Utena - Apocalisse Adolescenziale
“Shojo Kakumei Utena - Adolescence Mokushiroku” (portato in Italia col titolo “Utena - Apocalisse Adolescenziale”) è un lungometraggio della durata di ottantadue minuti proiettato nelle sale cinematografiche giapponesi nel 1999. Il film è parte integrante del progetto multimediale creato da Be-Papas ed è come sempre diretto da Kunihiko Ikuhara.
Quest’opera potrebbe essere considerata da molti un mero riassunto della serie principale creata nel 1997: non v’è niente di più falso, perché “Apocalisse Adolescenziale” è una vera e propria reinterpretazione della storia di Utena, un prodotto parallelo che integra il suo predecessore e aiuta maggiormente a comprenderne la bellezza. Ovviamente, per non perdersi alcuni passaggi, è indispensabile conoscere l’opera del ’97: tuttavia il lungometraggio è un nuovo capolavoro, che per l’occasione ridisegna personaggi, ambientazioni e accadimenti chiave.
Ecco quindi che alcuni comprimari assumono un ruolo più marginale, altri crescono d’importanza, altri ancora spariscono o subiscono un restyling a livello estetico o caratteriale. Ad essere sottoposte all’ultimo trattamento sono anche le due protagoniste: da un lato abbiamo un’Utena con un taglio più mascolino e dal carattere più serioso, dall’altro un’Anthy dai capelli sciolti e senza occhiali, più gioviale e meno chiusa. Un cambiamento che non è né in meglio né in peggio, ma che semplicemente mira alla creazione di due nuove figure che si districheranno in una nuova serie di eventi. Anche il loro rapporto sarà leggermente diverso, più esplicito, ma come sempre simbolico.
E quanto a simboli e metafore varie, state pur certi che non mancheranno. Il film, infatti, potrebbe essere ancora più criptico, onirico e visionario della serie: certe allegorie, che come al solito bisogna interpretare a proprio piacimento, rimarranno sicuramente impresse nella mente dello spettatore (Shiori continua a schiudere le sue ali di farfalla davanti ai miei occhi).
Altro aspetto che il lungometraggio condivide con la serie è rappresentato dalle varie tematiche affrontate. Per questioni di tempo, alcune sono state messe da parte (vedi il rapporto fraterno messo in luce da ben tre coppie), mentre si è deciso di concentrarsi di più su altre. Ecco dunque che la liberazione dal mondo delle illusioni, l’abbandono della candida adolescenza e l’inizio della difficile età adulta tornano a farsi sentire con una potente metafora che a molti ha fatto a storcere il naso, ma che io ho apprezzato per l’enorme anti-convenzionalità dimostrata.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il film mantiene lo stesso character design e gli stessi colori della serie, ma risulta più splendente e raffinato, complici anche dei disegni e delle animazioni nettamente superiori. Uno degli elementi che più mi ha sorpreso sono stati i nuovi sfondi: l’accademia Ohtori presenta ora delle architetture in continuo movimento, dalle forme taglienti e dagli archi interrotti a mezz’aria.
La colonna sonora, sempre curata da Mitsumune e Seazer, riprende alcuni brani della serie e ne aggiunge di nuovi.
In definitiva, “Utena - Apocalisse Adolescenziale” è un film brillante e visionario, capace di tenere il passo dell’anime del 1997 e di sorprendere per la sua rinnovata bellezza. Per me è leggermente inferiore al suo predecessore, anche se posso dire di avere una certa preferenza per il finale dell’opera qui analizzata. Voto: 9.
Quest’opera potrebbe essere considerata da molti un mero riassunto della serie principale creata nel 1997: non v’è niente di più falso, perché “Apocalisse Adolescenziale” è una vera e propria reinterpretazione della storia di Utena, un prodotto parallelo che integra il suo predecessore e aiuta maggiormente a comprenderne la bellezza. Ovviamente, per non perdersi alcuni passaggi, è indispensabile conoscere l’opera del ’97: tuttavia il lungometraggio è un nuovo capolavoro, che per l’occasione ridisegna personaggi, ambientazioni e accadimenti chiave.
Ecco quindi che alcuni comprimari assumono un ruolo più marginale, altri crescono d’importanza, altri ancora spariscono o subiscono un restyling a livello estetico o caratteriale. Ad essere sottoposte all’ultimo trattamento sono anche le due protagoniste: da un lato abbiamo un’Utena con un taglio più mascolino e dal carattere più serioso, dall’altro un’Anthy dai capelli sciolti e senza occhiali, più gioviale e meno chiusa. Un cambiamento che non è né in meglio né in peggio, ma che semplicemente mira alla creazione di due nuove figure che si districheranno in una nuova serie di eventi. Anche il loro rapporto sarà leggermente diverso, più esplicito, ma come sempre simbolico.
E quanto a simboli e metafore varie, state pur certi che non mancheranno. Il film, infatti, potrebbe essere ancora più criptico, onirico e visionario della serie: certe allegorie, che come al solito bisogna interpretare a proprio piacimento, rimarranno sicuramente impresse nella mente dello spettatore (Shiori continua a schiudere le sue ali di farfalla davanti ai miei occhi).
Altro aspetto che il lungometraggio condivide con la serie è rappresentato dalle varie tematiche affrontate. Per questioni di tempo, alcune sono state messe da parte (vedi il rapporto fraterno messo in luce da ben tre coppie), mentre si è deciso di concentrarsi di più su altre. Ecco dunque che la liberazione dal mondo delle illusioni, l’abbandono della candida adolescenza e l’inizio della difficile età adulta tornano a farsi sentire con una potente metafora che a molti ha fatto a storcere il naso, ma che io ho apprezzato per l’enorme anti-convenzionalità dimostrata.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il film mantiene lo stesso character design e gli stessi colori della serie, ma risulta più splendente e raffinato, complici anche dei disegni e delle animazioni nettamente superiori. Uno degli elementi che più mi ha sorpreso sono stati i nuovi sfondi: l’accademia Ohtori presenta ora delle architetture in continuo movimento, dalle forme taglienti e dagli archi interrotti a mezz’aria.
La colonna sonora, sempre curata da Mitsumune e Seazer, riprende alcuni brani della serie e ne aggiunge di nuovi.
In definitiva, “Utena - Apocalisse Adolescenziale” è un film brillante e visionario, capace di tenere il passo dell’anime del 1997 e di sorprendere per la sua rinnovata bellezza. Per me è leggermente inferiore al suo predecessore, anche se posso dire di avere una certa preferenza per il finale dell’opera qui analizzata. Voto: 9.
Anno 1999: Kunihiro Ikuhara, regista di due stagioni di "Sailor Moon", sale sull'altare dei grandi registi con il capolavoro televisivo "La Rivoluzione di Utena", portando in animazione un nuovo modo autoriale di raccontare storie, in cui l'intreccio si dipana attraverso frequenti simbolismi e metafore che rivoluzioneranno completamente i canoni dello shoujo, rovesciando al contempo gli archetipi della fiaba classica. Il progetto del gruppo Be-Papas, di cui Ikuhara fa parte, consiste nel preparare un soggetto la cui storia verrà sviluppata differentemente in ogni media (serie TV, manga, film, videogiochi, etc.). Con "Utena la filettè revolutionnaire The Movie: Apocalisse Adolescenziale", il regista firma un remake cinematografico dall'esigua durata di ottanta minuti e che ha tutt'altro svolgimento rispetto alla serie televisiva, donando al mondo del cinema uno dei più grandi, eccentrici, anti-commerciali, anti-conformisti e visionari film d'animazione.
La storia prende spunto dall'incipit originale, mostrando l'arrivo di Utena Tenjo all'accademia Othori, dove incontra una ragazza di nome Anthy Himemiya, chiamata dai duellanti La Sposa della Rosa, e venendo da essi contesa come trofeo a seguito di un duello. Utena in modo rocambolesco riesce a battere lo sbruffone Sayonji e fa sua Himemiya: dovrà perciò proteggerla dalle mire degli altri duellanti e gestire quello che si annuncia subito un complicato rapporto.
Sebbene abbia fatto uno sforzo per redigere una breve sinossi, è estremamente riduttivo ridurre un'opera di tale portata a un breve riassunto.
