Tokyo ESP
"Tokyo ESP" è riuscito veramente a sorprendermi! E' un'opera stravolgente, nel vero senso della parola! E' un anime capace di mostrarti un episodio di apertura tale da farti quasi rimanere a bocca aperta, tale da farti quasi pensare a un possibile "capolavoro", ma è anche un anime capace di annullare immediatamente quanto di buono visto in quella breve parentesi di apertura e, come se non bastasse, riesce incredibilmente bene nel mettere in mostra un'incredibile e innumerevole serie di limiti e carenze durante tutto l'arco narrativo residuo (fortunatamente assai breve).
Onestamente devo sforzarmi veramente al limite per trovare qualcosa di vagamente difendibile in ciò che ho visionato successivamente al primo episodio, e qualsivoglia tesi difensiva sarebbe veramente fragile oltreché puramente soggettiva. Il compito diventa assai arduo anche nell'elencare gli innumerevoli difetti, dato che non saprei da dove cominciare e facilmente mi dimenticherò qualcosa per strada, ma forse è anche meglio così: a questo punto, mi sembrerebbe di "sparare sull'ambulanza".
Come già accennato precedentemente, "Tokyo ESP" parte in quarta mostrandoci un primo episodio sfavillante sotto svariati punti di vista, narrativamente intrigante, pieno di scene d'azione potenti, tutte quante tese e forse persino troppo spettacolari, e una soundtrack da film americano; ma si tratta di un riuscitissimo specchietto per le allodole: dal secondo episodio vengono presentati i protagonisti principali e incredibilmente il castello di carte viene giù quasi completamente, si perde la serietà che ci avevano lasciato immaginare (la rivedremo solo a piccoli sprazzi nel corso dell'opera), vengono aggiunti elementi frivoli assolutamente inadeguati all'apparente natura dell'anime, come pinguini volanti, panda maestri di arti marziali, pesci luminosi svolazzanti che avrebbero certamente fatto la felicità di Capitan Findus, se solo fosse stato presente anche lui nel cast (e ci sarebbe stato bene, ve lo assicuro). Tutto qua? No, dico, vogliamo scherzare? Menzione particolare andrebbe portata anche alla mediocrità della caratterizzazione di tutti i personaggi, nessuno escluso, molti dei quali (anche tra i comprimari) prendono un'ignobile ispirazione da personaggi di film e quant'altro, e non si tratta semplicemente di un tributo, ma di manifesta carenza di idee nel creare qualcosa di valido e vagamente originale. Dovremmo fare un accenno a una sceneggiatura miserabile con avvenimenti spesso privi di sufficiente logica: tale difetto si ripercuote facilmente anche nell'impalpabilità dei dialoghi e nell'assurdità di diverse scelte e situazioni, tanto da cadere spesso nel ridicolo. Doveva essere un'opera seria e aveva grosse potenzialità, ma il lavoro svolto si è rivelato fallimentare, oserei dire quasi a 360 gradi, creando dunque una serie indubbiamente mal realizzata che potrebbe dar soddisfazione solo a un pubblico giovane o comunque con poca esperienza pregressa; in caso contrario, sarebbe sin troppo facile restare delusi dalla poca serietà di molte situazioni e da sviluppi privi di originalità nonché di profondità, di logica e di "credibilità", relativamente al contesto fantasioso dell'opera stessa, ovviamente.
Tecnicamente parlando, siamo dinnanzi a un comparto grafico altalenante, ma di base anch'esso poco curato e originale, specialmente prendendo in esame i volti dei personaggi poco dettagliati.
Il finale è aperto, potremmo dire che tenta di dare un accenno di spiegazioni, ma... finisce lì, sul più bello (si fa per dire). Pare evidente che abbiano lasciato il tutto aperto in favore di una possibile seconda stagione, che - in tal caso - mi guarderò bene dal seguire.
Vivere pensando che i miracoli non esistano, oppure che tutto ciò che accade sia un miracolo
Potrebbe sembrare una citazione di Marzullo e invece fa parte dell'anime in questione, ma con una sceneggiatura di questo tipo, con così tante baggianate inserite in abbondanza, con dei personaggi apparentemente interessanti ma all'atto pratico scialbi e privi di sufficiente mordente (in quanto mal caratterizzati), neanche un miracolo potrebbe in qualche modo risollevare il mio interesse per questo mezzo supplizio che catalogherei senza alcun indugio tra i peggiori lavori svolti nell'ambito dell'annata 2014.
Se vi piacciono le opere d'azione e le gradite "ben confezionate", ossia seriose, con dei personaggi carismatici, una trama ben costruita e profonda, e magari un finale degno di questo nome... beh, guardatevi intorno e troverete agevolmente qualcosa di molto più degno rispetto a "Tokyo ESP".
Il voto sarebbe un 3.5 per quanto mi riguarda, ma non me la sento proprio di regalargli quel mezzo in più da poter arrotondare per eccesso.
