di Urabe: alla fine della visione dei 13 episodi, lo spettatore non sa perché la sua saliva è così speciale da trasmettere sensazioni, sentimenti e pensieri non solo all'amato Tsubaki ma anche all'amica Oka, né perché Urabe sia così brava con le forbici, né quali siano di preciso la sua situazione familiare e il suo passato; la stessa idea che Tsubaki sia dipendente dalla saliva di Urabe e si ammali se non la consuma giornalmente, oltre a cadere in contraddizione con alcuni avvenimenti (ad esempio Urabe si assenta dalla città per giorni, quando va a visitare il padre, eppure Tsubaki non accusa la sua mancanza), è descritta come una semplice "febbre d'amore", tutto fuorché una diagnosi scientifica che possa accontentare lo spettatore più esigente. Sono interrogativi che forse nel manga sono già stati o saranno svelati, ma per chi non lo legge (qui in Italia l'opera è ancora inedita e chissà se sarà mai tradotta e pubblicata da qualche editore nostrano) resta l'impossibilità di far chiarezza sull'argomento.
Il character design volutamente retrò è una piacevole sorpresa, perché ricorda tanto gli anni '90 e si discosta dallo stile moe imperante oggigiorno, mentre il comparto sonoro è eccellente, con opening e ending orecchiabili, musiche che ben si adattano alle varie situazioni e atmosfere. Fra i doppiatori spicca sicuramente Ayako Yoshitani, che ha il non facile compito di dare voce alla stramba Urabe, cui conferisce un timbro inusuale, lontano anni luce dalle fastidiose vocine di tante ragazzine che affollano gli anime.
Nazo no Kanojo X non è un capolavoro e non ha un vero e proprio finale, cui si spera venga posto rimedio con una seconda serie al più presto, ma è una commedia originale, basata su uno spunto che al di là dell'iniziale disgusto che può suscitare non ha nulla di perverso (come già detto, lo scambio di saliva avviene continuamente nei baci), che sa essere intrigante, divertente e persino tenera in alcuni frangenti.
Personalmente adoro questo genere di anime. Tematiche per niente pretenziose, grafica "accomodante", fatta di tratti dolci che plasmano volti, corpi ed oggetti invitandoti quasi ad infilare le mani nello schermo per toccare con mano. Scusate, forse sono diventato un po' perverso come i protagonisti della serie, compagna di altre praticamente uguali (tipo "Tamako Market" o "Hyouka") che, a quanto mi è parso, si palesano subito dalle prime puntate come prodotti per chi, magari tra un "Akira" e un "Ghost in the shell", vuole prendersi una piccola pausa riflessiva. Certo, qui non c'è molto su cui elucubrare se non la follia degli autori. Infatti in questo cartone il filo che lega ogni episodio, e quindi il rapporto d'amore tra i protagonisti intorno al quale essi ruotano, è uno speciale legame basato, beh, ecco, sullo scambio di saliva! Non devo aggiungere altro anche se, a quanto pare, deve essere davvero difficile avere un rapporto umano normale nel mondo degli anime. Tra l'altro, per chi l'ha visto, "Nazo no kanojo" sembra la versione divertente e smielosa di "Aku no hana", con una ragazza un po' matta e un giovane impacciato e colmo di desideri un tantino scabrosi.
Fatevi trascinare da questa esilarante serie alla quale tuttavia, anche per rispetto ai due pilastri citati sopra, non posso dare più della sufficienza. Grazie a chi legge, a presto!
Fatevi trascinare da questa esilarante serie alla quale tuttavia, anche per rispetto ai due pilastri citati sopra, non posso dare più della sufficienza. Grazie a chi legge, a presto!
C'è poco da fare: la forza di certe metafore va oltre le capacità narrative di chi le crea, rendendo così difficile a coloro a cui è destinato un determinato prodotto o messaggio godere della loro reale profondità. È il caso di "Nazo no Kanojo X", che pur potendo contare su una valida idea di fondo e su un'irresistibile deuteragonista non riesce ad esimersi dal mitigarne l'effetto sullo spettatore per mezzo di altri opinabili e triti artifici tipici del genere del quale si potrebbe considerare, se non proprio una parodia, quantomeno una curiosa rivisitazione, vale a dire la commedia sentimentale scolastica.
Nella classe di Akira Tsubaki si trasferisce la misteriosa Mikoto Urabe, che a causa delle sue stramberie viene immediatamente emarginata dal resto della classe - non che la diretta interessata ne soffra, giacché trascorre ogni attimo di pausa tra una lezione e l'altra e non solo a dormire della grossa. Sarà proprio a causa di questa sua abitudine che il ragazzo, dopo aver ceduto all'impulso di intingere un dito nella pozza della sua saliva, scoprirà di non poter più fare a meno della sua dolcezza: ha così inizio una bizzarra relazione amorosa che, pur andando soggetta alle consuete dinamiche di coppia, ruota tutta attorno a questo scambio di fluidi dalle proprietà non convenzionali.
Nonostante ad Akira siano negate molte delle piccole gioie di avere una fidanzatina, come ad esempio il mero contatto fisico, è ragionevole affermare che condivide con Urabe molto più di quanto sembra. Questo perché l'unicità della sua reazione alla saliva di lei, attraverso la quale possono venire convogliati pensieri, emozioni e in generale qualsiasi alterazione fisica, è la riprova che il loro è un legame arcano. Semplice suggestione o qualcosa di più? Impossibile stabilirlo con certezza, dato che nessuna spiegazione ci viene fornita circa il perché di queste proprietà o su come Urabe, che non si capisce bene quanto ne sia effettivamente consapevole e quanto, invece, creda di esserlo, ne sia venuta a conoscenza. Stesso discorso per la sua abilità con le forbici, per giunta a punta arrotondata, che è solita portare sotto l'elastico delle mutandine. Se da una parte questa mancanza di informazioni ci sottrae al supplizio di frequenti e interminabili sequenze espositive, dall'altra fa rabbia vedere quanto tempo si è costretti a perdere dietro a fatti o persone di scarsa, per non dir nulla, rilevanza, come il classico episodio sulla spiaggia che c'entra come il cavolo a merenda, l'assurdo spirito di emulazione provato dall'unica amica di Urabe nei suoi confronti o l'inopportuna ricomparsa di una ragazza di cui un tempo il protagonista era innamorato: un dedalo semisenziente di clichés di cui non c'era il minimo bisogno.
Fedele al suo ruolo di protagonista ridicolmente nella norma, Akira non presenta un carattere particolarmente sfaccettato, anche se va fatto notare che, man mano che la sua relazione "sale di livello", il suo intuito si sviluppa di conseguenza: Urabe sarà sempre un mistero per lui, ma ogni giorno un po' meno insondabile del precedente. Quest'ultima, invece, è semplicemente adorabile nella sua schiettezza e acutezza. Sa di condurre il gioco, ma non se ne approfitta, anche se senza rendersene conto tende a "delgare" la sua saliva invece di prendere le questioni di petto - o di forbice. Per quanto riguarda gli altri personaggi, beh, mettiamola così: per quanto necessari, nessuno di loro è veramente indispensabile, e non solo perché Urabe li eclissa senza sforzo.
Un'altra cosa che non mi ha entusiasmato e nella quale non ho visto il benché minimo guizzo, eccezion fatta per la buona prova di Ayako Yoshitani nei panni di Urabe, è il comparto tecnico in tutta la sua interezza. C'è una differenza tra essere retró ed essere stantio, e il character design di questa serie, almeno secondo il mio modo di vedere, rientra in questa seconda categoria: lasciamo riposare in pace gli Anni Novanta. La regia si fa ispirata soltanto quando c'è da vedere Urabe in azione con le forbici (e questo è bene) oppure da decantare, in maniera del tutto gratuita, le grazie di questo o quel personaggio femminile (e questo è male); la fotografia è certamente gradevole, ma ho trovato un po' forzato il suo voler fare atmosfera a tutti i costi; le animazioni sono appena nella norma; e la colonna sonora si fa ascoltare soltanto con educato interesse. Anche qui vale quanto detto per quanto riguarda l'opera in generale: era certamente il caso di osare di più.
Con questo non voglio dire che "Nazo no Kanojo X" sia un anime da buttare; al contrario, lo ritengo sottovalutato. Non conosco il manga da cui è tratto, ma una cosa è certa: da una parte o dall'altra è rimasto vittima di un ingiusto depotenziamento.
Nella classe di Akira Tsubaki si trasferisce la misteriosa Mikoto Urabe, che a causa delle sue stramberie viene immediatamente emarginata dal resto della classe - non che la diretta interessata ne soffra, giacché trascorre ogni attimo di pausa tra una lezione e l'altra e non solo a dormire della grossa. Sarà proprio a causa di questa sua abitudine che il ragazzo, dopo aver ceduto all'impulso di intingere un dito nella pozza della sua saliva, scoprirà di non poter più fare a meno della sua dolcezza: ha così inizio una bizzarra relazione amorosa che, pur andando soggetta alle consuete dinamiche di coppia, ruota tutta attorno a questo scambio di fluidi dalle proprietà non convenzionali.
Nonostante ad Akira siano negate molte delle piccole gioie di avere una fidanzatina, come ad esempio il mero contatto fisico, è ragionevole affermare che condivide con Urabe molto più di quanto sembra. Questo perché l'unicità della sua reazione alla saliva di lei, attraverso la quale possono venire convogliati pensieri, emozioni e in generale qualsiasi alterazione fisica, è la riprova che il loro è un legame arcano. Semplice suggestione o qualcosa di più? Impossibile stabilirlo con certezza, dato che nessuna spiegazione ci viene fornita circa il perché di queste proprietà o su come Urabe, che non si capisce bene quanto ne sia effettivamente consapevole e quanto, invece, creda di esserlo, ne sia venuta a conoscenza. Stesso discorso per la sua abilità con le forbici, per giunta a punta arrotondata, che è solita portare sotto l'elastico delle mutandine. Se da una parte questa mancanza di informazioni ci sottrae al supplizio di frequenti e interminabili sequenze espositive, dall'altra fa rabbia vedere quanto tempo si è costretti a perdere dietro a fatti o persone di scarsa, per non dir nulla, rilevanza, come il classico episodio sulla spiaggia che c'entra come il cavolo a merenda, l'assurdo spirito di emulazione provato dall'unica amica di Urabe nei suoi confronti o l'inopportuna ricomparsa di una ragazza di cui un tempo il protagonista era innamorato: un dedalo semisenziente di clichés di cui non c'era il minimo bisogno.
Fedele al suo ruolo di protagonista ridicolmente nella norma, Akira non presenta un carattere particolarmente sfaccettato, anche se va fatto notare che, man mano che la sua relazione "sale di livello", il suo intuito si sviluppa di conseguenza: Urabe sarà sempre un mistero per lui, ma ogni giorno un po' meno insondabile del precedente. Quest'ultima, invece, è semplicemente adorabile nella sua schiettezza e acutezza. Sa di condurre il gioco, ma non se ne approfitta, anche se senza rendersene conto tende a "delgare" la sua saliva invece di prendere le questioni di petto - o di forbice. Per quanto riguarda gli altri personaggi, beh, mettiamola così: per quanto necessari, nessuno di loro è veramente indispensabile, e non solo perché Urabe li eclissa senza sforzo.
