Chihayafuru 2
Passato l'effetto "sorpresa" della prima serie del 2011, la visione di "Chihayafuru 2" non mi ha suscitato altra considerazione se non quella di confermare, nel bene e nel male, quanto già visto nei primi 25 episodi: non è altro che un messaggio pubblicitario all'Uta-Karuta (continuo a definirlo così come appreso on line), una promozione per uno "sport" o "gioco" o "arte" tradizionale che credo possa essere apprezzato solo in Giappone atteso che richiede la conoscenza della lingua e delle 100 uta (poesie) scritte sotto forma di tanka (ovvero composte da cinque versi per un totale di trentuno sillabe) dell'Hyakunin Isshu.
In questa recensione evito di fornire spiegazioni che possono essere reperite facilmente in rete. Posso solo esprimere la considerazione che, ad esempio, rispetto a "Un marzo da leoni" (1 e 2) questa serie resta eccessivamente ancorata all'Uta-Karuta. Vero è che lo Shogi (oggetto della serie citata) è un gioco più vicino a quelli "occidentali" (simil scacchi, ndr) ma in "Un marzo da leoni" i personaggi erano molto ben sviluppati con un buon mix equilibrato tra parte tornei e parte slice of life, con personaggi credibili e con una ratio di fondo che riesce a spiegare (e bene...) le motivazioni dei personaggi al gioco. "Chihayfuru" come è concepito appare come il classico spokon: ha il pregio di mostrare e spiegare anche in alcuni dettagli il gioco dell'Uta-Karuta quasi a livello documentaristico ma appiattisce la trama ad una mera illustrazione di allineamenti, partite, tornei, sfide in cui a prevalere è l'elemento "agonistico" rispetto a quello psicologico (se non a tratti) rendendo quasi inverosimili due dei protagonisti principali: Chihaya e Arata.
Infatti il secondo elemento che contraddistingue la serie è sempre l'ossessione (in varie forme) per il gioco dell'Uta-Karuta: chi risulta vincente in questa disciplina non può non essere in un certo senso "originale" (giusto per usare un eufemismo): tutta l'esistenza del giocatore viene "dipinta" sostanzialmente come "karutaholic". Ogni frangente della giornata sembra essere vissuta come in funzione del miglioramento delle proprie attitudini al gioco. E vedere Chihaya che sogna a occhi aperti e/o replica il classico movimento del prendere la carta in ogni momento della giornata senza curarsi della presenza delle persone che la circondano è francamente troppo, tanto da rendere il personaggio piuttosto ottuso e superficiale. Non che Arata sia tanto diverso: personaggio che in questa seconda serie non fa altro che confermare le impressioni della prima: banale, piatto e a suo modo anche lui ottuso, tanto da non intendere la natura del rapporto tra Taichi e Chihaya e i possibili sentimenti che lei nutre nei suoi confronti.
Anche il personaggio della "regina" del Karuta, Shinobu Wakamiya, è dipinta a suo modo come una "disadattata": asociale, con evidenti problemi comportamentali e relazionali, infantile, inquietante in alcuni sguardi ed espressioni, con quell'aurea di talento smisurato. ma ingovernabile e ingestibile per chiunque, compresa la stessa interessata, non fa sembrare verosimile il messaggio che un giocatore vincente di Uta-Karuta non possa essere anche una normale persona capace di interagire con gli altri e che possa pensare ad altro che non sia il gioco.
Lo so, è la solita retorica nipponica dell'esaltazione del sacrificio assoluto per raggiungere gli obiettivi e, purtroppo, "Chihayafuru 1-2-3" non sembra discostarsene, scadendo troppo nel cliché classico della descrizione della parabola ascendente di giocatori che sebbene dotati di talento devono sacrificarsi in modo quasi disumano per diventare qualcuno...
Anche l'introduzione di due nuovi membri del club scolastico del Karuta della scuola superiore protagonista della prima serie ha apportato ben poco in termini di trama e approfondimento dei personaggi. Tralasciando Akihiro Tsukuba, troppo "macchietta" e poco approfondito, la delusione resta invece per Sumire Hanano che entra nel club di karuta per l'infatuazione nei confronti di Taichi e che almeno nei primi episodi poteva in un certo senso rappresentare l'elemento di "disturbo" nel club negli equilibri piuttosto precari tra i due amici di infanzia Chihaya e Taichi. E invece, nulla: sprecata e assorbita nell'ossessione dei due protagonisti e dei degni compagni di squadra, sacrificata sull'altare del sacro Uta-Karuta a ruolo di comprimaria silente e piallata dagli eventi e dalla sete di vittoria nei vari tornei a squadre interscolastici e poi a livello nazionale (a squadre ed individuale).
E così i 25 episodi di "Chihayfuru 2" non sono altro che la narrazione di un anno solare di Uta-Karuta in cui i personaggi evolvono in bravura nel gioco.
Un po' poco per osannare questa seconda serie che resta limitata ad una mera narrazione (per carità fatta molto bene soprattutto nelle animazioni degli incontri) delle gesta sportive dei protagonisti.
In questa recensione evito di fornire spiegazioni che possono essere reperite facilmente in rete. Posso solo esprimere la considerazione che, ad esempio, rispetto a "Un marzo da leoni" (1 e 2) questa serie resta eccessivamente ancorata all'Uta-Karuta. Vero è che lo Shogi (oggetto della serie citata) è un gioco più vicino a quelli "occidentali" (simil scacchi, ndr) ma in "Un marzo da leoni" i personaggi erano molto ben sviluppati con un buon mix equilibrato tra parte tornei e parte slice of life, con personaggi credibili e con una ratio di fondo che riesce a spiegare (e bene...) le motivazioni dei personaggi al gioco. "Chihayfuru" come è concepito appare come il classico spokon: ha il pregio di mostrare e spiegare anche in alcuni dettagli il gioco dell'Uta-Karuta quasi a livello documentaristico ma appiattisce la trama ad una mera illustrazione di allineamenti, partite, tornei, sfide in cui a prevalere è l'elemento "agonistico" rispetto a quello psicologico (se non a tratti) rendendo quasi inverosimili due dei protagonisti principali: Chihaya e Arata.
