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kirk

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
Esecuzione da 10, regia e disegni magnifici! Eppure il risultato è da sette e mezzo: Miyazaki mette di tutto nel calderone dall’ambientalismo che si cela nello spirito maleodorante, dalla questione dello sfruttamento su lavoro (Chihiro serva bambina), dall’avidità degli uomini (i genitori di Chihiro e la strega Yubaba), all’indolenza delle nuove generazioni (Bo, il figlio della strega). Tanta roba, eppure il film bellissimo a vedersi non mi convince fino in fondo.

Si tratta di una fiaba per bambini, mi direte, e dunque non adatta allo sguardo disinibito di un signore con quarantacinque primavere alle spalle. Probabilmente è così, il film fila per due ore e passa senza annoiare, e in fondo è questo quello che conta, ma con tale qualità tecnica è uno spreco non puntare a parlare di questi temi importanti agli adulti come fanno i migliori autori di fiabe. Miyazaki potrebbe essere Basile o Perrault... invece sembra uno dei contemporanei rococò di quest’ultimo, che narrano le loro fiabe non distinguendosi l’uno dall’altro, brillando per manierismo. Questi autori non assomigliano neanche ai fratelli Grimm, i quali raccolgono delle fiabe dal popolo senza imbellettarle.
Se guardiamo la storia della “Città Incantata”, non è eccezionale: avrà pure vinto un Oscar e un Orso d’oro di Berlino, ma in effetti non è la miglior opera cinematografica come narrativa e argomentazione dei problemi sociali... eppure si può dire che è una grande opera: una grande regia, una grande colonna sonora e così via… Bene, non dico che ciò sia uno spreco: sono gli altri che devono migliorare, ma la capacità di Miyazaki come “attivista” delle problematiche sociali e ambientali è sopravvalutato.

Per quanto ho visto, il mio voto è quel che è, certo risente del fatto che è un’opera che già che conoscevo: ci sono opere che si possono vedere mille volte senza cambiare l’effetto su chi vede, altre che non stupiscono due volte nello stesso modo... Questo è il caso di “Spirited Away”.


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Gabe the third

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Ne "La città incantata" il maestro Miyazaki porta lo spettatore attraverso un viaggio in un mondo fantasioso e pieno di personaggi stravaganti.

La storia racconta come la piccola Chihiro e i suoi genitori, in viaggio per un trasloco, finiscono per imbattersi in una strana galleria che, una volta attraversata per curiosità del padre, nonostante l'insicurezza iniziale della piccola protagonista, li porta in un piccolo villaggio che si rivela essere in realtà una città popolata dagli yōkai. I genitori di Chihiro vengono tramutati in maiali dalla potente e severa maga Yubaba e la piccola protagonista dovrà trovare il modo di farli ritornare normali e andarsene da quel posto, facendosi aiutare nel frattempo da altri personaggi.

La trama non tenta assolutamente di coinvolgere lo spettatore nelle solite avventure piene d'azione e pericoli, ma semplicemente in una sorta di "giro turistico" in una sorta di "Paese delle meraviglie", facendo allo stesso tempo conoscenza con personaggi bizzarri e unici, dove una giovane ragazzina inizialmente diffidente e timida svilupperà in seguito un carattere più sicuro e determinato, affrontando e superando varie difficoltà. Il comparto grafico e l'animazione sono sicuramente uno dei punti più potenti del film, facendoci assistere a degli scenari realizzati in modo realistico e mozzafiato, per non parlare dei vari personaggi realizzati in vari modi, dai più grotteschi ai più buffi. Il modo in cui Chihiro si relazionerà con essi è piuttosto graduale: inizialmente si mostreranno molto freddi con la protagonista (eccetto il giovane Haku, ragazzo misterioso di cui verso la fine si saprà di più e si conoscerà la sua vera identità, che si dimostra subito gentile con Chihiro), ma col tempo alcuni di essi diverranno più disponibili e amichevoli con la protagonista, sebbene avrei preferito che si aprissero un po' di più con lei raccontando le proprie storie, come Kamaji e Lin, le cui origini son fin troppo sfumate. Tutto questo viaggio tuttavia porterà a una conclusione un po' troppo all' "acqua di rose", ma ciò non rovina più di tanto l'esperienza.

Nonostante questi piccoli difetti "La città incantata" resta comunque un grande spettacolo fantasioso e stravagante che mostra come l'animazione giapponese non è affatto una cosa che attira solo i bambini, ma anche gli adulti, dato che vivere in un sogno ad occhi aperti o in una fiaba non ha età. Un'opera da vedere almeno una volta nella vita.


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HakMaxSalv92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
"La città incantata", il capolavoro del Maestro Miyazaki. Un film che si dipana gradualmente e che trasporta lo spettatore in una specie di "Paese delle meraviglie" giapponese (riferimento inequivocabile al capolavoro di Walt Disney), dove la protagonista si mette a confronto con esseri di tutti i tipi e cerca di capire anche come interagire con questi, salvo poi scoprire che sono quasi tutti strampalati e fuori di testa.

La tematica principale che qui viene approfondita è la questione dell'avarizia umana e come questa porti gli esseri umani ad alterare il delicato equilibrio della Natura, unita ovviamente alla noncuranza per il bene del prossimo. Questo si riflette (nella parte del mondo umano) nei genitori della protagonista, i quali però vengono puniti per la loro mancanza di rispetto nella Città degli Spiriti governata da Yubaba, la quale impersonifica l'avarizia e l'avidità umane e le ritorce contro coloro che mancano di rispetto al Mondo degli Spiriti, e dalla sorella gemella Zeniba, la quale non è meno severa, ma che in questo caso aiuta (seppur limitatamente) coloro che riconoscono i loro errori e cercano di rimediare. Purtroppo, come si suol dire, "le colpe dei genitori ricadono sui figli", e a farne le spese è la figlia, la quale dovrà rimediare alla suddetta colpa e imparerà a guardarsi dall'avarizia e dall'ossessione di voler possedere tutto, venendo spesso tentata e quindi messa alla prova per imparare il rispetto e l'attenzione verso il prossimo. La lezione che imparerà infine è che dare e aiutare è più importante che pretendere e ricevere.

I personaggi sono a dir poco stravaganti e inconfondibilmente appartenenti alla tradizione giapponese.
La protagonista dimostra inizialmente di essere immatura e quindi poco cosciente e consapevole del mondo che la circonda e di sé stessa. Il coprotagonista è quello che in un certo senso la guiderà, come una sorta di Stregatto in versione giapponese, ma avvolto dal mistero e sul quale non si sa molto.
Ma i personaggi principali e di spicco sono il Senza-Volto, metafora e/o allegoria degli emarginati e di quelli che non hanno ancora capito quale posto assumere nel mondo e nella società, e che aspettano fino a quando non trovano chi veramente sa apprezzarli e rispettarli, e le due gemelle, le quali rappresentano il contrasto tra la componente tradizionale e domestica e la componente moderna e industriale, pubblica della società, in particolare quella giapponese. Altro personaggio fondamentale, seppur molto limitato nella sceneggiatura, è il figlio di Yubaba, il quale simboleggia l'unica ragione che porta Yubaba a rilasciare la protagonista, il coprotagonista, e rappresenta il fatto che nessuna madre, neanche la donna più insensibile e crudele, lo è veramente, soprattutto verso i propri figli.

I colori sembrano fatti a pastello e/o ad acquarello, nel rispetto dello stile del Maestro. La grafica è quindi un disegno, come un rotolo che si dischiude. La colonna sonora si incastra nella rappresentazione degli stati emotivi e degli stati mentali dell'ambientazione e dei personaggi.

Una rappresentazione lenta, ma costante e graduale. Questo è ciò che apprezzo di un film, la lentezza, la gradualità, la costanza e la fermezza di intenti del suo regista/autore.


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Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Dopo la visione de "Il Castello Errante di Howl" questo è il secondo film dello Studio Ghibli in cui mi imbatto. Il lungometraggio targato Hayao Miyazaki è l'immagine limpida del suo genio e della sua fantasia, che rendono "La città incantata" uno dei suoi più grandi capolavori.

La trama si incentra sulle vicende di Chihiro, una ragazzina di appena dieci anni che per motivi a noi sconosciuti si sta trasferendo in una nuova casa con i suoi genitori. Nel tragitto verso la loro nuova dimora, Akio Ogino, il padre della ragazza, prende una scorciatoia che li porta ad un tunnel che può essere attraversato solamente a piedi. Al di là di quest'ultimo li aspetta un quartiere ricco di ristoranti e cibo pronto, che i genitori della ragazza non tardano ad addentare. Mentre accade ciò, Chihiro si addentra nei vicoli della città, fino a quando non cala la notte e gli spiriti iniziano ad invadere le strade che fino a qualche istante prima erano vuote. Senza rendersene conto, Chihiro è entrata nella Città Incantata governata dalla maga Yubaba, e nel tentativo di tornare indietro fa la conoscenza di Haku, che si offre di darle una mano per ritrovare i suoi genitori, che intanto sono stati trasformati in maiali. Iniziano così le avventure della nostra protagonista in questo mondo a lei sconosciuto, che la portano a fare nuove conoscenze e vivere nuove avventure fantastiche.

"La città incantata", però, oltre ad essere una storia di fantasia in cui si incontrano maghe, draghi e neonati giganti, è anche una stupenda storia d'amore, che riesce spesso a volentieri ad avere la meglio sul male. E colui che meglio di tutti riesce a incarnare le mie parole è sicuramente Senza-Volto, colui che tra tutti i personaggi dell'opera più mi ha colpito e affascinato. Senza-Volto si mostra a noi inizialmente come un essere indifeso e timido, e allo stesso tempo bisognoso di qualcosa che lo riempia e che permetta a lui di non diventare invisibile. A dispetto di ciò che si possa pensare, e come ci mostra poi il film, ciò che lui cerca e di cui necessita non è un qualcosa di materiale che lo riempia fisicamente, ma qualcosa che gli riempia l'animo. La ricerca di Senza-Volto, difatti, termina lì dove incontra l'amore mostratogli prima da Chihiro e poi dalla maga Zeniba, che gli offre un luogo a cui appartenere.

A condire il capolavoro targato Studio Ghibli, ci sono poi il sublime character design di Masashi Ando, che riesce a dare il meglio di sé nella rappresentazione delle due sorelle maghe e di Kamajii, le musiche stupende di Joe Hisaishi che accompagnano le diverse scene dell'opera, tra cui l'ending "Always With Me", e le ambientazioni fantastiche della Città Incantata.

Tutti questi elementi combinati insieme riescono a rendere il capolavoro di Miyazaki un film piacevole e leggero nonostante la sua durata di 125 minuti.


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Shiryu of Dragon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Prendete un po' di "Il mio vicino Totoro", un po' di "Kiki - Consegne a domicilio" con un pizzico di "Laputa" e una spolverata di "Pom Poko", otterrete "Sen to Chihiro no Kamikakushi". Mi raccomando, il piatto va servito caldo.

Che dire? Nonostante la mia ironia, questo per me non è un brutto film, per niente. Il comparto grafico è ancora una volta di una bellezza inenarrabile, e Miyazaki ha saputo abituarci a questo. La colonna sonora è assolutamente all'altezza della situazione, anche se non fra le più memorabili. Però ho l'impressione che questa esigenza d'essere family-friendly a tutti i costi abbia in parte bruciato le potenzialità di questo titolo. Personalmente, mentre guardo un film tendo a dimenticarmi del suo target e a cercar d'essere il più imparziale possibile. Dico tutto ciò perché la parte iniziale del film ha creato in me delle aspettative che in buona parte vengono disattese.

In poche parole, potremmo definire questo film una dichiarazione d'amore nei confronti del folklore shintoista, oltre che un'occasione di crescita per la piccola Chihiro, con un'immancabile accenno di romanticismo. Solo che, in un modo o nell'altro Miyazaki preferisce rivolgersi ai bambini più che agli adulti. Può darsi che da bambino sarei riuscito ad apprezzare questo (e altri film di Miyazaki) molto di più di come li apprezzo ora, ma in età adulta tendo a percepirvi un'ingenuità che per me indebolisce il coinvolgimento, l'interesse e l'intrattenimento. Questo non perché una storia debba a ogni costo essere un portavoce di pessimismo, ma quanto è più attraente una storia cruda che, nonostante il nero opprimente che ha in sé, conclude sé stessa con uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, ma senza lieti fine fiabeschi?


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Nemo Mcdowell

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
È il primo film con cui ho conosciuto lo studio Ghibli e la regia di Hayao Miyazaki, e per questo motivo non posso che metterlo al primo posto, se dovessi stilare una mia classifica delle opere di questo studio d'animazione (al secondo si troverebbe "Il castello errante di Howl", perché riesce a tradurre perfettamente lo spirito del libro da cui è tratto, migliorandone anche la trama e alcuni personaggi, al terzo "La principessa Mononoke", per come riesce a far convivere violenza, tematiche ambientali e spiritualismo, e infine al quarto posto "Nausicaa della Valle del Vento", perché imprescindibile per tracciare la poetica di tutti i lavori seguenti. Ne restano molti fuori, ma è una classifica assolutamente soggettiva che comprende i lavori che mi hanno maggiormente colpito e non mi stanco di rivedere).

Cosa colpisce maggiormente di questo lungometraggio? Ambientazione e cura dei personaggi.
Una resa stupefacente che ti permette di entrare a far parte di una realtà tra il magico e l'oscuro, al punto che, una volta giunti al termine, non ci si rende conto del tempo passato.
I personaggi sono tutti ottimamente descritti, non solo a livello visivo ma anche caratteriale, frutto di un buon lavoro in chiave di sceneggiatura.

Al di là di questi due aspetti, ciò in cui eccelle sono anche i vari strati di lettura che fanno sì di non rendere vane ulteriori visioni del lungometraggio: ambientalismo, crescita personale, critica del consumismo, il rapporto dell'artigianato contro la realtà industriale sono alcuni degli strati che si possono trarre.

Un'opera che riesce ad essere perfetta sotto ogni punto di vista, anche quello musicale, e a questo proposito è emblematica la scena del treno, su cui sale la protagonista Chihiro con il Senza Volto (tra i miei personaggi preferiti del film), una scena che con i soli suoni, immagini e musica di sottofondo riesce a esprimere sia calma che malinconia.

A questo punto si potrebbe delineare la trama, che finora ho volutamente tralasciato, perché è un film che sicuramente rientra nel bagaglio di qualsiasi fruitore di anime: protagonista è Chihiro, una bambina che è in macchina con i suoi genitori in vista di un trasferimento in una nuova città. Quando il padre prenderà una scorciatoia, giungeranno davanti ad un tunnel. Qui, una volta scesi, si troveranno ad arrivare in una strana cittadina, in cui Chihiro rimarrà sola, perché i suoi genitori si avventano su del cibo presente in uno dei banconi e finiranno con l'essere tramutati in maiali. La bambina allora dovrà vivere una serie di (dis)avventure per riunirsi con la propria famiglia.

Non posso che concludere consigliandone la visione, forse ora non in italiano, perché l'adattamento è pessimo, ma saprà conquistare i vostri cuori e traghettarvi verso altre meravigliose opere dello studio.

Al di là del pessimo doppiaggio, giudicando l'opera in sé e come l'ho vista la prima volta (risalente al doppiaggio della Mikado del 2003), non posso che dare il voto massimo.

Utente28606

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Utente28606

Episodi visti: 1/1 --- Voto 4
Mai mettere una femmina come protagonista. Questa è la prima regola per distinguere la narrativa vuota da quella che, se anche vuota, del vuoto riesce a fare comunque virtù. "La città incantata" è il film più conosciuto, influente e remunerativo dello studio Ghibli, nonché del Maestro della Loggia, Hayao Miyazaki. Uscito nel 2001, è famoso per essersi meritato la statuetta dell'Oscar nello stesso anno e aver fatto sbarcare definitivamente l'animazione nipponica, assieme a "Principessa Mononoke", in Occidente.
La protagonista è Chihiro, una bambina di dieci anni molto capricciosa e viziata; quando i suoi genitori le dicono che devono trasferirsi, ovviamente reagisce in modo irritante, arrabbiandosi e facendo i capricci. Durante il viaggio per raggiungere la nuova casa i tre si fermano in una città fantasma governata da una strega malvagia con al suo seguito antiche divinità e creature magiche. Nel corso del film cambierà nome in Sen ("mille"), e verrà aiutata e aiuterà Haku, trovando nel lavoro grande virtù e nel sudore della fronte dignità.

Il film si fregia di un comparto tecnico sensazionale. Come "Principessa Mononoke", però, risulta essere una festa addobbata e rococò, molto francese, molto orientale, molto effemminata, molto nipponica, e, quindi, molto vuota. Il film, infatti, come i suoi illustri predecessori, si fregia di lunghi minuti di noia, di un ritmo al limite dello sconclusionato e di una successione di scene che, per quanto frenetiche, risultano, alla lunga, stancanti e senza pathos. Poche sono infatti le sequenze che, escluso un lato visivo semplicemente sbalorditivo, sono degne di essere menzionate. Noioso a livelli alti pure per Miyazaki. Le musiche, inutile dirlo, sono il picco della produzione Ghibli. In particolare la malinconica e dolce "Inochi no Namae", con il tema dell'addio doloroso ma necessario per la scoperta di sé, e "Itsumo Nando Demo", una delle più celebri OST dell'animazione nipponica. Nel film esplode il gusto feticizzante di Miyazaki per i dettagli; lunghe scene di personaggi infantili impegnati in azioni apparentemente innocenti e di cibi che hanno, più che del realismo, un sottotesto un po' inquietante e perverso. Un comparto tecnico, per quanto bellissimo e senza uguali, piegato al feticismo nipponico. In napoletano questo modo di fare è detto r''e Pavanese, ed è tipicamente settecentesco; una cura per gli stucchi rococò completamente privi di un collegamento alla vita vera, al mondo reale, alla vera spiritualità e sospiri di ampia gittata, come un quadro di Fragonard. Non che abbia qualcosa da ridire in merito a questo; ma il tutto è fatto in modo rattoppato, frettoloso, poco accorto, e senza neanche il brizzo della sperimentalità. Adoro il pacchiano, adoro il barocco, adoro la vuotezza, ma non quella che prende in giro, e, soprattutto, quella senza anima. La perversione non mi è mai piaciuta.

Iniziamo, come mio solito, dai personaggi e dal cast, in questo film particolarmente ricco. Abbiamo divinità, abbiamo uomini-ragno delle fornaci, abbiamo draghi, abbiamo ombre e divinità fluviali in un tripudio di colori e di giustapposizioni di figure tradizionali nipponiche, di situazioni e di particolarità. Chihiro, la testarda e cocciuta protagonista, è una sorta di Alice del ventunesimo secolo e giapponese. Inutile specificare che è diventata, meritatamente o meno, una delle protagoniste più conosciute del panorama dell'animazione del Sol Levante, e posso comprenderne le ragioni. Quello che a me interessa, in questa analisi, è la sua schizofrenia. La schizofrenia è il tema principale dell'animazione giapponese, perché è specchio, e del popolo che la genera. Lo diceva Hideaki Anno, lo dico io. Chihiro e Sen sono due personaggi diversi, come da titolo del lungometraggio. Sono due persone separate; non solo di nome, ma di fatto. Forse come Rei II e Rei III, o come Motoko prima e dopo l'incontro con il Signore dei pupazzi. La scissione che la bambina vive nel lungometraggio è una sorta di malattia mortale, perché Chihiro, che aveva vissuto sull'istante, cercando di essere o non essere sé stessa, era andata incontro alla disperazione. Tutto sommato, comunque, questa bambina, una piccola e femminile Amuro Ray, se vogliamo, è ben più simpatica di Nausicaä o Sen; certo, resta una bambina giapponese vista con gli occhi 'sbrilluccicosi' del Maestro, e come tale è di una vuotezza religiosa, spirituale, materiale, caratteriale e persino linguistica disarmante e in modo imbarazzante nipponica. Ma, in questo, risulta un minimo più onesta delle 'muciesorde' a cui il Gran Maestro ci ha abituati, da "Laputa" in poi. È, concettualmente, la protagonista femminile migliore del Vate, e unica a definirsi tale per certi versi. Magari non dal punto di vista estetico, visto il suo volto strano e disegnato ancora peggio della piattezza del solito Maestro Katsuya Kondō, che in questo contesto non ha, che io sappia, questo ruolo. No, veramente, quegli occhi distanziati sono inguardabili.
Chihiro, lo specifico subito, non cresce di una virgola. Miyazaki ha più volte sottolineato come "La città incantata" non sia, al contrario di quanti molti dicono, una storia di crescita, ma di scoperta. E questo è, comunque, un grande merito. Le grandi storie non sono mai di crescita. Aggiungo: la crescita, probabilmente, è l'ultima cosa da pensare come tema in qualunque prodotto narrativo. Mai, mai, mai considerarlo, se non come scarto, ultimo aggancio per qualche personaggio secondario da voler ribaltare a un pubblico di allocchi con la scusa di una sua presunta evoluzione. Vedere lo scempio di Vegeta per credere.

