Kigeki
Non sono un amante dei cortometraggi. In generale, tendo proprio ad evitarli. Incuriosito però dai pareri (molto) positivi riguardanti questo "Kigeki" (o "Comedy"), ho deciso di dargli una chance.
Ebbene, non mi sono affatto pentito di aver impiegato dieci minuti alla visione di quest'opera, o per meglio dire di questa fiaba. Perché "Kigeki" questo è: una fiaba in movimento. Non farò accenni alla storia per ovvi motivi. Storia accompagnata, per gran parte della sua durata, dalle note azzeccatissime di "Elsen Dritter Gesang" di Schubert (forse più conosciuta come "Ave Maria"). Il tempo esiguo impedisce all'autore di conferire spessore e carisma ai personaggi, ma ciò è controbilanciato alla perfezione dall'atmosfera che musica e immagini creano.
Non amando i cortometraggi e non essendo in grado di valutare l'opera come tale, non riesco a dare più di 7,5. Ma non posso che consigliarlo a chiunque, usando come scusa anche la scarsa durata, che non può essere un ostacolo per nessuno.
Ebbene, non mi sono affatto pentito di aver impiegato dieci minuti alla visione di quest'opera, o per meglio dire di questa fiaba. Perché "Kigeki" questo è: una fiaba in movimento. Non farò accenni alla storia per ovvi motivi. Storia accompagnata, per gran parte della sua durata, dalle note azzeccatissime di "Elsen Dritter Gesang" di Schubert (forse più conosciuta come "Ave Maria"). Il tempo esiguo impedisce all'autore di conferire spessore e carisma ai personaggi, ma ciò è controbilanciato alla perfezione dall'atmosfera che musica e immagini creano.
Non amando i cortometraggi e non essendo in grado di valutare l'opera come tale, non riesco a dare più di 7,5. Ma non posso che consigliarlo a chiunque, usando come scusa anche la scarsa durata, che non può essere un ostacolo per nessuno.
I cortometraggi sono belli proprio perché sono brevi ma intensi, e infatti "Kigeki" entra perfettamente in questa categoria, tuttavia siamo distanti da un capolavoro, dato che questo cortometraggio non è alcunché oltre l'essere molto godibile.
La trama vede protagonista una bambina che si dirige nella foresta nera alla ricerca del cavaliere nero situato nel castello oscuro, con l'obiettivo di proporgli un accordo: il suo desiderio è quello di liberare il suo villaggio dalle grinfie dell'armata inglese, ma per convincere il cavaliere nero la protagonista gli porgerà un libro come merce di scambio.
La sceneggiatura non è sicuramente qualcosa di avvincente, ma è comunque differente da molti altri anime, avendo la capacità di intrattenere e coinvolgere in pochi minuti grazie anche alla musica di sottofondo, che riesce a rendere più mistica la visione; l'ambientazione è il pezzo forte del cortometraggio, infatti aiuta a trascinarti in breve tempo in quel mondo cupo ma allo stesso tempo fiabesco.
Non vi è molto altro da dire, "Kigeki" riesce ad essere godibile in dieci minuti, e per questo non va sottovalutato, ma neanche sopravvalutato, dato che, come dicevo, non è un capolavoro ma un buon cortometraggio.
La trama vede protagonista una bambina che si dirige nella foresta nera alla ricerca del cavaliere nero situato nel castello oscuro, con l'obiettivo di proporgli un accordo: il suo desiderio è quello di liberare il suo villaggio dalle grinfie dell'armata inglese, ma per convincere il cavaliere nero la protagonista gli porgerà un libro come merce di scambio.
La sceneggiatura non è sicuramente qualcosa di avvincente, ma è comunque differente da molti altri anime, avendo la capacità di intrattenere e coinvolgere in pochi minuti grazie anche alla musica di sottofondo, che riesce a rendere più mistica la visione; l'ambientazione è il pezzo forte del cortometraggio, infatti aiuta a trascinarti in breve tempo in quel mondo cupo ma allo stesso tempo fiabesco.
Non vi è molto altro da dire, "Kigeki" riesce ad essere godibile in dieci minuti, e per questo non va sottovalutato, ma neanche sopravvalutato, dato che, come dicevo, non è un capolavoro ma un buon cortometraggio.
"Kigeki" è uno dei miei corti preferiti, perché in poco tempo riesce a raccontare una storia interessante e coinvolgente, anche grazie alle sagge scelte musicali effettuate.
Inizialmente sono stato molto colpito dallo stile grafico particolare, considerando che quando l'ho visto per la prima volta ero abituato ad anime con uno stile grafico "standard".
Quello che mi ha spinto a dare come voto 9 è l'ottima capacità di "Kigeki" di mescolare un sacco di generi in poco tempo, si passa dall'introduzione quasi horror alla prima parte drammatica, per poi avere un seguito ricco di azione, mistero e un pizzico di splatter.
Spero in un live action, personalmente ritengo sarebbe molto interessante...
Inizialmente sono stato molto colpito dallo stile grafico particolare, considerando che quando l'ho visto per la prima volta ero abituato ad anime con uno stile grafico "standard".
Quello che mi ha spinto a dare come voto 9 è l'ottima capacità di "Kigeki" di mescolare un sacco di generi in poco tempo, si passa dall'introduzione quasi horror alla prima parte drammatica, per poi avere un seguito ricco di azione, mistero e un pizzico di splatter.
Spero in un live action, personalmente ritengo sarebbe molto interessante...
"Kigeki" è un cortometraggio della durata di undici minuti prodotto nel 2002 dallo studio "Studio 4°C" e diretto da Kazuto Nakazawa.
La storia è ambientata in Irlanda durante la guerra d'indipendenza, e vede come protagonista una bambina che, per salvare il proprio villaggio da una fine imminente, decide di rivolgersi a un cavaliere leggendario che si racconta sia invincibile, e che abita tutto solo in un castello oltre la foresta. Come pagamento per i suoi servigi, la misteriosa figura non chiede denaro, bensì un libro in grado di stuzzicarlo.
"Kigeki" è un'opera di brevissima durata, ma nonostante questo riesce per qualche motivo a lasciare un ricordo indelebile nella mente dello spettatore. Il significato di tale cortometraggio è assai difficile da analizzare, e probabilmente le verità dietro di esso sono molteplici. Un'opera da guardare e nella quale immedesimarsi, senza sforzarsi troppo di cogliere un qualcosa di più profondo, che forse neanche sussiste. "Kigeki" è in grado di ricreare un'atmosfera incredibile e unica nel suo genere, l'impressione è quella di ritrovarsi immersi in una fiaba in stile ottocentesco.
Tecnicamente è un prodotto assai particolare, che gode di un'ottima regia e di un comparto grafico di primo livello, in grado di abbagliare con degli azzeccatissimi giochi di luce. Il design dei personaggi è assai semplicistico, e i fondali sono discretamente dettagliati. Il comparto sonoro si difende ottimamente, proponendo una colonna sonora degna di tale nome.
In conclusione, "Kigeki" è un'opera assolutamente meritevole di visione, anche per via della sua brevissima durata.
La storia è ambientata in Irlanda durante la guerra d'indipendenza, e vede come protagonista una bambina che, per salvare il proprio villaggio da una fine imminente, decide di rivolgersi a un cavaliere leggendario che si racconta sia invincibile, e che abita tutto solo in un castello oltre la foresta. Come pagamento per i suoi servigi, la misteriosa figura non chiede denaro, bensì un libro in grado di stuzzicarlo.
"Kigeki" è un'opera di brevissima durata, ma nonostante questo riesce per qualche motivo a lasciare un ricordo indelebile nella mente dello spettatore. Il significato di tale cortometraggio è assai difficile da analizzare, e probabilmente le verità dietro di esso sono molteplici. Un'opera da guardare e nella quale immedesimarsi, senza sforzarsi troppo di cogliere un qualcosa di più profondo, che forse neanche sussiste. "Kigeki" è in grado di ricreare un'atmosfera incredibile e unica nel suo genere, l'impressione è quella di ritrovarsi immersi in una fiaba in stile ottocentesco.
Tecnicamente è un prodotto assai particolare, che gode di un'ottima regia e di un comparto grafico di primo livello, in grado di abbagliare con degli azzeccatissimi giochi di luce. Il design dei personaggi è assai semplicistico, e i fondali sono discretamente dettagliati. Il comparto sonoro si difende ottimamente, proponendo una colonna sonora degna di tale nome.
In conclusione, "Kigeki" è un'opera assolutamente meritevole di visione, anche per via della sua brevissima durata.
Una recensione normalmente deve cercare di essere il più possibile oggettiva, riducendo al minimo la soggettività dell'autore; tuttavia ci sono dei casi dove questo non è possibile: Kigeki è uno di questi.
Non è infatti possibile giudicare oggettivamente quest'opera, in quanto la differenza tra ritenerla un'opera "vuota", priva di una vera trama, valida solo tecnicamente o giudicarla invece come una perla, un piccolo capolavoro di ineffabile bellezza sta tutta, io credo, nel "sentire" dello spettatore.
Forse si sarà capito, ma io appartengo al secondo gruppo.
Però, prima di esprimere il mio giudizio su quest'opera mi sembra giusto spiegare gli aspetti più tecnici. Kigeki è un corto di circa 10 minuti che narra di come una bambina, per salvare il suo villaggio, si rechi da uno spadaccino misterioso che, in cambio dei suoi servizi chiede un certo genere di libri. La vicenda, raccontata in un flashback, è magistralmente accompagnata dalle note dell'Ave Maria di Schubert, mentre sul versante grafico e tecnico il corto si distingue per uno stile particolare, spesso sfocato e volutamente non dettagliato in cui dominano pochi colori: bianco, nero e, in alcune parti, rosso, che creano un forte contrasto di grande effetto.
Sul versante tecnico è più o meno tutto qui, ma dietro di questo c'è, almeno per me, molto di più.
L'unione di narrazione, musica e stile grafico generano infatti un'atmosfera soffusa, incantata, quasi onirica che cattura lo spettatore e lo trascina in un mondo a metà tra il reale e il fantastico, in una storia che è insieme fiaba e poesia, racconto e sogno. Vedere Kigeki non è solo vedere un anime, ma è vivere un'esperienza estetica, come lo è leggere una poesia o guardare un bel quadro.
Perché questo è per me Kigeki: è poesia, quasi arte, come può esserlo per qualcuno un sonetto di Petrarca.
Forse a questo punto qualcuno dirà che sto esagerando (io stesso me lo chiedo) e altri magari non saranno d'accordo col mio giudizio, ma questo è ciò che ho provato guardando questo corto e, come ho detto all'inizio, ritengo che in questo caso l'unico metro di giudizio sia appunto la soggettività, la diversa sensibilità dello spettatore; solo quella può far la differenza nel giudicare quest'opera. Chi, come me, si farà catturare dalla particolare atmosfera di questo anime credo che sarà d'accordo, almeno in parte, col mio giudizio, gli altri invece probabilmente non condivideranno questa mia appassionata recensione.
Infine il voto. Dopo quanto ho detto sembrerebbe che la valutazione finale non possa che essere un 10, tuttavia, proprio perché ritengo Kigeki una visione dove la sensibilità dello spettatore conta molto più del solito nel determinare il giudizio e che quindi può non piacere a tutti, preferisco dargli un meno forte 9.
Non è infatti possibile giudicare oggettivamente quest'opera, in quanto la differenza tra ritenerla un'opera "vuota", priva di una vera trama, valida solo tecnicamente o giudicarla invece come una perla, un piccolo capolavoro di ineffabile bellezza sta tutta, io credo, nel "sentire" dello spettatore.
Forse si sarà capito, ma io appartengo al secondo gruppo.
Però, prima di esprimere il mio giudizio su quest'opera mi sembra giusto spiegare gli aspetti più tecnici. Kigeki è un corto di circa 10 minuti che narra di come una bambina, per salvare il suo villaggio, si rechi da uno spadaccino misterioso che, in cambio dei suoi servizi chiede un certo genere di libri. La vicenda, raccontata in un flashback, è magistralmente accompagnata dalle note dell'Ave Maria di Schubert, mentre sul versante grafico e tecnico il corto si distingue per uno stile particolare, spesso sfocato e volutamente non dettagliato in cui dominano pochi colori: bianco, nero e, in alcune parti, rosso, che creano un forte contrasto di grande effetto.
Sul versante tecnico è più o meno tutto qui, ma dietro di questo c'è, almeno per me, molto di più.
L'unione di narrazione, musica e stile grafico generano infatti un'atmosfera soffusa, incantata, quasi onirica che cattura lo spettatore e lo trascina in un mondo a metà tra il reale e il fantastico, in una storia che è insieme fiaba e poesia, racconto e sogno. Vedere Kigeki non è solo vedere un anime, ma è vivere un'esperienza estetica, come lo è leggere una poesia o guardare un bel quadro.
Perché questo è per me Kigeki: è poesia, quasi arte, come può esserlo per qualcuno un sonetto di Petrarca.
Forse a questo punto qualcuno dirà che sto esagerando (io stesso me lo chiedo) e altri magari non saranno d'accordo col mio giudizio, ma questo è ciò che ho provato guardando questo corto e, come ho detto all'inizio, ritengo che in questo caso l'unico metro di giudizio sia appunto la soggettività, la diversa sensibilità dello spettatore; solo quella può far la differenza nel giudicare quest'opera. Chi, come me, si farà catturare dalla particolare atmosfera di questo anime credo che sarà d'accordo, almeno in parte, col mio giudizio, gli altri invece probabilmente non condivideranno questa mia appassionata recensione.
Infine il voto. Dopo quanto ho detto sembrerebbe che la valutazione finale non possa che essere un 10, tuttavia, proprio perché ritengo Kigeki una visione dove la sensibilità dello spettatore conta molto più del solito nel determinare il giudizio e che quindi può non piacere a tutti, preferisco dargli un meno forte 9.
