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Kirad

Episodi visti: 13/13 --- Voto 6
“Metallic Rouge” l’ho iniziato con una certa curiosità, essendo un soggetto originale, e purtroppo non si è rivelato un granché. Potrei suddividere il giudizio in tre segmenti: trama, personaggi e azione.

La trama in teoria potrebbe essere interessante, perché si inserisce in quel filone di fantascienza umanistica che utilizza il suo soggetto per riflettere su che cosa si intenda per umanità. In tal senso, nel primo episodio ci sono alcuni momenti di crudeltà gratuita contro i nean, che, uniti alla città ghetto del terzo episodio in cui sono rinchiusi questi particolari androidi e alla grande gentilezza e mitezza sempre mostrata da questi ultimi, sanno esprimere abbastanza bene il concetto di umanità inteso come vivere in pace, aiutandosi a vicenda, e di riflesso mettono in luce quanto gli esseri umani possono essere crudeli. A questo spunto riflessivo si uniscono la tematica su quanto possa essere giusto l’utilizzo della violenza anche per una buona causa, e l’interrogativo su cos’è il libero arbitrio. E naturalmente c’è un intrigo misterioso.
Il problema sta però nel modo in cui la serie gestisce tale materiale: i primi episodi costituiscono una introduzione che si prende troppo tempo per far conoscere la realtà di quel mondo, col risultato che, quando nella seconda metà della serie bisogna cominciare a portare i nodi al pettine, il tempo rimasto è poco, e quindi si procede ad inserire elementi uno dopo l’altro a ritmo quasi frenetico e senza la possibilità di approfondire. A questo si unisce una regia non terribile ma neppure troppo brillante, e così alla fine, nonostante si possa comunque avere un quadro generale dell’intera storia, vediamo gli eventi susseguirsi con poco o nessun coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore.

I personaggi: a farla da padrone sono Rouge e Naomi, e la parte migliore sono i simpatici battibecchi da amiche dispettose tra di loro. Per il resto, anche qui non si riesce ad essere incisivi: Naomi sa solo sfoggiare il sorriso da furbetta che sa più di quanto sembri, mentre Rouge per buona parte della storia può persino risultare infantile e irritante per il suo ubbidire meccanicamente alle richieste del fratello Jean. Certo, col proseguire della trama la ragazza matura, ma proprio come accaduto con le tematiche della storia, anche qui la regia non molto incisiva e la narrazione per accumulo fanno accadere le cose troppo rapidamente: non riesce a farci parteggiare per lei, così come non riesce a sconvolgerci quando si scoprono i segreti in teoria incredibili di Naomi e di molti personaggi (addirittura il colpo di scena riguardante il Burattinaio l’ho trovato fin troppo prevedibile da subito).
Lo stesso discorso per cui è interessante sulla carta, ma poi la realizzazione non va, riguarda anche gli Immortal Nine, a cui Rouge dà la caccia, e tutti gli altri comprimari: ciascuno di loro ha una propria personalità, ma come al solito una esposizione troppo rapida e superficiale impedisce che ci sia empatia, rendendoli soltanto dei tizi che fanno questo e quello per questo e quel motivo.
Inoltre, ci sono altri personaggi che appaiono all’improvviso e poi scompaiono, gli alieni Usurpatori che dovrebbero essere come un’ombra che aleggia lungo tutta la storia vengono invece citati così poco, che si arriva quasi a scordarsi di loro, mentre gli alieni buoni, i Visitatori, appaiono giusto per fare una mega-spiegazione su alcuni retroscena.

L’azione: ecco uno dei due aspetti su cui non c’è da ridire, perché in generale c’è un buon ritmo (specie negli ultimi episodi) e, pur non diventando mai memorabili i combattimenti, sfruttano bene un repertorio classico di mosse spettacolari e super-armi, aiutati da una regia che qui compie il suo dovere in maniera onesta.

L’altro aspetto buono sono le animazioni, che restano sempre di alto livello e offrono pure alcuni bei momenti spettacolari (come la biblioteca della memoria). Godibili le due sigle.

Insomma, “Metallic Rouge” non annoia e neppure emoziona, il materiale più interessante è rimasto sulla carta e, anche se si lascia vedere fino all’ultimo, dopo si può tranquillamente dimenticare.