La forza del film non risiede assolutamente nella sua trama, che è praticamente labile, per non dire inesistente, poiché l'architettura della pellicola si basa su una serie continua e suggestiva di flussi di immagini dalla forte carica visionaria. Non tutto ha un senso e delle volte il regista ci marcia benissimo sopra (vedere i siparietti delle ombre): se volete ricondurre tutto alla razionalità fallirete miseramente, il puzzle costruito non ha una forma univoca, ognuno può vedervi quello che vuole nella miriade di simbolismi e oggetti. Nonostante questo, la bravura del regista rende l'intera serie ben lungi dall'essere un vuoto contenitore, visto che in alcune scene chiave emerge chiaramente la sua visione. Infatti, l'accademia rappresenta chiaramente il luogo dell'ordine e del conformismo voluto dalla società, nel cui involucro tutti sono "morti pur restando in vita".
Come e soprattutto chi può uscire da questo mondo chiuso e soffocante? Il titolo del film "Apocalisse Adolescenziale" viene in soccorso allo spettatore. Solo l'adolescente e non l'adulto può cambiare lo stato delle cose, perché quest'ultimo è una persona già formata e insita nei grigi meccanismi di questo mondo. L'adolescente è una persona in cammino, che può sperimentare, valutare e quindi cambiare, plasmando continuamente la sua identità sessuale (nel film è questo lo scopo principale), politica, culturale e così via. Questa ribellione al soffocante conformismo sociale è ben rappresentata con la metafora della fuga in macchina da parte di Anthy e Utena, che si ribellano allo stato delle cose. Certo, la realtà può essere grigia, dura, inospitale e desolante, ma è il prezzo da pagare per poter finalmente vivere e abbandonare l'opprimente accademia. Spogliati da tutto ciò che si era in precedenza si è nudi in questo mondo senza alcuna strada tracciata, ma Utena e Anthy grazie al loro reciproco legame potranno affrontare questa desolante realtà e creare insieme una strada nuova.
Il film, a differenza dell'omonima serie TV, è un modo anche per scavare a fondo nel rapporto tra Utena e Anthy, il quale risulta sessualmente molto più esplicito. Seppur si presenti con capelli corti e abiti maschili, lontano da tutti e solo in presenza di Anthy, Utena si mostra tremendamente fragile e femminile. Anthy rispetto alla controparte televisiva è molto più disinibita e libera, ma allo stesso tempo schiava del suo ruolo di Sposa della Rosa. L'intero film può infatti anche essere letto in chiave fiabesca, in cui il principe (Utena) tenta di salvare la principessa (Anthy) dal castello in cui è rinchiusa (accademia).
Per quel che riguarda il comparto tecnico, si nota chiaramente il netto miglioramento rispetto alla povertà della serie televisiva. Se in quest'ultima Ikuhara poteva dare di certo sfogo alla sua visionarietà, certo era limitato dal basso budget concessogli, non di rado costretto a riciclare le medesime sequenze e a sopperire con la regia e giochi di luce agli sfondi carenti. Nel lungometraggio fortunatamente non è più così: grazie all'alto budget si resta ammaliati dall'alto sfarzo grafico e l'artista può dar sfogo a sequenze visionarie e oniriche molto suggestive, dando pieno sfogo al suo divino estro registico, avvalendosi di una messa in scena teatrale che brilla in scene di grande impatto come la sequenza del duello tra Juri e Utena, la fuga in autostrada di Anthy e soprattutto la scena clou del film, Akio che avanza a passo lento ma deciso e sotto di lui la strada scorre in senso opposto (una scena assurda e irreale, ma poco importa, perché il risultato di ciò è sicuramente riuscito).
Anche l'accademia, nonostante rappresenti il luogo dell'ordine, è rappresentata in modo scomposto, con le sue strutture che si muovono senza alcuna logica, forse simbolo dello stato d'animo degli studenti, ognuno dei quali cerca la propria identità in questo mondo.
Insomma, Kunihiko Ikuhara non si lascia piegare dalle logiche di mercato che negli ultimi anni hanno ridotto i registi a mere marionette nelle mani delle case di produzione, e crea uno dei film più anti-commerciali di sempre. Le sue opere sono anti-convenzionali e colme di una forte componente autoriale che costringe lo spettatore a sottostare alle sue regole, invitandolo ad andare oltre la propria convenzionale idea di cinema, pena restare chiuso e limitato nelle regole filmiche e seriali imposte dalle case di produzione. Ikuhara crea, dopo l'Utena televisiva, il suo secondo capolavoro, molto probabilmente il miglior film d'animazione degli anni '90, tanto da ergersi a emblema del cinema post-moderno.
Se vogliamo trovarvi un difetto, ma giusto uno, si può dire che, pur essendo un remake dell'omonima serie TV, il film non ne è indipendente: in esso ne sono ripresi termini e situazioni, rendendo di fatti un obbligo la visione del predecessore. Ma a parte questo trascurabile neo, chi ama Ikuhara e i film ermetici proverà immensa gioia nel decifrare i vari simbolismi (anche se a volte sin troppo estremi e non-sense); chi deciderà di non fare neanche un tentativo resterà chiuso per sempre nelle sue convenzioni, continuando a non andare oltre il proprio naso.
La storia prende spunto dall'incipit originale, mostrando l'arrivo di Utena Tenjo all'accademia Othori, dove incontra una ragazza di nome Anthy Himemiya, chiamata dai duellanti La Sposa della Rosa, e venendo da essi contesa come trofeo a seguito di un duello. Utena in modo rocambolesco riesce a battere lo sbruffone Sayonji e fa sua Himemiya: dovrà perciò proteggerla dalle mire degli altri duellanti e gestire quello che si annuncia subito un complicato rapporto.
Sebbene abbia fatto uno sforzo per redigere una breve sinossi, è estremamente riduttivo ridurre un'opera di tale portata a un breve riassunto.
La forza del film non risiede assolutamente nella sua trama, che è praticamente labile, per non dire inesistente, poiché l'architettura della pellicola si basa su una serie continua e suggestiva di flussi di immagini dalla forte carica visionaria. Non tutto ha un senso e delle volte il regista ci marcia benissimo sopra (vedere i siparietti delle ombre): se volete ricondurre tutto alla razionalità fallirete miseramente, il puzzle costruito non ha una forma univoca, ognuno può vedervi quello che vuole nella miriade di simbolismi e oggetti. Nonostante questo, la bravura del regista rende l'intera serie ben lungi dall'essere un vuoto contenitore, visto che in alcune scene chiave emerge chiaramente la sua visione. Infatti, l'accademia rappresenta chiaramente il luogo dell'ordine e del conformismo voluto dalla società, nel cui involucro tutti sono "morti pur restando in vita".
Come e soprattutto chi può uscire da questo mondo chiuso e soffocante? Il titolo del film "Apocalisse Adolescenziale" viene in soccorso allo spettatore. Solo l'adolescente e non l'adulto può cambiare lo stato delle cose, perché quest'ultimo è una persona già formata e insita nei grigi meccanismi di questo mondo. L'adolescente è una persona in cammino, che può sperimentare, valutare e quindi cambiare, plasmando continuamente la sua identità sessuale (nel film è questo lo scopo principale), politica, culturale e così via. Questa ribellione al soffocante conformismo sociale è ben rappresentata con la metafora della fuga in macchina da parte di Anthy e Utena, che si ribellano allo stato delle cose. Certo, la realtà può essere grigia, dura, inospitale e desolante, ma è il prezzo da pagare per poter finalmente vivere e abbandonare l'opprimente accademia. Spogliati da tutto ciò che si era in precedenza si è nudi in questo mondo senza alcuna strada tracciata, ma Utena e Anthy grazie al loro reciproco legame potranno affrontare questa desolante realtà e creare insieme una strada nuova.
Il film, a differenza dell'omonima serie TV, è un modo anche per scavare a fondo nel rapporto tra Utena e Anthy, il quale risulta sessualmente molto più esplicito. Seppur si presenti con capelli corti e abiti maschili, lontano da tutti e solo in presenza di Anthy, Utena si mostra tremendamente fragile e femminile. Anthy rispetto alla controparte televisiva è molto più disinibita e libera, ma allo stesso tempo schiava del suo ruolo di Sposa della Rosa. L'intero film può infatti anche essere letto in chiave fiabesca, in cui il principe (Utena) tenta di salvare la principessa (Anthy) dal castello in cui è rinchiusa (accademia).
Per quel che riguarda il comparto tecnico, si nota chiaramente il netto miglioramento rispetto alla povertà della serie televisiva. Se in quest'ultima Ikuhara poteva dare di certo sfogo alla sua visionarietà, certo era limitato dal basso budget concessogli, non di rado costretto a riciclare le medesime sequenze e a sopperire con la regia e giochi di luce agli sfondi carenti. Nel lungometraggio fortunatamente non è più così: grazie all'alto budget si resta ammaliati dall'alto sfarzo grafico e l'artista può dar sfogo a sequenze visionarie e oniriche molto suggestive, dando pieno sfogo al suo divino estro registico, avvalendosi di una messa in scena teatrale che brilla in scene di grande impatto come la sequenza del duello tra Juri e Utena, la fuga in autostrada di Anthy e soprattutto la scena clou del film, Akio che avanza a passo lento ma deciso e sotto di lui la strada scorre in senso opposto (una scena assurda e irreale, ma poco importa, perché il risultato di ciò è sicuramente riuscito).