Vero capolavoro cinematografico, "Kigeki" non è un semplice anime o cortometraggio, ma un piccolo gioiello per la vista. Gran parte della forza di quest'anime si concentra infatti nei temi oscuri e tetri del paesaggio che permettono al bianco etereo dei personaggi e al rosso scintillante di risaltare creando un'atmosfera irreale e magica. Ad accompagnare questa resa grafica vi è poi la splendida colonna sonora in gran parte composta dall' "Ave Maria" di Schubert. In "Kigeki", come si è detto in precedenza, non è tanto la trama a colpire; infatti sono i colori e la musica a suscitare emozioni nello spettatore, quasi come se egli ammirasse uno stupendo quadro. In ogni caso la trama non è stata trascurata, difatti pur raccontando un fatto storico come la guerra di indipendenza irlandese vi introduce elementi magici che ben si collegano al tono fiabesco dell'opera e non viene lasciato al caso nemmeno lo svolgimento, che nonostante la breve durata dell'opera riesce a essere né scontato né lineare. In definitiva "Kigeki" è un capolavoro, a cui, vista anche la breve durata, non si può concedere un'occasione.
Ma quant'è bello questo corto sperimentale?
Ho deciso di guardarlo spinto da una grande curiosità, dato che le recensioni hanno tutte voti alti e commenti positivi. Quindi mi chiedevo cosa ci potesse essere di così bello in soli dieci minuti di visione, e ho scoperto che di bello c'è molto.
Dico subito che il mio 8 sarebbe potuto essere 9, ma mi sono contenuto per il fatto che "Kigeki" è un'opera molto corta, che a mio avviso sarebbe stato opportuno continuare. So però bene che è difficile riuscire a catturare l'attenzione dello spettatore in soli dieci minuti, cosa che l'autore è riuscito a fare splendidamente, ma so anche che allungare opere già di per sé buone potrebbe rivelarsi un boomerang.
La trama è sempliciotta, non sto nemmeno a descriverla, perché potrei subito cadere nello spoiler, niente di originale, sia chiaro, ma molto ben resa dalla bambina e dall'atmosfera cupa.
I disegni sono particolari, direi un misto tra il vecchio tratto e quello nuovo, e devo dire che il risultato è molto carino. Le luci sono un altro fattore importante, si svolge tutto o quasi al buio, ma il bianco viene sempre messo in risalto, andando spesso persino a sfocare le immagini, cosa sicuramente voluta e non troppo fastidiosa.
Ho trovato ottima la caratterizzazione dei due personaggi: la bambina è bella, ingenua e di buon cuore; lui invece è il classico silenzioso misterioso. Proprio il mistero che viene creato all'inizio e che rimane per certi versi alla fine - non è uno spoiler, sia chiaro, è scontato che in un corto così breve molti punti rimangano in sospeso - rende "Kigeki" davvero interessante.
Ripeto, avrei voluto un seguito, un qualcosa in più, ma so che non ci sarà mai niente di simile.
"Kigeki" è imperdibile, una piccola chicca, che proprio perché piccola dovrebbe essere alla portata di chiunque. Dategli una possibilità.
Ho deciso di guardarlo spinto da una grande curiosità, dato che le recensioni hanno tutte voti alti e commenti positivi. Quindi mi chiedevo cosa ci potesse essere di così bello in soli dieci minuti di visione, e ho scoperto che di bello c'è molto.
Dico subito che il mio 8 sarebbe potuto essere 9, ma mi sono contenuto per il fatto che "Kigeki" è un'opera molto corta, che a mio avviso sarebbe stato opportuno continuare. So però bene che è difficile riuscire a catturare l'attenzione dello spettatore in soli dieci minuti, cosa che l'autore è riuscito a fare splendidamente, ma so anche che allungare opere già di per sé buone potrebbe rivelarsi un boomerang.
La trama è sempliciotta, non sto nemmeno a descriverla, perché potrei subito cadere nello spoiler, niente di originale, sia chiaro, ma molto ben resa dalla bambina e dall'atmosfera cupa.
I disegni sono particolari, direi un misto tra il vecchio tratto e quello nuovo, e devo dire che il risultato è molto carino. Le luci sono un altro fattore importante, si svolge tutto o quasi al buio, ma il bianco viene sempre messo in risalto, andando spesso persino a sfocare le immagini, cosa sicuramente voluta e non troppo fastidiosa.
Ho trovato ottima la caratterizzazione dei due personaggi: la bambina è bella, ingenua e di buon cuore; lui invece è il classico silenzioso misterioso. Proprio il mistero che viene creato all'inizio e che rimane per certi versi alla fine - non è uno spoiler, sia chiaro, è scontato che in un corto così breve molti punti rimangano in sospeso - rende "Kigeki" davvero interessante.
Ripeto, avrei voluto un seguito, un qualcosa in più, ma so che non ci sarà mai niente di simile.
"Kigeki" è imperdibile, una piccola chicca, che proprio perché piccola dovrebbe essere alla portata di chiunque. Dategli una possibilità.
Ho spesso pensato che in pochi minuti si può creare qualcosa di meraviglioso, rispetto a qualcos'altro che magari ha richiesto cento volte quell'arco di tempo. Beh, forse Kigeki non sarà esattamente un capolavoro per quanto mi riguarda, ma tra la miriade di cortometraggi che si possono trovare in giro per il web è certamente uno dei meglio riusciti.
In un'Irlanda gotica, oscura e misteriosa si celano personaggi misteriosi e mitici come il leggendario cavaliere che da solo sconfisse un intero esercito. In quest'atmosfera d'altri tempi si svolge in, ahi-noi, pochissimo tempo le vicende che porteranno una fanciulla a chiedere aiuto al leggendario cavaliere, a patto di avere qualcosa da dargli in cambio. Che cosa, voi direte? Beh, mi sono ripromesso di non dire nulla.
Non posso permettermi il lusso di andare oltre per cause abbastanza ovvie, tuttavia posso affermare che la storia fila via come una vecchia favola, nascosta in soffitta all'interno di un libro oramai dimenticato. Questo è lo stile di un'opera affascinante compressa in un arco di tempo che più volte ci verrà da definire "avaro". E' anche un po' il motivo per il quale spesso mi tengo alla larga dai cortometraggi che, se ben riusciti, riescono ad appassionare più di un'opera magari più longeva o con un maggior numero di episodi.
Uno stile di disegno appropriato e una colonna sonora vecchia come non mai rendono ancora più allettante la scelta di visionare questo cortometraggio che, con un tratto di disegno a volte abbozzato e a volte dettagliatissimo, risulta capace di regalarci delle animazioni sorprendentemente fluide e curate. Sulle note di un "Ave Maria" e di uno stile grafico "vecchia pellicola", si svolge questa piccola favola.
Kigeki non arriverà a essere un "cult", e probabilmente sarà un'opera trascurata dai più, tuttavia sono del parere che merita di essere visto anche solo per curiosità. Dopotutto cosa vi costa spendere dieci minuti per un'opera che vale cento volte più di molte altre che ne durano tremila volte tanto?
In un'Irlanda gotica, oscura e misteriosa si celano personaggi misteriosi e mitici come il leggendario cavaliere che da solo sconfisse un intero esercito. In quest'atmosfera d'altri tempi si svolge in, ahi-noi, pochissimo tempo le vicende che porteranno una fanciulla a chiedere aiuto al leggendario cavaliere, a patto di avere qualcosa da dargli in cambio. Che cosa, voi direte? Beh, mi sono ripromesso di non dire nulla.
Non posso permettermi il lusso di andare oltre per cause abbastanza ovvie, tuttavia posso affermare che la storia fila via come una vecchia favola, nascosta in soffitta all'interno di un libro oramai dimenticato. Questo è lo stile di un'opera affascinante compressa in un arco di tempo che più volte ci verrà da definire "avaro". E' anche un po' il motivo per il quale spesso mi tengo alla larga dai cortometraggi che, se ben riusciti, riescono ad appassionare più di un'opera magari più longeva o con un maggior numero di episodi.
Uno stile di disegno appropriato e una colonna sonora vecchia come non mai rendono ancora più allettante la scelta di visionare questo cortometraggio che, con un tratto di disegno a volte abbozzato e a volte dettagliatissimo, risulta capace di regalarci delle animazioni sorprendentemente fluide e curate. Sulle note di un "Ave Maria" e di uno stile grafico "vecchia pellicola", si svolge questa piccola favola.
Kigeki non arriverà a essere un "cult", e probabilmente sarà un'opera trascurata dai più, tuttavia sono del parere che merita di essere visto anche solo per curiosità. Dopotutto cosa vi costa spendere dieci minuti per un'opera che vale cento volte più di molte altre che ne durano tremila volte tanto?
Un tempo andavo snobbando i cortometraggi, eppure, con il tempo, compresi quanto essi m'incuriosissero. Non me ne rendevo neanche conto, ma i corti in qualche modo riuscivano sempre ad attirare la mia attenzione e, anche quando i risultati non erano propriamente quelli sperati, beh, perlomeno potevo dire di avere "sprecato" una minima parte del mio tempo.
Per dirla tutta di cortometraggi interessanti ce ne sono parecchi (perlomeno quanto a idee di base), ma di cortometraggi davvero soddisfacenti non se ne trovano troppi. Ne vidi parecchi, e Kigeki, tra tutti, può fregiarsi di essere uno tra i miei favoriti.
L'ambientazione non sarebbe neanche di quelle a me gradite. Siamo in tempi antichi e l'Irlanda richiede la sua indipendenza. E' previsto a breve un attacco da parte dei soldati inglesi e una bambina, dando credito a un'antica leggenda, decide di avventurarsi in un lungo viaggio al fine di chiedere aiuto. Qui viene il bello, dato che la leggenda narra di un cavaliere misterioso che non accetta compensi in danaro per il suo operato, ciò che chiede in cambio sono "semplicemente" libri.
La bimba prende dalla biblioteca di famiglia un antico librone, quasi più grande di lei, e tenta il tutto per tutto.
Essendo Kigeki un corto, ho già raccontato troppo della trama, anche se questo, in definitiva, è poco più del preambolo, e il bello viene tutto a seguire. Non vi rovinerò la sorpresa.
Le atmosfere sono vellutate, quasi poetiche. C'è spazio per strappare anche un sorriso, ma il tutto è affrontato in modo piuttosto serio e senza lasciare troppo alla fantasia quando sarà il caso di mostrare qualcosa di più "concreto". Come musica di sottofondo è stata scelta un'appropriatissima "Ave Maria" che concorre non poco nel ricreare una certa atmosfera.
Quest'opera mi ha lasciato qualcosa dentro. Vorrei consigliarla più o meno a tutti, male che vada avrete perso solo 10 minuti della vostra vita, ma difficilmente ne resterete delusi.
Per dirla tutta di cortometraggi interessanti ce ne sono parecchi (perlomeno quanto a idee di base), ma di cortometraggi davvero soddisfacenti non se ne trovano troppi. Ne vidi parecchi, e Kigeki, tra tutti, può fregiarsi di essere uno tra i miei favoriti.
L'ambientazione non sarebbe neanche di quelle a me gradite. Siamo in tempi antichi e l'Irlanda richiede la sua indipendenza. E' previsto a breve un attacco da parte dei soldati inglesi e una bambina, dando credito a un'antica leggenda, decide di avventurarsi in un lungo viaggio al fine di chiedere aiuto. Qui viene il bello, dato che la leggenda narra di un cavaliere misterioso che non accetta compensi in danaro per il suo operato, ciò che chiede in cambio sono "semplicemente" libri.
La bimba prende dalla biblioteca di famiglia un antico librone, quasi più grande di lei, e tenta il tutto per tutto.
Essendo Kigeki un corto, ho già raccontato troppo della trama, anche se questo, in definitiva, è poco più del preambolo, e il bello viene tutto a seguire. Non vi rovinerò la sorpresa.
Le atmosfere sono vellutate, quasi poetiche. C'è spazio per strappare anche un sorriso, ma il tutto è affrontato in modo piuttosto serio e senza lasciare troppo alla fantasia quando sarà il caso di mostrare qualcosa di più "concreto". Come musica di sottofondo è stata scelta un'appropriatissima "Ave Maria" che concorre non poco nel ricreare una certa atmosfera.
Quest'opera mi ha lasciato qualcosa dentro. Vorrei consigliarla più o meno a tutti, male che vada avrete perso solo 10 minuti della vostra vita, ma difficilmente ne resterete delusi.
Kigeki, che in giapponese significa "commedia", è una piccola perla, un cortometraggio di appena 10 minuti magistralmente diretto da Kazuto Nakazawa.
Il corto, ambientato in Irlanda durante la guerra d'indipendenza, narra la vicenda di una bambina che, per cercare di salvare il suo villaggio dall'imminente attacco inglese, corre attraverso una tetra e fitta foresta per chiedere aiuto al cavaliere che si dice dimori in un castello li vicino.
La particolarità che connota il cavaliere è che per pagamento dei suoi servigi egli richieda non denaro, ma soltanto un libro di un determinato genere. Il cavaliere, quindi, accettando la richiesta della bambina le presterà il suo aiuto.
Prima di vedere Kigeki non pensavo che un prodotto di animazione si potesse trasformare in poesia, in pura arte. Inutile addentrarsi in critiche per sviscerare e analizzare i contenuti dell'opera, ciò costituirebbe solo un ostacolo alla sua completa fruizione. Kigeki non è un qualcosa sul quale si possa ragionare, si deve sentire, è un'esperienza.
Si potrebbe paragonare a una novella gotica, una fiaba dai tratti cavallereschi tipicamente occidentali che trova immedesimazione in riflessioni proprie del romanticismo.
