Samurai Jack
"Samurai Jack" è una serie che, quando è uscita, non avevo neppure considerato.
Dopo qualche tempo mi sono ricreduto e ne ho cominciato la visione: lo stile del disegno, pur non essendomi mai piaciuto alla follia, risultava abbastanza accattivante, ma certo la cosa passava in secondo piano rispetto alla serietà e "deferenza" con cui Genndy Tartakowsy si stava dimostrando attento al mondo dei samurai e alla filosofia giapponese. Poi, dopo poche settimane, per diverse ragioni non sono riuscito a seguire la serie, quando è stata trasmessa in chiaro, e l'avevo dovuta abbandonare. Settimana scorsa invece mi è stata offerta la possibilità di visionarne la quinta stagione (quella finale trasmessa la prima volta nel 2017). Gli episodi sono legati da una continuity, se non stretta abbastanza articolata, ciononostante ho deciso di soprassedere sui riferimenti e le citazioni che non avrei colto.
Dei dieci episodi finali i primi nove sono a mio parere decisamente ottimi: la grafica è sempre molto pulita; la trama, sebbene in alcuni punti scorresse lenta, andava a investigare bene le introspezioni del protagonista e dei personaggi al contorno; l'audio va dal molto buono all'ottimo.
Sull'ultimo non dirò molto, tranne che negli ultimi tre minuti ritengo ci sia una forte citazione (forse anche quasi un plagio) del finale di una serie anime molto famosa, trasmessa però dieci anni prima di questa quinta stagione. Quei finali personalmente non mi piacciono, e per questo, secondo la mia opinione, il voto di questa serie è 7,5. Però, se aggiusto il voto con i gusti della maggioranza, metto a questa serie un bell'8,5.
Una curiosità: ho scoperto che esiste un videogioco del 2020 (PC/console/etc.) chiamato "Samurai Jack: Battle Through Time", dove il completamento di un obiettivo secondario permette di arrivare a una "alternative ending" (non voglio 'spoilerare' di più) per la quale il regista ha perfino dato il suo benestare, autorizzando l'opera di retcon.
Dopo qualche tempo mi sono ricreduto e ne ho cominciato la visione: lo stile del disegno, pur non essendomi mai piaciuto alla follia, risultava abbastanza accattivante, ma certo la cosa passava in secondo piano rispetto alla serietà e "deferenza" con cui Genndy Tartakowsy si stava dimostrando attento al mondo dei samurai e alla filosofia giapponese. Poi, dopo poche settimane, per diverse ragioni non sono riuscito a seguire la serie, quando è stata trasmessa in chiaro, e l'avevo dovuta abbandonare. Settimana scorsa invece mi è stata offerta la possibilità di visionarne la quinta stagione (quella finale trasmessa la prima volta nel 2017). Gli episodi sono legati da una continuity, se non stretta abbastanza articolata, ciononostante ho deciso di soprassedere sui riferimenti e le citazioni che non avrei colto.
Dei dieci episodi finali i primi nove sono a mio parere decisamente ottimi: la grafica è sempre molto pulita; la trama, sebbene in alcuni punti scorresse lenta, andava a investigare bene le introspezioni del protagonista e dei personaggi al contorno; l'audio va dal molto buono all'ottimo.
Sull'ultimo non dirò molto, tranne che negli ultimi tre minuti ritengo ci sia una forte citazione (forse anche quasi un plagio) del finale di una serie anime molto famosa, trasmessa però dieci anni prima di questa quinta stagione. Quei finali personalmente non mi piacciono, e per questo, secondo la mia opinione, il voto di questa serie è 7,5. Però, se aggiusto il voto con i gusti della maggioranza, metto a questa serie un bell'8,5.
Una curiosità: ho scoperto che esiste un videogioco del 2020 (PC/console/etc.) chiamato "Samurai Jack: Battle Through Time", dove il completamento di un obiettivo secondario permette di arrivare a una "alternative ending" (non voglio 'spoilerare' di più) per la quale il regista ha perfino dato il suo benestare, autorizzando l'opera di retcon.