Un'altra cosa che non mi ha entusiasmato e nella quale non ho visto il benché minimo guizzo, eccezion fatta per la buona prova di Ayako Yoshitani nei panni di Urabe, è il comparto tecnico in tutta la sua interezza. C'è una differenza tra essere retró ed essere stantio, e il character design di questa serie, almeno secondo il mio modo di vedere, rientra in questa seconda categoria: lasciamo riposare in pace gli Anni Novanta. La regia si fa ispirata soltanto quando c'è da vedere Urabe in azione con le forbici (e questo è bene) oppure da decantare, in maniera del tutto gratuita, le grazie di questo o quel personaggio femminile (e questo è male); la fotografia è certamente gradevole, ma ho trovato un po' forzato il suo voler fare atmosfera a tutti i costi; le animazioni sono appena nella norma; e la colonna sonora si fa ascoltare soltanto con educato interesse. Anche qui vale quanto detto per quanto riguarda l'opera in generale: era certamente il caso di osare di più.
Con questo non voglio dire che "Nazo no Kanojo X" sia un anime da buttare; al contrario, lo ritengo sottovalutato. Non conosco il manga da cui è tratto, ma una cosa è certa: da una parte o dall'altra è rimasto vittima di un ingiusto depotenziamento.
"Nazo no Kanojo X" è forse uno degli anime più difficili tra quelli che ho recensito finora. Se ci si limita a guardare i primissimi episodi, l'effetto della strana storia d'amore tra Tsubaki e Urabe, basata su scambi di saliva (si badi bene non s'intendono baci molto appiccicosi ma di veri e propri travasi di saliva da una bocca all'altra) potrebbe essere di disgusto o irritazione. Eh sì, a volte sono proprio strani questi giapponesi; tanto strani da riuscire a trasformare una storia dall'apparenza quantomeno molto bizzarra in un qualcosa che finisce per avere un significato molto profondo e gradevole.
<b>Il seguente paragrafo contiene spoiler!</b>
Ma partiamo dalla trama. Nella classe di Tsubaki viene trasferita Urabe, una ragazza giudicata da tutti come un pò strana: non dà confidenza a nessuno e passa i momenti di pausa tra una lezione e l'altra profondamente addormentata sul suo banco (a faccia sotto!). Un giorno rientrando in aula Tsubaki nota la presenza di saliva sul banco della ragazza e, non essendoci nessuno nei dintorni, i suoi ormoni adolescenziali lo spingono a... dare una leccatina. A seguito di questa sua bizzarra decisione il ragazzo viene colpito da una strana febbre che non accenna a scomparire e che lo costringe in casa per diversi giorni. Un pomeriggio, però, Urabe si presenta con una scusa a causa sua e gli confida di sapere cos'ha fatto e gli spiega che la sua febbre è dovuta al fatto che, inconsciamente, il ragazzo si è innamorato di lei. In particolare tra i due si è creato uno strano legame che deve essere necessariamente nutrito attraverso l'ingestione di dosi quotidiane della sua saliva.
Come cosa fa abbastanza schifo, giusto? Non posso darvi torto, anch'io all'inizio la pensavo così. E la mia opinione in proposito non è cambiata granché anzi è addirittura peggiorata quando questi scambi di saliva diventano l'origine di allucinazioni o un mezzo di trasmissione dei sentimenti (e anche dei danni fisici!) dell''una all'altro. "Ma cos'ha in bocca questa Urabe" - ho pensato - "LSD?".
Ma questa non è l'unica stranezza della ragazza: nelle mutandine porta sempre un paio di forbici che riesce a manovrare a una velocità e con una precisione impossibile. Tra l'altro come cosa l'ho trovata molto divertente; peccato che l'uso delle suddette forbici avvenga molto di rado.
Insomma le premesse per un disastro c'erano tutte. E invece questo anime non è solo forbice e saliva ma, fatta l'abitudine a questo strano modo di dimostrare l'un l'altro il proprio amore vien fuori inaspettatamente il lato più romantico di questa strana storia, tanto che la lenta ma costante evoluzione della storia d'amore dei due ragazzi, che tende via via verso modelli più tradizionali, talvolta raggiunge livelli tali da stringere il cuore dello spettatore. E il particolare espediente creato dall'autore per esprimere lo stato d'animo dei due ragazzi diventa particolarmente efficace e quasi non ci si accorge più della sua stranezza ma addirittura si comincia ad aspettare il momento in cui questo avverrà, in quanto sarà portatrice di nuove grandi emozioni.
Questa prima edizione non ci spiega tutti i segreti di Urabe e soprattutto nulla ci dice sull'origine di questa sua saliva "miracolosa"; ma alla fine non credo importi veramente a molti saperne di più in materia. Il fulcro di questo anime è una storia d'amore adolescenziale e i momenti di vero interesse vanno ricercati nel rafforzamento del legame tra i due innamorati che proprio nell'ultimo episodio si dimostra completo e totale.
Infine, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da un anime con questi presupposti, la componente ecchi è davvero ridotta ai minimi termini. Un altro aspetto che merita grandissima considerazione nella mia valutazione, che è moderatamente positiva.
<b>Il seguente paragrafo contiene spoiler!</b>
Ma partiamo dalla trama. Nella classe di Tsubaki viene trasferita Urabe, una ragazza giudicata da tutti come un pò strana: non dà confidenza a nessuno e passa i momenti di pausa tra una lezione e l'altra profondamente addormentata sul suo banco (a faccia sotto!). Un giorno rientrando in aula Tsubaki nota la presenza di saliva sul banco della ragazza e, non essendoci nessuno nei dintorni, i suoi ormoni adolescenziali lo spingono a... dare una leccatina. A seguito di questa sua bizzarra decisione il ragazzo viene colpito da una strana febbre che non accenna a scomparire e che lo costringe in casa per diversi giorni. Un pomeriggio, però, Urabe si presenta con una scusa a causa sua e gli confida di sapere cos'ha fatto e gli spiega che la sua febbre è dovuta al fatto che, inconsciamente, il ragazzo si è innamorato di lei. In particolare tra i due si è creato uno strano legame che deve essere necessariamente nutrito attraverso l'ingestione di dosi quotidiane della sua saliva.
Come cosa fa abbastanza schifo, giusto? Non posso darvi torto, anch'io all'inizio la pensavo così. E la mia opinione in proposito non è cambiata granché anzi è addirittura peggiorata quando questi scambi di saliva diventano l'origine di allucinazioni o un mezzo di trasmissione dei sentimenti (e anche dei danni fisici!) dell''una all'altro. "Ma cos'ha in bocca questa Urabe" - ho pensato - "LSD?".
Ma questa non è l'unica stranezza della ragazza: nelle mutandine porta sempre un paio di forbici che riesce a manovrare a una velocità e con una precisione impossibile. Tra l'altro come cosa l'ho trovata molto divertente; peccato che l'uso delle suddette forbici avvenga molto di rado.
Insomma le premesse per un disastro c'erano tutte. E invece questo anime non è solo forbice e saliva ma, fatta l'abitudine a questo strano modo di dimostrare l'un l'altro il proprio amore vien fuori inaspettatamente il lato più romantico di questa strana storia, tanto che la lenta ma costante evoluzione della storia d'amore dei due ragazzi, che tende via via verso modelli più tradizionali, talvolta raggiunge livelli tali da stringere il cuore dello spettatore. E il particolare espediente creato dall'autore per esprimere lo stato d'animo dei due ragazzi diventa particolarmente efficace e quasi non ci si accorge più della sua stranezza ma addirittura si comincia ad aspettare il momento in cui questo avverrà, in quanto sarà portatrice di nuove grandi emozioni.
Questa prima edizione non ci spiega tutti i segreti di Urabe e soprattutto nulla ci dice sull'origine di questa sua saliva "miracolosa"; ma alla fine non credo importi veramente a molti saperne di più in materia. Il fulcro di questo anime è una storia d'amore adolescenziale e i momenti di vero interesse vanno ricercati nel rafforzamento del legame tra i due innamorati che proprio nell'ultimo episodio si dimostra completo e totale.
Infine, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare da un anime con questi presupposti, la componente ecchi è davvero ridotta ai minimi termini. Un altro aspetto che merita grandissima considerazione nella mia valutazione, che è moderatamente positiva.
Quella tra Mikoto, enigmatica ragazza appena trasferitasi in un nuovo istituto, e Akira, adolescente alle prime armi col gentil sesso, è una storia d'amore come tante, che fa perno sull'inesperienza della prima cotta e che gioca con gli imbarazzi dell'innamoramento.
Una storia che nasce tra i banchi di scuola, dal contenuto non particolarmente innovativo - anzi, ad esser schietti, piuttosto canonico -, la quale, se non fosse per l'aspetto formale, che fa tabula rasa dei classici stilemi che usualmente caratterizzano la commedia romantica, sarebbe verosimilmente passata inosservata.
Eh sì, perché tutto si può dire tranne che lo svolgimento della vicenda segua pedissequamente binari già tracciati: sin dall'incipit - dove si racconta l'evento che fa scoccare la scintilla tra i protagonisti, ovvero l'invincibile pulsione di Akira ad assaggiare la saliva colata dalla bocca della pigra Mikoto, appisolatasi sul banco - si capisce infatti che "Nazo no Kanojo X" non sarà un anime dall'andamento convenzionale.
Tra deliri onirici ad ambientazione surrealista - a volte le scenografie sembrano quadri di Dalì -, marziali acrobazie con le forbici, simbiosi emotive innescate da scambi di saliva e alterazioni sensoriali originate da corpi che si sfiorano, non si può certo imputare alla sceneggiatura mancanza di originalità.
E' un ardito accostamento quello tra sentimenti di rara delicatezza e pratiche dal sapore tribale - fin troppo allusive nel loro palese simbolismo sessuale - e inizialmente potrà creare qualche sconcerto; eppure, questo audace contrasto ha il merito di rendere il rapporto tra i due innamorati, avverso a idealizzazioni romantiche, oltremodo credibile nella sua appiccicosa concretezza.
Centellinando piccole rivelazioni in episodi solitamente autoconclusivi, la trama ha inoltre il pregio di mantenere l'interesse del pubblico inalterato per tutta la durata della serie, grazie soprattutto alle molteplici, cervellotiche opportunità narrative che un uso a 360° del liquido secreto dalle ghiandole salivari garantisce.
Geniale per certi versi, "Nazo no kanojo X" deve però una fetta consistente del fascino che esercita al personaggio di Urabe Mikoto: solitaria e scontrosa, poco espansiva, timida in amore e parsimoniosa nei gesti d'affetto, possiede, pur nella sua scarruffata capigliatura, una straordinaria sensualità che la rende capace di ardenti slanci passionali, indizi neanche troppo dissimulati di una natura selvaggia e focosa.
