Undead Unluck
"Avrei voluto dargli 9, ma son contento di non dover scendere sotto l'8".
Potrei dire solo questo e risparmiarmi di scrivere una recensione.
Ciononostante, da un lato mi piace analizzare le storie, dall'altro vengo criticato anche quando argomento le mie posizioni, figurarsi se smettessi di farlo.
Quindi, citando the weakest brazilian male, "Let's dance!".
Non conoscevo "Undead Unluck" quando ho iniziato a vederlo.
Il suo marketing non mi era arrivato, la mia allergia per le community non mi aveva fatto leggere discussioni al riguardo e, se ho iniziato a guardarlo, è stato per motivi terziari abbastanza puerili.
In queste occasioni, per lo spettatore comune è il primo impatto a farla da padrone, e sicuramente "Undead Unluck" sa presentarsi bene sin dal primo episodio, capace esso di introdurre al meglio le sue premesse, oltre ad avere una sequenza iniziale, originale dell'anime, molto potente esteticamente, anche se forse un po' fuorviante, non essendo rappresentativa dello spirito dell'opera.
Ma tant'è.
Detto ciò, io non sono uno spettatore medio.
Questo significa che, nel bene e nel male, non mi fermo mai alle prime impressioni.
So bene che le opere di un certo tipo si devono presentare bene, e quindi mettono molta cura nel primo episodio, che non è detto sarà poi mantenuta nel resto della serie. Dopotutto, viviamo nell'epoca delle scuole creative che insegnano a "catturare lo spettatore", ma un po' di meno a creare un'opera con una dignità.
Le persone credono che gli inizi e i finali siano le parti più importanti di un'opera, ma chi ha conoscenza vera del processo creativo sa bene che è lo svolgimento il luogo dove si riconosce la maestria dall'incapacità. Un'opera narrativa è paragonabile a una partita di scacchi di alto livello: i giocatori esperti conoscono quasi a memoria aperture e chiusure di una partita, e le svolgono in automatico, mentre è nel medio gioco che si decide la partita vera e propria. Quando non hai certezze, quando ci sono troppe strade e variabili, e devi capire come sfruttarle e indirizzarle - in parole povere, quando sono solo la tua sensibilità e la tua esperienza a fare la differenza.
Ma perché sto facendo questa parentesi?
Perché anche da questo punto di vista "Undead Unluck" mi stava soddisfacendo.
Sin dall'inizio, venivano introdotti elementi di contesto narrativo (quello che volgarmente è detto "world building") molto interessanti, che lasciavano spazio a possibili evoluzioni non del tutto prevedibili, capaci di creare una storia che, pur rimanendo nei canoni delle opere che noi identifichiamo come "shonen", si presentava molto più fresca e atipica di altre.
Sul lungo andare, mi sono ritrovato piacevolmente colpito a dover constatare che fosse effettivamente così, e che c'era la capacità di rendere l'opera davvero interessante.
Ma non sono solo le singole idee ad essere interessanti (perché le idee originali le hanno anche i bambini), ma era il modo in cui venivano introdotte a valorizzarle.
Ad esempio, una delle prime cose che veniamo a scoprire è che nel cielo notturno non ci sono le stelle, c'è solo la Luna. Questa cosa non viene caricata all'inverosimile perché "O mio dio! Colpo di scena!", ma viene detta con naturalezza, com'è naturale per i personaggi in quel momento della storia, e viene lasciato allo spettatore di ragionare sulle implicazioni di ciò, anche facendo riferimento a quanto sa, e quanto verrà a sapere in futuro.
Questo elemento, nella sua semplicità, mostra un'intelligenza nello scrivere e, soprattutto, un rispetto per l'utente finale dell'opera, che non è da dare per scontato, soprattutto nelle opere contemporanee, che da un lato sono spesso scritte nel modo più pedante e didascalico possibile, dall'altro si rivolgono a un pubblico che è sempre più superficiale e confonde sempre più spesso l'oro con la pirite, per non dire altro.
"Undead Unluck" non è un'opera profonda, non vuole esserlo, ma nella sua composizione ha molta più dignità e consapevolezza di altre che sono state definite capolavori contemporanei.
Detto ciò, ho lasciato intendere che ci fossero degli elementi criticabili, e ce ne sono.
Innanzitutto, delle volte il ritmo narrativo non è ottimale. Di solito si tratta di cose facilmente ignorabili; ciononostante, così non è per la parte centrale della seconda metà dell'anime.
