Uchū Kyōdai - Fratelli nello spazio
"Uchu Kyodai - Fratelli nello spazio" è una serie anime del 2012-14, tratta dall'omonimo manga e della bellezza di novantanove episodi, che racconta la storia di due fratelli, i quali sognano fin da bambini di diventare degli astronauti.
Ambientata nel futuro, rispetto al periodo di uscita, ma contemporanea per chi vi si approccia alla visione in questo decennio "pandemico", la storia si focalizza principalmente sul grande sogno di questi due ragazzini: andare sulla Luna.
Mutta è il maggiore tra i due e sembra, fin da subito, quello più maldestro e meno portato al raggiungimento di questo obiettivo. Invece Hibito, il minore, appare più motivato e dotato. Sarà quest'ultimo ad essere il vero sprone per Mutta, che nel corso della serie vedremo cambiare, maturare e trasformarsi nel vero protagonista di questa splendida serie. È Mutta il traino di questa storia. Egli è goffo, insicuro, demotivato, ma si trasforma in una persona sicura, affidabile e preparata. È stato divertente osservarlo per tutti questi episodi, perché Mutta è un personaggio poliedrico, dalle mille sfaccettature, e come ti fa crepare dalle risate (le sue uscite, e le sue facce, sono davvero esilaranti!), ti fa anche provare forti emozioni.
Nonostante questa mia personale osservazione, il punto di forza di questa serie è comunque la buona caratterizzazione di tutti i personaggi e le relazioni tra di loro.
Hibito è solare, spensierato, al contrario di Mutta, gli riesce tutto quello che fa con apparente facilità (ma in corso d'opera vedremo anche lui mostrare qualche debolezza). Traspare subito il forte legame tra i due fratelli, rafforzato maggiormente da quel sogno comune. Devo, però, fare una piccola critica: nel corso della storia mi ha un po' deluso l'evolversi del loro rapporto. Ci sono momenti in cui i due difficilmente si aprono l'uno all'altro, o ad essere completamente sinceri. E non è chiaro se sia per non deludere o preoccupare il fratello, o per un imbarazzo tipicamente "giapponese" nel lasciarsi andare a confidenze, debolezze e preoccupazioni. Tuttavia Mutta salva sempre capre e cavoli, e si rivela infine, in tutto e per tutto, un buon fratello maggiore.
Cito anche i genitori di questi, personaggi fuori dal comune, soprattutto la madre, che in quanto ad essere bizzarra se la gioca con il primogenito.
E poi c'è Sharon, personaggio focale, senza il quale i due ragazzini non avrebbero maturato l'idea di poter realizzare i loro sogni. Sharon è una studiosa, una ricercatrice astronoma, che vive e lavora in un osservatorio non lontano da loro. Sarà lei, nelle giornate in cui i ragazzi sono soliti andarla a trovare per giocare o curiosare, a trasmettere loro l'amore per le stelle e l'universo. Un gran bel personaggio, che subirà anch'esso cambiamenti radicali, frutto di eventi che non voglio rivelare.
E come non citare Serika?! Serika è l'amore a prima vista di Mutta! I suoi pensieri su di lei, nel corso di tutta la storia, fanno dei voli pindarici che non hanno eguali! Non svelerò se i suoi tentativi di conquista andranno a buon fine, ma vi posso assicurare che sarà uno spasso vederlo sbavare per lei! Anche Serika è un personaggio ottimamente costruito, la ragazza è un medico e vuole ad ogni costo diventare astronauta per poter far ricerca e sperimentazione scientifica. Nobile e ben raccontato il motivo per il quale è determinata in questo suo progetto. Aggiungo che il personaggio di Serika si sposa benissimo con quello di Mutta: i due sono perfettamente compatibili, Mutta non potrebbe desiderare una donna più adatta al suo fianco! È solare, dolce, buffa e una buona forchetta. Ma è anche seria e determinata.
E poi ci sono Kenji e Nitta, gli amici/rivali; Brian, l'astronauta-icona; Vincent, il tutor pragmatico; Apo, il cane fedele e... Molti, molti altri ancora. I personaggi che si incontreranno via via sono numerosi e varrebbe la pena di spendere due parole su tutti, ma sono davvero troppi e lascio allo spettatore il divertimento di scoprirli uno ad uno, ognuno con una loro peculiarità, un loro interessante background, elementi spesso rivelati tramite l'uso di mirati flashback.
Sebbene gli episodi siano tanti, non ho rilevato episodi con grandi cali di interesse, a parte qualcuno centrale che sostanzialmente era un riepilogo: tre episodi riassuntivi e consecutivi mi sono parsi di poca utilità e anche noiosi da seguire. Ma per il resto, son stati tutti episodi piacevoli e scorrevoli.
Un plauso particolare va a quell'episodio che vede Hibito protagonista, che vive finalmente la sua prima missione. Non posso dilungarmi molto nei commenti, perché rischierei di cadere in spoiler, rovinando così la bellezza di quella puntata. Vi basti sapere che l'atmosfera creata è davvero eccezionale e ben si percepiscono i sentimenti e le sensazioni dei protagonisti. Lo reputo l'episodio più bello di tutta la serie, anche a livello grafico e sonoro. È stato davvero molto emozionante seguirlo!
