Raven of the Inner Palace
"Raven of the Inner Palace" ("Koukyuu no Karasu") è basato sull’omonima serie di light novel di Kouko Shirakawa, pubblicata tra il 2018 e il 2022 in sette volumi da Shueisha in Giappone e attualmente terminata. La novel ha ricevuto recentemente la traduzione in inglese, ma al momento è inedita in Italia.
È una storia ambientata in un'antica Cina di fantasia, probabilmente nella "Città proibita" (nella realtà palazzo imperiale di grandezza di 1 km per 800 m costituito da una corte esterna e una "interna" - da cui deriva probabilmente la parte del titolo "Inner Palace"), e ruota intorno agli intrighi di palazzo e ad un personaggio particolare: la consorte "corvo" dell'imperatore, Liu Shouxue (in giapponese, Ryuu Jusetsu).
La consorte corvo non è come tutte le altre concubine dell'imperatore: deve vivere isolata in una residenza all'interno della corte imperiale e non potrebbe incontrare nessuno, nemmeno l'imperatore stesso.
È una trama particolare che prende spunto dal passato per creare un mix di storia un po' "feudale", misteriosa, di intrighi, con una buona dose di soprannaturale... e con una corposa sottotraccia di romanticismo (che comunque resta sempre appena accennato, senza mai scadere in un corteggiamento esplicito) tra i due protagonisti: Shouxe e l'imperatore Koshun.
Ammetto di non essere mai stato un grande fan di storie di questo genere, ma devo riconoscere che, tuttavia, "Raven of the Inner Palace" è riuscito a catturare la mia attenzione per l'equilibrato mix tra il soprannaturale, la tensione amorosa tra i due protagonisti e quel ritmo narrativo tipico del passato orientale: lento, riflessivo, molto formale e rispettoso nelle interazioni tra i personaggi, e intriso senza eccessi di filosofia, mistero e contemplazione, ricco di spunti anche quando ci sono dei silenzi prolungati, con la regia che indugia sugli sguardi, i gesti, le smorfie.
Il soprannaturale la fa da padrone: la consorte corvo è una sorta di sacerdotessa con poteri speciali di evocare gli spiriti non ancora migrati nell'aldilà, fino a trasformarsi in una sorta di demone quando necessario per cacciare gli spiriti maligni o per smascherare i responsabili delle morti di persone vittime di ingiustizie o quando combatterà contro quello che è il dio suo antagonista.
Quasi tutti gli episodi sono intrisi di un vago senso di dolce tristezza, nel momento in cui lei riesce a liberare gli spiriti tormentati di persone decedute che hanno delle "questioni irrisolte" nella vita terrena e a redimere chi resta in vita dai suoi rimorsi/rimpianti per coloro che hanno perso la vita.
Ma quello che mi ha colpito di più è il "contrasto" tra le brutture, ingiustizie e la durezza della vita di corte (processi ed esecuzioni sommarie a seguito di semplici gelosie, invidie, complotti, cattiverie, stermini di intere stirpi, il destino e l'addestramento dei giovani eunuchi, lo stesso isolamento della consorte corvo), in cui la vita degli esseri umani poteva cessare in un attimo ad un semplice battito di ciglia dei potenti, e il rapporto che si instaura in progressione tra l'imperatore Koshun e la consorte corvo Shouxe.
Un rapporto che sull'iniziativa paziente oltre ogni limite dell'imperatore va piano piano ad abbattere il muro "storico" che la consorte corvo doveva mantenere per il suo ruolo ereditato dalla precedente consorte, che l'aveva salvata da morte sicura, in quanto discendente di una dinastia che per ordine della famiglia dominante doveva essere sterminata.
