Wizard Barristers: Benmashi Cecil
La serie racconta di un ipotetico mondo, in cui in alcuni umani è possibile che si “risveglino” dei poteri magici e di conseguenza diventino dei maghi, meglio definiti con il termine di wud nella serie. In tale realtà sono state redatte dieci leggi per poter regolamentare l’utilizzo della magia; in caso di violazione l’imputato dovrà difendersi al tribunale magico, difeso da specifici avvocati, tra cui la protagonista.
Entrando nel dettaglio di ogni peculiarità per cui tale anime ha riscontrato un mio giudizio così negativo, il problema che salta subito all’occhio è il comparto grafico, che ad inizio serie si rivela essere molto entusiasmante, se non per il character design, che risulta alquanto particolare e quindi molto soggettivo sulla sua effettiva validità - personalmente l’ho trovato troppo semplicistico e rotondeggiante, però ho apprezzato alcuni stili bizzarri del vestiario e nell‘accostamento dei colori degli stessi.
Altra nota positiva del comparto grafico è l’utilizzo della computer grafica, utilizzata esclusivamente per i “metaboloid”, che, per quanto non ami tale strumento, in “Wizard Barristers: Benmashi Cecil” è utilizzata in modo positivo, anche se, per quanto riguarda i design dei metaboloid, spesso risultano riciclati e ben poco variegati. Purtroppo l’aspetto grafico andrà man mano scemando, fino al suo totale collasso nell’episodio 11, in cui ci si presenta uno spettacolo a dir poco pietoso con continui fermi immagine e scene molte volte abbozzate.
Altra nota dolente è l’aspetto narrativo, che illude gli spettatori di trovarsi di fronte a una serie poliziesca con agganci giuridici/legali; non mi aspettavo qualcosa della levatura di “Law & Order”, ma con il prosieguo dei vari casi viene sempre meno il lato giuridico, lasciando il posto a un asfissiante e alquanto becero sentimentalismo, incentrato esclusivamente sulla figura della protagonista e allo sviluppo della sua caratterizzazione.
Un ulteriore aspetto negativo sono i personaggi che compongono il cast che gravita intorno alla figura di Cecil. Sostanzialmente si possono categorizzare con un “non pervenuti”, quasi ogni loro azione è subordinata a implementare il lato umano della protagonista o a mandare avanti la trama, tralasciando la caratterizzazione di quasi tutti i rimanenti membri corali dell’opera, che vengono relegati a un mero ruolo comico o di ninnolo per lo sfondo, per non farci dimenticare della loro esistenza.
Per concludere il tema personaggi, altro rammarico sono i famigli dei vari wud “protagonisti”, che vengono a malapena presentati e spesso avranno sì e no una battuta nell’intera serie, oppure manco quella, nonostante il design che ho trovato molto accattivante, un vero peccato.
L’unica nota positiva, oltre al comparto grafico ad inizio serie, è il famiglio della protagonista, doppiato dall’impareggiabile Norio Wakamoto, che riesce da solo a salvare interi episodi dal baratro della noia, con intermezzi comici, aggiungendo fanservice di stampo ecchi, e saltuariamente anche con profonde riflessioni; sarà stato che amo l’inconfondibile timbro di Wakamoto, ma dopo la visione di “Wizard Barristers: Benmashi Cecil” continuava a riecheggiarmi nelle orecchie il simpaticissimo “Bon~~”, onomatopea pronunciata a conclusione di ogni frase spiccicata dal famiglio.
Concludo dicendo che “Wizard Barristers: Benmashi Cecil” è una grandissima opportunità persa, nata per fare da mero cartellone pubblicitario per la light novel, non è riuscita a vivere di luce propria come prodotto, specialmente per i continui svilimenti della trama che fanno scadere completamente il prodotto finale.
Alcuni momenti di tali banalità sono per esempio l’affermare che l’abilità di manipolare il metallo, e quindi la capacità di creare dei metaboloid, sia molto rara, per poi mostrare letteralmente in nove episodi su dodici un wud diverso capace di utilizzare tale “rarissima” capacità...
Vi sono altrimenti interi archi narrativi, costruiti su un, eufemisticamente parlando, caso intricato, che poi verrà smontato in azioni da deus ex machina, che sbriciola quel poco di buono che si era cercato di creare per ammaliare il telespettatore, senza una mera base giuridica/legale/logica.
Insomma, tante, molte, troppe brutture che lasciano l’amaro in bocca su più fronti. Quello che ci si trova a vedere alla fine è una vera delusione rispetto alle aspettative iniziali.
Entrando nel dettaglio di ogni peculiarità per cui tale anime ha riscontrato un mio giudizio così negativo, il problema che salta subito all’occhio è il comparto grafico, che ad inizio serie si rivela essere molto entusiasmante, se non per il character design, che risulta alquanto particolare e quindi molto soggettivo sulla sua effettiva validità - personalmente l’ho trovato troppo semplicistico e rotondeggiante, però ho apprezzato alcuni stili bizzarri del vestiario e nell‘accostamento dei colori degli stessi.
Altra nota positiva del comparto grafico è l’utilizzo della computer grafica, utilizzata esclusivamente per i “metaboloid”, che, per quanto non ami tale strumento, in “Wizard Barristers: Benmashi Cecil” è utilizzata in modo positivo, anche se, per quanto riguarda i design dei metaboloid, spesso risultano riciclati e ben poco variegati. Purtroppo l’aspetto grafico andrà man mano scemando, fino al suo totale collasso nell’episodio 11, in cui ci si presenta uno spettacolo a dir poco pietoso con continui fermi immagine e scene molte volte abbozzate.