Il comparto grafico è luminoso, con un buon uso dei colori caldi. Gradevole il character design dei personaggi, e buone anche le animazioni, anche se, qua e là, ho osservato un calo sulla loro fluidità. Ottima la colonna sonora che accompagna bene i momenti divertenti e sottolinea altrettanto bene le situazioni più cariche di tensione.
Le sigle d'apertura e chiusura sono tutte piacevoli e orecchiabili, e per gran parte degli episodi avremo anche un siparietto finale con foto reali e relativa descrizione che riguardano astronauti o missioni famose, realmente avvenute. Questi brevissimi intervalli, con il passare degli episodi, verranno sostituiti da altri siparietti della durata di qualche minuto che vedranno come protagonista la caricatura di Hibito, formato coniglio, e tutto il suo gruppo della missione, sotto spoglie di altre forme animali. Inizialmente l'idea mi era piaciuta, e l'avevo trovata simpatica, ma, alla lunga, annoia e, ad essere sincera, il più delle volte l'ho saltata a piè pari, notando quanto, in realtà, portasse via tempo e spazio all'episodio originale.
Il finale, anche se l'ho trovato piuttosto realistico, un pelino mi ha deluso. Rispetto alla lunga storia, dal ritmo ben calibrato, la conclusione mi è parsa non bene bilanciata, anzi, un po' troppo spiccia, direi. A fine episodio mi è rimasta la sensazione che ci fosse ancora altro da dire e che quella parola "fine" non ci stesse troppo bene. Forse ciò è anche dovuto al fatto che, andando verso la conclusione, si è persa la continuità con certe vicende legate ad altri personaggi, non meno importanti. Ed è stato un vero peccato perché alcuni di questi, visto il legame importante con i nostri protagonisti, meritavano di sicuro più spazio e ulteriore approfondimento. Ovviamente mi astengo dal dire a quali personaggi mi riferisco, ma è facile intuirlo.
Nonostante tutto, rimane un'ottima serie che ha saputo tenermi buona compagnia per lungo tempo.
Detto ciò, non resta che tuffarvi nello spazio, nel futuro davvero prossimo, e conoscere Mutta, Hibito e tutti i loro amici!
Novantanove episodi sono troppi e vi scoraggiano? Vero, come darvi torto! Io stessa per molto tempo ho desistito, ma ho trovato un espediente che mi ha spronato a iniziarlo e proseguirlo. Quale? Ebbene... È giunto il momento di svelare l'arcano: ho scelto di vedere un episodio ogni volta che mi cadeva il turno di reperibilità al lavoro. In genere non sono molto felice quando sono reperibile, ma, con questo piccolo escamotage, una vocina allegra dentro di me diceva: "Beh, dai, perlomeno oggi mi tocca la puntata da vedere!". Ho pure usato dei simboli che stavano a significare se quel turno era passato, o meno, indenne. E così facendo, con un po' di fantasia, son trascorsi quasi due anni, e puntate e reperibilità sono volate!
Ora, di serie lunghe ne ho in corso altre due, una mi sprona sempre "la reperibilità", l'altra... sveleró il nuovo arcano alla prossima recensione!
Quindi, il mio consiglio è questo: per motivarvi a guardare serie lunghe, usate qualche trucchetto personale per motivarvi. Io ho usato le reperibilità lavorative per controbilanciare il mio poco entusiasmo nel doverle affrontare, voi potreste scegliere i giorni in cui siete obbligati ad andare a cena dalla suocera!
Ambientata nel futuro, rispetto al periodo di uscita, ma contemporanea per chi vi si approccia alla visione in questo decennio "pandemico", la storia si focalizza principalmente sul grande sogno di questi due ragazzini: andare sulla Luna.
Mutta è il maggiore tra i due e sembra, fin da subito, quello più maldestro e meno portato al raggiungimento di questo obiettivo. Invece Hibito, il minore, appare più motivato e dotato. Sarà quest'ultimo ad essere il vero sprone per Mutta, che nel corso della serie vedremo cambiare, maturare e trasformarsi nel vero protagonista di questa splendida serie. È Mutta il traino di questa storia. Egli è goffo, insicuro, demotivato, ma si trasforma in una persona sicura, affidabile e preparata. È stato divertente osservarlo per tutti questi episodi, perché Mutta è un personaggio poliedrico, dalle mille sfaccettature, e come ti fa crepare dalle risate (le sue uscite, e le sue facce, sono davvero esilaranti!), ti fa anche provare forti emozioni.
Nonostante questa mia personale osservazione, il punto di forza di questa serie è comunque la buona caratterizzazione di tutti i personaggi e le relazioni tra di loro.
Hibito è solare, spensierato, al contrario di Mutta, gli riesce tutto quello che fa con apparente facilità (ma in corso d'opera vedremo anche lui mostrare qualche debolezza). Traspare subito il forte legame tra i due fratelli, rafforzato maggiormente da quel sogno comune. Devo, però, fare una piccola critica: nel corso della storia mi ha un po' deluso l'evolversi del loro rapporto. Ci sono momenti in cui i due difficilmente si aprono l'uno all'altro, o ad essere completamente sinceri. E non è chiaro se sia per non deludere o preoccupare il fratello, o per un imbarazzo tipicamente "giapponese" nel lasciarsi andare a confidenze, debolezze e preoccupazioni. Tuttavia Mutta salva sempre capre e cavoli, e si rivela infine, in tutto e per tutto, un buon fratello maggiore.
