Fūfu Kōkan
Cosa potrebbe mai accadere a due coppie sposate, amiche fin dall’infanzia, che decidono di recarsi alle terme per un week end di svago?
Confronto d’idee sull’attuale situazione politica? No.
Una rimpatriata per ricordare i vecchi tempi? Forse.
Dimostrare che il matrimonio va a gonfie vele decidendo di praticare molteplici, non programmati, confusi e poco chiari scambi di coppia?
Ma certo!
Benvenuti alla brutta sauna delle situazioni promiscue, teatro di una miniserie di (fortunatamente) solo 8 episodi da 5 minuti l’uno, dove gli episodi di troppo sono proprio 8, e l’unica cosa decente rivela essersi la sigla di chiusura.
Un hentai in piena regola dove il più intrigante e piccante dei tabù è… avere una trama! La sua assenza è una certezza, se non si considera quel miserabile accenno di pseudo introspezione focalizzato su insicurezze e paranoie riguardo le due coppie; elementi che evaporano lesti, appena scatta l’opportunità d’ingropparsi come ricci nel periodo dell’ammmoreh selvaggio.
Fra questi quattro individui molto confusi e molto ingrifati, troviamo com’era prevedibile due banalissimi cliché: il primo si rispecchia nel maschio quasi-alfa in carriera, popolare da giovane come da adulto, sposato con la banale super maggiorata che chiameremo “A”; il secondo è idealizzato nell’altro maschio adulto super dotato (cosa che ovviamente il primo maschio alfa non saprà mai), consorte della seconda mega maggiorata che chiameremo “B”.
In queste due coppie assortite mancano totalmente il senno, la razionalità e la correlazione fra rispetto reciproco e azioni pratiche: si passa da momenti di dolce amicizia e brevissime riflessioni sull’importanza delle relazioni a sveltine improvvise, indecisioni catartiche e coiti casuali in ogni angolo delle terme.
E fin qui sarebbe accettabile, essendo questo un hentai. Ma, e sembra impossibile, la resa grafica di queste ridicole premesse è incredibilmente peggiore dei contenuti.
Cominciamo dalla censura.
Beata, sacra e purificante censura made in Japan (sì, lo sappiamo come funziona). L’ultima volta che ho visto visti tutti quei pixel in primo piano era il 1993, a mezzo metro dal televisore Mivar in camera da letto, giocando a Sonic su Sega Megadrive. Visto che comunque sempre di Sega si tratta, va sottolineato che, un prodotto come questo - un anime erotico con deficit estetici gravi – risulta un’offesa diretta al sacro rito dell’onanismo.
Le animazioni appaiono povere, gli sfondi troppo simili, appena sufficienti, sempre tinti da un alone di un vago ed irritante color pesca. L’erotismo appare plastificato, striminzito, preconfezionato.
I “protagonisti” sembrano quasi essere consapevoli di vivere in un film erotico di serie C, ed i tentativi di standardizzare le ragazze sotto il classico leitmotiv finto-imbarazzato / voluttuoso-timoroso rende ogni cosa ancor più odiosa e stupida.
Il comparto sonoro è quasi inesistente, se si esclude la sigla di chiusura, l’unica cosa veramente apprezzabile di questa pornoimmondizia. I suoni sono sempre gli stessi, ed il ventaglio audio (che dovrebbe aiutare ad immedesimare lo spettatore) è spesso irritante ed insopportabile.
Sono tutte signore dell’alta aristocrazia borghese, c’è anche qualche grande nome
È proprio la parte tecnica a deludere enormemente (non che la costruzione dell’episodio ed il climax siano resi in modo ottimale, anzi…).
L’erotismo, che dovrebbe essere arte, è qui invece un misto di banalità e idee rese nel peggior modo possibile.
Le scene di cunnilingus sono fra le peggiori in assoluto, di un imbarazzo potentissimo, (il Cringiometro di Vegeta segnerebbe un over 999999999999999). I maschietti hanno le stesse, sensualissime movenze di un formichiere intento a slinguazzare dei Polaretti Dolfin, e più tali scene si protraggono, più tutto sembra divenire molto simile all’iconica scena di “Scemo e più scemo”, quando Carrey, con espressione ricca di disagio, rimane attaccato con la lingua al palo di ferro ghiacciato. I gemiti delle procaci A e B che accompagnano tali movenze sono solo di tre tipi, riprodotti a rotazione casuale.
E poi, il seno. Oh, si, che rapporto tumultuoso e chimerico, i nipponici e i seni.
I seni delle supermaggiorate A e B sono alla pari di gigantesche gelatine che non subiscono le normali leggi della fisica, rimbalzando con un ritmo differente dal resto dei corpi tridimensionali che li circondano. Questi palloncini muniti di interruttore paiono talvolta corpi estranei in movimento asincrono rispetto a tutto il resto, e ciò, più che eccitare, confonde e stranisce.
Ah già, la penetrazione.
Vorrei tanto sapere perché diavolo i due stalloni da sauna devono sistematicamente annunciare la penetrazione imminente (in modo stupido e imbarazzante, per altro!) Perché? Sono le terme, non la Stazione Roma Termini, non c’è bisogno di annunciare ogni arrivo!!
Ma veniamo alla cosa più odiosa di tutte: i gemiti delle due sciattone.
Non ansimano: belano sotto tortura. Un ventriloquio delle risate del Joker di Nolan misto a lamenti di tenniste professioniste.
Se inizialmente potrebbe anche suscitare un minimo d’eccitazione (per carità siamo tutti diversi, con gusti diversi e fantasie diverse), col passare dei secondi, la ripetizione di questi lamenti diviene inesorabilmente insopportabile. Speri che l’agonia finisca presto, che queste pecore sgozzate smettano di belare, ma figuriamoci: i due minuti di coito più lunghi e irritanti della storia. Qualsiasi movimento o sollecitazione il partner faccia, la reazione di lei è sempre la stessa: un capretto all’altare sacrificale che bela, sofferente, cigolante, spezzettato. Ben due minuti, signore! Ben due!
Riassumendo: che il capretto sia sacrificato! Sia lode all’oscuro dio delle eiaculazioni precoci.
Coito ergo cum
Non c’è hentai senza eiaculazione. Legge basilare.
Sebbene i rigorosissimi pixel che ci riportano ai bei tempi andati del SEGA Megadrive non ci permettano di apprezzare quasi niente, durante il climax i rumori che riusciamo a distinguere ci indicano litri e litri e litri e litri di umori. Come già è stato lasciato intendere, questi due tizi durano si e no due minuti e mezzo sigaretta compresa (…scambiarsi i partner non è servito a niente eh, care super maggiorate A e B!), ma a fronte di tanta precocità, ogni fine episodio rischiano la disidratazione, mentre annunciano ogni benedetta volta “non riesco a trattenermi!”.
Maledetta Roma Termini.
A conti fatti, è proprio l’irreale meccanicità di tutte queste scene a rendere Fufu Kokan veramente pessimo.
I personaggi paiono svitati, bipolari, attori di un film hard che sanno di essere attori all’interno di un film hard, dissociati e svagati. Piangono, si fanno scrupoli di coscienza, tradiscono, godono, si disperano, si accoppiano ancora per ben due minuti e mezzo, si disidratano manco Sinner-Djokovic al quinto set, mentre annunciano le coincidenze fra partenze e arrivi (ah, Roma Termini!), poi gridano di nuovo, e infine tornano a comportarsi come se niente fosse, facendo la vita di tutti i giorni.
Il tutto confezionato da animazioni ridicole, movimenti che ricordano inquietanti marionette per niente fluide e piuttosto raccapriccianti.
La ciliegina sulla Pie con tanto di Cream sono, come già accennato, i penosi discorsi sull’affiatamento di coppia, fuori contesto e fuori da ogni logica.
Un hentai "smut" dovrebbe trattenere, trastullare e, chiaramente intrigare. Fufu Kokan è eccitante come un 730 da compilare quando hai già un mutuo di trent’anni sulle spalle e sono appena cominciate le rate della macchina nuova.
Orrendo.
Odioso.
Non guardatelo!
Confronto d’idee sull’attuale situazione politica? No.
Una rimpatriata per ricordare i vecchi tempi? Forse.