Infatti il secondo elemento che contraddistingue la serie è sempre l'ossessione (in varie forme) per il gioco dell'Uta-Karuta: chi risulta vincente in questa disciplina non può non essere in un certo senso "originale" (giusto per usare un eufemismo): tutta l'esistenza del giocatore viene "dipinta" sostanzialmente come "karutaholic". Ogni frangente della giornata sembra essere vissuta come in funzione del miglioramento delle proprie attitudini al gioco. E vedere Chihaya che sogna a occhi aperti e/o replica il classico movimento del prendere la carta in ogni momento della giornata senza curarsi della presenza delle persone che la circondano è francamente troppo, tanto da rendere il personaggio piuttosto ottuso e superficiale. Non che Arata sia tanto diverso: personaggio che in questa seconda serie non fa altro che confermare le impressioni della prima: banale, piatto e a suo modo anche lui ottuso, tanto da non intendere la natura del rapporto tra Taichi e Chihaya e i possibili sentimenti che lei nutre nei suoi confronti.
Anche il personaggio della "regina" del Karuta, Shinobu Wakamiya, è dipinta a suo modo come una "disadattata": asociale, con evidenti problemi comportamentali e relazionali, infantile, inquietante in alcuni sguardi ed espressioni, con quell'aurea di talento smisurato. ma ingovernabile e ingestibile per chiunque, compresa la stessa interessata, non fa sembrare verosimile il messaggio che un giocatore vincente di Uta-Karuta non possa essere anche una normale persona capace di interagire con gli altri e che possa pensare ad altro che non sia il gioco.
Lo so, è la solita retorica nipponica dell'esaltazione del sacrificio assoluto per raggiungere gli obiettivi e, purtroppo, "Chihayafuru 1-2-3" non sembra discostarsene, scadendo troppo nel cliché classico della descrizione della parabola ascendente di giocatori che sebbene dotati di talento devono sacrificarsi in modo quasi disumano per diventare qualcuno...
Anche l'introduzione di due nuovi membri del club scolastico del Karuta della scuola superiore protagonista della prima serie ha apportato ben poco in termini di trama e approfondimento dei personaggi. Tralasciando Akihiro Tsukuba, troppo "macchietta" e poco approfondito, la delusione resta invece per Sumire Hanano che entra nel club di karuta per l'infatuazione nei confronti di Taichi e che almeno nei primi episodi poteva in un certo senso rappresentare l'elemento di "disturbo" nel club negli equilibri piuttosto precari tra i due amici di infanzia Chihaya e Taichi. E invece, nulla: sprecata e assorbita nell'ossessione dei due protagonisti e dei degni compagni di squadra, sacrificata sull'altare del sacro Uta-Karuta a ruolo di comprimaria silente e piallata dagli eventi e dalla sete di vittoria nei vari tornei a squadre interscolastici e poi a livello nazionale (a squadre ed individuale).
E così i 25 episodi di "Chihayfuru 2" non sono altro che la narrazione di un anno solare di Uta-Karuta in cui i personaggi evolvono in bravura nel gioco.
Un po' poco per osannare questa seconda serie che resta limitata ad una mera narrazione (per carità fatta molto bene soprattutto nelle animazioni degli incontri) delle gesta sportive dei protagonisti.
La prima serie mi aveva colto impreparato, colpendomi con tutta la sua forza e lasciandomi senza fiato. Inizio la seconda stagione, dunque, maggiormente prevenuto, ma comunque consapevole di trovarmi di fronte a un anime di tutto rispetto. "Chihayafuru" è composto anche questa volta da 25 episodi, ed è classificabile come commedia scolastica/sportiva, anche se, in questo caso, lo sport in questione non è proprio uno dei più canonici.
Il Karuta, infatti, è più che altro un'arte, in cui i due contendenti hanno 25 carte ciascuna e, dopo la lettura di una delle cento poesie possibili, dovranno cercare di toccare la gemella posta sul proprio campo o su quello dell'avversario. Un gioco di memoria e agilità, dove emerge appieno lo stile elegante e raffinato del Giappone antico, nonché la bellezza delle sue poesie.
La storia riprende da dove era stata interrotta. Ovvero all'avvio del secondo anno scolastico di Chihaya e compagni. Le vittorie e le sconfitte della passata esperienza li hanno segnati tutti e ora sono pronti a ricominciare, desiderosi di tornare sui "campi di gioco", possibilmente con nuovi membri.
E ciò avviene: a Chihaya, Taichi, Kana, Nishida e Komano, si aggiungeranno al club scolastico anche lo stravagante Tsukuba e la bella Sumire che, almeno all'inizio, era solamente intenzionata a conquistare il cuore dell'affascinante Taichi. Entrambe le nuove reclute aggiungeranno pepe alla vicenda, sia sul piano della simpatia che su quello del romanticismo. Devono integrarsi, ma neanche tanto lentamente, visto che alle porte si intravedono subito i campionati a squadre, prima per la sola Tokyo e poi, se andrà bene, per l'intera nazione.
Ciò che sorprende di "Chihayafuru" è che, sebbene siamo già alla seconda stagione, i personaggi principali hanno ancora molto da dire. La prima serie era servita da presentazione, ma questa nuova esperienza costituisce l'opportunità giusta per vederli maturare ancora, e così succede. Chihaya, ovviamente, sarà sempiternamente ossessa dal Karuta, anche se qualche passo avanti lo compie pure lei. Taichi è quello che più di tutti riesce a commuovere e appassionare, ma questo lo aveva già dimostrato in precedenza. Le sfaccettature molteplici del suo animo attirano l'attenzione e conquistano subito lo spettatore. Come non commuoversi di fronte a quel suo grande amore non corrisposto? Chihaya continua a guardare solamente al Karuta, e ad Arata. Quest'ultimo è un suo pensiero fisso, lo pensa sempre ed è difficile non immaginare a un possibile rivolgimento sentimentale.