Meno incisiva, invece, la caratterizzazione del resto del cast, compresa quella dell'innamorato Akira, adombrato suo malgrado dall'ingombrante figura della protagonista.
Specchio della stranezza dell'anime, anche il character design si mostra alquanto particolare: discostandosi dai modelli attualmente in voga, sembra piuttosto rifarsi all'animazione anni '80 - Ueno, l'amico di Akira, assomiglia tremendamente a Megane di "Urusei Yatsura" -, una scelta stilistica originale, non sempre sorretta, ahimè, da animazioni di buon livello.
Curiosa infine la scelta di accompagnare il racconto - pur sempre una commedia - con temi musicali sinistri, quasi inquietanti, che tuttavia ben si fondono con l'atmosfera pregna di mistero che pervade l'anime.
Il principale difetto che si può riscontrare in "Nazo no kanojo X", in quanto adattamento animato dei primi volumi dell'omonimo manga, è quello di essere purtroppo una serie incompiuta, che non offre solidi spunti interpretativi, né spiegazioni esaurienti dei suoi numerosi punti oscuri: anche dopo l'ultima puntata, infatti, gli enigmi legati alla misteriosa figura di Urabe Mikoto rimangono insoluti.
Chissà, forse un giorno verranno sciolti in un ipotetico sequel.
Nel frattempo, non fatevi coinvolgere troppo dalle singolari trovate di quest'anime: sappiate che, probabilmente, il vostro partner non resterà estasiato davanti alla prospettiva di un bacio scambiato attraverso un dito intriso di saliva.
Una storia che nasce tra i banchi di scuola, dal contenuto non particolarmente innovativo - anzi, ad esser schietti, piuttosto canonico -, la quale, se non fosse per l'aspetto formale, che fa tabula rasa dei classici stilemi che usualmente caratterizzano la commedia romantica, sarebbe verosimilmente passata inosservata.
Eh sì, perché tutto si può dire tranne che lo svolgimento della vicenda segua pedissequamente binari già tracciati: sin dall'incipit - dove si racconta l'evento che fa scoccare la scintilla tra i protagonisti, ovvero l'invincibile pulsione di Akira ad assaggiare la saliva colata dalla bocca della pigra Mikoto, appisolatasi sul banco - si capisce infatti che "Nazo no Kanojo X" non sarà un anime dall'andamento convenzionale.
Tra deliri onirici ad ambientazione surrealista - a volte le scenografie sembrano quadri di Dalì -, marziali acrobazie con le forbici, simbiosi emotive innescate da scambi di saliva e alterazioni sensoriali originate da corpi che si sfiorano, non si può certo imputare alla sceneggiatura mancanza di originalità.
E' un ardito accostamento quello tra sentimenti di rara delicatezza e pratiche dal sapore tribale - fin troppo allusive nel loro palese simbolismo sessuale - e inizialmente potrà creare qualche sconcerto; eppure, questo audace contrasto ha il merito di rendere il rapporto tra i due innamorati, avverso a idealizzazioni romantiche, oltremodo credibile nella sua appiccicosa concretezza.
Centellinando piccole rivelazioni in episodi solitamente autoconclusivi, la trama ha inoltre il pregio di mantenere l'interesse del pubblico inalterato per tutta la durata della serie, grazie soprattutto alle molteplici, cervellotiche opportunità narrative che un uso a 360° del liquido secreto dalle ghiandole salivari garantisce.
Geniale per certi versi, "Nazo no kanojo X" deve però una fetta consistente del fascino che esercita al personaggio di Urabe Mikoto: solitaria e scontrosa, poco espansiva, timida in amore e parsimoniosa nei gesti d'affetto, possiede, pur nella sua scarruffata capigliatura, una straordinaria sensualità che la rende capace di ardenti slanci passionali, indizi neanche troppo dissimulati di una natura selvaggia e focosa.
Meno incisiva, invece, la caratterizzazione del resto del cast, compresa quella dell'innamorato Akira, adombrato suo malgrado dall'ingombrante figura della protagonista.
Specchio della stranezza dell'anime, anche il character design si mostra alquanto particolare: discostandosi dai modelli attualmente in voga, sembra piuttosto rifarsi all'animazione anni '80 - Ueno, l'amico di Akira, assomiglia tremendamente a Megane di "Urusei Yatsura" -, una scelta stilistica originale, non sempre sorretta, ahimè, da animazioni di buon livello.
Curiosa infine la scelta di accompagnare il racconto - pur sempre una commedia - con temi musicali sinistri, quasi inquietanti, che tuttavia ben si fondono con l'atmosfera pregna di mistero che pervade l'anime.
Il principale difetto che si può riscontrare in "Nazo no kanojo X", in quanto adattamento animato dei primi volumi dell'omonimo manga, è quello di essere purtroppo una serie incompiuta, che non offre solidi spunti interpretativi, né spiegazioni esaurienti dei suoi numerosi punti oscuri: anche dopo l'ultima puntata, infatti, gli enigmi legati alla misteriosa figura di Urabe Mikoto rimangono insoluti.
Chissà, forse un giorno verranno sciolti in un ipotetico sequel.
Nel frattempo, non fatevi coinvolgere troppo dalle singolari trovate di quest'anime: sappiate che, probabilmente, il vostro partner non resterà estasiato davanti alla prospettiva di un bacio scambiato attraverso un dito intriso di saliva.
Originale, Perverso, alternativo: forse queste sono le parole esatte per descrivere "Nazo no Kanojo X". Qualcuno osa dire che è trash; beh, in effetti ci siamo molto vicino, ma oserei dire che è solo un problema di punti di vista perché quest'opera esce fuori dalle etichette che negli ultimi anni si sono imposte, ovvero ecchi, erotismo e sentimentalismo. Quest'opera alternativa ci fa vedere l'amore con gli occhi di "pazzi schizofrenici".
Tsubaki è un liceale alquanto normale. Non ha la ragazza ma da tempo è fissato con una sua ex compagna delle medie. Un giorno nella sua classe arriva una strana ragazza, Mikoto Urabe. Questa giovane è troppo strana: capelli non curati, scontrosa, antisociale ed è solita dormire durante la pausa pranzo. Un giorno Tsubaki, avendo dimenticato un libro in classe, ritorna di pomeriggio a scuola e trova addormentata sul banco Mikoto. Appena la ragazza esce dall'aula il grande genio decide di assaggiare la fisiologica saliva della giovane che era addormentata. Risultato: ne diventa dipendente e nel caso non assuma più la saliva comincia a star male. Da questo Mikoto comincia una relazione con il giovane donandogli ogni giorno una "dose" di saliva.
La storia continua, ma è fine a se stessa. Semplicemente si vuole vedere come si sviluppa questo rapporto. Questo si evince in modo chiaro, per questo nessuno si aspetta niente.
Personalmente avrei voluto dare un voto sufficiente perché "Nazo no Kanojo X" è davvero molto originale come serie. Anche il fatto che non si siano scelte ragazze bellissime ma alternative lo rende interessante. Parliamoci chiaramente, il fanservice non è bandito in questa serie, ma è diverso, vediamo qualcosa di nuovo.
Ma allora perché una mediocrità? I problemi sono tanti, la storia tanto originale e alternativa è un'arma a doppio taglio. Se da una parte vediamo cose nuove, dall'altra vediamo cose troppo strane e irreali. C'è il saliva party. Posso capire che una persona abbia questa mania del passarsi la saliva, ma è impossibile che su otto personaggi che compaiono sei hanno a che fare con la saliva e se la vogliono passare fra di loro.
Altro tallone d'Achille è il non spiegare. Mikoto e Tsubaki si passano le emozioni con la saliva. Presupponendo che la cosa è misteriosa, sarebbe opportuno che ci venga spiegato il perché. Io avevo ipotizzato due cose, una più di stampo "medico", ovvero scambio di ormoni attraverso una saliva "magica" (se dico cose strane è colpa di questa serie); l'altra invece è una semplice deduzione che ho fatto. Viene sottolineato spesso il pupino nella cartella, che è una navicella spaziale. Perciò avevo immaginato che Mikoto potesse essere un alieno. In fondo non si sa niente di lei e neanche della sua famiglia, che sembra quasi non esistere.
Ma ovviamente se l'autore non spiega niente le mie sono soltanto supposizioni che possono portare a far pensare, ma nient'altro.
Ma la cosa in assoluto che mi ha fatto abbassare drasticamente il voto è stata, sicuramente, il disegno. Tutti i personaggi sono strabici. Nella scheda ci sono le immagini preview: osservatele bene e vedete già dalla prima in cui c'è Tsubaki che addenta un pancarré che i due occhi hanno direzioni diverse. Si incrociano, ma è ovvio che per la direzione della testa lui cerca di guardare verso terra. Tutti i personaggi sono così, occhi per i fatti loro.
Sempre a livello tecnico non ci sono chissà che animazioni e quelle poche sono normali, ma i capelli femminili sono veramente orribili. A parte Mikoto, che personalmente ritengo fantastica (tranne che per gli occhi strabici, fatti per incompetenza), le altre ragazze sono fatte malissimo. Non chiedo acconciature, pieghe o meches, ma il minimo di normalità.
A livello caratteriale mi piacciono i due protagonisti. Soprattutto Mikoto è interessante: è una pazza, e si capisce, ma la cosa bella è la sua evoluzione a livello sentimentale. Anche se è innamorata dall'inizio di Tsubaki pian piano riesce a manifestare il suo amore e ad accettare le sue manie "ecchi". L'unica cosa che non capisco fondamentalmente è come sappia tutte quelle cose sulla saliva e come, nonostante la sua conoscenza, non la ostenti. Ma vabbè, cose da poco.
Allora, io personalmente non la consiglierei, questa serie. Forse però a qualcuno potrebbe piacere, ad esempio chi ama gli scolastici ma è annoiato dai soliti cliché potrebbe trovare questa serie molto interessante.
Per come è finito "Nazo no Kanojo X" comunque temo una seconda serie, <b>
Tsubaki è un liceale alquanto normale. Non ha la ragazza ma da tempo è fissato con una sua ex compagna delle medie. Un giorno nella sua classe arriva una strana ragazza, Mikoto Urabe. Questa giovane è troppo strana: capelli non curati, scontrosa, antisociale ed è solita dormire durante la pausa pranzo. Un giorno Tsubaki, avendo dimenticato un libro in classe, ritorna di pomeriggio a scuola e trova addormentata sul banco Mikoto. Appena la ragazza esce dall'aula il grande genio decide di assaggiare la fisiologica saliva della giovane che era addormentata. Risultato: ne diventa dipendente e nel caso non assuma più la saliva comincia a star male. Da questo Mikoto comincia una relazione con il giovane donandogli ogni giorno una "dose" di saliva.
La storia continua, ma è fine a se stessa. Semplicemente si vuole vedere come si sviluppa questo rapporto. Questo si evince in modo chiaro, per questo nessuno si aspetta niente.