Onestamente devo sforzarmi veramente al limite per trovare qualcosa di vagamente difendibile in ciò che ho visionato successivamente al primo episodio, e qualsivoglia tesi difensiva sarebbe veramente fragile oltreché puramente soggettiva. Il compito diventa assai arduo anche nell'elencare gli innumerevoli difetti, dato che non saprei da dove cominciare e facilmente mi dimenticherò qualcosa per strada, ma forse è anche meglio così: a questo punto, mi sembrerebbe di "sparare sull'ambulanza".
Come già accennato precedentemente, "Tokyo ESP" parte in quarta mostrandoci un primo episodio sfavillante sotto svariati punti di vista, narrativamente intrigante, pieno di scene d'azione potenti, tutte quante tese e forse persino troppo spettacolari, e una soundtrack da film americano; ma si tratta di un riuscitissimo specchietto per le allodole: dal secondo episodio vengono presentati i protagonisti principali e incredibilmente il castello di carte viene giù quasi completamente, si perde la serietà che ci avevano lasciato immaginare (la rivedremo solo a piccoli sprazzi nel corso dell'opera), vengono aggiunti elementi frivoli assolutamente inadeguati all'apparente natura dell'anime, come pinguini volanti, panda maestri di arti marziali, pesci luminosi svolazzanti che avrebbero certamente fatto la felicità di Capitan Findus, se solo fosse stato presente anche lui nel cast (e ci sarebbe stato bene, ve lo assicuro). Tutto qua? No, dico, vogliamo scherzare? Menzione particolare andrebbe portata anche alla mediocrità della caratterizzazione di tutti i personaggi, nessuno escluso, molti dei quali (anche tra i comprimari) prendono un'ignobile ispirazione da personaggi di film e quant'altro, e non si tratta semplicemente di un tributo, ma di manifesta carenza di idee nel creare qualcosa di valido e vagamente originale. Dovremmo fare un accenno a una sceneggiatura miserabile con avvenimenti spesso privi di sufficiente logica: tale difetto si ripercuote facilmente anche nell'impalpabilità dei dialoghi e nell'assurdità di diverse scelte e situazioni, tanto da cadere spesso nel ridicolo. Doveva essere un'opera seria e aveva grosse potenzialità, ma il lavoro svolto si è rivelato fallimentare, oserei dire quasi a 360 gradi, creando dunque una serie indubbiamente mal realizzata che potrebbe dar soddisfazione solo a un pubblico giovane o comunque con poca esperienza pregressa; in caso contrario, sarebbe sin troppo facile restare delusi dalla poca serietà di molte situazioni e da sviluppi privi di originalità nonché di profondità, di logica e di "credibilità", relativamente al contesto fantasioso dell'opera stessa, ovviamente.
Tecnicamente parlando, siamo dinnanzi a un comparto grafico altalenante, ma di base anch'esso poco curato e originale, specialmente prendendo in esame i volti dei personaggi poco dettagliati.
Il finale è aperto, potremmo dire che tenta di dare un accenno di spiegazioni, ma... finisce lì, sul più bello (si fa per dire). Pare evidente che abbiano lasciato il tutto aperto in favore di una possibile seconda stagione, che - in tal caso - mi guarderò bene dal seguire.
Vivere pensando che i miracoli non esistano, oppure che tutto ciò che accade sia un miracolo
Potrebbe sembrare una citazione di Marzullo e invece fa parte dell'anime in questione, ma con una sceneggiatura di questo tipo, con così tante baggianate inserite in abbondanza, con dei personaggi apparentemente interessanti ma all'atto pratico scialbi e privi di sufficiente mordente (in quanto mal caratterizzati), neanche un miracolo potrebbe in qualche modo risollevare il mio interesse per questo mezzo supplizio che catalogherei senza alcun indugio tra i peggiori lavori svolti nell'ambito dell'annata 2014.
Se vi piacciono le opere d'azione e le gradite "ben confezionate", ossia seriose, con dei personaggi carismatici, una trama ben costruita e profonda, e magari un finale degno di questo nome... beh, guardatevi intorno e troverete agevolmente qualcosa di molto più degno rispetto a "Tokyo ESP".
Il voto sarebbe un 3.5 per quanto mi riguarda, ma non me la sento proprio di regalargli quel mezzo in più da poter arrotondare per eccesso.
Questo anime è molto americano per trama e tematiche.
Tratta di superpoteri, di gente che all'improvviso si ritrova "diversa", dotata di poteri inimmaginabili. E ovviamente questi personaggi spesso vanno a richiamare personaggi della Marvel, spingendo sempre più sul pedale delle similitudini tra questa serie e gli "X-Men".
Anche qui abbiamo infatti un gruppo di "mutanti" malvagi, che compiono atti terroristici e vogliono impadronirsi del Giappone, cui si contrappone uno sparuto manipolo di "mutanti buoni" guidati dalla giovane protagonista, moderna Kitty Pride il cui padre spesso viene ritratto in pose alla Wolverine.
La storia è leggera, molto leggera, e ha una struttura alla "Berserk", cominciando quasi alla fine per poi avviarsi sul viale dei ricordi con un lunghissimo flashback al termine del quale arriva il finale di stagione, che chiude la vicenda mostrata nei primi episodi.