Altra nota dolente è l’aspetto narrativo, che illude gli spettatori di trovarsi di fronte a una serie poliziesca con agganci giuridici/legali; non mi aspettavo qualcosa della levatura di “Law & Order”, ma con il prosieguo dei vari casi viene sempre meno il lato giuridico, lasciando il posto a un asfissiante e alquanto becero sentimentalismo, incentrato esclusivamente sulla figura della protagonista e allo sviluppo della sua caratterizzazione.
Un ulteriore aspetto negativo sono i personaggi che compongono il cast che gravita intorno alla figura di Cecil. Sostanzialmente si possono categorizzare con un “non pervenuti”, quasi ogni loro azione è subordinata a implementare il lato umano della protagonista o a mandare avanti la trama, tralasciando la caratterizzazione di quasi tutti i rimanenti membri corali dell’opera, che vengono relegati a un mero ruolo comico o di ninnolo per lo sfondo, per non farci dimenticare della loro esistenza.
Per concludere il tema personaggi, altro rammarico sono i famigli dei vari wud “protagonisti”, che vengono a malapena presentati e spesso avranno sì e no una battuta nell’intera serie, oppure manco quella, nonostante il design che ho trovato molto accattivante, un vero peccato.
L’unica nota positiva, oltre al comparto grafico ad inizio serie, è il famiglio della protagonista, doppiato dall’impareggiabile Norio Wakamoto, che riesce da solo a salvare interi episodi dal baratro della noia, con intermezzi comici, aggiungendo fanservice di stampo ecchi, e saltuariamente anche con profonde riflessioni; sarà stato che amo l’inconfondibile timbro di Wakamoto, ma dopo la visione di “Wizard Barristers: Benmashi Cecil” continuava a riecheggiarmi nelle orecchie il simpaticissimo “Bon~~”, onomatopea pronunciata a conclusione di ogni frase spiccicata dal famiglio.
Concludo dicendo che “Wizard Barristers: Benmashi Cecil” è una grandissima opportunità persa, nata per fare da mero cartellone pubblicitario per la light novel, non è riuscita a vivere di luce propria come prodotto, specialmente per i continui svilimenti della trama che fanno scadere completamente il prodotto finale.
Alcuni momenti di tali banalità sono per esempio l’affermare che l’abilità di manipolare il metallo, e quindi la capacità di creare dei metaboloid, sia molto rara, per poi mostrare letteralmente in nove episodi su dodici un wud diverso capace di utilizzare tale “rarissima” capacità...
Vi sono altrimenti interi archi narrativi, costruiti su un, eufemisticamente parlando, caso intricato, che poi verrà smontato in azioni da deus ex machina, che sbriciola quel poco di buono che si era cercato di creare per ammaliare il telespettatore, senza una mera base giuridica/legale/logica.
Insomma, tante, molte, troppe brutture che lasciano l’amaro in bocca su più fronti. Quello che ci si trova a vedere alla fine è una vera delusione rispetto alle aspettative iniziali.
La trama di "Wizard Barristers: Benmashi Cecil" potrebbe essere riassunta velocemente, utilizzando solo due parole pregne di significato e tanto, troppo orrore: Mary Sue. Cecil Sudo, la protagonista totale di questo anime è una Mary Sue fatta e finita, un personaggio attorno a cui ruotano le comparse (chiamarle "comprimari" o "personaggi secondari" è troppa grazia) di ciascuna puntata, che la amano e la desiderano sin dal primo momento, perché lei è testarda e sfrontata, ma umile e dolce al tempo stesso; è forte e combattiva, ma fragile e svampita. Non poteva mancare, inoltre, l'oscuro passato sul groppone che la trasforma in una vittima della società gretta e ingiusta, che impedisce ai maghi di vivere serenamente con gli esseri umani. L'unico personaggio un minimo simpatico, che si rifiuta di cadere di fronte al potente fascino di questo personaggio perfetto, è Hotaru, neo assunta insieme a Cecil presso lo studio legale Butterfly, i cui avvocati magici difendono da sempre i diritti dei Wud (il modo in cui vengono chiamati i maghi) da accuse più o meno infondate. Risulterà subito simpatica per questa sua strenua forza di volontà, ma verso il finale verrà anch'essa annullata dalla potenza del "triste passato" e del "tivogliobeneanchesemiodi" di Cecil, sempre altissima, purissima (e levissima).
Come preannunciava lo stesso titolo dell'anime, anche la trama di tutta la serie ruota attorno a Cecil, che nasconde oscuri poteri capaci di cambiare il mondo (e te pareva!), nonché abilità non comuni ai classici Wud, come la capacità di controllare il metallo e modellare dei mecha.
Non importano l'altissimo livello grafico, le animazioni fluide e un character design coi controfiocchi, l'opera s'infrange completamente contro gli scogli della sceneggiatura e della trama a singhiozzi e senza una struttura solida: perché i Wud esistono? Come funziona la magia? Perché ci sono solo dieci articoli nella legge dedicata alla proibizione della magia?! Si sarebbe potuto scrivere un intero codice sulla sua regolamentazione! Poi, non si capisce minimamente perché l'articolo nove sia dedicato a sconsigliare l'uso dei mecha magici, quando l'abilità di crearli è rarissima e facilmente comprensibile in un divieto generico!
