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 1
esseci

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6
"Non vorrei mai offendere nessuno, ma sono così stupidamente timido, che spesso sembro freddo e indifferente, quando invece sono solo trattenuto dalla mia naturale goffaggine." (Jane Austen - "Ragione e sentimento")

Pensando che l'ambientazione più matura (due giovani colleghi di lavoro di un'agenzia di viaggi) potesse garantire una rom-com diversa e più matura rispetto a un certo standard di ambientazione scolastica, mi sono avvicinato a "365 Days to the Wedding" con un po' di curiosità e aspettative di assistere a una serie che, pur mantenendo alcuni degli aspetti standard che contraddistinguono le opere romantiche (il percorso dell'innamoramento piuttosto accidentato e qualche plot twist, nonché la timidezza oltre ogni umana comprensione dei protagonisti), poteva distinguersi appunto dalle commedie con ambientazione scolastica, per offrire delle reazioni più "adulte" e mature alle situazioni narrate, cercando di mostrare dei giovani adulti capaci di affrontare il percorso di una relazione d'amore, sebbene l'incipit formale della loro relazione sia piuttosto originale.

Le premesse dei primi episodi tutto sommato erano anche interessanti: due colleghi piuttosto introversi, Takuya e Rika, decidono di inventarsi una bugia colossale (annunciano il loro matrimonio che intendono celebrare tra un anno), per evitare di rischiare di essere trasferiti dal Giappone ad Anchorage in Alaska per l'apertura di una nuova filiale della società di viaggi.
Esperita l' "annunciazione" forzata al capoufficio e ai colleghi, inizia per i due soggetti, noti per non essere propriamente due persone solari e affabili, per i quali nessuno avrebbe scommesso nulla su una loro relazione, un percorso piuttosto divertente che potrei descrivere parafrasando la frase attribuita a Massimo D'Azeglio nel 1861 a valle della Seconda Guerra di Indipendenza, "Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani", per trasformarla in "Dichiarata la nostra fake relationship, dobbiamo anche simulare di amarci".

E, almeno inizialmente, la trama pur nella sua assurdità puerile della premessa mi stava anche piacendo: l'intraprendenza maldestra di Rika e la dabbenaggine di Takuya sembrava spingere la coppia farlocca a interrogarsi seriamente sui sentimenti reciproci e sui possibili scenari, adottando forzosamente degli atteggiamenti con un approccio che manco una coppia di bambini delle elementari sarebbero riusciti ad immaginare...

Tuttavia, da superficialotti e ingenui seriali quali realmente sono, i due "furbacchioni" (in senso ironico...) non avevano considerato le conseguenze che tale farsa avrebbe determinato non solo a livello lavorativo ma anche a livello familiare e della loro vita extra-lavorativa (sempre che si possa definire come tale...).
E finiscono abbastanza in fretta a provare il disagio dei sensi di colpa per aver preso in giro tutti con la loro "bugia", tanto da impegnare la metà della seconda parte della serie a negare e a scusarsi con tutti per quello che avevano architettato, secondo la solita e ipocrita mentalità tutta nipponica della rettitudine a tutti i costi, che a noi Occidentali può sembrare ancora più astrusa della bugia iniziale.

Ed ecco l'aspetto che rappresenta a mio avviso il limite profondo della serie: da profondi timidi quali sono, la paura di aver fatto una brutta figura e aver abusato della fiducia delle persone che li circondano li porta con i sensi di colpa ad autoinfliggersi la negazione di una verità che lentamente stava emergendo in entrambi.
Tutti gli episodi che rappresentano questa fase della negazione dell'evidenza hanno reso la serie un po' indigesta e ancor più surreale, rendendola molto se non tutto simile alle solite insulsaggini della miriade di rom-com scolastiche che partono da una premessa più o meno originale, per svilupparla più o meno sempre nello stesso modo...

Non nascondo che per me sarebbe stato meglio e sicuramente molto più comico che la relazione fosse proseguita sulla falsariga del mantenere la coerenza con la bugia iniziale e vedere gli equivoci e le situazioni più assurde con tutti, piuttosto che vedere lo strazio di due pseudo-adulti alle prese con le insicurezze tipiche di ragazzini delle medie, incapaci di comunicare o esternare qualsivoglia emozione, pensiero o desiderio, aggravato dal senso di colpa al limite dell'auto-martirio. Atteggiamento accettabile in certi limiti in ragazzini ma non in due giovani adulti.