Il soave sottofondo musicale, consistente nell'Ave Maria di Schubert, accompagna alla perfezione l'atmosfera caratterizzata da tinte fosche e oscure, giocata su una dicotomia di nero e bianco, un contrasto d'effetto che cattura l'attenzione e trasporta la fantasia dello spettatore fino a una perfetta immedesimazione. Kigeki è un'opera di pura poesia, in cui si avvertono, come sospese, delle riflessioni, lasciate incompiute, quasi ad appannaggio di chi guarda. Il corto è un perfetto connubio tra fiaba e leggenda, con riflessi simbolistici interessanti e misteriosi, un'opera dolce, intensa, intimista.
La regia è superba, così come l'animazione, tanto statica nella prima metà, quanto dinamica e frizzante nella seconda dove si assite ad un tripudio di sangue e violenza.
Le chiavi d'interpretazione sono molteplici, lo si può considerare semplicemente come una bella storia o anche apprezzarne le allusioni simbolistiche all'ignoto, al potere della cultura e della fantasia. Indiscutibile che si tratti di un Anime che guadagna meritatamente un suo posto tra quelli da ricordare con soddisfazione e meraviglia.
Non penso che si possa effettivamende dare un voto ad un'opera come questa, se non altro perchè è difficile da poter valutare criticamente, in quanto il suo fascino deriva più dalla sensibilità di chi guarda. In ogni modo l'aspetto tecnico è pressochè perfetto, una struttura ottimamente confezionata. L'ambientazione a tratti ricorda ICO anche nelle figure dei personaggi, e il tutto è reso con una poesia e delicatezza commoventi. Nonostante ciò non penso si possa ritenere un capolavoro ma soltato un'opera di squisita fattura. Per questo motivo il voto è 7.5.
Il corto, ambientato in Irlanda durante la guerra d'indipendenza, narra la vicenda di una bambina che, per cercare di salvare il suo villaggio dall'imminente attacco inglese, corre attraverso una tetra e fitta foresta per chiedere aiuto al cavaliere che si dice dimori in un castello li vicino.
La particolarità che connota il cavaliere è che per pagamento dei suoi servigi egli richieda non denaro, ma soltanto un libro di un determinato genere. Il cavaliere, quindi, accettando la richiesta della bambina le presterà il suo aiuto.
Prima di vedere Kigeki non pensavo che un prodotto di animazione si potesse trasformare in poesia, in pura arte. Inutile addentrarsi in critiche per sviscerare e analizzare i contenuti dell'opera, ciò costituirebbe solo un ostacolo alla sua completa fruizione. Kigeki non è un qualcosa sul quale si possa ragionare, si deve sentire, è un'esperienza.
Si potrebbe paragonare a una novella gotica, una fiaba dai tratti cavallereschi tipicamente occidentali che trova immedesimazione in riflessioni proprie del romanticismo.
Il soave sottofondo musicale, consistente nell'Ave Maria di Schubert, accompagna alla perfezione l'atmosfera caratterizzata da tinte fosche e oscure, giocata su una dicotomia di nero e bianco, un contrasto d'effetto che cattura l'attenzione e trasporta la fantasia dello spettatore fino a una perfetta immedesimazione. Kigeki è un'opera di pura poesia, in cui si avvertono, come sospese, delle riflessioni, lasciate incompiute, quasi ad appannaggio di chi guarda. Il corto è un perfetto connubio tra fiaba e leggenda, con riflessi simbolistici interessanti e misteriosi, un'opera dolce, intensa, intimista.
La regia è superba, così come l'animazione, tanto statica nella prima metà, quanto dinamica e frizzante nella seconda dove si assite ad un tripudio di sangue e violenza.
Le chiavi d'interpretazione sono molteplici, lo si può considerare semplicemente come una bella storia o anche apprezzarne le allusioni simbolistiche all'ignoto, al potere della cultura e della fantasia. Indiscutibile che si tratti di un Anime che guadagna meritatamente un suo posto tra quelli da ricordare con soddisfazione e meraviglia.
Non penso che si possa effettivamende dare un voto ad un'opera come questa, se non altro perchè è difficile da poter valutare criticamente, in quanto il suo fascino deriva più dalla sensibilità di chi guarda. In ogni modo l'aspetto tecnico è pressochè perfetto, una struttura ottimamente confezionata. L'ambientazione a tratti ricorda ICO anche nelle figure dei personaggi, e il tutto è reso con una poesia e delicatezza commoventi. Nonostante ciò non penso si possa ritenere un capolavoro ma soltato un'opera di squisita fattura. Per questo motivo il voto è 7.5.
Dunque, va detto che se avessi avuto nella scala di giudizio un nove e mezzo lo avrei forse dato, o anche un nove pieno, ma mi rendo conto che tale voto era solo d'eco al mio dispiacere per una così brave narrazione.
In realtà invece, la forza di questo breve cortometraggio sta proprio nella sua flebile esistenza; come una favola prima della mezzanotte, una leggenda canticchiata attorno a un falò, Kigeki rapisce con atmosfere fiabesche proprie dei Grimm, o di Poe (Metgerzen) ed esercita quel fascino misterioso proprio solo di quei racconti che non raccontano molto, ma vivono d'impressioni, e lasciano a intendere incubi, tenebre e altri pensieri antichi.
Non parlerò di noiose cose come lo stile del disegno o la colonna sonora, poiché in un così breve racconto non ritengo vi sia una vera scissione tra esse; questa sequenza di suoni e immagini, voci e sensazioni, va gustata come uno scuro e mescolato nettare; metà con i sensi, metà con la mente. Da non trascurare.
In realtà invece, la forza di questo breve cortometraggio sta proprio nella sua flebile esistenza; come una favola prima della mezzanotte, una leggenda canticchiata attorno a un falò, Kigeki rapisce con atmosfere fiabesche proprie dei Grimm, o di Poe (Metgerzen) ed esercita quel fascino misterioso proprio solo di quei racconti che non raccontano molto, ma vivono d'impressioni, e lasciano a intendere incubi, tenebre e altri pensieri antichi.
Non parlerò di noiose cose come lo stile del disegno o la colonna sonora, poiché in un così breve racconto non ritengo vi sia una vera scissione tra esse; questa sequenza di suoni e immagini, voci e sensazioni, va gustata come uno scuro e mescolato nettare; metà con i sensi, metà con la mente. Da non trascurare.
La poesia, la leggenda e l’animazione formano un perfetto connubio in questo breve e piccolo capolavoro. Come tutti i capolavori, esso non dà risposte allo spettatore, ma le richiede e le fa nascere nel nostro subconscio.
La bellezza dell’ignoto e del passato sono rappresentate in Kigeki sotto le sembianze di un umano (potete definirlo come preferite- demone, mostro, spirito - in quanto anche sotto quest’aspetto la visione lascia molti punti interrogativi), presenza ammaliante quanto minacciosa e terribile allo stesso tempo.
La breve narrazione, di solo dieci minuti, è incentrata su quello che si può definire un dark-fantasy, dove una bambina di appena cinque anni prega per l’intervento a difesa del suo villaggio da parte di uno spadaccino solitario. Quest’ultimo, in cambio dei suoi servigi, richiede solo una cosa: un libro appartenente a un determinato genere. Il patto fra i due è stipulato, ma la natura dell’enigmatico personaggio emerge, solo in parte, nello scontro contro i malvagi cavalieri inglesi.
Il fulcro della vicenda è proprio la merce di scambio fornita dalla bambina all’oscuro spadaccino: la lettura. L’unico indizio che otteniamo lungo lo svolgimento della trama ci è fornito dalle prime parole della piccola protagonista: “Dopo che la scrittura fu inventata ci fu un periodo in cui i libri simboleggiavano il potere e ridere o parlare erano considerati proibiti. Nell’era che seguì, tutti i libri di quel tempo furono bruciati”. Ecco, la traccia per la nostra interpretazione personale è segnata da questa antica leggenda irlandese: il potere della lettura distrusse il mondo con la sua bellezza oppure grazie al suo intervento creò quello che per noi è l’ignoto e la fantasia?
Da menzionare lo stile artistico che segna tutta l’opera. Lo studio 4C sotto la regia di Kazuto Nakazawa riesce a trasmetterci, grazie alla perfetta grafica, l’inquietudine che contraddistingue il prodotto. Continue contrapposizioni fra il bianco, il nero e il rosso: l’oscurità dello spadaccino contrapposta alla purezza della bambina, la tetra foresta contrapposta alla caligine che tutto avvolge, la limpidezza del protagonista durante la battaglia contrapposta alle grigie armature degli inglesi e al loro sangue.
Luce e ombra, male e bene, l’imperscrutabilità dei personaggi non ci concede il privilegio di definire chi sia il vero nemico della vicenda.
Le musiche sono dei capolavori. Il regista riprende le due melodie di Shubert “Ave Maria” e “Erlkönig”, che ci immergono nella bellissima quanto tremenda leggenda a noi raccontata.
Kigeki è una piccola perla da assaporare a da gustare, che con i suoi riflessi vi catturerà. Non vi stupite se vi troverete, a mesi di distanza dalla prima visione, a guardarlo nuovamente: i capolavori non stancano mai.
La bellezza dell’ignoto e del passato sono rappresentate in Kigeki sotto le sembianze di un umano (potete definirlo come preferite- demone, mostro, spirito - in quanto anche sotto quest’aspetto la visione lascia molti punti interrogativi), presenza ammaliante quanto minacciosa e terribile allo stesso tempo.
La breve narrazione, di solo dieci minuti, è incentrata su quello che si può definire un dark-fantasy, dove una bambina di appena cinque anni prega per l’intervento a difesa del suo villaggio da parte di uno spadaccino solitario. Quest’ultimo, in cambio dei suoi servigi, richiede solo una cosa: un libro appartenente a un determinato genere. Il patto fra i due è stipulato, ma la natura dell’enigmatico personaggio emerge, solo in parte, nello scontro contro i malvagi cavalieri inglesi.
Il fulcro della vicenda è proprio la merce di scambio fornita dalla bambina all’oscuro spadaccino: la lettura. L’unico indizio che otteniamo lungo lo svolgimento della trama ci è fornito dalle prime parole della piccola protagonista: “Dopo che la scrittura fu inventata ci fu un periodo in cui i libri simboleggiavano il potere e ridere o parlare erano considerati proibiti. Nell’era che seguì, tutti i libri di quel tempo furono bruciati”. Ecco, la traccia per la nostra interpretazione personale è segnata da questa antica leggenda irlandese: il potere della lettura distrusse il mondo con la sua bellezza oppure grazie al suo intervento creò quello che per noi è l’ignoto e la fantasia?
Da menzionare lo stile artistico che segna tutta l’opera. Lo studio 4C sotto la regia di Kazuto Nakazawa riesce a trasmetterci, grazie alla perfetta grafica, l’inquietudine che contraddistingue il prodotto. Continue contrapposizioni fra il bianco, il nero e il rosso: l’oscurità dello spadaccino contrapposta alla purezza della bambina, la tetra foresta contrapposta alla caligine che tutto avvolge, la limpidezza del protagonista durante la battaglia contrapposta alle grigie armature degli inglesi e al loro sangue.
Luce e ombra, male e bene, l’imperscrutabilità dei personaggi non ci concede il privilegio di definire chi sia il vero nemico della vicenda.
Le musiche sono dei capolavori. Il regista riprende le due melodie di Shubert “Ave Maria” e “Erlkönig”, che ci immergono nella bellissima quanto tremenda leggenda a noi raccontata.
Kigeki è una piccola perla da assaporare a da gustare, che con i suoi riflessi vi catturerà. Non vi stupite se vi troverete, a mesi di distanza dalla prima visione, a guardarlo nuovamente: i capolavori non stancano mai.
La bellezza di un cortometraggio sta nel condensare emozioni o spunti di riflessione nei pochi minuti che lo compongono. In altre parole ci si deve aspettare non un intreccio troppo complesso ma un singolo "momento" molto intenso e coinvolgente. Per fare un paragone forse un po' troppo ardito, il cortometraggio più breve può essere considerato un quadro o una scultura: una sola immagine è capace di raccontare un evento, uno stato d'animo o anche semplicemente un'espressione molto meglio di 100 pagine di storia, e richiede un'interpretazione estremamente approfondita per riuscire a coglierne ogni dettaglio spesso volutamente nascosto dall'autore.
Ho letto valutazioni molto positive su questo Kigeki e, data anche la brevità della narrazione, mi sono convinto a dargli un'occhiata. E, sinceramente, non posso associarmi a chi lo definisce un capolavoro del cortometraggio giapponese.
Punto primo: la colonna sonora basata sull'Ave Maria di Schubert. Non posso che condividerne la bellezza, ma è assolutamente irrilevante ai fini della valutazione. Non c'era bisogno di Kigeki per riconoscerne la grandezza, dato ormai assodato da secoli, né la sua grandezza può essere usata come scialuppa di salvataggio per un qualcosa che esuli dal campo della musica classica. E' altrettanto chiaro che se gli autori avessero utilizzato un motivo rap in sottofondo la cosa avrebbe avuto invece un peso (negativo) sul tutto; e se la storia fosse stata di un certo rilievo si sarebbe elogiata anche la scelta del tema musicale in sottofondo. Ma lo scegliere una colonna sonora di una certa importanza non trasforma comunque una storia brutta in una bella.
Punto secondo: la trama. Una ragazzina, per salvare il suo villaggio dall'invasione degli inglesi, chiede aiuto a un cavaliere vampiro che, in cambio di un libro, accetta e in un colpo solo abbatte un intera divisione di soldati. Fine. A questo punto mi son posto una domanda: E allora? Ci sono conseguenze insite in questo gesto? No non mi pare. C'è qualche insegnamento o, più semplicemente, una qualche morale alla base degli eventi? No nessuna. E la domanda resta: e allora?
Insomma ho trovato la trama abbastanza inconsistente anche considerando l'attenuante che si parla di un cortometraggio, pure breve.
