Kizumonogatari I: Tekketsu-hen
È passato parecchio tempo dall'ultima volta che avevo visto un "Monogatari". Dato che "Nisemonogatari" mi aveva lasciato deluso nel complesso, avevo messo la serie sullo scaffale, e solo recentemente ho deciso di riprenderla su consiglio di alcune persone.
Mi dispiace solo che devo dividere la recensione in tre parti, perché questo sito fa lo stesso con i film.
"Kizumonogatari", prequel di "Bakemonogatari", ci racconta di come Koyomi Araragi, il protagonista, ha incontrato la vampira Shinobu e di come è diventato una creatura della notte. Opera del 2016, a differenza delle altre serie, "Kizumonogatari" arriva sul grande schermo sotto forma di tre diversi film, di cui il primo ci serve come introduzione generale al tutto. Araragi, di ritorno a casa dopo un salto in libreria, si ritrova alla stazione ferroviaria, dove fa una macabra scoperta: stesa in una pozza di sangue e con braccia e gambe mozzate, si trova un'affascinante e bionda donna, la quale in fin di vita gli chiede un servigio: la sua vita in cambio di quella di Araragi. Il protagonista inizialmente scappa in preda al panico, ma, mosso a pietà dal suo buon cuore, decide di sacrificarsi per questa donna. Tuttavia, risvegliatosi, Araragi scopre di essere stranamente ancora in vita e che la donna, chiamata Kissshot, si è trasformata in una bambina, optando di non succhiare tutto il suo sangue per non ucciderlo, ma finendo per trasformare lui stesso in un vampiro.
Questa serie di film, come già detto, funge da introduzione a tutto il ciclo della prima stagione di "Monogatari", ossia "Bakemonogatari", "Nisemonogatari" e "Nekomonogatari", di come Araragi è diventato un essere sovrannaturale e di come ha incontrato personaggi come Hanekawa o Oshino. Lo stile di scrittura rimane lo stesso delle opere dello stesso ciclo: confusionario nelle tempistiche, ma una confusione inaspettatamente gestita abbastanza bene, non risultando né pesante da digerire né da seguire, molto meglio di come ha fatto "Nisemonogatari". Nello specifico, questo primo film non è altro che una gigantesca introduzione al tutto, e la cosa si sente a livello di scrittura: l'andatura è molto lenta. Come abituati in precedenza, il focus principale di tutto sono i dialoghi, ma a questi si aggiunge un qualcosa che davvero raggiunge picchi incredibili: il lato tecnico. Lo stile di disegno e le animazioni devono essere fra i migliori che io abbia mai visto, e lo dico sul serio, la qualità è davvero stellare su questo frangente. Abbiamo il suggestivo miscuglio di immagini del mondo reale quasi digitalizzate sapientemente unito a uno stile anime delicato e dai colori surreali, soprattutto nelle scene della stazione. Le animazioni sono perfette e scorrono davvero come l'acqua. Ho adorato anche l'effetto visivo che hanno saputo dare al mare. Davvero, uno stile magnifico che bisogna solo vedere per credere. Lato sonoro come al solito buono, ma nulla di assurdo come invece è il lato visivo.
Non posso dire molto senza 'spoilerare' i film successivi, ma come introduzione al tutto questo qui è ottimo, con l'unico difetto di avere un ritmo un po' lento. Ovviamente, consigliata la visione.
Mi dispiace solo che devo dividere la recensione in tre parti, perché questo sito fa lo stesso con i film.
"Kizumonogatari", prequel di "Bakemonogatari", ci racconta di come Koyomi Araragi, il protagonista, ha incontrato la vampira Shinobu e di come è diventato una creatura della notte. Opera del 2016, a differenza delle altre serie, "Kizumonogatari" arriva sul grande schermo sotto forma di tre diversi film, di cui il primo ci serve come introduzione generale al tutto. Araragi, di ritorno a casa dopo un salto in libreria, si ritrova alla stazione ferroviaria, dove fa una macabra scoperta: stesa in una pozza di sangue e con braccia e gambe mozzate, si trova un'affascinante e bionda donna, la quale in fin di vita gli chiede un servigio: la sua vita in cambio di quella di Araragi. Il protagonista inizialmente scappa in preda al panico, ma, mosso a pietà dal suo buon cuore, decide di sacrificarsi per questa donna. Tuttavia, risvegliatosi, Araragi scopre di essere stranamente ancora in vita e che la donna, chiamata Kissshot, si è trasformata in una bambina, optando di non succhiare tutto il suo sangue per non ucciderlo, ma finendo per trasformare lui stesso in un vampiro.