Dimostrare che il matrimonio va a gonfie vele decidendo di praticare molteplici, non programmati, confusi e poco chiari scambi di coppia?
Ma certo!
Benvenuti alla brutta sauna delle situazioni promiscue, teatro di una miniserie di (fortunatamente) solo 8 episodi da 5 minuti l’uno, dove gli episodi di troppo sono proprio 8, e l’unica cosa decente rivela essersi la sigla di chiusura.
Un hentai in piena regola dove il più intrigante e piccante dei tabù è… avere una trama! La sua assenza è una certezza, se non si considera quel miserabile accenno di pseudo introspezione focalizzato su insicurezze e paranoie riguardo le due coppie; elementi che evaporano lesti, appena scatta l’opportunità d’ingropparsi come ricci nel periodo dell’ammmoreh selvaggio.
Fra questi quattro individui molto confusi e molto ingrifati, troviamo com’era prevedibile due banalissimi cliché: il primo si rispecchia nel maschio quasi-alfa in carriera, popolare da giovane come da adulto, sposato con la banale super maggiorata che chiameremo “A”; il secondo è idealizzato nell’altro maschio adulto super dotato (cosa che ovviamente il primo maschio alfa non saprà mai), consorte della seconda mega maggiorata che chiameremo “B”.
In queste due coppie assortite mancano totalmente il senno, la razionalità e la correlazione fra rispetto reciproco e azioni pratiche: si passa da momenti di dolce amicizia e brevissime riflessioni sull’importanza delle relazioni a sveltine improvvise, indecisioni catartiche e coiti casuali in ogni angolo delle terme.
E fin qui sarebbe accettabile, essendo questo un hentai. Ma, e sembra impossibile, la resa grafica di queste ridicole premesse è incredibilmente peggiore dei contenuti.
Cominciamo dalla censura.
Beata, sacra e purificante censura made in Japan (sì, lo sappiamo come funziona). L’ultima volta che ho visto visti tutti quei pixel in primo piano era il 1993, a mezzo metro dal televisore Mivar in camera da letto, giocando a Sonic su Sega Megadrive. Visto che comunque sempre di Sega si tratta, va sottolineato che, un prodotto come questo - un anime erotico con deficit estetici gravi – risulta un’offesa diretta al sacro rito dell’onanismo.
Le animazioni appaiono povere, gli sfondi troppo simili, appena sufficienti, sempre tinti da un alone di un vago ed irritante color pesca. L’erotismo appare plastificato, striminzito, preconfezionato.
I “protagonisti” sembrano quasi essere consapevoli di vivere in un film erotico di serie C, ed i tentativi di standardizzare le ragazze sotto il classico leitmotiv finto-imbarazzato / voluttuoso-timoroso rende ogni cosa ancor più odiosa e stupida.
Il comparto sonoro è quasi inesistente, se si esclude la sigla di chiusura, l’unica cosa veramente apprezzabile di questa pornoimmondizia. I suoni sono sempre gli stessi, ed il ventaglio audio (che dovrebbe aiutare ad immedesimare lo spettatore) è spesso irritante ed insopportabile.
Sono tutte signore dell’alta aristocrazia borghese, c’è anche qualche grande nome
È proprio la parte tecnica a deludere enormemente (non che la costruzione dell’episodio ed il climax siano resi in modo ottimale, anzi…).
L’erotismo, che dovrebbe essere arte, è qui invece un misto di banalità e idee rese nel peggior modo possibile.
Le scene di cunnilingus sono fra le peggiori in assoluto, di un imbarazzo potentissimo, (il Cringiometro di Vegeta segnerebbe un over 999999999999999). I maschietti hanno le stesse, sensualissime movenze di un formichiere intento a slinguazzare dei Polaretti Dolfin, e più tali scene si protraggono, più tutto sembra divenire molto simile all’iconica scena di “Scemo e più scemo”, quando Carrey, con espressione ricca di disagio, rimane attaccato con la lingua al palo di ferro ghiacciato. I gemiti delle procaci A e B che accompagnano tali movenze sono solo di tre tipi, riprodotti a rotazione casuale.
E poi, il seno. Oh, si, che rapporto tumultuoso e chimerico, i nipponici e i seni.
I seni delle supermaggiorate A e B sono alla pari di gigantesche gelatine che non subiscono le normali leggi della fisica, rimbalzando con un ritmo differente dal resto dei corpi tridimensionali che li circondano. Questi palloncini muniti di interruttore paiono talvolta corpi estranei in movimento asincrono rispetto a tutto il resto, e ciò, più che eccitare, confonde e stranisce.
Ah già, la penetrazione.
Vorrei tanto sapere perché diavolo i due stalloni da sauna devono sistematicamente annunciare la penetrazione imminente (in modo stupido e imbarazzante, per altro!) Perché? Sono le terme, non la Stazione Roma Termini, non c’è bisogno di annunciare ogni arrivo!!
Ma veniamo alla cosa più odiosa di tutte: i gemiti delle due sciattone.
Non ansimano: belano sotto tortura. Un ventriloquio delle risate del Joker di Nolan misto a lamenti di tenniste professioniste.
Se inizialmente potrebbe anche suscitare un minimo d’eccitazione (per carità siamo tutti diversi, con gusti diversi e fantasie diverse), col passare dei secondi, la ripetizione di questi lamenti diviene inesorabilmente insopportabile. Speri che l’agonia finisca presto, che queste pecore sgozzate smettano di belare, ma figuriamoci: i due minuti di coito più lunghi e irritanti della storia. Qualsiasi movimento o sollecitazione il partner faccia, la reazione di lei è sempre la stessa: un capretto all’altare sacrificale che bela, sofferente, cigolante, spezzettato. Ben due minuti, signore! Ben due!
Riassumendo: che il capretto sia sacrificato! Sia lode all’oscuro dio delle eiaculazioni precoci.
Coito ergo cum
Non c’è hentai senza eiaculazione. Legge basilare.
Sebbene i rigorosissimi pixel che ci riportano ai bei tempi andati del SEGA Megadrive non ci permettano di apprezzare quasi niente, durante il climax i rumori che riusciamo a distinguere ci indicano litri e litri e litri e litri di umori. Come già è stato lasciato intendere, questi due tizi durano si e no due minuti e mezzo sigaretta compresa (…scambiarsi i partner non è servito a niente eh, care super maggiorate A e B!), ma a fronte di tanta precocità, ogni fine episodio rischiano la disidratazione, mentre annunciano ogni benedetta volta “non riesco a trattenermi!”.
Maledetta Roma Termini.
A conti fatti, è proprio l’irreale meccanicità di tutte queste scene a rendere Fufu Kokan veramente pessimo.
I personaggi paiono svitati, bipolari, attori di un film hard che sanno di essere attori all’interno di un film hard, dissociati e svagati. Piangono, si fanno scrupoli di coscienza, tradiscono, godono, si disperano, si accoppiano ancora per ben due minuti e mezzo, si disidratano manco Sinner-Djokovic al quinto set, mentre annunciano le coincidenze fra partenze e arrivi (ah, Roma Termini!), poi gridano di nuovo, e infine tornano a comportarsi come se niente fosse, facendo la vita di tutti i giorni.
Il tutto confezionato da animazioni ridicole, movimenti che ricordano inquietanti marionette per niente fluide e piuttosto raccapriccianti.
La ciliegina sulla Pie con tanto di Cream sono, come già accennato, i penosi discorsi sull’affiatamento di coppia, fuori contesto e fuori da ogni logica.
Un hentai "smut" dovrebbe trattenere, trastullare e, chiaramente intrigare. Fufu Kokan è eccitante come un 730 da compilare quando hai già un mutuo di trent’anni sulle spalle e sono appena cominciate le rate della macchina nuova.
Orrendo.
Odioso.
Non guardatelo!
Una moda degli ultimi anni riguardante l’animazione giapponese, ma l’editoria in primis perché gli adattamenti da lì provengono, è creare opere che nel titolo, solitamente fastidiosamente lungo, contengano praticamente una sinossi dell’opera che ti faccia intuire subito di cosa andrà a parlare, sono sicuro che chiunque abbia visto un anime fantasy, e al 99% isekai, degli ultimi dieci anni almeno sia andato incontro a questa esperienza; l’anime ivi recensito in particolare non rientra nel genere fantasy ma in quello assai più prosaico dell’hentai, o ero-anime se vogliamo restare in orbita giapponese, ma presenta curiosamente la stessa caratteristica visto che il titolo cita letteralmente: “Fūfu Kōkan: Otto Yori Sugoi Kongai Sex” che tradotto alla buona significa “Amicizia di coppia: sesso extraconiugale più sorprendente di quello con mio marito”.