Ed ecco che l'aspettativa rimane delusa, ancor più da un finale molto frettoloso che, sebbene rappresenti il classico e atteso risvolto positivo, sembra ancor più posticcio e raffazzonato di tutto quanto lo ha preceduto.

Qualcuno scriverebbe che si tratta della classica occasione sprecata? Forse sì, dodici episodi di goffaggine al limite del surreale (e ci può stare per la comicità...), una rom-com con una morale latente e stucchevole con anche delle divagazioni su storie di personaggi paralleli per corroborarla, che non sempre riesce nell'intento di far sorridere delle "acrobazie" dei due protagonisti (l'aspetto un po' più irritante...).

Allora, cosa resterà di questa serie in coloro che la vedranno? Credo poco o nulla di memorabile al di fuori di qualche gag riuscita sul dramma dell' "incomunicabilità moderna" tra due personaggi che sembrano delle macchiette inizialmente adorabili, ma che in non pochi frangenti tendono poi anche ad annoiare nel loro atteggiamento da Quinto Fabio Massimo Verrucoso nelle battaglie contro i Cartaginesi (non a caso definito il "cunctatōr", ossia il "temporeggiatore").

"365 Days to the Wedding", non supportato da un comparto tecnico di eccellenza (anzi...) è per me rimasta purtroppo vittima dei soliti cliché delle rom-com che sembrano tanto apprezzare in Giappone, e neanche la guest star della inossidabile Fiat Panda vecchia serie è riuscita a nobilitarla verso un giudizio di discreto apprezzamento.

"Panda. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarla"

Così recitava un advertisement di molti anni fa. Purtroppo, per "365 Days to the Wedding", la Panda esiste e si mostra bene della serie, mentre il vero romance è rimasto da inventare...


 2
Kondo

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
L'improbabile relazione romantica tra due autentici casi umani.

Nel mondo delle romcom non è facile inventare qualcosa di nuovo o, se non proprio nuovo, di insolito. Il canovaccio solitamente è quello che ti aspetti, la ship romantica la riconosci alla prima puntata, raramente si svolta verso direzioni inaspettate, e il lieto fine è assicurato. Se dovessimo valutarle da questo punto di vista, faremmo prima a non guardarne più, ma le guardiamo ugualmente, perché quel che importa in una romcom non è il punto di partenza e quello di arrivo bensì il percorso, la caratterizzazione dei personaggi, qualche bel momento di sentimento e (si spera) un po’ di divertimento. Da questo punto di vista non posso dirmi affatto deluso da “365 Days to the Wedding”, che anzi si è rivelato per me il confort show stagionale.

Il pretesto è un po’ forzato. Due colleghi di ufficio solitari che, per evitare la spada di Damocle di un trasferimento forzato in Alaska che sarebbe gravato esclusivamente su uno dei dipendenti single dell’azienda, decidono di fingere una relazione tra loro e di essere in procinto di sposarsi, per eludere tale minaccia.

Il punto di forza della serie sta nei personaggi principali, che sono due disagiati come se ne sono visti pochi. Takuya è un ragazzo apatico e introverso che vive una vita molto monotona, viaggia fermamente lungo un’immaginaria strada rettilinea che si perde all’infinito, badando solo a rimanere entro la sua corsia. Abita da solo col suo gatto, svolge mansioni standard per un’agenzia di viaggi, non lega rapporti di amicizia con nessuno e lascia che la vita gli scivoli addosso. Rika è una ragazza anch’essa introversa ma, rispetto a Takuya, molto più asociale, repressa, con bassissima autostima e altissima tendenza verso le masturbazioni mentali. Passa il suo tempo da sola a fare cose che il 99% delle persone troverebbe di una noia mortale.

La finta relazione tra questi due imbranati cronici, due casi umani socialmente incapaci oltre ogni umana immaginazione, porterà a delle situazioni al limite dell’assurdo, nel tentativo di rendere credibile la farsa agli occhi dell’azienda. Merito soprattutto di Rika, che è davvero un caso clinico, roba da manicomio proprio: le sue elucubrazioni mentali fanno continuamente a botte con le sue azioni, spinte dal sorgere di sentimenti a lei sconosciuti, dando vita a scenette buffissime, ben sottolineate da una colonna sonora semplice ma azzeccata. Le sue contraddizioni continue sono spiazzanti.