Cito anche i genitori di questi, personaggi fuori dal comune, soprattutto la madre, che in quanto ad essere bizzarra se la gioca con il primogenito.
E poi c'è Sharon, personaggio focale, senza il quale i due ragazzini non avrebbero maturato l'idea di poter realizzare i loro sogni. Sharon è una studiosa, una ricercatrice astronoma, che vive e lavora in un osservatorio non lontano da loro. Sarà lei, nelle giornate in cui i ragazzi sono soliti andarla a trovare per giocare o curiosare, a trasmettere loro l'amore per le stelle e l'universo. Un gran bel personaggio, che subirà anch'esso cambiamenti radicali, frutto di eventi che non voglio rivelare.
E come non citare Serika?! Serika è l'amore a prima vista di Mutta! I suoi pensieri su di lei, nel corso di tutta la storia, fanno dei voli pindarici che non hanno eguali! Non svelerò se i suoi tentativi di conquista andranno a buon fine, ma vi posso assicurare che sarà uno spasso vederlo sbavare per lei! Anche Serika è un personaggio ottimamente costruito, la ragazza è un medico e vuole ad ogni costo diventare astronauta per poter far ricerca e sperimentazione scientifica. Nobile e ben raccontato il motivo per il quale è determinata in questo suo progetto. Aggiungo che il personaggio di Serika si sposa benissimo con quello di Mutta: i due sono perfettamente compatibili, Mutta non potrebbe desiderare una donna più adatta al suo fianco! È solare, dolce, buffa e una buona forchetta. Ma è anche seria e determinata.
E poi ci sono Kenji e Nitta, gli amici/rivali; Brian, l'astronauta-icona; Vincent, il tutor pragmatico; Apo, il cane fedele e... Molti, molti altri ancora. I personaggi che si incontreranno via via sono numerosi e varrebbe la pena di spendere due parole su tutti, ma sono davvero troppi e lascio allo spettatore il divertimento di scoprirli uno ad uno, ognuno con una loro peculiarità, un loro interessante background, elementi spesso rivelati tramite l'uso di mirati flashback.
Sebbene gli episodi siano tanti, non ho rilevato episodi con grandi cali di interesse, a parte qualcuno centrale che sostanzialmente era un riepilogo: tre episodi riassuntivi e consecutivi mi sono parsi di poca utilità e anche noiosi da seguire. Ma per il resto, son stati tutti episodi piacevoli e scorrevoli.
Un plauso particolare va a quell'episodio che vede Hibito protagonista, che vive finalmente la sua prima missione. Non posso dilungarmi molto nei commenti, perché rischierei di cadere in spoiler, rovinando così la bellezza di quella puntata. Vi basti sapere che l'atmosfera creata è davvero eccezionale e ben si percepiscono i sentimenti e le sensazioni dei protagonisti. Lo reputo l'episodio più bello di tutta la serie, anche a livello grafico e sonoro. È stato davvero molto emozionante seguirlo!
Il comparto grafico è luminoso, con un buon uso dei colori caldi. Gradevole il character design dei personaggi, e buone anche le animazioni, anche se, qua e là, ho osservato un calo sulla loro fluidità. Ottima la colonna sonora che accompagna bene i momenti divertenti e sottolinea altrettanto bene le situazioni più cariche di tensione.
Le sigle d'apertura e chiusura sono tutte piacevoli e orecchiabili, e per gran parte degli episodi avremo anche un siparietto finale con foto reali e relativa descrizione che riguardano astronauti o missioni famose, realmente avvenute. Questi brevissimi intervalli, con il passare degli episodi, verranno sostituiti da altri siparietti della durata di qualche minuto che vedranno come protagonista la caricatura di Hibito, formato coniglio, e tutto il suo gruppo della missione, sotto spoglie di altre forme animali. Inizialmente l'idea mi era piaciuta, e l'avevo trovata simpatica, ma, alla lunga, annoia e, ad essere sincera, il più delle volte l'ho saltata a piè pari, notando quanto, in realtà, portasse via tempo e spazio all'episodio originale.
Il finale, anche se l'ho trovato piuttosto realistico, un pelino mi ha deluso. Rispetto alla lunga storia, dal ritmo ben calibrato, la conclusione mi è parsa non bene bilanciata, anzi, un po' troppo spiccia, direi. A fine episodio mi è rimasta la sensazione che ci fosse ancora altro da dire e che quella parola "fine" non ci stesse troppo bene. Forse ciò è anche dovuto al fatto che, andando verso la conclusione, si è persa la continuità con certe vicende legate ad altri personaggi, non meno importanti. Ed è stato un vero peccato perché alcuni di questi, visto il legame importante con i nostri protagonisti, meritavano di sicuro più spazio e ulteriore approfondimento. Ovviamente mi astengo dal dire a quali personaggi mi riferisco, ma è facile intuirlo.
Nonostante tutto, rimane un'ottima serie che ha saputo tenermi buona compagnia per lungo tempo.
Detto ciò, non resta che tuffarvi nello spazio, nel futuro davvero prossimo, e conoscere Mutta, Hibito e tutti i loro amici!