Va da sé che tanta poesia trasmette immediatamente i contenuti dell’opera che ci accingiamo a vedere e, almeno in questo caso, il pericolo clickbait è decisamente scongiurato: “Fūfu Kōkan” è proprio la storia di una coppia di amici, Reiji e Kosuke, che durante una vacanza con le rispettive compagne di lunga data, Kanade e Asuka, tra una bevuta e uno scherzo di troppo finiscono invischiati in uno scambio di coppia reciproco, che si consuma da lì a poco senza particolare intenzioni di nasconderlo nonostante i classici imbarazzi del caso facciano pensare il contrario, con i quattro che finiscono ad amoreggiare in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi che la location residenziale consente. Curiosamente, questa veloce quanto appassionata frequentazione non solo ‘salva’ l’unione delle due coppie, ma almeno in un caso finisce anche per rafforzarla, rinvigorendo la fiamma della passione che andava un po’ sopendosi col tempo.
E niente, la recensione potrebbe finire anche qua praticamente visto che la serie, dato il numero esiguo di episodi, solo otto, e i pochi minuti a disposizione in ognuno, tra i cinque e i sei, non concede particolari voli pindarici di sceneggiatura preferendo concentrarsi sulle volenterose, per quanto abbastanza già viste, scene di sesso piuttosto che sulle motivazioni e i tormenti che muovono i personaggi, per cui gli otto episodi si risolvono velocemente in qualche dialogo banale seguito da una copula ’risolutiva’ che manda in qualche modo avanti la cosa più vicina assimilabile a una trama a cui si possa pensare in questo caso. Dal punto di vista tecnico l’anime è appena sufficiente anche come produzione squisitamente pornografica, si salvano sicuramente il design delle due prosperose e voluttuose protagoniste femminili (ma qui si riflette anche una personale predilezione per belle donne avvolte dai classici kimono da camera dei ryokan tradizionali giapponesi), che comunque è abbastanza appiattito paragonato al manga originale di cui questo anime è un ridotto adattamento, e il doppiaggio giapponese che in casi simili, per chi è appassionato del genere, regala comunque sempre soddisfazioni; poco da dire invece sulle ambientazioni, abbastanza standard, e soprattutto sulle animazioni delle scene di sesso che, per essere il ‘punto forte’ della serie, posso definire gradevoli al massimo ma senza rubare davvero mai l’occhio.
Insomma, anche se si fregia di appartenere a quel sottogenere di hentai che, per gli intrighi romantici e i coinvolgimenti sentimentali dei personaggi, si vende come indicato anche per un pubblico femminile, “Fūfu Kōkan” mi sembra davvero un pornazzo basico senza infamia e senza lode, che magari, data l’esigua durata dei singoli episodi che imporrebbero una velocità eccessiva, visto in una maratona può anche garantire qualche risata unita a una sana e appagante attività ricreativa, ma francamente anche da questo punto di vista ci sono serie molto più adatte e belle da vedere che consiglierei a chi fosse interessato; confesso che un’auspicabile, vivace e vigorosa attività di gruppo tra tutti i personaggi mi avrebbe pure convinto a lasciare una rispettabile sufficienza alla serie ma, spoiler alert, mancando anche quella mi risulta davvero difficile assegnare un voto che vada oltre il salomonico cinque, che tradotto in parole povere vuol dire: “mah, niente di che, ma ho visto di peggio”.
Va da sé che tanta poesia trasmette immediatamente i contenuti dell’opera che ci accingiamo a vedere e, almeno in questo caso, il pericolo clickbait è decisamente scongiurato: “Fūfu Kōkan” è proprio la storia di una coppia di amici, Reiji e Kosuke, che durante una vacanza con le rispettive compagne di lunga data, Kanade e Asuka, tra una bevuta e uno scherzo di troppo finiscono invischiati in uno scambio di coppia reciproco, che si consuma da lì a poco senza particolare intenzioni di nasconderlo nonostante i classici imbarazzi del caso facciano pensare il contrario, con i quattro che finiscono ad amoreggiare in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi che la location residenziale consente. Curiosamente, questa veloce quanto appassionata frequentazione non solo ‘salva’ l’unione delle due coppie, ma almeno in un caso finisce anche per rafforzarla, rinvigorendo la fiamma della passione che andava un po’ sopendosi col tempo.
E niente, la recensione potrebbe finire anche qua praticamente visto che la serie, dato il numero esiguo di episodi, solo otto, e i pochi minuti a disposizione in ognuno, tra i cinque e i sei, non concede particolari voli pindarici di sceneggiatura preferendo concentrarsi sulle volenterose, per quanto abbastanza già viste, scene di sesso piuttosto che sulle motivazioni e i tormenti che muovono i personaggi, per cui gli otto episodi si risolvono velocemente in qualche dialogo banale seguito da una copula ’risolutiva’ che manda in qualche modo avanti la cosa più vicina assimilabile a una trama a cui si possa pensare in questo caso. Dal punto di vista tecnico l’anime è appena sufficiente anche come produzione squisitamente pornografica, si salvano sicuramente il design delle due prosperose e voluttuose protagoniste femminili (ma qui si riflette anche una personale predilezione per belle donne avvolte dai classici kimono da camera dei ryokan tradizionali giapponesi), che comunque è abbastanza appiattito paragonato al manga originale di cui questo anime è un ridotto adattamento, e il doppiaggio giapponese che in casi simili, per chi è appassionato del genere, regala comunque sempre soddisfazioni; poco da dire invece sulle ambientazioni, abbastanza standard, e soprattutto sulle animazioni delle scene di sesso che, per essere il ‘punto forte’ della serie, posso definire gradevoli al massimo ma senza rubare davvero mai l’occhio.
Insomma, anche se si fregia di appartenere a quel sottogenere di hentai che, per gli intrighi romantici e i coinvolgimenti sentimentali dei personaggi, si vende come indicato anche per un pubblico femminile, “Fūfu Kōkan” mi sembra davvero un pornazzo basico senza infamia e senza lode, che magari, data l’esigua durata dei singoli episodi che imporrebbero una velocità eccessiva, visto in una maratona può anche garantire qualche risata unita a una sana e appagante attività ricreativa, ma francamente anche da questo punto di vista ci sono serie molto più adatte e belle da vedere che consiglierei a chi fosse interessato; confesso che un’auspicabile, vivace e vigorosa attività di gruppo tra tutti i personaggi mi avrebbe pure convinto a lasciare una rispettabile sufficienza alla serie ma, spoiler alert, mancando anche quella mi risulta davvero difficile assegnare un voto che vada oltre il salomonico cinque, che tradotto in parole povere vuol dire: “mah, niente di che, ma ho visto di peggio”.
È pensiero comune, soprattutto sponda femminile (se ancora si può usare questo termine nel 2024 senza offendere nessuno), che agli uomini piacciano tutte le donne indistintamente, a patto che respirino. Di meme al riguardo, in giro per il web, ce ne sono parecchi, alcuni anche fin troppo divertenti, e non nego che, almeno in parte, affermino il vero. Mossi dagli istinti più primordiali, alcuni di noi, uomini cis etero di etnia bianca caucasica e non (per informazioni più dettagliate chiedere all’Onorevole Nullazzo), andrebbero a letto anche con un maledetto boiler (cfr. scaldabagno elettrico), eppure, questa affermazione non è vera per tutti gli uomini. Prendete il sottoscritto come esempio (da non seguire). Single da tempo immemore e ormai ritirato dalla carriera di maestro d’amore, cerco da anni e con neanche troppa insistenza, sicuramente meno di quella che ci metteva Ted Mosby, la mia ragazza ideale, in quanto strenuo sostenitore della teoria secondo cui passerò tutta la mia vita con una donna soltanto, alla Marshall Eriksen (sì, mi piace "How I Met Your Mother"). Che poi, è anche vero che il concetto di ragazza ideale è abbastanza aleatorio e che bisogna sempre tener conto del famoso colpo di fulmine, l’amore a prima vista, ma meglio non divagare oltre. Come dicevo prima, molti uomini sono disposti ad accontentarsi, ad andare con la prima che capita, per me non è così. Da questo punto di vista, la pignoleria fa parte di me e lo stesso vale quando si parla di donne 2D. Voi credete che per un adolescente ancora nel pieno della propria tempesta ormonale ogni hentai valga l’altro, baggianate dico io. Ogni hentai è scelta meticolosa e ricerca estenuante, con l’unico obiettivo di trovare una trama avvincente e del sesso di livello, qualità che mancano a “Fūfu Kōkan”.