Ci si potrebbe dilungare per molto tempo sugli enormi difetti di questa serie senza pretese e senza una minima qualità che non sia quella delle animazioni, che alla fine abbandonano le ultime due puntate a mancanze paurose, come quella di primi piani fissi mentre l'audio prosegue come se ci fosse una battaglia in corso e ignorata. Meglio fermarsi, fare un bel respiro e ricordarsi che esistono anime migliori, dotati di personaggi ben caratterizzati e trame ben snocciolate nel corso delle puntate.
Due perché almeno non è disegnato come gli ultimi capitoli di "HunterxHunter".
Come preannunciava lo stesso titolo dell'anime, anche la trama di tutta la serie ruota attorno a Cecil, che nasconde oscuri poteri capaci di cambiare il mondo (e te pareva!), nonché abilità non comuni ai classici Wud, come la capacità di controllare il metallo e modellare dei mecha.
Non importano l'altissimo livello grafico, le animazioni fluide e un character design coi controfiocchi, l'opera s'infrange completamente contro gli scogli della sceneggiatura e della trama a singhiozzi e senza una struttura solida: perché i Wud esistono? Come funziona la magia? Perché ci sono solo dieci articoli nella legge dedicata alla proibizione della magia?! Si sarebbe potuto scrivere un intero codice sulla sua regolamentazione! Poi, non si capisce minimamente perché l'articolo nove sia dedicato a sconsigliare l'uso dei mecha magici, quando l'abilità di crearli è rarissima e facilmente comprensibile in un divieto generico!
Ci si potrebbe dilungare per molto tempo sugli enormi difetti di questa serie senza pretese e senza una minima qualità che non sia quella delle animazioni, che alla fine abbandonano le ultime due puntate a mancanze paurose, come quella di primi piani fissi mentre l'audio prosegue come se ci fosse una battaglia in corso e ignorata. Meglio fermarsi, fare un bel respiro e ricordarsi che esistono anime migliori, dotati di personaggi ben caratterizzati e trame ben snocciolate nel corso delle puntate.
Due perché almeno non è disegnato come gli ultimi capitoli di "HunterxHunter".
Il mondo di "Wizard Barrister" è composto da esseri umani normali e da individui che sanno usare la magia e che vengono "giustamente" visti e trattati in modo diverso; esiste anche una regolamentazione particolare sull'uso delle proprietà magiche e chi non la rispetta andrà incontro a un particolare e severissimo processo, che può tranquillamente sfociare in una condanna a morte. A difendere gli imputati saranno gli "avvocati magici", dei veri e propri difensori legali spesso anch'essi dotati di poteri. Tra questi troviamo Cecile, la protagonista dell'opera, una giovincella con un curriculum d'eccezione e un compito ben preciso da portare avanti. Tra i tanti personaggi è proprio Cecile quella che mi piace di meno, una caratterizzazione non propriamente brillante e un aspetto estetico meno intrigante e meno originale rispetto agli altri.
Già a primo impatto c'è molto da dire su "Wizard Barrister": l'episodio d'apertura mette subito in bella mostra quelli che sarebbero potuti essere vantaggi e limiti di quest'opera. Si comincia con tantissima azione, un comparto tecnico curatissimo e un aspetto grafico che non può lasciare indifferenti; personalmente ho sin da subito adorato la particolarissima realizzazione grafica e caratteriale dei personaggi, ad eccezione di quella sottospecie di "ranocchio" che segue la protagonista e che dovrebbe rappresentare la parte "scherzosa" della storia. Pessima scelta per quanto mi riguarda, un pugno in un occhio, una nota stonata, una "palla al piede" che dovremo portarci dietro per tutto l'arco narrativo, che andrà "arricchendosi" di altri personaggi simili... marginali quanto volete ma pur sempre infantili.
Riguardo al comparto tecnico bisogna obbligatoriamente menzionare un drastico calo di qualità strada facendo; in tal senso il penultimo episodio è letteralmente un inno alla mediocrità, a dir poco scandaloso in molti passaggi - animazioni quasi inesistenti con personaggi che talvolta sembrano surgelati sul posto per quanto restano fermi. Mancavano i soldi? Il tempo stringeva? Non so quale possa essere la motivazione più plausibile, in ogni caso c'è veramente da gridare allo scandalo.
Un altro aspetto che personalmente ho gradito ben poco è la "contaminazione" con la componente "mecha". Chi mi conosce un minimo sa quanto non apprezzi questo genere, ma in questo caso specifico dubito ci possa essere qualcuno che sia stato capace di gradirlo, in quanto implementato in maniera visibilmente forzata, sia a livello narrativo che grafico, con dei robot disegnati male e pessimamente a loro agio specialmente nel contesto visivo; spesso sembrava di guardare dei giocattolini robot che si muovevano su uno sfondo di una scialba computer graphic.
Riassumendo, "Wizard Barrister" può essere senz'altro definito come un'evidente occasione sprecata in malo modo: si lascia seguire con un certo trasporto, propone ingredienti narrativi abbastanza originali e intriganti, ma rovina tutto per colpa di scelte tecniche a dir poco mediocri e riuscendo anche a non portare a compimento la trama come si sarebbe potuto sperare. Il finale risulta particolarmente sbrigativo e lascia parecchi punti interrogativi, tanto da far pensare che possa tranquillamente esserci una seconda serie. Sarebbe potuta essere un'ottima serie, ma con tutti questi limiti più di un 6 e mezzo mi sarebbe davvero difficile assegnarle.