Anche l'accademia, nonostante rappresenti il luogo dell'ordine, è rappresentata in modo scomposto, con le sue strutture che si muovono senza alcuna logica, forse simbolo dello stato d'animo degli studenti, ognuno dei quali cerca la propria identità in questo mondo.
Insomma, Kunihiko Ikuhara non si lascia piegare dalle logiche di mercato che negli ultimi anni hanno ridotto i registi a mere marionette nelle mani delle case di produzione, e crea uno dei film più anti-commerciali di sempre. Le sue opere sono anti-convenzionali e colme di una forte componente autoriale che costringe lo spettatore a sottostare alle sue regole, invitandolo ad andare oltre la propria convenzionale idea di cinema, pena restare chiuso e limitato nelle regole filmiche e seriali imposte dalle case di produzione. Ikuhara crea, dopo l'Utena televisiva, il suo secondo capolavoro, molto probabilmente il miglior film d'animazione degli anni '90, tanto da ergersi a emblema del cinema post-moderno.
Se vogliamo trovarvi un difetto, ma giusto uno, si può dire che, pur essendo un remake dell'omonima serie TV, il film non ne è indipendente: in esso ne sono ripresi termini e situazioni, rendendo di fatti un obbligo la visione del predecessore. Ma a parte questo trascurabile neo, chi ama Ikuhara e i film ermetici proverà immensa gioia nel decifrare i vari simbolismi (anche se a volte sin troppo estremi e non-sense); chi deciderà di non fare neanche un tentativo resterà chiuso per sempre nelle sue convenzioni, continuando a non andare oltre il proprio naso.
Mi rattrista che questo film, che a livello grafico e stilistico è eccelso, sia caduto nel dimenticatoio. Forse perché, come tutti i lavori di Ikuhara, è molto delirante e molto simbolico, cosa che al grande pubblico non piace.
Penso che "Utena - Apocalisse Adolescenziale" meriti di essere visto dopo la omonima serie televisiva, che ritengo più equilibrata e meno "strabordante", per apprezzare la stessa storia raccontata in modo diverso (e con qualche variazione).
Si vede che i Be-papas, con questo titolo, volevano strafare: durante la visione assisteremo infatti a fondali in movimento in puro stile Escher, surrealismo onirico, animazioni fluide, colori sgargianti. Il character design originale verrà arrotondato e reso più sensuale, in modo da esaltare il lato yuri delle due protagoniste, molto marcato nel film e meno esplicito nella serie televisiva. Quindi, siamo di fronte a un vero tripudio di stile: memorabili saranno alcune scene come ad esempio le lenzuola che si trasformano in ali di farfalla sul dorso di Shiori, il ballo tra Utena e Anthy nel giardino delle rose, l'epico duello tra Utena e Yuri.
Tuttavia, un cortometraggio è troppo breve per caratterizzare i personaggi bene come nella serie originale e, inoltre, la mancanza di Mikage e di tutta la storia del suo padiglione è una grave perdita. Il tema centrale del film è quindi il rapporto Utena-Anthy, che sfocia volentieri nel lesbismo, tuttavia con connotazioni simboliche: l'unione di Anthy e Utena è in realtà l'unione degli opposti, del maschile e del femminile, del positivo e del negativo, dell'ego e della sua ombra (cito Jung), la cui sintesi è la libertà assoluta, ovvero l'unità nella molteplicità del misticismo neo-Platonico. Nel rush finale del film Utena si trasforma in un automobile, ovvero diventa il "veicolo del cambiamento", che influenza anche gli altri duellisti, prigionieri, come ho notato nella recensione della serie originale, del loro passato e dell'opprimente accademia Otori, il cui abbandono può significare il passaggio all'età adulta e l'auto-affermazione del Sé come una unità indivisibile.
Il film di Utena è quindi una tappa obbligata per tutti quelli che hanno apprezzato la serie televisiva, che amano il simbolismo e i molteplici livelli di lettura, caratteristiche che può offrire solo una vera e propria opera d'arte.
Penso che "Utena - Apocalisse Adolescenziale" meriti di essere visto dopo la omonima serie televisiva, che ritengo più equilibrata e meno "strabordante", per apprezzare la stessa storia raccontata in modo diverso (e con qualche variazione).
Si vede che i Be-papas, con questo titolo, volevano strafare: durante la visione assisteremo infatti a fondali in movimento in puro stile Escher, surrealismo onirico, animazioni fluide, colori sgargianti. Il character design originale verrà arrotondato e reso più sensuale, in modo da esaltare il lato yuri delle due protagoniste, molto marcato nel film e meno esplicito nella serie televisiva. Quindi, siamo di fronte a un vero tripudio di stile: memorabili saranno alcune scene come ad esempio le lenzuola che si trasformano in ali di farfalla sul dorso di Shiori, il ballo tra Utena e Anthy nel giardino delle rose, l'epico duello tra Utena e Yuri.
Tuttavia, un cortometraggio è troppo breve per caratterizzare i personaggi bene come nella serie originale e, inoltre, la mancanza di Mikage e di tutta la storia del suo padiglione è una grave perdita. Il tema centrale del film è quindi il rapporto Utena-Anthy, che sfocia volentieri nel lesbismo, tuttavia con connotazioni simboliche: l'unione di Anthy e Utena è in realtà l'unione degli opposti, del maschile e del femminile, del positivo e del negativo, dell'ego e della sua ombra (cito Jung), la cui sintesi è la libertà assoluta, ovvero l'unità nella molteplicità del misticismo neo-Platonico. Nel rush finale del film Utena si trasforma in un automobile, ovvero diventa il "veicolo del cambiamento", che influenza anche gli altri duellisti, prigionieri, come ho notato nella recensione della serie originale, del loro passato e dell'opprimente accademia Otori, il cui abbandono può significare il passaggio all'età adulta e l'auto-affermazione del Sé come una unità indivisibile.
Il film di Utena è quindi una tappa obbligata per tutti quelli che hanno apprezzato la serie televisiva, che amano il simbolismo e i molteplici livelli di lettura, caratteristiche che può offrire solo una vera e propria opera d'arte.
Esistono 2 versioni della storia di Utena: una è quella pubblicata in 5 volumi dalla Star Comics, l'altra è quella uscita in volume singolo edito dalla Dynit. Quest'ultima versione è appunto tratta da questo OAV, che si discosta molto dalla storia che mi era piaciuta tanto (salvo qualche piccola perplessità sul finale, che non mi ha soddisfatta del tutto). Chi ha compilato la scheda afferma di aver letto solo in seguito il manga della Star Comics, ed immagino che sia per questo che la recensione sia tanto positiva, mentre io sinceramente non capisco proprio il senso di un tale sconvolgimento degli eventi. Passi per il fatto che Utena si trova già a scuola, senza che ci si prolunghi troppo in spiegazioni, e passi per il fatto che Wakaba sia ancora più strana che nella storia che io considero quella originale... ok, Anthy sta pure meglio senza occhiali e con i capelli sciolti (mentre Utena coi capelli corti sta malissimo), ma che importa? Sicuramente la storia è a tratti gradevole, e mi è piaciuta l'atmosfera di inquietudine in cui è mostrato il passato di Anthy e di Akio, ma trovo strane le modalità con cui è avvenuta la tragedia che ha segnato la protagonista, senza contare che trovo fastidiosissime le studentesse pettegole che spuntano ogni tanto come voci narranti con quelle vocine irritanti, mentre ci sono personaggi interessanti della storia che hanno troppo poco spazio, per i miei gusti. Infine sulla scena in autostrada, un incredibile misto fra gli anime majokko e Go Go Go Match 5, stendo un velo pietoso.
Ingenuamente ho comprato il DVD appena l'ho visto, ma non potevo immaginare che lo avrei trovato brutto fino a questo punto, in fondo la versione cartacea non mi era dispiaciuta!
Non credo di non averci prestato abbastanza attenzione, ho provato a guardarlo per ben 2 volte, ma l'effetto non cambia. Nonostante il bel character design non posso dare a questo OAV più di 4, e soltanto perché oggi mi sento generosa.
Ingenuamente ho comprato il DVD appena l'ho visto, ma non potevo immaginare che lo avrei trovato brutto fino a questo punto, in fondo la versione cartacea non mi era dispiaciuta!