Questa serie di film, come già detto, funge da introduzione a tutto il ciclo della prima stagione di "Monogatari", ossia "Bakemonogatari", "Nisemonogatari" e "Nekomonogatari", di come Araragi è diventato un essere sovrannaturale e di come ha incontrato personaggi come Hanekawa o Oshino. Lo stile di scrittura rimane lo stesso delle opere dello stesso ciclo: confusionario nelle tempistiche, ma una confusione inaspettatamente gestita abbastanza bene, non risultando né pesante da digerire né da seguire, molto meglio di come ha fatto "Nisemonogatari". Nello specifico, questo primo film non è altro che una gigantesca introduzione al tutto, e la cosa si sente a livello di scrittura: l'andatura è molto lenta. Come abituati in precedenza, il focus principale di tutto sono i dialoghi, ma a questi si aggiunge un qualcosa che davvero raggiunge picchi incredibili: il lato tecnico. Lo stile di disegno e le animazioni devono essere fra i migliori che io abbia mai visto, e lo dico sul serio, la qualità è davvero stellare su questo frangente. Abbiamo il suggestivo miscuglio di immagini del mondo reale quasi digitalizzate sapientemente unito a uno stile anime delicato e dai colori surreali, soprattutto nelle scene della stazione. Le animazioni sono perfette e scorrono davvero come l'acqua. Ho adorato anche l'effetto visivo che hanno saputo dare al mare. Davvero, uno stile magnifico che bisogna solo vedere per credere. Lato sonoro come al solito buono, ma nulla di assurdo come invece è il lato visivo.
Non posso dire molto senza 'spoilerare' i film successivi, ma come introduzione al tutto questo qui è ottimo, con l'unico difetto di avere un ritmo un po' lento. Ovviamente, consigliata la visione.
La prima cosa che si nota di questa stagione è che ha una colonna sonora più cupa rispetto a quelle precedenti, il che rispecchia anche il contenuto vero e proprio degli episodi. L’impressione è che, tramite il cambiamento di alcuni elementi, abbiano voluto darle un taglio più da film vero e proprio.
Anche la scena iniziale riesce, secondo me, benissimo nell'intento di creare un mood molto più serioso, se paragonato agli archi narrativi precedenti.
La presenza di molte meno "scene nere" o di fotogrammi con del testo scritto riduce nettamente la frenesia da parte dell'osservatore nel tentativo di cogliere anche i minimi dettagli; la sua velocità di scorrimento è sempre stata croce e delizia di questa serie, perché da un lato aggiunge una miriade di dettagli in più, aumentando (idealmente) l’interesse dello spettatore, mentre di contro affatica gli occhi per lo sforzo continuo nel tentativo di perdersi il meno possibile.
Dunque, qua la "sperimentalità" delle animazioni è piuttosto ridotta, con invece una gran cura per il design dei personaggi e del mondo a loro circostante.
Un plauso al combattimento finale (animazioni e svolgimento davvero interessanti) e ad alcune scene drammatiche che mi hanno portato ad empatizzare parecchio con certi personaggi; ottima anche la struttura dei dialoghi che, nonostante le circostanze 'fantasy', permettono una riflessione dello spettatore anche in relazione ad argomenti più terra terra. Il discorso sul gattino che mangia il topo è una di quelle cose che fanno capire l'ipocrisia che spesso risiede nelle nostre azioni e nei nostri ideali; personalmente adoro i discorsi che distruggono le sicurezze e che portano invece alla riflessione e alla discussione.
Occhio, piccola digressione con un mezzo spoiler (beh, più o meno, dai... chi ha visto, capirà. Chi non ha visto, ne dubito). Fa altrettanto 'riflettere' la scena dell'edificio di ginnastica per la quale diversi scienziati si stanno ancora chiedendo come abbia fatto Hanekawa a sconfiggere ogni legge della fisica, facendo implodere il cuore di centilioni di spettatori (perlopiù maschi, suppongo) senza nemmeno toccarli con un dito... Scena spettacolare. Fine spoiler.
Dettagli tecnici a parte, in questo capitolo dell'universo "Monogatari Series" c'è la "prima" comparsa di coprotagonisti come Shinobu e Hanekawa, e non solo loro. Non sono un amante dei prequel, ma, in un universo narrativo così contorto, l'aggiunta di dettagli importanti come le prime interazioni fra certi personaggi chiave non può che aggiungere valore a tutto il racconto.
Anche la scena iniziale riesce, secondo me, benissimo nell'intento di creare un mood molto più serioso, se paragonato agli archi narrativi precedenti.
La presenza di molte meno "scene nere" o di fotogrammi con del testo scritto riduce nettamente la frenesia da parte dell'osservatore nel tentativo di cogliere anche i minimi dettagli; la sua velocità di scorrimento è sempre stata croce e delizia di questa serie, perché da un lato aggiunge una miriade di dettagli in più, aumentando (idealmente) l’interesse dello spettatore, mentre di contro affatica gli occhi per lo sforzo continuo nel tentativo di perdersi il meno possibile.
Dunque, qua la "sperimentalità" delle animazioni è piuttosto ridotta, con invece una gran cura per il design dei personaggi e del mondo a loro circostante.
Un plauso al combattimento finale (animazioni e svolgimento davvero interessanti) e ad alcune scene drammatiche che mi hanno portato ad empatizzare parecchio con certi personaggi; ottima anche la struttura dei dialoghi che, nonostante le circostanze 'fantasy', permettono una riflessione dello spettatore anche in relazione ad argomenti più terra terra. Il discorso sul gattino che mangia il topo è una di quelle cose che fanno capire l'ipocrisia che spesso risiede nelle nostre azioni e nei nostri ideali; personalmente adoro i discorsi che distruggono le sicurezze e che portano invece alla riflessione e alla discussione.