Già a primo impatto c'è molto da dire su "Wizard Barrister": l'episodio d'apertura mette subito in bella mostra quelli che sarebbero potuti essere vantaggi e limiti di quest'opera. Si comincia con tantissima azione, un comparto tecnico curatissimo e un aspetto grafico che non può lasciare indifferenti; personalmente ho sin da subito adorato la particolarissima realizzazione grafica e caratteriale dei personaggi, ad eccezione di quella sottospecie di "ranocchio" che segue la protagonista e che dovrebbe rappresentare la parte "scherzosa" della storia. Pessima scelta per quanto mi riguarda, un pugno in un occhio, una nota stonata, una "palla al piede" che dovremo portarci dietro per tutto l'arco narrativo, che andrà "arricchendosi" di altri personaggi simili... marginali quanto volete ma pur sempre infantili.
Riguardo al comparto tecnico bisogna obbligatoriamente menzionare un drastico calo di qualità strada facendo; in tal senso il penultimo episodio è letteralmente un inno alla mediocrità, a dir poco scandaloso in molti passaggi - animazioni quasi inesistenti con personaggi che talvolta sembrano surgelati sul posto per quanto restano fermi. Mancavano i soldi? Il tempo stringeva? Non so quale possa essere la motivazione più plausibile, in ogni caso c'è veramente da gridare allo scandalo.
Un altro aspetto che personalmente ho gradito ben poco è la "contaminazione" con la componente "mecha". Chi mi conosce un minimo sa quanto non apprezzi questo genere, ma in questo caso specifico dubito ci possa essere qualcuno che sia stato capace di gradirlo, in quanto implementato in maniera visibilmente forzata, sia a livello narrativo che grafico, con dei robot disegnati male e pessimamente a loro agio specialmente nel contesto visivo; spesso sembrava di guardare dei giocattolini robot che si muovevano su uno sfondo di una scialba computer graphic.
Riassumendo, "Wizard Barrister" può essere senz'altro definito come un'evidente occasione sprecata in malo modo: si lascia seguire con un certo trasporto, propone ingredienti narrativi abbastanza originali e intriganti, ma rovina tutto per colpa di scelte tecniche a dir poco mediocri e riuscendo anche a non portare a compimento la trama come si sarebbe potuto sperare. Il finale risulta particolarmente sbrigativo e lascia parecchi punti interrogativi, tanto da far pensare che possa tranquillamente esserci una seconda serie. Sarebbe potuta essere un'ottima serie, ma con tutti questi limiti più di un 6 e mezzo mi sarebbe davvero difficile assegnarle.
Un mondo futuristico in cui gli umani sono mischiati a maghi, persone capaci di usare strani poteri: due realtà in perenne conflitto tra loro, dove da un lato gli umani cercano di tutelarsi e proteggersi dalla pericolosità dei maghi, dall'altro, costretti a vivere in una condizione di sudditanza, questi mutanti diventeranno sempre più aggressivi e ribelli.
Gli arresti sono all'ordine del giorno e tocca proprio agli avvocati magici difendere la minoranza, discriminata e incolpata, alle volte, di accuse totalmente infondate. In questo mondo caotico entra in gioco Cecil Sudou, una ragazzina prodigio che, nonostante la giovane età, è riuscita a diventare avvocato. Entra in un'agenzia e incomincia così ad occuparsi dei vari reati commessi dai maghi presenti in città.
Questo è solamente l'esordio, perché, come presto si scoprirà, la stessa Cecil sa usare la magia, e il suo carattere impulsivo e dinamico la porterà ad affrontare i vari casi con metodi poco convenzionali, che attireranno su di lei l'attenzione di molti delinquenti, pronti a rapirla per toglierla di mezzo. Tutto questo per un semplice avvocato? Forse no, in quanto la ragazza stessa è dotata di un potere eccezionale che può cambiare le sorti di tutta l'umanità e una strana organizzazione ha tutte le intenzioni di impadronirsene.
Anche in questo caso, come in molti altri anime, la trama è alquanto attraente, ma tali premesse saranno in parte deluse nel corso della serie animata. Le rivelazioni saranno piuttosto scadenti, o meglio, presentate in modo tale da apparire scontate. Il mondo degli avvocati viene accennato all'inizio, ma nel corso delle puntate verrà sepolto sotto l'immensa mole di elementi estranei ed esagerati. Cecil acquisirà poteri sempre più potenti quasi fosse una sorta di divinità, riuscendo così a sconfiggere i propri nemici. E le scartoffie giudiziarie? I dibattiti in tribunale? Completamente dimenticati. Un potenziale elemento di originalità ottenebrato da combattimenti magici deludenti e realizzati con scarsa qualità.
Analizzando ora i protagonisti della serie, essi appaiono troppo monotoni e stereotipati. Privi di personalità e spessore, non "brillano" e soprattutto non catturano l'attenzione dello spettatore. A parte Cecil, che, come si scoprirà nel corso della vicenda, è diventata avvocato per salvare la madre, ingiustamente condannata, tutti gli altri sembrano non avere una collocazione ben precisa nella storia. Moyo Tento, collega di Cecil e giovane avvocata anch'essa, sembra l'unica a subire un'evoluzione durante la serie, ma il mistero che cela non trova una soluzione a causa della fine dell'anime (troppo veloce e realizzata in maniera affrettata).
La grafica, le musiche e tutto il resto non deludono in sé, ma la cornice in cui sono inseriti non permette una loro completa valorizzazione.