Il che mi porta al secondo punto di forza: la parte comedy è divertente per davvero. A differenza di tante altre romcom, qui non si tratta del sorrisino stentato strappato ogni tanto nel corso di una stagione. No, qua ci sono alcune scene che mi hanno fatto proprio rotolare dalle risate.
Non voglio fare spoiler, ma non posso evitare un commento a una delle scene più assurde che mi sia mai capitato di vedere in una romcom: parlo ovviamente della grottesca puntata a casa di Rika, in cui Takuya le propone di mettersi assieme per davvero, con lei che in una lunghissima ed estenuante scena rimane letteralmente ‘freezata’ per mezz’ora, internamente in preda a ottomila ‘seghe’ mentali ed esternamente una statua di sale, e il povero Takuya lì che non riceve nemmeno una risposta, devastato dalla tensione. Stavo davvero morendo dalle risate.

Un aspetto che ho apprezzato è la coerenza della loro caratterizzazione: mi è capitato spesso di vedere personaggi con evidenti disturbi della personalità che si normalizzano insensatamente appena trovano la “persona giusta”. È una cosa che trovo molto ipocrita, oltre che irrealistica: ognuno di noi ha delle particolarità, delle stranezze, qualcuno più di altri. Trovare la persona giusta non significa trovare qualcuno che con una magia azzeri le nostre particolarità, rendendoci “normali”, bensì qualcuno che le valorizzi, trasformandole in una risorsa.
Per questo apprezzo invece Takuta e Rika: loro nel corso della storia fanno certamente degli sforzi per uscire dalla loro zona di confort, ma rimangono coerenti fino alla fine, gli aspetti peculiari della loro personalità restano sempre lì, semplicemente sono talmente fatti l’uno per l’altra che, pur restando sé stessi, si completano come due pezzi di un puzzle.

Ci sono anche dei passi falsi nella storia, per carità.
Penso ad esempio a un paio di puntate anticlimatiche che, dopo un episodio topico in cui tutti quanti fremevamo per degli sviluppi, vanno a fare digressioni su altri personaggi secondari di cui non ci interessava nulla. Ne capisco l’intento, che era di far riflettere i nostri due impediti sui diversi lati del matrimonio, sulle difficoltà ad esso connesse, sulle responsabilità, ecc., però si poteva fare in modo diverso, diluito nelle puntate precedenti, invece di buttare lì una puntata intera sull’inutile collega mollato dalla moglie, spezzando bruscamente il ritmo della narrazione.
I personaggi secondari potevano essere sviluppati un po’ di più, soprattutto Nao, che aveva un certo potenziale.

Dal punto di vista tecnico, discreto, nulla più. La colonna sonora, come detto, l’ho trovata semplice e funzionale. Visivamente, nulla di eccezionale, i disegni sono giusto carini, fondali basic. Una nota di merito va però alla mitica Fiat Panda anni ’80 che in una puntata fa la sua comparsa in tutto il suo splendore, con dovizia di particolari. Mitica!

Il finale sembra conclusivo, e dunque non credo che vedremo una seconda stagione, ma un po’ mi dispiace, perché personalmente mi sono affezionato a questi due sciocchini e mi sarebbe piaciuto vedere un po’ il prosieguo della loro relazione.

Una visione molto piacevole e divertente. Se non avesse avuto un paio di passaggi a vuoto, avrei dato un voto anche maggiore.


 2
Johnny Ryuko

Episodi visti: 12/12 --- Voto 6,5
In "365 Days to the Wedding" c'è una Fiat Panda.

A visione completata, è questa la prima cosa che mi viene in mente di questo anime. Il giudizio complessivo? Caruccio, ma a un approccio sicuramente interessante non corrisponde una seconda metà che concretizza, andando invece a perdersi in banalità e con un finale telefonatissimo sin dal primo episodio.

Attenzione: la recensione contiene spoiler

Della trama dirò il giusto, mi concentrerò sulle mie opinioni.

Volevo vedere una commedia romantica, mi sono azzardato a iniziare "Le 100 ragazze che ti amano tanto tanto..." e mi è venuta l'orticaria dopo neanche due episodi. Messo da parte, probabilmente per sempre, quell'incompreso capolavoro, ho puntato su qualcosa di più adulto.

"365 Days to the Wedding" ha un incipit sicuramente più interessante e decisamente meno cringe, vedendo tra l'altro protagonisti due ragazzi più che ventenni (vado a memoria: ventiquattro lui, ventisei lei). Penso: finalmente una storia sentimentale più concreta e strutturata.