Personalmente avrei voluto dare un voto sufficiente perché "Nazo no Kanojo X" è davvero molto originale come serie. Anche il fatto che non si siano scelte ragazze bellissime ma alternative lo rende interessante. Parliamoci chiaramente, il fanservice non è bandito in questa serie, ma è diverso, vediamo qualcosa di nuovo.
Ma allora perché una mediocrità? I problemi sono tanti, la storia tanto originale e alternativa è un'arma a doppio taglio. Se da una parte vediamo cose nuove, dall'altra vediamo cose troppo strane e irreali. C'è il saliva party. Posso capire che una persona abbia questa mania del passarsi la saliva, ma è impossibile che su otto personaggi che compaiono sei hanno a che fare con la saliva e se la vogliono passare fra di loro.
Altro tallone d'Achille è il non spiegare. Mikoto e Tsubaki si passano le emozioni con la saliva. Presupponendo che la cosa è misteriosa, sarebbe opportuno che ci venga spiegato il perché. Io avevo ipotizzato due cose, una più di stampo "medico", ovvero scambio di ormoni attraverso una saliva "magica" (se dico cose strane è colpa di questa serie); l'altra invece è una semplice deduzione che ho fatto. Viene sottolineato spesso il pupino nella cartella, che è una navicella spaziale. Perciò avevo immaginato che Mikoto potesse essere un alieno. In fondo non si sa niente di lei e neanche della sua famiglia, che sembra quasi non esistere.
Ma ovviamente se l'autore non spiega niente le mie sono soltanto supposizioni che possono portare a far pensare, ma nient'altro.
Ma la cosa in assoluto che mi ha fatto abbassare drasticamente il voto è stata, sicuramente, il disegno. Tutti i personaggi sono strabici. Nella scheda ci sono le immagini preview: osservatele bene e vedete già dalla prima in cui c'è Tsubaki che addenta un pancarré che i due occhi hanno direzioni diverse. Si incrociano, ma è ovvio che per la direzione della testa lui cerca di guardare verso terra. Tutti i personaggi sono così, occhi per i fatti loro.
Sempre a livello tecnico non ci sono chissà che animazioni e quelle poche sono normali, ma i capelli femminili sono veramente orribili. A parte Mikoto, che personalmente ritengo fantastica (tranne che per gli occhi strabici, fatti per incompetenza), le altre ragazze sono fatte malissimo. Non chiedo acconciature, pieghe o meches, ma il minimo di normalità.
A livello caratteriale mi piacciono i due protagonisti. Soprattutto Mikoto è interessante: è una pazza, e si capisce, ma la cosa bella è la sua evoluzione a livello sentimentale. Anche se è innamorata dall'inizio di Tsubaki pian piano riesce a manifestare il suo amore e ad accettare le sue manie "ecchi". L'unica cosa che non capisco fondamentalmente è come sappia tutte quelle cose sulla saliva e come, nonostante la sua conoscenza, non la ostenti. Ma vabbè, cose da poco.
Allora, io personalmente non la consiglierei, questa serie. Forse però a qualcuno potrebbe piacere, ad esempio chi ama gli scolastici ma è annoiato dai soliti cliché potrebbe trovare questa serie molto interessante.
Per come è finito "Nazo no Kanojo X" comunque temo una seconda serie, <b>
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
</b> in fondo i due protagonisti non si sono baciati, perciò dovrebbe continuare. <b>[fine SPOILER]</b>
Alcuni giorni fa, alla ricerca di un nuovo anime da guardare, mi sono imbattuto nella trama di questo "Nazo no Kanojo X", e interessato, nonché incuriosito, dalla storia, ho subito deciso di entrarne in possesso.
Akira Tsubaki si ritrova come compagna di banco una nuova studentessa dalle abitudini alquanto asociali e misteriose: Urabe Mikoto. Questa evita di stringere amicizia con le altre compagne di classe e nelle pause è solita dormire con la testa sul banco. Proprio qui avviene il fatto più importante della storia: Akira decide di assaggiare la saliva versata nel sonno da Urabe sul banco. Da qui nascerà tra di loro una stretta relazione sentimentale.
Inutile dire che si tratta se non altro di una storia decisamente originale, e bisogna dare plauso di questo agli autori, visto che di questi tempi si fatica sempre di più a trovare spunti interessanti.
Il personaggio di Urabe Mikoto, non esito a definirlo (ad alcuni forse potrà sembrare una bestemmia) il migliore di sempre tra quelli femminili, con il suo sguardo misto tra il glaciale e l'inespressivo, il suo fare misterioso e il suo look trascurato. Urabe sembra essere in grado di gestire il rapporto con il fidanzato tramite la saliva e stringere appunto con lo scambio di questa una sorta di legame empatico, come un passaggio di emozioni e pensieri sostituendo il normale modo di comunicare attraverso parole e gesti di affetto.
La storia non è velocissima, ma resta sempre interessante e ti fa venire voglia di vedere subito l'episodio successivo.
Divertenti e ben caratterizzati sono i personaggi secondari, sia come aspetto sia come delineamento psicologico.
Musiche e comparto grafico non sono male, ma non sono neanche nulla di eccezionale, rimanendo nella norma e adattandosi perfettamente alla situazione.
Insomma, se non rimanete schifati dall'abbondante quantità di saliva presente, vi troverete di fronte a un anime di stampo sentimentale originale e molto divertente, dal quale sono rimasto decisamente soddisfatto e che consiglio a tutti.
Akira Tsubaki si ritrova come compagna di banco una nuova studentessa dalle abitudini alquanto asociali e misteriose: Urabe Mikoto. Questa evita di stringere amicizia con le altre compagne di classe e nelle pause è solita dormire con la testa sul banco. Proprio qui avviene il fatto più importante della storia: Akira decide di assaggiare la saliva versata nel sonno da Urabe sul banco. Da qui nascerà tra di loro una stretta relazione sentimentale.
Inutile dire che si tratta se non altro di una storia decisamente originale, e bisogna dare plauso di questo agli autori, visto che di questi tempi si fatica sempre di più a trovare spunti interessanti.
Il personaggio di Urabe Mikoto, non esito a definirlo (ad alcuni forse potrà sembrare una bestemmia) il migliore di sempre tra quelli femminili, con il suo sguardo misto tra il glaciale e l'inespressivo, il suo fare misterioso e il suo look trascurato. Urabe sembra essere in grado di gestire il rapporto con il fidanzato tramite la saliva e stringere appunto con lo scambio di questa una sorta di legame empatico, come un passaggio di emozioni e pensieri sostituendo il normale modo di comunicare attraverso parole e gesti di affetto.
La storia non è velocissima, ma resta sempre interessante e ti fa venire voglia di vedere subito l'episodio successivo.
Divertenti e ben caratterizzati sono i personaggi secondari, sia come aspetto sia come delineamento psicologico.
Musiche e comparto grafico non sono male, ma non sono neanche nulla di eccezionale, rimanendo nella norma e adattandosi perfettamente alla situazione.
Insomma, se non rimanete schifati dall'abbondante quantità di saliva presente, vi troverete di fronte a un anime di stampo sentimentale originale e molto divertente, dal quale sono rimasto decisamente soddisfatto e che consiglio a tutti.
Lo shounen scolastico sentimentale con sfumature ecchi è un genere molto amato in Giappone, con innumerevoli rappresentanti in manga e anime. Proprio per l'estrema popolarità del genere è difficile realizzare qualcosa di diverso dal solito. Si può dire anzi che la maggioranza degli esponenti del genere ripropongono le stesse situazioni e personaggi: il festival scolastico, la gita al mare, il protagonista imbranato ambìto da ragazze bellissime, eccetera. "Nazo no Kanojo X" riesce a ritagliarsi uno spazio suo, pur presentando tutti questi luoghi comuni. In primo luogo per la scelta di giocare sul grottesco: si tratta di un anime volutamente non realistico e con una forte componente ironica, specialmente per quanto riguarda la componente ecchi. Componente ecchi che è molto presente, ma quasi mai scontata: basti dire che in tutte le puntate l'interazione tra i protagonisti avviene tramite scambio di un particolare fluido corporeo (la saliva) che si distingue da un lato per il suo aspetto repulsivo e dall'altro per la sua enfatizzata somiglianza ad altri tipi di fluidi corporei che non ho bisogno di nominare. La scelta è brillante, perché "Nazo no Kanojo X" non è una serie volgare, al contrario anzi è piuttosto delicata, attenta ai sentimenti e alle titubanze dei personaggi alle prese con i primi turbamenti amorosi: si tratta di una serie che racconta l'educazione sentimentale di due giovani, educazione sentimentale che include anche gli aspetti più corporali, che però non vengono mai esplicitati - sognatevi di vedere un bacio, toccarsi per mano è un'impresa e scambiarsi un abbraccio è il massimo livello di contatto fisico permesso.
Tutto quindi si gioca sulla simbologia sessuale, così pesante da risultare genialmente grottesca e implicitamente umoristica: per certi versi "Nazo no Kanojo X" è quasi una parodia degli stereotipi del genere, pur rientrando a pieno titolo nella categoria di commedia romantica, con un accento più sull'aspetto romantico che su quello comico. Il problema del manga (che ho letto prima di vedere l'anime) è che un buon inizio è seguito da un'evoluzione che tende a rientrare negli schemi tradizionali, perdendo la carica innovativa. Fortunatamente però l'anime, che copre solo i primi volumi del manga, non soffre molto di questo difetto: in particolare ho molto apprezzato il finale aperto - un banale lieto fine sarebbe stato un delitto date le atmosfere di tutta la serie. Va detto comunque che qualche puntata dell'anime scade in situazioni più banali: in questo senso la peggiore puntata è quella della gita al mare, che ha lo scopo principale di far vedere la protagonista in costume da bagno. Anche in questo caso però c'è qualche idea buona: in particolare il fatto che le dimensioni del seno di Urabe dipendono dallo stato emotivo di Akira, per cui è disegnato molto più grande quando lei è in costume da bagno o quando Akira ha appena avuto un sogno erotico.
La mia valutazione per quanto riguarda storia e personaggi sarebbe un 7-7,5, che però va assolutamente alzato in considerazione di varie caratteristiche tecniche meritevoli.
- Il chara design in stile retrò, che ricorda gli anni Novanta o addirittura la fine degli anni Ottanta, è estremamente gradevole. Finalmente qualcosa di diverso dal moe imperante oggigiorno.
- I colori e i fondali sono apprezzabilissimi; anche questi contribuiscono a dare un tocco retrò (ricordate i tramonti di "Marmalade Boy"?) e meritano una nota di merito.
- Le musiche (opening, ending e temi musicali) sono più che discrete: all'inizio sembrano nulla di che, ma più si sentono, più si apprezzano e rimangono impresse; sono perfettamente adatte a rendere le atmosfere dell'anime.
- La doppiatrice di Urabe è eccezionale, con una voce originale e perfetta per il suo personaggio.