Novantanove episodi sono troppi e vi scoraggiano? Vero, come darvi torto! Io stessa per molto tempo ho desistito, ma ho trovato un espediente che mi ha spronato a iniziarlo e proseguirlo. Quale? Ebbene... È giunto il momento di svelare l'arcano: ho scelto di vedere un episodio ogni volta che mi cadeva il turno di reperibilità al lavoro. In genere non sono molto felice quando sono reperibile, ma, con questo piccolo escamotage, una vocina allegra dentro di me diceva: "Beh, dai, perlomeno oggi mi tocca la puntata da vedere!". Ho pure usato dei simboli che stavano a significare se quel turno era passato, o meno, indenne. E così facendo, con un po' di fantasia, son trascorsi quasi due anni, e puntate e reperibilità sono volate!
Ora, di serie lunghe ne ho in corso altre due, una mi sprona sempre "la reperibilità", l'altra... sveleró il nuovo arcano alla prossima recensione!
Quindi, il mio consiglio è questo: per motivarvi a guardare serie lunghe, usate qualche trucchetto personale per motivarvi. Io ho usato le reperibilità lavorative per controbilanciare il mio poco entusiasmo nel doverle affrontare, voi potreste scegliere i giorni in cui siete obbligati ad andare a cena dalla suocera!
Quell’incontro “fatale”
Hibito e Mutta sono due fratelli giapponesi che, quando erano ragazzini, hanno avuto un incontro col loro destino: hanno infatti visto un ufo, che, dopo aver brillato davanti a loro, si è involato verso la Luna. Hibito, il minore, precedendo il fratello, ha espresso il desiderio di andare sulla Luna e Mutta, anche lui desideroso di farlo, ha espresso con lui una promessa: andarci fisicamente sulla Luna, insieme.
Questo ricordo ricorrente (e a volte martellante, ma tant’è) è l’inizio di questo anime, le cui potenzialità e il cui valore sono innegabili.
L’anime narra le vicende di questi due fratelli, ma il protagonista assoluto è Mutta, il fratello maggiore, e della loro volontà di andare sulla Luna. L’azione riprende quando Mutta, trentunenne, deve ripensare alla sua vita, trovandosi disoccupato, e suo fratello Hibito, ventottenne, ci mette lo zampino, chiedendo alla madre di mandare il curriculum vitae di Mutta alla Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese. Hibito è già in corsa per la Luna: si trova a Houston, dove si allena presso la NASA, pronto a partire molto presto per una missione.
Da qui gli eventi si succedono e per novantanove episodi c’è un caleidoscopio di informazioni e curiosità sulla vita degli astronauti, sui loro esami di selezione, su tutto ciò che si attiva prima di una missione spaziale, sul percorso che porta una persona a diventare astronauta a tutti gli effetti.
Tra alti (molto alti) e bassi (molto bassi)
L’anime procede bene, all’inizio spiegando molto e rallentando gli avvenimenti, per far conoscere i personaggi e farli interagire meglio con l’ambiente. L’effetto è favoloso, ne nascono riflessioni, come quella che non starò a ‘spoilerare’, sulla formica 3D. Le vicende poi si evolvono, viste sia da Hibito che da Mutta, in archi narrativi sempre più serrati (ahimè). Uno degli archi più memorabili è quello di Hibito sulla Luna, ma non mancano vicende emozionanti e commoventi, affiancate a episodi divertenti e leggeri, guidati da un magistrale Mutta, il cui carattere timido, gentile, geniale, irriverente alleggerisce situazioni pesanti e dà spessore a quelle più dolorose.
Un elemento critico è un ritratto nell’anime, fatto a scopo ufficiale. Il soggetto ha un’espressione assurda, eppure il fotografo non pare essere stato un buon professionista, avendo fatto un così pessimo servizio, sia alla persona del ritratto, che agli organi ufficiali che l’avrebbero recepito.
Il finale è una sofferenza. Dall’episodio 69 l’anime comincia a correre inesorabile, propinando lo stesso riassuntino snervante e inutile e proponendo situazioni che nessuno si sofferma più a spiegare. L’arco finale di Hibito è lagnoso, tirato per le lunghe, con una Olga che ho trovato fuori posto, ma tant’è. A volte gli episodi tendono a fare un minestrone di eventi e personaggi e quelli secondari appaiono e compaiono in maniera preoccupante, senza più la cura attenta che avevano avuto prima.
A parte il fatto che l’anime si ferma laddove il manga procede, questa corsa finale senza fiato con la presentazione di personaggi nuovi che non si ha il tempo di approfondire pare scomposta e poco accorta. La stessa sparizione di un personaggio lasciato poi cadere nel buio con una vaga promessa è quantomeno una scelta azzardata.
Tanta bella gente, tutti belli motivati
I personaggi sono molti e ben caratterizzati.
Primi su tutti i due fratelli, il cui vissuto sia da ragazzini che da adulti è studiato nel più piccolo, psicologico, dettaglio. Ci sono poi figure come quelle di Kenji, amico di Mutta e padre di famiglia che sogna lo spazio, di Nitta, la cui vita di fratello maggiore è difficile, di Serika, la bella dottoressa di cui Mutta è innamorato che sogna di andare sull’ISS per mantenere una promessa. Man mano che l’anime procede, emergono nuovi personaggi, ciascuno con la sua storia, i suoi sogni, i suoi motivi per essere lì dove sta e comportarsi in un modo rispetto che in un altro. Menzione d’onore va a Brian Jay, un astronauta che ha sognato anche lui in grande, è stato un grande mentore, infatti sarà più volte pensato, citato, descritto durante tutta l’opera.