Ok che l'innesco non è proprio realistico, i due, colleghi in un'agenzia di viaggi, per evitare un trasferimento in Alaska destinato a chi non ha famiglia, fingono di avere una relazione e di doversi sposare. Ovviamente sono due sociopatici, una peggio dell'altro, che vivono serenamente le loro vite da single e non contemplano una relazione sentimentale. Cosa c'è di telefonato? Che chiaramente Honjoji (lei) e Ohara (lui), dovendosi obbligatoriamente avvicinare per non destare sospetti nei colleghi e nell'azienda, iniziano a conoscersi e a provare attrazione l'uno per l'altra. Dove andrà a parare tutto questo? In due e dico due momenti clou, circondati da un mare di sostanziale noia.

Sì, perché il rapporto tra i due protagonisti evolverà in due distinte scene, le uniche che ci si ricorda a visione terminata: la passeggiata al chiaro di luna in campagna, il bacio sulla riva del canale. Dopo quest'ultimo, i due addirittura vanno a vivere insieme, perché vengono coinvolti in un progetto su colleghi/coppie dell'azienda (si scoprirà esser sostanzialmente un modo per provare a smascherarli, perché, strano, destavano sospetti), e voi direte: "A questo punto finiscono a letto insieme". No, perché la serie si mantiene sempre quel passo indietro rispetto a un'evoluzione realistica. Anzi, disturba che Honjoji e Ohara spesso e volentieri si comportino da adolescenti e non da giovani adulti.

Ci si accorge quindi amaramente che "365 Days to the Wedding" è veramente la solita storia. Illude l'età anagrafica, illude il setting (un ufficio e non una scuola), illudono anche alcuni temi anche abbastanza importanti, gettati lì giusto per allungare il brodo e trattati anche con superficialità. Tra i quali il divorzio improvviso di un collega che sembrava avere una famiglia felice, oppure un altro, 'sfigato', che sembra finalmente incontrare la donna dei suoi sogni, ma lei è separata con un bambino piccolo, e quindi si tira indietro. C'è proprio un intero episodio dedicato a Gonda e ai suoi patemi, ma resta tutto lì, fine a sé stesso, senza un prosieguo.

Parentesi tecnica: l'anime è stato palesemente realizzato senza un budget alto. Se il character design è abbastanza buono, le animazioni sono appena sufficienti, la regia scolastica, le musiche poco originali e senza incisività. Meglio in alcune occasioni evitare di mettere in pausa e focalizzarsi sui dettagli di fondo, in uno degli episodi finali si vede un aeroplano che decolla che sembra disegnato da un bambino delle elementari, per dirne una.

Arriviamo quindi alla conclusione. Sembra che Gonda debba andare in Alaska, invece ci va a sorpresa Kurokawa, la capoufficio che, nonostante sia sposata, sente il bisogno di nuove avventure. Forzato già solo a scriverlo, figuriamoci a vederlo in scena. Honjoji e Ohara ovviamente poi saltano a piè pari la relazione e si gridano a vicenda in mezzo a un incrocio di volersi sposare davvero. Confessano tutto davanti ai colleghi e inizia la vera relazione. Niente sorprese, niente di niente. Neanche dal molestatore che faceva a entrambi chiamate anonime, mettendo in dubbio il loro matrimonio. Si scopre essere uno dei colleghi che dà a entrambi la sua benedizione. Utilità? Nessuna, se non creare un minimo di tensione a inizio anime, per poi dimenticarsene e 'ricicciare' fuori la cosa nelle ultime scene, altrimenti sarebbe rimasto il buco. Francamente, ho trovato l'ultimo episodio il più noioso di tutti, tant'è che l'ho più volte messo in pausa per distrarmi con altro.

"365 Days to the Wedding" si rivela essere un riempitivo appena sufficiente. Certo, non c'è il cringe di altri anime sentimentali o di harem da quattro soldi, ma alla fine non lascia davvero nulla. I due protagonisti sono decisamente poco empatici, e invece di concentrarsi sulle piccole cose che fanno evolvere il loro rapporto, usa il classico escamotage delle side story, per poi riflettere cambiamenti sui due, che però sembrano calati dall'alto. "Oh, ma allora anche noi potremmo..."

Quasi inesistente invece quella sfumatura più adulta che speravo di trovare. Non pretendevo di trovare roba estrema alla "Scum's Wish", per carità, ma è comunque tratto da un manga seinen. Un tantino di spessore in più (che lascia intravedere timidamente, ma altrettanto timidamente svicola) l'avrei gradita. "365 Days to the Wedding" si ferma quindi un gradino sopra il "guardabile" ma anche diversi gradini sotto il "consigliabile". Volete una commedia romantica standard e senza sussulti? È un buon passatempo. Ma, come finisce, ve ne sarete già dimenticati.

Eccezion fatta per la Fiat Panda.