Trama: i protagonisti della serie sono due coppie sposate, amiche fin dai tempi della scuola, che decidono di andare insieme ad una sorgente termale. Quello che è iniziato come un semplice viaggio tra amici si trasforma, ben presto, in uno "scambio" di coppia. Fine.
Al termine del primo episodio, avevo avuto la netta sensazione che questo hentai non mi sarebbe piaciuto per niente e, infatti, la mia ipotesi si è rivelata esatta. “Fūfu Kōkan” manca di tutto ciò che il sottoscritto cerca in un hentai e, anzi, sembra proporre di proposito tutto il contrario. Inevitabilmente, dunque, da questo momento in poi, la recensione prenderà la forma di un elenco di tutti i difetti di questa serie. La trama è tanto banale da fare pietà agli sceneggiatori Netflix, e propone allo spettatore degli accoppiamenti completamenti casuali, che, d’accordo che è un hentai e lo scopo ultimo è scopare, ma almeno ci avrebbero potuto mettere un pizzico di estro e creatività, grandi assenti all’appello per tutte le otto puntate. Il character design dei protagonisti è maledettamente già visto e rivisto, risultando insipido ed anonimo, e anche le animazioni, per quanto non si parli di combattimenti o partite di basket, non sono di grande fattura. Gli episodi sette ed otto, scusate per lo spoiler che sono certo non vi farà dormire la notte, vedono le coppie tornare alla vita di sempre, facendo così crollare il presupposto della serie, che, a conti fatti, poteva concludersi all’episodio sei, risparmiandomi un’altra inutile perdita di tempo. Infine, proprio la questione tempo e tempistiche rappresenta il mastodontico tallone d’Achille dell’intera serie. Tutti gli episodi non durano più di sette minuti. Fin qui, nulla di strano, direte voi. D’altro canto, nessuno qui pretende di essere Rocco Siffredi, quindi, diciamo anche che questo lasso di tempo può bastare ad un comune mortale per soddisfare i propri piaceri. Questi fantomatici sette minuti, però, sono lordi e non netti, come lo stipendio mensile di un qualsiasi impiegato appartenente al ceto medio. Ai sette minuti totali bisogna tassativamente sottrarne due o tre, dipende dal caso, di introduzione alla puntata, il più delle volte costituita da dialoghi tranquillamente evitabili, ed altri due di titoli di coda. Nel concreto, dunque, ogni episodio non dura più di tre minuti, quattro quando va bene, tempi da mano più veloce del west, che rendono ogni episodio più insoddisfacente del precedente, ma meno del successivo. Di hentai con la stessa formula ne esistono diversi, solo che in quei tre o quattro minuti scarsi propongono un buon sesso, a differenza di ciò che accade in “Fūfu Kōkan”. Cioè, d’accordo che io sono un fanatico, ma addirittura proporre due sole scene di blowjob (scusate il francesismo, anche se in realtà è inglese), in otto episodi, mi sembra un affronto da terza guerra mondia(n)ale.
Quindi, se mai, su un qualsiasi sito di hentai, dovesse capitare di imbattervi in “Fūfu Kōkan” passate oltre e guardatevi tutta la serie di “Stringendo: Angel-tachi no Private Lesson”. Poi, nel caso, ne riparliamo.
Trama: i protagonisti della serie sono due coppie sposate, amiche fin dai tempi della scuola, che decidono di andare insieme ad una sorgente termale. Quello che è iniziato come un semplice viaggio tra amici si trasforma, ben presto, in uno "scambio" di coppia. Fine.
Al termine del primo episodio, avevo avuto la netta sensazione che questo hentai non mi sarebbe piaciuto per niente e, infatti, la mia ipotesi si è rivelata esatta. “Fūfu Kōkan” manca di tutto ciò che il sottoscritto cerca in un hentai e, anzi, sembra proporre di proposito tutto il contrario. Inevitabilmente, dunque, da questo momento in poi, la recensione prenderà la forma di un elenco di tutti i difetti di questa serie. La trama è tanto banale da fare pietà agli sceneggiatori Netflix, e propone allo spettatore degli accoppiamenti completamenti casuali, che, d’accordo che è un hentai e lo scopo ultimo è scopare, ma almeno ci avrebbero potuto mettere un pizzico di estro e creatività, grandi assenti all’appello per tutte le otto puntate. Il character design dei protagonisti è maledettamente già visto e rivisto, risultando insipido ed anonimo, e anche le animazioni, per quanto non si parli di combattimenti o partite di basket, non sono di grande fattura. Gli episodi sette ed otto, scusate per lo spoiler che sono certo non vi farà dormire la notte, vedono le coppie tornare alla vita di sempre, facendo così crollare il presupposto della serie, che, a conti fatti, poteva concludersi all’episodio sei, risparmiandomi un’altra inutile perdita di tempo. Infine, proprio la questione tempo e tempistiche rappresenta il mastodontico tallone d’Achille dell’intera serie. Tutti gli episodi non durano più di sette minuti. Fin qui, nulla di strano, direte voi. D’altro canto, nessuno qui pretende di essere Rocco Siffredi, quindi, diciamo anche che questo lasso di tempo può bastare ad un comune mortale per soddisfare i propri piaceri. Questi fantomatici sette minuti, però, sono lordi e non netti, come lo stipendio mensile di un qualsiasi impiegato appartenente al ceto medio. Ai sette minuti totali bisogna tassativamente sottrarne due o tre, dipende dal caso, di introduzione alla puntata, il più delle volte costituita da dialoghi tranquillamente evitabili, ed altri due di titoli di coda. Nel concreto, dunque, ogni episodio non dura più di tre minuti, quattro quando va bene, tempi da mano più veloce del west, che rendono ogni episodio più insoddisfacente del precedente, ma meno del successivo. Di hentai con la stessa formula ne esistono diversi, solo che in quei tre o quattro minuti scarsi propongono un buon sesso, a differenza di ciò che accade in “Fūfu Kōkan”. Cioè, d’accordo che io sono un fanatico, ma addirittura proporre due sole scene di blowjob (scusate il francesismo, anche se in realtà è inglese), in otto episodi, mi sembra un affronto da terza guerra mondia(n)ale.
Quindi, se mai, su un qualsiasi sito di hentai, dovesse capitare di imbattervi in “Fūfu Kōkan” passate oltre e guardatevi tutta la serie di “Stringendo: Angel-tachi no Private Lesson”. Poi, nel caso, ne riparliamo.
Districarsi tra generi e sottogeneri hentai è disciplina da professionisti, tanto complessa è la tassonomia che classifica, in base al contenuto, queste produzioni. Non essendo avvezzo a certi tecnicismi lessicali, non conoscevo ad esempio il significato di smut, termine il quale - perdonate eventuali imprecisioni - si riferisce ad opere erotiche che, pur contenendo scene esplicite, non trascurano trama e sceneggiatura, andando oltre la mera esposizione di atti sessuali. Solitamente pensate per un pubblico femminile, sono dunque storie che, oltre a raffigurare amplessi, approfondiscono le relazioni sentimentali tra i personaggi.
“Fūfu Kōkan”, terza fatica dell’anno 2023 targata AnimeFesta, brand da tempo specializzato nella realizzazione (a cadenza trimestrale) di corti animati per adulti, dovrebbe rientrare, stando all’etichettatura del webcomic da cui è tratto (pubblicato in forma cartacea da Shueisha), nel genere sopracitato.