Nessuno degli altri personaggi, però, riesce a dirmi realmente qualcosa. Eccezioni concesse, naturalmente. In particolare Haku. Egli non è né un coprotagonista né un personaggio né un non-personaggio. Un personaggio è tale, anche laddove completamente piegato ai fini della trama e senza identità, per riprendere il banale messaggio di fondo del film, se riesce a trovare la propria identità differenziandosi dalle altre persone, in primo luogo dal suo genitore creativo. "Father is the first Other", direi. Haku ha le apparizioni più anonime di tutta la storia Ghibli. Entra ed esce di scena proprio quando non dovrebbe, dicendo e facendo sempre qualcosa per spezzare un ciclo che, senza di lui, continuerebbe comunque ad andare e funzionare. Haku viola quindi il rasoio di Occam della narrazione: e questo è gravissimo. E non solo non ha una identità. Posso perdonargli questa cosa, essendo Miyazaki non certo rinomato per personaggi maschili degni di essere chiamati tali. Ma tutto, dalla minima battuta al design, è piegato alla logica del percorso di Chihiro. Non solo le sue azioni e le reazioni di Chihiro - o, anche, viceversa - sono meccaniche e innaturali, ma nulla di ciò che riguarda l'ennesima storiella d'amore dei due protagonisti riesce a comunicare amore. Ci vuole del talento per battere la piattezza di Sen e Ashitaka, tanto cari a screenshot lapidari e vuoti delle pagine social vaporwave. Lo dissi già nella recensione di una precedente opera del Maestro. Miyazaki non è capace di provare amore. E quello rappresentato nel film non lo è. Per riprendere la banale e buddist(ic)a solfa del Maestro, Miyazaki non è riuscito a "lasciare andare" questo personaggio. E mi sto sforzando per chiamarlo tale.
Yubaba, invece, mi è simpaticissima, come personaggio. Non solo ha il design più riconoscibile di tutta la storia Ghibli, ma è il simbolo stesso di questo film. E non solo è la più simpatica di tutto il cast, visto che non è che ci volesse molto a dirla tutta, ma ha una forza e una eleganza ineguagliabili. Anche qui ci sarebbero da fare le dovute precisazioni del caso. Ricorda, in un certo senso, l'attuale nonno italiano; il nonno, cioè, che dice di aver vissuto la guerra, ma che in realtà non l'ha praticamente vista, o non veramente, ed è in realtà già l'inizio del degrado attuale, della magnatura vascia dei giorni nostri: come nonna e madre è egoista, è infame, fa favoritismi ed è la rovina del figlio maschio. Ma lo spaventoso e caricaturale realismo del suo volto, della sua psicologia, del suo codice di valori monolitico e freddo, un po' alla Daumier, un po' alla Picasso, è forse una delle cose migliori che Miyazaki sia riuscito a rendere in vita sua. Mi azzardo a dire che è lei la vera protagonista della storia. La sua tempra morale e immorale, a volte decadente e a volte tutta ferrea, è unica. Tutte le scene che ricordo del film hanno a che fare con lei. Forse a fine lungometraggio perde il carisma che aveva all'inizio, però. Volontariamente o meno, in ogni caso, è uno spaventoso ritratto della generazione dei nonni giapponesi e italiani. Un personaggio femminile degno di essere chiamato tale, per una volta, con tutti i suoi difetti. Lei è, per riprendere la bellissima metafora del lavoro del film, la donna che lavora, e, soprattutto, la maschera e la personalità che il lavoratore, non solo giapponese, porta nella società e nella produzione. Naturalmente questo discorso sul lavoro e sul senso del dovere ha altri connotati, ma questo lo dirò dopo. Zeniba, la sua gemella, è ovviamente il lato domestico di ogni lavoratore, e sotto sotto più severo e spietato di Yubaba. A non pochi è sfuggito che la schizofrenia, ancora di più che fra Chihiro e Sen, è fra queste due figure. E l'unione con la tematica del lavoro è un colpo di genio.
Anche Bō è simpatico. Nella sua figura di bambino viziato vedo qualcosa di buono, al di là del discorso un po' moraleggiante che non ho trovato granché, ed è il secondo elemento che risalta di più nella vicenda, visivamente e concettualmente parlando. Mi piace la sua, chiamiamola così, crescita, metaforica e letterale. Mi piace poi la celata metafora hikikomori della sua figura. Ma, se non altro, la sua figura è al di fuori dello scontato e vuoto discorso alla "Piccolo Principe", che Dio ce ne scampi, sul fanciullo interiore.
Abbiamo infine il punto interrogativo del lungometraggio. Il Senza-Volto. Una ovvia metafora del Giappone, incapace di essere amato per quello che è dall'estero - cosa piuttosto ironica, in un film dal così strabiliante successo internazionale. Forse una metafora dell'otaku, chiuso, come uno Shinji e una Misato promossa nel dodicesimo episodio di "Eva", nel proprio mondo in un'aria che invece sarebbe di indiscussa festa; in un Carnevale romanaccio sarebbe Salvator Rosa. Non riesco però a decidermi su questo personaggio, che, come dicevo, per me rimane un grande punto interrogativo. Mi stupisce come Miyazaki abbia solo pensato di inserirlo. In tal senso, sì, riesce a rappresentare perfettamente un Paese e una animazione ormai vuoti, con tradizioni vuote e, certo, apprezzati, ma non amabili. Come i gatti, il Senza-Volto non può amare ed essere amato, neanche dopo tutto l'ambaradan del film, perché non c'è niente da amare. Non c’è il minimo di introspezione in lui. Né di significato, e a dirla tutta neanche di significante, ma questo è un altro discorso. Come Haku mi sembra un in più. Alla fine, ancora più di Totoro, il Senza-Volto è la metafora del mutismo selettivo di un Sole d'oriente che non aveva nulla da portare già dai tempi di Shākyamuni. Un Sole da cui diffidare, perché portatore di simulacri. Le terme di Yubaba sono proprio come il film, Miyazaki, il Giappone, l'animazione nipponica, i discorsi buddist(ic)i per stomaci facili: non esistono, né tanto meno sono, specie nel mondo moderno. Hideaki Anno, nel suo "Parano Evangelion", disse proprio questo: "Siamo vuoti". Il Senza-Volto non è solo l'estremizzazione di Rei Ayanami, ma è anche e soprattutto un ottimo modo per avvertire gli spettatori del pericolo di queste pagode, di questi kimono, di questi idoli, di questo animismo che non ha spirito. Ed è encomiabile il tentativo del Maestro di voler far riscoprire le tradizioni del popolo nipponico. Ma quelle tradizioni, se sono mai realmente esistite, andrebbero dimenticate. Non ci sono tradizioni con un volto, né con una maschera: alla fine "La città incantata" non è né un volto né una maschera, ma un Senza-Volto.

In questo film, più di tutti, come dicevo, si ritrova il vecchio animismo giapponese. Non apprezzando i sistemi di pensiero panteistici, ed essendo io fortunatamente estraneo alla cultura giapponese, rimango scettico. Mettiamola così. Miyazaki gioca sugli elementi della natura, in un complesso intreccio di simbolismi difficilmente individuabili dallo spettatore medio, almeno a prima visione. Voglio dire, non potrebbe essere altrimenti. È ovvio, visto che di un prodotto nipponico parliamo. Il vento guida Chihiro verso la città ed è l'elemento portante della fiaba. È l'anima che muove. Oltre che simbolo di cambiamento è il commercio e la vita stessa. Questo elemento era già presente in "Nausicaä", indegnamente lasciato a sé stante in un film, guarda tu un po' il caso, senz'anima e vitalità, e trattato in maniera dolce - e ingenua, nel senso sia negativo sia positivo della parola - in "Totoro". Ritornerà naturalmente in "Si alza il vento", ultimo lavoro del Vate. In un certo senso è la fantasia di Chihiro. Il lavoro e la vita, secondo questo ottimo messaggio di fondo, non sono opposte alla vita e alla fantasia. Anzi. Se il lavoro è l'anima dell'individuo, il lavoro è l'anima della fantasia. Ricordo, per esempio, quando al liceo era proprio la professoressa più vuota e noiosa a impartirmi, involontariamente, molte nozioni che poi sarebbero confluite in mie fantasie. Necker, Edipo, Tancredi e Clorinda sono nozioni, certo: ma senza nozione non c'è fantasia, e chi accusa una persona di essere solo nozionistica è, quasi sempre, vuota, ignorante e priva di reale innocenza e fantasia. Cultura, o, se vogliamo dire in senso lato, evoluzione, cambiamento, fatica, sudore, crescita, non sono termini opposti a innocenza. L'innocenza, cioè, etimologicamente, non nuocere, è una virtù, e come ogni virtù si impara a proprie spese o altrui, e, quindi, con commercio, lavoro, fatica. Il fuoco delle fornaci, per chi ricorda Calcifer di "Howl", è il simbolo del cambiamento: è quello delle fornaci. La terra è il simbolo di stabilità, naturalmente. L'elemento però meglio trattato fra questi è l'acqua: l'acqua dei fiumi, delle terme, dello stupendo mare azzurro che bagna i binari di una ferrovia, anch'essa simbolo del lavoro, della modernità e, perché no, della vita stessa, fusa forse a un'allusione al tema mitologico del diluvio. È l'acqua di un Miyazaki maturo e cosciente di sé, che vuole lasciare realmente qualcosa allo spettatore e, stranamente, ci riesce. Merito anche, come dicevo, dello stupendo comparto tecnico, che fa venire voglia di tuffarsi nelle acque di quelle distese così belle, splendenti e aperte. Ma, nonostante la poesia di questo film, come dicevo, non manca un elemento inquietante acquatico. "Il mare non perdona", mi ha detto recentemente una collega di lavoro dopo una stressante giornata di fatica. Ed è vero.
Naturalmente io adoro il mare. L'acqua è anche il diluvio di "L'uovo dell'angelo" o "Nekojiro-sou", è anche il mare rosso di "The End of Evangelion", Solaris di Lem. "Speranza? In quelle acque buie?", diceva Batō in "Ghost in the Shell". E Rei e Kaworu dicono: "Siamo la speranza. L'attesa che le persone imparino a capirsi, un giorno", mentre Shinji è nel mare dell'inconscio collettivo del Perfezionamento. Il mare è anche il mare acido di Nausicaä, sono le onde della Sirenetta. È l'amore di Ponyo. Ma perfino la scena della pioggia e del mare me la ricordo solo perché nel bel mezzo del film, nel bel mezzo della noia. La mia sorellina, che pure apprezzava tantissimo Miyazaki, non ha mai voluto rivedere "La città incantata": è noioso. Ed è, come dicevo altrove, il pubblico a cui teoricamente lui dovrebbe rivolgersi.

Alla fine, però, bisogna diffidare di tutto questo. Dietro tutto questo, come dicevo, c'è uno spaventosissimo pericolo. Dietro l'animazione perfettissima, i dettagli delle monete che spuntano dal Senza-Volto, del mare bellissimo e del treno, c'è qualcosa di molto oscuro dietro. Qualcosa da cui, veramente, chiunque dovrebbe diffidare. Naturalmente un'opera è un'opera, la valutazione del pubblico un'altra. Ma dietro questo non c'è semplicità. A differenza di "Totoro", questo film, come gli altri, è apprezzato solo per gusto orientaleggiante, per fornire un'alternativa alla Disney, che, come dissi in una recensione sul Vate, è irraggiungibile alla vuotezza Ghibli. Diffidate, gente, diffidate. Alla fine si rimane con la sensazione di aver visto tante scene insieme, ma senza un legante vero. Un ottimo riassunto di un film con una splendida tematica, quella della fatica, ma che è traballante e, alla fin fine, poco incisivo. Un peccato, veramente. Anche l'ottimo messaggio di fondo del lavoro, comunque, che lo rende, a differenza dei precedenti prodotti del Vate, un film, anche se non necessariamente un buon film, si piega a una logica giapponese che non ha la finezza adatta per capire il concetto mediterraneo e cattolico di ozio, e perciò, alla fine, lascia con un: "Sì, e allora?". Noioso. Noioso. Vuoto. Noioso. Il resto è soltanto feticismo.


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Faffy05

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"La città incantata" è un film celebre di Hayao Myazaki, che ha vinto l'Oscar nel 2003 per il miglior film d'animazione, ed è ispirato al romanzo di Sachiko Kashiwaba.
Poco ci sta da recensire su un film che ha vinto l'Oscar e l'Orso d'oro, eppure voglio provare: oggi, non sapendo cosa fare, ho voluto dedicare buona parte del mio tempo a rivedere questo film. Molti tendono a criticare la protagonista come una bambina sempre capricciosa, senza rendersi conto che per tutta la durata del film essa cambierà man mano; da capricciosa essa diventerà responsabile e adulta. Il film ha come protagonista Chihiro, una bambina ansiosa, annoiata e insicura; mentre è in viaggio per la sua nuova casa, lei e la sua famiglia s'imbattono in un tunnel misterioso che li porta in una città misteriosa. Chihiro, contrariata dall'idea di entrare, si fa trascinare dalla curiosità dei genitori. Una volta entrati, essi vengono trasformati in maiali, e Chihiro non è più in grado di tornare nel suo mondo; verrà aiutata da un amico misterioso per tutta la durata del suo viaggio. Vedremo le varie sfaccettature che la protagonista assumerà, come il senso di dover cercare un lavoro e di crescere. Essa dovrà cercare in tutti i modi di salvare i nuovi amici e i suoi genitori, per poi poter tornare a casa.

Tra i pro: disegni fatti a mano e rifiniti al computer, il ciò rende la grafica spettacolare, tralasciando il gran lavoro svolto; dedicato alle bambine; la crescita da bambina capricciosa ad adulta responsabile; musica di Joe Hisaishi e OST spettacolari; trama ben fatta che riesce a immergerti nella storia.

Tra i contro: alcuni riflessi in acqua e vetri non realizzati bene; il fatto che non possiamo sapere/vedere chi sia il mittente del mazzo dei fiori a inizio film; non sapere cosa succede ad alcuni personaggi alla fine; traduzione del titolo in italiano.

Voto: 9/10

Parere personale: ogni volta che vedo il film, rimango ammaliato dalle sue grafiche e dal contesto della trama. A mio parere un film che merita tutti quei 9 punti, perché è veramente ben fatto.


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maxcristal1990

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Chihiro, bambina di dieci anni, sta affrontando un trasloco. Durante il viaggio la famiglia decide di fare una pausa, e il padre, incuriosito da un edificio, decide di dare un'occhiata alla zona. Trovandosi di fronte un villaggio, che inizialmente pare abbandonato, Chihiro si ritroverà con i genitori trasformati in maiali, e capirà presto che questo villaggio è abitato da spiriti. Questi spiriti, alcuni buoni e alcuni cattivi, cercheranno di interferire o di aiutare Chihiro, che tenterà in tutti i modi di far tornare i genitori alla normalità. La vita non sarà facile lavorando per gli spiriti, ma grazie a una serie di avvenimenti alla fine riuscirà nel suo intento.

Molto bella la storia di questo film animato. Chihiro si trova davanti a diverse difficoltà, ma, nonostante tutto, non le interessa né il denaro né il resto. Nonostante la proprietaria dell'albergo per spiriti dove lavorerà pare odiarla, Chihiro troverà sempre una soluzione alle richieste che le vengono fatte, anche a quelle più umilianti. Bello anche il finale e il viaggio che dovrà affrontare per salvare un suo amico, a cui segue l'ultima prova del riconoscimento dei genitori trasformati in maiali.

A livello tecnico inizialmente ero un po' perplesso, sia per la grafica che per la trama. Nonostante tutto si è rivelato molto interessante: molto misterioso e allo stesso tempo semplice, parliamo di quella semplicità sempre bella da vedere in una realizzazione simile. Consiglio di vederlo.


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alex di gemini

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Le fiabe, si sa, non contengono solo scenari rosei e perfetti, ma anche cupi e difficili. “La città incantata” lo dimostra molto bene.
Già il titolo sembra una contraddizione, dato che d’incantato c’è ben poco. A causa dell’avidità dei genitori, la nostra piccola protagonista, che tanto piccola non è, essendo nell’età di mezzo tra infanzia e prima adolescenza, deve lavorare come sguattera. Il posto è un’immensa casa termale, piena di esseri folcloristici giapponesi. Con una titolare vecchia, arcigna e crudele che, atro topos fiabesco, ha un non facile rapporto con la propria sorella. La nostra si troverà in un mondo kafkiano, più che fiabesco, in un vero incubo.

Si potrebbero trovare vari significati, come il difficile rapporto tra l’uomo tecnologico e arrogante e la natura che non vuole essere schiavizzata, l’avidità che trasforma in maiali in tutti i sensi. O i difficili rapporti familiari, la necessità di essere solidali e aiutarsi, oltre, naturalmente, a Kafka nel mondo delle fiabe. Il tutto, poi, in un romanzo di formazione.
La grafica è da urlo, davvero un incanto, al pari della regia. Decisamente forma un dittico con “Kiki Delivery Service” per l’atmosfera qui nera, kafkiana, in un ambiente chiuso, là solare e serena. Lo spessore, poi, è molto maggiore, senza dubbio.

Voto: 8


 8
DarkSoulRead

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"La città incantata" rappresenta uno dei punti più alti toccati dal cinema dello Studio Ghibli, nonché la consacrazione artistica definitiva di Hayao Miyazaki, incorniciata con l'Oscar assegnatogli nel 2003. "Sen to Chihiro no Kamikakushi" è ad oggi l'unico cartone animato giapponese a cui è stato assegnato un Academy Award come miglior film d'animazione. Travestito da fiaba per bambini, questo racconto si rivela altamente allegorico; nonostante ciò, si dimostra adatto a tutte le fasce di età, grazie a una narrativa interpretabile su più piani di lettura.

La protagonista della storia è una bambina di nome Chihiro, la quale sta traslocando insieme ai genitori in un'altra città. Durante il viaggio, il padre sbaglia strada, e quando si trova dinnanzi a un misterioso tunnel buio, decide di addentrarcisi, seguito da sua moglie e da un'impaurita Chihiro. Il cunicolo li conduce alla città termale, un posto apparentemente abbandonato, ma popolato in realtà da spiriti di ogni tipo. Giunti davanti a un ristorante vuoto con un invitante buffet, peccando di ingordigia, i genitori della bambina inizieranno ad abbuffarsi, trasformandosi in ributtanti maiali. Chihiro, per rimanere nella città incantata e salvare i genitori, sarà costretta a lavorare per la temibile strega Yubaba. Fortunatamente in suo aiuto giungerà Haku, un misterioso bambino tirapiedi di Yubaba che per qualche motivo ha a cuore Chihiro.

La città termale è un mondo parallelo in cui le azioni svolte hanno conseguenze non solo sull'ego, ma anche e soprattutto sull'aspetto fisico; un paese senza filtri, senza maschere, in cui quello che hai fatto e/o subito diventa visibile a tutti, senza possibilità di nascondersi.

"La città incantata" è un film il cui simbolismo è talvolta netto, talvolta interpretabile, in cui ogni personaggio nasconde una chiave metaforica. Miyazaki critica il sistema lavorativo, in cui l'individuo, schiavizzato e costretto a dimenticare il suo vecchio nome in funzione di uno nuovo, è portato a un'inesorabile depersonalizzazione. Emblema di tale critica è anche il laconico e austero Kamaji, lo schiavo delle caldaie, le cui molteplici braccia rappresentano il gran dispendio fisico che necessita la sua mansione.
L'aspetto ecologista e ambientalista di Miyazaki è ancora una volta a dir poco evidente, e in quest'opera viene rappresentato dal sofferente Spirito Maleodorante. Un fetido ammasso melmoso contenente spazzatura e cianfrusaglie di ogni tipo, il cui sgradevole involucro nasconde un limpido fiume. Ennesima e aspra critica miyazakiana sull'inquinamento ambientale da parte dell'uomo. L'uomo senza volto, invece, rappresenta l'effimero. Uno spirito senza volto, appunto, che dispensa denaro per accalappiarsi le grazie degli abitanti della città. Ma il denaro è un valore virtuale, conduce a una felicità fittizia, tant'è che le pepite da lui rilasciate spariscono in breve tempo. Il personaggio di Yubaba è leggermente più complesso. È un personaggio estremamente caricaturale, sia nell'aspetto che nei modi, del resto come gran parte dei villain targati Studio Ghibli. È una strega malvagia e autoritaria, morbosamente legata a suo figlio Bo, un neonato gigante il quale a causa della patologica ossessività della madre non ha mai visto l'esterno della sua stanza. Yubaba ha una sorella gemella, Zeniba, la quale abita in un luogo raggiungibile dalla città termale soltanto tramite un treno. Zeniba è anch'essa una strega, ma a differenza della sorella ha un animo buono e utilizza esclusivamente magie benevole. Le due hanno lo stesso identico aspetto (e non è che Studio Ghibli abbia bisogno di riciclare personaggi), come a suggerirci che in realtà potrebbero essere la stessa persona. Il luogo in cui abita la gemella di Yubaba, infatti, potrebbe essere visto come una sorta di dimensione parallela, e Zeniba, appunto, potrebbe essere nient'altro che la raffigurazione di una Yubaba alternativa e casalinga, la quale, senza cariche governative, sarebbe diventata un'adorabile e mansueta donna di casa. Significando che spesso, il ruolo che rivestiamo, cambia inevitabilmente il nostro modo di essere. Per descrivere l'amore dolce e spirituale che nasce tra Chihiro e Haku, invece, non mi viene in mente niente di meglio che la sigla di "Marmalade Boy", in Italia più famoso come "Piccoli problemi di cuore". "Sono piccoli problemi di cuore nati da un'amicizia che profuma d'amore". Senza baci rubati, però.

L'elogio all'apparato tecnico quando si parla di Miyazaki e Studio Ghibli è tanto superfluo quanto doveroso. Le ambientazioni al solito lasciano a bocca aperta, da panoramiche con colori vivaci a tenui paesaggi in dissolvenza, da prati soleggiati a suggestivi scorci notturni; ogni immagine è ricca di dettagli, e nessun personaggio è messo come riempitivo a mo' di manichino; persino le comparse sono sempre mobili e armoniose nello svolgimento delle loro azioni. Anche le musiche suonano incantevoli, e accompagnano perfettamente per tutta la pellicola. Piccolo appunto sul doppiaggio italiano, che nella nuova versione è peggiorato.