Occhio, piccola digressione con un mezzo spoiler (beh, più o meno, dai... chi ha visto, capirà. Chi non ha visto, ne dubito). Fa altrettanto 'riflettere' la scena dell'edificio di ginnastica per la quale diversi scienziati si stanno ancora chiedendo come abbia fatto Hanekawa a sconfiggere ogni legge della fisica, facendo implodere il cuore di centilioni di spettatori (perlopiù maschi, suppongo) senza nemmeno toccarli con un dito... Scena spettacolare. Fine spoiler.
Dettagli tecnici a parte, in questo capitolo dell'universo "Monogatari Series" c'è la "prima" comparsa di coprotagonisti come Shinobu e Hanekawa, e non solo loro. Non sono un amante dei prequel, ma, in un universo narrativo così contorto, l'aggiunta di dettagli importanti come le prime interazioni fra certi personaggi chiave non può che aggiungere valore a tutto il racconto.
Araragi, appena informato dalla compagna di scuola Hanekawa della probabile esistenza di un vampiro in città, non solo ne viene a contatto, ma salva il vampiro, o meglio la vampira, perché trattasi di una bellissima donna. Dopo averla trovata infatti mutilata e in fin di vita, le offre il suo sangue nel tentativo di ristorarla e curarla.
Interessante e avvincente anime horror soprannaturale, in tre episodi della durata di circa un'ora ciascuno, è veramente ben fatto e intrigante, con la giusta dose di azione.
I personaggi sono una manciata, però molto ben delineati, rappresentati e sviluppati, soprattutto il protagonista Araragi, la prosperosa capoclasse occhialuta Hanekawa e ovviamente la bella misteriosa vampira.
Ben realizzato anche sotto l'aspetto tecnico direi, anche se a volte si eccede un po' troppo con la grafica computerizzata negli sfondi, dove i personaggi, muovendosi, in alcuni casi sembrano stonare.
Da segnalare una scelta inusuale e curiosa, cioè di non rappresentare nessun essere vivente oltre ai protagonisti: non ci sono ad esempio passanti sugli sfondi, e le ambientazioni sono deserte, ordinate, pulite, quasi un palcoscenico.
Tirando le somme, come già detto, questo "Kizumonogatari" mi ha divertito e intrigato molto: breve, ma vivamente consigliato a tutti gli amanti di storie di vampiri.
Interessante e avvincente anime horror soprannaturale, in tre episodi della durata di circa un'ora ciascuno, è veramente ben fatto e intrigante, con la giusta dose di azione.
I personaggi sono una manciata, però molto ben delineati, rappresentati e sviluppati, soprattutto il protagonista Araragi, la prosperosa capoclasse occhialuta Hanekawa e ovviamente la bella misteriosa vampira.
Ben realizzato anche sotto l'aspetto tecnico direi, anche se a volte si eccede un po' troppo con la grafica computerizzata negli sfondi, dove i personaggi, muovendosi, in alcuni casi sembrano stonare.
Da segnalare una scelta inusuale e curiosa, cioè di non rappresentare nessun essere vivente oltre ai protagonisti: non ci sono ad esempio passanti sugli sfondi, e le ambientazioni sono deserte, ordinate, pulite, quasi un palcoscenico.
Tirando le somme, come già detto, questo "Kizumonogatari" mi ha divertito e intrigato molto: breve, ma vivamente consigliato a tutti gli amanti di storie di vampiri.
Finalmente si possono vedere le origini degli eventi di cui vediamo le conseguenze nel resto delle serie "Monogatari".
Il rotoscope può disorientare inizialmente, ma, una volta presa l'abitudine, si capisce quanto i film siano davvero incredibili da vedere. Il voice acting è ancora migliore del solito, ottime le OST, puro 'Shaftporn'. È probabilmente il culmine delle serie "Monogatari", anche grazie al build-up e alla curiosità che la serie ha creato verso gli eventi narrati nel film.
Sono tutti e tre davvero ottimi, forse l'ultimo anche meglio degli altri per il doppiaggio davvero a livelli incredibili. Un must-watch.
Il rotoscope può disorientare inizialmente, ma, una volta presa l'abitudine, si capisce quanto i film siano davvero incredibili da vedere. Il voice acting è ancora migliore del solito, ottime le OST, puro 'Shaftporn'. È probabilmente il culmine delle serie "Monogatari", anche grazie al build-up e alla curiosità che la serie ha creato verso gli eventi narrati nel film.
Sono tutti e tre davvero ottimi, forse l'ultimo anche meglio degli altri per il doppiaggio davvero a livelli incredibili. Un must-watch.
È la punta di diamante della serie "Monogatari", una trilogia che fa da prequel e adatta la novel uscita dopo "Bakemonogatari".
Iniziamo sul quesito più comune, ovvero quando guardarla. "Kizumonogatari" è l'unica serie che teoricamente potreste guardare quando meglio credete, poiché è di fatto un prequel, ma l'ideale potrebbe essere seguire l'ordine di uscita delle novel, ovvero vederla dopo "Bakemonogatari" e prima di "Nisemonogatari".
I tre film sono usciti a distanza di anni, e comunque in contemporanea con il rilascio di "Owarimonogatari" e poi "Zoku Owarimonogatari", quindi a fine della serie: viene da sé che quindi chi seguiva in contemporanea l'ha vista inevitabilmente verso la fine, ma questo non rivoluzionerà l'esperienza, renderà forse solo più complesso capire delle sfumature del rapporto Shinobu/Araragi e il continuo chiedersi cosa diamine sia successo in quella Golden Week.