- Le animazioni povere sono molto adatte a una serie sentimentale con un ritmo lento, in cui non interessa stupire con effetti speciali; hanno inoltre il plus valore di fare risaltare le scene clou dell'anime (gli ambigui e allusivi movimenti e luccichii della saliva, le performance di Urabe con le forbici), che invece sono animate benissimo.
In conclusione un 8 pieno è meritato. Preferirei però che la serie non continuasse con una seconda stagione, con il rischio di diventare più tradizionale e noiosa come è successo al manga. Va benissimo così com'è, con tutti i misteri sul conto di Urabe lasciati aperti, altrimenti che razza di ragazza misteriosa sarebbe?
Tutto quindi si gioca sulla simbologia sessuale, così pesante da risultare genialmente grottesca e implicitamente umoristica: per certi versi "Nazo no Kanojo X" è quasi una parodia degli stereotipi del genere, pur rientrando a pieno titolo nella categoria di commedia romantica, con un accento più sull'aspetto romantico che su quello comico. Il problema del manga (che ho letto prima di vedere l'anime) è che un buon inizio è seguito da un'evoluzione che tende a rientrare negli schemi tradizionali, perdendo la carica innovativa. Fortunatamente però l'anime, che copre solo i primi volumi del manga, non soffre molto di questo difetto: in particolare ho molto apprezzato il finale aperto - un banale lieto fine sarebbe stato un delitto date le atmosfere di tutta la serie. Va detto comunque che qualche puntata dell'anime scade in situazioni più banali: in questo senso la peggiore puntata è quella della gita al mare, che ha lo scopo principale di far vedere la protagonista in costume da bagno. Anche in questo caso però c'è qualche idea buona: in particolare il fatto che le dimensioni del seno di Urabe dipendono dallo stato emotivo di Akira, per cui è disegnato molto più grande quando lei è in costume da bagno o quando Akira ha appena avuto un sogno erotico.
La mia valutazione per quanto riguarda storia e personaggi sarebbe un 7-7,5, che però va assolutamente alzato in considerazione di varie caratteristiche tecniche meritevoli.
- Il chara design in stile retrò, che ricorda gli anni Novanta o addirittura la fine degli anni Ottanta, è estremamente gradevole. Finalmente qualcosa di diverso dal moe imperante oggigiorno.
- I colori e i fondali sono apprezzabilissimi; anche questi contribuiscono a dare un tocco retrò (ricordate i tramonti di "Marmalade Boy"?) e meritano una nota di merito.
- Le musiche (opening, ending e temi musicali) sono più che discrete: all'inizio sembrano nulla di che, ma più si sentono, più si apprezzano e rimangono impresse; sono perfettamente adatte a rendere le atmosfere dell'anime.
- La doppiatrice di Urabe è eccezionale, con una voce originale e perfetta per il suo personaggio.
- Le animazioni povere sono molto adatte a una serie sentimentale con un ritmo lento, in cui non interessa stupire con effetti speciali; hanno inoltre il plus valore di fare risaltare le scene clou dell'anime (gli ambigui e allusivi movimenti e luccichii della saliva, le performance di Urabe con le forbici), che invece sono animate benissimo.
In conclusione un 8 pieno è meritato. Preferirei però che la serie non continuasse con una seconda stagione, con il rischio di diventare più tradizionale e noiosa come è successo al manga. Va benissimo così com'è, con tutti i misteri sul conto di Urabe lasciati aperti, altrimenti che razza di ragazza misteriosa sarebbe?
Difficile compito, recensire questo "Nazo no Kanojo X"... Questa è un'altra di quelle serie, infatti, che parte da una base bizzarra e che, a primo impatto, potrebbe anche disgustare lo spettatore, ma a chi non deciderà di fermarsi a questa prima impressione negativa saprà regalare momenti di un'intensità davvero inaspettata. Ancora una volta il mondo dell'animazione nipponico riesce a regalarci perle dall'originalità sorprendente.
Veniamo subito al punto debole, il lato realizzato con più mediocrità, di quest'anime: il comparto grafico. Quest'ultimo infatti, pur non presentando vere e proprie magagne, è un po' anonimo e non è certo questo il cavallo di battaglia di "Nazo no Kanojo X", che trova altrove le ragioni della sua piacevolezza. Gli sfondi, pur non essendo brutti da vedere, sono, come dicevo, piuttosto normali, anonimi, e non ci si soffermerà mai su una schermata in particolare attratti dalla visione esteticamente gradevole. Un discorso più ampio lo merita il chara-design. A me non è piaciuto molto, lo ammetto. E' vero che riprende fedelmente il tratto presente sul manga, quindi da questo punto di vista non si può imputare niente agli autori, però, considerando che i protagonisti frequentano il liceo e stanno attraversando la fase dei primi pensieri pruriginosi e peccaminosi, il loro look un po' fanciullesco stona un po'. La stessa sorella di Akira, che è abbondantemente sopra i venti, a occhio e croce la si potrebbe collocare tranquillamente in prima superiore.
Un altro punto su cui la serie non poggia decisamente le sue virtù è la colonna sonora. Ho trovato le musiche un po' "pompose", anch'esse non adatte al contesto vita liceale/prime esperienze con l'altro sesso. Un po' meglio le sigle di apertura e chiusura, che risultano gradevoli e adatte al contesto della serie, con temi dal ritmo non lentissimo, ma che si accordano bene al romanticismo espresso (molto a modo suo) da quest'anime.
Esaminati i cosiddetti punti deboli, veniamo invece alle virtù di questo "Nazo no Kanojo X". Il primo che sicuramente salta all'occhio è la trama. Essa si basa sulle prime esperienze di una coppia, Mikoto e Akira, che fanno le loro scoperte sia in campo sentimentale sia, blandamente, non trattandosi certo di un hentai, sessuale. Se, detta così, quest'introduzione ci richiama alla mente tonnellate di anime simili, ciò che differenzia nettamente la serie in questione è l'approccio che essa fa a queste tematiche già sviscerate in precedenza e che è decisamente bizzarro e a modo suo geniale, a patto di non storcere la bocca all'escamotage narrativo utilizzato dagli autori sia da un punto di vista del disgusto (ci si scambia reciprocamente la saliva come bere bicchieri d'acqua) sia da un punto di vista razionale (la saliva diventa un tramite per comunicare all'altro/a le proprie emozioni).
L'improbabilità scientifica potrà far storcere la bocca ai più, ma se si accetta di pagare questo piccolo prezzo l'anime ci ricompenserà mostrandoci il bellissimo percorso compiuto dai due ragazzi, che mano nella mano salderanno sempre più il loro legame. Questo ci collega al punto successivo della recensione e che è un altro punto fermo dell'opera in oggetto: la caratterizzazione dei protagonisti.
I personaggi sono ben delineati, ognuno con il suo ruolo, svolto coerentemente e con precisione. Se i personaggi maschili seguono un cliché abbastanza scontato, pur nella loro coerenza (un po' tonti, eternamente arrapati, ubriacati dall'amore), il tratteggio effettuato sui personaggi femminili - in particolare su Urabe Mikoto, la protagonista femminile - è davvero eccezionale. Nel creare il suo legame con Akira, nonostante il bizzarro escamotage della saliva, Mikoto saprà comportarsi con una credibilità indiscutibile, mantenendo un freddo e distaccato controllo sulla relazione, nella prima fase di essa, salvo poi iniziare a "sciogliersi", mostrando debolezze che inizialmente non le facevamo proprie, via via che gli episodi passano e Akira assesta un colpo dietro l'altro alla muraglia dell'apparentemente scorbutica Mikoto.
Nel far notare il grande lavoro effettuato su quest'ultima, sarebbe ingiusto non citare il lavoro sopraffino della doppiatrice giapponese Ayako Yoshitani, che ha reso perfettamente il mutamento di Mikoto con il proprio tono di voce, offrendoci dei timbri atoni, che tratteggiano una ragazza misteriosa, scorbutica, totalmente disinteressata al mondo e alle persone che la circondano, nei primi episodi, per poi rimodularla sempre più normalmente, via via che passa il tempo e la sua dura scorza si sgretola. Confesso che dopo il primo episodio ero rimasto negativamente basito sul doppiaggio dell'eroina, salvo poi dovermi ricredere, cospargendomi il capo di cenere, comprendendo che non era un doppiaggio inadeguato, ma un effetto decisamente voluto.
Concludendo, suggerisco in modo davvero accorato, a chi legge questa recensione, di dare una chance a questo "Nazo no Kanojo X": passate sopra all'istintivo disgusto immaginando il passaggio reciproco della saliva (a parte che quando ci si bacia, alla fine avviene la stessa cosa, no?), e chiudete un occhio sulla ben poco scientifica invenzione del legame saliva/emozioni. Potrà essere uno sforzo notevole per i più razionali, ma questa piccola chicca saprà ripagare la vostra fatica.
Veniamo subito al punto debole, il lato realizzato con più mediocrità, di quest'anime: il comparto grafico. Quest'ultimo infatti, pur non presentando vere e proprie magagne, è un po' anonimo e non è certo questo il cavallo di battaglia di "Nazo no Kanojo X", che trova altrove le ragioni della sua piacevolezza. Gli sfondi, pur non essendo brutti da vedere, sono, come dicevo, piuttosto normali, anonimi, e non ci si soffermerà mai su una schermata in particolare attratti dalla visione esteticamente gradevole. Un discorso più ampio lo merita il chara-design. A me non è piaciuto molto, lo ammetto. E' vero che riprende fedelmente il tratto presente sul manga, quindi da questo punto di vista non si può imputare niente agli autori, però, considerando che i protagonisti frequentano il liceo e stanno attraversando la fase dei primi pensieri pruriginosi e peccaminosi, il loro look un po' fanciullesco stona un po'. La stessa sorella di Akira, che è abbondantemente sopra i venti, a occhio e croce la si potrebbe collocare tranquillamente in prima superiore.
Un altro punto su cui la serie non poggia decisamente le sue virtù è la colonna sonora. Ho trovato le musiche un po' "pompose", anch'esse non adatte al contesto vita liceale/prime esperienze con l'altro sesso. Un po' meglio le sigle di apertura e chiusura, che risultano gradevoli e adatte al contesto della serie, con temi dal ritmo non lentissimo, ma che si accordano bene al romanticismo espresso (molto a modo suo) da quest'anime.
Esaminati i cosiddetti punti deboli, veniamo invece alle virtù di questo "Nazo no Kanojo X". Il primo che sicuramente salta all'occhio è la trama. Essa si basa sulle prime esperienze di una coppia, Mikoto e Akira, che fanno le loro scoperte sia in campo sentimentale sia, blandamente, non trattandosi certo di un hentai, sessuale. Se, detta così, quest'introduzione ci richiama alla mente tonnellate di anime simili, ciò che differenzia nettamente la serie in questione è l'approccio che essa fa a queste tematiche già sviscerate in precedenza e che è decisamente bizzarro e a modo suo geniale, a patto di non storcere la bocca all'escamotage narrativo utilizzato dagli autori sia da un punto di vista del disgusto (ci si scambia reciprocamente la saliva come bere bicchieri d'acqua) sia da un punto di vista razionale (la saliva diventa un tramite per comunicare all'altro/a le proprie emozioni).