Non credo di non averci prestato abbastanza attenzione, ho provato a guardarlo per ben 2 volte, ma l'effetto non cambia. Nonostante il bel character design non posso dare a questo OAV più di 4, e soltanto perché oggi mi sento generosa.
Correva l'anno 1999 quando il celebre regista Kunihiko Ikuhara donò al mondo uno dei film più eccentrici, anticonformisti e rivoluzionari che l'animazione giapponese avesse mai avuto il coraggio di offrire. Stiamo parlando di Shoujo Kakumei Utena: Adolescence Mokushiroku, apocalisse adolescenziale, opera che si ricollega al progetto mediatico creato dai Be-Papas, tra i primi assieme ai Pokèmon a sviluppare il concetto di "complementarietà dei media", estendendo il più possibile il soggetto originale a vari veicoli espressivi, quali musical, manga, anime e videogiochi, una strategia commerciale vincente che sarà ripresa più volte dai posteri.
La serie televisiva, composta da trentanove episodi, aveva saputo dimostrare come fosse possibile per l'animazione ambire a livelli di profondità e complessità prima considerati inarrivabili, giostrando la narrazione su un criptico intrico di ermetismo e simbolismo che poco o nulla si lascia sfuggire, nemmeno la più piccola informazione, presentando un quadro apparentemente assurdo e privo di significato, ma in realtà portatore di tematiche di elevata complessità. Un tentativo a dir poco rivoluzionario nel mondo dell'animazione, destinato perentoriamente a fallire a cagione della sua stessa e voluta astrusità, che poco pregevole e degna di lode deve essere apparsa alle masse, relegando inevitabilmente questa tipologia di opere negli infimi ed angusti antri dell'animazione di nicchia. Il film prende questo aspetto peculiare della serie, il simbolismo, e lo eleva all'ennesima potenza, risultando quasi in un simbolo lui stesso.
Uno sguardo superficiale ed affrettato potrebbe portare lo spettatore a considerare Adolescence Mokushiroku alla stregua di una mera sinossi della serie, che ne compia una parafrasi estrema per renderla concettualmente snella e chiara, maggiormente appetibile. Questa lettura a mio avviso risulta riduttiva se non erronea, poiché il lungometraggio si svincola dal suo progenitore per diventare un'opera a se stante, che trova compiutezza in se e per se, nonostante possa risultare certamente di difficile comprensione a chi nulla sa dei retroscena a cagione del legame con la serie dal quale non si può, a tutti gli effetti, prescindere.
Tuttavia, ci si trova al cospetto di uno dei rari casi in cui il film possa fregiarsi dell'onore, e merito, di rivaleggiare in complessità e bellezza con la serie stessa, se non addirittura di superarla, poiché, come già accennato, porta allo stremo l'ermetismo, in un insieme di messaggi e riflessioni compiute e consistenti, rese in un brevissimo lasso di tempo, appena ottanta minuti, estromettendo molte tematiche peculiari della versione precedente o accentuandone altre, in effetti risultando, per assurdo, più comprensibile, o forse meglio interpretabile.
Le differenze che più si palesano sono, in primis, di natura visiva: ad esempio l'aspetto dell'accademia, nella serie classicheggiante ed elegante, è ora estremamente post-moderno e visionario, un fitto e delirante intrico di strutture dalle forme bizzarre ed in movimento; il chara design stesso è differente, meno affilato ed aspro.
In secondo luogo si notano alterazioni anche della psicologia di alcuni personaggi, ad esempio Toga, che incarnano a volte un ruolo ben diverso dal precedente. Inoltre, l'aspetto sessuale dell'opera, si rivela considerevolmente più esplicito e concludente che nella serie, in cui si percepiva offuscato, lasciato sospeso e delicato, effimero.
Sarebbe impossibile e controproducente dilungarsi in una analisi compiuta di quelle che sono le tematiche portanti dell'opera, ritengo dunque opportuno dare qui solo un'idea globale dell'interpretazione che mi sono fatto del film, in particolare del finale, altrimenti più che una recensione ne scaturirebbe un romanzo. Risulta inoltre doveroso fare una premessa: considerando la natura ermetica e simbolica di Utena arduo, se non presuntuoso, sarebbe il ritenere di essere in possesso delle chiavi per interpretare correttamente il messaggio che l'autore ci vuole offrire, pertanto a seguire saranno solo speculazioni di natura strettamente personale, condivisibili o meno da chi legge. Sono del parere che l'aspetto più affascinante del film, e della serie, sia quello di permettere a tutti di cogliere molteplici significati ed interpretazioni, in modo tale da costruire, ognuno, una propria idea circa il significato celato da tale oscuro, e a tratti assurdo, intrico di simboli e metafore.
Un buon punto di partenza per l'analisi è il titolo stesso: apocalisse adolescenziale. L'adolescenza è infatti quel periodo della vita di ognuno in cui si passa da una realtà accogliente e ingenua nel mondo adulto, uscendo dall'involucro protettivo dell'innocenza ed ignoranza infantile per crescere e adattarsi al mondo che ci circonda, cercando di comprenderlo e di accettarlo. Un'età in cui la giovinezza prorompe, esce dagli schemi imposti, in cerca di una propria indipendenza, di una propria identità, anche sessuale; insomma, l'adolescenza è una sorta di periodo di "rinascita" dell'individuo, di una sua trasformazione peculiare da giovane in adulto. Non mancano dunque tematiche vicine all'amore, al senso dei legami tra le persone e via dicendo ma ritengo che quella fondamentale che le lega tutte assieme sia la volontà di ribellarsi alle proprie catene. Il film si potrebbe considerare un'intelligente e quantomai surreale allegoria della liberazione dalla schiavitù mentale, dagli insegnamenti fasulli, dagli ideali stentorei della società, della morale, della famiglia, della religione.
L'accademia simboleggia appunto il mondo rassicurante ma fittizio dato dall'ignoranza, dall'essere succubi di ideali illusori che svolgono solo una funzione consolatoria e di appagamento autoreferenziale, un mondo dove si è "morti pur restando in vita", fermi in una apatia che non può portare né alla sofferenza né alla gioia, ma soltanto ad una falsa sicurezza. Il guscio dell'uovo, il confine del mondo, che si deve spezzare per poter "rinascere" e finalmente vivere veramente.
Da qui la volontà di fuggire, di liberarsi, di rivoluzione. Volontà e rivoluzione giustappunto sono due termini importantissimi ai fini della comprensione della fase finale. La macchina, a mio avviso è infatti il simbolo della determinazione di Utena di liberare Anthy e se stessa da tale prigione di illusorie speranze, ad ogni costo, anche il sacrificio di sé. Un altro significato attribuibile alla macchina è quello che la vede legata alla virilità dell'uomo, e il trasformarsi in essa al divenire della protagonista in un principe, in un ideale per se stessa in modo tale da poter fare a meno degli altri valori. Per giungere a tale agognata meta dovranno però affrontare il castello, una sorta di ideale degli ideali, inseguite dagli illusori valori e chimere che le vogliono trattenere nel loro mondo fittizio (rappresentate dalle macchine nere).
Una volta superato, esso si disintegra, a conferma della caduta di ogni convinzione, di ogni modello, di ogni certezza; eppure, ancora, sorge un ostacolo, un dubbio: a che pro liberarsi dai limiti di quel mondo fittizio, se anche nel nuovo mondo si incontreranno altri limiti, un nuovo confine del mondo che ci impedirà di vedere oltre? La risposta è che quel mondo, seppur limitato, sarà comunque un qualcosa non imposto da altri, ma voluto da noi stessi, frutto di una nostra libera scelta, ed è così che si attua la rivoluzione interiore e si riesce ad ottenere la "libertà". Che comunque è soltanto un'illusione di libertà, infatti ciò che le attende all'orizzonte è un nuovo castello.
Il mondo in cui le due si ritrovano è però grigio, desolato; è il mondo della realtà, il quale, una volta tolto il velo di illusioni che ne oscurava la vista, appare inospitale, duro, senza obiettivi, senza scopo, costellato delle carcasse dei vecchi valori che giacciono ormai abbandonati, nel quale non è possibile vivere se non aggrappandosi alla propria determinazione e volontà, per non rimanere intrappolati dai sogni. Permane dunque un senso di rassegnazione, un retrogusto amaro inevitabilmente dato da una considerazione cinica dell'esistenza. Nude, a simboleggiare la loro rinascita, insieme, legate da un forte sentimento di affezione, Utena e Anthy affronteranno questo nuovo mondo costruendo da sole la propria strada.