Ci sono spunti interessanti, soprattutto nel finale, quando scopriamo le motivazioni dei cattivi (che per quanto caotiche sono comunque meno stereotipate di quanto non potesse sembrare) o quando partono le riflessioni alla "X-Men" sul difendere la gente che è terrorizzata dai buoni come dai cattivi (soprattutto grazie ad Ayumu, alleato della protagonista ma figlio di una politica anti-mutanti... anche qui si richiamano gli "X-Men", e Bobby Drake in particolare), ma nel complesso la storia resta leggera, non si approfondisce mai più di tanto la complessità della situazione e buona parte della storia è dedicata al lento addestramento di Rinka e al suo radunare attorno a sé alleati.
E il panda e il pinguino non aiutano a rendere più profondo il tutto, per nulla.
La serie è comunque gradevole da vedere, non annoia e a volte riesce anche a sorprendere in positivo.
Il finale è apertissimo e chiama una seconda stagione che risponda alle domande aperte negli ultimi episodi.
Tratta di superpoteri, di gente che all'improvviso si ritrova "diversa", dotata di poteri inimmaginabili. E ovviamente questi personaggi spesso vanno a richiamare personaggi della Marvel, spingendo sempre più sul pedale delle similitudini tra questa serie e gli "X-Men".
Anche qui abbiamo infatti un gruppo di "mutanti" malvagi, che compiono atti terroristici e vogliono impadronirsi del Giappone, cui si contrappone uno sparuto manipolo di "mutanti buoni" guidati dalla giovane protagonista, moderna Kitty Pride il cui padre spesso viene ritratto in pose alla Wolverine.
La storia è leggera, molto leggera, e ha una struttura alla "Berserk", cominciando quasi alla fine per poi avviarsi sul viale dei ricordi con un lunghissimo flashback al termine del quale arriva il finale di stagione, che chiude la vicenda mostrata nei primi episodi.
Ci sono spunti interessanti, soprattutto nel finale, quando scopriamo le motivazioni dei cattivi (che per quanto caotiche sono comunque meno stereotipate di quanto non potesse sembrare) o quando partono le riflessioni alla "X-Men" sul difendere la gente che è terrorizzata dai buoni come dai cattivi (soprattutto grazie ad Ayumu, alleato della protagonista ma figlio di una politica anti-mutanti... anche qui si richiamano gli "X-Men", e Bobby Drake in particolare), ma nel complesso la storia resta leggera, non si approfondisce mai più di tanto la complessità della situazione e buona parte della storia è dedicata al lento addestramento di Rinka e al suo radunare attorno a sé alleati.
E il panda e il pinguino non aiutano a rendere più profondo il tutto, per nulla.
La serie è comunque gradevole da vedere, non annoia e a volte riesce anche a sorprendere in positivo.
Il finale è apertissimo e chiama una seconda stagione che risponda alle domande aperte negli ultimi episodi.
È noto che anche le opere d'animazione più "esoteriche" hanno tutte un obiettivo comune. Vendere. Il mercato dell'animazione giapponese è sempre più spietato, i target si fanno sempre più elevati per conquistare delle fette di mercato e la concorrenza è sempre più spietata. Dagli anni '70 ad oggi il numero medio di episodi per serie è calato esponenzialmente, riducendo di fatto la possibilità di creare delle opere d'animazione che possano esprimere tutto il loro potenziale e creando il triste fenomeno delle opere stroncate, poiché, se la prima serie vende, c'è la possibilità (non la certezza) di una seconda o una terza serie. Se non vende, si prende su baracca e burattini e ci si cimenta su una nuova opera breve, e così all'infinito. Al giorno d'oggi fin troppe opere d'animazione trasmesse nelle TV giapponesi vantano (si fa per dire) formati fin troppo brevi, dai tredici episodi si è passati addirittura a dieci, sperando nella bontà degli studi d'animazione di rilasciare qualche OAV.
In base a tale premessa c'è da domandarsi se l'obiettivo primario di una serie come "Tokyo ESP" sia quello di vendere, poiché sembra che la suddetta opera abbia fatto di tutto per non rendersi appetibile al pubblico: da un comparto tecnico che definire scarsino è un eufemismo, a una realizzazione temporale che lascia interdetti, fino al fatto che non si è investito in un numero maggiore di episodi per poter dare allo spettatore una visione di trama e di sviluppo della stessa di più ampio respiro. Sembra quasi che "Tokyo ESP" sia stato realizzato controvoglia, giusto per riempire il palinsesto TV con "qualcosa".
"Tokyo ESP" è una serie della stagione estiva 2014 formata da dodici episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonimo manga del 2010.
Trama: Rinka Urushiba è una ragazza che vive una vita piuttosto modesta assieme al padre poliziotto. La ragazza ha ereditato dal padre il senso di giustizia e la nobiltà d'animo, allenandosi con lui per sconfiggere i piccoli e grandi delinquenti che avrebbe potuto incontrare. Un giorno però, mentre si fa un giro in bici per la città, la ragazza nota un bizzarro pinguino volante che insegue dei pesci volanti nel cielo di Tokyo. Uno di questi pesci le entra in corpo e il giorno seguente Rinka scoprirà possedere dei poteri ESP. Il tempo per lo stupore sarà di breve durata, poiché altri individui dotati di poteri analoghi attaccheranno il parlamento di Tokyo, prendendo in ostaggio l'intera città. Da qui hanno inizio le vicende di Rinka, la guerriera ESP.