Personaggi criticabili sono i genitori dei fratelli, la cui condotta è davvero poco genitoriale, soprattutto quando i due erano ragazzini e vagavano di notte, sparivano senza destare preoccupazione, e non sono mica la spalla a cui confessare dubbi e debolezze. Inoltre i due genitori, strambi proprio, lasciavano che i lor figli praticamente vivessero a casa di una donna che nemmeno era loro parente e arriva a pensare che forse ha fatto loro da madre.
Altro personaggio criticabile è Sharon. Come donna e scienziata, nulla da dire, ma il peso che carica sulle spalle di uno dei personaggi pare eccessivo, mentre ciò che le accadrà è reso in modo così drammatico e super-citato, da destare fastidio ad ogni sua menzione da parte di altri personaggi.
Allegra menzione va ad Apo, il carlino di Hibito, che anche lui ha una piccola parte in tutte le vicende, e come sveglia è favoloso.
Uno dei grandi pregi di quest’anime è aver reso bene la crescita e la maturazione dei personaggi: l’arco narrativo molto lungo che si sviluppa nella storia fa sì che gli stessi personaggi che hanno interagito con Mutta e Hibito da ragazzini riemergano poi con i loro cambiamenti anche fisici e con personalità mature. Gli stessi flashback parlano di sogni fatti da ragazzini che da uomini hanno cercato di mantenere.
Ho una sola domanda da scettica: sognare di fare l’astronauta, ma non riuscendoci, è il fallimento di una vita, equivale alla morte? Quest’anime direbbe di sì. Comprendo bene il peso che ha un sogno nel definire la vita futura, ma sappiamo tutti che i sogni d’infanzia possono anche non realizzarsi, e perdere quella carica affettiva e motivazionale davanti ad altre scelte dettate da noi o dalla vita stessa. Ma questo non significa per forza essere perduti. Non riesco proprio a capire, allora, la spinta motivazionale che resta verdissima in coloro che sognano lo spazio, anche quando ormai paiono aver rinunciato.
Io mi parlo, tu mi parli?
I rapporti tra i personaggi sono buoni, ramificati, ben fatti, purtroppo ci sono grosse pecche: ancora non sono in grado di capire cosa leghi uno dei personaggi a una ragazzina che ha la metà dei suoi anni, per di più facendolo interessare al balletto.
I due fratelli, poi, hanno tutta una loro dinamica. Sharon li fotografa bene, dicendo che il minore è il traino del maggiore e, quando il primo si fermerà, troverà nel fratello più grande supporto per proseguire. Tutto molto bello, resta il fatto che non si parlano. Mutta stesso dichiara che loro sono due fratelli senza troppo affetto e ad entrambi va benissimo, ma è strano che Mutta arrivi alle selezioni per astronauti non sapendo nulla di nulla, come se non avesse mai parlato con Hibito, che c’era passato prima di lui, della cosa. Inoltre, quando affronta per la prima volta alcuni allenamenti e incontra degli strani ma adorabili personaggi, non sa chi siano, anche se Hibito li ha incontrati, lo hanno segnato e mai ne ha parlato col fratello maggiore.
Il fatto che Mutta parta sempre da zero è allucinante. A livello pedagogico è utile, perché spiega bene ai principianti assoluti e dà informazioni interessanti, però è stranissimo. Successivamente, si noterà come tra i due fratelli c’è uno scollamento psicologico notevole, anche se si dichiarano fratelli. Che dire? Ogni famiglia ha le sue dinamiche.
Una lungaggine da segnalare è senz’altro la cotta di Mutta, cominciata eoni prima e mai dimostrata all’interessata, anche se conoscenti e capi sembrano aver ben capito la situazione.
Una problematica difficile che questo anime ha è che si trova in costante imbarazzo nella scelta di far parlare in modo introspettivo i personaggi, dedicando loro un intero episodio, e quella di far comunicare la cosa con un altro personaggio, per renderla manifesta. A volte l’imbarazzo è così forte che nessun personaggio esprime nulla, agisce in modo oscuro in snervanti silenzi e dialoghi mancati. Verso il finale, poi, Mutta è “solo”: non ha nessuno con cui parlare, malgrado Kenji e Nitta siano lì e non gli manchino le occasioni di confronto con gli altri.
Ambientazione e comparto sonoro e grafico
L’ambientazione è favolosa, l’ambiente delle agenzie spaziali è un terreno fertile, pieno di curiosità e fatti interessanti. La prospettiva del viaggio sulla Luna, poi, è davvero illuminante nell’ottica delle nuove missioni spaziali e nell’interesse che di recente (anno 2021) abbiamo dello spazio e dei suoi pianeti. La grafica si difende molto bene e il chara design è gradevole e realistico, anche se si lascia andare ogni tanto a un superdeformed che non infastidisce, nelle scene comiche.
Ci sono molte opening ed ending, ben fatte, una molto bella è quella ispirata al viaggio sulla Luna di Verne. La parte sonora è favolosa e spazia dai momenti di gran divertimento a quelli di profonda sofferenza. Il comparto sonoro non tradisce le aspettative e non scade mai, si fa ascoltare anche da solo.