Storia: 10+
Nisioisin ha un modo tutto suo di raccontare le storie, e questo potrebbe anche non piacere; io semplicemente le trovo sublimi, e nel descriverle fornirò anche qualche mia chiave di lettura personale.
Araragi Koyomi è un liceale asociale che crede che l'amicizia sia solo un qualcosa che renda più deboli. In un periodo di vacanze conosce una ragazza, Hanekawa Tsubasa, che con la sua insistenza e invadenza gli farà cambiare idea sul valore dei rapporti interpersonali; al contempo però Araragi sperimenta una sensazione mai provata, ovvero inizia a provare desiderio sessuale, corre a comprare riviste osé e di tutta fretta corre a casa. Il suo incontrare per la prima volta questo impeto sessuale lo porta a incontrare l'anomalia Kiss Shot, una vampira che è morente, e con i quattro arti amputati e sanguinanti. Perché è amputata? Tre specialisti, o meglio tre capisaldi e convinzioni morali, l'hanno tenuta a bada: Araragi mette in dubbio la moralità della masturbazione e del desiderio sessuale e passionale, dell'amore più puro e ancestrale, e guarda caso uno tra questi specialisti usa come arma una croce gigante. Insomma, Araragi decide di salvare la vampira e quindi di mettersi contro i tre specialisti, per darle i pieni poteri, insomma Araragi arriverà a farsi travolgere dalla storia passionale con Tsubasa, però nel finale vedremo come una storia simile non può durare, Koyomi matura e prende la sua decisione.
Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler
Koyomi di fatto accetta questa anomalia, ovvero accetta il desiderio sessuale e passionale, l'amore nella sua forma più ancestrale, e non vuole eliminarla da sé, ma al contempo impara a padroneggiarla e a ridimensionarla (Shinobu diviene bambina); questo porta poi Araragi a capire che la relazione con Tsubasa non era nulla di più che sesso, tronca la relazione e, come vedremo poi, Hanekawa, che voleva qualcosa di più, ci rimane male, e in seguito porterà a tutte le conseguenze del fatto.
Finora ho dato la mia chiave di lettura, ma il punto è che, anche senza interpretazione, nella sua allegoria rimane comunque una storia avvincente e divinamente bella.
Fine parte contenente spoiler
Personaggi: 10+
La storia si basa interamente su un lavoro di introspezione psicologica di cui la storia stessa ne è allegoria. Devo aggiungere altro?
Comparto tecnico: 10+++
Lo stile è sperimentale, quindi potrebbe anche non piacere, ma la cura nelle animazioni e nel disegno, e in generale la cura nel confezionamento del prodotto, mi hanno lasciato semplicemente senza parole, il tutto ovviamente accompagnato da OST magnifiche.
Conclusione: 10+
"Monogatari" è una serie che non è assolutamente per bambini, sia per l'aspetto sessuale sia per la sua struttura a dialoghi, che la renderebbe veramente barbosa per un bambino. Diciamo che indicativamente non la consiglierei neppure a un ragazzo sotto i sedici anni, perché è probabile che non riesca a capirla interamente; non è detto, ma probabilmente a quell'età si ha l'attenzione e l'interesse volto ad altro. Per essere pienamente apprezzata, "Monogatari" non va vista passivamente, ma cercando di scovarne il senso e l'allegoria, tuttavia credo che possa avere anche una buona parte di pubblico che ne è attratta per lo stile e per il modo originale di raccontare una storia; insomma, è un prodotto che può anche essere apprezzato senza che sia pienamente compreso (io stesso sento di non averne afferrato pienamente il senso), tuttavia richiede sicuramente un minimo di lavoro attivo.
Iniziamo sul quesito più comune, ovvero quando guardarla. "Kizumonogatari" è l'unica serie che teoricamente potreste guardare quando meglio credete, poiché è di fatto un prequel, ma l'ideale potrebbe essere seguire l'ordine di uscita delle novel, ovvero vederla dopo "Bakemonogatari" e prima di "Nisemonogatari".
I tre film sono usciti a distanza di anni, e comunque in contemporanea con il rilascio di "Owarimonogatari" e poi "Zoku Owarimonogatari", quindi a fine della serie: viene da sé che quindi chi seguiva in contemporanea l'ha vista inevitabilmente verso la fine, ma questo non rivoluzionerà l'esperienza, renderà forse solo più complesso capire delle sfumature del rapporto Shinobu/Araragi e il continuo chiedersi cosa diamine sia successo in quella Golden Week.
Storia: 10+
Nisioisin ha un modo tutto suo di raccontare le storie, e questo potrebbe anche non piacere; io semplicemente le trovo sublimi, e nel descriverle fornirò anche qualche mia chiave di lettura personale.