Grafica: se si fosse investito più denaro (saggiamente), si sarebbero ottenuti risultati più apprezzabili. Le ambientazioni sono superficialmente gradevoli, poiché non vi è una cura elevata del dettaglio. Le animazioni non appaiono sempre fluide. Il character design rispecchia piuttosto fedelmente quello del manga.
Sonoro: piuttosto pregevole. L'opening è piuttosto dolce e melodiosa, sebbene abbia un ritmo discretamente sostenuto. L'ending presenta sonorità in stile epic metal, affatto sgradevoli. OST piuttosto belle e appropriate, effetti sonori molto realistici. Doppiaggio nella media.
Personaggi: non sono pochi i personaggi di "Tokyo ESP", sebbene non tutti appaiano decentemente caratterizzati. In certi casi si tratta di personaggi abbozzati, utili solo per le battaglie. Il fattore psicologico è presente in minima parte e spesso il fattore evolutivo si limita al potenziamento dei propri poteri. Ciononostante l'interazione non è disprezzabile.
Sceneggiatura: il paragone più immediato con "Tokyo ESP" è con "Ga-Rei Zero", ma, mentre quest'ultimo è la versione animata prequel dell'omonimo manga (caso più unico che raro), "Tokyo ESP" ne è la trasposizione animata tout court, pertanto la stessa gestione temporale che parte con un flashforward iniziale per poi narrare degli eventi passati non può funzionare in entrambe le opere. In "Tokyo ESP" si ha un enorme flashback in cui solamente gli ultimi episodi riprendono la linea temporale presente. Il ritmo si attesta su livelli piuttosto veloci. È presente un notevole quantitativo di scene d'azione con annessa violenza e morte. È presente un modesto quantitativo di fanservice. I dialoghi sono nella media.
Finale: come conclusione di un lungo arco narrativo dedicato al passato, il finale può essere accettabile, lo risulta meno se si pensa che la storia sarebbe appena iniziata.
In sintesi, ci sono opere che sono state concepite per essere brevi, ma non è il caso di "Tokyo ESP", il quale trasuda incompiutezza da tutti i pori. La serie non sta in piedi da sola e avrebbe senso solamente se fosse concepita come opera promozionale per invogliare l'acquisto del manga. Se si fosse investito di più, a livello tecnico, di sceneggiatura, nel numero di episodi, ma, soprattutto, se lo staff avesse creduto maggiormente in questo progetto, la versione animata di "Tokyo ESP" sarebbe stata molto migliore di come la si è realizzata. Peccato, perché il potenziale l'aveva.
In base a tale premessa c'è da domandarsi se l'obiettivo primario di una serie come "Tokyo ESP" sia quello di vendere, poiché sembra che la suddetta opera abbia fatto di tutto per non rendersi appetibile al pubblico: da un comparto tecnico che definire scarsino è un eufemismo, a una realizzazione temporale che lascia interdetti, fino al fatto che non si è investito in un numero maggiore di episodi per poter dare allo spettatore una visione di trama e di sviluppo della stessa di più ampio respiro. Sembra quasi che "Tokyo ESP" sia stato realizzato controvoglia, giusto per riempire il palinsesto TV con "qualcosa".
"Tokyo ESP" è una serie della stagione estiva 2014 formata da dodici episodi di durata canonica. L'opera trae origine dall'omonimo manga del 2010.
Trama: Rinka Urushiba è una ragazza che vive una vita piuttosto modesta assieme al padre poliziotto. La ragazza ha ereditato dal padre il senso di giustizia e la nobiltà d'animo, allenandosi con lui per sconfiggere i piccoli e grandi delinquenti che avrebbe potuto incontrare. Un giorno però, mentre si fa un giro in bici per la città, la ragazza nota un bizzarro pinguino volante che insegue dei pesci volanti nel cielo di Tokyo. Uno di questi pesci le entra in corpo e il giorno seguente Rinka scoprirà possedere dei poteri ESP. Il tempo per lo stupore sarà di breve durata, poiché altri individui dotati di poteri analoghi attaccheranno il parlamento di Tokyo, prendendo in ostaggio l'intera città. Da qui hanno inizio le vicende di Rinka, la guerriera ESP.
Grafica: se si fosse investito più denaro (saggiamente), si sarebbero ottenuti risultati più apprezzabili. Le ambientazioni sono superficialmente gradevoli, poiché non vi è una cura elevata del dettaglio. Le animazioni non appaiono sempre fluide. Il character design rispecchia piuttosto fedelmente quello del manga.
Sonoro: piuttosto pregevole. L'opening è piuttosto dolce e melodiosa, sebbene abbia un ritmo discretamente sostenuto. L'ending presenta sonorità in stile epic metal, affatto sgradevoli. OST piuttosto belle e appropriate, effetti sonori molto realistici. Doppiaggio nella media.
Personaggi: non sono pochi i personaggi di "Tokyo ESP", sebbene non tutti appaiano decentemente caratterizzati. In certi casi si tratta di personaggi abbozzati, utili solo per le battaglie. Il fattore psicologico è presente in minima parte e spesso il fattore evolutivo si limita al potenziamento dei propri poteri. Ciononostante l'interazione non è disprezzabile.