Purtroppo, tenendo conto dell’esigua durata della serie (otto episodi), nonché del poco tempo a disposizione (una manciata di minuti a puntata), sviluppare una trama solida, dando al contempo il giusto spazio alla sfera sessuale, era un fallimento annunciato: se lo spettatore interessato agli aspetti strettamente pornografici riesce perlomeno a fruire di brevi copule animate, dal punto di vista della vicenda non c’è il benché minimo approfondimento psicologico o narrativo. Si potrebbe pensare che, a causa del formato scelto, non si siano potuti trasporre dettagli fondamentali del manga originale: ebbene, non è affatto così, da una rapida lettura del fumetto la trama della controparte cartacea è perfettamente sovrapponibile a quella dell’anime.
L’opera mette in scena il primo arco del manga, quello in cui due giovani coppie di sposini, una delle quali in astinenza forzata per questioni di fertilità (?), organizzano la classica gita alle onsen. Senza tanti preamboli, uno dei quattro, invece di proporre al gruppo una partita a Cluedo, lancia a mezza voce una stuzzicante idea: perché non ravvivare l’atmosfera con uno scambio di coppia? Con un tacito assenso, la proposta è accolta senza tanta reticenza (e che sarà mai?), e da quel momento i due stalloni iniziano ad accoppiarsi con la moglie dell’amico come se non ci fosse un domani. Gli unici momenti di “riflessione” sono i brevissimi (e un po’ ipocriti) rimorsi di Kanade e Reiji prima di trastullarsi con il nuovo partner, che si perdono miseramente nei successivi orgasmi di piacere. Siamo onesti, nessuno si aspettava un’analisi sociologica del tradimento, ma che ci si sforzasse a trovare un escamotage credibile per giustificare l’infedeltà amorosa era il minimo sindacale. Se l’obiettivo era distinguersi da un normale pornazzo, beh... missione fallita.
Accantonata ogni pretesa narrativa, resta da chiedersi - di base, l’anime è un hentai, quindi la domanda è lecita - se almeno le scene clou, quelle pruriginose e in grado di vellicare la libido dello spettatore, siano artisticamente valide. L’impressione è che, a fronte di animazioni ordinarie, vada riconosciuta una discreta cura per i disegni chiave e per il character design, le cui carte migliori sono indubbiamente le forme generose del cast femminile. Purtroppo, non essendo un feticista delle oppai fuori misura - occorre precisare che non fumo e sono pure astemio, quindi presumo che il problema sia esclusivamente mio -, anche questo aspetto mi ha lasciato piuttosto indifferente.
Il cruccio maggiore è che non ci sono guizzi, o perverse depravazioni, che rendano quest’opera riconoscibile tra gli infiniti cloni che escono quotidianamente dalla catena di montaggio. La regia è pigra, le atmosfere ovattate, e al di là di fornicazioni furtive copulando in posizioni canoniche, non c’è nulla che valga la pena essere ricordato.
Oltretutto, le continue inquadrature sugli anelli dei fedifraghi mi hanno pure fatto prendere in uggia i protagonisti, quasi si volessero evocare le atmosfere torbide di un netorare, filone erotico lontanissimo dalle mie corde.
Se si fosse intitolato “Orgasmi adulteri alle terme delle tettone”, forse l’avrei apprezzato di più, e non sarebbe stato necessario nascondere il canovaccio basico di un soft-porno dietro a una facciata di false promesse. AnimeFesta è sinonimo di sesso spensierato, voluttuoso, sfacciato, contornato da trame risibili e pretestuose, che non di rado sfociano in un trash divertente e senza pretese (come non ricordare ad esempio il bonzo di “Sōryo to Majiwaru Shikiyoku no Yoru ni...”?).
Provare ad aggiungere un elemento serioso è stato un buco nell’acqua.
“Fūfu Kōkan”, terza fatica dell’anno 2023 targata AnimeFesta, brand da tempo specializzato nella realizzazione (a cadenza trimestrale) di corti animati per adulti, dovrebbe rientrare, stando all’etichettatura del webcomic da cui è tratto (pubblicato in forma cartacea da Shueisha), nel genere sopracitato.
Purtroppo, tenendo conto dell’esigua durata della serie (otto episodi), nonché del poco tempo a disposizione (una manciata di minuti a puntata), sviluppare una trama solida, dando al contempo il giusto spazio alla sfera sessuale, era un fallimento annunciato: se lo spettatore interessato agli aspetti strettamente pornografici riesce perlomeno a fruire di brevi copule animate, dal punto di vista della vicenda non c’è il benché minimo approfondimento psicologico o narrativo. Si potrebbe pensare che, a causa del formato scelto, non si siano potuti trasporre dettagli fondamentali del manga originale: ebbene, non è affatto così, da una rapida lettura del fumetto la trama della controparte cartacea è perfettamente sovrapponibile a quella dell’anime.
L’opera mette in scena il primo arco del manga, quello in cui due giovani coppie di sposini, una delle quali in astinenza forzata per questioni di fertilità (?), organizzano la classica gita alle onsen. Senza tanti preamboli, uno dei quattro, invece di proporre al gruppo una partita a Cluedo, lancia a mezza voce una stuzzicante idea: perché non ravvivare l’atmosfera con uno scambio di coppia? Con un tacito assenso, la proposta è accolta senza tanta reticenza (e che sarà mai?), e da quel momento i due stalloni iniziano ad accoppiarsi con la moglie dell’amico come se non ci fosse un domani. Gli unici momenti di “riflessione” sono i brevissimi (e un po’ ipocriti) rimorsi di Kanade e Reiji prima di trastullarsi con il nuovo partner, che si perdono miseramente nei successivi orgasmi di piacere. Siamo onesti, nessuno si aspettava un’analisi sociologica del tradimento, ma che ci si sforzasse a trovare un escamotage credibile per giustificare l’infedeltà amorosa era il minimo sindacale. Se l’obiettivo era distinguersi da un normale pornazzo, beh... missione fallita.
Accantonata ogni pretesa narrativa, resta da chiedersi - di base, l’anime è un hentai, quindi la domanda è lecita - se almeno le scene clou, quelle pruriginose e in grado di vellicare la libido dello spettatore, siano artisticamente valide. L’impressione è che, a fronte di animazioni ordinarie, vada riconosciuta una discreta cura per i disegni chiave e per il character design, le cui carte migliori sono indubbiamente le forme generose del cast femminile. Purtroppo, non essendo un feticista delle oppai fuori misura - occorre precisare che non fumo e sono pure astemio, quindi presumo che il problema sia esclusivamente mio -, anche questo aspetto mi ha lasciato piuttosto indifferente.
Il cruccio maggiore è che non ci sono guizzi, o perverse depravazioni, che rendano quest’opera riconoscibile tra gli infiniti cloni che escono quotidianamente dalla catena di montaggio. La regia è pigra, le atmosfere ovattate, e al di là di fornicazioni furtive copulando in posizioni canoniche, non c’è nulla che valga la pena essere ricordato.
Oltretutto, le continue inquadrature sugli anelli dei fedifraghi mi hanno pure fatto prendere in uggia i protagonisti, quasi si volessero evocare le atmosfere torbide di un netorare, filone erotico lontanissimo dalle mie corde.
Se si fosse intitolato “Orgasmi adulteri alle terme delle tettone”, forse l’avrei apprezzato di più, e non sarebbe stato necessario nascondere il canovaccio basico di un soft-porno dietro a una facciata di false promesse. AnimeFesta è sinonimo di sesso spensierato, voluttuoso, sfacciato, contornato da trame risibili e pretestuose, che non di rado sfociano in un trash divertente e senza pretese (come non ricordare ad esempio il bonzo di “Sōryo to Majiwaru Shikiyoku no Yoru ni...”?).
Provare ad aggiungere un elemento serioso è stato un buco nell’acqua.
Ce ne sarebbe da scrivere un sacco su questa serie.
Con un gessetto bianco, sulla lavagna:
"Questa roba fa schifo, questa roba fa schifo...."
Come Bart nella sigla dei Simpsons.
Ci sono alcune opere animate (ma anche letterarie, musicali, etc.. ) che a volte ti fanno dubitare di non aver capito, di non aver colto fino in fondo quella sottile nascosta scintilla di genio. Opere che hanno qualcosa che non si afferra immediatamente, di fronte alle quali è facile trovarsi straniti e consci di non aver capito qualcosa che però c'è, è là, solo un po' fuori portata di mano.