"Mi mancherai Chihiro, la tua migliore amica Rumi". Metaforicamente, la titubanza di Chihiro all'inizio nell'attraversare il tunnel rappresenta la paura nel lasciarsi dietro il passato; il tunnel buio è l'incognita della vita futura che le si prospetta, e il fatto che i genitori lo attraversino con disinvoltura indica che la decisione di cambiare città è stata presa da loro. Abbandonare la sua amica di infanzia e affacciarsi a una nuova realtà spaventa la bambina, percorrere quel buio cunicolo per lei significherebbe crescere.

Il lieto fine, seppur prevedibile, chiude perfettamente il cerchio tracciato all'inizio. "Non guardarti dietro". Con queste parole Haku saluta Chihiro, il suo viaggio onirico giunge a compimento, e ormai maturata ripercorre a ritroso quel tunnel senza girarsi, con la consapevolezza che adesso è una bambina più forte.

Voto: 9


 1
winterbird

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E' un'opera da dieci su dieci: colonna sonora accattivante e addirittura disarmante quanto a bellezza e sintonia con le scene di film che accompagna e, sembra quasi, accompagna a mo' di brezza; doppiaggio originale che non si capisce bene perché sia stato cambiato in seguito (ho sia l'edizione prima in VHS sia la nuova in Blu-ray e davvero ci sono rimasta malissimo, perché sinceramente il fatto che il suo livello si sia abbassato, ma sia comunque stato preferito al primo, è addirittura irritante); disegni molto espressivi e personaggi caratterizzati benissimo; regia magistrale in tutto e per tutto.

Se proprio dovessi trovare una macchia, potrei farlo soltanto puntando il dito verso la comunque geniale e straordinaria trama col suo intreccio in realtà ben orchestrato: c'è un punto centrale in cui bisogna concentrarsi di più, perché leggermente complicato da seguire rispetto a tutto il resto, ma è una cosa usuale delle opere Ghibli in generale (sono talmente articolate e contengono talmente tanti simboli e piani di lettura diversi in contemporanea... che ogni tanto si rischia di concentrarsi più su qualcosa rispetto che su qualche altra e si rischia così di perdersi, soprattutto se si è bambini com'eravamo noi della mia generazione che lo vedemmo al cinema quando facevamo ancora le elementari).

E' un'opera allegorica che viene indicata per bambini, in realtà apprezzatissima dagli adulti allo stesso modo (o di più?).


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Alai

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E’ un film che ho visto e rivisto centinaia di volte. Ho il primo DVD con il doppiaggio migliore, non capisco perché lo hanno ridoppiato male. Se dovevano rifare il doppiaggio, potevano farlo meglio, e invece... comunque rimane un capolavoro di film d'animazione. Da vedere assolutamente!

Sembra un sogno che a tratti diventa un incubo, in cui spiriti di ogni forma si materializzano all'improvviso davanti i tuoi occhi, tutti diretti verso le terme a farsi un bagno. Così qualcosa di sovrannaturale diventa normale e vediamo tutto attraverso la meraviglia di una bambina di nome Chihiro. Può sembrare un film lento, ma in realtà c'è un ritmo preciso in ogni inquadratura, e ogni respiro che Chihiro compie lo fa per una ragione, per darsi forza, per sollevarsi il morale, per accettare le cose come stanno o per evitare di urlare. Una bambina che perde i genitori nelle terme per spiriti: questa è la trama in breve, ma c'è molto di più. Questo mondo incantato, con le sue regole bizzarre, lascia un segno nel cuore di Chihiro, proprio come nel nostro.


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Slyder

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Presentazione
"La città incantata" è un film d'animazione del 2001, prodotto dallo studio Ghibli, scritto e diretto da Miyazaki. É il film più famoso dello studio, il film che ha permesso a Miyazaki di sfondare anche in Occidente grazie all'Oscar vinto nel 2003 come miglior film d'animazione. Il film si basa sul libro di Sachiko "Il meraviglioso paese oltre la nebbia", liberamente adattato dal nostro caro regista.
Nel 1997 esce "Principessa mononoke" e Miyazaki annuncia il suo ritiro da regista: dichiarò infatti la sua volontà di dedicarsi ad altri ruoli all'interno dello studio e di far fare esperienza ai giovani registi dello studio. Ma il flop ai botteghini di "I miei vicini Yamada" del maestro Takahata e la morte prematura di Kondo, che avrebbe dovuto prendere l'eredità di Miyazaki, costrinsero Miyazaki a tornare in pista, fortemente influenzato dalla morte dell'amico. Durante l'estate Miyazaki era solito andare in vacanza in montagna con delle bambine di dieci anni e, leggendo dei manga shoujo che si erano dimenticate nella sua baita, si chiese se fossero realmente quelli i temi che interessassero a delle bambine di quest'età. Miya-sensei decise allora di creare "La città incantata", una storia dove la protagonista fosse una bambina qualunque, nella quale ogni ragazza avrebbe potuto impersonificarsi.
In questo commento non parlerò esclusivamente de "La città incantata", ma anche della produzione Ghibli in generale, in particolare nella parte dell'apparato tecnico.

Trama
Chihiro, una bambina di dieci anni, è la nostra protagonista. Mentre viaggia con i suoi genitori verso la sua nuova casa, suo padre sbaglia strada e trova uno strano tunnel. Incuriositi, decidono di esplorarlo, finendo catapultati in un mondo fantastico, dove la realtà si mischia con la magia. Chihiro finisce a lavorare in un villaggio termale, dove si ritroverà ad affrontare al contempo problemi comuni e non, il tutto raccontatoci con estrema semplicità, tanto che troveremo più volte gesti naturali e spontanei, che ci permettono di entrare nella storia ed empatizzare con i personaggi, gesti così comuni nelle produzioni Ghibli quanto rare in quelle occidentali.
"La città incantata" è al contempo una delle opere più semplici e complesse di Miyazaki, infatti riuscì a concentrare numerose tematiche in appena 120 minuti, rendendole interessanti e incredibilmente leggere. In questa maniera è riuscito a creare un vero e proprio film di formazione, nel quale non solo Chihiro crescerà, ma cresceremo anche noi, arricchendo di volta in volta la nostra interpretazione. A dieci anni probabilmente lo si guarderà nella sua forma più semplice e pura. Negli anni successivi cominceremo a scoprire sempre nuovi livelli di lettura che ci inviteranno a riflettere sulle diverse tematiche presentate, accompagnando così la nostra crescita.

Interpretazione
Primo tema affrontato nel film è l'ingordigia, rappresentata dai genitori di Chihiro, che vediamo ingozzarsi di cibo come dei maiali, tanto da diventare essi stessi dei maiali. Inoltre questo episodio ci introduce alla critica contro il tanto odiato capitalismo, critica che raggiunge il suo massimo nell'organizzazione delle terme. La strega Yubaba, proprietaria delle terme, rappresenta quell'élite che ha completo controllo del potere economico e politico. In questa dimensione lavorativa è la personificazione del capitalismo, legando indissolubilmente a sé ogni dipendente, togliendogli il nome e affibbiandogliene uno nuovo (duplice allegoria: eliminazione della precedente vita e identità, per una nuova vita, sottomessa a lei; massificazione, perdita della propria identità: non dovete essere come volete, dovete essere come voglio io élite). Al di sotto troviamo i clienti, rappresentanti dell'alta borghesia, servita e riverita. Ancora sotto troviamo i lavoratori delle terme. Loro sono gli operai, la classe che desidera ricchezza e condizioni più agiate (tant'è che quando arriverà il Senza Volto non esiteranno a "vendersi" a lui e al suo oro). In fondo alla gerarchia troviamo Kamaji e i suoi piccoli aiutanti, allegoria del popolo sfruttato, che vivono unicamente perché lavorano. Lavorano più duramente di tutti, più ore di tutti, lavorano così tanto che non possono nemmeno permettersi di pensare alla scalata sociale. Non a caso gli aiutanti sono così piccoli e numerosi (il popolo sfruttato è numeroso e insignificante rispetto all'élite al potere), senza considerare le numerose braccia di Kamaji e il fatto che dorma dove lavori (l'eccessivo carico lavorativo a cui è sottoposto). Altra tematica importante è l'avarizia, sempre collegata al capitalismo, che vediamo espressa grazie a Senza volto, che distribuendo oro cerca di rendere felici le altre persone, per conquistarne l'amicizia e la fiducia. Come già anticipato i lavoratori non esiteranno a seguire Senza volto, unicamente per la sua capacità di generare oro dal nulla, poiché è la loro condizione sociale a spingerli, per ricercare uno stile di vita più borghese. Ma tutto ciò è finzione, si basa sul nulla, su deboli valori materiali e temporanei (l'oro infatti svanisce dopo poco tempo). L'amicizia non si guadagna così, gliene dà prova la nostra Chihiro, che si dimostrerà disinteressata verso l'oro, perché lei non si è omologata. Nel suo percorso la vedremo guadagnare, solamente grazie al suo impegno e al suo duro lavoro, la fiducia degli altri lavoratori, che inizialmente l'avevano accolta malvolentieri. Ne "La città incantata" troviamo anche i tipici temi di Miyazaki: il volo, grazie ad Haku nella sua forma drago, l'ecologia, grazie allo spirito del fiume giunto alle terme per ripulirsi, e l'amore, trattato non solo nella forma classica tra un uomo e una donna ma in tutte le sue varie sfaccettature (tra Chihiro e Haku, tra Chihiro e i suoi genitori, tra Yubaba e suo figlio...). Una delle principali critiche che sento riguardo "La città incantata" è sul rapporto tra Chihiro e Haku, accusato di trattare in maniera banale la loro "storia d'amore". A mio parere non c'è un sentimento d'amore in senso stretto, ma più un forte legame d'amicizia - un amore Philos, non Eros, per intenderci -, di fiducia e di rispetto, un amore fraterno, come se Miyazaki volesse mostrare attraverso il loro legame il giusto rapporto tra uomo (Chihiro) e la natura (Haku, lo spirito del fiume).

Personaggi
I personaggi non sono nulla di eccezionale, in linea con il resto della produzione Ghibli. Può essere considerato sì un difetto, ma solo se non lo si considera una favola per bambini, cosa che invece è. Molto spesso sento muovere contro i film della Ghibli la critica che i personaggi sono piatti e semplici. Be', è vero. Ma non ci si può aspettare personaggi dalla personalità complessa ed estremamente sfaccettata in un film pensato in particolare per i bambini. Se le situazioni possono essere strutturate in modo tale da poter essere lette diversamente a seconda della propria maturità, così non si può fare per i personaggi di un film (un motivo tra i tanti è la mancanza di tempo materiale, non si riesce ad aggiungere anche questo aspetto, perché dopo un certo numero di minuti l'attenzione dello spettatore cala inevitabilmente). Troviamo tuttavia dei personaggi molto interessanti all'interno del film, come Senza volto. Senza volto rappresenta la società giapponese contemporanea. Rappresenta l'uomo contemporaneo. In una società capitalista come la nostra il denaro ha assunto un ruolo dominante, fondamentale, ogni persona ricerca il denaro. Ma è davvero il denaro la risposta a tutto? Il denaro rende realmente felici le persone? Senza volto è un personaggio veramente interessante, è oggetto di numerose interpretazioni. C'è chi vede in lui una madre, chi un vagabondo, chi una persona che non cerca altro che amici... Io penso che Senza volto non abbia una vera e propria interpretazione: come dice il suo nome, lui non ha un volto. Ognuno può vedere in lui cose differenti ma egualmente valide. Altro personaggio di cui voglio parlare, seppur brevemente, è la strega Yubaba. Yubaba e Zeniba, sua sorella gemella. Rappresentano la dicotomia dell'uomo, le contraddizioni che vivono in lui. Miyazaki vuole sottolineare come spesso noi ci comportiamo diversamente a seconda della situazione, in particolare nella dimensione domestica e lavorativa. Nella prima siamo spesso cordiali e gentili, mentre nella seconda ci trasformiamo e iniziamo la "guerra per la scalata sociale". Naturalmente questo è solo un esempio, si estende benissimo ad altre dimensioni e in direzione opposta (una persona che si mostra sempre ben disposta verso gli altri, ma che poi sfoga tutta la sua frustrazione nella propria famiglia, dando luogo a quegli scandali in cui i mariti picchiano mogli/figli).

Apparato tecnico
Per quanto riguarda l'apparato tecnico posso solo scrivere elogi: tipico chara design della Ghibli, semplice ma efficace, colori vivaci ma ben dosati, che esaltano i già buoni fondali presenti, animazioni fluidissime e regia spettacolare, che riesce a cogliere nel modo migliore ogni azione dei personaggi, musiche realizzate da Joe Hisaishi, compositore di fiducia dello Studio Ghibli, che ha realizzato per l'occasione oltre sessanta (!) minuti di OST.
Provo a spiegare il motivo di tutta questa qualità. Innanzitutto c'è una grande cura dei dettagli, nella loro semplicità i disegni si rivelano molto elaborati, distaccandosi da quelli occidentali - molto più minimalisti. Altra ragione è che i disegni sono quasi tutti realizzati a mano, alcuni vengono digitalizzati e completati al computer aggiungendo particolari effetti, ma protagonista assoluta del disegno è la mano - prima di "Principessa Mononoke" (1997) i film erano completamente realizzati a mano. Questo permette di avere molto più controllo del disegno, infatti non troveremo nessuna scena con dei personaggi che fanno "il nulla". Ogni personaggio fa qualcosa, passeggia, chiacchiera, chiama al cellulare, sono personaggi vivi, pur essendo comparse. Un paio di esempi inventati sul momento: quella signora sullo sfondo compare mentre telefona, dopo poco termina la chiamata e ripone il telefono nella borsa; quel ragazzo sta correndo e si ferma all'improvviso di fronte a una cioccolateria. Delle comparse dinamiche, vive, non statiche, non semplici manichini. Sembra una cosa stupida, ma è molto importante, perché aumenta l'immersione dello spettatore nella storia, la fa sembrare incredibilmente vera. Altra pratica che si è persa qui in Occidente, con mio gran dispiacere. Ultimo aspetto di cui voglio parlare è la cosiddetta "gratuitous motion", che aiuta, insieme alle comparse dinamiche, a rendere la storia incredibilmente vicina a noi. Gratuitous motion è un tecnicismo inventato dal critico cinematografico Rogert Ebert proprio per indicare questo aspetto tipico dei film di Miyazaki. Non conosco un modo di dire per esprimere il concetto in italiano, perciò proverò a spiegarvelo tramite una non elegante perifrasi: gratuitous motion è quel movimento inutile dei personaggi, che non porta a un progredire della trama, ma semplicemente a rendere vero il personaggio. Un'azione superflua ma reale, permettendo quei bellissimi momenti di silenzio tipici dei film Ghibli. In un'intervista a Miyazaki, Ebert gli ha chiesto proprio riguardo a questa gratuitous motion, che lui tanto ammira. Miya-sensei gli ha spiegato che in giapponese esiste proprio una parola per indicare questo concetto: "ma". Intraducibile sia in italiano che in inglese. Nel farlo ha perciò portato un esempio; dopo aver battuto le mani tre volte, disse: "Il tempo che separa ogni battito è il "ma". Se tu svolgi l'azione senza nessuna pausa, sarà tutto sempre frenetico. Se invece ti prendi una pausa, la tensione può crescere in dimensioni ancora maggiori. Se percepisci la tensione sempre alla stessa intensità, alla fine ti ci abituerai e non ci farai più caso. Le persone che creano film hanno paura del silenzio, perciò vogliono eliminarlo. Sono preoccupati che l'audience possa annoiarsi, che possa alzarsi e andarsi a comprare dei popcorn. Ma mantenere alta l'azione per tutto il film non garantisce che i ragazzi restino sempre attenti. Ciò che importa realmente sono le emozioni. Questo è quello che sto cercando di fare dagli anni '70 con i miei amici."


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Hatake Rufy

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Sen to Chihiro no Kamikakushi", o "La città incantata", è il capolavoro indiscusso dello Studio Ghibli, firmato Hayao Miyazaki, prodotto nel 2001. Il film d'animazione che più amo tra tutti e che ritengo il migliore, infatti ha subito colpito il mondo intero aggiudicandosi l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 2002 e l'Oscar per il miglior film d'animazione nel 2003; ha pure superato ogni record di incassi in Giappone e in tutto il mondo, in quegli anni.

La trama si concentra su una bambina di dieci anni che insieme ai genitori si trasferisce in una nuova città, ma si perde lungo una strada di un piccolo bosco, finendo senza rendersene conto all'entrata di una città incantata, abitata da spiriti. Qui il padre della bambina si trascina dietro la famiglia, quando vengono attratti da un bellissimo panorama e da un buon profumo; in seguito i genitori violano quello che è un posto spirituale, e vengono trasformati in maiali dalla potente maga Yubaba, mentre la piccola protagonista decide di rimanere nel regno fatato, diventando una lavoratrice non gradita, per tentare di liberare i propri genitori.

La storia ha uno sviluppo crescente e ciò che stupisce è l'assenza di lacune, non presenti nella trama, visto che ogni cosa viene spiegata con dettagli e senza rubare minuti preziosi in chiacchiere, così da non far diminuire la concentrazione e la voglia di vedere questo film.
Più si va avanti nella storia e più ci si affeziona ai personaggi, anche loro ben realizzati e misteriosi, che rivelano retroscena importanti per la storia, come ad esempio il rapporto tra la maga Yubaba e Haku, che coinvolgerà la protagonista stravolgendo completamente quelli che sono gli andamenti del regno fatato. Mi ha colpito anche come con fantasia il maestro ha realizzato tutti gli altri personaggi, caratteristici e con un proprio significato; un altro personaggio di rilevanza è Senza-Volto, che si affeziona a Chihiro in modo morboso, cercando di donarle qualsiasi cosa per renderla felice. Questa storia è veramente piena di colpi di scena e significati, spero di esser stato più convincente possibile.

Il comparto tecnico è anch'esso da non prendere sotto gamba, i disegni del maestro sono sempre graditi e l'animazione dello studio si nota con la sua fluidità e precisione, mettendo in mostra anche bellissimi panorami, che costruiscono un'ambientazione bellissima. Il comparto sonoro non delude, con un ottimo doppiaggio in italiano e musiche di sottofondo che rendono il tutto più piacevole.
Consiglio a tutti di vedere questo film di Hayao Miyazaki, non ne rimarrete delusi.

Jasmine

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Jasmine

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"La città incantata" è l'opera somma di Hayao Miyazaki, vincitrice di un premio Oscar. Trattasi probabilmente del pezzo forte dell'intera produzione targata Studio Ghibli. Ha un profondo contenuto simbolico e allegorico, morale, fantastico, didattico, poetico. L'ambientazione è nipponica, la storia ha inizio nel mondo ordinario come lo conoscono tutti, un mondo in cui una bambina capricciosa di nome Chihiro vive il suo personalissimo (non) dramma: trasferirsi in un'altra città mentre il mazzo di fiori ricevuto a scuola come saluto e augurio va appassendo. La lezione di vita per Chihiro sarà conseguente a un cattivo esempio ricevuto dagli ingordi e viziati genitori (sì, come è ovvio, sono tanto viziati quanto la male-educata prole) e la metterà davanti ai sentimenti, alle scelte e a tutte le prove che costituiscono la vita vera, quella in cui non c'è tempo per piangersi addosso. Ci sarebbe sin troppo da dire, ma mi piange il cuore con ogni dettaglio aggiunto che quindi non può essere scoperto autonomamente e con somma meraviglia da chi abbia già letto la recensione, per cui concludo: non esiste un film d'animazione più bello nel panorama orientale (e non ha neanche nulla da invidiare a tanti capolavori dell'Ovest).


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npepataecozz

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Con l'assegnazione del Premio Oscar come miglior film d'animazione a "La città incantata", Hayao Miyazaki forse raggiunse nel 2003 il suo momento di maggior notorietà in tutto il mondo.
Ciò che salta subito all'occhio è la profonda diversità di questo film rispetto ai precedenti: fino a quel momento, infatti, le opere del grande maestro giapponese erano lo specchio delle sue grandi passioni, come quella per il volo, e dei suoi ideali, come quello dell'impegno ambientalista. Questi temi, invece, ne "La città incantata" hanno un peso piuttosto marginale, almeno se paragonato a quello che avevano avuto nelle sue opere precedenti.
L'impressione è che Miyazaki abbia voluto, almeno per una volta, creare qualcosa di diverso rispetto al solito, un qualcosa che accogliesse al suo interno le figure tradizionali del folclore giapponese, ma che si ispirasse anche ad alcune celebri fiabe del mondo occidentale: quasi tutti hanno colto i richiami che quest'opera ha con "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carrol; ma non è detto che sia questa l'unica fonte. La trasformazione dei genitori di Chihiro in maiali a seguito di una memorabile abbuffata assomiglia moltissimo, ad esempio, alla trasformazione in somari di Pinocchio e Lucignolo nel paese dei balocchi dopo aver ecceduto nei divertimenti.
L'idea di fiaba "universale" che raccogliesse elementi di culture differenti è stata, con tutta probabilità, l'elemento ispiratore di Miyazaki e anche il motivo dell'improvvisa esplosione delle opere del grande maestro giapponese sulle scene della ribalta internazionale.

Ma può davvero "La città incantata" essere considerata solo come una fiaba? Dire una cosa del genere, con tutto il rispetto per le fiabe, significherebbe sminuire il reale valore di quest'opera. Se si analizzano con attenzione tutte le figure presenti all'interno dell'opera, si noterà che ognuna di essa cela un suo significato più profondo e complesso; è questa una caratteristica che rappresenta un vero marchio di fabbrica della poetica miyazakiana e che in un'opera del genere non può che trovare una delle sue massime espressioni. Cercherò ora di evidenziarne qualcuna, pur essendo consapevole della mia incapacità nel riuscire a cogliere con precisione l'esatto significato di ognuna di esse.