Se raccontare una storia vagamente sovrannaturale è sufficiente a creare un capolavoro, ve ne creo subito uno io: in una fattoria un contadino aspetta per l'intera stagione della coltivazione la crescita del grano. Dopo avere atteso a lungo il tempo della mietitura finalmente arriva e lui si reca al campo. Meraviglia! Nemmeno una pianta è cresciuta e il contadino si ricorda improvvisamente di essersi scordato di procedere alla semina. Fine. Aggiungeteci il "Nessun dorma" come sottofondo. Vi sembra un capolavoro?
In definitiva se avete dieci minuti da perdere potreste anche dargli un occhiata: poi anche voi sarete in grado di scrivere 10-100-1000 cortometraggi di successo.
Ho letto valutazioni molto positive su questo Kigeki e, data anche la brevità della narrazione, mi sono convinto a dargli un'occhiata. E, sinceramente, non posso associarmi a chi lo definisce un capolavoro del cortometraggio giapponese.
Punto primo: la colonna sonora basata sull'Ave Maria di Schubert. Non posso che condividerne la bellezza, ma è assolutamente irrilevante ai fini della valutazione. Non c'era bisogno di Kigeki per riconoscerne la grandezza, dato ormai assodato da secoli, né la sua grandezza può essere usata come scialuppa di salvataggio per un qualcosa che esuli dal campo della musica classica. E' altrettanto chiaro che se gli autori avessero utilizzato un motivo rap in sottofondo la cosa avrebbe avuto invece un peso (negativo) sul tutto; e se la storia fosse stata di un certo rilievo si sarebbe elogiata anche la scelta del tema musicale in sottofondo. Ma lo scegliere una colonna sonora di una certa importanza non trasforma comunque una storia brutta in una bella.
Punto secondo: la trama. Una ragazzina, per salvare il suo villaggio dall'invasione degli inglesi, chiede aiuto a un cavaliere vampiro che, in cambio di un libro, accetta e in un colpo solo abbatte un intera divisione di soldati. Fine. A questo punto mi son posto una domanda: E allora? Ci sono conseguenze insite in questo gesto? No non mi pare. C'è qualche insegnamento o, più semplicemente, una qualche morale alla base degli eventi? No nessuna. E la domanda resta: e allora?
Insomma ho trovato la trama abbastanza inconsistente anche considerando l'attenuante che si parla di un cortometraggio, pure breve.
Se raccontare una storia vagamente sovrannaturale è sufficiente a creare un capolavoro, ve ne creo subito uno io: in una fattoria un contadino aspetta per l'intera stagione della coltivazione la crescita del grano. Dopo avere atteso a lungo il tempo della mietitura finalmente arriva e lui si reca al campo. Meraviglia! Nemmeno una pianta è cresciuta e il contadino si ricorda improvvisamente di essersi scordato di procedere alla semina. Fine. Aggiungeteci il "Nessun dorma" come sottofondo. Vi sembra un capolavoro?
In definitiva se avete dieci minuti da perdere potreste anche dargli un occhiata: poi anche voi sarete in grado di scrivere 10-100-1000 cortometraggi di successo.
La Disney nel 1940 ha dato alla luce qualcosa di unico, ha partorito "fantasia", un lungometraggio che ha creato una delle avventure più eccitanti e straordinarie della storia, un film che ha ispirato le future generazioni a usare con più dolcezza il rapporto tra musica e animazione, due grandi passioni umane incancellabili.
Ho parlato di Fantasia, non solo per il fatto che ha inventato un modo di esprimere l'animazione, ma anche perché nel finale del film viene usata la splendida e passionale "Ave Maria", una canzone soave che a mio parere è una delle liriche più rilassanti che conosca, ed è a mio parere il fulcro di "Kigeki".
L'"Ave Maria" quindi ispira tranquillità, ispira dolcezza, ispira calma, e "Kigeki" riesce a unire, ad annodare queste caratteristiche, riesce a trasmettere pace e serenità al telespettatore, riesce a imitare Fantasia e a conseguire un prodotto di alta qualità e di rara bellezza.
"Kigeki" riesce a ottenere questo fantastico e ottimo rapporto grazie all'atmosfera dei paesaggi caratterizzati da dei contrasti di chiaro scuro molto ben riusciti, paesaggi prevalentemente medievali e rurali.
Queste ambientazioni storiche fanno da fondo a una storia soprannaturale e fantasiosa, dove una ragazzina per difendere il proprio villaggio da invasori si rivolge a un uomo solitario ed enigmatico, un personaggio che accetta solo libri come pagamento, un personaggio tanto forte da distruggere un intero esercito da solo.
Questi fatti vengono raccontati lentamente e attentamente in un cortometraggio di pochi minuti con un solo scopo: rilassare lo spettatore invitandolo a liberare il proprio stress e le proprie preoccupazioni, o almeno è questo quello che io ho provato e che ho sentito mentre lo guardavo, un senso di vuoto e di calma interiore.
Ho parlato di Fantasia, non solo per il fatto che ha inventato un modo di esprimere l'animazione, ma anche perché nel finale del film viene usata la splendida e passionale "Ave Maria", una canzone soave che a mio parere è una delle liriche più rilassanti che conosca, ed è a mio parere il fulcro di "Kigeki".
L'"Ave Maria" quindi ispira tranquillità, ispira dolcezza, ispira calma, e "Kigeki" riesce a unire, ad annodare queste caratteristiche, riesce a trasmettere pace e serenità al telespettatore, riesce a imitare Fantasia e a conseguire un prodotto di alta qualità e di rara bellezza.
"Kigeki" riesce a ottenere questo fantastico e ottimo rapporto grazie all'atmosfera dei paesaggi caratterizzati da dei contrasti di chiaro scuro molto ben riusciti, paesaggi prevalentemente medievali e rurali.
Queste ambientazioni storiche fanno da fondo a una storia soprannaturale e fantasiosa, dove una ragazzina per difendere il proprio villaggio da invasori si rivolge a un uomo solitario ed enigmatico, un personaggio che accetta solo libri come pagamento, un personaggio tanto forte da distruggere un intero esercito da solo.
Questi fatti vengono raccontati lentamente e attentamente in un cortometraggio di pochi minuti con un solo scopo: rilassare lo spettatore invitandolo a liberare il proprio stress e le proprie preoccupazioni, o almeno è questo quello che io ho provato e che ho sentito mentre lo guardavo, un senso di vuoto e di calma interiore.
Mi trovo a recensire un “corto” tanto osannato e a dover giustificare un voto così basso, e il compito non è affatto grato, bisogna riconoscerlo. La curiosità iniziale si è trasformata con lo scorrere dei minuti in incredulità e infine in imbarazzo nel constatare la libertà con cui oggigiorno si accosti il termine “capolavoro” a ogni produzione abbellita da un comparto tecnico in questo caso neanche troppo entusiastico.
Si parte bene: un paio di soluzioni visive volte a suscitare la meraviglia nello spettatore, la musica soffusa, una voce narrante ammaliante; si attende con il fiato sospeso che i fili dell’intreccio di questa favola dark-fantasy vengano sapientemente sbrogliati e si giunga a una conclusione sorprendente. Ecco, cotanta atmosfera viene invece brutalmente fatta a pezzi in una guerra fra soluzioni brillanti e banalità, finché queste ultime, una volta giunta la comprensione del messaggio, riescono ad avere il sopravvento.
In Kigeki, spiace dirlo, tutto assume lo spessore di una sogliola: i due protagonisti, se così si vuole chiamarli, restano delle marionette a recitare una storia che non sentono minimamente; le animazioni facciali, quando ci sono, sono fisse come quelle delle statue di marmo; la scelta musicale, basata sulla relazione voce lirica femminile = Ave Maria di Schubert, è talmente ovvia da strappare un sorriso; e la trama poi, quel poco e quel troppo che ci viene detto di essa, è di una tristezza disarmante.
Tanto per cominciare, qual è il contesto storico? Si intuisce che ci troviamo in Irlanda, che ci sia una guerra contro, mmm, gli inglesi? Quelle armature da quale epoca spuntano? Che ci fanno i vampiri? La bambina ha una famiglia molto concessiva o è proprio orfana? E lui, da dove spunta? Perché si comporta così? Ha un passato, delle ambizioni, qualcosa a sostenere il suo profilo psicologico?
Meglio precisarlo, non ho niente contro le storie indefinite, che si chiudono senza dare tutte le risposte, anzi le preferisco all’enciclopedico e pedante metodo manzoniano. Un intreccio velato esige la possibilità di interpretazioni diverse da parte dell’utenza per farsi apprezzare; Kigeki invece scorre trasparente e liscio come una sorsata d’acqua, e come questa risulta insipido. La brevità dell’opera non è scusante e non lo esenta da un 4, bisognerebbe ignorare tutta una tradizione di corti cinematografici di qualità indubbiamente superiore.
In sostanza, caldamente sconsigliato.
Si parte bene: un paio di soluzioni visive volte a suscitare la meraviglia nello spettatore, la musica soffusa, una voce narrante ammaliante; si attende con il fiato sospeso che i fili dell’intreccio di questa favola dark-fantasy vengano sapientemente sbrogliati e si giunga a una conclusione sorprendente. Ecco, cotanta atmosfera viene invece brutalmente fatta a pezzi in una guerra fra soluzioni brillanti e banalità, finché queste ultime, una volta giunta la comprensione del messaggio, riescono ad avere il sopravvento.
In Kigeki, spiace dirlo, tutto assume lo spessore di una sogliola: i due protagonisti, se così si vuole chiamarli, restano delle marionette a recitare una storia che non sentono minimamente; le animazioni facciali, quando ci sono, sono fisse come quelle delle statue di marmo; la scelta musicale, basata sulla relazione voce lirica femminile = Ave Maria di Schubert, è talmente ovvia da strappare un sorriso; e la trama poi, quel poco e quel troppo che ci viene detto di essa, è di una tristezza disarmante.
Tanto per cominciare, qual è il contesto storico? Si intuisce che ci troviamo in Irlanda, che ci sia una guerra contro, mmm, gli inglesi? Quelle armature da quale epoca spuntano? Che ci fanno i vampiri? La bambina ha una famiglia molto concessiva o è proprio orfana? E lui, da dove spunta? Perché si comporta così? Ha un passato, delle ambizioni, qualcosa a sostenere il suo profilo psicologico?
Meglio precisarlo, non ho niente contro le storie indefinite, che si chiudono senza dare tutte le risposte, anzi le preferisco all’enciclopedico e pedante metodo manzoniano. Un intreccio velato esige la possibilità di interpretazioni diverse da parte dell’utenza per farsi apprezzare; Kigeki invece scorre trasparente e liscio come una sorsata d’acqua, e come questa risulta insipido. La brevità dell’opera non è scusante e non lo esenta da un 4, bisognerebbe ignorare tutta una tradizione di corti cinematografici di qualità indubbiamente superiore.
In sostanza, caldamente sconsigliato.
Ho visto Kigeki per via della sua breve durata, e delle recensioni positive.
La trama è semplice, del resto dura appena dieci minuti, ci viene narrata da una ragazza che ricorda eventi accaduti quindici anni prima. Il suo villaggio, in Irlanda, viene attaccato dagli inglesi, e lei chiede aiuto a un misterioso personaggio, il Cavaliere Nero, che vive oltre la Foresta Nera, in un castello diroccato. Per poterlo convincere ad accettare, la ragazza gli dona un libro, perché i libri sono l’unico interesse del Cavaliere, che accetta l’incarico.
Kigeki non mi ha stupito particolarmente, la realizzazione tecnica è buona, ma nulla di straordinario.
I disegni sono essenziali, per me non molto curati, i personaggi, specialmente il taciturno cavaliere, sanno di già visto. Particolari sono la colorazione, con pochi colori essenziali, e il volto dei personaggi, lasciati in bianco e un po’ sfocati.
Il doppiaggio è minimo, praticamente c’è solo la voce della ragazza che narra. La colonna sonora è la parte più notevole, grazie alla presenza in sottofondo dell’“Ave Maria” di Schubert.
Alla fine della visione Kigeki mi ha lasciato poco, quasi nulla. Va bene perché è un cortometraggio, dunque non è stato una particolare perdita di tempo.
Consiglio la visione solo in virtù della breve durata.
La trama è semplice, del resto dura appena dieci minuti, ci viene narrata da una ragazza che ricorda eventi accaduti quindici anni prima. Il suo villaggio, in Irlanda, viene attaccato dagli inglesi, e lei chiede aiuto a un misterioso personaggio, il Cavaliere Nero, che vive oltre la Foresta Nera, in un castello diroccato. Per poterlo convincere ad accettare, la ragazza gli dona un libro, perché i libri sono l’unico interesse del Cavaliere, che accetta l’incarico.
Kigeki non mi ha stupito particolarmente, la realizzazione tecnica è buona, ma nulla di straordinario.
I disegni sono essenziali, per me non molto curati, i personaggi, specialmente il taciturno cavaliere, sanno di già visto. Particolari sono la colorazione, con pochi colori essenziali, e il volto dei personaggi, lasciati in bianco e un po’ sfocati.
Il doppiaggio è minimo, praticamente c’è solo la voce della ragazza che narra. La colonna sonora è la parte più notevole, grazie alla presenza in sottofondo dell’“Ave Maria” di Schubert.
Alla fine della visione Kigeki mi ha lasciato poco, quasi nulla. Va bene perché è un cortometraggio, dunque non è stato una particolare perdita di tempo.
Consiglio la visione solo in virtù della breve durata.
Recensire un cortometraggio è davvero difficile, per quanto possa sembrare strano, e Kigeki è una chiara testimonianza di questo. Stiamo parlando di un'opera che dura appena 11 minuti, ma talmente ricca di significati, carica di fascino e generatrice di emozioni da valere per un film di tre ore. In questo sta l'arte? Sapere fare provare in così poco tempo tante sensazioni in chi guarda? Io credo proprio di sì.
