Girls Band Cry
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Dai, Girls Band Cry un buon voto se lo merita.
Allora, se qualcuno si fosse mai chiesto cosa sarebbe possa venire fuori incrociando "Beck - Mongolian Chop Squad" e "Bocchi the Rock", la risposta è, ovviamente, "Girls Band Cry".
Mi è piaciuto? Sì, il voto dice tutto. Si poteva fare di meglio? Assolutamente sì. La storia non sto qui a riassumerla. Se però ho citato "Beck" e "Bocchi" (a proposito recuperatevi "Beck" anime e poi anche il manga perché l'anime copre circa il 40% della storia complessiva) non è un caso. I temi in comune sono davvero tanti.
Nina che, per esempio, si ritrova per caso in una band e impara (sorvoliamo sul fatto che sembri una professionista dal nulla) a cantare e a suonare la chitarra, così come fa Yukio in "Beck". Una band tutta al femminile che inizia a suonare in palchi di periferia o piccoli club come in "Bocchi the Rock!". Ma ci sono anche altri temi in comune e stretti paralleli con i personaggi di "Beck": ad esempio Nina, come Yukio, molla la scuola, seppur per motivi diversi; e, come Bocchi anche se non al suo livello, è un tantino sociopatica. Così come Momoka è un po' Ryusuke, talentuosa ma disillusa, e Rupa è simile a Taira, compassata e riflessiva. Ritrovarsi a suonare in un festival con tanta gente e ottenere un riscontro inaspettato è un altro evento decisamente similare. Non andiamo oltre.
GBC prende qualcosa di già visto e lo ripropone. Lo ripropone abbastanza bene. Con una discreta (dopo mi soffermerò approfonditamente su cosa non va in questo anime, secondo me) coerenza e un buon ritmo. Le ragazze della band sono tutte ben caratterizzate, sebbene non manchino le classiche iperboli giapponesi. Ma lì dipende anche da un fattore culturale.
Componente musicale. Qua tocchiamo un tasto un po' dolente. Che in parte dipende anche dai gusti. Ritorniamo sui nostri amati Beck, un incrocio tra Rage Against the Machine, Oasis, RHCP: anni '90 puri. Quella musica con la quale sono cresciuto. Ovviamente il paragone non c'è proprio. Pezzi come By Her, Like a Foojin o Slip Out sono strepitosi. Vero rock'n'roll. Ci siamo? Perfetto. Mettiamoli da parte perché non vogliamo fare gli stronzi a tutti i costi.
Viriamo su "Bocchi the Rock!" e andiamo a risentirci un paio di pezzi. E no, mi dispiace, ma anche qui troviamo canzoni ben al di sopra di quelle di "Girls Band Cry". Catcy, ben distinguibili, i temi dei testi sono più o meno gli stessi ma quelli di Bocchi li ho trovati più... come dire... poetici?
Onestamente l'unico brano che di GBC mi è veramente piaciuto è quello che Momoka aveva scritto con le Diamond Dust. Con un ritornello che si stampa in testa. Gli altri risultano, purtroppo, davvero dimenticabili e tutti troppo simili tra di loro. E questo non fa buon gioco a un anime con al centro la musica.
E adesso veniamo a noi, all'elefante nella stanza. Cosa davvero non va in "Girls Band Cry".
Su Nina, per tutti i 13 episodi, aleggia lo spettro del bullismo subito a scuola, cosa che l'ha spinta a lasciare la scuola. Così come il contrasto con la famiglia. Il primo viene "sciolto" solo nel finale, quando la nostra protagonista racconta alle altre ragazze da cosa era scaturito. E - posso dirlo? - sono rimasto un po' deluso. Perché secondo me per dare una ragion d'essere alla motivazione di Nina bisognava spingere un tantino di più nel drama. Inoltre il contrasto con la famiglia si risolve all'acqua di rose. Anzi, quanta verità nelle parole del padre della ragazza quando le fa notare che loro le hanno permesso di fare quello che voleva: lasciare la scuola, trasferirsi a Tokyo, trovare un appartamento grazie alle conoscenze e alla garanzia della madre. Insommina eh, deboluccio questo strato di costruzione del personaggio. Ok che parliamo di una liceale, ma la ragazza ha meno spessore di quel che pensavo.