Gli eventi in essa racconti sono molto "distesi", riempiendo interi episodi anche laddove forse non ce ne sarebbe bisogno, risultando allungati in un modo che può dare facilmente fastidio. Da quello che ho sentito, ma non ne ho la conferma, questo accade per la quantità di capitoli piuttosto bassa che si è deciso di adattare in quella porzione di episodi. Sono disposto a credere a questa considerazione, perché, di base, la scrittura si mantiene sempre sullo stesso livello, è "solo" il ritmo a non essere ottimale.
È pur vero che, comunque, quella parte un'ingenuità di scrittura la presenta.
Comprensibile, dato che, da quanto ho potuto constatare, questa storia è la prima opera di un certo livello del suo autore, ma va comunque fatta notare.
Tutta quella porzione di eventi si origina a seguito del tradimento di un personaggio relativamente importante. Il problema è che, essendo relativamente all'inizio della storia, per quanto quel personaggio fosse anche stato approfondito con un flashback, il potenziale emotivo di un tale momento è sicuramente ridotto dal fatto che non si ha avuto modo di affezionarcisi più di tanto.
Si tratta comunque di un bel momento, che non presenta errori "veri" di scrittura, ma che ne esce molto depotenziato rispetto a quanto sarebbe potuto essere.
Nella visione d'insieme, dunque, quella parte dell'anime rimane quindi l'unico momento davvero criticabile. Pur essendo un peccato, e il motivo principe per cui non me la sento di dare 9 ad "Undead Unluck", direi che, visti gli alti e bassi di altre opere, è andata anche piuttosto bene.
A livello tecnico, l'anime di David Productions è più che buono.
Non è "Jojo" (e forse sarebbe stupido aspettarsi che lo fosse), ma le animazioni 2D non hanno praticamente difetto alcuno. Un po' un peccato che, anche se non in modo preponderante, ogni tanto si sia ricorso a della CGI non esattamente ottimale, pur se migliore di altri anime. Ogni tanto avrei preferito dei passaggi registici leggermente più chiari durante gli scontri, ma sono comunque tutti perfettamente leggibili e non creano confusione alcuna.
La colonna sonora non l'ho trovata memorabile, ma funziona.
La opening e la ending della prima metà dell'anime mi piacciono molto, mentre quelle della seconda mi fanno schifo, ma non sono oggettivamente brutte.
"Undead Unluck" merita di essere seguito, e spero che in tanti lo facciano.
Auf wiedersehen!
Potrei dire solo questo e risparmiarmi di scrivere una recensione.
Ciononostante, da un lato mi piace analizzare le storie, dall'altro vengo criticato anche quando argomento le mie posizioni, figurarsi se smettessi di farlo.
Quindi, citando the weakest brazilian male, "Let's dance!".
Non conoscevo "Undead Unluck" quando ho iniziato a vederlo.
Il suo marketing non mi era arrivato, la mia allergia per le community non mi aveva fatto leggere discussioni al riguardo e, se ho iniziato a guardarlo, è stato per motivi terziari abbastanza puerili.
In queste occasioni, per lo spettatore comune è il primo impatto a farla da padrone, e sicuramente "Undead Unluck" sa presentarsi bene sin dal primo episodio, capace esso di introdurre al meglio le sue premesse, oltre ad avere una sequenza iniziale, originale dell'anime, molto potente esteticamente, anche se forse un po' fuorviante, non essendo rappresentativa dello spirito dell'opera.
Ma tant'è.
Detto ciò, io non sono uno spettatore medio.
Questo significa che, nel bene e nel male, non mi fermo mai alle prime impressioni.
So bene che le opere di un certo tipo si devono presentare bene, e quindi mettono molta cura nel primo episodio, che non è detto sarà poi mantenuta nel resto della serie. Dopotutto, viviamo nell'epoca delle scuole creative che insegnano a "catturare lo spettatore", ma un po' di meno a creare un'opera con una dignità.
Le persone credono che gli inizi e i finali siano le parti più importanti di un'opera, ma chi ha conoscenza vera del processo creativo sa bene che è lo svolgimento il luogo dove si riconosce la maestria dall'incapacità. Un'opera narrativa è paragonabile a una partita di scacchi di alto livello: i giocatori esperti conoscono quasi a memoria aperture e chiusure di una partita, e le svolgono in automatico, mentre è nel medio gioco che si decide la partita vera e propria. Quando non hai certezze, quando ci sono troppe strade e variabili, e devi capire come sfruttarle e indirizzarle - in parole povere, quando sono solo la tua sensibilità e la tua esperienza a fare la differenza.
Ma perché sto facendo questa parentesi?
Perché anche da questo punto di vista "Undead Unluck" mi stava soddisfacendo.