Con una intelligenza e pazienza fuori del comune e probabilmente mosso da un sentimento di simpatia e amore nei confronti di una ragazza di sedici anni profondamente sola e rinchiusa nel suo palazzo isolato, l'imperatore riesce pian piano con il suo forte idealismo a fare breccia e a cambiare Shouxe, rendendola più umana e più aperta alla vita e alla speranza di superare comunque le disgrazie patite. La durezza iniziale di Shouxe, quell'aria misteriosa e distaccata con un modo di esprimersi antiquato e formale che la fa sembrare arrogante, unita a una personalità schietta e diretta connotata da un forte senso di giustizia e del dovere, si trasforma in apertura altruistica verso il prossimo, tanto da accogliere nel suo palazzo una dama di compagnia, una donna inserviente mutilata della lingua per il solo fatto di aver assistito a un omicidio, e un eunuco giovane espulso dalla scuola di addestramento... senza tener conto degli spiriti liberati dai legami terreni e resi liberi di migrare nell'aldilà.
L'imperatore Koshun è a sua volta un uomo serio, il cui volto mostra raramente ciò che sta veramente pensando o provando. Sembra non sopportare l'idea di infrangere le consuetudini di corte, tra le quali quella di non poter ordinare alcunché alla consorte corvo, e crede nel seguire la legge e il giusto processo in tutte le cose. Sembra altresì molto razionale e logico, e credere nel valore dell'onore e della rettitudine. Nonostante il ruolo dimostra una umanità nei confronti di Shouxe tale, da riuscire a trovare sempre il modo per convincerla a fare ciò che ritiene giusto.
E così i due protagonisti sembrano un po' lo "Yin" e lo "Yang": la notte e il giorno (il re dell'inverno e quello dell'estate descritti nell'anime). Due poli in apparenza opposti che come tali si fonderanno "spiritualmente" in una vicenda di fantasia e contemporaneamente dolce di vita e di morte e di un amore che non possono vivere, nel classico stile nipponico che apprezzo tantissimo: delicato, metaforico e sensibile... in un termine: "poetico".
Lato tecnico, ho trovato molto bella l'immagine di lei: è descritta come una bellissima ragazza, dalla pelle di porcellana con lunghi capelli neri generalmente legati, con due grandi occhi molto espressivi e ben disegnati. Ma anche le animazioni, soprattutto quelle dei combattimenti, sono fluide, e il world building è abbastanza ricco di dettagli.
Menzione d'onore per la ending "Natsu no Yuki", o "Neve estiva", di Krage, eterea e delicata come l'anime, che ritengo una vera sorpresa della stagione autunno/inverno 2022 e di cui consiglio la visione.
È una storia ambientata in un'antica Cina di fantasia, probabilmente nella "Città proibita" (nella realtà palazzo imperiale di grandezza di 1 km per 800 m costituito da una corte esterna e una "interna" - da cui deriva probabilmente la parte del titolo "Inner Palace"), e ruota intorno agli intrighi di palazzo e ad un personaggio particolare: la consorte "corvo" dell'imperatore, Liu Shouxue (in giapponese, Ryuu Jusetsu).
La consorte corvo non è come tutte le altre concubine dell'imperatore: deve vivere isolata in una residenza all'interno della corte imperiale e non potrebbe incontrare nessuno, nemmeno l'imperatore stesso.
È una trama particolare che prende spunto dal passato per creare un mix di storia un po' "feudale", misteriosa, di intrighi, con una buona dose di soprannaturale... e con una corposa sottotraccia di romanticismo (che comunque resta sempre appena accennato, senza mai scadere in un corteggiamento esplicito) tra i due protagonisti: Shouxe e l'imperatore Koshun.
Ammetto di non essere mai stato un grande fan di storie di questo genere, ma devo riconoscere che, tuttavia, "Raven of the Inner Palace" è riuscito a catturare la mia attenzione per l'equilibrato mix tra il soprannaturale, la tensione amorosa tra i due protagonisti e quel ritmo narrativo tipico del passato orientale: lento, riflessivo, molto formale e rispettoso nelle interazioni tra i personaggi, e intriso senza eccessi di filosofia, mistero e contemplazione, ricco di spunti anche quando ci sono dei silenzi prolungati, con la regia che indugia sugli sguardi, i gesti, le smorfie.
Il soprannaturale la fa da padrone: la consorte corvo è una sorta di sacerdotessa con poteri speciali di evocare gli spiriti non ancora migrati nell'aldilà, fino a trasformarsi in una sorta di demone quando necessario per cacciare gli spiriti maligni o per smascherare i responsabili delle morti di persone vittime di ingiustizie o quando combatterà contro quello che è il dio suo antagonista.