Ma la componente narrativa che a me è stata decisamente sulle scatole sin dal primo momento è questa artificiosa rivalità che Nina si crea con le Diamond Dust. Ora, sorvoliamo sul fatto che si scopra che la nuova frontgirl che ha rimpiazzato Momoko sia un'ex compagna di classe di Nina e che lei faccia tutto quello che fa per dimostrare che, quando aveva agito per difendere la ragazza bullizzata e finire a sua volta vittima di soprusi, non era nel torto. Motivazione un po' così. Ma la musica la fai perché la ami, perché vuoi farla e perché vuoi che gli altri la sentano. Non è una gara del cazzo. In Beck a un certo punto c'è effettivamente una sorta di gara che ritroviamo - strano, eh? sceneggiato di GBC, abbiamo capito che avete fatto i compiti - in occasione del festival: il gruppo deve riuscire a fare un tot di spettatori sotto il palco per una motivazione X. Ma è una causa che riguarda loro stessi. Come non mancano le rivalità con altri gruppi, ma sono contrasti che nascono in maniera naturale. Voler fare più like, più visualizzazioni, più spettatori, per dimostrare di essere migliori di... è una mentalità e un messaggio sbagliati, probabilmente frutto dell'industria musicale nipponica odierna, schiava del fenomeno idol, dove contano i numeri più che la qualità del prodotto.
Chi sta davvero leggendo questa recensione a questo punto si chiederà: "ma della componente tecnica non parla?". C'è poco da dire: è buona. La CGI a me non dà fastidio, l'ho trovata funzionale e ben realizzata. Il chara design è ben più che sufficiente sebbene non faccia gridare al miracolo (sicuramente si è divertito chi ha disegnato i vestiti per le ragazze, sempre diversi), e la regia è onesta, con qualche bel guizzo.
GBC è un anime che si fa guardare con piacere. Purtroppo non risulta indimenticabile dal punto di vista musicale, né totalmente a fuoco narrativamente parlando.
UPDATE: avevo dato 7,5 ma, dopo aver rivisto "Bocchi the Rock!" ho ritrovato con quell'anime talmente tanti punti in comune, in GBC gestiti decisamente peggio, che non posso che abbassare il voto. Sotto il 7 mi sembrerebbe troppo severo, ma devo dire che a posteriori sono rimasto abbastanza deluso da certi aspetti della sceneggiatura, troppo derivativi di Bocchi. E credo che, se rivedessi Beck, abbasserei ulteriormente il voto.
E comunque il nome Shin Kawasaki per la band era decisamente meglio.
Dai, Girls Band Cry un buon voto se lo merita.
Allora, se qualcuno si fosse mai chiesto cosa sarebbe possa venire fuori incrociando "Beck - Mongolian Chop Squad" e "Bocchi the Rock", la risposta è, ovviamente, "Girls Band Cry".
Mi è piaciuto? Sì, il voto dice tutto. Si poteva fare di meglio? Assolutamente sì. La storia non sto qui a riassumerla. Se però ho citato "Beck" e "Bocchi" (a proposito recuperatevi "Beck" anime e poi anche il manga perché l'anime copre circa il 40% della storia complessiva) non è un caso. I temi in comune sono davvero tanti.
Nina che, per esempio, si ritrova per caso in una band e impara (sorvoliamo sul fatto che sembri una professionista dal nulla) a cantare e a suonare la chitarra, così come fa Yukio in "Beck". Una band tutta al femminile che inizia a suonare in palchi di periferia o piccoli club come in "Bocchi the Rock!". Ma ci sono anche altri temi in comune e stretti paralleli con i personaggi di "Beck": ad esempio Nina, come Yukio, molla la scuola, seppur per motivi diversi; e, come Bocchi anche se non al suo livello, è un tantino sociopatica. Così come Momoka è un po' Ryusuke, talentuosa ma disillusa, e Rupa è simile a Taira, compassata e riflessiva. Ritrovarsi a suonare in un festival con tanta gente e ottenere un riscontro inaspettato è un altro evento decisamente similare. Non andiamo oltre.
GBC prende qualcosa di già visto e lo ripropone. Lo ripropone abbastanza bene. Con una discreta (dopo mi soffermerò approfonditamente su cosa non va in questo anime, secondo me) coerenza e un buon ritmo. Le ragazze della band sono tutte ben caratterizzate, sebbene non manchino le classiche iperboli giapponesi. Ma lì dipende anche da un fattore culturale.