Conclusione
“Uchu Kyodai” è un anime eccellente, capace di trattare tematiche adulte in maniera sia drammatica che leggera, in un contesto interessante come quello delle agenzie spaziali. Per me è stata una porta d’accesso a un mondo che credevo ostico e “alieno”. I suoi personaggi sono molti, ma sono curati bene e ciascuno col suo background. L’anime stesso procede in modo coerente e perde colpi solo nel finale. Può un finale non riuscito inficiare un’opera che ha così tanti meriti? Assolutamente no.
Consiglio davvero la sua visione, perché lo sforzo umano, narrativo, innovativo di quest’anime vale sempre, al di là delle sue pecche.
Hibito e Mutta sono due fratelli giapponesi che, quando erano ragazzini, hanno avuto un incontro col loro destino: hanno infatti visto un ufo, che, dopo aver brillato davanti a loro, si è involato verso la Luna. Hibito, il minore, precedendo il fratello, ha espresso il desiderio di andare sulla Luna e Mutta, anche lui desideroso di farlo, ha espresso con lui una promessa: andarci fisicamente sulla Luna, insieme.
Questo ricordo ricorrente (e a volte martellante, ma tant’è) è l’inizio di questo anime, le cui potenzialità e il cui valore sono innegabili.
L’anime narra le vicende di questi due fratelli, ma il protagonista assoluto è Mutta, il fratello maggiore, e della loro volontà di andare sulla Luna. L’azione riprende quando Mutta, trentunenne, deve ripensare alla sua vita, trovandosi disoccupato, e suo fratello Hibito, ventottenne, ci mette lo zampino, chiedendo alla madre di mandare il curriculum vitae di Mutta alla Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese. Hibito è già in corsa per la Luna: si trova a Houston, dove si allena presso la NASA, pronto a partire molto presto per una missione.
Da qui gli eventi si succedono e per novantanove episodi c’è un caleidoscopio di informazioni e curiosità sulla vita degli astronauti, sui loro esami di selezione, su tutto ciò che si attiva prima di una missione spaziale, sul percorso che porta una persona a diventare astronauta a tutti gli effetti.
Tra alti (molto alti) e bassi (molto bassi)
L’anime procede bene, all’inizio spiegando molto e rallentando gli avvenimenti, per far conoscere i personaggi e farli interagire meglio con l’ambiente. L’effetto è favoloso, ne nascono riflessioni, come quella che non starò a ‘spoilerare’, sulla formica 3D. Le vicende poi si evolvono, viste sia da Hibito che da Mutta, in archi narrativi sempre più serrati (ahimè). Uno degli archi più memorabili è quello di Hibito sulla Luna, ma non mancano vicende emozionanti e commoventi, affiancate a episodi divertenti e leggeri, guidati da un magistrale Mutta, il cui carattere timido, gentile, geniale, irriverente alleggerisce situazioni pesanti e dà spessore a quelle più dolorose.
Un elemento critico è un ritratto nell’anime, fatto a scopo ufficiale. Il soggetto ha un’espressione assurda, eppure il fotografo non pare essere stato un buon professionista, avendo fatto un così pessimo servizio, sia alla persona del ritratto, che agli organi ufficiali che l’avrebbero recepito.
Il finale è una sofferenza. Dall’episodio 69 l’anime comincia a correre inesorabile, propinando lo stesso riassuntino snervante e inutile e proponendo situazioni che nessuno si sofferma più a spiegare. L’arco finale di Hibito è lagnoso, tirato per le lunghe, con una Olga che ho trovato fuori posto, ma tant’è. A volte gli episodi tendono a fare un minestrone di eventi e personaggi e quelli secondari appaiono e compaiono in maniera preoccupante, senza più la cura attenta che avevano avuto prima.
A parte il fatto che l’anime si ferma laddove il manga procede, questa corsa finale senza fiato con la presentazione di personaggi nuovi che non si ha il tempo di approfondire pare scomposta e poco accorta. La stessa sparizione di un personaggio lasciato poi cadere nel buio con una vaga promessa è quantomeno una scelta azzardata.
Tanta bella gente, tutti belli motivati
I personaggi sono molti e ben caratterizzati.
Primi su tutti i due fratelli, il cui vissuto sia da ragazzini che da adulti è studiato nel più piccolo, psicologico, dettaglio. Ci sono poi figure come quelle di Kenji, amico di Mutta e padre di famiglia che sogna lo spazio, di Nitta, la cui vita di fratello maggiore è difficile, di Serika, la bella dottoressa di cui Mutta è innamorato che sogna di andare sull’ISS per mantenere una promessa. Man mano che l’anime procede, emergono nuovi personaggi, ciascuno con la sua storia, i suoi sogni, i suoi motivi per essere lì dove sta e comportarsi in un modo rispetto che in un altro. Menzione d’onore va a Brian Jay, un astronauta che ha sognato anche lui in grande, è stato un grande mentore, infatti sarà più volte pensato, citato, descritto durante tutta l’opera.
Personaggi criticabili sono i genitori dei fratelli, la cui condotta è davvero poco genitoriale, soprattutto quando i due erano ragazzini e vagavano di notte, sparivano senza destare preoccupazione, e non sono mica la spalla a cui confessare dubbi e debolezze. Inoltre i due genitori, strambi proprio, lasciavano che i lor figli praticamente vivessero a casa di una donna che nemmeno era loro parente e arriva a pensare che forse ha fatto loro da madre.