In questa nuova serie Arata farà finalmente la sua vera comparsa, ma, a essere onesti, rinnova la prima impressione che mi aveva dato: un ragazzo piuttosto monotono che, a mio avviso, viene fin troppo esaltato dalla fanciulla protagonista. Il carattere è piatto e privo di tutte quelle sfumature che caratterizzano Taichi. Ma, si sa, l'amore non sempre è dettato dalla ragione, sebbene non sono sicuro se il sentimento di Chihaya sia effettivamente amore e non un'ammirazione incondizionata. Pazienza.
La trama si evolve con la stessa intensità e le battaglie a colpi di poesia non perdono il fascino con cui avevano emozionato nella prima serie. Tuttavia si può constatare come i tempi si siano leggermente dilatati. Se la passata stagione ha raccontato gli avvenimenti di un intero anno scolastico, ora invece l'arco narrativo è racchiuso in tempo più ristretto, in cui c'è quasi solo spazio per il torneo scolastico a squadre ( e il successivo individuale). Un rallentamento che, però, lascia maggior spazio alle partite di Karuta rispetto alle vicende sentimentali.
La grafica cambia poco, o quasi nulla. Colori candidi e delicati, che si infiammano subito con l'avvio di ogni partita. Queste sono un vero e proprio valzer di colori e sfumature differenti, capaci di differenziare i molteplici scontri che, altrimenti, avrebbero dato alla storia un anima piuttosto monotona e ripetitiva.
Le musiche costituiscono un altro punto a favore dell'anime e accompagnano diligentemente ogni momento della serie, enfatizzando quelli più dinamici e rifinendo gli attimi maggiormente romantici. La sigla d'apertura, ancora una volta, è stata capace di farmi emozionare come in poche altre serie.
Buona la regia, che ha reso emozionante e divertente ogni singola puntata, non lasciandone nessuna indietro, a parte quella riassuntiva a metà serie (piuttosto odiosa, a dire il vero).
Si capisce quando un'opera colpisce nel profondo, quando non si vuole smettere di vederla e, all'avvicinarsi delle fine, si sente una profonda tristezza. Anche in questo caso è avvenuto, soprattutto considerando che, la conclusione dell'anime, non raggiunge una vera e propria "fine" alle vicende di Chihaya e amici. Come andrà a finire tale vicenda? Riuscirà Taichi ad avvicinarsi maggiormente al cuore dell'amata, spodestando l'ingombrante presenza di Arata?
Non ci rimane che attendere una futura stagione o, nel caso, buttarci a capofitto nella lettura del manga, attualmente in corso.
Voto finale: 8
Il Karuta, infatti, è più che altro un'arte, in cui i due contendenti hanno 25 carte ciascuna e, dopo la lettura di una delle cento poesie possibili, dovranno cercare di toccare la gemella posta sul proprio campo o su quello dell'avversario. Un gioco di memoria e agilità, dove emerge appieno lo stile elegante e raffinato del Giappone antico, nonché la bellezza delle sue poesie.
La storia riprende da dove era stata interrotta. Ovvero all'avvio del secondo anno scolastico di Chihaya e compagni. Le vittorie e le sconfitte della passata esperienza li hanno segnati tutti e ora sono pronti a ricominciare, desiderosi di tornare sui "campi di gioco", possibilmente con nuovi membri.
E ciò avviene: a Chihaya, Taichi, Kana, Nishida e Komano, si aggiungeranno al club scolastico anche lo stravagante Tsukuba e la bella Sumire che, almeno all'inizio, era solamente intenzionata a conquistare il cuore dell'affascinante Taichi. Entrambe le nuove reclute aggiungeranno pepe alla vicenda, sia sul piano della simpatia che su quello del romanticismo. Devono integrarsi, ma neanche tanto lentamente, visto che alle porte si intravedono subito i campionati a squadre, prima per la sola Tokyo e poi, se andrà bene, per l'intera nazione.
Ciò che sorprende di "Chihayafuru" è che, sebbene siamo già alla seconda stagione, i personaggi principali hanno ancora molto da dire. La prima serie era servita da presentazione, ma questa nuova esperienza costituisce l'opportunità giusta per vederli maturare ancora, e così succede. Chihaya, ovviamente, sarà sempiternamente ossessa dal Karuta, anche se qualche passo avanti lo compie pure lei. Taichi è quello che più di tutti riesce a commuovere e appassionare, ma questo lo aveva già dimostrato in precedenza. Le sfaccettature molteplici del suo animo attirano l'attenzione e conquistano subito lo spettatore. Come non commuoversi di fronte a quel suo grande amore non corrisposto? Chihaya continua a guardare solamente al Karuta, e ad Arata. Quest'ultimo è un suo pensiero fisso, lo pensa sempre ed è difficile non immaginare a un possibile rivolgimento sentimentale.
In questa nuova serie Arata farà finalmente la sua vera comparsa, ma, a essere onesti, rinnova la prima impressione che mi aveva dato: un ragazzo piuttosto monotono che, a mio avviso, viene fin troppo esaltato dalla fanciulla protagonista. Il carattere è piatto e privo di tutte quelle sfumature che caratterizzano Taichi. Ma, si sa, l'amore non sempre è dettato dalla ragione, sebbene non sono sicuro se il sentimento di Chihaya sia effettivamente amore e non un'ammirazione incondizionata. Pazienza.
La trama si evolve con la stessa intensità e le battaglie a colpi di poesia non perdono il fascino con cui avevano emozionato nella prima serie. Tuttavia si può constatare come i tempi si siano leggermente dilatati. Se la passata stagione ha raccontato gli avvenimenti di un intero anno scolastico, ora invece l'arco narrativo è racchiuso in tempo più ristretto, in cui c'è quasi solo spazio per il torneo scolastico a squadre ( e il successivo individuale). Un rallentamento che, però, lascia maggior spazio alle partite di Karuta rispetto alle vicende sentimentali.