La realizzazione tecnica di questo lungometraggio è a dir poco fenomenale, le atmosfere surreali ed oniriche sono realizzate divinamente, il concatenamento degli eventi non segue una trama, un intreccio, ma si rivela un flusso di immagini, avvenimenti spesso assurdi e chiaramente simbolici, che sembrano invitare lo spettatore ad un eccesso di analisi da parte sua, poiché incontrovertibilmente si sarà attratti in una spirale di speculazioni senza fine.
Il comparto musicale è all'avanguardia, degni di merito in particolar modo i brani corali, quasi barocchi quanto bizzarri nelle tonalità. La regia è semplicemente geniale, teatrale, graffiante, ma altro non ci si poteva aspettare dal talento di Ikuhara. Or ora mi sovviene un esempio molto calzante di come vi sia una profusione di scene totalmente surreali ed assurde, ma spettacolari, mi riferisco alla scena finale dell'inseguimento, in cui Akio cammina lentamente mentre la strada sfreccia sotto di lui, un delirio visivo riuscitissimo e sbalorditivo.
Per concludere, ritengo Shoujo Kakumei Utena: Adolescence Mokushiroku uno dei film più riusciti e interessanti che l'animazione giapponese sia mai stata in grado di offrire, un titolo estremamente impegnato che si volge alle più disparate interpretazioni senza però sembrare un contenitore vuoto, ma anzi, palesando tematiche attuali e profonde. Unico limite: il requisito per poterlo apprezzare appieno è la visione della serie televisiva, senza la quale verranno a mancare le basi per poter contestualizzare gli avvenimenti. Ne consiglio la visione solo a coloro i quali non disprezzano gli sperimentalismi narrativi estremi ma sanno apprezzare la buona dose di follia, o di genialità che a dir si voglia, che siffatte opere racchiudono.
Voto: 10
La serie televisiva, composta da trentanove episodi, aveva saputo dimostrare come fosse possibile per l'animazione ambire a livelli di profondità e complessità prima considerati inarrivabili, giostrando la narrazione su un criptico intrico di ermetismo e simbolismo che poco o nulla si lascia sfuggire, nemmeno la più piccola informazione, presentando un quadro apparentemente assurdo e privo di significato, ma in realtà portatore di tematiche di elevata complessità. Un tentativo a dir poco rivoluzionario nel mondo dell'animazione, destinato perentoriamente a fallire a cagione della sua stessa e voluta astrusità, che poco pregevole e degna di lode deve essere apparsa alle masse, relegando inevitabilmente questa tipologia di opere negli infimi ed angusti antri dell'animazione di nicchia. Il film prende questo aspetto peculiare della serie, il simbolismo, e lo eleva all'ennesima potenza, risultando quasi in un simbolo lui stesso.
Uno sguardo superficiale ed affrettato potrebbe portare lo spettatore a considerare Adolescence Mokushiroku alla stregua di una mera sinossi della serie, che ne compia una parafrasi estrema per renderla concettualmente snella e chiara, maggiormente appetibile. Questa lettura a mio avviso risulta riduttiva se non erronea, poiché il lungometraggio si svincola dal suo progenitore per diventare un'opera a se stante, che trova compiutezza in se e per se, nonostante possa risultare certamente di difficile comprensione a chi nulla sa dei retroscena a cagione del legame con la serie dal quale non si può, a tutti gli effetti, prescindere.
Tuttavia, ci si trova al cospetto di uno dei rari casi in cui il film possa fregiarsi dell'onore, e merito, di rivaleggiare in complessità e bellezza con la serie stessa, se non addirittura di superarla, poiché, come già accennato, porta allo stremo l'ermetismo, in un insieme di messaggi e riflessioni compiute e consistenti, rese in un brevissimo lasso di tempo, appena ottanta minuti, estromettendo molte tematiche peculiari della versione precedente o accentuandone altre, in effetti risultando, per assurdo, più comprensibile, o forse meglio interpretabile.
Le differenze che più si palesano sono, in primis, di natura visiva: ad esempio l'aspetto dell'accademia, nella serie classicheggiante ed elegante, è ora estremamente post-moderno e visionario, un fitto e delirante intrico di strutture dalle forme bizzarre ed in movimento; il chara design stesso è differente, meno affilato ed aspro.
In secondo luogo si notano alterazioni anche della psicologia di alcuni personaggi, ad esempio Toga, che incarnano a volte un ruolo ben diverso dal precedente. Inoltre, l'aspetto sessuale dell'opera, si rivela considerevolmente più esplicito e concludente che nella serie, in cui si percepiva offuscato, lasciato sospeso e delicato, effimero.
Sarebbe impossibile e controproducente dilungarsi in una analisi compiuta di quelle che sono le tematiche portanti dell'opera, ritengo dunque opportuno dare qui solo un'idea globale dell'interpretazione che mi sono fatto del film, in particolare del finale, altrimenti più che una recensione ne scaturirebbe un romanzo. Risulta inoltre doveroso fare una premessa: considerando la natura ermetica e simbolica di Utena arduo, se non presuntuoso, sarebbe il ritenere di essere in possesso delle chiavi per interpretare correttamente il messaggio che l'autore ci vuole offrire, pertanto a seguire saranno solo speculazioni di natura strettamente personale, condivisibili o meno da chi legge. Sono del parere che l'aspetto più affascinante del film, e della serie, sia quello di permettere a tutti di cogliere molteplici significati ed interpretazioni, in modo tale da costruire, ognuno, una propria idea circa il significato celato da tale oscuro, e a tratti assurdo, intrico di simboli e metafore.
Un buon punto di partenza per l'analisi è il titolo stesso: apocalisse adolescenziale. L'adolescenza è infatti quel periodo della vita di ognuno in cui si passa da una realtà accogliente e ingenua nel mondo adulto, uscendo dall'involucro protettivo dell'innocenza ed ignoranza infantile per crescere e adattarsi al mondo che ci circonda, cercando di comprenderlo e di accettarlo. Un'età in cui la giovinezza prorompe, esce dagli schemi imposti, in cerca di una propria indipendenza, di una propria identità, anche sessuale; insomma, l'adolescenza è una sorta di periodo di "rinascita" dell'individuo, di una sua trasformazione peculiare da giovane in adulto. Non mancano dunque tematiche vicine all'amore, al senso dei legami tra le persone e via dicendo ma ritengo che quella fondamentale che le lega tutte assieme sia la volontà di ribellarsi alle proprie catene. Il film si potrebbe considerare un'intelligente e quantomai surreale allegoria della liberazione dalla schiavitù mentale, dagli insegnamenti fasulli, dagli ideali stentorei della società, della morale, della famiglia, della religione.
L'accademia simboleggia appunto il mondo rassicurante ma fittizio dato dall'ignoranza, dall'essere succubi di ideali illusori che svolgono solo una funzione consolatoria e di appagamento autoreferenziale, un mondo dove si è "morti pur restando in vita", fermi in una apatia che non può portare né alla sofferenza né alla gioia, ma soltanto ad una falsa sicurezza. Il guscio dell'uovo, il confine del mondo, che si deve spezzare per poter "rinascere" e finalmente vivere veramente.
Da qui la volontà di fuggire, di liberarsi, di rivoluzione. Volontà e rivoluzione giustappunto sono due termini importantissimi ai fini della comprensione della fase finale. La macchina, a mio avviso è infatti il simbolo della determinazione di Utena di liberare Anthy e se stessa da tale prigione di illusorie speranze, ad ogni costo, anche il sacrificio di sé. Un altro significato attribuibile alla macchina è quello che la vede legata alla virilità dell'uomo, e il trasformarsi in essa al divenire della protagonista in un principe, in un ideale per se stessa in modo tale da poter fare a meno degli altri valori. Per giungere a tale agognata meta dovranno però affrontare il castello, una sorta di ideale degli ideali, inseguite dagli illusori valori e chimere che le vogliono trattenere nel loro mondo fittizio (rappresentate dalle macchine nere).
Una volta superato, esso si disintegra, a conferma della caduta di ogni convinzione, di ogni modello, di ogni certezza; eppure, ancora, sorge un ostacolo, un dubbio: a che pro liberarsi dai limiti di quel mondo fittizio, se anche nel nuovo mondo si incontreranno altri limiti, un nuovo confine del mondo che ci impedirà di vedere oltre? La risposta è che quel mondo, seppur limitato, sarà comunque un qualcosa non imposto da altri, ma voluto da noi stessi, frutto di una nostra libera scelta, ed è così che si attua la rivoluzione interiore e si riesce ad ottenere la "libertà". Che comunque è soltanto un'illusione di libertà, infatti ciò che le attende all'orizzonte è un nuovo castello.