L'uomo delle caldaie dovrebbe rappresentare il mondo del lavoro; non mi è ben chiara l'idea che Miyazaki aveva in proposito, per cui premetto che la mia è soltanto un'ipotesi basata su eventi o sulle affermazioni fatte nel corso del film dai vari personaggi. Da subito Haku impone a Chihiro di trovarsi un lavoro, perché per essere accettati dalla comunità bisogna avere un lavoro; l'uomo delle caldaie si autodefinisce uno schiavo e passa tutto il suo tempo ad alimentare il fuoco necessario al funzionamento delle terme; per cominciare a lavorare Chihiro ha dovuto rinunciare al proprio nome. Sono tutti elementi che mi portano a pensare a una visione critica da parte di Miyazaki su questo punto: il lavoro, nella società moderna, non nobilita più l'uomo, ma tende a renderlo schiavo e anonimo.
Molto più semplice da decriptare è la figura della divinità dei fiumi: insozzato fino all'inverosimile dai rifiuti scaricati nei corsi d'acqua dall'uomo, esso rappresenta un richiamo all'ideale ecologista sulla cui importanza nel pensiero di Miyazaki si è già detto in precedenza.
Altra figura di spicco è l'uomo senza volto, che rappresenta il materialismo della società moderna. Per ringraziare Chihiro della sua gentilezza egli non saprà far altro che offrirgli beni materiali; e, anche se la ragazza li rifiuterà ogni volta (assumendo le parti della persona virtuosa), ella risulterà essere solo un'eccezione: tutti gli altri, infatti, si lasceranno corrompere senza alcuna difficoltà. Ma il materialismo è qualcosa di effimero, incapace di generare vera felicità: ed ecco che le pepite d'oro distribuite dall'uomo senza volto si trasformeranno ben presto in fango.
Mi fermo qui, ma si potrebbe continuare ancora a lungo, in quanto difficilmente si potrà trovare un personaggio che non sia portatore di un messaggio nascosto.

In definitiva, il film è bellissimo e ha il dono di diventare sempre più bello ogni volta che lo si riguarda: una certa frettolosità all'inizio e alla fine (altro marco di fabbrica di Miyazaki, ma, ahimè, non certamente positivo) sono forse l'unico difetto di un film che merita tutto il successo che ha avuto. E non può che meritare la valutazione migliore possibile tra quelle disponibili.


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Pannero

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Quando parliamo de "La città incantata" ci stiamo riferendo a un prodotto d'eccellenza, sotto tutti i punti di vista, nonché uno dei successi maggiori dello Studio Ghibli, che ha contribuito a dare ancora più lustro al celebre Studio anche in Occidente.

Personalmente sono cresciuta con le opere del maestro Hayao Miyazaki, che ha accompagnato me e moltissimi altri bambini con storie garbate e interessanti, con una gentilezza tale da attirare sia il pubblico adulto che quello più piccolo, con serie TV come "Heidi" e "Conan il ragazzo del futuro". E' normale che quel tipo di narrazione calma, ma decisa nel messaggio da comunicare, mi sia rimasta nel cuore, ma "La città incantata" è senza dubbio uno dei lungometraggi animati che chiunque, e veramente chiunque, sarebbe in grado di apprezzare (per almeno una delle sue caratteristiche) e dovrebbe vedere almeno una volta. Ho visto questo film almeno una decina di volte, ma solo quando sono stata più grande sono riuscita ad apprezzarlo nella sua completezza, per quanto è vasto e per quanti sono gli aspetti a cui prestare attenzione.
Ma andiamo con ordine.

La protagonista è Chihiro, una ragazzina costretta dai genitori a trasferirsi in una nuova città. Durante il viaggio verso la nuova casa i genitori decidono di fermarsi in quello che all'apparenza sembra una specie di villaggio turistico abbandonato, per una breve pausa; trovando del cibo appetitoso e nessuno nei dintorni, iniziano ad abbuffarsi, mentre la figlia cerca di convincerli a smettere e ad andarsene. Presto però le cose precipitano, e col calare della notte iniziano a comparire una serie di spiriti e creature misteriose: Chihiro corre a cercare i genitori, ma ormai si sono trasformati in dei maiali. In soccorso dell'eroina arriva il misterioso Haku, che le spiega come stanno le cose: si trova nel villaggio termale dove gli spiriti vengono a riposarsi e, poiché i genitori hanno mangiato il cibo destinato agli spiriti, si sono trasformati in dei maiali, e adesso sta a Chihiro salvarli. La ragazza deve, a tutti i costi, farsi dare un lavoro, affinché possa vivere nelle terme degli spiriti e in questo modo cercare un modo per salvare la sua famiglia...

"La città incantata" ci porta in un mondo frizzante e colorato, popolato da personaggi strambi e indimenticabili.
Partiamo dal punto di vista tecnico: non ci sono parole per descrivere la perfezione e la cura che lo Studio Ghibli ha messo in questo capolavoro dell'animazione. Il vero punto di forza, per me, sono i fondali, uno più splendido dell'altro: atmosfere ampie, immense, intrise di sogni e nostalgia, pulite, nette, ben definite, un sogno ad occhi aperti. Il più piccolo dettaglio, il più piccolo disegno su una parete o su un vaso sembra cesellato al millesimo, come se lo spettatore potesse quasi toccarlo.
Le animazioni anche sono stupende, i personaggi interagiscono alla grande sia tra di loro che con gli oggetti dello sfondo, non c'è il minimo stacco. Per non parlare poi delle animazioni dell'acqua o del fango, si ha davvero la sensazione che Chihiro fatichi a camminare in mezzo alla melma, oppure che l'acqua sia vera.
Insomma, Miyazaki e il suo Studio hanno veramente messo a frutto l'esperienza di una vita intera in un tripudio di colori e vivacità, dove nessun dettaglio è mai sovrabbondante.

La trama si dipana su più livelli. Un bambino può certamente apprezzarne la superficie, la "semplice" storia di Chihiro che cerca di salvare i genitori e si innamora (di questo parleremo più avanti), mentre un adulto può cogliere a pieno tutti gli insegnamenti sparsi qua e là e la morale di fondo un po' severa e amara, ma non per questo poco utile.
C'è un bel riferimento all'ecologia, tema molto caro ai giapponesi. Miyazaki ci ricorda, senza supponenza o arroganza, che bisogna rispettare la natura, e lo fa col personaggio dello spirito del fiume, che arriva alle terme completamente lurido perché gli umani lo hanno sporcato buttandoci dentro ogni sorta di spazzatura, e si complimenta con Chihiro che è l'unica a riconoscerlo e ad aiutarlo.
C'è poi il personaggio di Senza Volto, che è un mostro che cerca di far accettare alle persone quello di cui hanno bisogno (principalmente dona oro) per poi divorarle. Senza Volto è una rappresentazione della società moderna giapponese, più che mai convinta che il denaro sia l'unica cosa importante e che possa comprare tutto e tutti, al punto che le persone sono disposte a rinunciare a loro stesse per il denaro.
Chihiro è l'unica ancora una volta a comprendere la vera natura del mostro, e lo manda in crisi dicendogli: "Non ne ho bisogno", ogni volta che esso cerca di proporle dell'oro.
Importante anche il tema del lavoro, anch'esso molto caro alla società giapponese, visto come unico modo per "esistere" ed essere accettati dagli altri e dalla società stessa. Chi non lavora non esiste.

A coronare il tutto, come accennavo prima, c'è la deliziosa e delicata storia d'amore tra Chihiro e Haku, che come tipico dei film di Miayazaki si dipana lungo il film con un garbo unico.
Il finale, come al solito, un po' misterioso, un po' vago, lascia stavolta un barlume di speranza e un chiaro messaggio agli spettatori più attenti.

Lo Studio Ghibli ci ha regalato un'opera impeccabile (anche le musiche sono notevoli e sempre azzeccate) sotto ogni punto di vista, che molti considerano il punto più alto mai raggiunto dallo studio d'animazione.
Un film sicuramente da vedere più e più volte e da apprezzare ogni volta di più.


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Kida_10

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"La città incantata" si presenta come l'ennesimo capolavoro di Miyazaki, vantando un gran numero di premi vinti. La storia racconta di Chihiro, una ragazzina debole e impaurita che deve salvare i suoi genitori da una maledizione che li ha trasformati in maiali, come punizione per aver mangiato del cibo appartenente a un altro mondo. Per la protagonista questo mondo è nuovo e sconosciuto, ma fortunatamente viene aiutata da Haku, che le trova un lavoro e le permette di restare lì fino a quando non avrà compiuto il suo dovere. Chihiro per sopravvivere dovrà consegnare il suo nome a Yubaba, il capo del mondo in cui si è ritrovata, ma la ragazza non sa che in questo modo rischia di perdere tutti i suoi ricordi della vita precedente, mettendo a rischio anche la vita dei suoi genitori.

Dal punto di vista tecnico è un vero capolavoro: grafica, sfondi, animazioni, colonne sonore, atmosfere sono rese alla perfezione, in grado di farci veramente immergere in un mondo parallelo. I personaggi come prevedibile sono caratterizzati al meglio, e sotto le loro innocenti personalità ne nascondono una più profonda; l'intero film in realtà non è che la rappresentazione della società: gli abitanti del mondo parallelo, privati del loro nome e della loro libertà non sono niente meno che metafora della società lavorativa giapponese, costretta a sgobbare per il proprio padrone. Per quanto riguarda Chihiro si può notare una crescita considerevole: nell'arco del film passa dall'essere una ragazzina impaurita, incapace di prendere alcuna decisione e che sa contare solamente sugli altri, a una persona più autonoma e sicura di sé. Importante soffermarsi anche sul personaggio "senza-volto", metafora della tipica frase "i soldi non fanno la felicità": esso infatti, nonostante sia in grado di produrre l'oro dal suo corpo, rimane solo e abbandonato. L'unica persona che gli rimarrà accanto è Chihiro che del tanto prezioso oro non sa cosa farsene, infatti lo rifiuterà in diverse occasioni.

In conclusione, un ottimo film sotto ogni punto di vista, adatto a un pubblico di ogni età, da non perdere assolutamente.


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Mikymate

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"La città incantata" è una grandissima fiaba.
Questo è il sapore che mi ha lasciato uscendo dal cinema. Una grandissima fiaba nel miglior senso del termine, di quelle che quando sei bambino ti fanno innamorare per l'ambientazione magica e pittoresca, ma allo stesso tempo ti spaventano per via di una serie di inquietanti avvenimenti che non ti lasciano certo indifferente, ma che ti aiutano ad esorcizzare le tue paure.

"La città incantata" (titolo originale "Sen to Chihiro no Kamikakushi") è riuscita a vincere l'Orso d'Oro a Berlino nel 2002 e pure il premio Oscar per il miglior film d'animazione nel 2003, diventando il film che più ha contribuito al successo mondiale di Hayao Miyazaki, che aiuta tutt'oggi a sdoganare i pregiudizi sull'animazione giapponese.
Personalmente ho visto la nuova edizione passata nei cinema nel giugno 2014, ridoppiata per l'occasione, quindi non posso fare confronti col vecchio adattamento, ma quello che ho sentito non mi ha lasciato insoddisfatto.

Non parlerò della trama, che si può trovare ovunque, ma delle mie impressioni.
Come ho detto all'inizio ho trovato questo film molto fiabesco per come affronta la vicenda, a partire dalla piccola protagonista che affronta il suo processo di crescita, e che deve scontrarsi con delle vicende che le sembrano più grandi di lei. Le vere fiabe fanno anche paura, e uno spettatore bambino si trova a fronteggiare sullo schermo prima i genitori tramutati in disgustosi maiali (lo smarrimento e l'angoscia), poi un mostro melmoso reso con una tale abilità da far percepire il tanfo fino in sala (il ribrezzo), infine la voracità del senza volto che passa da aiutante a essere mostruoso che fagocita le persone (la paura). Questi elementi oscuri si mescolano con la vita dei bagni piena di voci e di colori, di personaggi bizzarri e simpatici, perlopiù ripresi dalla tradizione shintoista.
Ma "La città incantata" non è solo una favola per bambini. Questo perché Miyazaki non manca mai di inserire più livelli di lettura nei quali dà sfogo alla critica sociale. Ed ecco che gli abitanti del mondo parallelo, depredati del loro nome e quindi del loro libero arbitrio, diventano metafora dell'alienante società lavorativa giapponese. Chi non ha un lavoro non vale niente, tutti sono costretti a lavorare senza sosta per la spietata padrona, la cui avidità capitalista è ben rappresentata dal comportamento col quale gestisce i bagni e dall'attaccamento alle gemme preziose che esamina di continuo. Il film è farcito di elementi che nuotano in questo senso, dallo stakanovista lavoratore multibraccia delle fucine al comportamento del senza volto, che regala oro a tutti ma poi finisce per fagocitare coloro che lo accettano, accecati dal possesso. Si inserisce quindi un altro dei temi cari al regista, quello dell'innocenza dei bambini come cura per l'ipocrisia del mondo, infatti lo spirito è sempre spiazzato dal continuo rifiuto dei doni da parte di Chihiro, che sa di non farsene niente dell'oro, in quanto il suo interesse è quello di salvare genitori e amici.

A livello tecnico si è fatto un ottimo lavoro, i disegni e gli sfondi sono un piacere per gli occhi e le musiche di Joe Hisaishi non tradiscono le aspettative, e il tutto è ben amalgamato con le vicende della storia, riuscendo a supportarla molto bene.

Per quanto riguarda i difetti, ne ho trovati principalmente due. Uno è il ritmo, soprattutto tra la prima parte e la metà della storia, che risente di alcuni passaggi di eccessiva lentezza e che avrebbero potuto essere condensati in meno tempo, riuscendo meglio a gestire l'azione. L'altro è più soggettivo, ed è un problema di filtro culturale: tutto il mondo ricreato nel film si basa su dei e spiriti della cultura orientale, e a meno di un approfondita conoscenza personale si vengono a perdere tutti i rimandi e le origini delle molteplici creature presenti nel film.
Ma queste debolezze non turbano troppo il giudizio finale, "La città incantata" è un ottimo film d'animazione assolutamente sopra la media, uno dei maggiori capolavori di Miyazaki, la cui visione è raccomandata a tutti.


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yoelthegreat

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Come sempre, recensire un film di Miyazaki non è una cosa semplice, ma ci proverò lo stesso, andando per gradi.
Sen to Chihiro no kamikakushi ("La sparizione di Chihiro e Sen"), meglio noto in Italia come "La città incantata", è un film del 2001 prodotto dallo Studio Ghibli e diretto dal maestro Hayao Miyazaki. Il film ha ricevuto molti premi, tra cui il prestigioso Premio Oscar come miglior film d'animazione nel 2003, tutt'oggi l'unico film anime ad aver ricevuto tale premio. Nel 2014, la Lucky Red ha riportato questo capolavoro al cinema dal 25 al 27 giugno, con un nuovo doppiaggio, a cure di Gualtiero Cannarsi.

Trama: Chihiro, una bambina di 10 anni, e i suoi genitori, stanno traslocando. Il padre sbaglia strada, e la famiglia si ritrova davanti all'entrata di quello che pensano sia un vecchio parco divertimenti abbandonato. I genitori si addentrano per dare un'occhiata, e Chihiro li segue controvoglia. I tre si ritrovano in una cittadina, i genitori trovano un buffet e cominciano a mangiare, mentre Chihiro esplora la zona. Ad un certo punto, la ragazzina incontra un suo coetaneo, di nome Haku, che le intima di andarsene prima che cali la sera. La bambina torna dai genitori, che sono stati tramutati in maiali. Chihiro sta per scomparire, ma in suo soccorso arriva Haku, che le consiglia di andare a chiedere alla strega Yubaba, signora della cittadina, di lavorare...

Apparato tecnico: che dire, come in ogni film dello studio, la grafica è sempre curata (qui si usa un po' anche la CGI, come in "Principessa Mononoke") e i fondali sono molto suggestivi. Ad arricchire il tutto c'è anche la colonna sonora del film, affidata ancora a Joe Hisaishi. Di essa mi sono rimaste molto impresse "Reprise/Again" e "One Summer's Day".

Personaggi: per evitare di fare spoiler, non mi dilungherò molto sui personaggi di quest'opera, caratterizzati in maniera ottima. Stavolta l'antagonista, Yubaba, non si rivela una "cattiva non cattiva".

Doppiaggio: io ho visto il film con entrambi i doppiaggi italiani. Quello del 2003 a cura della Disney, non aveva un adattamento fedele a quello originale giapponese, anche se esso è risultato meno modificato rispetto a quello di "Principessa Mononoke"; quello di quest'anno, a cura di Lucky Red, mi è piaciuto di più, proprio perché fedele all'originale (anzi, anche troppo, dato che la traduzione sarà molto letterale, basti pensare agli "eh" alla fine di alcune frasi). C'è da dire, però, che non tutte le voci del nuovo doppiaggio suonano bene. Infatti, alcune battute di Haku, stavolta doppiato da Andrea Di Maggio, mi hanno trasmesso meno emozioni rispetto al precedente doppiaggio, in cui era doppiato da Emiliano Coltorti.

In conclusione: "La città incantata" è un'ottima storia di crescita e maturazione. Non è totalmente un film per bambini (come molti altri lavori del maestro), anche se Miyazaki ha dedicato il film a delle bambine, amiche di famiglia. Il film rappresenta per me il secondo capolavoro di Miyazaki, inferiore solo a "Principessa Mononoke". Consiglio la visione del film non solo a tutti gli appassionati degli anime, ma anche a tutti gli amanti dell'animazione in generale. Sono certo che non ne rimarrete delusi.


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MarMetroMurder

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Sì, lo recensisco prima che esca al cinema.

"Sen to Chihiro no Kamikakushi" è un film d'animazione di Hayao Miyazaki del 2001 prodotto dalla Studio Ghibli, arrivato in Italia nel 2003. E dato che non potevano mantenere il nome originale per motivi di pronuncia e non potevano chiamarlo "La sparizione causata dai kami di Sen e Chihiro", in Italia è stato tradotto come "La città incantata". Il titolo italiano mi da fastidio? Trovo che il doppiaggio e le traduzioni siano fatte da cani? No, affatto. Trovo che il risultato finale sia spettacolare.

Guardai il film per la prima volta ben 10 anni fa, ero un'innocente bambina che andava all'asilo e avevo solo 4 anni. Rimasi affascinata da questo film, letteralmente. Consumai il DVD, lo riguardai, lo riguardai e lo riguardai infinite volte... questo film è pura arte. E secondo me, dire che è un film per bambini è una cosa sbagliatissima, è vero che da bambina ne rimasi estasiata, però riguardandolo ho provato delle fortissime emozioni, maggiori rispetto a quelle provate quando ero una bambina.

Di cosa parla? Chihiro è una ragazzina di 10 anni trasferitasi in un'altra città insieme ai suoi genitori. La bambina capisce subito che c'è qualcosa che non va, ma non i genitori, che preferiscono ingozzarsi in un ristorante. Chihiro scappa, offesa dal comportamento dei genitori, ma torna subito indietro quando inizia a vedere delle strane presenze: degli spiriti. Una volta tornata indietro, è troppo tardi: i suoi genitori sono stati trasformati in maiali per aver mangiato del cibo che non appartiene al loro mondo. Chihiro continua a fuggire, quando incontra uno strano ragazzo dotato di poteri particolari: Haku, che affermerà di conoscerla sin da quando era bambina. Haku aiuta Chihiro a sopravvivere nella nuova città, la farà lavorare alle terme e Yubaba, proprietaria delle terme, le ruberà l'identità e togliendo dei kanji dal suo nome, Chihiro diventerà Sen. Nel corso del film Chihiro incontrerà Rin, una giovane ragazza che l'aiuterà a lavorare, Kamaji, l'uomo delle caldaie, Senza Volto (Kaonashi), uno spirito che rimarrà ossessionato da lei, Bou, il figlio di Yubaba e per finire Zeniba, un personaggio di cui è meglio non rivelare l'identità.

Incredibile come Miyazaki non volesse creare una storia dove i suoi personaggi crescono... beh, l'ha fatto. Chihiro, da ragazzina spaventata e permalosa, diventerà una ragazza forte, decisa, determinata e coraggiosa, esattamente il tipo di protagonista che voleva creare il sensei. Ha lui stesso dichiarato di voler creare un personaggio femminile che le ragazzine potessero ammirare, così lesse qualche rivista shoujo. Cosa trovò? Ragazzine alle prese con le loro prime cotte. Anche nel film è trattato il tema dell'amore, ma in maniera molto molto differente. Perché tutte le protagoniste degli shoujo non sono così? Come Chihiro, intendo. Ragazze deboli all'inizio, forti alla fine, perché? Se Miyazaki scrivesse uno shoujo, sarebbe un capolavoro assurdo.
Anche i cittadini della città subiscono un cambiamento, una specie di crescita. Sin dall'inizio del film, Haku ci fa capire che in quella città gli umani non sono accettati e che sono considerati solo bestie inutili e puzzolenti, proprio come dei maiali. Ma quando Chihiro, o meglio Sen, dimostrerà la sua forza di volontà nel volersi rendere utile, tutti coloro che le sono intorno cambieranno opinione su di lei e proveranno per lei un nuovo sentimento: l'amore. Esatto, l'amore. Dal considerarla una persona appartenente ad un'altra razza, dal tapparsi il naso ogni volta che passava davanti a loro, tutti inizieranno a voler bene a Sen.

Vorrei soffermarmi un attimo sul doppiaggio, perché la gente continua a dire "Il doppiaggio italiano è penoso"? E non sto parlando solo di questo film, ma di tutti i film, cartoni animati, anime e quant'altro che sono stati doppiati. I doppiatori italiani sono eccellenti, forse i migliori che ci siano, in questo film la doppiatrice di Chihiro, ovvero Erica Necci, è stata a dir poco eccezionale. Sapete quanti anni aveva allora? 13. In particolare mi sono piaciuti Emiliano Coltorti, uno dei miei doppiatori preferiti, che doppia Haku e Sonia Scotti che doppia Yubaba.