La grafica cambia poco, o quasi nulla. Colori candidi e delicati, che si infiammano subito con l'avvio di ogni partita. Queste sono un vero e proprio valzer di colori e sfumature differenti, capaci di differenziare i molteplici scontri che, altrimenti, avrebbero dato alla storia un anima piuttosto monotona e ripetitiva.
Le musiche costituiscono un altro punto a favore dell'anime e accompagnano diligentemente ogni momento della serie, enfatizzando quelli più dinamici e rifinendo gli attimi maggiormente romantici. La sigla d'apertura, ancora una volta, è stata capace di farmi emozionare come in poche altre serie.
Buona la regia, che ha reso emozionante e divertente ogni singola puntata, non lasciandone nessuna indietro, a parte quella riassuntiva a metà serie (piuttosto odiosa, a dire il vero).
Si capisce quando un'opera colpisce nel profondo, quando non si vuole smettere di vederla e, all'avvicinarsi delle fine, si sente una profonda tristezza. Anche in questo caso è avvenuto, soprattutto considerando che, la conclusione dell'anime, non raggiunge una vera e propria "fine" alle vicende di Chihaya e amici. Come andrà a finire tale vicenda? Riuscirà Taichi ad avvicinarsi maggiormente al cuore dell'amata, spodestando l'ingombrante presenza di Arata?
Non ci rimane che attendere una futura stagione o, nel caso, buttarci a capofitto nella lettura del manga, attualmente in corso.
Voto finale: 8
"Naniwa zu ni
sakuya kono hana…"
Chi ha seguito la prima serie di "Chihayafuru" non aspettava altro che sentire nuovamente la poesia che introduce ogni partita di karuta, per assaporare nuovamente i brividi, le emozioni e la passione del team Mizusawa e non solo. Avevamo lasciato Chihaya e co. alla fine di un'avventura scandita al ritmo delle poesie e del suono dei tatami, tra felicità, lacrime, soddisfazioni, obiettivi ancora non raggiunti e un triangolo amoroso che sembrava non voler andare da nessuna parte. Con l'arrivo di una nuova primavera, i nostri beniamini si preparano ad affrontare vecchie e nuove sfide, la prima delle quali riguarda il reclutamento di nuovi membri per il club di karuta del loro istituto. Nonostante l'entusiasmo con cui la bella Chihaya si prodiga per riuscire al meglio nell'impresa, solo due matricole entrano nel team: Sumire Hanano e Akihiro Tsukuba.
Al grido di "Mizusawa… go!", i nostri protagonisti tornano più energici che mai ad affrontare nuovi e vecchi rivali a suon di poesie.
La prima serie di "Chihayafuru" è stata ai miei occhi una bellissima perla intrisa di passione, amore e voglia di vincere tanto nel karuta quanto nella vita, nelle sfide con se stessi e contro i propri limiti. Le premesse per eguagliare tanta bellezza ci sono tutte: abbiamo un team rinvigorito, due nuovi membri, un personaggio che pare possa smuovere le acque amorose, rinnovata voglia di vincere e una "regina" dallo spessore in continua ascesa. Purtroppo però, "Chihayafuru 2" delude in parte le aspettative, proponendo uno sviluppo minimo o nullo dei personaggi (sia a livello sportivo che psicologico) che si esplica durante un'interminabile e non sempre emozionante torneo a squadre. Forse le aspettative erano troppo alte, forse dopo la tempesta di emozioni della serie precedente era necessario un periodo di quiete… o forse no. Tutto quello che "Chihayafuru 2" propone, poteva essere proposto in maniera migliore; durante il torneo troppe puntate sono state sprecate a concentrarsi su avversari abbastanza insignificanti, ponendo in primo piano la sola Chihaya e abbandonando ad un destino anonimo o infame il resto della squadra, vedasi il povero Nishida praticamente ridotto a una macchietta. Paradossalmente a questa constatazione, il personaggio che a fine serie troviamo più maturo, in senso sportivo, è Taichi: il suo percorso però ci viene mostrato in maniera poco continuativa e coerente, tanto che a fine torneo viene spontaneo chiedersi quando il ragazzo sia diventato tanto capace. A livello di sviluppo personale invece, i personaggi sembrano inchiodati a ciò che erano nella serie precedente, specialmente sul lato sentimentale ritroviamo un Taichi poco convincente e perennemente depresso e una Chihaya ottusa quanto prima. Se in questa seconda stagione il team Mizusawa sembra dare poche soddisfazioni, ci pensano gli "antagonisti" a dare il meglio di sé innalzando il livello della serie, mettendoci di fronte un Arata combattivo e deciso e una Shinobu sempre più protagonista. A proposito della "Queen" Shinobu è importante sottolineare come nel corso delle puntate metta maggiormente in mostra il suo particolare carattere e la sua visione del mondo e del gioco, rendendosi protagonista di ogni episodio in cui appare, anche se per pochi minuti. Il team Mizusawa subisce insomma la schiacciante sconfitta morale del duo Arata/Shinobu, i quali formano un'accoppiata vincente in ogni campo.
Nonostante gli evidenti difetti che pongono "Chihayafuru 2" un gradino sotto la prima serie, gli episodi non risparmiano emozioni e risate, senza mai dimenticare la passione e la forza interiore di cui ogni personaggio è dotato. Anche stavolta, mettersi in gioco nel karuta significa mettere in gioco se stessi, come atleti ma anche come persone con i propri limiti e i propri punti di forza, da scoprire, accettare e fare propri per renderli armi vincenti. Le vittorie mai scontate, i sacrifici, l'impegno, la fiducia in se stessi e nella squadra continuano ad essere alla base di questa storia, che non si perde (quasi) mai in vittorie scontate o situazioni surreali.