Il mondo in cui le due si ritrovano è però grigio, desolato; è il mondo della realtà, il quale, una volta tolto il velo di illusioni che ne oscurava la vista, appare inospitale, duro, senza obiettivi, senza scopo, costellato delle carcasse dei vecchi valori che giacciono ormai abbandonati, nel quale non è possibile vivere se non aggrappandosi alla propria determinazione e volontà, per non rimanere intrappolati dai sogni. Permane dunque un senso di rassegnazione, un retrogusto amaro inevitabilmente dato da una considerazione cinica dell'esistenza. Nude, a simboleggiare la loro rinascita, insieme, legate da un forte sentimento di affezione, Utena e Anthy affronteranno questo nuovo mondo costruendo da sole la propria strada.
La realizzazione tecnica di questo lungometraggio è a dir poco fenomenale, le atmosfere surreali ed oniriche sono realizzate divinamente, il concatenamento degli eventi non segue una trama, un intreccio, ma si rivela un flusso di immagini, avvenimenti spesso assurdi e chiaramente simbolici, che sembrano invitare lo spettatore ad un eccesso di analisi da parte sua, poiché incontrovertibilmente si sarà attratti in una spirale di speculazioni senza fine.
Il comparto musicale è all'avanguardia, degni di merito in particolar modo i brani corali, quasi barocchi quanto bizzarri nelle tonalità. La regia è semplicemente geniale, teatrale, graffiante, ma altro non ci si poteva aspettare dal talento di Ikuhara. Or ora mi sovviene un esempio molto calzante di come vi sia una profusione di scene totalmente surreali ed assurde, ma spettacolari, mi riferisco alla scena finale dell'inseguimento, in cui Akio cammina lentamente mentre la strada sfreccia sotto di lui, un delirio visivo riuscitissimo e sbalorditivo.
Per concludere, ritengo Shoujo Kakumei Utena: Adolescence Mokushiroku uno dei film più riusciti e interessanti che l'animazione giapponese sia mai stata in grado di offrire, un titolo estremamente impegnato che si volge alle più disparate interpretazioni senza però sembrare un contenitore vuoto, ma anzi, palesando tematiche attuali e profonde. Unico limite: il requisito per poterlo apprezzare appieno è la visione della serie televisiva, senza la quale verranno a mancare le basi per poter contestualizzare gli avvenimenti. Ne consiglio la visione solo a coloro i quali non disprezzano gli sperimentalismi narrativi estremi ma sanno apprezzare la buona dose di follia, o di genialità che a dir si voglia, che siffatte opere racchiudono.
Voto: 10
Utena Tenjo è una ragazza che si idealizza nella figura del principe azzurro, e quindi arriva a comportarsi e a vestirsi come tale, con tanto di capelli corti e berretto, particolari che confonderanno molti studenti e li porteranno a credere che sia effettivamente un maschio. Frequentante l'accademia Otori, un giorno incontra, in un prato immenso e ricoperto di rose rosse, una giovane e sorridente ragazza dalla carnagione scura, Anthy Himemiya, che appartiene al vincitore di una serie di duelli che viene attuato da chi possiede un anello rosa e vuole conquistare La Sposa della Rosa, ovvero la ragazza stessa, che sembra celare il potere per rivoluzionare il mondo. Dopo uno scontro vinto con Kyoichi Saionji, Anthy diventa, come una Sposa, una specie di oggetto appartenente al vincitore, ovvero Utena, che scoprirà particolari piuttosto sconcertanti riguardanti il passato stesso di Anthy e le ambizioni di altri personaggi che perseguono diversi obiettivi per ottenere il misterioso potere della ragazza.
Un film quasi completamente slegato dal resto della trama della serie televisiva, ideato dallo stesso regista dopo la trasmissione dell'ultimo episodio. La sua scelta personale era quella di raccontare nuovamente la trama originale ripartendo quasi da zero, con personaggi assenti dalla serie TV e altri che invece hanno un rapporto diverso l'uno dall'altro rispetto all'anime originale. Altro cambiamento piuttosto sostanziale è il rapporto tra le due protagoniste: se nella serie televisiva avevamo solo una semplice amicizia che voleva sfociare nell'omosessualità, qui la loro relazione sarà molto più saffica ed esplicita, con punte di sessualità ovviamente non visibili; questi sono particolari che verranno ripresi poche ma essenziali volte durante il film: all'inizio, un tenero ma energico bacio, poi un ballo sotto un magnifico cielo stellato su di un prato bagnato di rose ed infine una corsa automobilistica con conseguente bacio finale. Infatti il finale è molto metaforico: Utena si trasforma in una particolare automobile che sfreccerà lungo una chilometrica autostrada che porterà lei e Anthy fuori dall'accademia, ai limiti del mondo, per scappare da un futuro incerto e malinconico. Il merito del film, purtroppo, è quello dell'essere ben animato e di portare il rapporto di Utena e Anthy oltre i limiti possibili, oltre che le musiche che fanno da contorno al lungometraggio.
Giudizio complessivo: un film di cui si poteva fare evidentemente a meno, e che oltre ad un paio di pregi non porta nulla di speciale né di significativo nella filmografia del regista, che ha ammesso lui stesso di aver creato il film per diletto personale. Quindi, alla fin fine, un film inutile, metaforico sì, uno sforzo audace ma privo di qualsivoglia intento di stupire lo spettatore.
Un film quasi completamente slegato dal resto della trama della serie televisiva, ideato dallo stesso regista dopo la trasmissione dell'ultimo episodio. La sua scelta personale era quella di raccontare nuovamente la trama originale ripartendo quasi da zero, con personaggi assenti dalla serie TV e altri che invece hanno un rapporto diverso l'uno dall'altro rispetto all'anime originale. Altro cambiamento piuttosto sostanziale è il rapporto tra le due protagoniste: se nella serie televisiva avevamo solo una semplice amicizia che voleva sfociare nell'omosessualità, qui la loro relazione sarà molto più saffica ed esplicita, con punte di sessualità ovviamente non visibili; questi sono particolari che verranno ripresi poche ma essenziali volte durante il film: all'inizio, un tenero ma energico bacio, poi un ballo sotto un magnifico cielo stellato su di un prato bagnato di rose ed infine una corsa automobilistica con conseguente bacio finale. Infatti il finale è molto metaforico: Utena si trasforma in una particolare automobile che sfreccerà lungo una chilometrica autostrada che porterà lei e Anthy fuori dall'accademia, ai limiti del mondo, per scappare da un futuro incerto e malinconico. Il merito del film, purtroppo, è quello dell'essere ben animato e di portare il rapporto di Utena e Anthy oltre i limiti possibili, oltre che le musiche che fanno da contorno al lungometraggio.
Giudizio complessivo: un film di cui si poteva fare evidentemente a meno, e che oltre ad un paio di pregi non porta nulla di speciale né di significativo nella filmografia del regista, che ha ammesso lui stesso di aver creato il film per diletto personale. Quindi, alla fin fine, un film inutile, metaforico sì, uno sforzo audace ma privo di qualsivoglia intento di stupire lo spettatore.
Alle soglie del 2000 un nuovo elemento si aggiunge al mosaico del progetto multimediale di Utena, dopo la serie TV La rivoluzione di Utena e la sua controparte cartacea: il lungometraggio Utena - Apocalisse Adolescenziale. Ancora una volta l'intenzione dei Be-Papas, creatori di tutta la saga, era quello di modificare e rimescolare gli input per ottenere una nuova versione delle avventure della ragazza-principe, non un remake, non un riassunto, bensì qualcosa di alternativo. L'intento è riuscito in pieno: i novanta minuti di questo film, nonostante diversi punti di contatto, divergono completamente nelle intenzioni e nella forma con le precedenti produzioni.
Quello che ci viene offerto non è più uno shoujo dai toni fiabeschi quale era il manga, né un romanzo di crescita atipico e coraggioso come la versione televisiva: questo film non è altro che un sogno sfuggente, un racconto surreale affascinante, segnato dalla presenza a dir poco parossistica di simboli e allegorie. Gran parte del merito va al comparto visivo, a dir poco sbalorditivo, tanto da farmi reputare Apocalisse Adolescenziale come il prodotto animato meglio realizzato che io abbia visto finora: un tripudio di edifici slanciati e diabolicamente intricati, con costanti rimandi allo stile di Escher, e soluzioni visive deliziosamente eccentriche, tra il teatrale e l'assurdo - interessantissimo è poi l'uso delle colorazioni, estremamente variegate nella stesura e negli effetti ottenuti. Il character design è leggermente rielaborato rispetto alla serie, in maniera più sensuale, mentre le animazioni sono sempre ottime. Lodi anche per la colonna sonora, sempre su livelli soddisfacenti, e che vede una parziale ripresa dei temi della serie e nuovi brani.