Ma hey, questa non fa parte della categoria.
Un hentai completamente inutile, indecente; non da niente, non eccita, non ... niente, zero. Il vuoto cosmico oltre l'esosfera.
Una delle tante immondizie che riempiono il nostro tempo di cose, senza che abbiano ne un senso ne un bisogno - cosi - tanto per riempire. Immondizia in animazione. Desolazione contenutistica. Un terrificante spreco di tempo ed energia.
Una serie su due coppie che si scambiano che non ha nemmeno senso commentare sotto alcun aspetto tecnico, narrativo, emotivo o scenografico. Una serie per uomini allupati, che hanno ormai consumato tutto il catalogo delle perversioni hentai dei giappi, finendo per entrare nel calderone dei decisamente dimenticabili accessori usa e getta, come un bicchiere di plastica, come un fazzoletto.
Oppure una serie per stolti soggetti, vagabondi in giro per il sito a collezionare recensioni su opere (giustamente) dimenticate, per lo più indegne; un po' come a certificare il cattivo gusto che senti nell'aria mentre apri questa pagina. E' reale, credici... questa roba fa schifo...
E vuoi la verità?
Io nemmeno l'ho vista fino in fondo....
Con un gessetto bianco, sulla lavagna:
"Questa roba fa schifo, questa roba fa schifo...."
Come Bart nella sigla dei Simpsons.
Ci sono alcune opere animate (ma anche letterarie, musicali, etc.. ) che a volte ti fanno dubitare di non aver capito, di non aver colto fino in fondo quella sottile nascosta scintilla di genio. Opere che hanno qualcosa che non si afferra immediatamente, di fronte alle quali è facile trovarsi straniti e consci di non aver capito qualcosa che però c'è, è là, solo un po' fuori portata di mano.
Ma hey, questa non fa parte della categoria.
Un hentai completamente inutile, indecente; non da niente, non eccita, non ... niente, zero. Il vuoto cosmico oltre l'esosfera.
Una delle tante immondizie che riempiono il nostro tempo di cose, senza che abbiano ne un senso ne un bisogno - cosi - tanto per riempire. Immondizia in animazione. Desolazione contenutistica. Un terrificante spreco di tempo ed energia.
Una serie su due coppie che si scambiano che non ha nemmeno senso commentare sotto alcun aspetto tecnico, narrativo, emotivo o scenografico. Una serie per uomini allupati, che hanno ormai consumato tutto il catalogo delle perversioni hentai dei giappi, finendo per entrare nel calderone dei decisamente dimenticabili accessori usa e getta, come un bicchiere di plastica, come un fazzoletto.
Oppure una serie per stolti soggetti, vagabondi in giro per il sito a collezionare recensioni su opere (giustamente) dimenticate, per lo più indegne; un po' come a certificare il cattivo gusto che senti nell'aria mentre apri questa pagina. E' reale, credici... questa roba fa schifo...
E vuoi la verità?
Io nemmeno l'ho vista fino in fondo....
"Fūfu Kōkan: Otto Yori Sugoi Kongai Sex" è una serie anime smut/hentai, tratta dall'omonimo manga e uscita nell'estate 2023, che sfida la definizione stessa di "intrattenimento."
In otto brevissimi episodi (e per fortuna), ciascuno della durata di un singolo sbadiglio, questa creazione senza senso ci trascina in un viaggio da dimenticare... Se solo si riuscisse a ricordarne qualcosa!
La trama, se così si può chiamare, segue due coppie amiche che pensano che uno scambio di partner sia la miglior idea per un fine settimana alle terme. Peccato che la sceneggiatura sia più prevedibile del sorgere del sole. E anche meno eccitante.
I disegni e le animazioni raggiungono la sufficienza, con le parti intime rigorosamente censurate che sembrano apparire solo per errore. Il doppiaggio pare essere una gara a chi riesce a produrre il maggior numero di gridolini e vocalizzi in cinque minuti, il che, diciamolo, non è un obiettivo lodevole. E la colonna sonora non esiste, e se esiste, è così insignificante da essere completamente dimenticabile: poca melodia e più silenzio imbarazzante. L'ending, infine, per quanto decente, sembra durare un'eternità e copre un terzo dell'intero episodio! Forse era destinata a distrarre dalla mancanza di contenuto?
E andiamo al "succo" della trama: le due coppie si alternano in situazioni provocanti e provocatorie con lo scopo di deliziarci e di suscitare quella sensazione di trasgressione e proibito (strategici quei primi piani alle loro fedi nuziali in situazioni più hot, che mi hanno fatto tanto sorridere). Tutti obiettivi disattesi. Personalmente non ho provato nulla di tutto ciò.
Spendendo due righe sul finale, nemmeno quello ci dà un minimo di soddisfazione. Rimanendo in tema è una sorta di coitus interruptus: si interrompe "sul più bello" lasciandoci a bocca asciutta. Forse perché è in previsione una seconda stagione? Per carità! Lasciamola a chi si vuol far del male!
In conclusione, "Fuufu Koukan Modorenai Yoru" sembra più una perdita di tempo (poco, per fortuna) che una fonte di intrattenimento. Quindi, se cercate trasgressione, eccitazione o spunti fantasiosi, vi conviene guardare altrove.
Alla prossima spa!
In otto brevissimi episodi (e per fortuna), ciascuno della durata di un singolo sbadiglio, questa creazione senza senso ci trascina in un viaggio da dimenticare... Se solo si riuscisse a ricordarne qualcosa!
La trama, se così si può chiamare, segue due coppie amiche che pensano che uno scambio di partner sia la miglior idea per un fine settimana alle terme. Peccato che la sceneggiatura sia più prevedibile del sorgere del sole. E anche meno eccitante.
I disegni e le animazioni raggiungono la sufficienza, con le parti intime rigorosamente censurate che sembrano apparire solo per errore. Il doppiaggio pare essere una gara a chi riesce a produrre il maggior numero di gridolini e vocalizzi in cinque minuti, il che, diciamolo, non è un obiettivo lodevole. E la colonna sonora non esiste, e se esiste, è così insignificante da essere completamente dimenticabile: poca melodia e più silenzio imbarazzante. L'ending, infine, per quanto decente, sembra durare un'eternità e copre un terzo dell'intero episodio! Forse era destinata a distrarre dalla mancanza di contenuto?
E andiamo al "succo" della trama: le due coppie si alternano in situazioni provocanti e provocatorie con lo scopo di deliziarci e di suscitare quella sensazione di trasgressione e proibito (strategici quei primi piani alle loro fedi nuziali in situazioni più hot, che mi hanno fatto tanto sorridere). Tutti obiettivi disattesi. Personalmente non ho provato nulla di tutto ciò.
Spendendo due righe sul finale, nemmeno quello ci dà un minimo di soddisfazione. Rimanendo in tema è una sorta di coitus interruptus: si interrompe "sul più bello" lasciandoci a bocca asciutta. Forse perché è in previsione una seconda stagione? Per carità! Lasciamola a chi si vuol far del male!
In conclusione, "Fuufu Koukan Modorenai Yoru" sembra più una perdita di tempo (poco, per fortuna) che una fonte di intrattenimento. Quindi, se cercate trasgressione, eccitazione o spunti fantasiosi, vi conviene guardare altrove.
Alla prossima spa!
E’ sinceramente al di là della mia comprensione lo scopo della visione di un simile anime.
Dovrebbe eccitare? Chi? Partendo comunque dall’imperscrutabile censura pixellata delle zone inguinali, ma non di quelle anali, cosa dovrebbe stuzzicare l’improvvido spettatore? L’ondeggiare e roteare di ghiandole mammarie tanto abnormi quanto improbabili? I continui gemiti e gridolini infantili e kawai delle signore? I dialoghi in odor di premio Strega? E la malcapitata spettatrice, dovrebbe immedesimarsi con le mugolanti latterie di cui sopra? Mistero.
Ci si domanda poi cosa ne sia della privacy in queste sess-ioni, visto che le urla femminili raggiungono picchi di decibel difficilmente contenibili dalle pareti di carta di un albergo tradizionale giapponese. Trovo particolarmente irritante, tra l’altro, che gli uomini chiamino le donne per nome, mentre loro vengono quasi sempre definiti senpai.