Componente musicale. Qua tocchiamo un tasto un po' dolente. Che in parte dipende anche dai gusti. Ritorniamo sui nostri amati Beck, un incrocio tra Rage Against the Machine, Oasis, RHCP: anni '90 puri. Quella musica con la quale sono cresciuto. Ovviamente il paragone non c'è proprio. Pezzi come By Her, Like a Foojin o Slip Out sono strepitosi. Vero rock'n'roll. Ci siamo? Perfetto. Mettiamoli da parte perché non vogliamo fare gli stronzi a tutti i costi.
Viriamo su "Bocchi the Rock!" e andiamo a risentirci un paio di pezzi. E no, mi dispiace, ma anche qui troviamo canzoni ben al di sopra di quelle di "Girls Band Cry". Catcy, ben distinguibili, i temi dei testi sono più o meno gli stessi ma quelli di Bocchi li ho trovati più... come dire... poetici?
Onestamente l'unico brano che di GBC mi è veramente piaciuto è quello che Momoka aveva scritto con le Diamond Dust. Con un ritornello che si stampa in testa. Gli altri risultano, purtroppo, davvero dimenticabili e tutti troppo simili tra di loro. E questo non fa buon gioco a un anime con al centro la musica.
E adesso veniamo a noi, all'elefante nella stanza. Cosa davvero non va in "Girls Band Cry".
Su Nina, per tutti i 13 episodi, aleggia lo spettro del bullismo subito a scuola, cosa che l'ha spinta a lasciare la scuola. Così come il contrasto con la famiglia. Il primo viene "sciolto" solo nel finale, quando la nostra protagonista racconta alle altre ragazze da cosa era scaturito. E - posso dirlo? - sono rimasto un po' deluso. Perché secondo me per dare una ragion d'essere alla motivazione di Nina bisognava spingere un tantino di più nel drama. Inoltre il contrasto con la famiglia si risolve all'acqua di rose. Anzi, quanta verità nelle parole del padre della ragazza quando le fa notare che loro le hanno permesso di fare quello che voleva: lasciare la scuola, trasferirsi a Tokyo, trovare un appartamento grazie alle conoscenze e alla garanzia della madre. Insommina eh, deboluccio questo strato di costruzione del personaggio. Ok che parliamo di una liceale, ma la ragazza ha meno spessore di quel che pensavo.
Ma la componente narrativa che a me è stata decisamente sulle scatole sin dal primo momento è questa artificiosa rivalità che Nina si crea con le Diamond Dust. Ora, sorvoliamo sul fatto che si scopra che la nuova frontgirl che ha rimpiazzato Momoko sia un'ex compagna di classe di Nina e che lei faccia tutto quello che fa per dimostrare che, quando aveva agito per difendere la ragazza bullizzata e finire a sua volta vittima di soprusi, non era nel torto. Motivazione un po' così. Ma la musica la fai perché la ami, perché vuoi farla e perché vuoi che gli altri la sentano. Non è una gara del cazzo. In Beck a un certo punto c'è effettivamente una sorta di gara che ritroviamo - strano, eh? sceneggiato di GBC, abbiamo capito che avete fatto i compiti - in occasione del festival: il gruppo deve riuscire a fare un tot di spettatori sotto il palco per una motivazione X. Ma è una causa che riguarda loro stessi. Come non mancano le rivalità con altri gruppi, ma sono contrasti che nascono in maniera naturale. Voler fare più like, più visualizzazioni, più spettatori, per dimostrare di essere migliori di... è una mentalità e un messaggio sbagliati, probabilmente frutto dell'industria musicale nipponica odierna, schiava del fenomeno idol, dove contano i numeri più che la qualità del prodotto.
Chi sta davvero leggendo questa recensione a questo punto si chiederà: "ma della componente tecnica non parla?". C'è poco da dire: è buona. La CGI a me non dà fastidio, l'ho trovata funzionale e ben realizzata. Il chara design è ben più che sufficiente sebbene non faccia gridare al miracolo (sicuramente si è divertito chi ha disegnato i vestiti per le ragazze, sempre diversi), e la regia è onesta, con qualche bel guizzo.
GBC è un anime che si fa guardare con piacere. Purtroppo non risulta indimenticabile dal punto di vista musicale, né totalmente a fuoco narrativamente parlando.