Altro personaggio criticabile è Sharon. Come donna e scienziata, nulla da dire, ma il peso che carica sulle spalle di uno dei personaggi pare eccessivo, mentre ciò che le accadrà è reso in modo così drammatico e super-citato, da destare fastidio ad ogni sua menzione da parte di altri personaggi.
Allegra menzione va ad Apo, il carlino di Hibito, che anche lui ha una piccola parte in tutte le vicende, e come sveglia è favoloso.
Uno dei grandi pregi di quest’anime è aver reso bene la crescita e la maturazione dei personaggi: l’arco narrativo molto lungo che si sviluppa nella storia fa sì che gli stessi personaggi che hanno interagito con Mutta e Hibito da ragazzini riemergano poi con i loro cambiamenti anche fisici e con personalità mature. Gli stessi flashback parlano di sogni fatti da ragazzini che da uomini hanno cercato di mantenere.
Ho una sola domanda da scettica: sognare di fare l’astronauta, ma non riuscendoci, è il fallimento di una vita, equivale alla morte? Quest’anime direbbe di sì. Comprendo bene il peso che ha un sogno nel definire la vita futura, ma sappiamo tutti che i sogni d’infanzia possono anche non realizzarsi, e perdere quella carica affettiva e motivazionale davanti ad altre scelte dettate da noi o dalla vita stessa. Ma questo non significa per forza essere perduti. Non riesco proprio a capire, allora, la spinta motivazionale che resta verdissima in coloro che sognano lo spazio, anche quando ormai paiono aver rinunciato.
Io mi parlo, tu mi parli?
I rapporti tra i personaggi sono buoni, ramificati, ben fatti, purtroppo ci sono grosse pecche: ancora non sono in grado di capire cosa leghi uno dei personaggi a una ragazzina che ha la metà dei suoi anni, per di più facendolo interessare al balletto.
I due fratelli, poi, hanno tutta una loro dinamica. Sharon li fotografa bene, dicendo che il minore è il traino del maggiore e, quando il primo si fermerà, troverà nel fratello più grande supporto per proseguire. Tutto molto bello, resta il fatto che non si parlano. Mutta stesso dichiara che loro sono due fratelli senza troppo affetto e ad entrambi va benissimo, ma è strano che Mutta arrivi alle selezioni per astronauti non sapendo nulla di nulla, come se non avesse mai parlato con Hibito, che c’era passato prima di lui, della cosa. Inoltre, quando affronta per la prima volta alcuni allenamenti e incontra degli strani ma adorabili personaggi, non sa chi siano, anche se Hibito li ha incontrati, lo hanno segnato e mai ne ha parlato col fratello maggiore.
Il fatto che Mutta parta sempre da zero è allucinante. A livello pedagogico è utile, perché spiega bene ai principianti assoluti e dà informazioni interessanti, però è stranissimo. Successivamente, si noterà come tra i due fratelli c’è uno scollamento psicologico notevole, anche se si dichiarano fratelli. Che dire? Ogni famiglia ha le sue dinamiche.
Una lungaggine da segnalare è senz’altro la cotta di Mutta, cominciata eoni prima e mai dimostrata all’interessata, anche se conoscenti e capi sembrano aver ben capito la situazione.
Una problematica difficile che questo anime ha è che si trova in costante imbarazzo nella scelta di far parlare in modo introspettivo i personaggi, dedicando loro un intero episodio, e quella di far comunicare la cosa con un altro personaggio, per renderla manifesta. A volte l’imbarazzo è così forte che nessun personaggio esprime nulla, agisce in modo oscuro in snervanti silenzi e dialoghi mancati. Verso il finale, poi, Mutta è “solo”: non ha nessuno con cui parlare, malgrado Kenji e Nitta siano lì e non gli manchino le occasioni di confronto con gli altri.
Ambientazione e comparto sonoro e grafico
L’ambientazione è favolosa, l’ambiente delle agenzie spaziali è un terreno fertile, pieno di curiosità e fatti interessanti. La prospettiva del viaggio sulla Luna, poi, è davvero illuminante nell’ottica delle nuove missioni spaziali e nell’interesse che di recente (anno 2021) abbiamo dello spazio e dei suoi pianeti. La grafica si difende molto bene e il chara design è gradevole e realistico, anche se si lascia andare ogni tanto a un superdeformed che non infastidisce, nelle scene comiche.
Ci sono molte opening ed ending, ben fatte, una molto bella è quella ispirata al viaggio sulla Luna di Verne. La parte sonora è favolosa e spazia dai momenti di gran divertimento a quelli di profonda sofferenza. Il comparto sonoro non tradisce le aspettative e non scade mai, si fa ascoltare anche da solo.
Conclusione
“Uchu Kyodai” è un anime eccellente, capace di trattare tematiche adulte in maniera sia drammatica che leggera, in un contesto interessante come quello delle agenzie spaziali. Per me è stata una porta d’accesso a un mondo che credevo ostico e “alieno”. I suoi personaggi sono molti, ma sono curati bene e ciascuno col suo background. L’anime stesso procede in modo coerente e perde colpi solo nel finale. Può un finale non riuscito inficiare un’opera che ha così tanti meriti? Assolutamente no.
Consiglio davvero la sua visione, perché lo sforzo umano, narrativo, innovativo di quest’anime vale sempre, al di là delle sue pecche.
Ho creato un account solo per questo: dovevo assolutamente scrivere qualcosa per incentivare la visione di questa splendida perla, ad oggi il mio slice of life preferito (se non il mio anime preferito in assoluto, comprendendo ovviamente il manga).