Araragi Koyomi è un liceale asociale che crede che l'amicizia sia solo un qualcosa che renda più deboli. In un periodo di vacanze conosce una ragazza, Hanekawa Tsubasa, che con la sua insistenza e invadenza gli farà cambiare idea sul valore dei rapporti interpersonali; al contempo però Araragi sperimenta una sensazione mai provata, ovvero inizia a provare desiderio sessuale, corre a comprare riviste osé e di tutta fretta corre a casa. Il suo incontrare per la prima volta questo impeto sessuale lo porta a incontrare l'anomalia Kiss Shot, una vampira che è morente, e con i quattro arti amputati e sanguinanti. Perché è amputata? Tre specialisti, o meglio tre capisaldi e convinzioni morali, l'hanno tenuta a bada: Araragi mette in dubbio la moralità della masturbazione e del desiderio sessuale e passionale, dell'amore più puro e ancestrale, e guarda caso uno tra questi specialisti usa come arma una croce gigante. Insomma, Araragi decide di salvare la vampira e quindi di mettersi contro i tre specialisti, per darle i pieni poteri, insomma Araragi arriverà a farsi travolgere dalla storia passionale con Tsubasa, però nel finale vedremo come una storia simile non può durare, Koyomi matura e prende la sua decisione.
Attenzione: il seguente paragrafo contiene spoiler
Koyomi di fatto accetta questa anomalia, ovvero accetta il desiderio sessuale e passionale, l'amore nella sua forma più ancestrale, e non vuole eliminarla da sé, ma al contempo impara a padroneggiarla e a ridimensionarla (Shinobu diviene bambina); questo porta poi Araragi a capire che la relazione con Tsubasa non era nulla di più che sesso, tronca la relazione e, come vedremo poi, Hanekawa, che voleva qualcosa di più, ci rimane male, e in seguito porterà a tutte le conseguenze del fatto.
Finora ho dato la mia chiave di lettura, ma il punto è che, anche senza interpretazione, nella sua allegoria rimane comunque una storia avvincente e divinamente bella.
Fine parte contenente spoiler
Personaggi: 10+
La storia si basa interamente su un lavoro di introspezione psicologica di cui la storia stessa ne è allegoria. Devo aggiungere altro?
Comparto tecnico: 10+++
Lo stile è sperimentale, quindi potrebbe anche non piacere, ma la cura nelle animazioni e nel disegno, e in generale la cura nel confezionamento del prodotto, mi hanno lasciato semplicemente senza parole, il tutto ovviamente accompagnato da OST magnifiche.
Conclusione: 10+
"Monogatari" è una serie che non è assolutamente per bambini, sia per l'aspetto sessuale sia per la sua struttura a dialoghi, che la renderebbe veramente barbosa per un bambino. Diciamo che indicativamente non la consiglierei neppure a un ragazzo sotto i sedici anni, perché è probabile che non riesca a capirla interamente; non è detto, ma probabilmente a quell'età si ha l'attenzione e l'interesse volto ad altro. Per essere pienamente apprezzata, "Monogatari" non va vista passivamente, ma cercando di scovarne il senso e l'allegoria, tuttavia credo che possa avere anche una buona parte di pubblico che ne è attratta per lo stile e per il modo originale di raccontare una storia; insomma, è un prodotto che può anche essere apprezzato senza che sia pienamente compreso (io stesso sento di non averne afferrato pienamente il senso), tuttavia richiede sicuramente un minimo di lavoro attivo.
Nel lontano 2008 viene pubblicato “Kizumonogatari” (“Storia di ferite”), terzo volume della fortunata serie di light novel scritta da Nisio Isin e illustrata da Vofan. Reclamata a gran voce, la sua trasposizione animata arriva nei cinema giapponesi sotto forma di trilogia: nel gennaio 2017 è la volta di “Tekketsu-hen” (“Capitolo del sangue di ferro”), della durata di sessantatré minuti; nell’agosto dello stesso anno tocca a “Nekketsu-hen” (“Capitolo del sangue bollente”), della durata di sessantotto minuti; nel gennaio del 2017 esce infine “Reiketsu-hen” (“Capitolo del sangue freddo”), della durata di ottantadue minuti. I lungometraggi sono prodotti dallo studio Shaft e diretti da Tatsuya Oishi.
I film si configurano come prequel di “Bakemonogatari”. Il liceale Koyomi Araragi, durante le vacanze primaverili, fa amicizia con la bella e affidabile Tsubasa Hanekawa. La ragazza gli racconta che, stando a delle voci, in città si aggira una splendida vampira dai lunghi capelli biondi. Dapprima incredulo, Koyomi si troverà a faccia a faccia con la creatura nei corridoi di una metropolitana: Kiss-shot Acerola-Orion Heart-Under-Blade (questo il suo nome) chiederà il sangue del ragazzo per curare le sue gravi ferite.
Dopo un’attesa lunga vari anni, i fan di Nisio Isin hanno finalmente ottenuto il tanto desiderato anime di “Kizumonogatari”: visto lo strabiliante risultato, non si può certo negare che sia valsa la pena aspettare così tanto tempo.
Tutti e tre i film, innanzitutto, portano al livello più alto il concentrato di splatter e azione presente occasionalmente nelle altre opere del brand. Impossibile annoiarsi, dunque, con la scarica di adrenalina prodotta dai numerosi e sanguinosi combattimenti, realizzati con la massima accuratezza. Ma l’anime, si sa, riesce a intrattenere anche senza aver bisogno di tali elementi: i lunghi e densi dialoghi all’ordine del giorno nelle altre serie cedono qui il posto ad altrettanto esplicativi silenzi, in grado di creare una suspense senza pari (da ricordare, a questo proposito, la scena iniziale di “Tekketsu-hen”). A rompere l’illusoria aura di calma, poi, ci pensano gli eccellenti doppiatori, che con una magistrale interpretazione riescono a rendere al meglio le strazianti grida di terrore o di disperazione di Koyomi o Kiss-shot.