In conclusione, giudico "Wizard Barristers: Benmashi Cecil" un'opera fatta a metà. Ottime premesse, ma alquanto deludente con il prosieguo della serie. Lo consiglio comunque... persone diverse, pareri diversi, ma, rispetto a molti anime usciti nel 2014, questo risulta di qualità nettamente inferiore.
Voto finale: 5
Gli arresti sono all'ordine del giorno e tocca proprio agli avvocati magici difendere la minoranza, discriminata e incolpata, alle volte, di accuse totalmente infondate. In questo mondo caotico entra in gioco Cecil Sudou, una ragazzina prodigio che, nonostante la giovane età, è riuscita a diventare avvocato. Entra in un'agenzia e incomincia così ad occuparsi dei vari reati commessi dai maghi presenti in città.
Questo è solamente l'esordio, perché, come presto si scoprirà, la stessa Cecil sa usare la magia, e il suo carattere impulsivo e dinamico la porterà ad affrontare i vari casi con metodi poco convenzionali, che attireranno su di lei l'attenzione di molti delinquenti, pronti a rapirla per toglierla di mezzo. Tutto questo per un semplice avvocato? Forse no, in quanto la ragazza stessa è dotata di un potere eccezionale che può cambiare le sorti di tutta l'umanità e una strana organizzazione ha tutte le intenzioni di impadronirsene.
Anche in questo caso, come in molti altri anime, la trama è alquanto attraente, ma tali premesse saranno in parte deluse nel corso della serie animata. Le rivelazioni saranno piuttosto scadenti, o meglio, presentate in modo tale da apparire scontate. Il mondo degli avvocati viene accennato all'inizio, ma nel corso delle puntate verrà sepolto sotto l'immensa mole di elementi estranei ed esagerati. Cecil acquisirà poteri sempre più potenti quasi fosse una sorta di divinità, riuscendo così a sconfiggere i propri nemici. E le scartoffie giudiziarie? I dibattiti in tribunale? Completamente dimenticati. Un potenziale elemento di originalità ottenebrato da combattimenti magici deludenti e realizzati con scarsa qualità.
Analizzando ora i protagonisti della serie, essi appaiono troppo monotoni e stereotipati. Privi di personalità e spessore, non "brillano" e soprattutto non catturano l'attenzione dello spettatore. A parte Cecil, che, come si scoprirà nel corso della vicenda, è diventata avvocato per salvare la madre, ingiustamente condannata, tutti gli altri sembrano non avere una collocazione ben precisa nella storia. Moyo Tento, collega di Cecil e giovane avvocata anch'essa, sembra l'unica a subire un'evoluzione durante la serie, ma il mistero che cela non trova una soluzione a causa della fine dell'anime (troppo veloce e realizzata in maniera affrettata).
La grafica, le musiche e tutto il resto non deludono in sé, ma la cornice in cui sono inseriti non permette una loro completa valorizzazione.
In conclusione, giudico "Wizard Barristers: Benmashi Cecil" un'opera fatta a metà. Ottime premesse, ma alquanto deludente con il prosieguo della serie. Lo consiglio comunque... persone diverse, pareri diversi, ma, rispetto a molti anime usciti nel 2014, questo risulta di qualità nettamente inferiore.
Voto finale: 5
Cosa potrebbe mai succedere se in un mondo come quello degli X-Men piombasse di botto la magia come la conosciamo magari da Fairy Tail? Beh, come prima cosa i "mutanti" non si chiamerebbero più così ma sarebbero direttamente i "maghi". E tutto ciò già senza tenere in conto che, ovunque e ogni volta che si mettono di mezzo quelli di Fairy Tail, sicuramente ben presto ci sarà un gran casino.
E già con queste ultime parole potremmo sintetizzare cosa è Wizard Barristers: Benmashi Cecil, progetto ambizioso e ultima fatica di Yasuomi Umetsu (Kite Liberator) qui alla regia, al character design, alle animazioni, al soggetto originale, al trasporto del caffè e anche allo svuotamento pattumiere. Uno "one man show" insomma...
Egli ci racconta di un mondo in tutto simile al nostro ove le divinità (o la cattivissima evoluzione, non si sa...) appiopparono agli uomini la magia con poteri che si risvegliano random durante l'umana esistenza. Temuti e discriminati, i maghi vivono per lo più celando i loro poteri, guai anche solo a usarli per difendersi o sono volatili per diabetici.
Ma non tutto è perduto: ultimo baluardo dei maghi contro le catene dell'opprimente (in)giustizia sono i Benmashi, gli avvocati magici, che difendono gli accusati innanzi alla corte. Tra questi c'è anche Cecil Sudo, la più giovane Benmashi di sempre, divenuta tale per scagionare la madre da anni soggiornante nelle patrie galere.
Wizard Barristers in effetti inizia subito in quinta marcia, quasi a mostrare subito tutto quello che ha a disposizione. Tronfio, aggressivo, quasi pulp e lanciato come il treno in corsa che apre il primo episodio, ci mostra subito uno scontro "a fuoco" tra la polizia e un mago criminale in fuga: sparatorie, palle di fuoco, morti, feriti, il treno che deraglia e spacca tutto, il criminale che viene infine catturato e poi processato e arrostito in quattro e quattr'otto. Il tutto realizzato con grande dispendio di mezzi tecnici che si manifestano in sequenze d'acrobatica regia, animazioni fluide come l'acqua e tanti effetti speciali. Onestamente però il pensiero è stato: "Ah, se Fairy Tail l'avessero fatto con queste animazioni...", ma questa è un'altra storia.
