To Every You I've Loved Before
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Dopo aver visionato “To every you, I've loved before” e “To me, the one who loved you” film di animazione usciti nell’autunno 2022, ho dovuto aggiungere nel mio vocabolario il nuovo termine “Dilogia”.
Conoscevo “trilogia”, “tetralogia”, ma inizialmente credevo che il termine corretto fosse “duologia”…
Dal vocabolario Treccani on Line:
“dilogìa s. f. [comp. di di-2 e -logia, sul modello di trilogia, tetralogia; il lat. dilogĭa e il gr. διλογία significavano «ripetizione d’una stessa parola», o «ambiguità»]. – Coppia di opere (drammatiche, poetiche, narrative, musicali, o anche figurative) di uno stesso autore, che svolgono uno stesso tema o possono comunque costituire una unità”.
Ecco, sia “To every you, I've loved before” sia “To me, the one who loved you” sono due opere di animazione che devono essere viste entrambe per capire meglio la trama e il suo significato e si potrebbe sostenere che non importa l’ordine di visualizzazione che è indifferente.
Personalmente suggerirei la visione di “To me” prima di quella di “To every you”, perché il primo è un po’ più chiaro sui concetti di base della storia, ossia la teoria dei mondi paralleli. Si tratta di due film tratta dalle novel di Yomoji Otono pubblicate nel 2016 “Kimi o Aishita Hitori no Boku e” (“To The Solitary Me That Loved You”) e “Boku ga Aishita Subete no Kimi e” (“To Every You I've Loved Before”).
Possiamo sostenere che si tratti di film di pura fantascienza? Risponderei sì e no: contiene delle spiegazioni sulle teorie dei mondi paralleli, inserisce nella storia anche un macchinario che consente di trasferire la coscienza di una persona nel suo omologo di un’altra dimensione e quando rappresenta il futuro, ci sono alcuni aspetti che di certo non sono comuni al nostro presente (smartwatch che proiettano le informazioni sul palmo della mano in modo capacitivo, attraversamenti pedonali con barriere virtuali) ma non abbiamo macchine volanti (al massimo a guida autonoma)… Insomma un futuro molto simile alla nostra realtà con delle evoluzioni piuttosto realistiche e non eccessivamente dirompenti…
L’anime mi ha ricordato un po’ “Noein”, ma di questo non ha la forte componente fantasy. Di sicuro, hanno in comune la teoria MWI (Many World Interpretation) o del Multiverso da cui sembrano prendere vari spunti: una teoria della meccanica quantistica, che sostiene che ci sono molti mondi che esistono in parallelo nello stesso spazio e tempo di cui siamo a conoscenza.
Se in "Steins:Gate" c'era più l'approccio al classico viaggio nel tempo e alle conseguenze delle modifiche agli accadimenti di una determinata linea temporale (ad es.: impedire la morte di qualcuno), creando di fatto un nuovo futuro, in "To every you" e “To me” (come in “Noein”) si sostiene che esistono un'infinità di universi più o meno paralleli in cui la stessa realtà spaziale può avere diversi decorsi temporali e quindi più scenari con diversi esiti.
Recensire due film d'animazione contemporaneamente con la trama quasi coincidente e sovrapponibile è un po' anticonvenzionale: in comune hanno l'idea che ogni decisione individuale che le persone prendono finisca per creare diverse realtà separate e parallele che ruotano attorno allo stesso personaggio.
In queste opere, l’evento è la decisione dei genitori di Koyomi di separarsi: in un filone del multiverso Koyomi andrà a convivere con la madre (“To every you”), nell’altro con il padre ("To me”).
In una dimensione (“To every you”) Koyomi da studente delle superiori incontra Kazune: l’incontro sa di déjà vu in quanto lei gli rivela che in un altro universo ama Koyomi e sono una coppia di amanti (quello di “To me”). Tuttavia, in questo scenario Koyomi e Kazune si sposano e vivranno fino alla vecchiaia, momento in cui succederà qualcosa che intreccerà definitivamente le trame dei 2 film.