Cosa mi ha insegnato questo film? Che solo lavorando sodo e impegnandosi riusciremo ad raggiungere i nostri obiettivi? Che dobbiamo trovare la forza e il coraggio per andare avanti? Che l'amore è fondamentale? Chi lo sa? Guardatelo e saprete trovare un significato a questo capolavoro.

Miyazaki è ormai il mio regista giapponese preferito, ma anche uno dei miei preferiti in generale. Miyazaki NON è per bambini, i suoi film sono capolavori. Fotografia perfetta, sceneggiatura impeccabile, atmosfera magnifica, colonna sonora da far venire la pelle d'oca e trama e personaggi meravigliosi. Che state aspettando? Andate a guardare "La città incantata" e recuperate tutta la filmografia di Miyazaki, sul serio, è un ordine.


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Kabutomaru

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Dopo lo strepitoso successo del capolavoro "Principessa Mononoke", Miyazaki vorrebbe ritirarsi dall'animazione a causa del grande stress accumulato, avendo d'altronde raggiunto il suo apice artistico. La scomparsa improvvisa del suo erede designato, Yoshifumi Kondo, unito al flop galattico al botteghino di "My Neighbors the Yamadas" di Isao Takahata, costringe il regista a ritornare dietro la macchina da presa e dirigere il suo ottavo film, "La Città Incantata". L'opera è stata riproposta in Italia al cinema nel 2014 dalla Lucky Red con nuovo adattamento e doppiaggio.

La storia è la seguente, Chihiro è una ragazzina di 10 anni che sta per trasferirsi in una nuova casa. Lungo la strada, i suoi genitori si imbattono in un tunnel e attraversandolo, scoprono dell'esistenza di una città colma di ristoranti con ricchi buffet in esposizione. I genitori ingurgitano tutto avidamente sino a trasformarsi in maiali. Haku, un ragazzo del posto, prende Chihiro sotto la sua custodia ordinandole di cercarsi un lavoro se vuole restare in questo mondo. Yubaba, che è a capo del mondo degli spiriti in cambio del suo nome, concede alla ragazza di lavorare, dandole il nuovo nome di Sen.

La trama pur essendo semplice, a livello contenutistico è di sicuro il film più complesso di Hayao Miyazaki insieme a "Principessa Mononoke", sebbene a differenza di quest'ultimo si rivolga ad un target più eterogeneo. La forza del film non risiede assolutamente nell'uso del mondo parallelo, che di per sé è un concetto abusato e poco originale, ma nel modo in cui l'autore ha saputo sfruttare esso per innestare elementi della sua poetica. Miyazaki concepisce il mondo parallelo degli spiriti come una metafora della società umana, visto che le regole che lo governano sono le medesime. Infatti la vecchia Yubaba, che è a capo dell'impresa termale, rappresenta il capitalista industriale assetato di denaro, che sfrutta allo stremo la forza lavoro dei suoi subordinati sino ad alienarli, privando loro del nome e affibbiandone uno nuovo per poterli in questo modo schiavizzare. Il nome è l'elemento distintivo per eccellenza di un personaggio, poiché lo identifica nelle relazioni sociali e gli ricorda il suo passato. Interessante notare che per quanto Yubaba e gli spiriti detestino gli esseri umani a causa delle loro debolezze, non ne sono affatto immuni tanto che, nella scena in cui uomo senza volto dispensa oro agli spiriti, fa bene capire che essi sono avidi e quindi soggetti agli stessi difetti che imputano all'essere umano. D'altronde gli spiriti non sono altro che una proiezione dei desideri dell'uomo ed essendo quest'ultimo imperfetto, non può che trasmettere le sue negatività anche agli spiriti.
Altro tema importante è il percorso di crescita affrontato da Chihiro, che nella sua vita non ha fatto altro che fuggire dalle difficoltà. La ragazzina è viziata, pigra, paurosa e molto insicura di sé. Venuto meno lo scudo dei genitori, Yubaba la mette innanzi alla sua misera condizione, imponendole di prenderne atto e concedendole un'ultima possibilità di salvezza tramite il lavoro nelle terme. Chihiro afferra l'occasione lavorando molto faticosamente e progredendo giorno dopo giorno, guadagnandosi così il meritato risultato finale ottenuto con il sudore della sua fronte.
I personaggi maggiormente analizzati sono sicuramente Chihiro e Yubaba, intorno ai quali ruota l'intero film. Altro soggetto interessante è Bo, figlio di Yubaba che vive sotto una montagna di cuscini da cui non esce per via delle apprensioni materne, dalle quali però dovrà emanciparsi per affrontare la vita stando in piedi con l'ausilio delle proprie gambe.
Sicuramente l'individuo più interessante dal punto di vista metaforico è Senza volto, uno spirito che indossa una maschera bianca, che concede oro con gentile ipocrisia per comprare l'altrui amicizia, finendo però con il restare eternamente solo perché per quanti soldi si possano avere, con essi non potrai mai comprare la felicità. Gli altri personaggi come Rin, Kamaji, Haku e Zeniba sono accennati quanto basta per il proprio ruolo, anche se questi ultimi due dato il peso all'interno del film, sono stati sfruttati più a convenienza dello sceneggiatore per sbrogliare la matassa, che per effettiva utilità nella storia.

Il film essendo un fantasy atipico, richiede dei mutamenti a livello di regia da parte di Miyazaki, che sceglie un approccio più intimista e focalizzato nello scrutare l'individuo, invece di perdersi in virtuosismi registici tipici della sua produzione, finendo con il concedendosene giusto un paio che per altro sono magnificamente realizzati. Miyazaki riesce a descrivere alla perfezione la quotidianità lavorativa di Chihiro, impiegando primi piani che inquadrano bene la fatica e lo stato d'animo angosciato della ragazzina. Magistrale risulta, per come è girata, l'intera sequenza del treno sull'acqua, riuscendo ad imprimere ad essa una forte impronta crepuscolare.
Il comparto tecnico è ineccepibile, visto che lo Studio Ghibli si è superato realizzando ben 144.000 disegni, grazie ai quali abbiamo animazioni molto fluide e la resa grafica è spettacolare. Miyazaki decide di optare in tante sequenze, per l'uso di un'ottima colorazione digitale e in taluni frangenti anche di una CGI di buonissimo livello, che non prevale mai sull'animazione tradizionale.
Le musiche di Joe Hisaishi, sono di ottima fattura come sempre. Per le scene di tensione, si ispira palesemente alle note del piano di Jocelyn Pook realizzate per film "Eyes Wide Shut", non mancando di rifarsi alla tradizione Giapponese per comporre brani musicali che fanno da accompagnamento al lavoro nelle terme di Chihiro.

Il film costato 16 milioni di euro, incasserà ben 275 milioni in tutto il mondo realizzando un profitto stratosferico. Inoltre, anche come sorta di premio per i precedenti lavori, vince l'Orso d'oro di Berlino nel 2002 e il premio oscar come miglior film d'animazione nel 2003 (anche per via della scarsa concorrenza), sancendo la definitiva consacrazione presso la critica occidentale dell'animazione Giapponese. Innanzi a tanti elogi, ci si dimentica però di sottolineare i difetti del film, che sono fondamentalmente riconducibili ai soliti problemi che affliggono la filmografia del regista, cioè: la storia d'amore tra i due ragazzini che nasce di sana pianta e senza un minimo di introduzione, le solite lungaggini di 10-15 minuti che contribuiscono a far calare il ritmo nella parte centrale ed infine lo sfruttamento di personaggi come Haku e Zeniba che lascia a desiderare. Nonostante Miyazaki faccia di tutto per remare contro i suoi film, riempendoli di errori evitabili, "La Città Incantata" rappresenta indubbiamente il suo secondo capolavoro. La visione della pellicola è consigliata a tutti gli amanti del cinema, visto che il film è un eccellente blockbuster autoriale pregno di contenuti interessanti e che risulta riuscito anche a livello concettuale.


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kaio1982

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"La città incantata" è uno dei più grandiosi capolavori del grande regista Miyazaki, che ha permesso l'evoluzione di un genere di film in chiaro stile Walt Disney, grazie alla sua qualità artistica elevatissima.
La trama ricalca infatti in pieno lo stile della vecchia Walt Disney, con la protagonista che si ritrova suo malgrado in un mondo dove ogni regola salta, a favore dell'esplosione della fantasia più sfrenata e di un grandissimo livello artistico. La protagonista Chihiro Ogino, è una classica bambina di 10 anni, che entrando in un vecchio parco dei divertimenti con i suoi genitori, improvvisamente viene materializzata in un mondo pieno zeppo di ogni genere di spassose assurdità, che porteranno Chihiro Ogino al cospetto della megera Yubaba, una strega caratterizzata da un enorme testa molto espressiva e capace di ogni genere di sortilegio, pur di tener sotto le sue grinfie il resto degli abitanti. Dire di più sulla trama sarebbe un torto nei confronti di chi ancora si è perso questa meraviglia di anime.
La sceneggiatura è eccelsa, mai banale o noiosa, mostrando sempre scene ad alto indice di qualità durante tutta la durata del film. La regia è perfetta in ogni singolo attimo di questa splendida e magica favola, adatta a tutti. Miyazaki in questo film ha davvero messo tutte la sue indiscutibili capacità registiche, regalandoci un film che ha saputo impartire una dura lezione alla Walt Disney, rimanendo fedele all'animazione tradizionale e mostrando quanto ancora lo stile classico nell'animazione abbia ancora moltissimo da dire. I personaggi, sia i principali che i secondari, godono di una caratterizzazione esemplare e mi sembra doveroso soffermarmi su di uno in particolare, Yubaba! Già perché alla fine è lei il vero personaggio principale, grazie ad un aspetto riuscitissimo e ed un comportamento altrettanto azzeccato. Lei incarna perfettamente la classica vecchia strega malvagia con tutta una sua assurda psicologia deviata, che lascia davvero il segno.
Dal punto di vista tecnico, "La città incantata" è un vero e proprio trionfo di splendore visivo. Il character design è davvero fuori da ogni logica, presentando una Yubaba dal viso dettagliatissimo fino all'estremo, la pelle cadente e soprattutto quell'espressione ipnotica del suo sguardo malvagio, decisamente penetrante. La varietà di stile nei personaggi è abbondante e nessun particolare viene lasciato al caso. I vari esseri deformi sono sempre curatissimi e dall'aspetto mai banale. I fondali sono dettagliatissimi ed in alcuni casi (come i riflessi dei movimenti sui pavimenti traslucidi) magistrali, mentre ho riscontrato una scarsa cura e varietà per quanto riguarda le nuvole. Le animazioni sono il vero cuore pulsante di questo capolavoro, che eccellono in tutto. I liquidi sono resi in maniera dannatamente ripugnante e fluida e ci permettono di ammirare i grandi progressi dell'animazione giapponese, senza dell'inutile computer grafica, che è relegata a brevissimi (ma necessari) movimenti di telecamera. Le musiche sono adatte al calibro di questa produzione e quindi sono coinvolgenti ed immersive. Ovviamente anche il doppiaggio italiano è perfetto, moderno e di qualità indiscutibile.
"La città incantata" è un capolavoro che tutti prima o poi dovrebbero vedere, perché eccelle davvero in tutto.

Utente10093

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Utente10093

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Chihiro è una bambina di dieci anni, che insieme ai suoi genitori sta per trasferirsi in una casa in campagna. Durante il tragitto il padre si prede in mezzo ad un bosco e si imbattono in uno strano tunnel, in cui decidono di entrare. Usciti dal tunnel si trovano davanti ad una città completamente deserta, ma stranamente piena di chioschi di tutti i tipi. Chihiro decide di visitare questo strano posto, e fa la conoscenza di un giovano ragazzo, di nome Haku. Da questo incontro avrà inizio una storia stupenda e piena di sentimento.

Sono da sempre un grande ammiratore delle opere ideate dalla geniale mente di Hayao Miyazaki, e come mi aspettavo, anche "La città incantata" non mi ha minimamente deluso, risultandomi un vero e proprio capolavoro. La visione è stata fin da subito di mio gradimento, con ambientazioni uniche e con un atmosfera magica. La storia ha subito catturato la mia attenzione, facendomi trascorrere una visione piacevole e scorrevole dall'inizio alla fine.
In oltre, come si può riscontrare nella maggior parte delle opere dello studio Ghibli, anche l'animazione e il character design in generale svolgono un ruolo fondamentale, alzando così il livello dell'opera in questione.
Durante la visione possiamo notare il processo di maturazione della protagonista, che da capricciosa e paurosa qual'era all'inizio, pian piano diventa più intraprendente e più sicura di se stessa, grazie al sentimento che provava nei confronti di Haku. Questa crescita porterà ad un finale davvero fantastico, capace di lasciare addosso quella sensazione di tenerezza a cui lo studio Ghibli ci ha ormai abituato.

Per concludere, come sempre, consiglio la visione di questa fantastica opera ai pochi che non hanno ancora avuto il piacere di farlo. Voto finale: 9


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Evangelion0189

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Nel 2003, la fama del regista e mangaka Hayao Miyazaki ha raggiunto un'eco internazionale grazie al premio Oscar per il miglior film d'animazione conferito a Sen to Chihiro no kamikakushi, traducibile più o meno come "La sparizione di Sen e Chihiro": infatti, proprio a partire da quell'anno, ha avuto inizio l'esportazione nei vari paesi del mondo di tutti i suoi lungometraggi, fenomeno che in Italia dura ancora oggi con la distribuzione annuale nelle nostre sale di inediti miyazakiani risalenti a venti o più anni fa. Proiettato nei cinema nipponici già nel 2001, La città incantata, questo il titolo italiano piuttosto riduttivo e allo stesso tempo efficace, è uno dei film del maestro dal "carattere giapponese" più marcato, in quanto la vicenda narrata è incentrata sui kami shintoisti, a seconda dei casi vere e proprie divinità oppure spiriti della natura. Come per quasi tutti i lavori di Miyazaki, anche la trama della presente opera trae ispirazione da un romanzo originale, in questo caso "Il meraviglioso paese oltre la nebbia" di Kashiwaba Sachiko, ma il tocco del maestro rende ancora più speciali le disavventure della petulante protagonista, immergendoci completamente in un mondo coloratissimo e "incantato" nel vero senso della parola.

La piccola Chihiro sta traslocando insieme ai suoi genitori; fermata l'auto davanti a una galleria, i tre superano quest'ultima a piedi e, giunti dall'altra parte, ammirano stupefatti uno splendido panorama collinare, un fiume e un ponte al di là del quale si erge una sorta di parco divertimenti. Incuriositi, i genitori di Chihiro si aggirano tra le stradine deserte e decidono di sedersi a mangiare le meravigliose leccornie esposte sulle bancarelle. L'unica ad avvertire qualcosa di strano nell'aria e a non fidarsi già per partito preso è proprio Chihiro, ma quando supplica suo padre e sua madre di tornare all'auto è ormai troppo tardi: a causa di uno strano sortilegio, i suoi genitori sono stati appena tramutati... in due enormi maiali. Giunge rapidamente la sera. Dopo lo smarrimento e lo shock iniziali, Chihiro osserva con terrore l'approdo di una maestosa nave illuminata che riversa sulle sponde del fiume una marea di esseri bizzarri mai visti prima. L'incontro destinato a cambiarle la vita è però quello con Haku, uno spirito dalle fattezze di un giovane ragazzo che fin da subito si preoccupa di calmarla e nasconderla agli altri insegnandole un paio di stratagemmi. Da quel momento in poi, Chihiro entrerà in un mondo straordinario colmo di spiriti singolari ma anche di streghe malvagie come Yubaba, la sovrana delle terme del luogo. Quest'ultima, infatti, assume nuovi impiegati a patto di impossessarsi del loro nome: Chihiro perde il suo e diventa così la Sen del titolo. A questo punto non ci resta che scoprire se la piccola Sen riuscirà a ricordare il suo vero nome, a portare in salvo i suoi genitori e a svelare il mistero che si cela dietro all'oscuro passato di Haku...

Ogni fotogramma de La città incantata è un tripudio di fondali, personaggi e dettagli curati fin nei minimi particolari: colori sgargianti sempre diversi caratterizzano ogni singola figura, sia che si tratti di spiriti umanoidi dalle sembianze di rane o ravanello, sia di neri fantasmi mascherati; dal canto loro, le fluide animazioni sono aiutate da una certa dose di Computer Graphics per nulla invasiva. Quanto al sonoro, le musiche di Joe Hisaishi, compositore feticcio di Miyazaki e Takeshi Kitano, accompagnano con delicatezza e la giusta energia ogni scena, mentre il doppiaggio italiano, sebbene si attesti su livelli abbastanza buoni, è caratterizzato da traduzioni a tratti un po' forzate. L'intreccio narrativo non dà un attimo di tregua allo spettatore: è vivace, evocativo e malinconico in determinate sequenze, coinvolgente e divertente in altre. In conclusione, nonostante ritenga che Mononoke Hime sia il massimo capolavoro del maestro Miyazaki, senza dubbio La città incantata lo segue a ruota. Da vedere assolutamente.


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falcus92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E' difficile recensire un'opera di Miyazaki. E' difficile perché non basterebbero interi volumi di libri per poter descrivere ciò che uno prova davanti i suoi capolavori. Alla fine della visione de "La città incantata" lo spettatore rimane entusiasta, emozionato e spiazzato. I temi profondi e ricercati sono trattati con una semplicità incredibile, percepibili anche da bambini. E' questa la grande forza dello Studio Ghibli: non produce opere di nicchia. Ogni lavoro è adatto per qualsiasi persona. Bambini, adulti ed anziani non possono che cogliere aspetti diversi ma che riescono a lasciare dentro ognuno qualcosa, riuscendo, nonostante sia un semplice film d'animazione, a farti crescere.

La storia, quasi come una fiaba, è semplice. Non occorre che sia complessa. Chihiro è una ragazzina di dieci anni che si è dovuta trasferire. Il padre, cercando di trovare la strada che conduce alla nuova casa, si perde e raggiunge uno strano tunnel. Presi dalla curiosità padre, madre e figlia attraversano questa strana galleria e raggiungono una particolare "città". Qui i genitori di Chihiro trovano dei ristoranti pieni di cibo ma senza che qualcuno li serva. Si accorgeranno ben presto che non c'è nessuno in quella città. Arrivata la sera però qualcosa cambia. Da questo punto comincia la vera storia di Chihiro che vuole salvare i propri genitori trasformati in maiali, per la loro ingordigia, aiutata da tanti personaggi che faranno la loro comparsa pian piano durante il susseguirsi degli eventi.

I temi trattati in questo anime sono tantissimi. Partiamo da quelli rivolti ai bambini: l'amore e il rispetto. Chihiro non viene accettata subito all'interno di questa strana stazione termale ma, tranne per le rane, il resto delle persone sembrano perfettamente umane. Il non essere ben voluti è un pregiudizio. Infatti successivamente la nostra protagonista, grazie alle sue azioni, riuscirà a farsi amica gran parte dei personaggi. L'amore invece è un tema che si sviluppa pian piano. Non sembra essere esaltato ma si scopre essere la forza motrice dell'intero film. E per amore non intendo solo quello tra Chihiro e Haku, ma anche quello tra madre e figlio, e tra nonna e nipote. Un amore molto particolare, quello che spinge i personaggi de "La città incantata" a compiere le loro azioni spesso anche senza conoscersi!
Ma, a parte questo livello superficiale di descrizione, un adulto può ben comprendere un altro livello di interpretazione. "La città incantata" non è altro che la critica della nostra società. Una società ingorda - i genitori di Chihiro - che non vede i pericoli della loro voglia di "mangiare" e che cerca in tutti i modi di trarre guadagno. La stessa struttura delle terme ricorda quella della società. Alla base c'è un anziano con sei braccia e degli esserini che sgobbano tutto il giorno, questi rappresentano il popolo sfruttato. Non sono altro che fuliggine, ma finché lavorano hanno il diritto di vivere. Salendo questa scala "gerarchica" vediamo i lavoratori delle terme. Loro non sono i semplici operai, loro sono la popolazione media che lavora duramente e che cerca di trarre guadagno in qualsiasi occasione plausibile.
Poi abbiamo i clienti delle terme, loro sono l'alta borghesia, non hanno alcuno scopo nella vita se non essere serviti e riveriti.
Ed infine abbiamo Yubaba. Lei rappresenta il potere politico ed economico. Ma è una cattiva? Non direi. Lei incarna questi falsi valori di questa strana classe. E' avida, tirchia e supervisiona tutto, ma allo stesso tempo è gentile, mammona e riflessiva. Un personaggio davvero interessante, una vecchietta con un naso gigantesco più vispa dei tre quarti dei personaggi.
Ma Chihiro? E Haku? Loro sono estranei a questo mondo. Sono degli osservatori che subiscono gli effetti di questa dura società. Una società che al posto di valorizzare l'uno lo spersonalizza riconducendolo ad un essere senza volto avido e incapace di percepire come è giusto comportarsi

Il chara per tanto è estremamente caratterizzato. Una semplice ma fondamentale analisi psicologica ci permettere di capire tutte le sfaccettature di ogni personaggio. Un piccolo appunto va fatto a "Senza volto". Come dicevo prima lui rappresenta ognuno di noi. Ma ha invidia di Chihiro in quanto lei sembra - anzi è - alienata da questo assurdo mondo. Lui cerca di "corromperla" ma lei ha altre priorità nella vita, i veri valori quali l'amicizia, l'amore ed il sacrificio per coloro che si vuole bene. Ciò affascina il senza volto che posto davanti questa super bambina - per dirla alla Nietzsche - cerca in tutti i modi di cambiare e ritornare ad essere un vero essere vivente.