Tecnicamente l'anime si mantiene sugli ottimi livelli della serie precedente, in un'ottica di continuità di quell'atmosfera calda e gentile a cui eravamo abituati. La colonna sonora rispolvera vecchie tracce e aggiunge una nuova opening e una stupenda ending, anche stavolta cantata dalla dolcissima voce di Asami Seto (doppiatrice di Chihaya). Bellissime anche le character song, in particolare quelle di Taichi, Chihaya e Arata, che esprimono al meglio il carattere e le relazioni dei tre ragazzi.
"Chihayafuru" è un termine che indica un movimento veloce, impetuoso e passionale come la nostra eroina, ma questa seconda serie sembra voler smentire il suo nome a causa della lentezza che accompagna il torneo a squadre. "Chihayafuru 2" non è un brutto anime, anzi, è sicuramente qualcosa di nuovo ed estremamente brillante rispetto alla massa delle produzioni attuali, che non manca di emozionare lo spettatore coinvolgendolo emotivamente nelle vicende dei suoi personaggi. Purtroppo però, dopo una prima serie partita e finita a tutta velocità, è arrivata la decelerazione, quasi una sosta nel turbinio delle emozioni precedentemente provate. Non mi è semplice giudicare "Chihayafuru 2" in modo del tutto oggettivo, difatti, pur con i suoi difetti la serie è riuscita ad entrare nel mio cuore così come aveva fatto la prima, sicuramente in modo meno irruento, ma non per questo meno efficace. La speranza è che, dopo una stagione di stallo, con il prosieguo delle vicende, i personaggi possano trovare un vero sviluppo psicologico che li porti ad essere sempre più determinati e combattivi, colmi di passione così come ci erano stati mostrati all'inizio di questa bella avventura, per rendere giustizia alla parola "Chihayafuru", quel termine che indica qualcosa di potente e irruento, proprio come la nostra protagonista, come la giovinezza, l'amore e la passione che in questa storia assumono la forma di antiche e malinconiche poesie.
sakuya kono hana…"
Chi ha seguito la prima serie di "Chihayafuru" non aspettava altro che sentire nuovamente la poesia che introduce ogni partita di karuta, per assaporare nuovamente i brividi, le emozioni e la passione del team Mizusawa e non solo. Avevamo lasciato Chihaya e co. alla fine di un'avventura scandita al ritmo delle poesie e del suono dei tatami, tra felicità, lacrime, soddisfazioni, obiettivi ancora non raggiunti e un triangolo amoroso che sembrava non voler andare da nessuna parte. Con l'arrivo di una nuova primavera, i nostri beniamini si preparano ad affrontare vecchie e nuove sfide, la prima delle quali riguarda il reclutamento di nuovi membri per il club di karuta del loro istituto. Nonostante l'entusiasmo con cui la bella Chihaya si prodiga per riuscire al meglio nell'impresa, solo due matricole entrano nel team: Sumire Hanano e Akihiro Tsukuba.
Al grido di "Mizusawa… go!", i nostri protagonisti tornano più energici che mai ad affrontare nuovi e vecchi rivali a suon di poesie.
La prima serie di "Chihayafuru" è stata ai miei occhi una bellissima perla intrisa di passione, amore e voglia di vincere tanto nel karuta quanto nella vita, nelle sfide con se stessi e contro i propri limiti. Le premesse per eguagliare tanta bellezza ci sono tutte: abbiamo un team rinvigorito, due nuovi membri, un personaggio che pare possa smuovere le acque amorose, rinnovata voglia di vincere e una "regina" dallo spessore in continua ascesa. Purtroppo però, "Chihayafuru 2" delude in parte le aspettative, proponendo uno sviluppo minimo o nullo dei personaggi (sia a livello sportivo che psicologico) che si esplica durante un'interminabile e non sempre emozionante torneo a squadre. Forse le aspettative erano troppo alte, forse dopo la tempesta di emozioni della serie precedente era necessario un periodo di quiete… o forse no. Tutto quello che "Chihayafuru 2" propone, poteva essere proposto in maniera migliore; durante il torneo troppe puntate sono state sprecate a concentrarsi su avversari abbastanza insignificanti, ponendo in primo piano la sola Chihaya e abbandonando ad un destino anonimo o infame il resto della squadra, vedasi il povero Nishida praticamente ridotto a una macchietta. Paradossalmente a questa constatazione, il personaggio che a fine serie troviamo più maturo, in senso sportivo, è Taichi: il suo percorso però ci viene mostrato in maniera poco continuativa e coerente, tanto che a fine torneo viene spontaneo chiedersi quando il ragazzo sia diventato tanto capace. A livello di sviluppo personale invece, i personaggi sembrano inchiodati a ciò che erano nella serie precedente, specialmente sul lato sentimentale ritroviamo un Taichi poco convincente e perennemente depresso e una Chihaya ottusa quanto prima. Se in questa seconda stagione il team Mizusawa sembra dare poche soddisfazioni, ci pensano gli "antagonisti" a dare il meglio di sé innalzando il livello della serie, mettendoci di fronte un Arata combattivo e deciso e una Shinobu sempre più protagonista. A proposito della "Queen" Shinobu è importante sottolineare come nel corso delle puntate metta maggiormente in mostra il suo particolare carattere e la sua visione del mondo e del gioco, rendendosi protagonista di ogni episodio in cui appare, anche se per pochi minuti. Il team Mizusawa subisce insomma la schiacciante sconfitta morale del duo Arata/Shinobu, i quali formano un'accoppiata vincente in ogni campo.
Nonostante gli evidenti difetti che pongono "Chihayafuru 2" un gradino sotto la prima serie, gli episodi non risparmiano emozioni e risate, senza mai dimenticare la passione e la forza interiore di cui ogni personaggio è dotato. Anche stavolta, mettersi in gioco nel karuta significa mettere in gioco se stessi, come atleti ma anche come persone con i propri limiti e i propri punti di forza, da scoprire, accettare e fare propri per renderli armi vincenti. Le vittorie mai scontate, i sacrifici, l'impegno, la fiducia in se stessi e nella squadra continuano ad essere alla base di questa storia, che non si perde (quasi) mai in vittorie scontate o situazioni surreali.