Nell'altra (“To me”) Koyomi incontra Shiori Sato al centro di ricerca dove i loro genitori (il padre di lui e la madre di lei) lavorano, si frequenta e alla fine si innamorano, come i loro genitori, che alla fine decidono di sposarsi. Koyomi e Shiori, avendo accesso alla macchina sperimentale per poter spostare le loro coscienze tra i vari universi paralleli, per evitare di diventare fratellastri, decidono di scappare in un universo parallelo dove i loro genitori non si sposano. A quanto sembra, nella loro dimensione viaggiare tra i vari universi sembra comune, ma, purtroppo, si verificherà un evento che causerà la “morte” di Shiori. Cerco di non spoilerare troppo i contenuti: la storia è in sostanza una sola vista da due punti di vista di “universo” diversi. Un progetto ambizioso e diverso con idee interessanti e intelligenti in fase di esecuzione obbligano lo spettatore a restare concentrato e attendo anche ai minimi particolari. L’ambizione è quella che i due film animati possano essere visti in entrambi gli ordini: come ho anticipato in precedenza, ho visto per la prima volta “To every you” e poi “To me”. Non posso essere certo, ma “To me” è un po’ più lineare e chiaro rispetto a “To every you” (forse avendo già visto “To every you”, mi è sembrato chiaro “To me”); tuttavia, potendo consigliare ex post, consiglio prima la visione di quello che ho visto come secondo.
La particolarità dei due anime è che le loro trame, per la maggior parte, raccontano storie piuttosto distinte, sebbene molto intrecciate. E più che incentrarsi sulla fantascienza pura si basano su storie d'amore incentrate sul protagonista principale Koyomi e su come il percorso della sua vita cambia in modo fondamentale in base a un'unica scelta che fa da bambino: con chi vivere una volta che i suoi genitori si separano. Ciò che cambia non è il suo percorso di carriera da adulto e le persone con cui interagisce, ma il modo in cui tutto si svolge che porterà Koyomi a vivere due vite molto diverse.
Essendo “To Every You” il primo film della dilogia visionato, ammetto che ho fatto un po’ fatica. L’incipit, pur essendo come un classico slice of life, alterna senza troppi avvisi i mondi paralleli e i relativi salti da un mondo all'altro senza spiegare molto, almeno fino a quando non appare Kuzume dalla dimensione no. 85.
Il tutto ruota inizialmente intorno a Koyomi e viene dedicato a lui molto spazio: dalla scelta di vivere con la madre, alla sua timidezza e riservatezza. Ma si può apprezzare anche la sua crescita ed evoluzione in positivo in cui si apre alle altre persone, inclusa Kuzume che diventerà la sua futura fidanzata e moglie. Questa parte è molto tenera e avvincente nella sua semplicità espositiva, fatta di sguardi, situazioni, dialoghi che alternano momenti di fantascienza ad altri molto sentimentali. In questo mondo la tecnologia per eseguire i salti dimensionali non è ancora allo stesso grado di sviluppo del film gemello ma si vede come Kuzume cambi atteggiamento quando è la “versione” proveniente dall’altra dimensione…
Divertente, con molte riflessioni che invece suscita a riguardo di come le nostre vite possano essere molto diverse sulla base di piccole scelte individuali. Il decesso dell’amato nonno materno di Koyomi in una dimensione e del cane nell’altra, suscitano in Koyomi molte sensazioni contrastanti su dove sia meglio vivere… In fondo ci si potrebbe domandare se si sia disposti ad andare a vivere in un altro mondo se ciò significasse che potresti sperimentare qualcosa di nuovo o vedere o vivere con qualcuno che nella dimensione di partenza non sia più vivo?
