My Tiny Senpai
Ultimamente sono alla ricerca di romcom con protagonisti adulti. Sono riuscito a trovarne qualcuna, ma mi sto accorgendo che molto (troppo) spesso si tratta di uno specchietto per le allodole: i protagonisti infatti sono adulti solo per l’anagrafe, perché nella pratica sono infantili da morire, si comportano come dei ragazzini adolescenti o peggio, e nelle storie non c’è nulla che richiami ai problemi tipici del mondo adulto.
È il caso anche di “My Tiny Senpai”.
La premessa è estremamente semplice: Shinozaki è un ragazzo alla prima esperienza lavorativa e si ritrova ad avere come senpai (cioè collega con più anzianità aziendale che funge da sua coordinatrice) Katase, una graziosa, minuta e formosissima ragazza. Il resto lo potete immaginare.
Come ho detto inizialmente, nonostante sia tratto da un manga catalogato come “seinen”, qualunque aspettativa possiate mai avere di una storia adulta mettetela subito da parte. Tutti i personaggi, dai protagonisti ai secondari e persino i loro capi, sembrano dei bambini cresciuti, dicono e fanno cose infantili, arrossiscono continuamente, parlano di gattini e peluche, e via dicendo. Figuratevi che la ditta per cui lavorano è un’imprecisata società che si occupa di cose per l’infanzia, il cui principale prodotto è il personaggio di un gattino chiamato “Miaotaro”, del quale vendono i gadget e del quale i protagonisti stessi sono fan e utilizzatori. Più bambini dei bambini, come si suol dire.
Ovviamente, anche in campo sentimentale i protagonisti (ma anche alcuni secondari), nonostante abbiano, se ho capito bene, sui ventidue/ventiquattro anni, sono a livello di ragazzini adolescenti: tutti single, totalmente inesperti e con zero esperienze alle spalle (mi chiedo come sia possibile, visto che la senpai Katase è una ‘gnocca’ da paura... per vent’anni ha vissuto in un monastero di clausura?).
La serie di per sé non è noiosa, è simpatica da seguire, soprattutto grazie al personaggio del capo dipartimento, la cui unica occupazione è fare da cupido per i suoi dipendenti (il lavoro è proprio l’ultimo dei suoi pensieri). La senpai è praticamente una Uzaki-chan, ma dolce anziché dispettosa, di una dolcezza comunque non smielata, diciamo tenera (fondamentalmente, pare una bambina). Ci sono scene ecchi ma non volgari.
Certo è che gli episodi sono totalmente inverosimili, forniscono un’immagine idilliaca del lavoro, in cui i dipendenti sono tutti beati e sorridenti, parlano solo di amenità e si divertono, il capo è un bonaccione compagno di giochi che invita continuamente i dipendenti a cene e uscite aziendali, e le scene forzate e irrealistiche si sprecano, però alla fine è una visione leggera e scorre via velocemente. Velocemente e senza lasciare tracce.
La potrei consigliare a chi cerca qualcosa di leggero senza tante pretese, giusto per passare il tempo. O ai patiti delle oppai.
È il caso anche di “My Tiny Senpai”.
La premessa è estremamente semplice: Shinozaki è un ragazzo alla prima esperienza lavorativa e si ritrova ad avere come senpai (cioè collega con più anzianità aziendale che funge da sua coordinatrice) Katase, una graziosa, minuta e formosissima ragazza. Il resto lo potete immaginare.
Come ho detto inizialmente, nonostante sia tratto da un manga catalogato come “seinen”, qualunque aspettativa possiate mai avere di una storia adulta mettetela subito da parte. Tutti i personaggi, dai protagonisti ai secondari e persino i loro capi, sembrano dei bambini cresciuti, dicono e fanno cose infantili, arrossiscono continuamente, parlano di gattini e peluche, e via dicendo. Figuratevi che la ditta per cui lavorano è un’imprecisata società che si occupa di cose per l’infanzia, il cui principale prodotto è il personaggio di un gattino chiamato “Miaotaro”, del quale vendono i gadget e del quale i protagonisti stessi sono fan e utilizzatori. Più bambini dei bambini, come si suol dire.
Ovviamente, anche in campo sentimentale i protagonisti (ma anche alcuni secondari), nonostante abbiano, se ho capito bene, sui ventidue/ventiquattro anni, sono a livello di ragazzini adolescenti: tutti single, totalmente inesperti e con zero esperienze alle spalle (mi chiedo come sia possibile, visto che la senpai Katase è una ‘gnocca’ da paura... per vent’anni ha vissuto in un monastero di clausura?).
La serie di per sé non è noiosa, è simpatica da seguire, soprattutto grazie al personaggio del capo dipartimento, la cui unica occupazione è fare da cupido per i suoi dipendenti (il lavoro è proprio l’ultimo dei suoi pensieri). La senpai è praticamente una Uzaki-chan, ma dolce anziché dispettosa, di una dolcezza comunque non smielata, diciamo tenera (fondamentalmente, pare una bambina). Ci sono scene ecchi ma non volgari.
Certo è che gli episodi sono totalmente inverosimili, forniscono un’immagine idilliaca del lavoro, in cui i dipendenti sono tutti beati e sorridenti, parlano solo di amenità e si divertono, il capo è un bonaccione compagno di giochi che invita continuamente i dipendenti a cene e uscite aziendali, e le scene forzate e irrealistiche si sprecano, però alla fine è una visione leggera e scorre via velocemente. Velocemente e senza lasciare tracce.
La potrei consigliare a chi cerca qualcosa di leggero senza tante pretese, giusto per passare il tempo. O ai patiti delle oppai.