Passata l'orgia di azione viene il momento dell'entrata in scena della protagonista Cecil, che va a esordire nel suo primo giorno allo studio legale Butterfly, e qui bisogna dire che l'impatto non è proprio dei migliori: la ragazza pare sfrontata e spudorata (non nel senso che mostra le grazie però) oltre misura, ciononostante è ben voluta da quasi tutti i colleghi e tutto le si perdona. Ha dunque ben più di un motivo l'altra neo assunta Hotaru a indispettirsi un pelino, la si capisce pure.
Le successive puntate - nel frattempo però abbiamo assistito alla creazione con la magia di mega-mecha alti una decina di piani o quasi - sono dedicate a far conoscere meglio allo spettatore Cecil e gli altri avvocati della Butterfly nel mentre che hanno a che fare con alcuni casi. Ne viene fuori quindi un arco slice of life con elementi di pratica legal-magica. La cosa migliore di questa fase è sicuramente lo scoprire che la prima impressione avuta su Cecil magari era sbagliata, poiché la ragazza pare dimostrare essere anche simpatica e di avere più umiltà di quanto non sembrasse inizialmente.
Degli altri legalisti magici invece che si può dire? Beh, stanno al loro posto a svolgere il loro ruolo di supporto senza mai emergere troppo. Hachimitsu e il vecchietto sono i più interessanti; gli altri (Hotaru a parte che emerge più avanti) sono e restano non pervenuti, specialmente "le tre grazie" Moyoyon, Tsunomi e Sasori (tra l'altro sarebbe interessante abbinarle alle altre e più famose "Grazie"), cui compito è di spargere in ogni dove battute sconce e soprannomi improponibili nonché inutili da ricordare.
Due parole le spenderei poi sul character design adottato, uno dei tratti distintivi del regista Umetsu. Pare bello a una prima occhiata, poi, una volta fattoci l'occhio, può apparire bruttino assai. Al contempo però, se all'occhio può sembrare brutto, nel minuto successivo potrebbe abbellirsi improvvisamente. Non si può dire certamente che non sia in sé originale, ma produce anche un effetto molto strano. Luci e ombre, due lati della stessa medaglia.
Un riflesso che, praticamente, si ha anche nella serie stessa in cui, dopo le buone luci avute nella prima metà, pesanti ombre si vedono incombere nel suo cammino verso la conclusione.
Molti elementi e particolari vengono introdotti nel corso dell'arco finale, ma purtroppo molti di questi saranno destinati a non avere approfondimento alcuno. La situazione "svacca" largamente al penultimo episodio, misteriosamente (ma neanche tanto) ridotto a un "picture drama" che rovina sia qualsiasi pretesa di epica che, alla fin fine, anche di riuscita generale della serie, in quanto ne esce rovinato il fondamentale climax. La puntata finale che fa (velocemente) da coda e conclusione si riprende abbastanza dal punto di vista tecnico, ma ormai la frittata era fatta.
Più in generale è proprio l'idea del contesto di discriminazione e semi-conflitto tra umani e maghi ad essere buttato lì tanto per (oltre ad esse più o meno scopiazzato da X-Men), senza che gli fosse dato il dovuto approfondimento. Probabilmente dodici episodi saranno stati anche pochi per dare spazio a tutto, ma è anche vero che la storia si sarebbe potuta mettere in scena senza scomodare impegnative premesse da divisioni "razziali". La stessa storia della protagonista Cecil appare confusa e non molto ben delineata.
Indubbiamente il famigerato episodio 11 pesa molto sul giudizio finale, però l'impressione sostanziale è che gli autori abbiano voluto esagerare mettendo dentro troppe cose. E hanno esagerato anche con i mezzi impiegati all'inizio, visto che poi si devono essere trovati senza fondi causando tutto quello che si è visto.
Un'occasione sprecata dunque, poiché c'erano delle buone premesse come storia e come mezzi che erano disponibili. Mal che vada i nostri Barristers ricorreranno in appello.
E già con queste ultime parole potremmo sintetizzare cosa è Wizard Barristers: Benmashi Cecil, progetto ambizioso e ultima fatica di Yasuomi Umetsu (Kite Liberator) qui alla regia, al character design, alle animazioni, al soggetto originale, al trasporto del caffè e anche allo svuotamento pattumiere. Uno "one man show" insomma...
Egli ci racconta di un mondo in tutto simile al nostro ove le divinità (o la cattivissima evoluzione, non si sa...) appiopparono agli uomini la magia con poteri che si risvegliano random durante l'umana esistenza. Temuti e discriminati, i maghi vivono per lo più celando i loro poteri, guai anche solo a usarli per difendersi o sono volatili per diabetici.
Ma non tutto è perduto: ultimo baluardo dei maghi contro le catene dell'opprimente (in)giustizia sono i Benmashi, gli avvocati magici, che difendono gli accusati innanzi alla corte. Tra questi c'è anche Cecil Sudo, la più giovane Benmashi di sempre, divenuta tale per scagionare la madre da anni soggiornante nelle patrie galere.