In “To every you”, l'introduzione di mondi paralleli e il passaggio dall'uno all'altro non è spiegato in modo relativamente semplice e facile da digerire. Ci sono molte scene comuni ad entrambi i film in cui i personaggi vivono i due scenari alternandoli in modo improvviso… e il dramma di Shiori è sempre presente. La vita tra Koyomi e Kuzume sembra più lineare: si piacciono, si amano, si sposano, hanno un figlio che poi si sposa e dona a loro anche un nipote e alla fine si ritrovano anziani con Koyomi che sembra affetto da una malattia che a breve lo porterà via…
Il finale è molto nipponico e animista e diventa anche il finale logico di quanto visto in “To me”. In questo caso né Koyomi, né Kuzume sembrano consapevoli di ciò che le loro reciproche versioni stanno facendo nell’altra dimensione, ma ne beneficiano dei risultati… Poetico e sensibile, dimostra come l’amore sia senza tempo e possa superare anche i paradossi dimensionali…
In generale, “To every you”, ma anche il suo gemello “To me”, sono molto delicati nel trattare le normali “cose della vita” in una specie di slice of life fantascientifico, con un approccio molto poco action e molto più contemplativo, nel classico stile orientale della realizzazione degli obiettivi, della sofferenza e del sacrificio, del destino e del modo per cambiarlo o influenzarlo.
Di contro, la scelta narrativa di sviluppare due opere “parallele” può risultare indigesto e complesso. I salti dimensionali non sempre risultano chiari e il rischio di cadere in confusione non è raro… in più, alcune spiegazioni “scientifiche” delle teorie poste alla base dei multiversi non sono facilmente intuibili e lasciano anche un po’ interdetti.
A livello grafico e di animazioni, l’anime non mi è sembrato proprio il massimo, considerato che si tratta di un prodotto recentissimo. Chara desing un po’ standard (se non minimal) animazioni non sempre fluide, sfondi non dettagliati.
Resta tuttavia un prodotto coraggioso e originale che non si concentra sulla spiegazione del perché degli universi paralleli ma piuttosto sulle conseguenze relative alla vita di tutti i giorni e sulle dinamiche degli accadimenti ai personaggi coinvolti. Un po’ come “Sliding doors” fa riflettere sulle scelte che si operano nella esistenza senza rimpianti o rimorsi… come se la vita fosse un valore universale che, al di fuori del tempo e dello spazio, vive la sua eterna esistenza circolare.
Dopo aver visionato “To every you, I've loved before” e “To me, the one who loved you” film di animazione usciti nell’autunno 2022, ho dovuto aggiungere nel mio vocabolario il nuovo termine “Dilogia”.
Conoscevo “trilogia”, “tetralogia”, ma inizialmente credevo che il termine corretto fosse “duologia”…
Dal vocabolario Treccani on Line:
“dilogìa s. f. [comp. di di-2 e -logia, sul modello di trilogia, tetralogia; il lat. dilogĭa e il gr. διλογία significavano «ripetizione d’una stessa parola», o «ambiguità»]. – Coppia di opere (drammatiche, poetiche, narrative, musicali, o anche figurative) di uno stesso autore, che svolgono uno stesso tema o possono comunque costituire una unità”.
Ecco, sia “To every you, I've loved before” sia “To me, the one who loved you” sono due opere di animazione che devono essere viste entrambe per capire meglio la trama e il suo significato e si potrebbe sostenere che non importa l’ordine di visualizzazione che è indifferente.
Personalmente suggerirei la visione di “To me” prima di quella di “To every you”, perché il primo è un po’ più chiaro sui concetti di base della storia, ossia la teoria dei mondi paralleli. Si tratta di due film tratta dalle novel di Yomoji Otono pubblicate nel 2016 “Kimi o Aishita Hitori no Boku e” (“To The Solitary Me That Loved You”) e “Boku ga Aishita Subete no Kimi e” (“To Every You I've Loved Before”).