L'apparato tecnico è sicuramente la punta di diamante. Si crede difficilmente che questo capolavoro sia del 2001. I disegni sono vari, sempre in stile Ghibli. I colori sono sempre ben dosati e riescono a creare stupendi paesaggi con nuvole ed altri elementi naturali ben dettagliati. La regia ha il duro compito di fare tagli sempre fuori dal normale per riuscir ad inquadrare al meglio le strambe azioni dei personaggi. E non fallisce affatto. Esempio è Chihiro che scende le scale correndo perché stava quasi cadendo.
Inoltre tutto il film ha dei sottofondi. Ci sono più momenti con musica che non. E queste musiche sono davvero fantastiche grazie ad uno dei storici collaboratori di Miyazaki: Joe Hisaishi. Per intenderci ci saranno più di 59 minuti di sottofondo!
E poi le animazioni. Neanche si possono commentare. Tutto è stupendo!

Per tanto. Consiglio di guardarlo. Una perla che non si può perdere.


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__Nergal__

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
"La città incantata" è da molti ritenuto il miglior film di Miyazaki e, probabilmente, quello dal maggior successo di critica. Unico film del regista ad aver ottenuto l'Oscar, come riconoscimento alla sua lunga carriera o come premio a questo film è difficile da definire con certezza; per quanto concerne il mio pensiero, l'Academy ha voluto insignire Miyazaki dell'unico, e più prestigioso, premio che ancora non aveva ricevuto.
A buon merito, diranno alcuni, mentre altri, come me, penseranno che i film Ghibli a cui attribuire un premio così celebre erano ben altri (leggasi "Il castello errante di Howl" o "La principessa Mononoke"); giudizi comunque opinabili e che non influiscono certamente sul voto della recensione.

"La città incantata" possiede tutte le caratteristiche del prodotto "made in Ghibli": disegni stupendi e fatti rigorosamente con metodo tradizionale (bando alla CGI), "location" fantasiose, personaggi fanciulleschi e una trama che a prima vista si mostra come la classica fiaba per bambini salvo poi mostrare sfaccettature e metafore che l'arricchiscono non poco - ferma restando la voglia di andare a cercarle, queste "sfaccettature".

Il problema principale di questo lungometraggio è infatti la storia, certamente molto godibile, adatta a tutte le età, ma "vuota", una sorta di continua avventura divertente, allegra, spensierata, ma un po' "senza capo né coda" che si suppone sia la metafora della crescita di Cihiro da bambina viziata (come ben si può notare a inizio film) a ragazzina più matura.
Purtroppo però questo non è sicuramente un tema nuovo, né per l'animazione in generale né per il cinema Ghibli; "Il mio vicino Totoro" ne è l'esempio più lampante: una storia anch'essa molto semplice, ma che sa colpire molto più di questo blasonato premio Oscar.

Archiviato il paragrafo "trama" con un bel "bocciato", si può passare alla parte che definirei tranquillamente quella migliore di tutto il prodotto, ovvero il comparto audio/visivo.
Graficamente, pur non raggiungendo l'eccellenza di film come il già citato "Mononoke" (un vero gioiello artistico), "La città incatata" si difende bene, con personaggi dai tratti molto simpatici e veramente particolari: maiali, rane, bambini giganti, esseri strani e dragoni... un vero mondo fiabesco. A rendere il tutto ancora più piacevole bisogna aggiungere una colorazione dai toni molto vari che riescono veramente a fare sognare lo spettatore, grazie anche alla splendida colonna sonora in sottofondo.

Se questo è il manifesto dell'animazione nipponica nel mondo devo dire di essere un po' dispiaciuto dell'immagine che esso si porterà dietro per parecchio tempo, magari etichettato come "infantile" o troppo leggero per i canoni occidentali.
L'Academy non è mai stata un giudice veramente imparziale nel dispensare statuette e, sebbene sarebbe stato più equo consegnarlo a ben altri film Ghibli - per non parlare poi di "Ghost in the shell", vero capolavoro che ha dovuto aspettare l'uscita di Matrix per vedere i suoi "contenuti" applauditi da tutto il mondo -, è inutile fare una colpa a questo film, che l'unico merito che ha avuto è stato quello di essersi trovato nel posto giusto al momento giusto.
Non è una bocciatura, ma si può dire che il film si salvi solamente per il comparto tecnico e la storiella piacevole, ma se si cerca qualcosa di un po' più sostanzioso non è questo il posto.

bob71

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Chihiro's adventures in wonderland

Le opere di Hayao Miyazaki sono sempre state concepite per un pubblico universale, per età e per cultura, con un particolare riguardo per i giovani spettatori, che nei protagonisti possono riconoscersi e vivere nei loro panni straordinarie avventure in mondi fantastici, che funzionano come illuminanti e istruttive metafore. "La città incantata" ne è un brillante esempio.
Considerato da molti il capolavoro di Miyazaki, è forse il film più ambizioso del "dio degli anime" con i suoi 1.900.000.000 yen messi a disposizione dallo Studio Ghibli e un contratto di distribuzione internazionale con il colosso hollywoodiano Disney-Buena Vista. Un investimento che ha portato la pellicola a fare incetta di premi in giro per il globo alla sua uscita nel 2001. Fra i molti riconoscimenti possiamo ricordare l'Oscar come miglior film d'animazione (il primo della storia assegnato a un anime), l'Orso d'oro a Berlino, quattro Annie Awards e il Leone d'Oro alla carriera per Miyazaki ricevuto alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel 2005.

Chihiro è una ragazzina pigra e svogliata. Il trasferimento con i suoi genitori in una nuova città non la esalta e, allorquando l'intera famigliola si smarrisce con l'auto in un boschetto alla fine di un sentiero sterrato, la piccola si ritrova catapultata e intrappolata in un misterioso mondo incantato inaccessibile agli umani: si tratta di un complesso termale destinato a rinfrancare gli spiriti e le divinità della natura logorate e stressate dalla frenesia materialistica del mondo moderno. Una volta all'interno di questo luogo magico, Chihiro dovrà ingegnarsi per liberare i suoi genitori da un incantesimo che li ha tramutati in maiali e, come una moderna Alice, inizierà una mirabolante avventura in cui il suo carattere debole e indolente verrà messo a dura prova. Non le resterà che rimboccarsi le maniche e cominciare il lungo e faticoso cammino verso la maturità.

Liberamente tratto dal romanzo "Il meraviglioso paese oltre la nebbia" della scrittrice Kashiwaba Sachiko, l'anime unisce il racconto di formazione a una fantasmagoria che attinge direttamente alla fonte dell'antica tradizione folkloristica del Sol Levante (con particolare riferimento alla mitologia scintoista e alle credenze sui kami' e sugli yōkai') in una suggestiva favola sulla semplicità d'animo e sulla forza dell'altruismo.
Chihiro, oltre ai problemi pratici di tutti i giorni che risolve con sorprendente spirito di sacrificio, deve affrontare nuovi sentimenti come la solitudine, l'indifferenza, e l'amore. Così, passo dopo passo, riesce a superare tutte le prove che le si presentano, anche la temporanea perdita della sua identità, grazie alla sua forza interiore e all'aiuto delle brave persone che incontra nel corso della sua avventura. Si prefigura così, tra momenti di grande poesia e passaggi di incontenibile forza immaginifica, una potente metafora del passaggio della protagonista in una fase della vita più complessa e problematica: l'adolescenza.
Nelle storie di Miyazaki la figura del protagonista è spesso affidata a una ragazza affiancata da un coetaneo dell'altro sesso, formando delle coppie perfette e indivisibili (Conan e Lana, Pazu e Sheeta, Ashitaka e San) che vivono un rapporto preadolescenziale. Questa volta l'autore trascende la sua stessa formula e il legame che si crea tra Chihiro e Haku, che si rivelerà essere lo spirito di un fiume (Kohaku), sottolinea il rapporto indissolubile tra esseri umani ed entità naturali nella sua personale visione ecologista del mondo.

Come in molte opere del maestro, non ci sono dei veri e propri cattivi, ma ci viene presentata una variegata galleria di personaggi che grondano umanità, tutti minuziosamente sfumati, fra cui emergono caratteri e personalità più complesse e sfaccettate. E' il caso delle due arzille vecchiette di turno, Yubaba e Zeniba: in questi due straordinari personaggi si può riconoscere un altro indovinato ammiccamento al classico della letteratura di Louis Carroll, "Alice's adventures in wonderland", in particolare ai ruoli della Regina di cuori e della Duchessa.
La figura dell'anziano è onnipresente nella filmografia del regista di Akebono, che arriverà a basare un intero film a questa età della vita, "Il castello errante di Howl", 2004, sovvertendo le più classiche regole del fantasy.
Nell'intera opera di Miyazaki il vecchio saggio rappresenta un punto di riferimento, ma anche un elemento destabilizzante perché, avendo già vissuto l'età adulta, è tornato a una condizione assimilabile a quella dell'infanzia, e si crea puntualmente un forte legame con il bambino, quasi un ponte esistenziale tra passato e futuro che gli adulti devono percorrere alla ricerca di una sorta equilibrio ciclico dell'esistenza.

Oltre alla terza età e ai giovani, ritornano altri due leitmotiv del regista: la magia del volo ci viene riproposta in una suggestiva sequenza a bordo nientemeno che di un enorme drago bianco; mentre l'immagine del maiale (questa volta nella sua accezione più negativa) evidenzia l'ottusa indifferenza degli adulti di fronte alle istanze e ai bisogni dei fanciulli.

Al pari delle sue potenti streghe il tocco del genio affabulatore di Miyazaki si rivela deciso e sicuro di sé rivelando una vulcanica e inesauribile vena creativa: i suoi acrobatici funambolismi di scena e le sue creature fantastiche risultano particolarmente ispirati e sembrano animarsi come per magia godendo di vita propria sullo schermo.
Estremamente curato nella realizzazione tecnica e artistica, entro se non oltre i già elevatissimi standard dello Studio Ghibli, il film offre raffinati disegni sia nei fondali minuziosamente dettagliati e sia nelle superbe animazioni: da ricordare le scenografie sfarzose e opulente delle stanze di Yubaba, che descrivono le meraviglie di uno stile 'esotico' all'occidentale.
Joe Hisaishi, da sempre compagno di avventura di Miyazaki (ma anche di "Beat" Takeshi Kitano), si conferma come uno dei più dotati compositori giapponesi di colonne sonore per il cinema. Le sue musiche in questo frangente sono strepitose ed elevano oltremodo l'atmosfera rarefatta del film arricchendolo con sonorità di stampo squisitamente etnico e un maestoso arrangiamento orchestrale. Da ricordare le dolcissime e commoventi ballate pianistiche "The name of life" e "One summer's day".

L'impegno ecologista, la passione per il volo, l'attenzione all'infanzia, i ritratti di eroine, l'etica del lavoro, la spiritualità scintoista, le favolose invenzioni e la perfezione tecnica con cui le realizza, sono tutti elementi che fanno di Hayao Miyazaki un patrimonio della storia del cinema e "Sen to Chihiro no kamikakushi" lo celebra in tutto il mondo come maestro indiscusso dell'animazione di tutti i tempi.
Akira Kurosawa diceva di lui: "Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello."


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Natsume

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"La città incantata" (in originale 'La sparizione di Chihiro') è un film scritto e diretto dal grande Hayao Miyazaki.
Realizzato con 1.900.000.000 ¥, ovvero circa 16 milioni di euro, ha vinto numerosi e prestigiosi premi tra quali l'Oscar per la categoria del "miglior film d'animazione" nel 2003. Pochi sanno che, come "Il Castello Errante di Howl", il film è ispirato al romanzo "Il meraviglioso paese oltre la nebbia" della scrittrice Kashiwaba Sachiko.

La storia inizia da una semplice ragazzina di dieci anni, Chihiro, in auto insieme ai suoi genitori. Si sono trasferiti, e il padre cerca la strada di casa. Alla fine si perde per una stradina in mezzo a un bosco, dove vi sono altarini dedicati agli dèi della foresta. Ma davanti a loro, un grande e vecchio edificio con una pietra davanti la porta (segno che in giapponese significa: 'Non entrare') li blocca. Chihiro supplica i genitori di non entrare, ma i suoi, incuriositi, entrano lo stesso, pensando fosse l'entrata a un vecchio Luna Park abbandonato. Invece, con il calar della sera, si rivela un mondo completamente diverso da quello che appare...

Questo bellissimo film è stato il primo che ho visto dello Studio Ghibli e sono soddisfatta di averlo guardato. Esso è una favola per grandi e piccini, che appassiona subito, ti coinvolge e ti trasporta in un valore bellissimo: quello dell'amicizia, strettamente legato a quello della fedeltà.
Come sempre lo studio Ghibli non delude: disegni eccellenti, messaggi nascosti nelle azioni più piccole, colonne sonore da favola. Proprio la colonna sonora, secondo me, è uno dei pezzi forti di questo film: non ci sono parole per descriverla, bisogna guardare il film per capire quel turbine di emozioni che avverti in 'La città Incantata'.
Un bel 10 pieno.
Davvero, davvero complimenti al grande Miyazaki, che come sempre riesce a farmi commuovere nel finale delle sue splendide storie.


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Micerino

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Difficile davvero guardare oltre il velo delle ombre che ci separa dal mondo degli spiriti in modo così delicato e così intenso.
Sembrerebbe il finale di una recensione, questa frase, ma in realtà è solo l'adeguato preambolo, secondo me, a quello che è un film d'animazione a cui lo Studio Ghibli e il maestro Miyazaki ormai ci hanno abituato. Un delicato lavoro di scalpello e fine carta levigatrice hanno disegnato sugli schermi e nelle anime un mondo parallelo e sconosciuto, un sussurrato pianeta di vite e ombre che può incantare un pubblico dall'ampia platea.

Infatti, nonostante la protagonista sia solo una bambina, la delicata leggerezza della favola che Miyazaki racconta si adatta a un pubblico anche più adulto amante del lieto fine.
Il velo viene scostato con delicatezza, con l'immaginazione d'un bambino, e si spinge là dove il tempo scorre a velocità diverse, dove si vive di notte, dove gli spiriti dimorano e si riposano. Così Chihiro si trova sola in lotta contro un mondo estraneo che la vuole segregare e allontanare, per i suoi genitori, per un ragazzo misterioso, per una serie di personaggi che man mano incontrerà e aiuterà, con il suo candore pulito e scevro dalle bassezze d'un mondo malato.

In questo Miyazaki non stupisce, spesso i suoi eroi vengono puliti dai difetti degli uomini e si lasciano trasportare da una corrente di buonismo sentimentale, ma in quest'opera in alcuni istanti il buon cuore diventa così evidente e limpido che assume un grottesco eccesso di prevedibilità. Diventa scontato. Con questo non sto sparando contro quello che tecnicamente è un lavoro magistrale, ma ammetto che l'enfasi con cui mi sono accinto a guardarlo è scemata man mano che la trama si scioglieva in sempre più prevedibili e melensi finali.

Contraltare a tanta prevedibilità è un disegno immaginifico, presente e costante, sempre sull'orlo della fantasia infantile e della poesia in colore, accompagnato da musiche particolari e bellissime, mai fuori luogo. Spettacolari, davvero, i fondali della città, magnifiche le scene con i fiori, che sembrano uscire dallo schermo, e i suoni che lasciano con il fiato sospeso, ma in questo lo Studio Ghibli con il maestro Miyazaki non ha mai deluso.
L'anime regala sorrisi, emozioni pure, concentrando ancora una volta sulla famiglia e sul coraggio i fondamenti di una storia fiabesca che nulla lascia al caso.
Molto belli i personaggi, nel loro caratterizzati in maniera interessante, non monotoni, spesso con i problemi tipici del mondo umano, e per questo ancora più simpatici.
"La città incantata" è un film che va visto magari nel periodo natalizio, non perché abbia qualche attinenza ma perché il "voglio bene al mondo" forse si respira di più in quei giorni.


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Rieper

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Film d'animazione giapponese del maestro Miyazaki con un gran numero di premi vinti, "La città incantata" è un'opera dedicata a tutti senza eccezioni.

Chihiro è una bambina un po' capricciosa e non abituata a fare lavori manuali, ma presto scoprirà che le cose buone non cadono dal cielo e spesso bisogna faticare per realizzarle. Tutto comincia quando la ragazzina e i suoi genitori si fermano in un minuscolo paesino per riposarsi, ma quando si allontana si accorge che qualcosa non va e non appena ritorna dai genitori si accorge che questi si sono trasformati in maiali. Chihiro scappa e prima che se ne accorga cala la notte, durante la quale un ragazzo di nome Haku la aiuta e le indica come fare per scappare da quel paesino e far tornare umani i suoi genitori.

Ciò che Chihiro intraprenderà sarà nient'altro che la metaforica crescita interiore, grazie alla quale imparerà a maturare e a diventare indipendente come non lo è mai stata. Non tutto è come sembra, dovrà mostrarsi coraggiosa e a volte un po' avventata per raggiungere i propri obiettivi; insomma, quello di Chihiro è il viaggio della maturità che tocca ogni essere umano prima o poi. Ci sarà anche spazio per del sentimentalismo e per valori morali come l'amicizia, valori ai quali Miyazaki ci ha abituati con molte delle sue opere.

Come è giusto aspettarsi da un'opera con un cast di questo calibro, la qualità tecnica è senza ombra di dubbio al massimo della qualità. I disegni sono colorati, dinamici, e mostrano personaggi dai visi simpatici e tutti diversi tra loro. Nota di merito va naturalmente agli sfondi e ai paesaggi in generale, sempre dettagliatissimi e molto gradevoli da visionare. Le animazioni sono il meglio che si possa richiedere, i movimenti sono fluidi e mai "scattati", così come gli effetti di luce rendono le atmosfere leggermente fiabesche e calde. Non può mancare un comparto audio di tutto rispetto che agevola la visione dell'anime con ritmi azzeccati ed effetti sonori realistici.

"La città incantata" è un film divenuto un must per chiunque si ritenga appassionato d'animazione in generale, una perla narrativa capace di affascinare grandi e piccoli tenendoli incollati allo schermo per non perdersi neanche un attimo di quest'opera. Ma la cosa più importante che il film tende a ripetere in modo subliminale è di non fermarsi mai al primo ostacolo e di non dipendere mai troppo dagli altri, poiché prima o poi potrebbero essere proprio quegli altri ad avere bisogno di noi. Film consigliato.

Ningen

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Ningen

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
"La città incantata" è una delle opere principali, e forse la più importante, di Miyazaki, giustamente premiata con un Oscar.
La vicenda ruota attorno a una ragazzina, Chihiro, che sta per effettuare un trasloco con i suoi genitori. Deviando dalla strada principale i tre finiscono in delle misteriose rovine, che decidono di esplorare un po', con molto timore da parte di Chihiro. Dopo poco tempo però, la piccola Chihiro, si rende conto che il posto dove è capitata è un posto magico, dove passano parecchi spiriti, e così tenta di fuggire con i suoi genitori, ma una brutta sorpresa l'attende. Questa è in breve l'inizio della trama del film, e dell'avventura che aspetta Chihiro.
Fin da subito, Chihiro appare come una bambina piagnucolosa, che non sa combinare niente di buono, ma attraverso il percorso che intraprende nel film diventa una persona matura e responsabile, che riesce a risolvere i problemi e che riesce a farsi forza nei momenti difficili.

E' questo il tema principale del film, quello della crescita, e difatti assistiamo alla trasformazione della protagonista in questo senso.
Gli altri personaggi sono tutti ben studiati, a partire da Haku, fino a Yubaba e Zeniba, e allo spirito Kaonashi. Proprio nel trattare il personaggio dello spirito Kaonashi, ecco che vengono trattati altri temi importanti, come quelli della solitudine e della paura del diverso.
Lo spettacolo visivo proposto è di assoluto livello, e in questo lo Studio Ghibli, ha dato ampia dimostrazione nel corso del tempo.
Se c'è una piccola cosa che non ho completamente apprezzato, è il rapporto tra Haku e Chihiro, che mi sembra a tratti troppo forzato e infantile, sopratutto in alcune scene.
Ad ogni modo, "La città incantata" rimane uno dei migliori film di Miyazaki, assolutamente da vedere sia che siate fan del regista sia che vi avviciniate la prima volta a un'opera di Miyazaki.


 1
Andrea Levorato

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Qui l'immenso Miyazaki dà sfogo a tutta la sua vena visionaria, e "Spirited Away", oltre a essere senza dubbio il suo miglior film, si candida tranquillamente a miglior titolo d'animazione nella storia, e altrettanto tranquillamente a miglior lungometraggio della cinematografia moderna. Tanto per cominciare il film è secondo me un capolavoro.
Chihiro è un'ombrosa bimbetta di 10 anni, che si sta trasferendo con mamma e papà. Durante il viaggio i tre si imbattono in uno strano ingresso che porta a splendide praterie verdeggianti. Tra di esse sorge una cittadella apparentemente disabitata dove c'è un'invitante banchetto lasciato al prossimo. I genitori della piccola si abbuffano fino a diventare maiali, ma la piccola orgogliosa e prudente (o meglio paurosa) non tocca nemmeno una pietanza. E rimane sola fino a sera quando tutto prende vita come in un sogno, ma questo è un incubo. Chihiro viene ridotta a lavoratrice in un complesso termale per dèi, sotto il controllo della dispotica strega Yubaba. Con l'aiuto del maestro Haku, un suo coetaneo, la piccola riuscirà a tornare a casa.
Con "La città incantata" il genere di animazione si eleva a un livello paritario se non superiore ai più grandi film della storia. E' uno splendido e commovente percorso di formazione, un elogio alla lealtà, all'amicizia, all'amore e al coraggio.
Per due ore siamo trasportati in un mondo così bello e pure così crudele, anche più del nostro, dove a contare sono i disegni - mai visti di così belli - i paesaggi iperrealistici e la colonna sonora, davvero impareggiabile, commovente e melanconica.
Qui il maestro dell'animazione ha superato se stesso. Non sarà difficile immaginarsi il risultato, che è assolutamente inclassificabile. Altri titoli capaci di fare ciò? "Una tomba per le lucciole", "Il castello errante di Howl", "Nausicaa della valle del vento" e, credeteci o no, "Monsters & Co.".
Assolutamente imperdibile.