UPDATE: avevo dato 7,5 ma, dopo aver rivisto "Bocchi the Rock!" ho ritrovato con quell'anime talmente tanti punti in comune, in GBC gestiti decisamente peggio, che non posso che abbassare il voto. Sotto il 7 mi sembrerebbe troppo severo, ma devo dire che a posteriori sono rimasto abbastanza deluso da certi aspetti della sceneggiatura, troppo derivativi di Bocchi. E credo che, se rivedessi Beck, abbasserei ulteriormente il voto.
E comunque il nome Shin Kawasaki per la band era decisamente meglio.
"Girls Band Cry" è stato sicuramente una delle più piacevoli sorprese di questo 2024: anime musicale dallo studio PINE JAM, segue la storia di un gruppo di ragazze che formano una band musicale.
L'anime esplora le loro vite mentre affrontano le sfide e le gioie del mondo della musica, sviluppando le loro amicizie e inseguendo i loro sogni artistici. Tra prove, esibizioni e momenti di crescita personale, la serie cattura l'essenza delle esperienze di una band emergente. Ogni episodio è ricco di momenti emozionanti e di performance musicali che riescono a trasmettere tutta l'energia e la passione delle protagoniste. L'anime esplora temi come il bullismo, la difficoltà nel socializzare, la disillusione una volta raggiunta l'età adulta, tutti trattati con grande sensibilità e profondità, senza falsa retorica.
Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è stata la profondità del personaggio di Nina. Il suo percorso personale, dalle insicurezze iniziali alle difficoltà nel mantenere coeso il gruppo, è raccontato con grande cura e realismo. Il suo carattere spigoloso e senza filtri -non la classica tsundere stereotipata- il suo essere senza compromessi, la sua genuinità e la sua ingenuità sono tutti elementi che la rendono un adorabile vulcano in eruzione e ti portano ad immedesimarti in lei. A fare da contraltare c'è Momoka, l'altra protagonista, che porta una dimensione di sensibilità e introspezione. La sua storia è caratterizzata da un conflitto interiore tra il desiderio di seguire le proprie passioni e le aspettative esterne. A differenza di Nina ha già avuto la sua grande occasione e l'ha persa a causa della sua integrità, si ritrova quindi in una fase di profonda disillusione e solo l'incontro con con quel fiume in piena che è Nina riesce a scuoterla. Ed è proprio il tumultuoso rapporto tra Nina e Momoka e la sua evoluzione il vero punto di forza dell'anime. Conosciutesi perché Nina è una grande fan di Momoka, la loro relazione evolve, passando tra molteplici scontri in un amicizia profonda con forse qualche sfumatura anche romantica. Le due si completano e hanno un bisogno l'una dell'altra per andare avanti. Nina aiuta Momoka a uscire dal suo guscio e a esprimere se stessa attraverso la musica, incoraggiandola a essere più sicura e audace. Momoka, a sua volta, fornisce a Nina un punto di vista più equilibrato e spesso la aiuta a riflettere su decisioni importanti, offrendo consigli saggi e ponderati.
Ben caratterizzati anche i restanti membri della band, ognuno con una sua storia e con le sue problematiche. Su tutte ho apprezzato Yuki, eccentrica tastierista amante dei rettili, per certi versi simile a Nina, nella sua schiettezza, ma al tempo stesso gli fa da contraltare nel sue essere molto più razionale e cinica.
Passiamo all'aspetto che ho digerito poco, ovvero l'uso della computer graphic. Mi rendo conto che è questione di gusti anche personali, ma in alcune scene, soprattutto durante le esibizioni dal vivo, la CG può apparire troppo evidente e poco integrato con l'animazione tradizionale. Questo contrasto può a volte distrarre e rompere l'immersione, dando un aspetto posticcio alle performance che altrimenti sarebbero molto coinvolgenti. Devo ammettere che mentre nei primi episodi la cosa mi dava molto più fastidio, col procedere delle puntate mi ci sono un po' abituato, rimane il fatto che avrei preferito un'animazione classica.
Nonostante ciò, "Girls Band Cry" si ritaglia un ruolo importante tra gli anime dello stesso genere. Su tutti ho trovato diverse analogie con "Beck", a partire dalla coppia di protagonisti, Nina come Koyuki, acerba, ma cantante ricca di talento, Momoka come Ryusuke, ha perso il treno del successo per non scendere a compromessi con la musica che vogliono suonare. In entrambi i casi ci si trova a fronteggiarsi e confrontarsi con la band di maggior successo del momento. Al netto di questo "Girls Band Cry" si differenzia per un tono molto più slice of life, focalizzato molto sulle relazioni umane, rendendo il tutto un po' più verosimile.