Il regista Kazuto Nakazawa, in barba a ci dice che gli asiatici non possono capire appieno la cultura occidentale, vince una sfida riportandoci indietro con la fantasia a un Irlanda romantica e facendoci odorare e quasi toccare quello che sui libri di scuola del liceo ci hanno insegnato ma mai fatto capire. La storia del mitico cavaliere è raccontata come una favola, utilizzando una fotografia attenta fatta di giochi di luce, di chiari e di scuri.
A me ha ricordato un film degli anni '20, guarda caso i primi film di Dracula, con i personaggi che risplendono in un chiarore quasi soprannaturale e con quella patina da vecchia pellicola che possiamo scorgere soprattutto all'inizio e alla fine Il regista però non fa mancare il tocco da anime giapponese, con il momento simpatico e con l'azione finale, due minuti forti in un mare di calma, perché infatti poi tutto torna alla tranquillità con le note dell'Ave Maria di Schubert.
Varie le sensazioni, dicevo, che una tale opera riesce a regalare, la sensazione di tranquillità, quella di curiosità, di dolcezza e alla fine di sgomento.
Una piccola chicca insomma da mostrare a chi pensa ancora che l'animazione sia una forma di cinematografia minore, destinata ai bambini.
Il regista Kazuto Nakazawa, in barba a ci dice che gli asiatici non possono capire appieno la cultura occidentale, vince una sfida riportandoci indietro con la fantasia a un Irlanda romantica e facendoci odorare e quasi toccare quello che sui libri di scuola del liceo ci hanno insegnato ma mai fatto capire. La storia del mitico cavaliere è raccontata come una favola, utilizzando una fotografia attenta fatta di giochi di luce, di chiari e di scuri.
A me ha ricordato un film degli anni '20, guarda caso i primi film di Dracula, con i personaggi che risplendono in un chiarore quasi soprannaturale e con quella patina da vecchia pellicola che possiamo scorgere soprattutto all'inizio e alla fine Il regista però non fa mancare il tocco da anime giapponese, con il momento simpatico e con l'azione finale, due minuti forti in un mare di calma, perché infatti poi tutto torna alla tranquillità con le note dell'Ave Maria di Schubert.
Varie le sensazioni, dicevo, che una tale opera riesce a regalare, la sensazione di tranquillità, quella di curiosità, di dolcezza e alla fine di sgomento.
Una piccola chicca insomma da mostrare a chi pensa ancora che l'animazione sia una forma di cinematografia minore, destinata ai bambini.
Kigeki è una fiaba di 10 minuti, accompagnata dall'Ave Maria di Schubert, un regalo dolce e sincero che l'animazione giapponese porge a noi occidentali.
Anche se la sua durata è esigua, l'anime non necessita di un minuto in più, è perfetto così, di più non si poteva fare. I disegni sono pregevoli, predominati dal nero e dal blu; in essi i volti luccicano con il loro bianco cadaverico e il rosso del sangue sembra quasi irrompere per il forte contrasto con gli altri colori.
Kigeki è consigliatissimo, pochi minuti di pura arte visiva e musicale.
Anche se la sua durata è esigua, l'anime non necessita di un minuto in più, è perfetto così, di più non si poteva fare. I disegni sono pregevoli, predominati dal nero e dal blu; in essi i volti luccicano con il loro bianco cadaverico e il rosso del sangue sembra quasi irrompere per il forte contrasto con gli altri colori.
Kigeki è consigliatissimo, pochi minuti di pura arte visiva e musicale.
Devo dire che ho guardato Kigeki per semplice curiosità, avendo visto per caso qualche immagine da qualche parte. Non mi aspettavo niente di speciale, ma mi sbagliavo. E molto. Probabilmente troppo.
Non è facile descrivere questo OAV, anche se dura solo 10 minuti. In quei dieci minuti, però, riesce a trasportare completamente in un' altro mondo, dal quale io ho faticato a tornare. Le inquadrature sfocate, il costante contrasto tra bianco e nero, la preghiera come sottofondo, e, a mio avviso, anche la trama semplice e aperta, priva di molti dettagli, creano un'atmosfera surreale, fantastica o da sogno. Non so quale di queste definizioni sia migliore, per quello che si respira durante la visione di Kigeki.
Ho sempre apprezzato i cortometraggi. In poco tempo riescono a comunicare molto. A volte, forse, troppo, e fanno male all'anima. Non è una cosa negativa. Anzi, penso che sia una delle cose migliori. Non ho visto molti OAV di questo tipo, ma probabilmente Kigeki sarà tra quelli che non dimenticherò mai. Mai.
Non è facile descrivere questo OAV, anche se dura solo 10 minuti. In quei dieci minuti, però, riesce a trasportare completamente in un' altro mondo, dal quale io ho faticato a tornare. Le inquadrature sfocate, il costante contrasto tra bianco e nero, la preghiera come sottofondo, e, a mio avviso, anche la trama semplice e aperta, priva di molti dettagli, creano un'atmosfera surreale, fantastica o da sogno. Non so quale di queste definizioni sia migliore, per quello che si respira durante la visione di Kigeki.
Ho sempre apprezzato i cortometraggi. In poco tempo riescono a comunicare molto. A volte, forse, troppo, e fanno male all'anima. Non è una cosa negativa. Anzi, penso che sia una delle cose migliori. Non ho visto molti OAV di questo tipo, ma probabilmente Kigeki sarà tra quelli che non dimenticherò mai. Mai.
Assolutamente fantastico! Pensavo a un 9 come voto, ma anche se è passata mezz'ora da quanto ho potuto godere dei suoi splendidi dieci minuti, ne sono ancora incantata e intrappolata, quindi il 10 secondo me è più che meritato.
Ho trovato e scaricato Kigeki in sub ita per caso, leggendo solo due righe di 'recensione'. Ma è assolutamente da vedere. Il modo in cui cattura l'osservatore è strabiliante.
Molto è stato detto nei commenti precedenti, ma non posso non scrivere anch'io qualcosa. Kigeki mi ha davvero toccata, con l'ambientazione, con i suoi colori, con l'effetto pellicola antica e con la sua, seppur breve, ma intensa storia: è tutto questo in soli dieci minuti e 8 secondi: impressionante. Davvero impressionante.
Sarà anche un progetto definito 'sperimentale', ma per me è riuscito alla perfezione. I personaggi non sono caratterizzati, ma questo non stona assolutamente con la trama. Essa all'inizio può sembrare già vista: il solito 'patto con il diavolo' per avere qualcosa in cambio, per salvare i proprio affetti, la propria terra. Ma appare subito che c'è qualcosa di nuovo, qualcosa che, anche per quei pochi minuti, vi terrà incollati allo schermo sulla sinfonia dell'Ave Maria di Shubert.
Ho trovato e scaricato Kigeki in sub ita per caso, leggendo solo due righe di 'recensione'. Ma è assolutamente da vedere. Il modo in cui cattura l'osservatore è strabiliante.
Molto è stato detto nei commenti precedenti, ma non posso non scrivere anch'io qualcosa. Kigeki mi ha davvero toccata, con l'ambientazione, con i suoi colori, con l'effetto pellicola antica e con la sua, seppur breve, ma intensa storia: è tutto questo in soli dieci minuti e 8 secondi: impressionante. Davvero impressionante.
Sarà anche un progetto definito 'sperimentale', ma per me è riuscito alla perfezione. I personaggi non sono caratterizzati, ma questo non stona assolutamente con la trama. Essa all'inizio può sembrare già vista: il solito 'patto con il diavolo' per avere qualcosa in cambio, per salvare i proprio affetti, la propria terra. Ma appare subito che c'è qualcosa di nuovo, qualcosa che, anche per quei pochi minuti, vi terrà incollati allo schermo sulla sinfonia dell'Ave Maria di Shubert.
Kigeki è una piccola perla di 10 minuti, da guardare se si è affascinati dalle tinte tenebrose, gotiche, che vertono su colori neutri quali il bianco e il nero, più il rosso, che, in un qualche modo, quand'è presente diviene protagonista della scena.
E' da guardare se si ama la musica romantica, dal momento che in quest'opera vengono usate due opere di Schubert: l'Ave Maria e il Erlkonig. Entrambi i brani sono adoperati in modo impeccabile. In particolare il secondo, che viene fuori durante il combattimento, ed è fantasticamente coordinato a quest'ultimo, dal momento che è un brano molto veloce e "galoppante".
Insomma, se da un punto di vista grafico non è eccellente, se dal punto di vista della trama di certo non spicca, dato il poco tempo a disposizione, questo piccolo corto svetta per ambientazione, scenografia e musica.
Da guardare.
E' da guardare se si ama la musica romantica, dal momento che in quest'opera vengono usate due opere di Schubert: l'Ave Maria e il Erlkonig. Entrambi i brani sono adoperati in modo impeccabile. In particolare il secondo, che viene fuori durante il combattimento, ed è fantasticamente coordinato a quest'ultimo, dal momento che è un brano molto veloce e "galoppante".
Insomma, se da un punto di vista grafico non è eccellente, se dal punto di vista della trama di certo non spicca, dato il poco tempo a disposizione, questo piccolo corto svetta per ambientazione, scenografia e musica.
Da guardare.
Kigeki è una perla che va vista senza esitare, non perché sia chissà quale capolavoro, ma perché il rapporto qualità/tempo-speso è semplicemente perfetto.
In soli 10 minuti e con quasi solo tre colori (nero, bianco e rosso), l'anime riesce a racchiudere il vero spirito del romanticismo tedesco: alcuni fotogrammi ricordano moltissimo certi quadri dell'epoca, e il sottofondo musicale è quantomai azzeccato, presentando nientemeno che l'Ave Maria di Schubert!
Un titolo misterioso, onirico e, per quanto breve, di indubbio valore artistico.
Voto: 8
In soli 10 minuti e con quasi solo tre colori (nero, bianco e rosso), l'anime riesce a racchiudere il vero spirito del romanticismo tedesco: alcuni fotogrammi ricordano moltissimo certi quadri dell'epoca, e il sottofondo musicale è quantomai azzeccato, presentando nientemeno che l'Ave Maria di Schubert!
Un titolo misterioso, onirico e, per quanto breve, di indubbio valore artistico.
Voto: 8
Un piccolo grande gioiello dell'animazione nipponica.
In soli 10 minuti vi è condensata un'atmosfera trasognata, resa ancor più soavemente deliziosa dall'Ave Maria di Schubert, che dona leggiadria e al tempo stesso pathos al cortometraggio.
Guardandolo ci si rende conto che poche cose sono proibite all'immaginazione e alla fantasia. Un cavaliere oscuro, una bambina e una supplica: difendere un popolo dall'invasore.
Si può arrivare lontano se si è in grado di osare e se non ci si dà per vinti neppure dinanzi a una foresta nera irta di pericoli: è questo ciò che pensa la nostra piccola protagonista recandosi ad affrontare le paure che attanagliano molti. Ci va armata soltanto di un libro, l'unica forma di pagamento accettata da un essere tanto malvagio da dare unica importanza a carta e penna, in un'epoca in cui questi stessi oggetti vengono banditi dal potere.
Kigeki è un'opera visionaria nei contenuti e nella forma, assolutamente consigliata! Sono 10 minuti veramente ben spesi.
In soli 10 minuti vi è condensata un'atmosfera trasognata, resa ancor più soavemente deliziosa dall'Ave Maria di Schubert, che dona leggiadria e al tempo stesso pathos al cortometraggio.
Guardandolo ci si rende conto che poche cose sono proibite all'immaginazione e alla fantasia. Un cavaliere oscuro, una bambina e una supplica: difendere un popolo dall'invasore.
Si può arrivare lontano se si è in grado di osare e se non ci si dà per vinti neppure dinanzi a una foresta nera irta di pericoli: è questo ciò che pensa la nostra piccola protagonista recandosi ad affrontare le paure che attanagliano molti. Ci va armata soltanto di un libro, l'unica forma di pagamento accettata da un essere tanto malvagio da dare unica importanza a carta e penna, in un'epoca in cui questi stessi oggetti vengono banditi dal potere.
Kigeki è un'opera visionaria nei contenuti e nella forma, assolutamente consigliata! Sono 10 minuti veramente ben spesi.
Una scheggia, piccola e immensa, che testimonia quanto l'animazione sia ancora capace di osare, di proporre nuove strade senza però staccarsi dalle sue radici. L'intera vicenda non è altro che una fiaba, lugubre ed evanescente, in cui un misterioso uomo, o spirito, il Cavaliere Nero, viene supplicato da una bambina di salvare il suo villaggio dall'invasione degli inglesi. Il Cavaliere accetta però solo una moneta: vecchi libri. Qui ci si riallaccia al prologo, che parlava dell'epoca dei libri e dell'epoca della parola. Il Cavaliere allora potrebbe non essere altro che un reietto, uno dei pochi sopravvissuti di quel tempo, ancora affezionato alla scrittura, che però non permette un contatto diretto con le persone, ed egli non può fare che nutrirsi di loro. Solo la bambina si confronta con lui direttamente, e questo contatto umano le salva la vita, a patto che mantenga il segreto.
Questa storia ha solo quattro colori, il rosso del sangue, il nero della foresta e della notte (anche umana), il bianco della pelle e il blu degli occhi. E' quanto basta per poterci offrire uno spettacolo visivo in perenne movimento, con una sperimentazione mai banale o forzata, fatta di atmosfere sbiadite e spettacolari colpi di scena. Autoconclusivo, minimale, annebbiato, mistico, incantato, dannato, perfetto nella sua brevità, che è un fattore importante, perché un lavoro così sotto forma di film sarebbe potuto risultare noioso. Lasciatevi cullare dall'Ave Maria e approfittate di questi 10 minuti, apparentemente inutili, ma poi illuminanti, di gioia per cuore e mente.