 3
Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
È davvero indubbio che questo film sia l'apoteosi dell'immaginazione! Che grafica, che sfondi e che colori pervadono l'intera narrazione.
"La città incantata" adopera un topos non troppo raro, ovvero il trovarsi improvvisamente in un mondo fantastico partendo da un posto reale (vedi "Pagemaster", ad esempio) e la storia che si svolge prende sostanzialmente spunto dal tema della strega malvagia che governa il suo piccolo reame.
Cionondimeno, la trama è apprezzabile, grazie ai numerosi personaggi, primari o secondari, buoni o maligni, che contribuiscono al tutto. Spiriti, mostri, magia e bizzarri tizi e avventure rendono il tutto interessantissimo.
Nella storia, almeno fino al finale, manca una base sentimentale o moralistica, tanto che Sen ben presto smette di piangere e di pensare al mondo reale e ai genitori, che di rado ricompaiono nel suo pensiero, pur essendo sempre di sfondo. Il finale, invece, mostra un improvviso picco di sentimentalismo assolutamente abominevole ai miei occhi.

Questo film d'animazione non è di certo una grossa pretesa psicologica, è più che altro un giocare con l'immaginazione fanciullesca e fiabesca; di conseguenza avrei davvero preferito che Miyazaki conducesse tutta l'opera su questa strada, evitando quel finale alla "ti amo e quindi farò di tutto per salvarti", tra l'altro tra due personaggi che a stento si conoscono.
Il tema dell'amore guasta decisamente l'atmosfera magica.
Comunque sia, dacché sostanzialmente 9/10 di tutto sono apprezzabili e non ne ho apprezzato solamente un decimo, direi che un voto alto è pur sempre possibile.
Un'altra piccola mia malinconia riguarda il Senza-volto, di cui avrei voluto conoscere di più, avendolo trovato un personaggio davvero accattivante. Il suo dualismo chiaramente percepibile, il suo oscillare tra la bontà dovuta a una sorta di vero amore non corrisposto con la protagonista e la cattiveria foriera di caos, lo rendono il personaggio più interessante del film.


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Mirabella

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
"La città incantata" per me è un film bellissimo, in vero stile giapponese, ma che si lascia guardare anche dagli Occidentali.
Ci sono così tanti mostri e personaggi strani che sembra davvero di immergersi all'interno di un mondo incantato, dove, nonostante le diversità, si è tutti uguali.
Mi è piaciuto molto il personaggio principale, pieno di forza e volontà nonostante la giovane età.
Sicuramente "La città incantata" è un film che consiglierei sia ai grandi sia ai piccoli, in quanto la storia è fruibile e scorre molto bene e la mitologia giapponese è trattata in maniera così semplice da risultare adatta a qualsiasi età e mentalità.
Do 9 solo perché c'è un film che mi piace di più, ma credo che stilisticamente sia addirittura superiore al mio preferito, "Il Castello Errante di Howl".


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Eretria90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
L'indubbio talento di questo film è la sua grafica. Pochi film d'animazione reggerebbero il confronto. L'Academy Award è meritatissimo.
Il film non si cura solo per gli sfondi di un'ambientazione a dir poco suggestiva, ma si preoccupa proprio di ogni movimento fluido e realistico dei personaggi a cui dà ombre, sfumature e tratti deliziosi. Già solo dalla tecnica grafica percepiamo una certa aura provenire dal film.

La pecca - a mio parere - sta nella trama. Non se ne afferra il senso e si perde in episodi sconclusionati con alcuni personaggi al suo interno. Tipico di alcuni film della Ghibli è l'andamento lento. Beh, qui l'ho trovato un po' troppo marcato.
Le carte sono in regola per un ottimo film, e in partenza avevo riposto in esso tutte le mie speranze. Tuttavia l'ho trovato un po' sonnolento nel bel mezzo della narrazione. Verso la fine poi non c'è nulla di fatto.
Concretamente non ho ricevuto molto da La Città Incantata ai fini della trama. E' stato per lo più un documentario alla scoperta di una città speciale e originale all'occhio di chi la guarda.

NickTheStampede

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NickTheStampede

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
A mio avviso La Città Incantata è un capolavoro, un diamante grezzo dell'animazione mondiale. Potrei anche non dire altro. Il film ha una storia bellissima e poetica, dolce e intensa, dotata di un'armonia e di un fascino a mio avviso difficilmente emulabile. Non per niente il film ha vinto un Oscar. Raramente altri film e/o anime sono stati in grado di conferire una bellezza visiva e un'intensità di tal genere a ogni singolo fotogramma del prodotto. Come una favola di Andersen, al centro della storia vi è la crescita psicologica di una capricciosetta bambina di 10 anni di nome Chihiro. La Città Incantata è la storia di una rinascita spirituale ed emotiva ottenuta grazie ad avventure incredibili e a un mondo fantastico, ma neanche troppo. Chihiro è la sintesi perfetta di ogni altra protagonista degli altri film del geniale Miyazaki: ha la curiosità di Mei de "Il mio vicino Totoro", la determinazione di Nausicaa di "Nausicaa della valle del vento", la genuinità di Kiki di "Kiki: servizi a domicilio" e la dolcezza di Fio di "Porco rosso". Oltre a lei una galleria strepitosa di personaggi colorano con mille sfaccettature questo capolavoro: l'altruista e forte (Ko)Haku, il gran lavoratore delle caldaie dal cuore d'oro Kamaji, l'avara e perfida strega Obaba, il misterioso e generoso spirito "senza nome"... uno spettacolo a cui nessuno spettatore dovrebbe rinunciare. E' più che un bel film, è una buona azione. Complimenti davvero allo studio Ghibli, al geniale Miyazaki (che a mio avviso qui raggiunge una bravura mai vista prima) e a tutti gli animatori che hanno reso possibile questa bellissima opera.


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Uccello Gira-Viti

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Votato come miglior film dell'anno in patria, con incassi che hanno superato quelli di "Titanic" e premiato con nientepopodimeno che un Oscar come miglior film di animazione, è stato il primo (e spero non ultimo) anime a ricevere questo premio.
Recensisco dopo avere beccato con grandissimo piacere e fortuna un'edizione "deluxe" del film a soli nove euro, e dopo essermi impressionato perché non credevo che questo lungometraggio che avevo visto anni fa su Sky per sbaglio avesse vinto così tanti premi.
Il film comincia nel più normale dei modi: Chihiro è seduta tristemente in macchina mentre,con i genitori, se ne va verso la sua nuova città, dove sta traslocando, ovviamente visto che chiunque ha fatto almeno un trasloco da una città all'altra può capire come ci si sente. La ragazza infatti è triste e scocciata, e con un certo rancore verso i genitori passa il viaggio a lamentarsi.

A un certo punto però il padre, sicuro di prendere una scorciatoia, si perde, finendo per trovarsi davanti a un misterioso edificio che viene subito esplorato dai due curiosi genitori e dalla figlia, che però al contrario dei due è spaventata.
Entrando si trovano in una specie di dimensione parallela, un enorme paesaggio nel quale si trova anche una grande città in stile orientale piena di ristoranti e chioschi, dove i genitori si fermano allegramente (e ingordamente) a mangiare, senza nemmeno chiedere permesso. La ragazza al contrario si rifiuta, continuando a provare quel senso di inquietudine, che poi si rivelerà per giusto quando, al sopraggiungere della notte, si scopre che in realtà quella è una città di spiriti e che quindi non è di certo luogo per la ragazza e per la sua famiglia. Però, se Chihiro viene salvata dall'intervento tempestivo di Haku, un suo coetaneo che vive in quella città, non hanno la stessa fortuna i genitori, che finiscono per essere tramutati in grossi maiali, che però non saprebbero pilotare nemmeno il più semplice degli aerei.

Così Chihiro finisce per lavorare nello stesso luogo di Haku, delle terme per spiriti, sperando un giorno di riuscire a "riconquistare" i genitori e tornare nel mondo reale.
Questo film è stato indubbiamente un successo: oltre alle tecniche di realizzazione e alle colonne sonore, che a mio avviso valgono tutti i sedici milioni di euro del budget, fino all'ultimo centesimo, è uno dei pochi film che riesco a vedere e rivedere senza mai stancarmi.
Nonostante presenti una trama apprezzabile anche per un bambino piccolo, spesso La città incantata presenta metafore ben più nascoste, che rendono il film godibile anche per un cinefilo adulto.
Ormai, avendo il DVD, lo guardo spesso nei momenti vuoti, magari i sabati sera senza senso (intervallandolo con Totoro e con altri film dello studio Ghibli che ho in DVD), e ogni volta finisco la visione soddisfatto.
Miyazaki riesce a infilare un libro, che sicuramente di per sé era ottimo, in un fantastico vestito fatto di ottima regia, colori e animazioni ottime e musiche a mio avviso perfette, aggiungendo quel qualcosa in più che secondo me fa di questo film un capolavoro.
Che dire, questo film è consigliatissimo a tutti quanti, nessuno escluso.


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francygaia

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ho trovato La città incantata veramente entusiasmante.
Do 10 e lode per la storia, che è veramente originale, e per i disegni, che sono molto belli e realistici. Lo ritengo, come si dice, un'anime "perfetto".
Vidi La città incantata la prima volta a scuola con la mia professoressa di arte e appena lo vidi mi si illuminarono gli occhi. Lo trovai bellissimo: i disegni, la storia, il paesaggio, tutto era a mio avviso magnifico.
La storia parla di Chihiro, che sta per traslocare con la sua famiglia. A un tratto i protagonisti si ritrovano in un vicolo cieco con un tunnel, allora decidono di attraversarlo e vidono delle antiche rovine. Andando avanti, dopo avere passato il tunnel, si ritrovano in una bancarella piena di cose da mangiare. I genitori di Chihiro si abbuffano, mentre lei no perché è sospettosa. Allora dà un'occhiata in giro e vede un ragazzo. Va da lui che le racconta che questo mondo è governato da Yubaba. Chiniro cerca di adattarsi, ma poi quando fa ritorno vede i suoi genitori trasformati in "maiali". A questo punto va da Yubaba a chiedere un aiuto, ma lei dice che per far tornare i suoi genitori come prima deve lavorare.
Per quanto riguarda il caracter designer, invece, il film è molto curato e fresco. Tutto questo rende l'anime quasi tridimensionale. Gli sfondi sono molto curati e realistici, come ho detto prima.
Diciamo che quest'anime lo consiglio a tutti, lo trovo ottimo per tutta la famiglia. Tra l'altro ha vinto un premio ed è considerato uno dei capolavori di Hayao Miyazaki.


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onizuka90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 6
Il mio pensiero andrà anche controcorrente, ma di certo non temo le critiche. A mio avviso "La città incantata" non è un capolavoro assoluto dell'animazione, come invece sembra essere convinta la maggior parte delle persone. Ma il fatto che molti individui sostengano uno stesso punto di vista non vuol dire che esso sia valido, nel Medioevo la stragrande maggioranza delle persone era convinta che la Terra fosse piatta, ma così non era. Lo stesso vale per questo film, idolatrato all'inverosimile dalla massa.

Si sa, è facile gridare al capolavoro, soprattutto quando un film proviene da un autore di così illustre fama e si finisce per considerare (immeritatamente) capolavori tutte le sue opere.
Il difetto enorme, a mio parere, di quest'opera di Miazaki è che non si discosta dalle ripetitive tematiche proprie del regista, le quali connotano l'intera sua produzione. Il limite, autoimposto a mio avviso, è quello di non riuscire ad andare al di là della banale morale, scialba e monotona tipicamente fiabesca senza introdurre analisi o approfondimenti che sarebbero risultati graditi. Anche l'insieme di metafore e simbologie presenti richiamano tutte un'iconografia propria di una morale perbenistica e buonista tutt'altro che interessante.

La grande forza di quest'anime, e il motivo per cui è così apprezzato, è rappresentata dal modo in cui vengono espressi i sentimenti dei personaggi, con poeticità ed estrema dolcezza, ma è anche qui che si presta il fianco al fraintendimento. Molto spesso si finisce per confondere tra dolcezza e profondità. Quest'ultima viene raggiunta con l'addentrarsi in un un'analisi dei temi, ma in questo film non si nota nulla del genere, poiché tutto viene trattato con linearità e senza profonde riflessioni.
Unico aspetto positivo, che peraltro mi ha molto colpito, è stata la figura del senza volto. Dal punto di vista metaforico è molto interessante. Nonostante la sua capacità di "vomitare" denaro senza un limite, la cortesia di cui è oggetto è frutto d'ipocrisia. Per questo rimane solo e isolato, quasi a volere dire che i soldi non possono comprare la felicità, men che meno la fiducia degli altri. Solo dopo che lui avrà stretto un legame di amicizia con la protagonista sarà in grado di trovare la sua felicità.
Anche qui si vede il riflesso di quel buonismo tipico di Miazaki, ma la riflessione è degna di merito.

Un altro fattore insopportabile è l'onnipresente storia d'amore tra i due protagonisti principali, nonostante essi si siano conosciuti da un minuto sono già profondamente innamorati.
Il film dunque può offrire solo puro intrattenimento, coinvolgimento emotivo, ma non si sforza di addentrarsi in qualcosa di più.
S'intenda, nulla voglio togliere all'importanza che Miyazaki ha come autore e all'influenza che il suo stile ha portato nel modo di fare animazione.

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico quest'anime è senz'altro sensazionale. L'animazione è perfetta, fluida, le colonne sonore ottime e i paesaggi e le ambientazione sono una gioia per gli occhi. Ma solo la struttura non basta a determinare un capolavoro. E' come una casa addobbata a festa ma con le fondamenta in procinto di crollare.
Non essendo rimasto soddisfatto della visione, tanto che in alcuni punti sono arrivato a provare addirittura noia, il mio voto rasenta la sufficienza: 6-.


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sevenbreads

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Che film. Finora io lo considero il film d'animazione. Quasi mi mancano le parole per descriverlo, è qualcosa che ti tocca l'anima, tra un disegno (sempre perfetto) e un altro sembra quasi di galleggiare come in un sogno fatto da un bambino, dove i colori e le emozioni regnano sovrani e la logica perde di significato. "La città incantata" è un'opera che nella sua semplicità riesce ad affrontare problematiche esistenziali, massime di vita e dilemmi esistenziali celandoli in personaggi, situazioni e dettagli più o meno velati, cosicché ogni volta che si guarda il film se ne scoprono di nuovi.

In quest'opera Hayao Miyazaki ha raggiunto il culmine, l'apice di un viaggio che era partito nel lontano 1984 con l'ottimo "Nausicaa della Valle del vento", prodotto dall'ancora nascente Studio Ghibli. Questo lungometraggio è la punta di diamante, il fiore all'occhiello di un'artista che, sebbene venga stimato nei paesi del Sol Levate, continua a essere snobbato da noi a favore di film sempre più commerciali - salvo rare eccezioni - di produttori occidentali, vedi Disney Pictures e DreamWorks Animation.
"La città incantata" è un film che va visto. Punto.

P.S.: della serie "se la classe non è acqua", Akira Kurosawa diceva di Miyazaki: "Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello."


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Sonoko

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
La città incantata è un film di Hayao Miyazaki ispirato al romanzo "Il meraviglioso paese oltre la nebbia", di Sachiko Kashiwaba. La trasposizione è in realtà molto libera: nel film di Miyazaki la protagonista, Chihiro, non va semplicemente in vacanza, è in viaggio con i genitori perché il padre è stato trasferito, ed è visibilmente seccata all'idea di dovere lasciare per sempre la sua vecchia casa e tutti i suoi amici. Nel corso del viaggio suo padre decide di prendere una scorciatoia ed è così che la famigliola si ritrova davanti ad una misteriosa galleria.
Nonostante le reticenze di Chihiro i genitori decidono di entrarci, ed anche lei li segue: si trovano così in una misteriosa città che sembrerebbe disabitata se non fosse per dei ristoranti in cui trovano varie pietanze fumanti. Mentre Chihiro si guarda un po' intorno, i genitori si siedono a mangiare, ma al suo ritorno lei trova ad attenderla la brutta sorpresa di ritrovarli trasformati in maiali: Chihiro è disperata, ma l'incontro con il giovane e misterioso Haku, che la sostiene, le fa capire che deve farsi forza per riuscire a liberarli da quell'incantesimo.

Adoro questo film e l'ho già visto diverse volte, non mi annoia mai. Come in molte opere di Miyazaki, non tutto è come sembra e a ogni visione ho l'impressione di coglierne nuovi dettagli, nuovi significati.
"La città incantata" non è semplicemente una favola fantasy, con spiriti, streghe, draghi volanti e altri esseri simili, è una storia di crescita, ed è difficile riconoscere la petulante e capricciosa bimbetta dei primi minuti nella ragazzina matura e responsabile del finale. All'inizio Chihiro strepitava e batteva i piedi per terra affinché i genitori facessero ciò che voleva lei, alla fine la vediamo seria e determinata a salvarli, e anche disposta a rischiare la vita per aiutare colui che era stata per lei l'unica presenza amica nel momento in cui tutto sembrava perduto.
Il finale non è pienamente allegro, classico, ma ha una certa dose di malinconia, ma che non indica un brutto finale, semplicemente è in tema con lo spirito del film.
Splendidi (quasi inutile dirlo, trattandosi di Miyazaki) sono gli sfondi, bellissima trovo anche la colonna sonora. Sinceramente all'inizio la protagonista mi è parsa alquanto bruttina rispetto al solito, ma poi non ci si fa più caso.
"La città incantata" è un film da vedere e rivedere, senza stancarsi mai. Voto finale: 10.


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Nyx

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Trattasi per me di un bellissimo film di animazione che può vantare su un elevatissima qualità tecnica e su una trama a dir poco appassionante e coinvolgente.
"La città incantata" presenta una storia come un sogno, una fantasia. E' un'opera tanto estrosa come non ne vedevo davvero da tantissimi anni. Non per nulla vinse numerosi e prestigiosi premi. In patria fu decretato film dell'anno, al festival di Berlino 2002 vinse l'Orso d'oro, a L.A. prese l'Oscar per il miglior film d'animazione nel 2003 e ricevette premi e critiche favorevoli anche negli USA.

In Giappone, dalla sua uscita nel 2001, "La città incantata" è stato visto da 23 milioni di persone (è stato detto che alla fine del 2002 un giapponese su sei aveva visto il film) con un incasso di circa 250 milioni di dollari statunitensi, superando ampiamente Titanic.
Sul mercato statunitense il film è uscito nel 2002, in un numero limitato di sale cinematografiche, incassando in un anno 10 milioni di dollari. L'edizione in DVD, uscita dopo l'Oscar, ha avuto un più largo successo.
In Italia è approdato nell'aprile 2003, due anni dopo la prima proiezione. L'adattamento in italiano tuttavia è considerato meno buono dello standard Mikado.

Questo gigantesco successo, dopo avere visto l'opera per intero, non mi sorprende minimamente.
Protagonista della storia è una bambina che si trasferisce in un' altra città insieme ai genitori. Lungo il viaggio per trovare la nuova abitazione s'imbatteranno in un luogo misterioso e "affascinante" e la bambina si troverà suo malgrado da sola a cercare di salvare se stessa e i genitori in un' avventura che, ripeto, a mio avviso ha qualcosa di assolutamente eccezionale e geniale nella sua "semplicità".
Potrei scrivere decine di pagine per descrivervi passaggio dopo passaggio le "angoscianti meraviglie" in cui si troverà coinvolta la protagonista della storia, ma sarebbe davvero un peccato mortale anticipare qualcosa della trama a chi non ha ancora visto questa perla dell'animazione.

Il film possiede una trama fantastica, semplice ma strutturata in modo solido e convincete. Pur non amando le opere fin troppo fantasiose mi ritrovo a decantare le lodi di quello che ritengo un capolavoro indipercui, se siete tra i pochi che ancora non l'hanno visto, colmate questa pesantissima lacuna e godetevi questo piccolo grande film di Myazaki. Molto difficilmente potreste rimanerne delusi.
Raccomandatissimo a chiunque.

giorgio13

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Chihiro, bambina di 10 anni, e i suoi genitori si stanno trasferendo in una nuova città; lei però non gradisce molto questa scelta. Mentre viaggiano in auto, si perdono, e il padre decide di prendere una scorciatoia lungo un sentiero di un bosco; dopo un breve tragitto la famiglia arriva a quello che sembra essere un parco di divertimenti abbandonato. Incuriosito, il padre guida la famiglia attraverso un tunnel, per trovare una città deserta ma con tantissimi chioschi pieni di cibo appena sfornato; i suoi genitori si servono, ma Chihiro preferisce evitare. Si mette quindi a esplorare la zona e incontra un ragazzo di nome Haku che la avverte che è pericoloso restare lì, e le consiglia di scappare con i genitori. Quando la piccola torna da loro, scopre con orrore che sono diventati maiali, e che l’unica strada per andarsene è ora diventata un fiume; intanto è calata la notte, e degli spiriti appaiono nel parco. Chihiro è disperata, ma sarà aiutata da Haku, il quale le spiega che se vuole salvare i suoi genitori dovrà trovare un lavoro presso il bagno termale degli spiriti.
Inizia così una grande avventura in un magico e coloratissimo mondo popolato da creature di ogni tipo, come ragni antropomorfi, palline di fuliggine, ranocchi parlanti, teste rotolanti, vecchie streghe, bebè giganti, uccelli di carta, dragoni...