L'anime esplora le loro vite mentre affrontano le sfide e le gioie del mondo della musica, sviluppando le loro amicizie e inseguendo i loro sogni artistici. Tra prove, esibizioni e momenti di crescita personale, la serie cattura l'essenza delle esperienze di una band emergente. Ogni episodio è ricco di momenti emozionanti e di performance musicali che riescono a trasmettere tutta l'energia e la passione delle protagoniste. L'anime esplora temi come il bullismo, la difficoltà nel socializzare, la disillusione una volta raggiunta l'età adulta, tutti trattati con grande sensibilità e profondità, senza falsa retorica.
Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è stata la profondità del personaggio di Nina. Il suo percorso personale, dalle insicurezze iniziali alle difficoltà nel mantenere coeso il gruppo, è raccontato con grande cura e realismo. Il suo carattere spigoloso e senza filtri -non la classica tsundere stereotipata- il suo essere senza compromessi, la sua genuinità e la sua ingenuità sono tutti elementi che la rendono un adorabile vulcano in eruzione e ti portano ad immedesimarti in lei. A fare da contraltare c'è Momoka, l'altra protagonista, che porta una dimensione di sensibilità e introspezione. La sua storia è caratterizzata da un conflitto interiore tra il desiderio di seguire le proprie passioni e le aspettative esterne. A differenza di Nina ha già avuto la sua grande occasione e l'ha persa a causa della sua integrità, si ritrova quindi in una fase di profonda disillusione e solo l'incontro con con quel fiume in piena che è Nina riesce a scuoterla. Ed è proprio il tumultuoso rapporto tra Nina e Momoka e la sua evoluzione il vero punto di forza dell'anime. Conosciutesi perché Nina è una grande fan di Momoka, la loro relazione evolve, passando tra molteplici scontri in un amicizia profonda con forse qualche sfumatura anche romantica. Le due si completano e hanno un bisogno l'una dell'altra per andare avanti. Nina aiuta Momoka a uscire dal suo guscio e a esprimere se stessa attraverso la musica, incoraggiandola a essere più sicura e audace. Momoka, a sua volta, fornisce a Nina un punto di vista più equilibrato e spesso la aiuta a riflettere su decisioni importanti, offrendo consigli saggi e ponderati.
Ben caratterizzati anche i restanti membri della band, ognuno con una sua storia e con le sue problematiche. Su tutte ho apprezzato Yuki, eccentrica tastierista amante dei rettili, per certi versi simile a Nina, nella sua schiettezza, ma al tempo stesso gli fa da contraltare nel sue essere molto più razionale e cinica.
Passiamo all'aspetto che ho digerito poco, ovvero l'uso della computer graphic. Mi rendo conto che è questione di gusti anche personali, ma in alcune scene, soprattutto durante le esibizioni dal vivo, la CG può apparire troppo evidente e poco integrato con l'animazione tradizionale. Questo contrasto può a volte distrarre e rompere l'immersione, dando un aspetto posticcio alle performance che altrimenti sarebbero molto coinvolgenti. Devo ammettere che mentre nei primi episodi la cosa mi dava molto più fastidio, col procedere delle puntate mi ci sono un po' abituato, rimane il fatto che avrei preferito un'animazione classica.
Nonostante ciò, "Girls Band Cry" si ritaglia un ruolo importante tra gli anime dello stesso genere. Su tutti ho trovato diverse analogie con "Beck", a partire dalla coppia di protagonisti, Nina come Koyuki, acerba, ma cantante ricca di talento, Momoka come Ryusuke, ha perso il treno del successo per non scendere a compromessi con la musica che vogliono suonare. In entrambi i casi ci si trova a fronteggiarsi e confrontarsi con la band di maggior successo del momento. Al netto di questo "Girls Band Cry" si differenzia per un tono molto più slice of life, focalizzato molto sulle relazioni umane, rendendo il tutto un po' più verosimile.
“Credo che solo una cosa renda impossibile la realizzazione di un sogno: la paura di fallire!” (Paulo Coelho)
"Girls band cry" per me ha rappresentato una grande sorpresa, tanto da ritenere che possa essere ritenuta una delle migliori serie della stagione primavera/estate 2024.