Questa storia ha solo quattro colori, il rosso del sangue, il nero della foresta e della notte (anche umana), il bianco della pelle e il blu degli occhi. E' quanto basta per poterci offrire uno spettacolo visivo in perenne movimento, con una sperimentazione mai banale o forzata, fatta di atmosfere sbiadite e spettacolari colpi di scena. Autoconclusivo, minimale, annebbiato, mistico, incantato, dannato, perfetto nella sua brevità, che è un fattore importante, perché un lavoro così sotto forma di film sarebbe potuto risultare noioso. Lasciatevi cullare dall'Ave Maria e approfittate di questi 10 minuti, apparentemente inutili, ma poi illuminanti, di gioia per cuore e mente.
Pura poesia.
Non ci sono termini migliori per esprimere l'essenza di questi sognanti 10 minuti.
Andiamo nel dettaglio ora.
La regia è suprema, mi sentirei in colpa a non dirlo.
I disegni svolgono un ruolo di primo piano nel rappresentare la vicenda, con fondali e sfumature che fanno sognare a occhi aperti, ed è inutile star qui a chiacchierare sulla definizione di questi o sullo stile del chara design, che ritengo comunque nettamente sopra la media.
Una dolce melodia ci accompagna perfettamente, come un petalo di rosa, in questi splendidi scenari e atmosfere, donando all'anime intero un alone che profuma di sacralità.
Non so se vi ho convinto, ma parlare non serve a niente poiché le emozioni parlano più di mille parole: non potete perdervi questo diamante per nessun motivo al mondo, d'altronde sono solo 10 minuti, non vi costa nulla.
Sembra di guardare un quadro in movimento, di assistere a una poesia di Pascoli raffigurata sotto forma di animazione, e racchiude in sé tutti gli elementi caratteristici di un'opera d'arte.
E' riuscito a commuovermi, in 10 minuti, e non ne so neanche il motivo.
Già ho voglia di rivederlo un altro paio di volte.
Incredibile, il potere dell'animazione giapponese è a volte davvero incredibile.
Non ci sono termini migliori per esprimere l'essenza di questi sognanti 10 minuti.
Andiamo nel dettaglio ora.
La regia è suprema, mi sentirei in colpa a non dirlo.
I disegni svolgono un ruolo di primo piano nel rappresentare la vicenda, con fondali e sfumature che fanno sognare a occhi aperti, ed è inutile star qui a chiacchierare sulla definizione di questi o sullo stile del chara design, che ritengo comunque nettamente sopra la media.
Una dolce melodia ci accompagna perfettamente, come un petalo di rosa, in questi splendidi scenari e atmosfere, donando all'anime intero un alone che profuma di sacralità.
Non so se vi ho convinto, ma parlare non serve a niente poiché le emozioni parlano più di mille parole: non potete perdervi questo diamante per nessun motivo al mondo, d'altronde sono solo 10 minuti, non vi costa nulla.
Sembra di guardare un quadro in movimento, di assistere a una poesia di Pascoli raffigurata sotto forma di animazione, e racchiude in sé tutti gli elementi caratteristici di un'opera d'arte.
E' riuscito a commuovermi, in 10 minuti, e non ne so neanche il motivo.
Già ho voglia di rivederlo un altro paio di volte.
Incredibile, il potere dell'animazione giapponese è a volte davvero incredibile.
Kigeki è una breve fiaba gotica, romantica e misteriosa. I suoi punti di forza sono nel disegno "evanescente", nella colonna sonora (Ave Maria) classica, e a sorpresa nella sua brevità e compiutezza. Affascinanti i due protagonisti: una angelica e indomita bambina e un ammaliante ed enigmatico cavaliere nero.
Buona visione!
Buona visione!
Kigeki è stata per me una piacevole scoperta. Visionato senza troppe pretese, giusto per riempire un buco di tempo (si tratta di un cortometraggio), mi ha notevolmente impressionato.
Si tratta di un piccolo capolavoro in puro stile gotico-romantico, atmosfere, queste, che appartengono tipicamente alla cultura europea; d'altronde l'opera è ambientata in Irlanda, terra di grande fascino e paesaggi fiabeschi.
Per un giapponese devono risultare assai ammalianti certi temi. Semmai ci sarebbe da chiedersi perché proprio degli artisti del sol levante siano riusciti così bene a rendere l'ambientazione.
Passando al comparto tecnico, evidenzio solo come le colorazioni siano tutte orientate alle tinte scure (ovviamente), e come le linee di demarcazione tra personaggi, sfondi, particolari ed oggetti siano volutamente ed abilmente sfocate, in modo da dare al tutto un'accattivante atmosfera di indefinito, di sospeso nel vuoto, proprio come in un sogno.
La narrazione è semplice semplice, appena accennata, senza troppe spiegazioni, ma doveva essere così per forza, vista la natura dell'opera.
Azzeccatissima la scelta di utilizzare musica classica come colonna sonora (la splendida “Ave Maria” di Shubert).
Dato che, tra l'altro, la lunghezza dell'opera non è impegnativa, consiglio la visione a chiunque.
Si tratta di un piccolo capolavoro in puro stile gotico-romantico, atmosfere, queste, che appartengono tipicamente alla cultura europea; d'altronde l'opera è ambientata in Irlanda, terra di grande fascino e paesaggi fiabeschi.
Per un giapponese devono risultare assai ammalianti certi temi. Semmai ci sarebbe da chiedersi perché proprio degli artisti del sol levante siano riusciti così bene a rendere l'ambientazione.
Passando al comparto tecnico, evidenzio solo come le colorazioni siano tutte orientate alle tinte scure (ovviamente), e come le linee di demarcazione tra personaggi, sfondi, particolari ed oggetti siano volutamente ed abilmente sfocate, in modo da dare al tutto un'accattivante atmosfera di indefinito, di sospeso nel vuoto, proprio come in un sogno.
La narrazione è semplice semplice, appena accennata, senza troppe spiegazioni, ma doveva essere così per forza, vista la natura dell'opera.
Azzeccatissima la scelta di utilizzare musica classica come colonna sonora (la splendida “Ave Maria” di Shubert).
Dato che, tra l'altro, la lunghezza dell'opera non è impegnativa, consiglio la visione a chiunque.
Incuriosita dalle belle recensioni chissà cosa mi aspettavo.
Non posso assolutamente negare la bellezza di Kigeki. L'ambientazione è davvero stupenda: clima gotico ma elegante. I forti contrasti dei colori sono resi piacevoli dalle sfocature. Sembra di venire catapultarti in un sogno. Il tratto è molto fine e azzeccatissimo.
Il punto è: a parte la veste dell'anime, cos'altro c'è?
Direi niente.
Kigeki è soltanto una scusa per realizzare delle animazioni piacevoli da vedere. Dal punto di vista artistico è molto bello ma la narrazione non colpisce affatto. E' il primo anime così breve che vedo, ma di cortometraggi ne ho visti molti ed erano molto interessanti. narrativamente parlando.
Non posso assolutamente negare la bellezza di Kigeki. L'ambientazione è davvero stupenda: clima gotico ma elegante. I forti contrasti dei colori sono resi piacevoli dalle sfocature. Sembra di venire catapultarti in un sogno. Il tratto è molto fine e azzeccatissimo.
Il punto è: a parte la veste dell'anime, cos'altro c'è?
Direi niente.
Kigeki è soltanto una scusa per realizzare delle animazioni piacevoli da vedere. Dal punto di vista artistico è molto bello ma la narrazione non colpisce affatto. E' il primo anime così breve che vedo, ma di cortometraggi ne ho visti molti ed erano molto interessanti. narrativamente parlando.
Vale la pena di vederlo, senza remore o timore. i 10 minuti spesi meglio della mia giornata. Rimarrete impressionati dalla semplicità con cui è stata raccontata questa piccola fiaba dal sapore gotico. La grafica è veramente su un altro livello, lo studio del colore qui si è trasformato in un lavoro di contrasto tra bianco e nero, l'animazione è divenuta fotografia, inscindibile dalla narrazione, breve e concisa. I pochi colori perdono la loro definizione, mutando in aloni che si disperdono sullo schermo, aggrappandosi e trasportando lo spettatore fin dentro il cuore nero della fiaba.
Con entusiasmo lo consiglio a chiunque ami l'animazione e la sperimentazione.
Con entusiasmo lo consiglio a chiunque ami l'animazione e la sperimentazione.
Sperimentale? Non credo, o meglio non voglio usare questo termine. Preferisco parlare di poesia. Quando un pianista mette in mostra la sua nobile abilità, lo fa per dar luce al suo strumento che in quell'istante diventa magico, far capire quanta poesia possa venir fuori da quel maestoso atto e nei cui confronti, un orecchio inesperto si sente abbandonato alla sua ignoranza. Questo è Kigeki, raggiungere perfezione poetica, e in questo caso poesia animata, in quindici minuti di estasi visiva e uditiva, dove l'"Ave Maria" di Schubert fa la sua comparsa come d'incanto, come una fata in uno splendido e magico bosco irto di misteri, in cui non sai mai quale grazia possa presentarsi per beatificare la tua anima già colma di sensazioni. Kigeki non vuol dire nulla di più di quello che dice, e ciò che dice è poesia. Dedicato a chi crede che la poesia si possa solo scrivere.
Kigeki mi fu consigliato da un'amica su msn, che subito me lo presentò come una cosa stupenda, bellissima ma assai particolare e che quindi probabilmente non m s arebbe piaciuta, quindi già partii con l'idea sbagliata; poi si sommò anche la brevità dell'episodio, un unico episodio e così breve? insomma cosa potrebbe mai raccontare anche volendo? Beh è passato molto tempo da allora (fissa il cielo con gli occhi persi nel vuoto) così su due piedi con i ricordi annebbiati, ricordi di paesaggi assurdi, colori folli, una musica familiare (e una pessima scelta nei font del fansub e non solo)... non riuscirei a fare una recensione degna di tale nome, quindi farò l'unica cosa sensata e rivedrò questo anime e finirò di scrivere qua....
Il Tempo Passa Inesorabile...
Una voce inquietante nella notte, la luna che sorride tra i rami secchi, la paura, il bianco accecante, il porpora del sangue: questo anime sperimentale inizia così.
Una follia visionaria da vedere tutta d'un fiato.
Disegni sottili e aggraziati (anche se in effetti il profilo della ragazzina non è proprio il massimo) un mondo bianco e nero, accecato dal rosso.
Insomma è un anime davvero strano e atipico: o amate la breve storiellina gotica che vi si pone di fronte o la odierete e non potrete vederla mai più, non credo ci sia una via di mezzo.
Uhm... cosa non mi è piaciuto? Beh è breve, questo è ovvio, forse anche la brevità del combattimento ma tutto sommato non importa.
La Cosa più bella e suggestionante? La voce del Cavaliere Nero, insomma è stupenda! XD
Beh, cosa state aspettando? Lasciatevi catturare da questa Commedia, raccontata dalla voce di una bambina.
Mai 10 fu più meritato.
Il Tempo Passa Inesorabile...
Una voce inquietante nella notte, la luna che sorride tra i rami secchi, la paura, il bianco accecante, il porpora del sangue: questo anime sperimentale inizia così.
Una follia visionaria da vedere tutta d'un fiato.
Disegni sottili e aggraziati (anche se in effetti il profilo della ragazzina non è proprio il massimo) un mondo bianco e nero, accecato dal rosso.
Insomma è un anime davvero strano e atipico: o amate la breve storiellina gotica che vi si pone di fronte o la odierete e non potrete vederla mai più, non credo ci sia una via di mezzo.
Uhm... cosa non mi è piaciuto? Beh è breve, questo è ovvio, forse anche la brevità del combattimento ma tutto sommato non importa.
La Cosa più bella e suggestionante? La voce del Cavaliere Nero, insomma è stupenda! XD
Beh, cosa state aspettando? Lasciatevi catturare da questa Commedia, raccontata dalla voce di una bambina.
Mai 10 fu più meritato.
10 minuti sono troppo pochi per poter riuscire a commentare questo anime perchè è caratterizzato da una bellezza semplice, infantile, raccontato attraverso gli occhi e le voce della ragazzina che parla di un misterioso cavaliere, che abita in una foresta e al quale a chiesto aiuto, grazie anche ad un libro che la bambina dona al ragazzo. La bambina passerà il tempo standogli dietro, mentre il ragazzo è immerso nella lettura del libro, e poi, alla fine, accetta di aiutarla. Le espressioni della bambina sono dolcissime, tipiche della sua ingenua età, pressapoco sui 5 anni.
La colonna sonora rende bene l'atmosfera di questo corto, bellissima la scena d'introduzione delle rose bianche che poco per volta divengono rosse.
Ci sarebbe da dire tantissimo ancora, ma penso che si debba rivederlo più e più volte per poterlo apprezzare sempre di più. Un opera imperdibile.
La colonna sonora rende bene l'atmosfera di questo corto, bellissima la scena d'introduzione delle rose bianche che poco per volta divengono rosse.
Ci sarebbe da dire tantissimo ancora, ma penso che si debba rivederlo più e più volte per poterlo apprezzare sempre di più. Un opera imperdibile.
Semplicemente il miglior anime che io abbia mai visto. Peccato sia solo un cortometraggio della durata di 10 minuti, perchè un' intera serie anime di questa qualità avrebbe settato nuovi standard.
Non c' è molto da dire: oltre al tripudio audio-visivo offerto, c' è la poesia, la magia che quest'opera trasuda da tutti i pori.
Consigliatissimo. Dopotutto 10 minuti non saranno uno sforzo per nessuno.
Non c' è molto da dire: oltre al tripudio audio-visivo offerto, c' è la poesia, la magia che quest'opera trasuda da tutti i pori.
Consigliatissimo. Dopotutto 10 minuti non saranno uno sforzo per nessuno.
Una meraviglia onirica questo Kigeki, una sorta di corto animato davvero suggestivo.