Wizard Barristers in effetti inizia subito in quinta marcia, quasi a mostrare subito tutto quello che ha a disposizione. Tronfio, aggressivo, quasi pulp e lanciato come il treno in corsa che apre il primo episodio, ci mostra subito uno scontro "a fuoco" tra la polizia e un mago criminale in fuga: sparatorie, palle di fuoco, morti, feriti, il treno che deraglia e spacca tutto, il criminale che viene infine catturato e poi processato e arrostito in quattro e quattr'otto. Il tutto realizzato con grande dispendio di mezzi tecnici che si manifestano in sequenze d'acrobatica regia, animazioni fluide come l'acqua e tanti effetti speciali. Onestamente però il pensiero è stato: "Ah, se Fairy Tail l'avessero fatto con queste animazioni...", ma questa è un'altra storia.
Passata l'orgia di azione viene il momento dell'entrata in scena della protagonista Cecil, che va a esordire nel suo primo giorno allo studio legale Butterfly, e qui bisogna dire che l'impatto non è proprio dei migliori: la ragazza pare sfrontata e spudorata (non nel senso che mostra le grazie però) oltre misura, ciononostante è ben voluta da quasi tutti i colleghi e tutto le si perdona. Ha dunque ben più di un motivo l'altra neo assunta Hotaru a indispettirsi un pelino, la si capisce pure.
Le successive puntate - nel frattempo però abbiamo assistito alla creazione con la magia di mega-mecha alti una decina di piani o quasi - sono dedicate a far conoscere meglio allo spettatore Cecil e gli altri avvocati della Butterfly nel mentre che hanno a che fare con alcuni casi. Ne viene fuori quindi un arco slice of life con elementi di pratica legal-magica. La cosa migliore di questa fase è sicuramente lo scoprire che la prima impressione avuta su Cecil magari era sbagliata, poiché la ragazza pare dimostrare essere anche simpatica e di avere più umiltà di quanto non sembrasse inizialmente.
Degli altri legalisti magici invece che si può dire? Beh, stanno al loro posto a svolgere il loro ruolo di supporto senza mai emergere troppo. Hachimitsu e il vecchietto sono i più interessanti; gli altri (Hotaru a parte che emerge più avanti) sono e restano non pervenuti, specialmente "le tre grazie" Moyoyon, Tsunomi e Sasori (tra l'altro sarebbe interessante abbinarle alle altre e più famose "Grazie"), cui compito è di spargere in ogni dove battute sconce e soprannomi improponibili nonché inutili da ricordare.
Due parole le spenderei poi sul character design adottato, uno dei tratti distintivi del regista Umetsu. Pare bello a una prima occhiata, poi, una volta fattoci l'occhio, può apparire bruttino assai. Al contempo però, se all'occhio può sembrare brutto, nel minuto successivo potrebbe abbellirsi improvvisamente. Non si può dire certamente che non sia in sé originale, ma produce anche un effetto molto strano. Luci e ombre, due lati della stessa medaglia.
Un riflesso che, praticamente, si ha anche nella serie stessa in cui, dopo le buone luci avute nella prima metà, pesanti ombre si vedono incombere nel suo cammino verso la conclusione.
Molti elementi e particolari vengono introdotti nel corso dell'arco finale, ma purtroppo molti di questi saranno destinati a non avere approfondimento alcuno. La situazione "svacca" largamente al penultimo episodio, misteriosamente (ma neanche tanto) ridotto a un "picture drama" che rovina sia qualsiasi pretesa di epica che, alla fin fine, anche di riuscita generale della serie, in quanto ne esce rovinato il fondamentale climax. La puntata finale che fa (velocemente) da coda e conclusione si riprende abbastanza dal punto di vista tecnico, ma ormai la frittata era fatta.
Più in generale è proprio l'idea del contesto di discriminazione e semi-conflitto tra umani e maghi ad essere buttato lì tanto per (oltre ad esse più o meno scopiazzato da X-Men), senza che gli fosse dato il dovuto approfondimento. Probabilmente dodici episodi saranno stati anche pochi per dare spazio a tutto, ma è anche vero che la storia si sarebbe potuta mettere in scena senza scomodare impegnative premesse da divisioni "razziali". La stessa storia della protagonista Cecil appare confusa e non molto ben delineata.
Indubbiamente il famigerato episodio 11 pesa molto sul giudizio finale, però l'impressione sostanziale è che gli autori abbiano voluto esagerare mettendo dentro troppe cose. E hanno esagerato anche con i mezzi impiegati all'inizio, visto che poi si devono essere trovati senza fondi causando tutto quello che si è visto.
Un'occasione sprecata dunque, poiché c'erano delle buone premesse come storia e come mezzi che erano disponibili. Mal che vada i nostri Barristers ricorreranno in appello.
Cecil Sudo è la più giovane Benmashi, avvocato magico, che la storia ricordi e con tutte le sue forze fornirà aiuto e assistenza agli imputati maghi, affrontando assai spesso il brutto pregiudizio che le persone comuni hanno per coloro che possiedono poteri magici. Questo è "Wizard Barristers", anime del 2014 appena conclusosi che è iniziato senza alcuna aspettativa e si è concluso mediocremente peggiorando il tutto.
La trama, come potete leggere, verte molto sull'incomprensione e sul conflitto ideologico, e non solo, tra umani e maghi, qui definiti Wud, ricalcando il tipico tema degli anime o film sui supereroi, come "X Men" o "Darker than Black"; tutto ciò non sarebbe un grosso difetto, originalità a parte, se fosse stato controbilanciato da una sceneggiatura solida e una buona caratterizzazione dei personaggi. Peccato che la serie fallisce in pieno questo proposito, e non solo: la narrazione è discontinua e non molto lineare, causa inserimento di episodi inutili e di avvenimenti imbarazzanti, alcuni dei quali avrebbero avuto lo scopo di approfondire certi personaggi, fallendo miseramente. Tecnicamente ci sarebbero dei colpi di scena che eleverebbero la trama, peccato che il risultato di tali sequenze è scontato o poco approfondito, non suscitando nello spettatore il senso di sorpresa che si dovrebbe avere, ma solo noia.