Parlando invece della trama, a prima vista può sembrare una semplice riduzione di quella originale, per di più affetta dalla mancanza di numerosi personaggi e imperniata in maniera pressoché totale su Utena e Anthy, con un tocco più yuri. Questo appiattimento si spiega facilmente: in verità una trama non c'è. Certo, il filo è comunque rintracciabile, ma il film non mira ad essere un racconto compiuto - prima ho parlato di simboli? Forse avrei dovuto usare il singolare, perché il lungometraggio stesso è un simbolo. Di fatto Apocalisse Adolescenziale non va capito, ma interpretato, entrando nell'ottica di trovarsi di fronte ad una sequenza di fatti presentati nella loro forma più pura e la cui comprensione è lasciata unicamente allo spettatore. C'è comunque un elemento di vantaggio che fa in modo che il film non diventi pesante: le allegorie non complicano il risultato, bensì sono così costanti ed evidenti che contribuiscono notevolmente ad esplicarlo. Un vero e proprio banchetto di quesiti (imperniati sul passaggio all'età adulta e al superamento dei propri fantasmi) servito su un piatto d'argento.
La narrazione si rivela insospettabilmente compatta e fluida, senza momenti di lentezza né inceppamenti, ed è esaustiva seppur nella sua schiettezza. Alcuni personaggi, come Kozue, vengono solamente accennati, ma non sono lasciati in sospeso: il loro ruolo nel film si esaurisce con la loro brevissima, ma incisiva comparsa.
L'edizione italiana è soddisfacente, del resto la Dynit è capace di riservare sorprese piacevoli per quanto riguarda l'home video: i menù interattivi sono intuitivi, l'audio si avvale di un bel dolby surround 5.1 e del dts, mentre gli extra comprendono trailer, spot, schede dei personaggi e galleria di illustrazioni. Nulla da eccepire sull'adattamento, mentre il doppiaggio mi ha riservato qualche amarezza, siccome avrei preferito i doppiatori della serie TV. In ogni caso la qualità è alta, in virtù della presenza di doppiatori del calibro di Federica De Bortoli e Ilaria Latini.
In conclusione, Apocalisse Adolescenziale è un film estremamente insolito e peculiare, che farà la felicità di chi ha amato le precedenti versioni della saga di Utena, e allo stesso tempo desta curiosità nei neofiti. Sebbene un gradino sotto la serie, si tratta comunque di uno splendido e imperdibile tassello che sigilla in maniera (per ora) definitiva l'affascinante mondo creato dai Be-Papas.
Quello che ci viene offerto non è più uno shoujo dai toni fiabeschi quale era il manga, né un romanzo di crescita atipico e coraggioso come la versione televisiva: questo film non è altro che un sogno sfuggente, un racconto surreale affascinante, segnato dalla presenza a dir poco parossistica di simboli e allegorie. Gran parte del merito va al comparto visivo, a dir poco sbalorditivo, tanto da farmi reputare Apocalisse Adolescenziale come il prodotto animato meglio realizzato che io abbia visto finora: un tripudio di edifici slanciati e diabolicamente intricati, con costanti rimandi allo stile di Escher, e soluzioni visive deliziosamente eccentriche, tra il teatrale e l'assurdo - interessantissimo è poi l'uso delle colorazioni, estremamente variegate nella stesura e negli effetti ottenuti. Il character design è leggermente rielaborato rispetto alla serie, in maniera più sensuale, mentre le animazioni sono sempre ottime. Lodi anche per la colonna sonora, sempre su livelli soddisfacenti, e che vede una parziale ripresa dei temi della serie e nuovi brani.
Parlando invece della trama, a prima vista può sembrare una semplice riduzione di quella originale, per di più affetta dalla mancanza di numerosi personaggi e imperniata in maniera pressoché totale su Utena e Anthy, con un tocco più yuri. Questo appiattimento si spiega facilmente: in verità una trama non c'è. Certo, il filo è comunque rintracciabile, ma il film non mira ad essere un racconto compiuto - prima ho parlato di simboli? Forse avrei dovuto usare il singolare, perché il lungometraggio stesso è un simbolo. Di fatto Apocalisse Adolescenziale non va capito, ma interpretato, entrando nell'ottica di trovarsi di fronte ad una sequenza di fatti presentati nella loro forma più pura e la cui comprensione è lasciata unicamente allo spettatore. C'è comunque un elemento di vantaggio che fa in modo che il film non diventi pesante: le allegorie non complicano il risultato, bensì sono così costanti ed evidenti che contribuiscono notevolmente ad esplicarlo. Un vero e proprio banchetto di quesiti (imperniati sul passaggio all'età adulta e al superamento dei propri fantasmi) servito su un piatto d'argento.
La narrazione si rivela insospettabilmente compatta e fluida, senza momenti di lentezza né inceppamenti, ed è esaustiva seppur nella sua schiettezza. Alcuni personaggi, come Kozue, vengono solamente accennati, ma non sono lasciati in sospeso: il loro ruolo nel film si esaurisce con la loro brevissima, ma incisiva comparsa.
L'edizione italiana è soddisfacente, del resto la Dynit è capace di riservare sorprese piacevoli per quanto riguarda l'home video: i menù interattivi sono intuitivi, l'audio si avvale di un bel dolby surround 5.1 e del dts, mentre gli extra comprendono trailer, spot, schede dei personaggi e galleria di illustrazioni. Nulla da eccepire sull'adattamento, mentre il doppiaggio mi ha riservato qualche amarezza, siccome avrei preferito i doppiatori della serie TV. In ogni caso la qualità è alta, in virtù della presenza di doppiatori del calibro di Federica De Bortoli e Ilaria Latini.
In conclusione, Apocalisse Adolescenziale è un film estremamente insolito e peculiare, che farà la felicità di chi ha amato le precedenti versioni della saga di Utena, e allo stesso tempo desta curiosità nei neofiti. Sebbene un gradino sotto la serie, si tratta comunque di uno splendido e imperdibile tassello che sigilla in maniera (per ora) definitiva l'affascinante mondo creato dai Be-Papas.
[CONTIENE LEGGERI SPOILER]
In una scuola molto particolare, ogni giorno avvengono dei duelli in cui gli studenti si contendono Anthy, la Sposa della Rosa, che diviene proprietà del vincitore. In questo giro verrà coinvolta la protagonista, Utena Tenjo, che diverrà compagna di Anthy. Entrambe le ragazze nascondono ferite passate, ma insieme si faranno forza e decideranno di fuggire da quella scuola per andare nel mondo esterno.
Mi sono avvicinato a quest'anime un po' dubbioso, pensando che, dato che non avevo mai visto l'anime o letto il manga, non avrei potuto comprenderlo. Invece, da quel che ho potuto capire informandomi, Utena fa parte di un progetto molto più grande che comprende vari media ed ogni opera è godibile autonomamente. Quindi dico di non preoccuparsi a chiunque sia scoraggiato nella visione per lo stesso motivo.
Utena è un anime dalla realizzazione tecnica impeccabile. I disegni sono bellissimi e i colori vivaci danno un tocco ancora più affascinante alle slanciate figure (sia maschili che femminili). Le animazioni sono molto buone, nonostante cominci ad essere un prodotto nemmeno tanto recente. Una nota più che positiva va agli elementi architettonici: bisogna dire che io sono un fan delle scene d'azione combattute ad un passo dal vuoto, ma penso che chiunque resterà incantato dalle pittoresche ambientazioni della scuola Otori. Basti pensare al roseto di Anthy.
Lodato tutto il lodabile, bisogna passare alla trama, che è il punto critico di questa bellissima opera. La trama è molto particolare, e col procedere della narrazione gli elementi yuri diventano sempre più espliciti (soprattutto nel finale). La trama è complessa e i misteri sono tanti, per di più rappresentati in maniera molto simbolica, rendendo la visione una cosa tutt'altro che poco impegnativa. Il finale poi è qualcosa di assurdo: sembra quasi che nell'ultimo atto ci si distacchi dalla realtà e che tutto diventi un sogno, o un'analisi introspettiva, come se si trattasse di un finale simbolico per indicare la fuga dalla realtà delle due protagoniste.
Come avrete capito, si tratta di un'opera particolarissima, che a me è piaciuta molto, ma che la trama stravagante e gli elementi yuri potrebbero rendere poco apprezzabile da tutti. Sono elementi strani che o piacciono o non piacciono. Il giudizio quindi sarà soggettivo, ma penso che tutti debbano guardarlo, almeno per la realizzazione tecnica sublime.