"Uchu Kyodai" è quel racconto, quella storia che ti coinvolge a livello personale e ti lancia in un mondo del quale vorresti far parte. È capace di trasmetterti la stessa passione che i personaggi mostrano e di farti capire cosa significa davvero la dedizione verso un sogno, verso il prossimo, verso la Luna. Consiglio la visione a chiunque abbia perso la propria strada o a chi vuole trovarla, a chiunque voglia godersi un viaggio.
I personaggi sono splendidi e le caratterizzazioni mai piatte, tutti si modellano col tempo e creano un mix davvero bilanciato. Il ritmo della narrazione è a parer mio perfetto, bada ai dettagli, ma non si dilunga troppo.
Insomma, guardatelo, e dopo averlo finito (purtroppo non è completo), dritti al manga!
"Uchu Kyodai" è quel racconto, quella storia che ti coinvolge a livello personale e ti lancia in un mondo del quale vorresti far parte. È capace di trasmetterti la stessa passione che i personaggi mostrano e di farti capire cosa significa davvero la dedizione verso un sogno, verso il prossimo, verso la Luna. Consiglio la visione a chiunque abbia perso la propria strada o a chi vuole trovarla, a chiunque voglia godersi un viaggio.
I personaggi sono splendidi e le caratterizzazioni mai piatte, tutti si modellano col tempo e creano un mix davvero bilanciato. Il ritmo della narrazione è a parer mio perfetto, bada ai dettagli, ma non si dilunga troppo.
Insomma, guardatelo, e dopo averlo finito (purtroppo non è completo), dritti al manga!
"Uchu Kyodai" è l'omonima serie tratta dal manga, un seinen di Chuuya Koyama serializzato in Giappone da Kodansha nella rivista-contenitrice Weekly Morning dal 2008. All'inizio mi è parso un titolo fresco, che si distacca da molti suoi simili per linearità e scorrevolezza.
La trama è ormai conosciuta bene e per chi non lo sapesse la storia racconta di due fratelli di nome Mutta (il fratello maggiore) e Hibito (il minore). Questi due fratelli fin da bambini hanno il sogno di diventare astronauti, e Hibito riesce a raggiungere per primo quest'obiettivo. Mutta invece, licenziato di recente, è in cerca di lavoro, e non avendo una sistemazione decide di tornare dai genitori momentaneamente. Eppure un giorno apre gli occhi (grazie sopratutto all'aiuto a distanza del fratello), si ricorda del suo sogno da bambino, e sopratutto del fatto che il fratello maggiore deve sempre essere avanti al minore per essere d'esempio. Quindi decide di iscriversi ai corsi di selezione astronauti della JAXA, quindi dovrà affrontare diverse difficoltà incontrando compagni di avventura e veri e propri amici.
La serie è fedelissima al manga e una volta iniziato un episodio lo devi assolutamente guardare fino alla fine. Il tema trattato può sembrare "semplice", ma ti coinvolge appieno nella visione, desiderando sempre l'episodio successivo. A mio parere "Uchu Kyodai" è l'anime del momento.
Infine direi che esso merita un 9 pieno, se lo merita. Infatti quando ho deciso di seguirlo sono partito in modo "diffidente" perché la trama mi sembrava una delle solite storielle da quattro soldi. Invece mi ha davvero sorpreso, i disegni fatti abbastanza bene e la storia molto studiata e curata lo rendono un vera e propria serie da "gustarsi", inoltre i dialoghi sono abbastanza semplici e comprensibili per tutti quelli che non ne sanno molto dell'ambito dell'aeronautica. Lo consiglio vivamente.
La trama è ormai conosciuta bene e per chi non lo sapesse la storia racconta di due fratelli di nome Mutta (il fratello maggiore) e Hibito (il minore). Questi due fratelli fin da bambini hanno il sogno di diventare astronauti, e Hibito riesce a raggiungere per primo quest'obiettivo. Mutta invece, licenziato di recente, è in cerca di lavoro, e non avendo una sistemazione decide di tornare dai genitori momentaneamente. Eppure un giorno apre gli occhi (grazie sopratutto all'aiuto a distanza del fratello), si ricorda del suo sogno da bambino, e sopratutto del fatto che il fratello maggiore deve sempre essere avanti al minore per essere d'esempio. Quindi decide di iscriversi ai corsi di selezione astronauti della JAXA, quindi dovrà affrontare diverse difficoltà incontrando compagni di avventura e veri e propri amici.
La serie è fedelissima al manga e una volta iniziato un episodio lo devi assolutamente guardare fino alla fine. Il tema trattato può sembrare "semplice", ma ti coinvolge appieno nella visione, desiderando sempre l'episodio successivo. A mio parere "Uchu Kyodai" è l'anime del momento.
Infine direi che esso merita un 9 pieno, se lo merita. Infatti quando ho deciso di seguirlo sono partito in modo "diffidente" perché la trama mi sembrava una delle solite storielle da quattro soldi. Invece mi ha davvero sorpreso, i disegni fatti abbastanza bene e la storia molto studiata e curata lo rendono un vera e propria serie da "gustarsi", inoltre i dialoghi sono abbastanza semplici e comprensibili per tutti quelli che non ne sanno molto dell'ambito dell'aeronautica. Lo consiglio vivamente.