Sin dall'inizio, venivano introdotti elementi di contesto narrativo (quello che volgarmente è detto "world building") molto interessanti, che lasciavano spazio a possibili evoluzioni non del tutto prevedibili, capaci di creare una storia che, pur rimanendo nei canoni delle opere che noi identifichiamo come "shonen", si presentava molto più fresca e atipica di altre.
Sul lungo andare, mi sono ritrovato piacevolmente colpito a dover constatare che fosse effettivamente così, e che c'era la capacità di rendere l'opera davvero interessante.
Ma non sono solo le singole idee ad essere interessanti (perché le idee originali le hanno anche i bambini), ma era il modo in cui venivano introdotte a valorizzarle.
Ad esempio, una delle prime cose che veniamo a scoprire è che nel cielo notturno non ci sono le stelle, c'è solo la Luna. Questa cosa non viene caricata all'inverosimile perché "O mio dio! Colpo di scena!", ma viene detta con naturalezza, com'è naturale per i personaggi in quel momento della storia, e viene lasciato allo spettatore di ragionare sulle implicazioni di ciò, anche facendo riferimento a quanto sa, e quanto verrà a sapere in futuro.
Questo elemento, nella sua semplicità, mostra un'intelligenza nello scrivere e, soprattutto, un rispetto per l'utente finale dell'opera, che non è da dare per scontato, soprattutto nelle opere contemporanee, che da un lato sono spesso scritte nel modo più pedante e didascalico possibile, dall'altro si rivolgono a un pubblico che è sempre più superficiale e confonde sempre più spesso l'oro con la pirite, per non dire altro.
"Undead Unluck" non è un'opera profonda, non vuole esserlo, ma nella sua composizione ha molta più dignità e consapevolezza di altre che sono state definite capolavori contemporanei.
Detto ciò, ho lasciato intendere che ci fossero degli elementi criticabili, e ce ne sono.
Innanzitutto, delle volte il ritmo narrativo non è ottimale. Di solito si tratta di cose facilmente ignorabili; ciononostante, così non è per la parte centrale della seconda metà dell'anime.
Gli eventi in essa racconti sono molto "distesi", riempiendo interi episodi anche laddove forse non ce ne sarebbe bisogno, risultando allungati in un modo che può dare facilmente fastidio. Da quello che ho sentito, ma non ne ho la conferma, questo accade per la quantità di capitoli piuttosto bassa che si è deciso di adattare in quella porzione di episodi. Sono disposto a credere a questa considerazione, perché, di base, la scrittura si mantiene sempre sullo stesso livello, è "solo" il ritmo a non essere ottimale.
È pur vero che, comunque, quella parte un'ingenuità di scrittura la presenta.
Comprensibile, dato che, da quanto ho potuto constatare, questa storia è la prima opera di un certo livello del suo autore, ma va comunque fatta notare.
Tutta quella porzione di eventi si origina a seguito del tradimento di un personaggio relativamente importante. Il problema è che, essendo relativamente all'inizio della storia, per quanto quel personaggio fosse anche stato approfondito con un flashback, il potenziale emotivo di un tale momento è sicuramente ridotto dal fatto che non si ha avuto modo di affezionarcisi più di tanto.
Si tratta comunque di un bel momento, che non presenta errori "veri" di scrittura, ma che ne esce molto depotenziato rispetto a quanto sarebbe potuto essere.
Nella visione d'insieme, dunque, quella parte dell'anime rimane quindi l'unico momento davvero criticabile. Pur essendo un peccato, e il motivo principe per cui non me la sento di dare 9 ad "Undead Unluck", direi che, visti gli alti e bassi di altre opere, è andata anche piuttosto bene.
A livello tecnico, l'anime di David Productions è più che buono.
Non è "Jojo" (e forse sarebbe stupido aspettarsi che lo fosse), ma le animazioni 2D non hanno praticamente difetto alcuno. Un po' un peccato che, anche se non in modo preponderante, ogni tanto si sia ricorso a della CGI non esattamente ottimale, pur se migliore di altri anime. Ogni tanto avrei preferito dei passaggi registici leggermente più chiari durante gli scontri, ma sono comunque tutti perfettamente leggibili e non creano confusione alcuna.
La colonna sonora non l'ho trovata memorabile, ma funziona.
La opening e la ending della prima metà dell'anime mi piacciono molto, mentre quelle della seconda mi fanno schifo, ma non sono oggettivamente brutte.
"Undead Unluck" merita di essere seguito, e spero che in tanti lo facciano.
Auf wiedersehen!