In una scuola molto particolare, ogni giorno avvengono dei duelli in cui gli studenti si contendono Anthy, la Sposa della Rosa, che diviene proprietà del vincitore. In questo giro verrà coinvolta la protagonista, Utena Tenjo, che diverrà compagna di Anthy. Entrambe le ragazze nascondono ferite passate, ma insieme si faranno forza e decideranno di fuggire da quella scuola per andare nel mondo esterno.
Mi sono avvicinato a quest'anime un po' dubbioso, pensando che, dato che non avevo mai visto l'anime o letto il manga, non avrei potuto comprenderlo. Invece, da quel che ho potuto capire informandomi, Utena fa parte di un progetto molto più grande che comprende vari media ed ogni opera è godibile autonomamente. Quindi dico di non preoccuparsi a chiunque sia scoraggiato nella visione per lo stesso motivo.
Utena è un anime dalla realizzazione tecnica impeccabile. I disegni sono bellissimi e i colori vivaci danno un tocco ancora più affascinante alle slanciate figure (sia maschili che femminili). Le animazioni sono molto buone, nonostante cominci ad essere un prodotto nemmeno tanto recente. Una nota più che positiva va agli elementi architettonici: bisogna dire che io sono un fan delle scene d'azione combattute ad un passo dal vuoto, ma penso che chiunque resterà incantato dalle pittoresche ambientazioni della scuola Otori. Basti pensare al roseto di Anthy.
Lodato tutto il lodabile, bisogna passare alla trama, che è il punto critico di questa bellissima opera. La trama è molto particolare, e col procedere della narrazione gli elementi yuri diventano sempre più espliciti (soprattutto nel finale). La trama è complessa e i misteri sono tanti, per di più rappresentati in maniera molto simbolica, rendendo la visione una cosa tutt'altro che poco impegnativa. Il finale poi è qualcosa di assurdo: sembra quasi che nell'ultimo atto ci si distacchi dalla realtà e che tutto diventi un sogno, o un'analisi introspettiva, come se si trattasse di un finale simbolico per indicare la fuga dalla realtà delle due protagoniste.
Come avrete capito, si tratta di un'opera particolarissima, che a me è piaciuta molto, ma che la trama stravagante e gli elementi yuri potrebbero rendere poco apprezzabile da tutti. Sono elementi strani che o piacciono o non piacciono. Il giudizio quindi sarà soggettivo, ma penso che tutti debbano guardarlo, almeno per la realizzazione tecnica sublime.
Francamente non avendo visto la serie (e non credo che la vedrò) non mi è piaciuto per niente, non ci ho capito un H.
Non è il mio genere sicuramente comunque non so forse è colpa mia che mi sono "avventurato" in un terreno a me non consono... Animazioni pieni di Colori per me quasi senza significato sfondi che non mi sono piaciuti, un teme trattato in maniera del tutto innovativa, ma che a me non ha suscitato attrattiva facendo si che il risultato finale non mi piacesse affatto e che non capissi il senso...
Mah non è di certo consigliato a tutti... però provare per credere...
Non è il mio genere sicuramente comunque non so forse è colpa mia che mi sono "avventurato" in un terreno a me non consono... Animazioni pieni di Colori per me quasi senza significato sfondi che non mi sono piaciuti, un teme trattato in maniera del tutto innovativa, ma che a me non ha suscitato attrattiva facendo si che il risultato finale non mi piacesse affatto e che non capissi il senso...
Mah non è di certo consigliato a tutti... però provare per credere...
Nemmeno io ho letto il manga ne' tantomeno visto la serie, per cui non vorrei basare troppo il giudizio sulla trama, perché non ho elementi sufficienti per farlo. Dal sottotitolo - Apocalisse adolescenziale - l'ho guardato aspettandomi qualcosa tipo "Caro fratello"; e all'inizio le somiglianze ci sono, con le atmosfere estetizzanti sordide e ambigue, traumi dal passato, incesti, relazioni lesbo, omo, omicidi, ecc.: il casino che ha in testa un adolescente quando pensa all'affettività, appunto, immaginandosela contorta come le aggrovigliate architetture dell'istituto Ohtori. A un certo punto ho rinunciato definitivamente a capirci qualcosa e sono stato trascinato via dalle immagini, in un flusso che m'instupidiva, mi stupiva per le trovate registiche geniali (le lenzuola che diventano le ali di una cavolaia) e mi faceva scoppiare a ridere per quelle follemente assurde (la trasformazione stile Sailor moon, l'autolavaggio che sbuca dal suolo di un roseto) eppure del tutto prive di autoironia. Si prende un po' troppo sul serio, questo film, e le tre frasette lapidarie buttate giù sul finale risultano un tantinello banali in confronto a tutta l'ipertrofica creatività che era passata sullo schermo fino a quel momento. Comunque regia e fotografia sono indubbiamente originalissime e meritevoli della visione; peccato non abbiano messo delle musiche ancora più colme di pathos, avrebbero siglato l'anime viscerale per eccellenza. Certo che solo voi donne riuscite a immaginare simili assurdità, senza la vostra dl tutto gratuita complicatezza la vita sarebbe piatta e triste :-)
Sì, è vero! Ha una grande resa grafica, ogni sequenza viene presentata accuratamente e con ricercatezza, le inquadrature sono molto artistiche e piene di significati allegorici-simbolici, le scene sono piene di rose rosse che perdono petali e richiamano il colore del sangue o della passione...però, che caspita ci azzecano i cartelli stradali e il fatto che se non s'inserisce la chiave nella macchina, questa arrugginisce?????? Cioè... si parla di una scuola per ricconi dove avvengono duelli cavallereschi per la conquista della Sposa della Rosa oppure di una gara automobilistica??? -.-'... ok che c'è tutta un'introspezione psicologica dietro l'immagine di Utena e la Sposa della Rosa che NUDE fuggono da quella scuola su una macchina spaziale (la quale all'inizio è niente popò di meno che la stessa Utena trasformatasi in macchina!!!), però a me sembra un tantino esagerato 'sto movie!... be' se proprio dovete guardatelo, ma a mio avviso non è niente di che!!!!
Il voto positivo... e il massimo che avessi potuto darle... non sono motivati da una passione "di parte" ma da un'attento studio del film, del manga e della serie TV.
Utena è un fenomeno di costume che nel nostro paese è passato inosservato. Non un anime dedicato solo agli/alle apassionate di Shojo ma un anime per tutti e che andrebbe visto e rivisto.
E' mia convinzione che il film sia davvero complesso se non si è passati prima attraverso la serie tv, dato che il manga non è prendibile come termine di paragone. Sembra un quadro impossibile, ma l'animazione e il design lo rendono un prodotto di ottima fattura. E anche la trama si dipana lentamente se si ha la pazienza di metterci un pò di testa in ciò che si sta osservando. Innumerevoli i tocchi di classe le scelte registiche dell'inquadrare qualcosa anzichè qualcos'altro, e tutti "segnali" che si capiscono maggiormente seguendone la serie tv, svelando molti misteri.
Utena non è una storia legata a dei canoni precisi, abbiamo dei personaggi e delle storie per ciascuno, ma allo stesso tempo, queste esperienze possono cambiare in base all'osservatore, perchì, in fondo, ognuno si scrive da sé la propria storia ed è questa la vera rivoluzione.
Consigliatissimo, e ancora maggiormente la serie, da amare.
Utena è un fenomeno di costume che nel nostro paese è passato inosservato. Non un anime dedicato solo agli/alle apassionate di Shojo ma un anime per tutti e che andrebbe visto e rivisto.
E' mia convinzione che il film sia davvero complesso se non si è passati prima attraverso la serie tv, dato che il manga non è prendibile come termine di paragone. Sembra un quadro impossibile, ma l'animazione e il design lo rendono un prodotto di ottima fattura. E anche la trama si dipana lentamente se si ha la pazienza di metterci un pò di testa in ciò che si sta osservando. Innumerevoli i tocchi di classe le scelte registiche dell'inquadrare qualcosa anzichè qualcos'altro, e tutti "segnali" che si capiscono maggiormente seguendone la serie tv, svelando molti misteri.
Utena non è una storia legata a dei canoni precisi, abbiamo dei personaggi e delle storie per ciascuno, ma allo stesso tempo, queste esperienze possono cambiare in base all'osservatore, perchì, in fondo, ognuno si scrive da sé la propria storia ed è questa la vera rivoluzione.
Consigliatissimo, e ancora maggiormente la serie, da amare.