Sceneggiatura: il paragone più immediato con "Tokyo ESP" è con "Ga-Rei Zero", ma, mentre quest'ultimo è la versione animata prequel dell'omonimo manga (caso più unico che raro), "Tokyo ESP" ne è la trasposizione animata tout court, pertanto la stessa gestione temporale che parte con un flashforward iniziale per poi narrare degli eventi passati non può funzionare in entrambe le opere. In "Tokyo ESP" si ha un enorme flashback in cui solamente gli ultimi episodi riprendono la linea temporale presente. Il ritmo si attesta su livelli piuttosto veloci. È presente un notevole quantitativo di scene d'azione con annessa violenza e morte. È presente un modesto quantitativo di fanservice. I dialoghi sono nella media.
Finale: come conclusione di un lungo arco narrativo dedicato al passato, il finale può essere accettabile, lo risulta meno se si pensa che la storia sarebbe appena iniziata.
In sintesi, ci sono opere che sono state concepite per essere brevi, ma non è il caso di "Tokyo ESP", il quale trasuda incompiutezza da tutti i pori. La serie non sta in piedi da sola e avrebbe senso solamente se fosse concepita come opera promozionale per invogliare l'acquisto del manga. Se si fosse investito di più, a livello tecnico, di sceneggiatura, nel numero di episodi, ma, soprattutto, se lo staff avesse creduto maggiormente in questo progetto, la versione animata di "Tokyo ESP" sarebbe stata molto migliore di come la si è realizzata. Peccato, perché il potenziale l'aveva.
Una volta terminata la visione di "Tokyo ESP", ho subito incominciato a pensare a come organizzare in maniera soddisfacente questa recensione. Tuttavia devo ammettere di non essere riuscito a trovare le parole opportune per poter descrivere in maniera appropriata tale serie. Per quale motivo? Semplicemente per il fatto che "Tokyo ESP" è stato talmente bello da non avermi lasciato assolutamente niente dentro: non ribrezzo, ma neanche gioia. Insomma, totale passività per un anime che, uscito nella stagione estiva 2014, aveva catturato da tempo l'attenzione del sottoscritto.
E' costituito da dodici episodi e classificabile come opera d'azione, fantascienza/supereroi. Bella la trama, ma totalmente sbagliata la realizzazione, sia dal punto di vista tecnico che nella creazione dei personaggi.
Tutto inizia con l'umanità sull'orlo del collasso, attaccata da un gruppo di terroristi ESP, cioè persone dotate di poteri paranormali, che conquistano il parlamento di Tokyo e riversano la propria ira sul resto della popolazione. In mezzo a questo caos, sorge maestosa la presenza di una esper particolare, la "Ragazza Bianca", una fanciulla dai lunghi capelli argentei e dagli occhi rosso sangue, che, affrontando quasi in solitaria i terroristi, si schiera in difesa dei cittadini indifesi.
Non ci si capisce niente? Tutto normale, visto che questao altro non è che l'apice della nostra storia; un'avventura iniziata qualche mese prima e che prende effettivamente avvio con la seconda puntata. Con un ottimo salto temporale (che ho trovato molto bello e coinvolgente), il nastro viene mandato indietro velocemente, raccontando così l'inizio di tutto, quando Rinka Urushiba era una semplice studentessa delle superiori, preoccupata a guadagnare soldi per poter andare avanti. Rinka però, dopo aver incontrato uno strano branco di pesci volanti, acquista poteri paranormali che, inevitabilmente, la condurranno verso l'esito sopra descritto. Tuttavia non sarà sola, perché avrà al suo fianco il fido Azuma e molti altri compagni.
Come già detto, la trama è una delle poche cose salvabili in un anime che, nel complesso, non comunica niente d'importante: nessuna emozione, negativa o positiva. I personaggi sono totalmente piatti e, nel corso della vicenda, non mostrano alcuna evoluzione. Stereotipati, banali e assolutamente prevedibili. Insomma, niente di più che semplici sagome di cartone parlanti.
La storia "d'amore", se così si può dire, tra Rinka e Azuma è alquanto deludente e, seppur aggiunga un pizzico di pepe, non riesce a entusiasmare più di tanto. A mio avviso, l'unico personaggio in grado di colpire effettivamente l'osservatore è Minami Azuma, sorellastra del nostro Azuma, che, come potremo vedere, appartiene al "lato oscuro". I suoi sentimenti per il ragazzo sono inequivocabili, ma le circostanze impediscono una riappacificazione tra i due... senza contare che ormai Azuma sembra completamente invaghito di Rinka.
La storia, seppur carina, presenta sviluppi piuttosto prevedibili e scontati, privi di colpi di scena eclatanti, capaci di lasciare lo spettatore a bocca aperta.