L'improbabilità scientifica potrà far storcere la bocca ai più, ma se si accetta di pagare questo piccolo prezzo l'anime ci ricompenserà mostrandoci il bellissimo percorso compiuto dai due ragazzi, che mano nella mano salderanno sempre più il loro legame. Questo ci collega al punto successivo della recensione e che è un altro punto fermo dell'opera in oggetto: la caratterizzazione dei protagonisti.
I personaggi sono ben delineati, ognuno con il suo ruolo, svolto coerentemente e con precisione. Se i personaggi maschili seguono un cliché abbastanza scontato, pur nella loro coerenza (un po' tonti, eternamente arrapati, ubriacati dall'amore), il tratteggio effettuato sui personaggi femminili - in particolare su Urabe Mikoto, la protagonista femminile - è davvero eccezionale. Nel creare il suo legame con Akira, nonostante il bizzarro escamotage della saliva, Mikoto saprà comportarsi con una credibilità indiscutibile, mantenendo un freddo e distaccato controllo sulla relazione, nella prima fase di essa, salvo poi iniziare a "sciogliersi", mostrando debolezze che inizialmente non le facevamo proprie, via via che gli episodi passano e Akira assesta un colpo dietro l'altro alla muraglia dell'apparentemente scorbutica Mikoto.
Nel far notare il grande lavoro effettuato su quest'ultima, sarebbe ingiusto non citare il lavoro sopraffino della doppiatrice giapponese Ayako Yoshitani, che ha reso perfettamente il mutamento di Mikoto con il proprio tono di voce, offrendoci dei timbri atoni, che tratteggiano una ragazza misteriosa, scorbutica, totalmente disinteressata al mondo e alle persone che la circondano, nei primi episodi, per poi rimodularla sempre più normalmente, via via che passa il tempo e la sua dura scorza si sgretola. Confesso che dopo il primo episodio ero rimasto negativamente basito sul doppiaggio dell'eroina, salvo poi dovermi ricredere, cospargendomi il capo di cenere, comprendendo che non era un doppiaggio inadeguato, ma un effetto decisamente voluto.
Concludendo, suggerisco in modo davvero accorato, a chi legge questa recensione, di dare una chance a questo "Nazo no Kanojo X": passate sopra all'istintivo disgusto immaginando il passaggio reciproco della saliva (a parte che quando ci si bacia, alla fine avviene la stessa cosa, no?), e chiudete un occhio sulla ben poco scientifica invenzione del legame saliva/emozioni. Potrà essere uno sforzo notevole per i più razionali, ma questa piccola chicca saprà ripagare la vostra fatica.
Oggigiorno ci si lamenta spesso della poca originalità delle serie animate 'made in Japan' che ci vengono rifilate stagione dopo stagione: c'è chi grida al solito 'moe', chi al solito 'harem', chi alle solite 'bambinate', spesso a ragione, ma a volte anche a sproposito. Eppure, di tanto in tanto, quando qualcuno si degna scovare finalmente un soggetto non convenzionale e portarlo agli occhi delle masse, ecco che nell'accoglienza del pubblico sembra soltanto albergare molto scetticismo. È proprio il caso di Nazo no Kanojo X, manga di Riichi Ueshiba, che a partire dal 2006 viene serializzato su Kodansha (la principale azienda editoriale nipponica), e nel 2012 cattura l'attenzione di Hoods Entertainment, che ne propone una versione animata. A dirigerla è Ayumu Watanabe, che in contemporanea lavora all'adattamento di un altro prodotto targato Kodansha, Uchuu Kyoudai. Come tutte le opere che ambiscono a stare nell'occhio del ciclone, anche Mysterious Girlfriend X tenta fin dall'inizio di farsi notare, e lo fa in modo da designare immediatamente sia gli spettatori che lo disprezzeranno, sia quelli che ne resteranno incuriositi.
Il contesto narrativo presentatoci è dei più elementari, ma non certo dei più comuni, che sia esso rapportato alla realtà o alle stesse opere di fantasia. Perno degli avvenimenti è una storia d'amore tra compagni di banco: uno è Akira Tsubaki, tipico giovanotto desideroso di approcciarsi all'altro sesso, ma ancora non molto ferrato in materia; l'altra è Mikoto Urabe, una ragazza che, appena trasferitasi nella sua scuola, riesce indirettamente a far parlare di sé, per via del suo carattere riservato e dei modi strambi che la contraddistinguono. Una delle sue abitudini è ad esempio quella di addormentarsi con la testa sul banco prima, durante o dopo le lezioni: proprio in una simile circostanza si sviluppa l'episodio che determinerà l'avvicinamento tra i due e che ne avvierà un costante, singolare 'scambio', quello di fluidi corporei. La saliva, che in molti hanno additato come feticcio, è indubbiamente il fattore scatenante di quelle reazioni negative obiettivamente difficili da giustificare, se correlate a una questione di logica. Innanzitutto, c'è una considerazione che andrebbe fatta, su un plateale dato di fatto, che in molti avranno inspiegabilmente trascurato: il carattere volutamente metaforico della rappresentazione. Se Nazo no Kanojo X fosse un diversivo per feticisti, non esporrebbe in bella mostra una serie di elementi incomodi che in moltissimi altri anime sarebbero altrimenti occultati, giusto accennati. Ad esempio la salivazione, che gioca un ruolo determinante nel meccanismo allusivo dell'opera, non è altro che una delle variegate manifestazioni del sigillo d'amore che i due protagonisti hanno scelto di condividere. La motivazione di certe scelte, forse eccessive, ma coraggiose, sta nell'essere in funzione di un processo narrativo ben preciso. Ciò che Nazo no Kanojo X si propone di fare, è di fornire una chiave di lettura alternativa dell'innamoramento, che non solo si distanzi dai canoni del proprio genere, ma li approfondisca in modo trascendentale. Allo stesso modo quest'opera va visionata dall'inizio alla fine, cioè da una prospettiva diversa, spoglia di ogni presentimento malizioso e aperta alla comprensione. Una volta sgombrata la mente da tutta una serie di sciocchi pregiudizi, potrete godere del racconto di una storia d'amore in piena regola, forse molto più vicina di altre al significato di questo sentimento, quello di reciproco, costante, progressivo e inviolabile scambio. È la condivisione di uno sguardo, di un pensiero, di una promessa, di un desiderio nascosto, è la comunione delle medesime sensazioni ed emozioni provate. E questa complicità è semplicemente concretizzata sotto forma di un marchio che pare così disgustoso ma che invece richiama il simbolo stesso dell'innamoramento che tutti accettiamo, conosciamo e diamo per scontato: il bacio, guarda caso, uno scambio di fluidi corporei.
Come in ogni relazione vera, anche quella tra Tsubaki e Urabe è costituita da gradini che vanno scalati un po' alla volta. È in questo lento processo di perfezionamento del rapporto che emergono sia il lato più maturo dell'opera sia la sua vena didattica, ma soprattutto, le caratteristiche di una delle figure femminili più intriganti mai inserite in un anime. Quella di Mikoto è una caratterizzazione di spicco in senso lato: sotto la foltissima frangia si nasconde un volto grazioso, che regala, oltre alla solita espressione indolente, anche rossori e sorrisi molto dolci, in qualche modo unici.
Ad ammorbidirne il design originale è Kenichi Konishi (stesso chara designer di Tokyo Godfathers), che tratteggia tutti i personaggi in modo molto semplice; si segnala inoltre la performance della seiyuu emergente Ayako Yoshitani, che le calza a pennello. La sua tortuosa personalità le permette di prendersi tutta la scena in qualsiasi momento essa decida. Quel che frullerà nella sua testa sarà sempre difficile da prevedere, e il povero Akira dovrà farne le spese, superando un primo importante ostacolo: il disorientamento generato dal fatto di avere una ragazza alquanto 'misteriosa', come accennato nel titolo. È così che il mistero di Urabe si riflette nell'incertezza del primo vero innamoramento da parte del ragazzo. Come si deve comportare un adolescente innamorato? Le fondamenta della crescita del ragazzo in tale campo saranno poggiate su questo punto di domanda, e a indicargli la rotta sarà proprio la sua nuova fidanzata. Il 'legame' si è formato, ma è ancora fragile e necessita di un consolidamento che andrà stimolato a piccoli passi. In questa graduale instaurazione si collocheranno le buffe vicissitudini di una vita di coppia che saprà rivelarsi, oltre che divertente e romantica, di grande insegnamento: in amore non ci si chiede cosa sia 'normale' e cosa no, giusto o sbagliato, finché si è capaci di accettarsi appieno reciprocamente.
Una volta entrati nell'ottica della serie, infatti, saremo sempre più abituati a considerare quella tra i protagonisti come una coppia normalissima, fino ad avvertire un'accennata standardizzazione della stessa Mikoto nella parte finale.
Chiudendo il discorso sul profilo contenutistico, tengo anche a ribadire che la sceneggiatura sia abbastanza lontana dalla perfezione, per via delle troppe domande lasciate a marcire sul conto di Urabe, ad esempio riguardo alle sue origini, ma anche di qualche puntata sottotono, come quella sulla spiaggia - un ritrovato cliché che non si addice a questo titolo.
A non avermi convinto molto è stata la ricorrenza, un po' smodata in qualche punto, di inquadrature ambigue e di riferimenti che ho trovato piuttosto pretenziosi: malgrado alcuni si possano ricondurre alla sfera della sessualità (l'orgasmo, ad esempio), in altri non sono riuscito a trovare una spiegazione, sicuramente esistente, ma non interpretabile agevolmente. Bocciate, in generale, anche le animazioni, che avvizziscono uno stile grafico altrimenti molto efficace: il sesto episodio è un esempio di come sarebbero dovuti essere curati i restanti - si tratta anche del più bello in assoluto, secondo me.
Concludo con una nota positiva riguardante la soundtrack, sempre molto indicata con le sue variazioni, specialmente quelle per piano e violino. Anche le sigle si lasciano canticchiare.
Un appello finale lo rivolgo a chiunque sia incuriosito da quest'opera e voglia darle un'occhiata: se ve ne siete fatti già un'opinione negativa leggendo la sinossi, allora virate altrove, perché non fa per voi. Semplice.