La trama, volendola gratificare di questo improprio appellativo, è semplice e lineare, e non potrebbe essere diversamente, vista la brevità dell’oper… schifezza. Abbiamo due coppie di amici, di cui una molto morigerata e l’altra più allegra, per così dire, che si ritrovano insieme alle terme e, con pretesti fuor da ogni logica, si scambiano i partner per un paio di giorni, permettendoci così di goder… subire le successive amenità del caso.
Non starò a disquisire troppo sui personaggi, sulla dialettica del malandrino che riesce a convincere la riluttante (!?) scambista che l’esperienza andrà a vantaggio del suo matrimonio, sul fatto che negli ultimi due episodi una delle due coppie scompaia dal radar, sul chara design piuttosto anonimo, sugli irritanti stereotipi applicati ai personaggi femminili, e così via. Preferisco rimarcare il concetto della terribile censura, che riesce a far sì che una fellatio paia applicata a un tronco di bouganvillea. E non dico altro.
Ero stata tentata di scendere ancora con la mia valutazione, ma mi sono trattenuta per due semplici motivi: il primo è che, di norma, non sono fruitrice di questi contenuti e quindi non sono in grado di applicare alcuno standard. Come sono, nella media, gli hentai? Lo ignoro. E, detto fra noi, vista l’esperienza, preferisco continuare a bearmi nella mia ignoranza.
Il secondo motivo per cui non ho infierito oltre i miei soliti limiti è che gli episodi sono molto brevi. Sopportabili? Tutto sommato sì, ma riescono comunque a far riflettere sul concetto di eternità.
In definitiva, qual è lo scopo principe di un hentai? Esatto, signore e signori, eccitare lo spettatore. Se la visione di un anime di questo tipo, per svariati motivi, ti irrita invece di spingerti ad andare a cercare il tuo partner, allora, citando "La guerra dei bottoni", cessa lo scopo. Da qui discende la pesante insufficienza. Elementare, Watson.
Ad ogni modo, posso fieramente vantarmi di aver completato la visione di questo titolo, sperando di non dover mai ripetere l’esperienza. Chi ha orecchio, intenda…
Dovrebbe eccitare? Chi? Partendo comunque dall’imperscrutabile censura pixellata delle zone inguinali, ma non di quelle anali, cosa dovrebbe stuzzicare l’improvvido spettatore? L’ondeggiare e roteare di ghiandole mammarie tanto abnormi quanto improbabili? I continui gemiti e gridolini infantili e kawai delle signore? I dialoghi in odor di premio Strega? E la malcapitata spettatrice, dovrebbe immedesimarsi con le mugolanti latterie di cui sopra? Mistero.
Ci si domanda poi cosa ne sia della privacy in queste sess-ioni, visto che le urla femminili raggiungono picchi di decibel difficilmente contenibili dalle pareti di carta di un albergo tradizionale giapponese. Trovo particolarmente irritante, tra l’altro, che gli uomini chiamino le donne per nome, mentre loro vengono quasi sempre definiti senpai.
La trama, volendola gratificare di questo improprio appellativo, è semplice e lineare, e non potrebbe essere diversamente, vista la brevità dell’oper… schifezza. Abbiamo due coppie di amici, di cui una molto morigerata e l’altra più allegra, per così dire, che si ritrovano insieme alle terme e, con pretesti fuor da ogni logica, si scambiano i partner per un paio di giorni, permettendoci così di goder… subire le successive amenità del caso.
Non starò a disquisire troppo sui personaggi, sulla dialettica del malandrino che riesce a convincere la riluttante (!?) scambista che l’esperienza andrà a vantaggio del suo matrimonio, sul fatto che negli ultimi due episodi una delle due coppie scompaia dal radar, sul chara design piuttosto anonimo, sugli irritanti stereotipi applicati ai personaggi femminili, e così via. Preferisco rimarcare il concetto della terribile censura, che riesce a far sì che una fellatio paia applicata a un tronco di bouganvillea. E non dico altro.
Ero stata tentata di scendere ancora con la mia valutazione, ma mi sono trattenuta per due semplici motivi: il primo è che, di norma, non sono fruitrice di questi contenuti e quindi non sono in grado di applicare alcuno standard. Come sono, nella media, gli hentai? Lo ignoro. E, detto fra noi, vista l’esperienza, preferisco continuare a bearmi nella mia ignoranza.
Il secondo motivo per cui non ho infierito oltre i miei soliti limiti è che gli episodi sono molto brevi. Sopportabili? Tutto sommato sì, ma riescono comunque a far riflettere sul concetto di eternità.
In definitiva, qual è lo scopo principe di un hentai? Esatto, signore e signori, eccitare lo spettatore. Se la visione di un anime di questo tipo, per svariati motivi, ti irrita invece di spingerti ad andare a cercare il tuo partner, allora, citando "La guerra dei bottoni", cessa lo scopo. Da qui discende la pesante insufficienza. Elementare, Watson.
Ad ogni modo, posso fieramente vantarmi di aver completato la visione di questo titolo, sperando di non dover mai ripetere l’esperienza. Chi ha orecchio, intenda…
La serie in otto mini episodi intitolata "Fūfu Kōkan: Otto Yori Sugoi Kongai Sex" (ossia "Marriage Exchange: Amazing Extramarital Sex Compared to My Husband" o meglio -come io ridurrei il titolo- "Couple swapping") porta già nel titolo il recap del suo "limitato" contenuto di trama.
La miniserie era stata annunciata lo scorso mese di ottobre 2022 da Suiseisha prendendo come base il manga per adulti "Fufu Kokan: Otto Yoti Sugi Kongai Sex" scritto da Peter Mitsuru e ha debuttato sul sito Anime Festa lo scorso giugno, arrivando in TV tra luglio e settembre 2023.
Come si evince da titolo, i protagonisti sono due coppie sposate di amici (lato maschile) fin dai tempi di studi universitari: Kosuke e Asuka da un lato e Reiji e Kanadae dall'altra. Decidono di andare e trascorrere assieme una sorta di mini vacanza in una struttura termale, vacanza che si trasforma - fin dal primo episodio - in uno scambio di coppia. Essendo una serie di corti di 8 episodi di poco meno di 8 minuti, di cui quasi 2 sono dedicati alla sigla finale (tutto sommato ascoltabile), la trama e il percorso che porta le 2 coppie allo "scambio" è nullo, tanto da far sembrare il tutto all'inizio forzatissimo e poco "appagante" per chi ama anche l'erotismo in tutte le sue sfaccettature e non solo la pornografia in senso ampio.
Cosa ci si aspetta da un anime hentai? Con questa domanda si apre un mondo costituito da gusti e "passioni" (?) molto eterogenei ma il primo limite "formale" della serie che emerge in modo chiaro ed incontrovertibile è la censura, sebbene molto limitata, per la mascheratura "effetto pixel".
Si sa che i prodotti giapponesi nell'ambito del porno sono spesso censurati totalmente o parzialmente: è un aspetto molto controverso che per noi occidentali ha poco senso da anni ma che, da quanto ho appurato in una serie dedicata al re del porno degli anni '80 in Giappone - Toru Muranishi - trovata su una notissima piattaforma streaming, per la loro cultura mostrare i genitali maschili e femminili nonché documentare un vero e proprio rapporto sessuale è un "problema" non solo legale, ma credo anche culturale.
Fa specie che ancora molti anime porno siano così "pudichi" non solo per le immagini ma anche per le azioni rappresentate. E "Fufu Kokan" non contraddice quanto ho appena scritto: il cliché è il solito.
La coppia più disinibita (Kosuke e Asuka) "corrompe" quella più "rigida" (Reiji e Kanadae) facendo leva da un lato sulla simpatia sviluppatasi negli anni di studio tra Asuka e Reiji e dall'altro dalla solita trita e ritrita timidezza e remissività delle ragazze giapponesi impersonata da Kanadae che si oppongono a qualsiasi forma di tradimento o relazioni adulterine, salvo poi lasciarsi andare tra arrossamenti, sguardi imbarazzati e gridolini/moans da bambine che fanno sorridere, con l'aggravante che Kanadae concede le sue grazie con la convinzione e lo scopo di migliorare la propria "ars amandi" per dimostrare di essere più femminile con il proprio amato Reiji.