E sul piano tecnico? Assolutamente scadente, non solo per la realizzazione grafica approssimativa e mediocre, ma soprattutto per la scelta di personaggi già visti e rivisti. Addirittura prendono spunto da protagonisti famosi di altri film (non vorrei dire uno sproposito, ma il padre di Murasaki sembra proprio Leonida di "300"). E che dire di quegli occhi completamente neri con un pallino bianco? Cosa stanno a significare? Sono umani, niente strane creature. Eppure assomigliano più a ragni che ad occhi di esseri umani.
Le musiche non sono male, anzi, direi gradevoli, ma il tutto viene nuovamente sfatato da un doppiaggio ricco di imperfezioni.
Molto bella invece la regia, capace di coinvolgere, grazie anche al salto temporale iniziale e a un'organizzazione abbastanza piacevole delle dodici puntate.
Non so se consigliarvelo o meno. L'anime in sé non è faticoso da vedere e, nel complesso, gli episodi passano con apparente tranquillità. Tuttavia credo che sia proprio questo il problema: scorrono come un fiume, che, nel suo procedere, non lascia niente dietro di sé. "Tokyo ESP" non comunica niente di esaltante, a tal punto che mi sarei accontentato anche di provare ribrezzo. Il finale è bello e sembra prospettare una seconda stagione (anche se non credo verrà mai realizzata).
Però sono troppi i fattori negativi per potergli concedere la sufficienza, e dunque...
Voto finale: 5
E' costituito da dodici episodi e classificabile come opera d'azione, fantascienza/supereroi. Bella la trama, ma totalmente sbagliata la realizzazione, sia dal punto di vista tecnico che nella creazione dei personaggi.
Tutto inizia con l'umanità sull'orlo del collasso, attaccata da un gruppo di terroristi ESP, cioè persone dotate di poteri paranormali, che conquistano il parlamento di Tokyo e riversano la propria ira sul resto della popolazione. In mezzo a questo caos, sorge maestosa la presenza di una esper particolare, la "Ragazza Bianca", una fanciulla dai lunghi capelli argentei e dagli occhi rosso sangue, che, affrontando quasi in solitaria i terroristi, si schiera in difesa dei cittadini indifesi.
Non ci si capisce niente? Tutto normale, visto che questao altro non è che l'apice della nostra storia; un'avventura iniziata qualche mese prima e che prende effettivamente avvio con la seconda puntata. Con un ottimo salto temporale (che ho trovato molto bello e coinvolgente), il nastro viene mandato indietro velocemente, raccontando così l'inizio di tutto, quando Rinka Urushiba era una semplice studentessa delle superiori, preoccupata a guadagnare soldi per poter andare avanti. Rinka però, dopo aver incontrato uno strano branco di pesci volanti, acquista poteri paranormali che, inevitabilmente, la condurranno verso l'esito sopra descritto. Tuttavia non sarà sola, perché avrà al suo fianco il fido Azuma e molti altri compagni.
Come già detto, la trama è una delle poche cose salvabili in un anime che, nel complesso, non comunica niente d'importante: nessuna emozione, negativa o positiva. I personaggi sono totalmente piatti e, nel corso della vicenda, non mostrano alcuna evoluzione. Stereotipati, banali e assolutamente prevedibili. Insomma, niente di più che semplici sagome di cartone parlanti.
La storia "d'amore", se così si può dire, tra Rinka e Azuma è alquanto deludente e, seppur aggiunga un pizzico di pepe, non riesce a entusiasmare più di tanto. A mio avviso, l'unico personaggio in grado di colpire effettivamente l'osservatore è Minami Azuma, sorellastra del nostro Azuma, che, come potremo vedere, appartiene al "lato oscuro". I suoi sentimenti per il ragazzo sono inequivocabili, ma le circostanze impediscono una riappacificazione tra i due... senza contare che ormai Azuma sembra completamente invaghito di Rinka.
La storia, seppur carina, presenta sviluppi piuttosto prevedibili e scontati, privi di colpi di scena eclatanti, capaci di lasciare lo spettatore a bocca aperta.
E sul piano tecnico? Assolutamente scadente, non solo per la realizzazione grafica approssimativa e mediocre, ma soprattutto per la scelta di personaggi già visti e rivisti. Addirittura prendono spunto da protagonisti famosi di altri film (non vorrei dire uno sproposito, ma il padre di Murasaki sembra proprio Leonida di "300"). E che dire di quegli occhi completamente neri con un pallino bianco? Cosa stanno a significare? Sono umani, niente strane creature. Eppure assomigliano più a ragni che ad occhi di esseri umani.
Le musiche non sono male, anzi, direi gradevoli, ma il tutto viene nuovamente sfatato da un doppiaggio ricco di imperfezioni.
Molto bella invece la regia, capace di coinvolgere, grazie anche al salto temporale iniziale e a un'organizzazione abbastanza piacevole delle dodici puntate.
Non so se consigliarvelo o meno. L'anime in sé non è faticoso da vedere e, nel complesso, gli episodi passano con apparente tranquillità. Tuttavia credo che sia proprio questo il problema: scorrono come un fiume, che, nel suo procedere, non lascia niente dietro di sé. "Tokyo ESP" non comunica niente di esaltante, a tal punto che mi sarei accontentato anche di provare ribrezzo. Il finale è bello e sembra prospettare una seconda stagione (anche se non credo verrà mai realizzata).