Il contesto narrativo presentatoci è dei più elementari, ma non certo dei più comuni, che sia esso rapportato alla realtà o alle stesse opere di fantasia. Perno degli avvenimenti è una storia d'amore tra compagni di banco: uno è Akira Tsubaki, tipico giovanotto desideroso di approcciarsi all'altro sesso, ma ancora non molto ferrato in materia; l'altra è Mikoto Urabe, una ragazza che, appena trasferitasi nella sua scuola, riesce indirettamente a far parlare di sé, per via del suo carattere riservato e dei modi strambi che la contraddistinguono. Una delle sue abitudini è ad esempio quella di addormentarsi con la testa sul banco prima, durante o dopo le lezioni: proprio in una simile circostanza si sviluppa l'episodio che determinerà l'avvicinamento tra i due e che ne avvierà un costante, singolare 'scambio', quello di fluidi corporei. La saliva, che in molti hanno additato come feticcio, è indubbiamente il fattore scatenante di quelle reazioni negative obiettivamente difficili da giustificare, se correlate a una questione di logica. Innanzitutto, c'è una considerazione che andrebbe fatta, su un plateale dato di fatto, che in molti avranno inspiegabilmente trascurato: il carattere volutamente metaforico della rappresentazione. Se Nazo no Kanojo X fosse un diversivo per feticisti, non esporrebbe in bella mostra una serie di elementi incomodi che in moltissimi altri anime sarebbero altrimenti occultati, giusto accennati. Ad esempio la salivazione, che gioca un ruolo determinante nel meccanismo allusivo dell'opera, non è altro che una delle variegate manifestazioni del sigillo d'amore che i due protagonisti hanno scelto di condividere. La motivazione di certe scelte, forse eccessive, ma coraggiose, sta nell'essere in funzione di un processo narrativo ben preciso. Ciò che Nazo no Kanojo X si propone di fare, è di fornire una chiave di lettura alternativa dell'innamoramento, che non solo si distanzi dai canoni del proprio genere, ma li approfondisca in modo trascendentale. Allo stesso modo quest'opera va visionata dall'inizio alla fine, cioè da una prospettiva diversa, spoglia di ogni presentimento malizioso e aperta alla comprensione. Una volta sgombrata la mente da tutta una serie di sciocchi pregiudizi, potrete godere del racconto di una storia d'amore in piena regola, forse molto più vicina di altre al significato di questo sentimento, quello di reciproco, costante, progressivo e inviolabile scambio. È la condivisione di uno sguardo, di un pensiero, di una promessa, di un desiderio nascosto, è la comunione delle medesime sensazioni ed emozioni provate. E questa complicità è semplicemente concretizzata sotto forma di un marchio che pare così disgustoso ma che invece richiama il simbolo stesso dell'innamoramento che tutti accettiamo, conosciamo e diamo per scontato: il bacio, guarda caso, uno scambio di fluidi corporei.
Come in ogni relazione vera, anche quella tra Tsubaki e Urabe è costituita da gradini che vanno scalati un po' alla volta. È in questo lento processo di perfezionamento del rapporto che emergono sia il lato più maturo dell'opera sia la sua vena didattica, ma soprattutto, le caratteristiche di una delle figure femminili più intriganti mai inserite in un anime. Quella di Mikoto è una caratterizzazione di spicco in senso lato: sotto la foltissima frangia si nasconde un volto grazioso, che regala, oltre alla solita espressione indolente, anche rossori e sorrisi molto dolci, in qualche modo unici.
Ad ammorbidirne il design originale è Kenichi Konishi (stesso chara designer di Tokyo Godfathers), che tratteggia tutti i personaggi in modo molto semplice; si segnala inoltre la performance della seiyuu emergente Ayako Yoshitani, che le calza a pennello. La sua tortuosa personalità le permette di prendersi tutta la scena in qualsiasi momento essa decida. Quel che frullerà nella sua testa sarà sempre difficile da prevedere, e il povero Akira dovrà farne le spese, superando un primo importante ostacolo: il disorientamento generato dal fatto di avere una ragazza alquanto 'misteriosa', come accennato nel titolo. È così che il mistero di Urabe si riflette nell'incertezza del primo vero innamoramento da parte del ragazzo. Come si deve comportare un adolescente innamorato? Le fondamenta della crescita del ragazzo in tale campo saranno poggiate su questo punto di domanda, e a indicargli la rotta sarà proprio la sua nuova fidanzata. Il 'legame' si è formato, ma è ancora fragile e necessita di un consolidamento che andrà stimolato a piccoli passi. In questa graduale instaurazione si collocheranno le buffe vicissitudini di una vita di coppia che saprà rivelarsi, oltre che divertente e romantica, di grande insegnamento: in amore non ci si chiede cosa sia 'normale' e cosa no, giusto o sbagliato, finché si è capaci di accettarsi appieno reciprocamente.
Una volta entrati nell'ottica della serie, infatti, saremo sempre più abituati a considerare quella tra i protagonisti come una coppia normalissima, fino ad avvertire un'accennata standardizzazione della stessa Mikoto nella parte finale.
Chiudendo il discorso sul profilo contenutistico, tengo anche a ribadire che la sceneggiatura sia abbastanza lontana dalla perfezione, per via delle troppe domande lasciate a marcire sul conto di Urabe, ad esempio riguardo alle sue origini, ma anche di qualche puntata sottotono, come quella sulla spiaggia - un ritrovato cliché che non si addice a questo titolo.
A non avermi convinto molto è stata la ricorrenza, un po' smodata in qualche punto, di inquadrature ambigue e di riferimenti che ho trovato piuttosto pretenziosi: malgrado alcuni si possano ricondurre alla sfera della sessualità (l'orgasmo, ad esempio), in altri non sono riuscito a trovare una spiegazione, sicuramente esistente, ma non interpretabile agevolmente. Bocciate, in generale, anche le animazioni, che avvizziscono uno stile grafico altrimenti molto efficace: il sesto episodio è un esempio di come sarebbero dovuti essere curati i restanti - si tratta anche del più bello in assoluto, secondo me.
Concludo con una nota positiva riguardante la soundtrack, sempre molto indicata con le sue variazioni, specialmente quelle per piano e violino. Anche le sigle si lasciano canticchiare.
Un appello finale lo rivolgo a chiunque sia incuriosito da quest'opera e voglia darle un'occhiata: se ve ne siete fatti già un'opinione negativa leggendo la sinossi, allora virate altrove, perché non fa per voi. Semplice.
<b>Attenzione! Contiene possibili spoiler</b>
Partiamo dall'inizio: abbiamo un ragazzo liceale che nel pieno dei suoi anni di adolescenza è ossessionato dal sesso opposto; un pomeriggio prima di tornare a casa torna in classe, dove trova la sua compagna da poco trasferita in quella scuola a dormire in classe, la sveglia e dal momento che la compagna si alza gli occhi a guardarlo, lui rimane colpito dalla bellezza della ragazza e, dato che fino al quel momento la ragazza stava sempre con il viso coperto dai capelli, per lui è stato come un colpo di fulmine.
Nel momento in cui la compagna lascia l'aula lui si accorge della saliva lasciata sul banco da ella; preso da un momento, come dire, ipnotico, lui l'assaggia e da quell'istante, con quel gesto fatto, comincia una storia d'amore tra lui e la sua compagna di classe Urabe.
Il punto forte di quest'anime è sicuramente il comportamento di lei che, come viene definito e sottolineato più volte nell'anime, è molto misterioso, nel senso che la protagonista non vuole essere abbracciata senza permesso, presa per mano, baciata e tutte le cose che una normale coppia può fare, pena la punizione del caro Tsubaki con delle forbici che la cara Mikoto usa perfettamente a una velocità fuori dal normale e che nasconde nelle mutandine. L'unico gesto che mantiene vivo il rapporto tra i due è lo scambio della saliva, che come nella normalità della vita reale sarebbe un qualcosa di non tanto normale, per loro due invece è la vera ragione dello stare insieme, perché grazie questo gesto i due fanno capire i propri sentimenti e stati d'animo.
Allora, cominciamo subito a dire che come genere l'anime è un po' confuso, infatti all'inizio ho cominciato a seguirlo pensando che nella trama c'era qualche segreto nascosto che piano piano sarebbe uscito fuori. Poi con l'andare avanti degli episodi ho cominciato a capire che alla fine la cara Urabe non aveva tanto da nascondere, ma che in realtà come tante ragazze di quell'età era soltanto molto timida e che prima di fare un passo voleva la certezza al 200% che il compagno fosse realmente la persona che lei voleva avere per sempre al suo fianco.
Ho seguito tutti gli episodi e devo dire che la trama non era quello che mi aspettavo di vedere, ma vi posso confermare che se vi piace il genere amoroso dove due ragazzi cercano l'amore e non vi soffermate solo alla saliva scambiata fra i due non resterete delusi.
A me "Nazo no Kanojo X" è piaciuto tanto da leggere anche il manga. Sul finale mi sarebbe piaciuto capire pure che fine hanno fatto i genitori di lei e come lei faccia a saper usare le forbici in quella maniera, ma chissà, magari i produttori hanno in mente di far continuare la loro storia d'amore con una seconda serie dove possibilmente si concentreranno più su Urabe. Chissà, io di mio incrocio le dita, poi si vedrà.
P.S.: non mi sono soffermato troppo sui particolari per non svelare niente a chi ha voglia di vederlo.
Partiamo dall'inizio: abbiamo un ragazzo liceale che nel pieno dei suoi anni di adolescenza è ossessionato dal sesso opposto; un pomeriggio prima di tornare a casa torna in classe, dove trova la sua compagna da poco trasferita in quella scuola a dormire in classe, la sveglia e dal momento che la compagna si alza gli occhi a guardarlo, lui rimane colpito dalla bellezza della ragazza e, dato che fino al quel momento la ragazza stava sempre con il viso coperto dai capelli, per lui è stato come un colpo di fulmine.
Nel momento in cui la compagna lascia l'aula lui si accorge della saliva lasciata sul banco da ella; preso da un momento, come dire, ipnotico, lui l'assaggia e da quell'istante, con quel gesto fatto, comincia una storia d'amore tra lui e la sua compagna di classe Urabe.
Il punto forte di quest'anime è sicuramente il comportamento di lei che, come viene definito e sottolineato più volte nell'anime, è molto misterioso, nel senso che la protagonista non vuole essere abbracciata senza permesso, presa per mano, baciata e tutte le cose che una normale coppia può fare, pena la punizione del caro Tsubaki con delle forbici che la cara Mikoto usa perfettamente a una velocità fuori dal normale e che nasconde nelle mutandine. L'unico gesto che mantiene vivo il rapporto tra i due è lo scambio della saliva, che come nella normalità della vita reale sarebbe un qualcosa di non tanto normale, per loro due invece è la vera ragione dello stare insieme, perché grazie questo gesto i due fanno capire i propri sentimenti e stati d'animo.
Allora, cominciamo subito a dire che come genere l'anime è un po' confuso, infatti all'inizio ho cominciato a seguirlo pensando che nella trama c'era qualche segreto nascosto che piano piano sarebbe uscito fuori. Poi con l'andare avanti degli episodi ho cominciato a capire che alla fine la cara Urabe non aveva tanto da nascondere, ma che in realtà come tante ragazze di quell'età era soltanto molto timida e che prima di fare un passo voleva la certezza al 200% che il compagno fosse realmente la persona che lei voleva avere per sempre al suo fianco.
Ho seguito tutti gli episodi e devo dire che la trama non era quello che mi aspettavo di vedere, ma vi posso confermare che se vi piace il genere amoroso dove due ragazzi cercano l'amore e non vi soffermate solo alla saliva scambiata fra i due non resterete delusi.