Per affinità di genere (gruppi musicali esclusivamente composti da ragazze), ho anche visto "Jellyfish Can't Swim in the Night" ma tra le due serie la mia preferenza va a "Girls band cry" forse per una questione di gusti musicali e di trama.
Nel 2022 "Bocchi the rock" l'avevo apprezzato per la freschezza e la trama incentrata più sull'amicizia e le interazioni tra le protagoniste che sulla musica. La serie aveva il pregio di non affrontare il mondo di idol e affini, ma di raccontare - in modo talvolta anche comico - la nascita di un gruppo musicale femminile (nel mondo scolastico) nella classica formazione cantante, lead guitar, basso e batteria.
"Girls band cry" riprende il genere, ma muove da un contesto diverso: la formazione del gruppo è "occasionale/casuale" (in alcuni passaggi anche un po' forzata) e parte dal duo cantante/chitarrista per poi estendersi alla batterista per finire con l'aggiunta di bassista e tastierista. La nascita del gruppo non si sviluppa nel solito mondo delle scuole superiori: le ragazze sono di estrazione ed età varie e si va dalla studentessa che ha abbandonato gli studi (per motivazioni legate al bullismo e all'ingiustizia, alla quale si ribella, anche in modo infantile), alla ex-musicista che ha abbandonato il gruppo per non volersi piegare alle regole dello show-biz (pur essendo dotata di un grandissimo talento musicale), ad una studentessa che non sa se continuare a coltivare l'hobby della musica, a ragazze che lavorano e sognano di entrare a far parte di un gruppo per sfondare.
Protagoniste di estrazione tra le più disparate, mosse da motivazioni e aspirazioni personalissime, di carattere molto diverso ma accomunate dal sogno comune di sfondare nel mondo della musica. Quello classico, quello dei gruppi musicali a tutto tondo, che suonano musica senza tanti fronzoli di auto-tune, campionatori, sintetizzatori, computers, con testi che raccontano delle esperienze dei membri del gruppo e che soprattutto suonano della musica che si avvicina ai gusti "occidentali".
Da questo punto di vista, il comparto musicale, posso sostenere che "Girls band cry" sia una serie di pregio, alcune performance live, complice anche il buon comparto tecnico sul quale è possibile muovere solo un appunto, l'utilizzo della CG, sono veramente coinvolgenti e quasi emozionanti, ben oltre altri anime musicali dello stesso genere e anche oltre, a mio avviso, "Bocchi the rock". Le musiche sono lontane dal genere j-pop e idol avvicinandosi a sonorità più classiche e vicine al pop-rock.
La trama prende spunto dalla storia di una band realmente esistente e i membri stessi hanno doppiato i personaggi. Il vantaggio si sente nelle fasi cantate e suonate ma meno sui dialoghi, ma non mi sembra un gran problema.
La voce della cantante protagonista, Nina, è molto pregevole e l'anime, anziché concentrarsi solo sulle vicissitudini e le emozioni personali, prende spunto da esse per narrarne la trasformazione in musica in un percorso anche difficile, controverso ma estremamente umano. E, sebbene talvolta mi sono sembrate eccessive alcune reazioni, si percepisce bene la carica emotiva di alcuni brani, frutto della reazione alle ingiustizie subite e al voler a tutti i costi essere se stessi e cantare secondo quello in cui la band crede e lotta senza cedere a compromessi.
Da quanto appreso in rete, il progetto alla TOEI animation è nato nell’estate del 2019 e la serie è stata trasmessa nel 2023-4 come opera originale. L'obiettivo era quello di produrre una serie che differisse dalle solite, fondate sulle vicissitudini di idol, e che si basasse su un vero gruppo musicale che sapesse suonare. Per lo stile grafico TOEI ha preferito lo stile meno "realistico" della CG e devo riconoscere che, sebbene non si avvicini ancora al top delle produzioni classiche 2D, non è poi così male, nelle espressioni, colori, dettagli e animazioni i progressi nel campo della CG sono tangibili e una volta fatto "l'occhio", si sorvola e si accetta concentrandosi sulla trama e sulla musica. Resta il rammarico che la storia abbia un finale aperto che potrebbe far presagire la possibilità di un sequel.
"Girls band cry" resta una piccola perla, un inno alla gioventù, ai suoi sogni e a tutti coloro che non si arrendono a perseguirli, ad ogni costo.
"Girls band cry" per me ha rappresentato una grande sorpresa, tanto da ritenere che possa essere ritenuta una delle migliori serie della stagione primavera/estate 2024.
