Hozuki no Reitetsu
"Hōzuki no Reitetsu" è un anime di tredici episodi, ciascuno della durata di ventiquattro minuti circa, andato in onda durante la stagione invernale del 2014 e tratto dall'omonimo manga scritto da Natsumi Eguchi.
La storia ha per protagonista il demone Hōzuki, braccio destro di Enma, re e giudice dell'inferno giapponese. Nel corso degli episodi, vengono descritti il lavoro e le scene di vita quotidiana svolte dal protagonista, così come le interazioni che ha con i colleghi e i sottoposti, le anime dannate e gli ospiti che, di volta in volta, fanno visita al re dell'inferno.
Il ritmo della storia risulta essere piuttosto lento, soprattutto nei primi episodi, e l'opera in generale è pregna di riferimenti alla cultura e ai miti giapponesi. Per questo motivo, è molto semplice sentirsi spaesati se non si ha una minima conoscenza di ciò di cui si sta parlando, e si è tentati di interrompere la visione. Tuttavia, il tono ironico con cui vengono affrontate le varie tematiche rende molto piacevole la visione di questo anime e fa sì che la narrazione diventi molto più scorrevole col passare del tempo. Tale ironia è rivolta a molti aspetti della trama: si va dal modo in cui viene rappresentato l'inferno, una vera e propria azienda suddivisa in dipartimenti, alle parodie dei personaggi del folklore nipponico, passando per riferimenti più o meno velati alla cultura occidentale. L'umorismo che ne viene fuori non è sempre facile da cogliere e, dunque, apprezzare. Di certo non si tratta di una commedia pensata per far ridere a crepapelle. Nonostante ciò, la maggior parte delle vicende narrate riesce a far sorridere e riflettere allo stesso tempo.
Dal punto di vista tecnico, i disegni sono ben definiti e piacevoli agli occhi, soprattutto per quanto riguarda la scelta dei colori. Molto interessante anche la colonna sonora, che rimanda alle atmosfere della tradizione giapponese. Più che buone l'interpretazione dei doppiatori (che si sono cimentati, con buoni risultati, anche nella registrazione delle sigle di apertura e chiusura) e la caratterizzazione dei personaggi, tra i quali spicca il protagonista. Hōzuki; infatti, è un personaggio che si distingue per la dedizione al lavoro, il carattere piuttosto burbero, e il macabro senso dell'umorismo, fattore che contribuisce a rendere l'opera ancora più godibile. I personaggi secondari sono parecchi e, inevitabilmente, viene loro dedicato poco spazio. Nonostante ciò, riescono ad essere convincenti grazie al modo in cui vengono relazionati gli uni agli altri.
In conclusione, "Hōzuki no Reitetsu" è un anime molto gradevole e che non deve essere preso troppo sul serio. Nonostante la mole di riferimenti culturali sia notevole, è possibile apprezzarne la visione anche senza essere degli esperti in materia. Anzi, la si potrebbe considerare una buona occasione per imparare qualcosa in più sulla storia ed il folklore del Paese del Sol Levante.
La visione di questo anime è consigliata a tutti gli appassionati di animazione nipponica e, in particolar modo, a coloro che provano interesse e curiosità verso la tradizione folkloristica giapponese e che non disdegnano una narrazione di stampo prettamente satirico.
La storia ha per protagonista il demone Hōzuki, braccio destro di Enma, re e giudice dell'inferno giapponese. Nel corso degli episodi, vengono descritti il lavoro e le scene di vita quotidiana svolte dal protagonista, così come le interazioni che ha con i colleghi e i sottoposti, le anime dannate e gli ospiti che, di volta in volta, fanno visita al re dell'inferno.
Il ritmo della storia risulta essere piuttosto lento, soprattutto nei primi episodi, e l'opera in generale è pregna di riferimenti alla cultura e ai miti giapponesi. Per questo motivo, è molto semplice sentirsi spaesati se non si ha una minima conoscenza di ciò di cui si sta parlando, e si è tentati di interrompere la visione. Tuttavia, il tono ironico con cui vengono affrontate le varie tematiche rende molto piacevole la visione di questo anime e fa sì che la narrazione diventi molto più scorrevole col passare del tempo. Tale ironia è rivolta a molti aspetti della trama: si va dal modo in cui viene rappresentato l'inferno, una vera e propria azienda suddivisa in dipartimenti, alle parodie dei personaggi del folklore nipponico, passando per riferimenti più o meno velati alla cultura occidentale. L'umorismo che ne viene fuori non è sempre facile da cogliere e, dunque, apprezzare. Di certo non si tratta di una commedia pensata per far ridere a crepapelle. Nonostante ciò, la maggior parte delle vicende narrate riesce a far sorridere e riflettere allo stesso tempo.
Dal punto di vista tecnico, i disegni sono ben definiti e piacevoli agli occhi, soprattutto per quanto riguarda la scelta dei colori. Molto interessante anche la colonna sonora, che rimanda alle atmosfere della tradizione giapponese. Più che buone l'interpretazione dei doppiatori (che si sono cimentati, con buoni risultati, anche nella registrazione delle sigle di apertura e chiusura) e la caratterizzazione dei personaggi, tra i quali spicca il protagonista. Hōzuki; infatti, è un personaggio che si distingue per la dedizione al lavoro, il carattere piuttosto burbero, e il macabro senso dell'umorismo, fattore che contribuisce a rendere l'opera ancora più godibile. I personaggi secondari sono parecchi e, inevitabilmente, viene loro dedicato poco spazio. Nonostante ciò, riescono ad essere convincenti grazie al modo in cui vengono relazionati gli uni agli altri.