Lasciando da parte quel che potrebbe riguardare il ritmo o la capacità di tenere alta l’attenzione dello spettatore, passiamo ora alla storia. Il recupero degli arti della vampira in tre distinti combattimenti va a costituire il canovaccio di una trama che appare, dunque, lineare e sufficientemente interessante per un prodotto d’intrattenimento. Ma già nel primo film si delineano quei non pochi contenuti che costituiscono il fulcro di “Kizumonogatari”. Innanzitutto assistiamo alla nascita del complicato e tormentato rapporto tra Koyomi e Tsubasa: una relazione importante e fondamentale, visto che Tsubasa è forse la prima amica di lunga durata del ragazzo. In superficie le chiacchierate tra i due potrebbero sembrare delle mere occasioni con cui alleggerire la tensione grazie a del buon fanservice ecchi (presente in quantità non proprio esigue, ma comunque entro i limiti di sopportazione): è tuttavia palese che la presenza della ragazza non sia di poco conto, dato che è su di essa che si basano le azioni e le volontà di Koyomi.
Non da meno è il rapporto ambiguo e speciale che unirà il protagonista alla bella Kiss-shot: un incontro che cambierà sicuramente la vita di entrambi e che getterà le basi per tutta quella serie di tematiche che spesso ricorreranno nelle altre opere. Il ragazzo, così, si troverà a fronteggiare la perdita della propria umanità e il brusco passaggio da una condizione normale e tranquilla a un’altra alquanto surreale. Ma quello che stupisce, e che costituisce il colpo di scena dell’ultimo film, è il ruolo della vampira in tutta la vicenda: una creatura centenaria forte e sicura di sé, che non sembrerebbe avere alcun problema con quella sciocchezza che gli umani chiamano “morte”; eppure la straziante confessione di Kiss-shot rivela un lato tutto nascosto della donna, impensabile anche per tutti coloro che l’avevano vista nelle altre serie del brand. Ecco dunque che la vampira scaverà nelle proprie emozioni assieme al nostro Koyomi, e proprio nella conoscenza di quest’ultimo si andrà a compendiare il semplice, ma profondo significato del titolo dei lungometraggi.
Altro elemento che non ha nulla da invidiare a storia e personaggi è il comparto tecnico. I disegni, infatti, si rivelano gradevolissimi e perfetti ad ogni fotogramma; tra pioggia che sferza l’aria, braccia che si rigenerano e teste che volano via decapitate le animazioni danno il meglio di sé; gli sfondi, dal canto loro, presentano una strabiliante dose di realismo. I colori utilizzati risultano meno brillanti del solito, ma non per questo meno piacevoli per gli occhi: grazie anche a una particolare fotografia, è impossibile non notare lo splendido contrasto tra il colore acceso delle carni di Kiss-shot e il biondo tendente al bianco dei suoi capelli. Il comparto musicale, come al solito, svolge al meglio il proprio lavoro: da ricordare, a questo proposito, la malinconica ending “Étoile et Toi”. A coronare il tutto ci pensa la regia di Tatsuya Oishi, già al timone di “Bakemonogatari”; simpatici e stravaganti alcuni suoi espedienti, come l’indimenticabile sole che sorge da dietro la Terra.
In conclusione, “Kizumonogatari” si è dimostrato un eccellente prodotto di intrattenimento, meraviglioso anche dal punto di vista grafico. Un must per i fan del brand, che sicuramente non vedranno deluse le proprie aspettative. Voto: 9.
I film si configurano come prequel di “Bakemonogatari”. Il liceale Koyomi Araragi, durante le vacanze primaverili, fa amicizia con la bella e affidabile Tsubasa Hanekawa. La ragazza gli racconta che, stando a delle voci, in città si aggira una splendida vampira dai lunghi capelli biondi. Dapprima incredulo, Koyomi si troverà a faccia a faccia con la creatura nei corridoi di una metropolitana: Kiss-shot Acerola-Orion Heart-Under-Blade (questo il suo nome) chiederà il sangue del ragazzo per curare le sue gravi ferite.
Dopo un’attesa lunga vari anni, i fan di Nisio Isin hanno finalmente ottenuto il tanto desiderato anime di “Kizumonogatari”: visto lo strabiliante risultato, non si può certo negare che sia valsa la pena aspettare così tanto tempo.
Tutti e tre i film, innanzitutto, portano al livello più alto il concentrato di splatter e azione presente occasionalmente nelle altre opere del brand. Impossibile annoiarsi, dunque, con la scarica di adrenalina prodotta dai numerosi e sanguinosi combattimenti, realizzati con la massima accuratezza. Ma l’anime, si sa, riesce a intrattenere anche senza aver bisogno di tali elementi: i lunghi e densi dialoghi all’ordine del giorno nelle altre serie cedono qui il posto ad altrettanto esplicativi silenzi, in grado di creare una suspense senza pari (da ricordare, a questo proposito, la scena iniziale di “Tekketsu-hen”). A rompere l’illusoria aura di calma, poi, ci pensano gli eccellenti doppiatori, che con una magistrale interpretazione riescono a rendere al meglio le strazianti grida di terrore o di disperazione di Koyomi o Kiss-shot.