Tecnicamente l'anime si mantiene sugli ottimi livelli della serie precedente, in un'ottica di continuità di quell'atmosfera calda e gentile a cui eravamo abituati. La colonna sonora rispolvera vecchie tracce e aggiunge una nuova opening e una stupenda ending, anche stavolta cantata dalla dolcissima voce di Asami Seto (doppiatrice di Chihaya). Bellissime anche le character song, in particolare quelle di Taichi, Chihaya e Arata, che esprimono al meglio il carattere e le relazioni dei tre ragazzi.
"Chihayafuru" è un termine che indica un movimento veloce, impetuoso e passionale come la nostra eroina, ma questa seconda serie sembra voler smentire il suo nome a causa della lentezza che accompagna il torneo a squadre. "Chihayafuru 2" non è un brutto anime, anzi, è sicuramente qualcosa di nuovo ed estremamente brillante rispetto alla massa delle produzioni attuali, che non manca di emozionare lo spettatore coinvolgendolo emotivamente nelle vicende dei suoi personaggi. Purtroppo però, dopo una prima serie partita e finita a tutta velocità, è arrivata la decelerazione, quasi una sosta nel turbinio delle emozioni precedentemente provate. Non mi è semplice giudicare "Chihayafuru 2" in modo del tutto oggettivo, difatti, pur con i suoi difetti la serie è riuscita ad entrare nel mio cuore così come aveva fatto la prima, sicuramente in modo meno irruento, ma non per questo meno efficace. La speranza è che, dopo una stagione di stallo, con il prosieguo delle vicende, i personaggi possano trovare un vero sviluppo psicologico che li porti ad essere sempre più determinati e combattivi, colmi di passione così come ci erano stati mostrati all'inizio di questa bella avventura, per rendere giustizia alla parola "Chihayafuru", quel termine che indica qualcosa di potente e irruento, proprio come la nostra protagonista, come la giovinezza, l'amore e la passione che in questa storia assumono la forma di antiche e malinconiche poesie.
Secondo capitolo della storia, vecchi pregi ed antichi difetti tutti riconfermati. E zero innovazione, purtroppo: gli schemi di questo anime sono sempre gli stessi, col Caruta che la fa da assoluto dominatore sovrastando qualsiasi tentativo decente di introdurre una qualsiasi novità.
Così Chihayafuru 2 si rivela essere un gigantesco spot a questa particolarissima attività agonistica tutta giapponese con lunghissimi blocchi di episodi dedicati solo alle partite che, per i profani della materia (ossia il novantanove percento della popolazione mondiale, ossia tutto il pianeta tranne il Giappone), alla lunga risultano abbastanza monotoni, tediosi e spesso incomprensibili.
La parte sentimentale/slice of life è, invece, piuttosto trascurata: all'inizio della serie vengono introdotti due nuovi personaggi ma la loro presenza nel corso dei venticinque episodi si avverte a malapena; l'intreccio sentimentale rimane praticamente invariato rispetto a come l'avevamo lasciato alla fine della prima serie, con i protagonisti che pensano quasi esclusivamente a giocare; gli episodi di intermezzo tra un incontro o un torneo e l'altro sono pochi e non molto divertenti.
La parte dedicata alla trama nella presente recensione sarà, di conseguenza brevissima. Chihayafuru 2 può essere, sostanzialmente in tre parti: torneo regionale, torneo nazionale a squadre, torneo nazionale individuale. I vari protagonisti fissano degli obiettivi e danno il massimo per raggiungerli: Taichi aspira al passaggio in classe A, Chihaya e Arata alla vittoria nei nazionali individuali (anche se in realtà la ragazza aspira a vincere tutto). Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro.
Se tutti questi elementi finiscono per spingere verso il basso il livello della valutazione, vanno però evidenziati anche gli aspetti positivi presenti in questo anime. In primis voglio sottolineare che anche se queste lunghissime partite finiscono alla lunga per annoiare lo spettatore, miracolosamente il livello dell'interesse non scende mai a zero, e questo grazie alla capacità degli attori di instaurare col proprio pubblico un legame che si trasforma in vera e propria partecipazione emotiva: penso che in pochi riusciranno a capire perfettamente cosa sta accadendo durante il gioco, ma difficilmente non si riuscirà a fare il tifo o a non esultare per una vittoria di tizio o caio. I protagonisti, poi, sono la vera punta di diamante di questo anime, capaci di coinvolgere con la loro passione e la loro simpatia; non ho alcun dubbio nell'affermare che per una serie del genere sono un pò sprecati. Tra tutti una particolare nota di merito va assegnata a Shinobu, l'attuale regina del Caruta: quando appare è sempre assolutamente esilarante
Infine, nonostante tutti i difetti evidenziati, devo ammettere di aver letteralmente divorato i venticinque episodi che compongono questa seconda serie di Chihayafuru; e anche in ragione di questo non posso certo assegnargli meno della sufficienza.
Resterò in attesa della terza serie: speriamo non sia solo un nuovo lunghissimo resoconto di partite.
Così Chihayafuru 2 si rivela essere un gigantesco spot a questa particolarissima attività agonistica tutta giapponese con lunghissimi blocchi di episodi dedicati solo alle partite che, per i profani della materia (ossia il novantanove percento della popolazione mondiale, ossia tutto il pianeta tranne il Giappone), alla lunga risultano abbastanza monotoni, tediosi e spesso incomprensibili.
La parte sentimentale/slice of life è, invece, piuttosto trascurata: all'inizio della serie vengono introdotti due nuovi personaggi ma la loro presenza nel corso dei venticinque episodi si avverte a malapena; l'intreccio sentimentale rimane praticamente invariato rispetto a come l'avevamo lasciato alla fine della prima serie, con i protagonisti che pensano quasi esclusivamente a giocare; gli episodi di intermezzo tra un incontro o un torneo e l'altro sono pochi e non molto divertenti.
