Fantasmi a scuola
Non c'è molto da dire su questa misconosciuta serie TV arrivata in Italia col semplicistico titolo di "Fantasmi a Scuola". L'anno incriminato è il 2000, sul finire della discussa epoca post-Evangelion: la fantascienza di stampo mistico/escatologico sta per esaurire le frecce al suo arco. Il target viene nuovamente ridimensionato e la maggior parte degli anime trasmessi ritorna ad essere terreno fertile per produzioni di stampo moe e kawai, con al seguito dozzine di visual novel e riduzioni manga di spessore trascurabile. Con tanti saluti alle cosidette belle arti.
Studio Pierrot, che ha prodotto questo oscuro anime, è tra i principali testimoni di questo redditizio trend, che sembra non avere fine. Con somma gioia da parte degli sponsor. Investigazioni, fantasmi, efferati delitti settati in ambientazioni rigorosamente giappo hanno preso rapidamente il posto di angeli apocalittici, profezie sulla fine del mondo, sette esoteriche, eccetera. In codesto caso, come già suggerisce il titolo, si parla di un istituto infestato (che fantasia!) da una folta combriccola di spiriti più o meno maligni. Il connubio Noriyoshi Abe e sovrannaturale, il classico gruppo di bambini nerd alle prese con ectoplasmi e arcani vari e un doppiaggio tutto sommato decente alla fine hanno solleticato la mia curiosità. Ok, la sigla d'apertura infantile m'ha fatto storcere il naso, tuttavia era palese e me lo aspettavo, vista la tenera età dei protagonisti; ma la ending l'ho trovata fuori luogo nel modo più assoluto: una song da discoteca, ritmo tunz tunz, con un ritornello che fa "Sexy Sexy" (scusate tanto, ma che diamine c'entra? Mah!).
Molto meglio le illustrazioni che si vedono scorrere sullo sfondo tra i credits (forse, anzi confermato, la cosa più bella dell'intera opera). Stendiamo un velo pietoso su alcune goffe animazioni (Made in Corea), sulla gelida colorazione digitale (con gradazioni fluo che spesso vanno a scontrarsi con i fondali dipinti a mano) e sugli inserti in CGI che non fanno certo gridare al miracolo, sebbene siano abbastanza sicuro di avere visto di peggio in circolazione. In effetti, qualche evanescente momento di suspence c'è, tuttavia gli sceneggiatori potevano almeno aspettare un paio di episodi prima di svelare tutti i dettagli riguardanti il vecchio edificio e il diario della defunta preside. Siamo pertanto lontani anni luce dalle atmosfere truci degli anni '60, poiché, l'ho già fatto notare, ma vado a reiterarlo ancora, non si possono usare colori così luminosi e un chara da videogame per poppanti in un titolo che, pur non avendo scene forti o sequenze splatter, dovrebbe rientrare nella categoria horror.
Rimane un prodotto rivolto a ragazzini. Punto. Per la verità, resta il fatto che anche il progenitore del genere, il terrorizzante "Bem - Il Mostro Umano", lo era (veniva passato alle 19:30 di sera, impensabile ad oggi), quindi qualcosa non quadra.
Tant'è.
Studio Pierrot, che ha prodotto questo oscuro anime, è tra i principali testimoni di questo redditizio trend, che sembra non avere fine. Con somma gioia da parte degli sponsor. Investigazioni, fantasmi, efferati delitti settati in ambientazioni rigorosamente giappo hanno preso rapidamente il posto di angeli apocalittici, profezie sulla fine del mondo, sette esoteriche, eccetera. In codesto caso, come già suggerisce il titolo, si parla di un istituto infestato (che fantasia!) da una folta combriccola di spiriti più o meno maligni. Il connubio Noriyoshi Abe e sovrannaturale, il classico gruppo di bambini nerd alle prese con ectoplasmi e arcani vari e un doppiaggio tutto sommato decente alla fine hanno solleticato la mia curiosità. Ok, la sigla d'apertura infantile m'ha fatto storcere il naso, tuttavia era palese e me lo aspettavo, vista la tenera età dei protagonisti; ma la ending l'ho trovata fuori luogo nel modo più assoluto: una song da discoteca, ritmo tunz tunz, con un ritornello che fa "Sexy Sexy" (scusate tanto, ma che diamine c'entra? Mah!).
Molto meglio le illustrazioni che si vedono scorrere sullo sfondo tra i credits (forse, anzi confermato, la cosa più bella dell'intera opera). Stendiamo un velo pietoso su alcune goffe animazioni (Made in Corea), sulla gelida colorazione digitale (con gradazioni fluo che spesso vanno a scontrarsi con i fondali dipinti a mano) e sugli inserti in CGI che non fanno certo gridare al miracolo, sebbene siano abbastanza sicuro di avere visto di peggio in circolazione. In effetti, qualche evanescente momento di suspence c'è, tuttavia gli sceneggiatori potevano almeno aspettare un paio di episodi prima di svelare tutti i dettagli riguardanti il vecchio edificio e il diario della defunta preside. Siamo pertanto lontani anni luce dalle atmosfere truci degli anni '60, poiché, l'ho già fatto notare, ma vado a reiterarlo ancora, non si possono usare colori così luminosi e un chara da videogame per poppanti in un titolo che, pur non avendo scene forti o sequenze splatter, dovrebbe rientrare nella categoria horror.
Rimane un prodotto rivolto a ragazzini. Punto. Per la verità, resta il fatto che anche il progenitore del genere, il terrorizzante "Bem - Il Mostro Umano", lo era (veniva passato alle 19:30 di sera, impensabile ad oggi), quindi qualcosa non quadra.
Tant'è.