In conclusione, "Hōzuki no Reitetsu" è un anime molto gradevole e che non deve essere preso troppo sul serio. Nonostante la mole di riferimenti culturali sia notevole, è possibile apprezzarne la visione anche senza essere degli esperti in materia. Anzi, la si potrebbe considerare una buona occasione per imparare qualcosa in più sulla storia ed il folklore del Paese del Sol Levante.
La visione di questo anime è consigliata a tutti gli appassionati di animazione nipponica e, in particolar modo, a coloro che provano interesse e curiosità verso la tradizione folkloristica giapponese e che non disdegnano una narrazione di stampo prettamente satirico.
Hoozuki è il demone che sta a capo dei servitori del giudice e sovrano dell'inferno, il grande re Enma, e si occupa di gestire tutte le 272 sezioni in cui l'inferno nipponico si divide. E' un tipo ligio al dovere, compassato e deciso, e non si fa mai scappare la situazione di mano, ma soprattutto è il bizzarro protagonista di questo anime, che ha come ambientazione appunto i gironi infernali del folclore del Sol Levante.
Non abbiamo una trama o una storia ben precisa da seguire nelle tredici puntate, ma singole avventure, fini a se stesse, e, a volte, direi senza capo né coda, che spesso sembrano avere come solo obbiettivo quello di introdurre nuovi personaggi. Lo svolgimento non è velocissimo e i contenuti non sono affatto profondi, ma, al contrario, appaiono come storielle leggere che riescono solo a strappare al massimo qualche sorriso. In più, a volte, assistiamo ad episodi con riferimenti a leggende e personaggi del folclore giapponese, che in pochi riusciranno a comprendere appieno.
I personaggi, a parte il protagonista, sono tutti comprimari e poco approfonditi. Direi che quello che mi ha divertito di più è sicuramente Shiro, il cane bianco, doppiato con una simpatica vocina femminile ed impegnato a torturare i malcapitati condannati agli inferi.
Passando al lato tecnico bisogna ammettere che i colori, i fondali e le ambientazioni sono molto ben caratterizzati e rendono decisamente bene, mentre invece non tutti i personaggi sono riusciti a dovere. Le animazioni, anche se non molto rilevanti in un anime di questo tipo, sono alquanto altalenanti, e a volte lasciano a desiderare, aumentando il senso di staticità che va a sommarsi a quello di una narrazione abbastanza lenta e priva di colpi di scena, con il conseguente calo di interesse dello spettatore.
Ben realizzate sono le sigle, divertente quella iniziale con tutti i personaggi presenti, e quella finale addirittura in stile punk rock.
Tirando le somme, ci troviamo di fronte ad un anime accattivante dal lato esteriore, ma alquanto deludente per quanto riguarda i contenuti, scarsa la trama, non molto coinvolgente nell'insieme. Certo, c'è di peggio in giro, ma l'idea dell'ambientazione ultraterrena e grottesca da sola non basta, a parer mio, a far salire il voto finale sopra la sufficienza.
Non abbiamo una trama o una storia ben precisa da seguire nelle tredici puntate, ma singole avventure, fini a se stesse, e, a volte, direi senza capo né coda, che spesso sembrano avere come solo obbiettivo quello di introdurre nuovi personaggi. Lo svolgimento non è velocissimo e i contenuti non sono affatto profondi, ma, al contrario, appaiono come storielle leggere che riescono solo a strappare al massimo qualche sorriso. In più, a volte, assistiamo ad episodi con riferimenti a leggende e personaggi del folclore giapponese, che in pochi riusciranno a comprendere appieno.
I personaggi, a parte il protagonista, sono tutti comprimari e poco approfonditi. Direi che quello che mi ha divertito di più è sicuramente Shiro, il cane bianco, doppiato con una simpatica vocina femminile ed impegnato a torturare i malcapitati condannati agli inferi.
Passando al lato tecnico bisogna ammettere che i colori, i fondali e le ambientazioni sono molto ben caratterizzati e rendono decisamente bene, mentre invece non tutti i personaggi sono riusciti a dovere. Le animazioni, anche se non molto rilevanti in un anime di questo tipo, sono alquanto altalenanti, e a volte lasciano a desiderare, aumentando il senso di staticità che va a sommarsi a quello di una narrazione abbastanza lenta e priva di colpi di scena, con il conseguente calo di interesse dello spettatore.
Ben realizzate sono le sigle, divertente quella iniziale con tutti i personaggi presenti, e quella finale addirittura in stile punk rock.
Tirando le somme, ci troviamo di fronte ad un anime accattivante dal lato esteriore, ma alquanto deludente per quanto riguarda i contenuti, scarsa la trama, non molto coinvolgente nell'insieme. Certo, c'è di peggio in giro, ma l'idea dell'ambientazione ultraterrena e grottesca da sola non basta, a parer mio, a far salire il voto finale sopra la sufficienza.