La parte dedicata alla trama nella presente recensione sarà, di conseguenza brevissima. Chihayafuru 2 può essere, sostanzialmente in tre parti: torneo regionale, torneo nazionale a squadre, torneo nazionale individuale. I vari protagonisti fissano degli obiettivi e danno il massimo per raggiungerli: Taichi aspira al passaggio in classe A, Chihaya e Arata alla vittoria nei nazionali individuali (anche se in realtà la ragazza aspira a vincere tutto). Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro.
Se tutti questi elementi finiscono per spingere verso il basso il livello della valutazione, vanno però evidenziati anche gli aspetti positivi presenti in questo anime. In primis voglio sottolineare che anche se queste lunghissime partite finiscono alla lunga per annoiare lo spettatore, miracolosamente il livello dell'interesse non scende mai a zero, e questo grazie alla capacità degli attori di instaurare col proprio pubblico un legame che si trasforma in vera e propria partecipazione emotiva: penso che in pochi riusciranno a capire perfettamente cosa sta accadendo durante il gioco, ma difficilmente non si riuscirà a fare il tifo o a non esultare per una vittoria di tizio o caio. I protagonisti, poi, sono la vera punta di diamante di questo anime, capaci di coinvolgere con la loro passione e la loro simpatia; non ho alcun dubbio nell'affermare che per una serie del genere sono un pò sprecati. Tra tutti una particolare nota di merito va assegnata a Shinobu, l'attuale regina del Caruta: quando appare è sempre assolutamente esilarante
Infine, nonostante tutti i difetti evidenziati, devo ammettere di aver letteralmente divorato i venticinque episodi che compongono questa seconda serie di Chihayafuru; e anche in ragione di questo non posso certo assegnargli meno della sufficienza.
Resterò in attesa della terza serie: speriamo non sia solo un nuovo lunghissimo resoconto di partite.
La seconda serie di chihayafuro riparte proprio dove aveva lasciato e per non rischiare di migliorare dalla prima serie continua la logica dell'anime sportivo, quindi il resto viene dopo il Karuta, e per resto parlo di analisi psicologica, relazionale, emotive etc. niente di tutto questa la spunta sul padrone assoluto della scena: le carte.
Veniamo alla trama: nuovo anno scolastico, nuova sfida per il club di Karuta e nuovi tornei, al tutto si aggiungono nuovi personaggi che si sperava spingessero l'evoluzione emotiva e sociale del triangolo centrale Taichi/Arata/chihaya, cosa che però non avviene. I nuovi personaggi sono anche loro li per esaltare il Karuta, l'elemento più umano del gruppo, la piccola Oe-san è l'unico sgarro alla procedura di dominazione delle carte su tutto il resto, nel suo silenzio stoico, elegante e fuori tempo da buona appassionata di poemi lei analizza le emozioni e non solo lo stile di gioco e le carte, ma per il resto siamo ancora una volta bloccati nelle partite.
Per quanto avvincente il modo in cui viene descritto un gioco che di fatto non è così intenso ed esaltante, una vera partita di Karuta non è così sconvolgente, anzi ha del palloso dopo poco, non basta per sentirsi appagati dalla storia. Questa scelta di narrazione degli eventi toglie qualcosa all'anime, che poteva dare davvero di più, dove il Karuta era il legame, il collante di un'amicizia incredibile, un triangolo ancora più incredibile perchè nato da un affetto infantile reciprovo che si è cementificato e rimodellato in qualcosa di più adulto e maturo, un legame reso forte da anni ed anni di crescita, si tratta quindi di emozioni difficili da discernere e non patetiche e scontate come un classico shojo. Tuttavia questa possibile analisi resa magica dalla presenza delle carte non si manifesta, perchè queste ultime non cedono il passo, sembra quasi che la cecità di Chihaya sia trasposta anche nello stile narrativo dell'anime, l'indiscusso protagonista non accetta di venir offuscato.
Ad essere davvero onesti c'è qualche tratto di valutazione psicologica/emotiva, ma è talmente vago ed aleatorio, ma soprattutto incentrato nello stratagemma di usare gli occhi analitici di Oe-san per questo, da non risultare nemmeno vagamente sufficiente allo scopo ed anche la notevole consapevolezza a cui la protagonista arriva entro fine serie non ripaga delle ore a fissare le carte che lo spettatore si fa lungo questa seconda serie che di fatto è una successione di tornei in batteria.
Il lato tecnico è buono, le musiche azzeccatissime, danno un tocco maestoso ed epico ai poemi usati nel Karuta, i tratti sono puliti, siamo davanti a disegni gradevoli dai colori sgargianti, perfettamente in linea con la prima serie.
Consiglio ovviamente l'anime, ma diciamo che ha un pochino stancato ora, ci si aspetta di più dai personaggi e a quanto pare urge una terza serie per capire se è possibile averlo questo di più oppure no.
Veniamo alla trama: nuovo anno scolastico, nuova sfida per il club di Karuta e nuovi tornei, al tutto si aggiungono nuovi personaggi che si sperava spingessero l'evoluzione emotiva e sociale del triangolo centrale Taichi/Arata/chihaya, cosa che però non avviene. I nuovi personaggi sono anche loro li per esaltare il Karuta, l'elemento più umano del gruppo, la piccola Oe-san è l'unico sgarro alla procedura di dominazione delle carte su tutto il resto, nel suo silenzio stoico, elegante e fuori tempo da buona appassionata di poemi lei analizza le emozioni e non solo lo stile di gioco e le carte, ma per il resto siamo ancora una volta bloccati nelle partite.