Lasciando da parte quel che potrebbe riguardare il ritmo o la capacità di tenere alta l’attenzione dello spettatore, passiamo ora alla storia. Il recupero degli arti della vampira in tre distinti combattimenti va a costituire il canovaccio di una trama che appare, dunque, lineare e sufficientemente interessante per un prodotto d’intrattenimento. Ma già nel primo film si delineano quei non pochi contenuti che costituiscono il fulcro di “Kizumonogatari”. Innanzitutto assistiamo alla nascita del complicato e tormentato rapporto tra Koyomi e Tsubasa: una relazione importante e fondamentale, visto che Tsubasa è forse la prima amica di lunga durata del ragazzo. In superficie le chiacchierate tra i due potrebbero sembrare delle mere occasioni con cui alleggerire la tensione grazie a del buon fanservice ecchi (presente in quantità non proprio esigue, ma comunque entro i limiti di sopportazione): è tuttavia palese che la presenza della ragazza non sia di poco conto, dato che è su di essa che si basano le azioni e le volontà di Koyomi.
Non da meno è il rapporto ambiguo e speciale che unirà il protagonista alla bella Kiss-shot: un incontro che cambierà sicuramente la vita di entrambi e che getterà le basi per tutta quella serie di tematiche che spesso ricorreranno nelle altre opere. Il ragazzo, così, si troverà a fronteggiare la perdita della propria umanità e il brusco passaggio da una condizione normale e tranquilla a un’altra alquanto surreale. Ma quello che stupisce, e che costituisce il colpo di scena dell’ultimo film, è il ruolo della vampira in tutta la vicenda: una creatura centenaria forte e sicura di sé, che non sembrerebbe avere alcun problema con quella sciocchezza che gli umani chiamano “morte”; eppure la straziante confessione di Kiss-shot rivela un lato tutto nascosto della donna, impensabile anche per tutti coloro che l’avevano vista nelle altre serie del brand. Ecco dunque che la vampira scaverà nelle proprie emozioni assieme al nostro Koyomi, e proprio nella conoscenza di quest’ultimo si andrà a compendiare il semplice, ma profondo significato del titolo dei lungometraggi.
Altro elemento che non ha nulla da invidiare a storia e personaggi è il comparto tecnico. I disegni, infatti, si rivelano gradevolissimi e perfetti ad ogni fotogramma; tra pioggia che sferza l’aria, braccia che si rigenerano e teste che volano via decapitate le animazioni danno il meglio di sé; gli sfondi, dal canto loro, presentano una strabiliante dose di realismo. I colori utilizzati risultano meno brillanti del solito, ma non per questo meno piacevoli per gli occhi: grazie anche a una particolare fotografia, è impossibile non notare lo splendido contrasto tra il colore acceso delle carni di Kiss-shot e il biondo tendente al bianco dei suoi capelli. Il comparto musicale, come al solito, svolge al meglio il proprio lavoro: da ricordare, a questo proposito, la malinconica ending “Étoile et Toi”. A coronare il tutto ci pensa la regia di Tatsuya Oishi, già al timone di “Bakemonogatari”; simpatici e stravaganti alcuni suoi espedienti, come l’indimenticabile sole che sorge da dietro la Terra.
In conclusione, “Kizumonogatari” si è dimostrato un eccellente prodotto di intrattenimento, meraviglioso anche dal punto di vista grafico. Un must per i fan del brand, che sicuramente non vedranno deluse le proprie aspettative. Voto: 9.
Il primo film di questa trilogia, prequel di "Bakemonogatari", si incentra sugli avvenimenti derivanti dall'incontro di Araragi Koyomi e un vampiro gravemente ferito. Durante lo svolgersi degli eventi si dà grande risalto alle emozioni e ai sentimenti dei personaggi, con il solito susseguirsi di passeggiate e dialoghi che risulta ricorrente nei titoli della "Monogatari Series". Abbiamo però una differenza dal punto di vista grafico, infatti la grafica di questo film risulta essere un miscuglio ben organizzato di tecniche diverse, tra cui l'uso di un nuovo design per i personaggi e le animazione di ottima qualità che risultano essere delle iperboli di varie azioni (quelle che vengono definite sakuga). Tutta la storia viene accompagnata da un ottimo comparto audio che riesce a migliorare le varie scene, specialmente quelle che necessitano di una grande tensione. Va anche detto che, anche se il film va posizionato cronologicamente prima di "Bakemonogatari", è consigliabile vederlo per ultimo, così da cogliere tutti quei collegamenti agli altri capitoli.
Per concludere, lo ritengo un ottimo film d'animazione che, come tutti i capitoli della "Monogatari Series", non si basa sugli eventi in sé ma sui personaggi che vengono messi al centro dell'opera.
Per concludere, lo ritengo un ottimo film d'animazione che, come tutti i capitoli della "Monogatari Series", non si basa sugli eventi in sé ma sui personaggi che vengono messi al centro dell'opera.
Recensisco quando ancora è disponibile solo il primo dei tre film che compongono l'adattamento cinematografico di "Kizumonogatari", ovvero "Tekketsu-Hen", letteralmente il capitolo del sangue di ferro.