Kigeki, che tradotto letteralmente significa "commedia", "narrazione", non ha bisogno di tanti dialoghi per colpire, ed è concentrato in soli, intensi, incredibili dieci minuti mozzafiato. La trama come ci si può aspettare da un cortometraggio di appena seicento secondi è inesistente, è solo un cameo ricamato all'interno di un quadro dai toni freddi, nordici, gotici, per lo più cupi e sicuramente suggestivi. Ogni scena è curata con una maestria senza pari e pare di guardare un film attraverso un filtro che cangia dai color seppia / inchiostro fino a tavole lucenti e brillanti quando il sole illumina i paesaggi o, se si nota, il bianco viene risaltato in maniera innaturale.
Da quel che si capisce pare essere la storia di una ragazzina che, coraggiosamente, viaggia da sola per questi territori dal sapore irlandese, in cerca di un oscuro signore che vive in un grande castello, isolato dal mondo. La bambina troverà questo nobile spaventoso e duro solo esteriormente, per chiedergli un inquietante quanto singolare favore...
Le ombre sfocate, le figure astratte, poco scandite, gli scenari simili a quadri, o meglio dovrei dire fotografie di movimenti artistici abbastanza moderni come l'espressionismo del nord Europa paiono aver suggerito all'autore (il chara design è molto particolare, a quanto mi è parso di capire è lo stesso di Samurai Champloo) un vero e proprio capolavoro, che dura un lampo e non si dimentica. I toni gotici tingono di riferimenti vampirici alcune scene, un continuo gioco fra luci abbaglianti e ombre sfocate, e in questi dieci minuti c'è addirittura il tempo di sorridere, commuoversi e addirittura emozionarsi per un finale davvero particolare.
Nota di merito che non può essere tralasciata va alla colonna sonora, fra cui spicca l'Ave Maria di Shubert, completando il quadro di questo piccolo, insospettato capolavoro. Una chicca dell'animazione che nessuno dovrebbe farsi sfuggire... se solo ce ne fossero di più di corti come questo!
Kigeki, che tradotto letteralmente significa "commedia", "narrazione", non ha bisogno di tanti dialoghi per colpire, ed è concentrato in soli, intensi, incredibili dieci minuti mozzafiato. La trama come ci si può aspettare da un cortometraggio di appena seicento secondi è inesistente, è solo un cameo ricamato all'interno di un quadro dai toni freddi, nordici, gotici, per lo più cupi e sicuramente suggestivi. Ogni scena è curata con una maestria senza pari e pare di guardare un film attraverso un filtro che cangia dai color seppia / inchiostro fino a tavole lucenti e brillanti quando il sole illumina i paesaggi o, se si nota, il bianco viene risaltato in maniera innaturale.
Da quel che si capisce pare essere la storia di una ragazzina che, coraggiosamente, viaggia da sola per questi territori dal sapore irlandese, in cerca di un oscuro signore che vive in un grande castello, isolato dal mondo. La bambina troverà questo nobile spaventoso e duro solo esteriormente, per chiedergli un inquietante quanto singolare favore...
Le ombre sfocate, le figure astratte, poco scandite, gli scenari simili a quadri, o meglio dovrei dire fotografie di movimenti artistici abbastanza moderni come l'espressionismo del nord Europa paiono aver suggerito all'autore (il chara design è molto particolare, a quanto mi è parso di capire è lo stesso di Samurai Champloo) un vero e proprio capolavoro, che dura un lampo e non si dimentica. I toni gotici tingono di riferimenti vampirici alcune scene, un continuo gioco fra luci abbaglianti e ombre sfocate, e in questi dieci minuti c'è addirittura il tempo di sorridere, commuoversi e addirittura emozionarsi per un finale davvero particolare.
Nota di merito che non può essere tralasciata va alla colonna sonora, fra cui spicca l'Ave Maria di Shubert, completando il quadro di questo piccolo, insospettato capolavoro. Una chicca dell'animazione che nessuno dovrebbe farsi sfuggire... se solo ce ne fossero di più di corti come questo!
Nove minuti circa di arte, poesia, fiaba, storia, grande musica che compongono un emozionante esperienza, breve, ma oltremodo intensa e indescrivibile...
Cullati dalle note di Ave Maria, veniamo immersi nelle atmosfere sognanti dei paesaggi irlandesi, mentre la tenera voce della piccola narratrice e protagonista racconta la storia del Cavaliere Nero dal suo punto di vista e del loro strano incontro, di un uomo che diventerà una leggenda per l'eternità nonché un ricordo indelebile nella mente della ragazzina.
Questa piccola grande storia riunisce in sè tanti sentimenti diversi con una maestria ineguagliabile e con un taglio artistico e sperimentale che raggiunge vette di creatività e un'intensità unica.
L'incantevole realizzazione di morbidi scenari, velati sia da un senso di pace e malinconia che da atmosfere oscure;
la fisionomia eterea dei protagonisti, avvolti da un'aura fiabesca tipicamente occidentale, ma contraddistinti da quel qualcosa in più che solo l'animazione orientale sa regalare, ad esempio quel tocco d'ironia che non guasta mai;
le sfumature presenti sia nella colorazione che nelle animazioni, le quali non fanno che infondere brividi lungo la schiena e tanto stupore davanti ad altrettanta bellezza (la mano di Kazuto Nakazawa si fa come sempre ammirare).
Kigeki, che letteralmente significa "commedia" è senza dubbio un opera di facile attrazione estetica, ma altrettanto difficile da interpretare, nel senso di arte, più che nella semplice storia di fondo.
In ogni caso, si rivela una delle esperienze più fulgide degli ultimi tempi ed è consigliata proprio a tutti.
Cullati dalle note di Ave Maria, veniamo immersi nelle atmosfere sognanti dei paesaggi irlandesi, mentre la tenera voce della piccola narratrice e protagonista racconta la storia del Cavaliere Nero dal suo punto di vista e del loro strano incontro, di un uomo che diventerà una leggenda per l'eternità nonché un ricordo indelebile nella mente della ragazzina.
Questa piccola grande storia riunisce in sè tanti sentimenti diversi con una maestria ineguagliabile e con un taglio artistico e sperimentale che raggiunge vette di creatività e un'intensità unica.
L'incantevole realizzazione di morbidi scenari, velati sia da un senso di pace e malinconia che da atmosfere oscure;
la fisionomia eterea dei protagonisti, avvolti da un'aura fiabesca tipicamente occidentale, ma contraddistinti da quel qualcosa in più che solo l'animazione orientale sa regalare, ad esempio quel tocco d'ironia che non guasta mai;
le sfumature presenti sia nella colorazione che nelle animazioni, le quali non fanno che infondere brividi lungo la schiena e tanto stupore davanti ad altrettanta bellezza (la mano di Kazuto Nakazawa si fa come sempre ammirare).
Kigeki, che letteralmente significa "commedia" è senza dubbio un opera di facile attrazione estetica, ma altrettanto difficile da interpretare, nel senso di arte, più che nella semplice storia di fondo.
In ogni caso, si rivela una delle esperienze più fulgide degli ultimi tempi ed è consigliata proprio a tutti.
“Quel che hai visto al castello in quella notte di tempesta…quello che hai visto sul ponte stanotte…come ho sorriso…non proferire parola ad alcuno… se oserai parlare… ti troverò ovunque tu sia… e ti ucciderò… ti ridurrò in brandelli… spezzerò le tue ossa e mangerò la tua carne… berrò il tuo sangue… io… ti divorerò.”
Inizia così, con queste parole sussurrate attraverso lo schermo con il sottofondo come di un vecchio disco e del resto tutto il racconto scorre un po’ come una vecchia pellicola. Questa piccola opera d’arte lascia spazio all’immaginazione e all’interpretazione colpendo lo spettatore in soli 10 minuti molto più nel profondo rispetto a quanto molte serie riescano a fare in dozzine di episodi. Animazione sperimentale, un esercizio riuscitissimo di regia e montaggio.
In 10 epici minuti si viene trasportati nell’Irlanda del medioevo minacciata dall’imminente invasione degli inglesi, una bambina, nella sua innocenza e ingenuità, corre disperatamente alla ricerca del leggendario Cavaliere Nero dagli immensi poteri per chiedergli di salvare lei e il suo villaggio dagli invasori. La leggenda narra che il cavaliere Nero accetti di offrire i suoi servigi solo in cambio di antichi libri. La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista che si avvicina senza timore al Cavaliere Nero, una sorta di vampiro misterioso ed affascinate che parla poco e sorride solo, come distaccato dal mondo, un mostro e un eroe insieme.
La trama è semplice, e non potrebbe essere altrimenti in soli 10 minuti. Del resto non è nemmeno così importante, storia e scenario servono solo a farci rapire da questa breve ed intensissima evocazione di sentimenti. La storia si snoda attraverso le animazioni sempre fluide e la musica, frutto di una scelta illuminata che valorizza grandemente l’opera. L’ Ave Maria e l’ Erlkonig di Franz Shubert riescono ad evocare sia l’atmosfera dal periodo storico scelto come ambientazione sia quella delle antiche fiabe. Le scene, i personaggi e l’azione sono presentate in stile gotico e la scelta della monocromia, spezzata solo dal colore rosso, strizza quasi l’occhio a Spielberg. Musica e immagini creano qui qualcosa di straordinario e l’eccellente lavoro di Kazuto Nakazawa, già direttore della sequenza animata di Kill Bill e alcune sequenze di Animatrix, viene completato dall’interpretazione dei doppiatori e dai dialoghi, sarei disposta a giurare che ci sia stato uno studio dietro ogni singola frase del racconto.
Probabilmente guardare questo corto non cambierà la vostra vita ma sono certa che affinerà i vostri gusti riguardo all’animazione e soprattutto non potrete fare a meno di conservarlo e riguardarlo con piacere scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo che prima vi era sfuggito. Vedere per credere.
Inizia così, con queste parole sussurrate attraverso lo schermo con il sottofondo come di un vecchio disco e del resto tutto il racconto scorre un po’ come una vecchia pellicola. Questa piccola opera d’arte lascia spazio all’immaginazione e all’interpretazione colpendo lo spettatore in soli 10 minuti molto più nel profondo rispetto a quanto molte serie riescano a fare in dozzine di episodi. Animazione sperimentale, un esercizio riuscitissimo di regia e montaggio.
In 10 epici minuti si viene trasportati nell’Irlanda del medioevo minacciata dall’imminente invasione degli inglesi, una bambina, nella sua innocenza e ingenuità, corre disperatamente alla ricerca del leggendario Cavaliere Nero dagli immensi poteri per chiedergli di salvare lei e il suo villaggio dagli invasori. La leggenda narra che il cavaliere Nero accetti di offrire i suoi servigi solo in cambio di antichi libri. La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista che si avvicina senza timore al Cavaliere Nero, una sorta di vampiro misterioso ed affascinate che parla poco e sorride solo, come distaccato dal mondo, un mostro e un eroe insieme.
La trama è semplice, e non potrebbe essere altrimenti in soli 10 minuti. Del resto non è nemmeno così importante, storia e scenario servono solo a farci rapire da questa breve ed intensissima evocazione di sentimenti. La storia si snoda attraverso le animazioni sempre fluide e la musica, frutto di una scelta illuminata che valorizza grandemente l’opera. L’ Ave Maria e l’ Erlkonig di Franz Shubert riescono ad evocare sia l’atmosfera dal periodo storico scelto come ambientazione sia quella delle antiche fiabe. Le scene, i personaggi e l’azione sono presentate in stile gotico e la scelta della monocromia, spezzata solo dal colore rosso, strizza quasi l’occhio a Spielberg. Musica e immagini creano qui qualcosa di straordinario e l’eccellente lavoro di Kazuto Nakazawa, già direttore della sequenza animata di Kill Bill e alcune sequenze di Animatrix, viene completato dall’interpretazione dei doppiatori e dai dialoghi, sarei disposta a giurare che ci sia stato uno studio dietro ogni singola frase del racconto.
Probabilmente guardare questo corto non cambierà la vostra vita ma sono certa che affinerà i vostri gusti riguardo all’animazione e soprattutto non potrete fare a meno di conservarlo e riguardarlo con piacere scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo che prima vi era sfuggito. Vedere per credere.
Tratto molto interessante, vagamente shoujo nel cavaliere protagonista, e bella anche l'idea della colonna sonora dell'ave maria.
Atmosfera molto "mistica", un po' gotica e un po' decadente con le tinte molto pallide e l'aria nebbiosa.
Per il resto è un mero esercizio di stile, definirlo capolavoro è quantomeno azzardato in quanto di lavoro c'è ben poco... diciamo che potrebbe essere un bel pilot per una serie o un film vero e proprio.
Eppoi... la protagonista da bambina mi ricorda troppo i Rugrats!
Atmosfera molto "mistica", un po' gotica e un po' decadente con le tinte molto pallide e l'aria nebbiosa.
Per il resto è un mero esercizio di stile, definirlo capolavoro è quantomeno azzardato in quanto di lavoro c'è ben poco... diciamo che potrebbe essere un bel pilot per una serie o un film vero e proprio.
Eppoi... la protagonista da bambina mi ricorda troppo i Rugrats!
Magnifico.
Sono sempre stato del parere che gli anime siano indiscutibilmente una forma d’arte, tanto quanto la pittura, la scultura, il cinema, la fotografia, ecc...
Alcune opere però non solo ne fanno parte, ma la conducono verso cime straordinarie; Kigeki è una di queste.
La vicenda è breve, ma forse anche per questo estremamente vigorosa; il disegno è stupendo; rarefatto, sfocato; ma nel contempo anche energico, deciso; tagliente quanto la spada di uno dei personaggi.
Cosa dire: guardatelo e ammiratelo, è una gioia per gli occhi ed un piacere per la “mente”.
Sono sempre stato del parere che gli anime siano indiscutibilmente una forma d’arte, tanto quanto la pittura, la scultura, il cinema, la fotografia, ecc...
Alcune opere però non solo ne fanno parte, ma la conducono verso cime straordinarie; Kigeki è una di queste.