Però sono troppi i fattori negativi per potergli concedere la sufficienza, e dunque...
Voto finale: 5
Perplesso: questo è il primo termine che mi viene in mente quando penso a come descrivere Tokyo ESP. Non che lo consideri un prodotto brutto nel senso lato del termine, ma dopo la visione di questi primi dodici episodi posso tranquillamente dire che poco ci manca. Il problema di "Tokyo ESP" può essere riassunto in una semplice quanto disarmante espressione: è realizzato con i piedi.
Da dove cominciare dunque quest'opera di smantellamento? C'è l'imbarazzo della scelta in realtà, ma sono un galantuomo e inizierò da una delle poche cose positive di questa serie: la trama.
Rinka Urushiba è una liceale come tante, piena di energia e dal profondo senso di giustizia e orgoglio. Suo padre, un ex poliziotto, nel crescerla ha insegnato lei valori nobili come l'onestà e la difesa dei più deboli. Un giorno, mentre percorre le strade della città in sella alla sua bicicletta, Rinka vedrà qualcosa che tramuterà per sempre la sua vita e che inizialmente crederà essere una semplice allucinazione: un pinguino volante che insegue dei pesci luminescenti anche loro volanti. Il contatto con uno di questi pesci porterà Rinka a diventare un'esper capace di attraversare tutti gli oggetti solidi senza subire danni, ma non sarà l'unica ad essere diventata in quei giorni una persona "speciale"...
Un plot abbastanza convincente tutto sommato, ma non basta una rondine a fare primavera, e quando hai un'idea per le mani devi poi essere in grado di saperla sviluppare a dovere. Questo piccolo dettaglio a quanto pare è sfuggito a Hajime Segawa, autore del manga da cui è tratto l'anime, e il suo lavoro è in più e più occasioni una vera e propria orgia di citazioni grafiche ai miti di Hollywood e non. Basti pensare al padre di Rinka, copia carbone di Hugh Jackman nei panni di Wolverine, o al boss della famiglia Edoyama che riprende i tratti del Leonida di 300. Senza contare la fin troppo palese somiglianza tra il comandante della squadra anti-esper e il John Travolta di From Paris With Love. Queste non sono che le citazioni più evidenti fra le tante "più o meno" nascoste in "Tokyo ESP", e se per molti possono essere solo dei piacevoli tributi, a me puzza tanto di mancanza di idee. Non tanto per il citazionismo fine a sé stesso, ma per la mole veramente spropositata. Sorvoliamo però un attimo da questo relativo "tasto dolente" e cominciamo ad analizzare sul serio i veri problemi di questo anime.
Di serie fatte male e dalle animazioni imprecise ce ne sono a bizzeffe in giro, ma parliamo di anime usciti anni e anni fa, quando le animazioni erano tutte "analogiche" e quindi altamente soggette a imperfezioni (le serie di maggiore successo venivano quasi sempre trattate da più studi contemporaneamente, il che significava anche character design spesso diversi tra di loro), ma vedere gli stessi difetti in una serie del 2014 diciamo che fa decisamente cadere le braccia. Ma giusto un pochetto, eh! Se escludiamo l'ottimo pilot, non vi è una sola animazione degna di tale nome, una vera e propria fiera dell'approssimazione in cui anche il movimento più elementare risulterà impacciato e scomposto, come se ad animarlo fosse un gruppo di gibboni malati di Parkinson (ovviamente la mia è pura ironia per rendere l'idea, non prendetevela a male! ndr); per non parlare delle esplosioni e delle scene di combattimento in generale, roba che a confronto Ed Wood era Spielberg! (il top però lo abbiamo nell'ultima puntata, quando a uno dei nemici rimbalzano dei proiettili addosso con tanto di scintille che nemmeno Ikea sarebbe riuscita a fare tanto male!)
Il tutto amalgamato da una regia che definire imbarazzante è poco, incapace di ovviare ai limiti della produzione e alle incoerenze narrative già presenti nel manga. Non da meno è il doppiaggio, dozzinale e confuso, con un gruppo di doppiatori costretto a recitare parti mediocri e da esagitati. Ci sarebbe anche quel tipico cretinismo da supereroe made in USA che ritroviamo ogni 3x2, ma in questo caso si tratta più di gusto personale che di un difetto vero e proprio. Stesso discorso vale per il character design, molto fedele al manga, ma che in me suscita un fastidio profondo (tutti hanno gli stessi occhi e le stesse labbra - evviva la fantasia!)
Cosa si salva allora in questo lavoro che a confronto il Titanic sembra un allegro pic-nic primaverile? L'ultimo campo rimasto, ovviamente: le musiche. A dirigere l'orchestra stavolta è il maestro Evan Call (di lui ci sono poche notizie nel web, ma deduco sia americano - guardaunpoteicasidellavitaeh!) e il risultato è veramente eccellente: tutte le musiche sono ispirate e sottolineano alla perfezione ogni vicenda presente in questa storia, dalla più infima a quella più avvincente. Deo Gratia.