Per affinità di genere (gruppi musicali esclusivamente composti da ragazze), ho anche visto "Jellyfish Can't Swim in the Night" ma tra le due serie la mia preferenza va a "Girls band cry" forse per una questione di gusti musicali e di trama.
Nel 2022 "Bocchi the rock" l'avevo apprezzato per la freschezza e la trama incentrata più sull'amicizia e le interazioni tra le protagoniste che sulla musica. La serie aveva il pregio di non affrontare il mondo di idol e affini, ma di raccontare - in modo talvolta anche comico - la nascita di un gruppo musicale femminile (nel mondo scolastico) nella classica formazione cantante, lead guitar, basso e batteria.
"Girls band cry" riprende il genere, ma muove da un contesto diverso: la formazione del gruppo è "occasionale/casuale" (in alcuni passaggi anche un po' forzata) e parte dal duo cantante/chitarrista per poi estendersi alla batterista per finire con l'aggiunta di bassista e tastierista. La nascita del gruppo non si sviluppa nel solito mondo delle scuole superiori: le ragazze sono di estrazione ed età varie e si va dalla studentessa che ha abbandonato gli studi (per motivazioni legate al bullismo e all'ingiustizia, alla quale si ribella, anche in modo infantile), alla ex-musicista che ha abbandonato il gruppo per non volersi piegare alle regole dello show-biz (pur essendo dotata di un grandissimo talento musicale), ad una studentessa che non sa se continuare a coltivare l'hobby della musica, a ragazze che lavorano e sognano di entrare a far parte di un gruppo per sfondare.
Protagoniste di estrazione tra le più disparate, mosse da motivazioni e aspirazioni personalissime, di carattere molto diverso ma accomunate dal sogno comune di sfondare nel mondo della musica. Quello classico, quello dei gruppi musicali a tutto tondo, che suonano musica senza tanti fronzoli di auto-tune, campionatori, sintetizzatori, computers, con testi che raccontano delle esperienze dei membri del gruppo e che soprattutto suonano della musica che si avvicina ai gusti "occidentali".
Da questo punto di vista, il comparto musicale, posso sostenere che "Girls band cry" sia una serie di pregio, alcune performance live, complice anche il buon comparto tecnico sul quale è possibile muovere solo un appunto, l'utilizzo della CG, sono veramente coinvolgenti e quasi emozionanti, ben oltre altri anime musicali dello stesso genere e anche oltre, a mio avviso, "Bocchi the rock". Le musiche sono lontane dal genere j-pop e idol avvicinandosi a sonorità più classiche e vicine al pop-rock.
La trama prende spunto dalla storia di una band realmente esistente e i membri stessi hanno doppiato i personaggi. Il vantaggio si sente nelle fasi cantate e suonate ma meno sui dialoghi, ma non mi sembra un gran problema.
La voce della cantante protagonista, Nina, è molto pregevole e l'anime, anziché concentrarsi solo sulle vicissitudini e le emozioni personali, prende spunto da esse per narrarne la trasformazione in musica in un percorso anche difficile, controverso ma estremamente umano. E, sebbene talvolta mi sono sembrate eccessive alcune reazioni, si percepisce bene la carica emotiva di alcuni brani, frutto della reazione alle ingiustizie subite e al voler a tutti i costi essere se stessi e cantare secondo quello in cui la band crede e lotta senza cedere a compromessi.
Da quanto appreso in rete, il progetto alla TOEI animation è nato nell’estate del 2019 e la serie è stata trasmessa nel 2023-4 come opera originale. L'obiettivo era quello di produrre una serie che differisse dalle solite, fondate sulle vicissitudini di idol, e che si basasse su un vero gruppo musicale che sapesse suonare. Per lo stile grafico TOEI ha preferito lo stile meno "realistico" della CG e devo riconoscere che, sebbene non si avvicini ancora al top delle produzioni classiche 2D, non è poi così male, nelle espressioni, colori, dettagli e animazioni i progressi nel campo della CG sono tangibili e una volta fatto "l'occhio", si sorvola e si accetta concentrandosi sulla trama e sulla musica. Resta il rammarico che la storia abbia un finale aperto che potrebbe far presagire la possibilità di un sequel.
"Girls band cry" resta una piccola perla, un inno alla gioventù, ai suoi sogni e a tutti coloro che non si arrendono a perseguirli, ad ogni costo.