Quasi tutti gli episodi sono intrisi di un vago senso di dolce tristezza, nel momento in cui lei riesce a liberare gli spiriti tormentati di persone decedute che hanno delle "questioni irrisolte" nella vita terrena e a redimere chi resta in vita dai suoi rimorsi/rimpianti per coloro che hanno perso la vita.
Ma quello che mi ha colpito di più è il "contrasto" tra le brutture, ingiustizie e la durezza della vita di corte (processi ed esecuzioni sommarie a seguito di semplici gelosie, invidie, complotti, cattiverie, stermini di intere stirpi, il destino e l'addestramento dei giovani eunuchi, lo stesso isolamento della consorte corvo), in cui la vita degli esseri umani poteva cessare in un attimo ad un semplice battito di ciglia dei potenti, e il rapporto che si instaura in progressione tra l'imperatore Koshun e la consorte corvo Shouxe.
Un rapporto che sull'iniziativa paziente oltre ogni limite dell'imperatore va piano piano ad abbattere il muro "storico" che la consorte corvo doveva mantenere per il suo ruolo ereditato dalla precedente consorte, che l'aveva salvata da morte sicura, in quanto discendente di una dinastia che per ordine della famiglia dominante doveva essere sterminata.
Con una intelligenza e pazienza fuori del comune e probabilmente mosso da un sentimento di simpatia e amore nei confronti di una ragazza di sedici anni profondamente sola e rinchiusa nel suo palazzo isolato, l'imperatore riesce pian piano con il suo forte idealismo a fare breccia e a cambiare Shouxe, rendendola più umana e più aperta alla vita e alla speranza di superare comunque le disgrazie patite. La durezza iniziale di Shouxe, quell'aria misteriosa e distaccata con un modo di esprimersi antiquato e formale che la fa sembrare arrogante, unita a una personalità schietta e diretta connotata da un forte senso di giustizia e del dovere, si trasforma in apertura altruistica verso il prossimo, tanto da accogliere nel suo palazzo una dama di compagnia, una donna inserviente mutilata della lingua per il solo fatto di aver assistito a un omicidio, e un eunuco giovane espulso dalla scuola di addestramento... senza tener conto degli spiriti liberati dai legami terreni e resi liberi di migrare nell'aldilà.
L'imperatore Koshun è a sua volta un uomo serio, il cui volto mostra raramente ciò che sta veramente pensando o provando. Sembra non sopportare l'idea di infrangere le consuetudini di corte, tra le quali quella di non poter ordinare alcunché alla consorte corvo, e crede nel seguire la legge e il giusto processo in tutte le cose. Sembra altresì molto razionale e logico, e credere nel valore dell'onore e della rettitudine. Nonostante il ruolo dimostra una umanità nei confronti di Shouxe tale, da riuscire a trovare sempre il modo per convincerla a fare ciò che ritiene giusto.
E così i due protagonisti sembrano un po' lo "Yin" e lo "Yang": la notte e il giorno (il re dell'inverno e quello dell'estate descritti nell'anime). Due poli in apparenza opposti che come tali si fonderanno "spiritualmente" in una vicenda di fantasia e contemporaneamente dolce di vita e di morte e di un amore che non possono vivere, nel classico stile nipponico che apprezzo tantissimo: delicato, metaforico e sensibile... in un termine: "poetico".
Lato tecnico, ho trovato molto bella l'immagine di lei: è descritta come una bellissima ragazza, dalla pelle di porcellana con lunghi capelli neri generalmente legati, con due grandi occhi molto espressivi e ben disegnati. Ma anche le animazioni, soprattutto quelle dei combattimenti, sono fluide, e il world building è abbastanza ricco di dettagli.
Menzione d'onore per la ending "Natsu no Yuki", o "Neve estiva", di Krage, eterea e delicata come l'anime, che ritengo una vera sorpresa della stagione autunno/inverno 2022 e di cui consiglio la visione.