Credetemi, ci ho provato davvero con tutto me stesso a cercare qualcosa che salvasse questo fallimento animato, ma più ci penso e più sono convinto che anche il più generoso dei recensori avrebbe avuto difficoltà a trovare qualche motivo per non definire questa serie "scarsa". Un dolore per gli occhi e per la mente, una serie che con un minimo di coscienza sarebbe potuta uscire mille volte meglio. Che spreco...
Da dove cominciare dunque quest'opera di smantellamento? C'è l'imbarazzo della scelta in realtà, ma sono un galantuomo e inizierò da una delle poche cose positive di questa serie: la trama.
Rinka Urushiba è una liceale come tante, piena di energia e dal profondo senso di giustizia e orgoglio. Suo padre, un ex poliziotto, nel crescerla ha insegnato lei valori nobili come l'onestà e la difesa dei più deboli. Un giorno, mentre percorre le strade della città in sella alla sua bicicletta, Rinka vedrà qualcosa che tramuterà per sempre la sua vita e che inizialmente crederà essere una semplice allucinazione: un pinguino volante che insegue dei pesci luminescenti anche loro volanti. Il contatto con uno di questi pesci porterà Rinka a diventare un'esper capace di attraversare tutti gli oggetti solidi senza subire danni, ma non sarà l'unica ad essere diventata in quei giorni una persona "speciale"...
Un plot abbastanza convincente tutto sommato, ma non basta una rondine a fare primavera, e quando hai un'idea per le mani devi poi essere in grado di saperla sviluppare a dovere. Questo piccolo dettaglio a quanto pare è sfuggito a Hajime Segawa, autore del manga da cui è tratto l'anime, e il suo lavoro è in più e più occasioni una vera e propria orgia di citazioni grafiche ai miti di Hollywood e non. Basti pensare al padre di Rinka, copia carbone di Hugh Jackman nei panni di Wolverine, o al boss della famiglia Edoyama che riprende i tratti del Leonida di 300. Senza contare la fin troppo palese somiglianza tra il comandante della squadra anti-esper e il John Travolta di From Paris With Love. Queste non sono che le citazioni più evidenti fra le tante "più o meno" nascoste in "Tokyo ESP", e se per molti possono essere solo dei piacevoli tributi, a me puzza tanto di mancanza di idee. Non tanto per il citazionismo fine a sé stesso, ma per la mole veramente spropositata. Sorvoliamo però un attimo da questo relativo "tasto dolente" e cominciamo ad analizzare sul serio i veri problemi di questo anime.
Di serie fatte male e dalle animazioni imprecise ce ne sono a bizzeffe in giro, ma parliamo di anime usciti anni e anni fa, quando le animazioni erano tutte "analogiche" e quindi altamente soggette a imperfezioni (le serie di maggiore successo venivano quasi sempre trattate da più studi contemporaneamente, il che significava anche character design spesso diversi tra di loro), ma vedere gli stessi difetti in una serie del 2014 diciamo che fa decisamente cadere le braccia. Ma giusto un pochetto, eh! Se escludiamo l'ottimo pilot, non vi è una sola animazione degna di tale nome, una vera e propria fiera dell'approssimazione in cui anche il movimento più elementare risulterà impacciato e scomposto, come se ad animarlo fosse un gruppo di gibboni malati di Parkinson (ovviamente la mia è pura ironia per rendere l'idea, non prendetevela a male! ndr); per non parlare delle esplosioni e delle scene di combattimento in generale, roba che a confronto Ed Wood era Spielberg! (il top però lo abbiamo nell'ultima puntata, quando a uno dei nemici rimbalzano dei proiettili addosso con tanto di scintille che nemmeno Ikea sarebbe riuscita a fare tanto male!)
Il tutto amalgamato da una regia che definire imbarazzante è poco, incapace di ovviare ai limiti della produzione e alle incoerenze narrative già presenti nel manga. Non da meno è il doppiaggio, dozzinale e confuso, con un gruppo di doppiatori costretto a recitare parti mediocri e da esagitati. Ci sarebbe anche quel tipico cretinismo da supereroe made in USA che ritroviamo ogni 3x2, ma in questo caso si tratta più di gusto personale che di un difetto vero e proprio. Stesso discorso vale per il character design, molto fedele al manga, ma che in me suscita un fastidio profondo (tutti hanno gli stessi occhi e le stesse labbra - evviva la fantasia!)
Cosa si salva allora in questo lavoro che a confronto il Titanic sembra un allegro pic-nic primaverile? L'ultimo campo rimasto, ovviamente: le musiche. A dirigere l'orchestra stavolta è il maestro Evan Call (di lui ci sono poche notizie nel web, ma deduco sia americano - guardaunpoteicasidellavitaeh!) e il risultato è veramente eccellente: tutte le musiche sono ispirate e sottolineano alla perfezione ogni vicenda presente in questa storia, dalla più infima a quella più avvincente. Deo Gratia.
Credetemi, ci ho provato davvero con tutto me stesso a cercare qualcosa che salvasse questo fallimento animato, ma più ci penso e più sono convinto che anche il più generoso dei recensori avrebbe avuto difficoltà a trovare qualche motivo per non definire questa serie "scarsa". Un dolore per gli occhi e per la mente, una serie che con un minimo di coscienza sarebbe potuta uscire mille volte meglio. Che spreco...