E, in questo caso, è ancora la cultura giapponese ad abbassare il livello di carica "erotica": le ragazze, sempre composte e atarassiche, che sembrano non prendere mai l'iniziativa, ma che stuzzicano per poi farsi assediare e capitolare in pochi attimi è francamente stucchevole.
In tutta la serie, solo due situazioni potrebbero sembrar creare un minimo di erotismo (i bagni termali e il rapporto consumato alla presenza, dietro la porta, di un partner) e poco conta l'artifizio formale/registico di dedicare due episodi ad "evento" per mostrare i due POV e i sentimenti e sensi di colpa. Per il resto tutto risulta essere molto tradizionale e banale, con l'aggravante che data la durata ridotta degli episodi, la parte "interessante" resta confinata a poco più di un minuto di preliminari e amplesso...
Se poi il genere cardine è il c.d. "netorare" (sebbene temporaneo), le ragioni sono del tutto ignorate ed eufemisticamente risibili: sembra inizialmente solo un gioco per annoiati infoiati al fine di superare la ripetitiva quotidianità e l'eccessiva freddezza di una coppia per poi sfociare nello scopo "terapeutico". Quello che poi sembra mancare è l'evoluzione dello scambio di coppia alla "luce del sole": in questo anime le coppie mantengono sempre la privacy assoluta attiva durante lo scambio che non sarà mai eseguito in modo palese e contemporaneo dai quattro fedifraghi... e qui si vede altro limite dell'impostazione culturale giapponese e dell'anime che sembrano voler rendere credibile lo scambio solo perché le coppie, pur consapevoli, non vogliono mostrare la prova concreta del loro tradimento o parlarne in modo esplicito all'interno della coppia, lasciando al partner la sensazione di incertezza sul tradimento effettuato e il senso di colpa di quanto fatto.
Dal punto di vista tecnico non mi è sembrato nulla di eccezionalmente alto a livello qualitativo: chara design normale per un prodotto del genere (soliti maschi prestanti e virilmente dotati, solite femmine giunoniche e kawaii), censura comunque inutilmente fastidiosa, svipullo dei personaggi inesistente (a meno che non si voglia valutare nell'ultimo episodio come evoluzione positiva quella di Kanadae...), animazioni fluide, ma anche ripetitive e meccaniche nei momenti "topici".
Un'opera abbastanza scadente, forse molto standard, ma veramente poco stimolante, che non è riuscita a coinvolgere più di tanto la mia attenzione al di là del solito voyeurismo curioso, disattendendo le aspettative già dal primo episodio. La serie l'ho terminata e recensita solo per sfida... e mi meraviglio di quanto sia riuscito comunque a scrivere a riguardo...
La miniserie era stata annunciata lo scorso mese di ottobre 2022 da Suiseisha prendendo come base il manga per adulti "Fufu Kokan: Otto Yoti Sugi Kongai Sex" scritto da Peter Mitsuru e ha debuttato sul sito Anime Festa lo scorso giugno, arrivando in TV tra luglio e settembre 2023.
Come si evince da titolo, i protagonisti sono due coppie sposate di amici (lato maschile) fin dai tempi di studi universitari: Kosuke e Asuka da un lato e Reiji e Kanadae dall'altra. Decidono di andare e trascorrere assieme una sorta di mini vacanza in una struttura termale, vacanza che si trasforma - fin dal primo episodio - in uno scambio di coppia. Essendo una serie di corti di 8 episodi di poco meno di 8 minuti, di cui quasi 2 sono dedicati alla sigla finale (tutto sommato ascoltabile), la trama e il percorso che porta le 2 coppie allo "scambio" è nullo, tanto da far sembrare il tutto all'inizio forzatissimo e poco "appagante" per chi ama anche l'erotismo in tutte le sue sfaccettature e non solo la pornografia in senso ampio.
Cosa ci si aspetta da un anime hentai? Con questa domanda si apre un mondo costituito da gusti e "passioni" (?) molto eterogenei ma il primo limite "formale" della serie che emerge in modo chiaro ed incontrovertibile è la censura, sebbene molto limitata, per la mascheratura "effetto pixel".
Si sa che i prodotti giapponesi nell'ambito del porno sono spesso censurati totalmente o parzialmente: è un aspetto molto controverso che per noi occidentali ha poco senso da anni ma che, da quanto ho appurato in una serie dedicata al re del porno degli anni '80 in Giappone - Toru Muranishi - trovata su una notissima piattaforma streaming, per la loro cultura mostrare i genitali maschili e femminili nonché documentare un vero e proprio rapporto sessuale è un "problema" non solo legale, ma credo anche culturale.
Fa specie che ancora molti anime porno siano così "pudichi" non solo per le immagini ma anche per le azioni rappresentate. E "Fufu Kokan" non contraddice quanto ho appena scritto: il cliché è il solito.
La coppia più disinibita (Kosuke e Asuka) "corrompe" quella più "rigida" (Reiji e Kanadae) facendo leva da un lato sulla simpatia sviluppatasi negli anni di studio tra Asuka e Reiji e dall'altro dalla solita trita e ritrita timidezza e remissività delle ragazze giapponesi impersonata da Kanadae che si oppongono a qualsiasi forma di tradimento o relazioni adulterine, salvo poi lasciarsi andare tra arrossamenti, sguardi imbarazzati e gridolini/moans da bambine che fanno sorridere, con l'aggravante che Kanadae concede le sue grazie con la convinzione e lo scopo di migliorare la propria "ars amandi" per dimostrare di essere più femminile con il proprio amato Reiji.
E, in questo caso, è ancora la cultura giapponese ad abbassare il livello di carica "erotica": le ragazze, sempre composte e atarassiche, che sembrano non prendere mai l'iniziativa, ma che stuzzicano per poi farsi assediare e capitolare in pochi attimi è francamente stucchevole.
In tutta la serie, solo due situazioni potrebbero sembrar creare un minimo di erotismo (i bagni termali e il rapporto consumato alla presenza, dietro la porta, di un partner) e poco conta l'artifizio formale/registico di dedicare due episodi ad "evento" per mostrare i due POV e i sentimenti e sensi di colpa. Per il resto tutto risulta essere molto tradizionale e banale, con l'aggravante che data la durata ridotta degli episodi, la parte "interessante" resta confinata a poco più di un minuto di preliminari e amplesso...
Se poi il genere cardine è il c.d. "netorare" (sebbene temporaneo), le ragioni sono del tutto ignorate ed eufemisticamente risibili: sembra inizialmente solo un gioco per annoiati infoiati al fine di superare la ripetitiva quotidianità e l'eccessiva freddezza di una coppia per poi sfociare nello scopo "terapeutico". Quello che poi sembra mancare è l'evoluzione dello scambio di coppia alla "luce del sole": in questo anime le coppie mantengono sempre la privacy assoluta attiva durante lo scambio che non sarà mai eseguito in modo palese e contemporaneo dai quattro fedifraghi... e qui si vede altro limite dell'impostazione culturale giapponese e dell'anime che sembrano voler rendere credibile lo scambio solo perché le coppie, pur consapevoli, non vogliono mostrare la prova concreta del loro tradimento o parlarne in modo esplicito all'interno della coppia, lasciando al partner la sensazione di incertezza sul tradimento effettuato e il senso di colpa di quanto fatto.
Dal punto di vista tecnico non mi è sembrato nulla di eccezionalmente alto a livello qualitativo: chara design normale per un prodotto del genere (soliti maschi prestanti e virilmente dotati, solite femmine giunoniche e kawaii), censura comunque inutilmente fastidiosa, svipullo dei personaggi inesistente (a meno che non si voglia valutare nell'ultimo episodio come evoluzione positiva quella di Kanadae...), animazioni fluide, ma anche ripetitive e meccaniche nei momenti "topici".
Un'opera abbastanza scadente, forse molto standard, ma veramente poco stimolante, che non è riuscita a coinvolgere più di tanto la mia attenzione al di là del solito voyeurismo curioso, disattendendo le aspettative già dal primo episodio. La serie l'ho terminata e recensita solo per sfida... e mi meraviglio di quanto sia riuscito comunque a scrivere a riguardo...