A me "Nazo no Kanojo X" è piaciuto tanto da leggere anche il manga. Sul finale mi sarebbe piaciuto capire pure che fine hanno fatto i genitori di lei e come lei faccia a saper usare le forbici in quella maniera, ma chissà, magari i produttori hanno in mente di far continuare la loro storia d'amore con una seconda serie dove possibilmente si concentreranno più su Urabe. Chissà, io di mio incrocio le dita, poi si vedrà.
P.S.: non mi sono soffermato troppo sui particolari per non svelare niente a chi ha voglia di vederlo.
Ho visto (per ora) i primi 7 episodi e mi sono piaciuti molto; certo, a qualcuno può dare fastidio il fatto della saliva condivisa, ma a parte questo "Nazo no Kanojo X" mi sembra finora un anime garbato, anche se a taluni risulterà noioso; potrebbe piacere a chi ha apprezzato "Karekano - Le situazioni di lui e lei", tanto per capirsi - a grandi linee per la trama, non riferendomi a grafica e stile.
Poi ci sono i soliti elementi delle school story e molto poco fanservice finora; direi che l'attenzione è focalizzata su due piani: l'evolversi della strampalata storia fra i due protagonisti e il mistero che circonda la ragazza (UFO? Soprannaturale? Pazza furiosa?) e le sue forbici.
Il disegno mi piace molto, ma non sono un esperto come voi, per cui rimando a chi se ne intende un parere. Le sigle rispecchiano la generale "tranquillità" della trama, ma anche qui non sono un esperto.
Ho iniziato parallelamente a leggere anche il manga, visto che la serie è in corso e presto finirò le puntate fansubbate disponibili.
Personalmente lo consiglio a chi non cerca risate a crepapelle e iperboli non rinunciando però a un curioso seinen.
Poi ci sono i soliti elementi delle school story e molto poco fanservice finora; direi che l'attenzione è focalizzata su due piani: l'evolversi della strampalata storia fra i due protagonisti e il mistero che circonda la ragazza (UFO? Soprannaturale? Pazza furiosa?) e le sue forbici.
Il disegno mi piace molto, ma non sono un esperto come voi, per cui rimando a chi se ne intende un parere. Le sigle rispecchiano la generale "tranquillità" della trama, ma anche qui non sono un esperto.
Ho iniziato parallelamente a leggere anche il manga, visto che la serie è in corso e presto finirò le puntate fansubbate disponibili.
Personalmente lo consiglio a chi non cerca risate a crepapelle e iperboli non rinunciando però a un curioso seinen.
Per chi come me ha visto decine e decine di commedie romantiche, "Nazo no Kanojo X" arriva come una secchiata d'acqua gelida (o di saliva, più appropriato).
Avendo visto solo il primo episodio non posso dare un giudizio completo, comunque mi sento di dare una buona valutazione, sperando che le trovate bizzarre non si esauriscano presto o non finiscano per diventare troppo improbabili.
L'anime in sé parte in maniera classica che più classica non si può, con il nostro scontato liceale medio, Akira, che non ha mai avuto esperienze romantiche e che fantastica sul suo futuro sessuale, e con la ancor più scontata compagna di classe appena trasferitasi da un'altra scuola (forse). Fine del classico, più o meno.
Lei da subito si mostra schiva e di poche parole, dorme durante le pause e allontana bruscamente chi le si avvicina, quindi per finire scoppia a ridere smodatamente senza apparente motivo. Per questo, ovviamente, viene isolata.
Un bel giorno il nostro psicologicamente sgangherato protagonista, tornato in classe per recuperare il suo bento dopo la fine delle lezioni, trova Urabe addormentata con il viso sul banco, decide quindi di svegliarla e questa si desta in una pozza di saliva. Nel farlo finalmente la pettinatura stile "odio l'interazione sociale" si scosta lasciandoci apprezzare il suo grazioso viso. Folgorazione di lui. Lei se ne va. Lui osserva la saliva sul banco. Osserva... ci passa il dito e se la ficca in bocca.
Ci può anche stare, magari si è talmente preso che vuole sapere che sapore abbia la sua bella. Da qui le situazioni bizzarre crescono, con dialoghi costruiti ad arte per strapparvi un sorriso e pensare tra voi: "Non è possibile, dai!".
Il lato tecnico è buono, lo stile grafico rispecchia totalmente la bizzarria della storia, rielaborando in chiave moderna alcuni stili retrò degli anni '80-'90 pur rimanendo, almeno per me, decisamente piacevole e "moe". Ottima è la doppiatrice di Urabe, ma questo è un parere personale; la sua è una voce che ti rimane impressa, di quelle che piacciono a me. Sulle musiche niente da dire, sono funzionali senza brillare.
Per concludere, se vi sentite in vena di qualcosa un po' fuori dalle righe e non vi fanno senso gli scambi di saliva, dateci un occhio, ne vale la pena.
Avendo visto solo il primo episodio non posso dare un giudizio completo, comunque mi sento di dare una buona valutazione, sperando che le trovate bizzarre non si esauriscano presto o non finiscano per diventare troppo improbabili.
L'anime in sé parte in maniera classica che più classica non si può, con il nostro scontato liceale medio, Akira, che non ha mai avuto esperienze romantiche e che fantastica sul suo futuro sessuale, e con la ancor più scontata compagna di classe appena trasferitasi da un'altra scuola (forse). Fine del classico, più o meno.
Lei da subito si mostra schiva e di poche parole, dorme durante le pause e allontana bruscamente chi le si avvicina, quindi per finire scoppia a ridere smodatamente senza apparente motivo. Per questo, ovviamente, viene isolata.
Un bel giorno il nostro psicologicamente sgangherato protagonista, tornato in classe per recuperare il suo bento dopo la fine delle lezioni, trova Urabe addormentata con il viso sul banco, decide quindi di svegliarla e questa si desta in una pozza di saliva. Nel farlo finalmente la pettinatura stile "odio l'interazione sociale" si scosta lasciandoci apprezzare il suo grazioso viso. Folgorazione di lui. Lei se ne va. Lui osserva la saliva sul banco. Osserva... ci passa il dito e se la ficca in bocca.
Ci può anche stare, magari si è talmente preso che vuole sapere che sapore abbia la sua bella. Da qui le situazioni bizzarre crescono, con dialoghi costruiti ad arte per strapparvi un sorriso e pensare tra voi: "Non è possibile, dai!".
Il lato tecnico è buono, lo stile grafico rispecchia totalmente la bizzarria della storia, rielaborando in chiave moderna alcuni stili retrò degli anni '80-'90 pur rimanendo, almeno per me, decisamente piacevole e "moe". Ottima è la doppiatrice di Urabe, ma questo è un parere personale; la sua è una voce che ti rimane impressa, di quelle che piacciono a me. Sulle musiche niente da dire, sono funzionali senza brillare.
Per concludere, se vi sentite in vena di qualcosa un po' fuori dalle righe e non vi fanno senso gli scambi di saliva, dateci un occhio, ne vale la pena.
Se mi trovo qui ora a scriverne una recensione è perché, seriamente, non voglio che nessuno rimanga sconvolto come la sottoscritta. Quando mi fu detto che in quest'anime avrei trovato l'opera più appiccicosa che sia mai stata concepita, non immaginavo di certo che si trattasse di un "colloso" vero e proprio che fa venire in mente Gloom o Lickitung ("Pokémon").
Tsubaki è il classico sfigatello delle scuole medie senza troppi pregi, ma fortunatamente all'apparenza non del tutto impossessato dagli ormoni... Certo, finché non arriverà una nuova compagna che come in ogni opera o quasi, sconvolgerà il tutto, Urabe. Nonostante tutto non ci troveremo di fronte a una super bella e dolce ragazza, preconfezionata di fiocchi e brillanti fanservice che subito si prenderà una cotta per il protagonista mostrando tutta la sua carineria. Ella è una simpatica pigrona che passa il tempo a dormire e utilizza il poco tempo da sveglia per ridere malamente e fare soggezione ai compagni che ovviamente capiscono come sia indicato starle alla larga. Tutti tranne uno: il nostro genio protagonista, Tsubaki kun! Tornato in classe prima della chiusura dell'istituto sveglia la ragazza avvertendola che è tardi. Lei ovviamente va via, ma lui si accorge della saliva residua sul suo banco e l'assaggia. Ma perché l'assaggia? Questo non viene veramente compreso e a meno che lui non l'abbia confusa per qualche bibita versata accidentalmente, già si può etichettare come feticista della colla.
Da qui inizierà una storia bava-villosa, dipendenza dalle ghiandole salivari di lei, che porta persino a sogni strani, a telepatia e dipendenza amorosa e fisica. E' una secrezione che fa innamorare più di mille parole, carezze e sguardi.
Dato che ne ho visto solo un episodio non posso di certo essere sicura che in realtà si tratti di qualche strana droga, quella nella salivazione di lei, ma nonostante ciò sconsiglio la visione a chiunque sia debole di stomaco. Bocciato anche il reparto grafico-sonoro. Nonostante il cast di produzione non sia affatto male, non mi è piaciuto, forse anche perché si attiene allo stile del manga che non conosco.
Tsubaki è il classico sfigatello delle scuole medie senza troppi pregi, ma fortunatamente all'apparenza non del tutto impossessato dagli ormoni... Certo, finché non arriverà una nuova compagna che come in ogni opera o quasi, sconvolgerà il tutto, Urabe. Nonostante tutto non ci troveremo di fronte a una super bella e dolce ragazza, preconfezionata di fiocchi e brillanti fanservice che subito si prenderà una cotta per il protagonista mostrando tutta la sua carineria. Ella è una simpatica pigrona che passa il tempo a dormire e utilizza il poco tempo da sveglia per ridere malamente e fare soggezione ai compagni che ovviamente capiscono come sia indicato starle alla larga. Tutti tranne uno: il nostro genio protagonista, Tsubaki kun! Tornato in classe prima della chiusura dell'istituto sveglia la ragazza avvertendola che è tardi. Lei ovviamente va via, ma lui si accorge della saliva residua sul suo banco e l'assaggia. Ma perché l'assaggia? Questo non viene veramente compreso e a meno che lui non l'abbia confusa per qualche bibita versata accidentalmente, già si può etichettare come feticista della colla.
Da qui inizierà una storia bava-villosa, dipendenza dalle ghiandole salivari di lei, che porta persino a sogni strani, a telepatia e dipendenza amorosa e fisica. E' una secrezione che fa innamorare più di mille parole, carezze e sguardi.
Dato che ne ho visto solo un episodio non posso di certo essere sicura che in realtà si tratti di qualche strana droga, quella nella salivazione di lei, ma nonostante ciò sconsiglio la visione a chiunque sia debole di stomaco. Bocciato anche il reparto grafico-sonoro. Nonostante il cast di produzione non sia affatto male, non mi è piaciuto, forse anche perché si attiene allo stile del manga che non conosco.