La caratterizzazione dei personaggi è veramente scarna, tale che di alcuni è assai dubbia l'utilità ai fini della trama, intrappolati nei soliti cliché o incapaci di azioni impreviste o di evolversi, tipo l'idealista e iperattiva protagonista che agisce in tale modo causa trauma nel suo passato, con la conseguente creazione di personaggi poco incisivi, malamente abbozzati (alcuni personaggi secondari potevano essere sviluppati meglio, visto il loro potenziale, ma niente) e dalle reazioni maledettamente scontate.
Le animazioni sarebbero anche decenti, anche se l'uso della computer grafica in certi scontri dove evocano strane creature metalliche stile robot è abbastanza fastidiosa, con un buon character design; gli effetti visivi tipo magie ed esplosioni sono buoni, ma neanche questo si salva, causa calo di qualità negli ultimi episodi, culminanti con l'undicesimo episodio, in cui accade qualcosa che francamente mi ha lasciato sbigottito: in molte scene troverete primi piani fissi, ma con l'audio che continua rendendo incomprensibile la scena, causa la mancanza di animazioni per tali scene senza video ma con solo audio. E' la prima volta che assisto a un errore del genere, che francamente non dovrebbe esserci da parte di animatori di questo livello.
In conclusione, "Wizard Barristers" è una serie insufficiente sotto tutti i punti di vista: personaggi stereotipati e di dubbia utilità (tipo fanservice inutile) o mal approfonditi, regia anonima, sceneggiatura poco originale ma soprattutto poco incisiva e discontinua, con troppi alti e bassi, l'incapacità di realizzare colpi di scena efficaci fino alla fine, culminanti con un finale con domande irrisolte e tronco, da poter usare come pretesto per una seconda serie, animazioni inizialmente carine per poi peggiorare durante il corso della serie, raggiungendo l'apice con l'errore sopracitato.
Se proprio volete vedere questa serie, vi consiglio di 'spegnere il cervello' per bene oppure vedere qualcos'altro, che sarebbe la scelta migliore.
La trama, come potete leggere, verte molto sull'incomprensione e sul conflitto ideologico, e non solo, tra umani e maghi, qui definiti Wud, ricalcando il tipico tema degli anime o film sui supereroi, come "X Men" o "Darker than Black"; tutto ciò non sarebbe un grosso difetto, originalità a parte, se fosse stato controbilanciato da una sceneggiatura solida e una buona caratterizzazione dei personaggi. Peccato che la serie fallisce in pieno questo proposito, e non solo: la narrazione è discontinua e non molto lineare, causa inserimento di episodi inutili e di avvenimenti imbarazzanti, alcuni dei quali avrebbero avuto lo scopo di approfondire certi personaggi, fallendo miseramente. Tecnicamente ci sarebbero dei colpi di scena che eleverebbero la trama, peccato che il risultato di tali sequenze è scontato o poco approfondito, non suscitando nello spettatore il senso di sorpresa che si dovrebbe avere, ma solo noia.
La caratterizzazione dei personaggi è veramente scarna, tale che di alcuni è assai dubbia l'utilità ai fini della trama, intrappolati nei soliti cliché o incapaci di azioni impreviste o di evolversi, tipo l'idealista e iperattiva protagonista che agisce in tale modo causa trauma nel suo passato, con la conseguente creazione di personaggi poco incisivi, malamente abbozzati (alcuni personaggi secondari potevano essere sviluppati meglio, visto il loro potenziale, ma niente) e dalle reazioni maledettamente scontate.
Le animazioni sarebbero anche decenti, anche se l'uso della computer grafica in certi scontri dove evocano strane creature metalliche stile robot è abbastanza fastidiosa, con un buon character design; gli effetti visivi tipo magie ed esplosioni sono buoni, ma neanche questo si salva, causa calo di qualità negli ultimi episodi, culminanti con l'undicesimo episodio, in cui accade qualcosa che francamente mi ha lasciato sbigottito: in molte scene troverete primi piani fissi, ma con l'audio che continua rendendo incomprensibile la scena, causa la mancanza di animazioni per tali scene senza video ma con solo audio. E' la prima volta che assisto a un errore del genere, che francamente non dovrebbe esserci da parte di animatori di questo livello.
In conclusione, "Wizard Barristers" è una serie insufficiente sotto tutti i punti di vista: personaggi stereotipati e di dubbia utilità (tipo fanservice inutile) o mal approfonditi, regia anonima, sceneggiatura poco originale ma soprattutto poco incisiva e discontinua, con troppi alti e bassi, l'incapacità di realizzare colpi di scena efficaci fino alla fine, culminanti con un finale con domande irrisolte e tronco, da poter usare come pretesto per una seconda serie, animazioni inizialmente carine per poi peggiorare durante il corso della serie, raggiungendo l'apice con l'errore sopracitato.
Se proprio volete vedere questa serie, vi consiglio di 'spegnere il cervello' per bene oppure vedere qualcos'altro, che sarebbe la scelta migliore.