Per quanto avvincente il modo in cui viene descritto un gioco che di fatto non è così intenso ed esaltante, una vera partita di Karuta non è così sconvolgente, anzi ha del palloso dopo poco, non basta per sentirsi appagati dalla storia. Questa scelta di narrazione degli eventi toglie qualcosa all'anime, che poteva dare davvero di più, dove il Karuta era il legame, il collante di un'amicizia incredibile, un triangolo ancora più incredibile perchè nato da un affetto infantile reciprovo che si è cementificato e rimodellato in qualcosa di più adulto e maturo, un legame reso forte da anni ed anni di crescita, si tratta quindi di emozioni difficili da discernere e non patetiche e scontate come un classico shojo. Tuttavia questa possibile analisi resa magica dalla presenza delle carte non si manifesta, perchè queste ultime non cedono il passo, sembra quasi che la cecità di Chihaya sia trasposta anche nello stile narrativo dell'anime, l'indiscusso protagonista non accetta di venir offuscato.
Ad essere davvero onesti c'è qualche tratto di valutazione psicologica/emotiva, ma è talmente vago ed aleatorio, ma soprattutto incentrato nello stratagemma di usare gli occhi analitici di Oe-san per questo, da non risultare nemmeno vagamente sufficiente allo scopo ed anche la notevole consapevolezza a cui la protagonista arriva entro fine serie non ripaga delle ore a fissare le carte che lo spettatore si fa lungo questa seconda serie che di fatto è una successione di tornei in batteria.
Il lato tecnico è buono, le musiche azzeccatissime, danno un tocco maestoso ed epico ai poemi usati nel Karuta, i tratti sono puliti, siamo davanti a disegni gradevoli dai colori sgargianti, perfettamente in linea con la prima serie.
Consiglio ovviamente l'anime, ma diciamo che ha un pochino stancato ora, ci si aspetta di più dai personaggi e a quanto pare urge una terza serie per capire se è possibile averlo questo di più oppure no.
"Chihayafuru 2" è la seconda serie anime tratta dal manga "Chihayafuru" di Yuki Suetsugu, trasmesso durante la stagione invernale e primaverile 2013.
Le vicende riprendono i nostri protagonisti all'inizio del nuovo anno scolastico ed avranno inizialmente a che fare con la ricerca di nuovi iscritti per club di Karuta. Dopo un'affluenza piuttosto numerosa si andranno a vedere quelli che saranno poi i nuovi e solidi iscritti. Per un poco si segue l'insegnamento ed il voler comunicare la passione per il Karuta ai nuovi per poi arrivare al vero ed unico punto di tutta la serie: il torneo nazionale a squadre per scuole superiori e, con qualche attenzione in meno, il torneo individuale.
Infatti, tutta la serie ricopre un arco temporale davvero breve, si segue puntigliosamente ogni incontro del torneo a squadre e nelle partite con personaggi più forti e rilevanti la narrazione arriva ad occupare anche due o tre episodi.
Questa lentezza narrativa riesce ad infastidire ed al contempo emozionare. Se le entusiasmanti partite di Karuta della combriccola riescono a tenere incollati e a desiderare di vedere il seguito, a livello qualitativo e complessivo l'eccessiva lunghezza risulta un coprire in modo pesante intere puntate, sopratutto su partite che potevano essere risolte molto più velocemente e con maggiore leggerezza. C'è da dire però, che essendo tutta la serie concentrata su poche strutture di avvenimenti, il dare così tanto spazio a tutto è stato forse l'unico modo per poter aggiungere sentimento e descrizione dove ci sarebbe potuto essere non troppo su cui cantare.
Rispetto alla prima serie ricca, colma, di partite di tutti i generi, personaggi, crescite e distruzioni, essa si presenta un po' più povera e meno accattivante, narrando però avvenimenti fondamentali alla storia.
Molto probabilmente, visto il manga che prosegue e l'anime che si interrompe su argomenti che preavvisano grandi cambiamenti, ci sarà una terza stagione.
In conclusione trovo che 25 episodi siano stati eccessivi per così poche cose da far realmente vedere, nonostante si riesca per tutti e 25 gli episodi a tenere col cuore in gola il povero (ma felice) spettatore.
Le vicende riprendono i nostri protagonisti all'inizio del nuovo anno scolastico ed avranno inizialmente a che fare con la ricerca di nuovi iscritti per club di Karuta. Dopo un'affluenza piuttosto numerosa si andranno a vedere quelli che saranno poi i nuovi e solidi iscritti. Per un poco si segue l'insegnamento ed il voler comunicare la passione per il Karuta ai nuovi per poi arrivare al vero ed unico punto di tutta la serie: il torneo nazionale a squadre per scuole superiori e, con qualche attenzione in meno, il torneo individuale.
Infatti, tutta la serie ricopre un arco temporale davvero breve, si segue puntigliosamente ogni incontro del torneo a squadre e nelle partite con personaggi più forti e rilevanti la narrazione arriva ad occupare anche due o tre episodi.
Questa lentezza narrativa riesce ad infastidire ed al contempo emozionare. Se le entusiasmanti partite di Karuta della combriccola riescono a tenere incollati e a desiderare di vedere il seguito, a livello qualitativo e complessivo l'eccessiva lunghezza risulta un coprire in modo pesante intere puntate, sopratutto su partite che potevano essere risolte molto più velocemente e con maggiore leggerezza. C'è da dire però, che essendo tutta la serie concentrata su poche strutture di avvenimenti, il dare così tanto spazio a tutto è stato forse l'unico modo per poter aggiungere sentimento e descrizione dove ci sarebbe potuto essere non troppo su cui cantare.
Rispetto alla prima serie ricca, colma, di partite di tutti i generi, personaggi, crescite e distruzioni, essa si presenta un po' più povera e meno accattivante, narrando però avvenimenti fondamentali alla storia.
Molto probabilmente, visto il manga che prosegue e l'anime che si interrompe su argomenti che preavvisano grandi cambiamenti, ci sarà una terza stagione.
In conclusione trovo che 25 episodi siano stati eccessivi per così poche cose da far realmente vedere, nonostante si riesca per tutti e 25 gli episodi a tenere col cuore in gola il povero (ma felice) spettatore.