La vicenda è breve, ma forse anche per questo estremamente vigorosa; il disegno è stupendo; rarefatto, sfocato; ma nel contempo anche energico, deciso; tagliente quanto la spada di uno dei personaggi.
Cosa dire: guardatelo e ammiratelo, è una gioia per gli occhi ed un piacere per la “mente”.
Il problema è COSA posso scrivere, dato che è già stato detto quanto sia meraviglioso questo episodio! Da punto di vista tecnico è un spettacolo (animazioni, scenari, un design molto particolare ad adattissimo). La storia è perfetta coì com'è. Un episodio da 10 minuti è perfetto, se l'avessero fatto più lungo la trama si sarebbe tutta sbrodolata.
La colonna sonora è così semplice che più semplice non si può (l'Ave Maria di Shubert, come già detto da kayyam).
Insomma, se state leggendo queste righe: dato che dura solo 10 minuti, se non l'avete già visto FILATE SUBITO A VEDERLO, che non vi ruba nemmeno troppo tempo!
La colonna sonora è così semplice che più semplice non si può (l'Ave Maria di Shubert, come già detto da kayyam).
Insomma, se state leggendo queste righe: dato che dura solo 10 minuti, se non l'avete già visto FILATE SUBITO A VEDERLO, che non vi ruba nemmeno troppo tempo!
L'ho trovato commovente, fiabesco, in una parola... GENIALE. L'atmosfera è disegnata in maniera stupenda, gothicheggiante, ma non trasmette inquietudine ed ansia. Sembra davvero una fiaba dai risvolti forse, un po' macabri. Viene fatto un uso ampio del bianco in contrasto col cupo e tetro dei vari luoghi. Ed intorno ai corpi dei due protagonisti c'è un'aura... come se li racchiudesse e cullasse. Una delizia per gli occhi. Consigliatissimo tanto più che dura soltanto una decina di minuti.
Narrare la trama di Kigeki non è semplice, dato la sua brevità va gustato lentamente.
Si può riassumere così: una bambina di 5 anni va a far visita ad un Signore Oscuro che abita nelle verdi terre irlandesi (dove si svolge la ''Commedia'') per chiedergli un favore...
I disegni hanno tonalità scure, ma il bianco viene fatto risaltare particolarmente per accentuare la purezza dei personaggi e dei paesaggi, si nota anche l'effetto ''pellicola'' voluto dall'autore. Per tutto il tempo si vedrà quell'effetto che si vede al cinema con la pellicola.
Non c'è neanche una vera caratterizzazione dei personaggi, quasi impossibile in 10 minuti, quindi non ci viene dato conto di azioni passate o eventi o qualsivoglia descrizione, ma non è una pecca eccessiva dato il genere sperimentale.
La musica è solo classica, con l'Ave Maria e un pezzo di piano verso il finale molto belli.
Devo dire che nonostante la durata è riuscito a catturarmi, non sicuramente per la storia che chiaramente è semplice, nè per i disegni che possono non piacere, ma per l'atmosfera che è stata creata dall'autore nel rapporto tra la bambina e il Male, e che ti accompagnano per tutti i 10 minuti. Consigliato, almeno per la sua brevità va visto.
TRAMA: 8; DISEGNI: 8,5; MUSICA: 9; ATMOSFERA: 9; CARATTERIZZAZIONE: 7
Si può riassumere così: una bambina di 5 anni va a far visita ad un Signore Oscuro che abita nelle verdi terre irlandesi (dove si svolge la ''Commedia'') per chiedergli un favore...
I disegni hanno tonalità scure, ma il bianco viene fatto risaltare particolarmente per accentuare la purezza dei personaggi e dei paesaggi, si nota anche l'effetto ''pellicola'' voluto dall'autore. Per tutto il tempo si vedrà quell'effetto che si vede al cinema con la pellicola.
Non c'è neanche una vera caratterizzazione dei personaggi, quasi impossibile in 10 minuti, quindi non ci viene dato conto di azioni passate o eventi o qualsivoglia descrizione, ma non è una pecca eccessiva dato il genere sperimentale.
La musica è solo classica, con l'Ave Maria e un pezzo di piano verso il finale molto belli.
Devo dire che nonostante la durata è riuscito a catturarmi, non sicuramente per la storia che chiaramente è semplice, nè per i disegni che possono non piacere, ma per l'atmosfera che è stata creata dall'autore nel rapporto tra la bambina e il Male, e che ti accompagnano per tutti i 10 minuti. Consigliato, almeno per la sua brevità va visto.
TRAMA: 8; DISEGNI: 8,5; MUSICA: 9; ATMOSFERA: 9; CARATTERIZZAZIONE: 7
Splendido, breve si', ma lungo quanto basta perche' inutili digressioni non lo annacquino e la fiaba resti tale con il suo mistero e la sua ambigua simbologia.
Un mistero oscuro visto attraverso gli occhi di una bambina. Una bambina che si confronta con un male antico, seducente, ambiguo, che qualsiasi adulto vorrebbe interpretare, sezionare, eliminare, mentre la piccola lo osserva senza malizia e senza lo scudo del razionalismo. Ed in qualche modo, proprio per questo, il "mostro" riconosce in quell'innocente assenza di sospetto e morale una piccola compagna. Chi meglio dei vampiri e dei bambini possono permettersi di ignorare lo scorrere del tempo e della storia in fondo? Chi meglio di loro puo' inscenare una commedia anche sotto una pioggia di sangue?
I dieci minuti di Kigeki narrano lo scongiurarsi di un'invasione, il preservarsi di quel momento della vita dove tutto e' sospeso ed immutabile.
Nel patto tra la bimba ed il vampiro e' sottitenteso un tributo di sangue e la minaccia che la ragazzina accoglie con la sicurezza della lealta' e della gratitudine (e forse con un piccolo brivido di paura e di inconscio piacere? di quel desiderio sensuale del venir posseduti, divorati? Chissa'... )
Quello che e' certo e' la ragazzina non imagazzina nessun trauma per quanto ha visto fare al cavaliere miserioso.
Kigeki sintetizza in maniera magica e suggestiva molti dei tipici e controversi elementi fiabeschi ma li ribalata escludendo la morale comune della punizione. Il mondo, di Kigeki si salva grazie ad un patto tra due "innocenze" al di fuori di qualsiasi schema.
Questo cortometraggio e' un piccolo capolavoro, da custodire gelosamente e guardare e riguardare. Le immagini a volte sfocate, a volte eteree ed accennate, tutte giocate sui toni del bianco del nero e del grigio, con una breve e suggestiva esplosione di rosso ne fanno anche un gioiellino di coerenza estetica.
Non si puo' non amare, non si puo' proprio, consiglio vivamente a tutti di concedersi questi dieci minuti di evasione e poesia.
Un mistero oscuro visto attraverso gli occhi di una bambina. Una bambina che si confronta con un male antico, seducente, ambiguo, che qualsiasi adulto vorrebbe interpretare, sezionare, eliminare, mentre la piccola lo osserva senza malizia e senza lo scudo del razionalismo. Ed in qualche modo, proprio per questo, il "mostro" riconosce in quell'innocente assenza di sospetto e morale una piccola compagna. Chi meglio dei vampiri e dei bambini possono permettersi di ignorare lo scorrere del tempo e della storia in fondo? Chi meglio di loro puo' inscenare una commedia anche sotto una pioggia di sangue?
I dieci minuti di Kigeki narrano lo scongiurarsi di un'invasione, il preservarsi di quel momento della vita dove tutto e' sospeso ed immutabile.
Nel patto tra la bimba ed il vampiro e' sottitenteso un tributo di sangue e la minaccia che la ragazzina accoglie con la sicurezza della lealta' e della gratitudine (e forse con un piccolo brivido di paura e di inconscio piacere? di quel desiderio sensuale del venir posseduti, divorati? Chissa'... )
Quello che e' certo e' la ragazzina non imagazzina nessun trauma per quanto ha visto fare al cavaliere miserioso.
Kigeki sintetizza in maniera magica e suggestiva molti dei tipici e controversi elementi fiabeschi ma li ribalata escludendo la morale comune della punizione. Il mondo, di Kigeki si salva grazie ad un patto tra due "innocenze" al di fuori di qualsiasi schema.
Questo cortometraggio e' un piccolo capolavoro, da custodire gelosamente e guardare e riguardare. Le immagini a volte sfocate, a volte eteree ed accennate, tutte giocate sui toni del bianco del nero e del grigio, con una breve e suggestiva esplosione di rosso ne fanno anche un gioiellino di coerenza estetica.
Non si puo' non amare, non si puo' proprio, consiglio vivamente a tutti di concedersi questi dieci minuti di evasione e poesia.
Forse non vale nemmeno la pena di classificarlo come OAV da quanto è breve. Quel poco che c'è però è davvero ben fatto. Una serie di immagini suggestive (spesso violente) accompagnate dalla commovente "Ave Maria" di Schubert. Il tema è gotico e forse anche un po' vampiresco dato che... vabbé... dura solo 10 minuti... non posso spoilerarvi. Guardatelo e godetevi la pregevole realizzazione.
Chiunque ama la letteratura dovrebbe vederlo... perché Kigeki svela il profilo vampiresco che si agita entro ogni lettore... in fondo chi legge si nutre di anime defunte. E' narrato seguendo una circolarità densa e perfetta, calibrando ogni parola - si veda il prologo inziale sulla nascita della scrittura. L'Ave Maria di Schubert per noi è un po' scontata ma in fondo l'anno usata anche in Fantasia dopo il sabba sul Monte Calvo... rende bene il senso di continuità tra sacro e demoniaco... Davvero lirico il chara gotico, con una strizzatina d'occhio allo spettatore moderno (i piedoni con gli anfibi appena accennati ^_^).
Un ricordo dalle sensazioni sfumate come un sospiro che stringe il cuore; un patto per un sorriso ed una promessa ,suggellate dal colore dei fiori ,illuminate dalle parole di un vecchio,consacrate dalla musica di Schubert.
Un cortometraggio con un profondissimo sapore gotico romantico:
la fisionomia ed i paesaggi curati in stile Friedrich, una percezione sfumata,sognante dovuta ad una fotografia dai contorni vaghi, una forte valenza etica nei colori,con il rosso sangue a spezzare il contrasto luce-ombra.
La danza delle foglie iniziale,la corsa nella foresta,la cavalcata inglese animano un mondo altrimenti immobile,trasognante, eterno, descritto da inquadrature pressochè statiche.
Difficile vedere un anime così capace di fagocitare un aspetto della cultura occidentale riproponendolo in modo tanto efficacie, senza risparmiarsi anche un po' di humour nipponico.
Meglio, tra l'altro, di quanto non siano riusciti a fare anime ben più illustri (e più lunghi).
Giudicarlo piatto e valutarne solo il finale (per via della scena d'azione) è un po' come lamentarsi di quanto poco faccia ridere l'amleto.
Dieci minuti di poesia: da degustare.
Un cortometraggio con un profondissimo sapore gotico romantico:
la fisionomia ed i paesaggi curati in stile Friedrich, una percezione sfumata,sognante dovuta ad una fotografia dai contorni vaghi, una forte valenza etica nei colori,con il rosso sangue a spezzare il contrasto luce-ombra.
La danza delle foglie iniziale,la corsa nella foresta,la cavalcata inglese animano un mondo altrimenti immobile,trasognante, eterno, descritto da inquadrature pressochè statiche.
Difficile vedere un anime così capace di fagocitare un aspetto della cultura occidentale riproponendolo in modo tanto efficacie, senza risparmiarsi anche un po' di humour nipponico.
Meglio, tra l'altro, di quanto non siano riusciti a fare anime ben più illustri (e più lunghi).
Giudicarlo piatto e valutarne solo il finale (per via della scena d'azione) è un po' come lamentarsi di quanto poco faccia ridere l'amleto.
Dieci minuti di poesia: da degustare.
Davvero incantevole!
Ci racconta di una bimba che offre un libro antico ad un fascinoso - nonché inquietante- cavaliere nero, affiché quest'ultimo salvi la sua terra dall'invasione dei soldati stranieri.
Atmosfere goticheggianti, disegno a dir poco bellissimo, il tutto sulle note della meravigliosa Ave Maria di Shubert.
Serve davvero aggiungere altro? :)
Ci racconta di una bimba che offre un libro antico ad un fascinoso - nonché inquietante- cavaliere nero, affiché quest'ultimo salvi la sua terra dall'invasione dei soldati stranieri.
Atmosfere goticheggianti, disegno a dir poco bellissimo, il tutto sulle note della meravigliosa Ave Maria di Shubert.
Serve davvero aggiungere altro? :)
Meraviglioso, esteticamente commovente, narrato con maestria.
Una storia semplice, con tutte le connotazioni tipiche della fiaba, che richiama alla memoria tempi lontani in cui la mamma ci leggeva la nostra fiaba preferita poco prima di addormentarci.
In Kigeki non va ricercato il senso, bensì un'opera da fruire sensorialmente. La fotografia che ricorda l'espressionismo tedesco (si veda The Cabinet Of Doctor Kaligari), il ritmo sempre più avvolgente della storia nonchè le voci stupende dei doppiatori vi porteranno a sognare ad occhi aperti.
Kazuto Nakazawa (charachter design di Samurai Champloo) ancora una volta ha dimostrato di avere serie doti artistiche.
Una storia semplice, con tutte le connotazioni tipiche della fiaba, che richiama alla memoria tempi lontani in cui la mamma ci leggeva la nostra fiaba preferita poco prima di addormentarci.
In Kigeki non va ricercato il senso, bensì un'opera da fruire sensorialmente. La fotografia che ricorda l'espressionismo tedesco (si veda The Cabinet Of Doctor Kaligari), il ritmo sempre più avvolgente della storia nonchè le voci stupende dei doppiatori vi porteranno a sognare ad occhi aperti.
Kazuto Nakazawa (charachter design di Samurai Champloo) ancora una volta ha dimostrato di avere serie doti artistiche.