Possiamo sostenere che si tratti di film di pura fantascienza? Risponderei sì e no: contiene delle spiegazioni sulle teorie dei mondi paralleli, inserisce nella storia anche un macchinario che consente di trasferire la coscienza di una persona nel suo omologo di un’altra dimensione e quando rappresenta il futuro, ci sono alcuni aspetti che di certo non sono comuni al nostro presente (smartwatch che proiettano le informazioni sul palmo della mano in modo capacitivo, attraversamenti pedonali con barriere virtuali) ma non abbiamo macchine volanti (al massimo a guida autonoma)… Insomma un futuro molto simile alla nostra realtà con delle evoluzioni piuttosto realistiche e non eccessivamente dirompenti…
L’anime mi ha ricordato un po’ “Noein”, ma di questo non ha la forte componente fantasy. Di sicuro, hanno in comune la teoria MWI (Many World Interpretation) o del Multiverso da cui sembrano prendere vari spunti: una teoria della meccanica quantistica, che sostiene che ci sono molti mondi che esistono in parallelo nello stesso spazio e tempo di cui siamo a conoscenza.
Se in "Steins:Gate" c'era più l'approccio al classico viaggio nel tempo e alle conseguenze delle modifiche agli accadimenti di una determinata linea temporale (ad es.: impedire la morte di qualcuno), creando di fatto un nuovo futuro, in "To every you" e “To me” (come in “Noein”) si sostiene che esistono un'infinità di universi più o meno paralleli in cui la stessa realtà spaziale può avere diversi decorsi temporali e quindi più scenari con diversi esiti.
Recensire due film d'animazione contemporaneamente con la trama quasi coincidente e sovrapponibile è un po' anticonvenzionale: in comune hanno l'idea che ogni decisione individuale che le persone prendono finisca per creare diverse realtà separate e parallele che ruotano attorno allo stesso personaggio.
In queste opere, l’evento è la decisione dei genitori di Koyomi di separarsi: in un filone del multiverso Koyomi andrà a convivere con la madre (“To every you”), nell’altro con il padre ("To me”).
In una dimensione (“To every you”) Koyomi da studente delle superiori incontra Kazune: l’incontro sa di déjà vu in quanto lei gli rivela che in un altro universo ama Koyomi e sono una coppia di amanti (quello di “To me”). Tuttavia, in questo scenario Koyomi e Kazune si sposano e vivranno fino alla vecchiaia, momento in cui succederà qualcosa che intreccerà definitivamente le trame dei 2 film.
Nell'altra (“To me”) Koyomi incontra Shiori Sato al centro di ricerca dove i loro genitori (il padre di lui e la madre di lei) lavorano, si frequenta e alla fine si innamorano, come i loro genitori, che alla fine decidono di sposarsi. Koyomi e Shiori, avendo accesso alla macchina sperimentale per poter spostare le loro coscienze tra i vari universi paralleli, per evitare di diventare fratellastri, decidono di scappare in un universo parallelo dove i loro genitori non si sposano. A quanto sembra, nella loro dimensione viaggiare tra i vari universi sembra comune, ma, purtroppo, si verificherà un evento che causerà la “morte” di Shiori. Cerco di non spoilerare troppo i contenuti: la storia è in sostanza una sola vista da due punti di vista di “universo” diversi. Un progetto ambizioso e diverso con idee interessanti e intelligenti in fase di esecuzione obbligano lo spettatore a restare concentrato e attendo anche ai minimi particolari. L’ambizione è quella che i due film animati possano essere visti in entrambi gli ordini: come ho anticipato in precedenza, ho visto per la prima volta “To every you” e poi “To me”. Non posso essere certo, ma “To me” è un po’ più lineare e chiaro rispetto a “To every you” (forse avendo già visto “To every you”, mi è sembrato chiaro “To me”); tuttavia, potendo consigliare ex post, consiglio prima la visione di quello che ho visto come secondo.
La particolarità dei due anime è che le loro trame, per la maggior parte, raccontano storie piuttosto distinte, sebbene molto intrecciate. E più che incentrarsi sulla fantascienza pura si basano su storie d'amore incentrate sul protagonista principale Koyomi e su come il percorso della sua vita cambia in modo fondamentale in base a un'unica scelta che fa da bambino: con chi vivere una volta che i suoi genitori si separano. Ciò che cambia non è il suo percorso di carriera da adulto e le persone con cui interagisce, ma il modo in cui tutto si svolge che porterà Koyomi a vivere due vite molto diverse.