Non riassumerò la trama, già presente nella scheda dell'anime, andrò invece dritto al punto. Questo film è praticamente perfetto. Il comparto grafico è tra i più elevati di sempre, sperimentazione di una combinazione vincente di animazione tradizionale per quanto riguarda i personaggi e ambienti 3D, talmente ben fatti da risultare quasi reali. Le animazioni sono fluidissime, le inquadrature degne d'un dipinto e i colori accesissimi. L'impatto psicologico di certe scene è quasi devastante per il realismo con cui sono rese, anche nell'atmosfera di irrealtà data dal tema sovrannaturale. Graficamente è di certo superiore ad ogni altro capitolo della serie, e probabilmente anche alla stragrande maggioranza degli anime prodotti fino ad oggi.
Anche le musiche fanno il loro sporco lavoro, così come nelle precedenti serie. Il tema è sempre adatto alla situazione, con picchi nei momenti più emozionalmente complessi (l'incontro con Kiss-Shot su tutti) o anche nella stessa opening, che sembra staccare brutalmente dal film stesso. Sulle voci c'è poco da dire, già apprezzatissime nelle altre serie, assolutamente all'altezza dell'opera in toto. Menzione d'onore all'interpretazione di Kiss-Shot stessa nella metropolitana.
Parlando di personaggi, si toccano livelli di profondità dei personaggi mai visti. A una prima visione può non risultare, ma già alla seconda, e avendo visto gli altri capitoli delle "Monogatari Series", ci si rende conto della complessità psicologica di Araragi e Hanekawa, che spiccano sugli altri cinque (cinque!) personaggi presenti nel film. Soprattutto Hanekawa, presente per breve tempo nella pellicola, ne diventa subito protagonista, gettando luce su delle sfaccettature del personaggio ancora mai affrontate nella serie. Lo stesso Araragi è completamente diverso da quello sempre conosciuto, ma strizza l'occhio agli eventi di "Owarimonogatari" in maniera alquanto palese e piacevole. Il top.
L'ho già accennato prima, ma certe scene, come l'incontro con Kiss-Shot e quello con Hanekawa, sono opere d'arte di carattere psicologico, mentre altre, come la scena d'apertura con Araragi in fiamme sono uno spettacolo per gli occhi (io rimarrei a guardarlo bruciare per ore. Non sono sadico, giuro).
In conclusione, lo ritengo uno dei film d'animazione più belli di sempre. Ovviamente, se accompagnato da una discreta conoscenza dell'universo delle "Monogatari Series". E' un prequel, sì, ma va visto dopo, assolutamente. Promosso a pieni voti, aspetto con ansia il secondo capitolo.
Non riassumerò la trama, già presente nella scheda dell'anime, andrò invece dritto al punto. Questo film è praticamente perfetto. Il comparto grafico è tra i più elevati di sempre, sperimentazione di una combinazione vincente di animazione tradizionale per quanto riguarda i personaggi e ambienti 3D, talmente ben fatti da risultare quasi reali. Le animazioni sono fluidissime, le inquadrature degne d'un dipinto e i colori accesissimi. L'impatto psicologico di certe scene è quasi devastante per il realismo con cui sono rese, anche nell'atmosfera di irrealtà data dal tema sovrannaturale. Graficamente è di certo superiore ad ogni altro capitolo della serie, e probabilmente anche alla stragrande maggioranza degli anime prodotti fino ad oggi.
Anche le musiche fanno il loro sporco lavoro, così come nelle precedenti serie. Il tema è sempre adatto alla situazione, con picchi nei momenti più emozionalmente complessi (l'incontro con Kiss-Shot su tutti) o anche nella stessa opening, che sembra staccare brutalmente dal film stesso. Sulle voci c'è poco da dire, già apprezzatissime nelle altre serie, assolutamente all'altezza dell'opera in toto. Menzione d'onore all'interpretazione di Kiss-Shot stessa nella metropolitana.
Parlando di personaggi, si toccano livelli di profondità dei personaggi mai visti. A una prima visione può non risultare, ma già alla seconda, e avendo visto gli altri capitoli delle "Monogatari Series", ci si rende conto della complessità psicologica di Araragi e Hanekawa, che spiccano sugli altri cinque (cinque!) personaggi presenti nel film. Soprattutto Hanekawa, presente per breve tempo nella pellicola, ne diventa subito protagonista, gettando luce su delle sfaccettature del personaggio ancora mai affrontate nella serie. Lo stesso Araragi è completamente diverso da quello sempre conosciuto, ma strizza l'occhio agli eventi di "Owarimonogatari" in maniera alquanto palese e piacevole. Il top.
L'ho già accennato prima, ma certe scene, come l'incontro con Kiss-Shot e quello con Hanekawa, sono opere d'arte di carattere psicologico, mentre altre, come la scena d'apertura con Araragi in fiamme sono uno spettacolo per gli occhi (io rimarrei a guardarlo bruciare per ore. Non sono sadico, giuro).
In conclusione, lo ritengo uno dei film d'animazione più belli di sempre. Ovviamente, se accompagnato da una discreta conoscenza dell'universo delle "Monogatari Series". E' un prequel, sì, ma va visto dopo, assolutamente. Promosso a pieni voti, aspetto con ansia il secondo capitolo.