Essendo “To Every You” il primo film della dilogia visionato, ammetto che ho fatto un po’ fatica. L’incipit, pur essendo come un classico slice of life, alterna senza troppi avvisi i mondi paralleli e i relativi salti da un mondo all'altro senza spiegare molto, almeno fino a quando non appare Kuzume dalla dimensione no. 85.
Il tutto ruota inizialmente intorno a Koyomi e viene dedicato a lui molto spazio: dalla scelta di vivere con la madre, alla sua timidezza e riservatezza. Ma si può apprezzare anche la sua crescita ed evoluzione in positivo in cui si apre alle altre persone, inclusa Kuzume che diventerà la sua futura fidanzata e moglie. Questa parte è molto tenera e avvincente nella sua semplicità espositiva, fatta di sguardi, situazioni, dialoghi che alternano momenti di fantascienza ad altri molto sentimentali. In questo mondo la tecnologia per eseguire i salti dimensionali non è ancora allo stesso grado di sviluppo del film gemello ma si vede come Kuzume cambi atteggiamento quando è la “versione” proveniente dall’altra dimensione…
Divertente, con molte riflessioni che invece suscita a riguardo di come le nostre vite possano essere molto diverse sulla base di piccole scelte individuali. Il decesso dell’amato nonno materno di Koyomi in una dimensione e del cane nell’altra, suscitano in Koyomi molte sensazioni contrastanti su dove sia meglio vivere… In fondo ci si potrebbe domandare se si sia disposti ad andare a vivere in un altro mondo se ciò significasse che potresti sperimentare qualcosa di nuovo o vedere o vivere con qualcuno che nella dimensione di partenza non sia più vivo?
In “To every you”, l'introduzione di mondi paralleli e il passaggio dall'uno all'altro non è spiegato in modo relativamente semplice e facile da digerire. Ci sono molte scene comuni ad entrambi i film in cui i personaggi vivono i due scenari alternandoli in modo improvviso… e il dramma di Shiori è sempre presente. La vita tra Koyomi e Kuzume sembra più lineare: si piacciono, si amano, si sposano, hanno un figlio che poi si sposa e dona a loro anche un nipote e alla fine si ritrovano anziani con Koyomi che sembra affetto da una malattia che a breve lo porterà via…
Il finale è molto nipponico e animista e diventa anche il finale logico di quanto visto in “To me”. In questo caso né Koyomi, né Kuzume sembrano consapevoli di ciò che le loro reciproche versioni stanno facendo nell’altra dimensione, ma ne beneficiano dei risultati… Poetico e sensibile, dimostra come l’amore sia senza tempo e possa superare anche i paradossi dimensionali…
In generale, “To every you”, ma anche il suo gemello “To me”, sono molto delicati nel trattare le normali “cose della vita” in una specie di slice of life fantascientifico, con un approccio molto poco action e molto più contemplativo, nel classico stile orientale della realizzazione degli obiettivi, della sofferenza e del sacrificio, del destino e del modo per cambiarlo o influenzarlo.
Di contro, la scelta narrativa di sviluppare due opere “parallele” può risultare indigesto e complesso. I salti dimensionali non sempre risultano chiari e il rischio di cadere in confusione non è raro… in più, alcune spiegazioni “scientifiche” delle teorie poste alla base dei multiversi non sono facilmente intuibili e lasciano anche un po’ interdetti.
A livello grafico e di animazioni, l’anime non mi è sembrato proprio il massimo, considerato che si tratta di un prodotto recentissimo. Chara desing un po’ standard (se non minimal) animazioni non sempre fluide, sfondi non dettagliati.
Resta tuttavia un prodotto coraggioso e originale che non si concentra sulla spiegazione del perché degli universi paralleli ma piuttosto sulle conseguenze relative alla vita di tutti i giorni e sulle dinamiche degli accadimenti ai personaggi coinvolti. Un po’ come “Sliding doors” fa riflettere sulle scelte che si operano nella esistenza senza rimpianti o rimorsi… come se la vita fosse un valore universale che, al di fuori del tempo e dello spazio, vive la sua eterna esistenza circolare.