L’onirico viaggio che Chihiro compie nel mondo degli spiriti altro non è che la metafora della sua crescita: da bambina viziata e piagnucolona diventerà autonoma, coraggiosa, giudiziosa, in grado di occuparsi di se stessa e degli altri, quindi adulta.
Lei viene separata da tutto ciò che conosceva, tanto che persino il nome le viene sottratto: quindi Chihiro perde la sua identità, ma non “scompare”, infatti “rinasce” come Sen. E' fondamentale però che non dimentichi il suo passato, il suo essere stata bambina. Da adulta deve quindi vivere una nuova vita, con ritmi completamente diversi; deve impegnarsi duramente, superare tutte le sfide che le si presentano: dal trovare un lavoro, allo svolgerlo bene, al farsi accettare da tutti i dipendenti delle terme, al farsi degli amici. Questo film è quindi anche un inno all’amicizia e all’amore, perché se Chihiro (poi Sen) non fosse stata aiutata da Haku, da Kamaji, da Rin e dagli altri spiriti non ce l’avrebbe mai fatta.
Non può mancare in ogni film di Miyazaki la tematica del rispetto della natura, infatti vengono mostrate, attraverso lo spirito più brutto e pestilenziale di tutti, le terribili conseguenze dell’inquinamento dei fiumi, che spesso e volentieri si trasformano in vere e proprie discariche.

Il personaggio più interessante è Senzavolto, uno spirito/fantasma solitario dalla massa informe nera che indossa una maschera bianca. E' paradossale che abbia questo nome, perché egli in realtà ne ha due di facce o personalità: all’inizio è educato, gentile, schivo, silenzioso, e offre a tutti qualcosa; successivamente cambia atteggiamento e diventa vorace e aggressivo, e non esita a ingoiare tutto ciò che gli capita a tiro, esseri viventi inclusi. E' quindi la rappresentazione della golosità dell’uomo spinto sempre all’eccesso, tanto che quando è nella seconda forma è un mostro enorme e grottesco.
Sembra quasi che reagisca agli atteggiamenti di chi incontra, infatti quando fa dei doni a Sen rimane pacato perché lei accetta solo quello che le è strettamente necessario, e non altro; invece quando incontra degli spiriti avidi lo diventa anche lui: c’è qualcosa di pirandelliano in questa creatura, perché come lo scrittore siciliano affermava che ognuno di noi ha una maschera diversa a seconda di chi ci giudica, allo stesso modo Senzavolto cambia in base a come sono accettati i suoi doni. Quindi questo enigmatico personaggio ha infiniti volti, ma nessuno che gli appartenga, perciò un vero volto non ce l’ha. Lui non è altro che il riflesso del carattere della persona che approccia, e siccome nel mondo ci sono persone diverse, nel film viene posta l’attenzione su due modelli opposti, ovvero quello di una Sen educata e gentile (infatti la bambina lo aveva fatto entrare nelle terme perché fuori pioveva a dirotto) e quello delle persone avide, golose, approfittatrici, malvagie.

“Sen to Chihiro no kamikakushi”, questo il lungo e complicato titolo originale, è secondo me un film bellissimo adatto a un pubblico di ogni età; è ovvio che abbia vinto il premio Oscar.

Domenico

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Domenico

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Salta all’occhio come vi siano forti analogie tra questa storia e il celebre “Alice nel paese delle meraviglie”.
Tuttavia, Chihiro, la protagonista, entra sì in un mondo fantastico popolato da strani e caricaturali personaggi che si rifanno alla cultura giapponese, ma ne esce come risultato di un percorso di crescita, di responsabilizzazione. Entra bambina, ne esce donna.
La strega che governa quel luogo le ruba il nome… ed è proprio il ritrovarlo, metafora del trovare se stessi e la propria strada, che la porta “fiorire”, a rivelare la semplicità d’animo, il coraggio, l’amicizia, l’amore, ma soprattutto la forza dell’altruismo che la rendono tanto forte da salvare se stessa e le persone a lei care.

Chihiro scoprirà come individuare l’invisibile confine tra bene e male, riconoscendo che in fondo anche i personaggi più odiosi rivelano una sensibilità, anche se solo sussurrata, da non trascurare.

Ma il film presenta ben più di un allegoria:
Lo spirito senza volto, simbolo della società attuale, ingorda e priva di scrupoli, convinta che tutto si possa acquistare con il denaro, oppure lo spirito del fiume, reso nauseabondo e inavvicinabile a causa dello sconsiderato inquinamento.

Miyazaki è sinonimo di poesia, non si può non rimanere affascinati dai suoi lavori e dalla sua capacità di esprimere messaggi notevolmente profondi attraverso film che in apparenza possono apparire destinati a un pubblico molto giovane, ma che a un esame approfondito, si nota quanto siano pregni di messaggi importanti e nobili.

Nota:
Il film è liberamente ispirato al romanzo “Il meraviglioso paese oltre la nebbia” della scrittrice Kashiwaba Sachiko pubblicato in Italia da Kappa Edizioni.

<a href="http://uskebasi.wordpress.com/2010/02/26/la-citta-incantata-sen-to-chihiro-no-kamikakushi/">uskebasi.wordpress.com</a>


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Nina

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Come dire, un sogno (incubo?) a occhi aperti.
Questo capolavoro, a parer mio il migliore tra i lungometraggi del maestro (quelli che ho visto), tratta il tema della crescita e della maturazione. Una storia dove adulti e bambini si scambiano le parti e non si riesce a dire chi sia più maturo. Una storia anche di amicizia, amore e solidarietà, adatta a un pubblico di piccoli, sì, ma soprattutto di grandi, quei grandi che proprio in questo film si mostrano i più ingenui e ciechi.
Altro tema fondamentale è quello della scelta. Ogni passaggio, ogni azione compiuta dalla protagonista, ma anche dagli altri personaggi, comporterà una scelta fondamentale che avrà ripercussioni sulla storia.

Per quanto riguarda l'aspetto grafico, non si può trovare niente da discutere. Le ambientazioni fantastiche, rese spettacolari dalla ricchezza dei particolari, e da un caleidoscopio di colori, fanno da contorno ai tantissimi personaggi, tutti diversi ma tutti ben caratterizzati, ciascuno con i propri pregi e i propri difetti. Le emozioni che provano sono così profonde che è impossibile non provarle sulla propria pelle durante la visione.

E' stato il mio primo film di Miyazaki, e forse anche per questo è quello a cui sono più legata. Forse la mia è una valutazione di parte ma un 10 non glielo toglie nessuno.
Ancora devo trovare un film che mi abbia affascinato e trasmesso così tante emozioni.


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2alexx2

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Visto ieri sera, poco da dire, Miyazaki è veramente bravo!
Non conosco moltissimo questo disegnatore/autore, nel senso che non ho visto molte sue opere; lo conosco di fama e posso capire il perché.
In pratica un lungometraggio (ispirato ad Alice nel paese delle meraviglie?), più di 2 ore di animazione, con una gran bella regia. A vederlo non si pensa di vedere un cartone animato, ma bensì un film vero e proprio.
I disegni mi sono piaciuti moltissimo e alcuni effetti usati nel corso dell'anime, secondo me, sono stati d'ispirazione per molti anime.
Nove è il voto che mi sento di dargli: ho visto molti dieci, ma non me la sento proprio di dargli dieci; è una mia sensazione, ma sicuramente si merita un voto alto.

La trama, parte inizialmente in modo molto semplice, per poi avere dei piccoli risvolti successivamente: una trama che tutto sommato non annoia proprio perché si scoprono tanti personaggi, alcuni a sorpresa, e tante rocambolesche situazioni.

Lo consiglio a chi si volesse avvicinare a questo mondo, poiché si discosta molto dai lungometraggi anime che magari siamo abituati a vedere. Un film per tutta la famiglia che può stupire grandi e piccini. E forse, dopo questo film, molti potranno capire che fare animazione è un'arte come la pittura, fare film e altro, e non solo intrattenimento per piccolissimi.
Che dire, ve lo consiglio altamente!


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Raziel90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler

La città incantata è uno dei capolavori del maestro Miyazaki (Oscar come miglior film di animazione del 2003). L’anime racconta le vicissitudini che si ritrova ad affrontare la piccola Chihiro, la quale insieme ai genitori viene catapultata in un mondo “parallelo” abitato da spiriti e divinità tipiche della cultura giapponese. Dopo che i genitori sono stati trasformati in maiali dalla maga Yubaba a causa della loro ingordigia, Chihiro armata solo del proprio coraggio, di forza di volontà e di nobiltà d’animo dovrà destreggiarsi all’interno di questo misterioso mondo che la porterà a un’importante crescita interiore con la scoperta dell’amore, grazie al quale riuscirà, insieme all’aiuto di diversi aiutanti tra i quali Haku, nel suo intento: salvare i propri genitori. Tematiche principali dell’opera sono dunque la forza dell’amore e dell’altruismo, elementi topici della produzione miyazakiana, in un crescendo di forti sentimenti e vivaci emozioni.
Dal punto di vista tecnico l’anime raggiunge una elevata qualità sia nei disegni che nelle sceneggiature (come solito dallo Studio Ghibli); da non trascurare poi le colonne sonore, molto dolci, tra le quali spicca quella finale, “Itsumo nando demo”, semplicemente fantastica.
Personalmente credo che sia un’opera da vedere nel modo più assoluto. Se c’è un aggettivo per descrivere l’anime credo che sia: "magico". Magici i disegni, magica la trama, magici i temi trattati. Insomma, si è capito che è il mio film di animazione preferito.


 2
deathmetalsoul

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Nel 2001 dalla direzione di Hayao Miyazaki e dalla produzione dello studio Ghibli nasce uno dei grandi capolavori dell'animazione giapponese, uno di quei film che prendono posto nella storia in pochissimo tempo e non se ne andranno mai più: La Città Incantata. La trama è tanto semplice quanto incredibile, non ci sono parole atte a descrivere la freschezza di questo prodotto, non ci sono frasi tali da far capire la grandezza, però sapendo chi ha scritto e diretto la storia non dobbiamo sorprenderci, anzi dobbiamo sempre e solo sperare che "EGLI" produca più opere possibili perchè quasi sicuramente andranno a far parte dei più grandi prodotti. Come in molti prodotti di Miyazaki anche in questo predomina la parte fantasy: il tutto è visto dagli occhi di una fanciulla, dinanzi ad essa infatti si manifesteranno le cose più impensabili e strabilianti che un adulto che ha perso la sua immaginazione non potrà mai vedere. Il film si basa principalmente sulla crescita interiore della piccola protagonista, la quale all'inizio è visibilmente molto impaurita da ciò che la circonda, ma man mano che prosegue l'avventura supererà le sue paure fino a divenire padrona delle sue azioni e riuscire nel suo intento. Credo che non ci sia bisogno di parlare della parte tecnica perchè essa è eccelsa sotto tutti i punti di vista, mai un difetto, mai una sbavatura, tutto curato maniacalmente in modo da contornare una grande opera. Davvero mi sento di consigliare quest'opera a tutte le persone di tutte le età perchè è davvero un'esperienza da non perdere, credo inoltre che i genitori lo dovrebbero far vedere ai più piccoli insieme alle fiabe Disnyane poichè questo senza alcuna ombra di dubbio non potrà mai sfigurare: due ore di una storia meravigliosa che rimarrà nei cuori di chi le vede per tutta la vita.


 4
M3talD3v!lG3ar

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
Orso d'oro ricevuto nel 2002 per il miglior film d'animazione, e potremmo fermarci qui (anche perchè ci vorrebbero ore per elencare i restanti premi e menzioni d'onore aggiudicatisi) . Nel senso che l'anime in questione è stato il primo in grado di mettere d'accordo proprio tutti, pubblico e critica, sul fatto che si trattasse di un'opera magistrale, spettacolare, fantastica, alla pari di capolavori come Fantasia di Disney.
Il maggior merito di tale lode spetta come sempre a Miyazaki-sensei, autore, regista e sceneggiatore, che nel 2003 si aggiudica un meritatissimo oscar, ma non da meno sono l'art director, Y! ji Takeshige, e l'animatore Masashi Ando, artefici di una realizzazione a dir poco straordinaria.
Le trame dei lungometraggi di produzione Ghibli, si sa, non hanno bisogno di essere sofisticate, così non si smentisce questo titolo: si mira alla creazione di una storia capace di attirare nel suo mondo lo spettatore, complici un'atmosfera fiabesca, l'esaltazione della fantasia, la spontaneità dei contenuti, il binomio sogno-realtà, il ruolo predominante dei sentimenti e i ricordi d'infanzia.
La storia in breve: la piccola Chihiro è in viaggio con i genitori, diretta verso la loro nuova casa. Affascinati da uno strano edificio, nonché affamati, i tre si fermano per dare un'occhiata a cercare del cibo. S'imbattono così in una sorta di ristorante all'aperto e, poiché pare deserto, marito e moglie approfittano dei piatti incustoditi. Chihiro, invece, preferisce curiosare in giro. Quando ritorna al ristorante, la bambina scopre che i genitori si sono trasformati in maiali. E' per lei l'inizio di uno straordinario viaggio in un mondo fantastico, nel tentativo di riportare alla normalità i suoi cari. Dovrà imbattersi in una moltitudine di strane creature e imparare il senso dell'amicizia...
La Città Incantata si presenta come una favola adulta, condita con creature fantastiche e mitologiche, realizzata con un disegno ricchissimo e incantevole, cullata da ottime musiche, un'opera la quale visione non si limita a nessuna fascia di età o generazione... Pertanto, un capolavoro senza tempo.


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Assenzio

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Un Bildungroman animato, una delicata metafora del cambiamento interiore e della crescita affrontato con la piu' sublime poesia dell'animazione.
Tempo or sono, fui particolarmente colpito dalla delicatezza visiva che Miyazaki offre allo spettatore, sia per l'attenzione al dettaglio, sia per la scelta dei colori (anche fondali scuri si vivacizzano con le esplosioni piu' inattese), nonche' per la maestose qualità del disegno, in antitesi rispetto alla dilagante ed invasiva moda del 3d. Non Vorrei sembrare inopportuno e impreciso, ma l'impatto che piu' suggestiona all'inizio e' la sensazione di rivivere un capolavoro Dinseyano vecchio stile, un Pinocchio tra i Cucu' redivivo.
La vicenda non appare ne' forzata ne' irreale, i sentimenti mai anti-umani, Miyazaki esalta i piu' sinceri e spontanei "movimenti del cuore", in un panegirico di bontà. Forse e' proprio questo che, alla luce di un'analisi senza fronzoli e innamoramenti, puo' essere indicato come l'anello debole della sua produzione. L'autore e' un inguaribile ottimista, un vecchio fanciullo, sia sul tema umano che su quello ambientalista; e per un mio gusto personale, anzi desiderio, anelo ad una futura produzione meno ingombrata di miele e con maggiori chiaro scuro, piu' "amara" e quindi piu' "nostra", anche in considerazione della durata.

Prodotto ottimo, anzi eccellente; bellissimo da vedere, destinato ad un pubblico giovane ma adatto anche alla visione degli adulti. Si spera che tanto talento si occupi prima o poi di temi pesanti e difficili, anche solo per apprezzarne una sua interpretazione


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saly

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ottimo film di animazione del maestro Miyazaki, visionario, creativo ed emozionante! Questo film riesce a svegliare in noi il bambino di una volta ed è come entrare in un sogno colorato, buffo e meraviglioso a dir poco! E' una perla rara che trasmette innumerevoli e profondi messaggi che fanno riflettere. Da vedere assolutamente perchè questo film secondo me è una parabola sulla crescita e sulla maturazione. ricco di significati, con personaggi memorabili e momenti di rara dolcezza! Bellissimo!!!


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shuuchan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
La parola "capolavoro" basterebbe da sola come definizione. Eppure appiattirebbe in maniera irreparabile tutto il groviglio di sensazioni che si muovono nella testa di uno spettatore alle prese con quest'opera.
Se devo essere sincero il film non mi è piaciuto da subito. La prima volta che l'ho visto ho pensato: "Tutto qui?".
Se avessi scritto allora questo commento il mio voto sarebbe stato 5.
Però sentivo che da qualche parte nella mia testa una vocina mi diceva di concedere una seconda possibilità, così ho rivisto il film. E ho dovuto ammettere che non era "tutto lì", qualcosa mi era sfuggito. L'ho rivisto di nuovo, e ancora, e ancora. A poco a poco mi si è aperto un mondo davanti. Un mondo fatto di cose non dette, e di piccoli particolari che solo dopo molte visioni mi si sono chiariti.
Il commento tecnico è inutile: ne sono già stati fatti milioni, e tutti sono concordi nel definire il lavoro come "magistrale". Ci sarebbero troppe cose da dire e troppi complimenti da fare (occhio alle animazioni e ai fondali, ma anche alla resa grafica dell'acqua!), quindi lascio perdere.
Un parola in più la vorrei spendere per la colonna sonora, tanto più efficace in quanto "non si fa notare". È un'ancella che accompagna ma non ruba la scena. Da applausi il pezzo di chiusura, "Itsumo nando demo", che con lo stesso spirito ci guida nei titoli finali: semplice al limite della povertà sonora, ma una volta sentito è impossibile scordarlo.
Un consiglio spassionato a chi abbia intenzione di guardare quest'anime e non l'abbia ancora fatto: non giudicatelo dopo una sola visione. Io ci ho impiegato mesi per apprezzarlo.
È stata la prima opera di Miyazaki che abbia conosciuto, e in assoluto il primo film d'animazione giapponese che io abbia mai visto. Prima di vederlo non amavo particolarmente gli anime. Di tanto in tanto seguivo ciò che trasmettevano su MTV e sulla Mediaset. E basta.
Ora sono qui a scrivere recensioni in un sito di appassionati che non parla d'altro se non d'animazione giapponese.
Fate un po' voi.


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Aki

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E' grazie a questo film che sono diventata una piccola fan di Miyazaki-sensei. Apprezzo veramente con il cuore questo film di animazione, il primo che io abbia mai visto sotto consiglio di una ragazza che per giunta non segue l'animazione giapponese. Me ne sono sinceramente innamorata, e ho bramato così a lungo un seguito che quando ho saputo de "Il castello errante di Howl" sotto sotto ho sperato che fosse il continuo. Ovviamente, per tali motivi non l'ho apprezzato a dovere, ma non siamo qui per parlare di lui.

La città incantata mi ha profondamente suggestionato. Spiriti, maghe, esseri antropomorfi, e tutto quello che è solitamente targato dalla fantasia nipponica; non essendo abituata ad una così alta forma di "arte", all'inizio ne provavo quasi paura. Inutile dire che alla fine mi sono ritrovata più meravigliata che altro, e pian piano altri sentimenti si sono aggiunti.


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bepposan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Anime davvero straordinario; come sempre miyazaki ha dato il meglio di se creando un altro "capolavoro"...
La protagonista è Chihiro, una bambina di 10 anni catapultata in un mondo tanto affascinante quanto "spaventoso"; Nella sua breve avventura incontrerà alleati, come Haku, che l'aiuteranno a tornare nel mondo reale insieme ai genitori (trasformatisi in maiali dopo aver mangiato innumerevoli leccornie) e antagonisti quali Yubaba, signora malvagia della città.

simona

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simona

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Ottimo film di animazione del maestro Miyazaki, visionario, creativo ed emozionante! Questo film riesce a svegliare in noi il bambino di una volta ed è come entrare in un sogno colorato, buffo e meraviglioso a dir poco! E' una perla rara che trasmette innumerevoli e profondi messaggi che fanno riflettere. Da vedere assolutamente perchè questo film secondo me è una parabola sulla crescita e sulla maturazione. ricco di significati, con personaggi memorabili e momenti di rara dolcezza! Bellissimo!!!


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agito

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Innanzi tutto ci tengo a dire che ho visto tutte le opere del maestro, da Conan all'ultimo Ponyo, e posso tranquillamente dire che a mio parere questo è senza dubbio uno dei suoi lavori migliori(credo che il migliore sia Porco rosso a cui se potessi darei un 12). La storia anche nella sua semplicità,riesce a trasportarti "spiritualmente" in un mondo magnifico e surreale, immedesimandoti nella protagonista Chihiro trasmettendoti lo stesso senso di angoscia che si può provare in un sogno,e quando finisce non puoi fare a meno di rimpiangere quel mondo pieno di personaggi così fantastici(come lo spirito del ravanello)!!
Uno dei più grandi anime di sempre giustamente premiato con un oscar nel 2003!!


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ALUCARD80

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Come sempre il maestro Miyazaki stupisce e stupisce e stupisce ancora, nonostante questa a mio parere non sia affatto una delle sue migliori opere, anche se non cambia il fatto che si tratti di un bellissimo e indimenticabile lungometraggio, che lo ha portato addirittura ad aggiudicarsi l'orso d'oro alla prestigiosa competizione nota come Festival di Berlino. Trovo un po' strano che questo sia avvenuto con La città incantata, perché in precedenza Miyazaki aveva creato capolavori di ben più ampio spessore, fra cui il mio preferito, Nausicaa.
L'atmosfera che si respira, tuttavia, è quella classica, magica, inimitabile dei film del maestro: questa volta si narrano le avventure e disavventure di Chihiro, una bambina che costretta a traslocare assieme ai genitori, finisce con loro per perdersi in una foresta, capitando fortuitamente al limitare di una grande abitazione sconosciuta. Gli eventi porteranno la tranquilla famigliola a entrare in questa casa, venendo a conoscenza di misteriosi quanto strani personaggi, talvolta buffi, altre volte quasi spaventosi. La trama ricorda a grandi tratti la fiaba di Hansel e Gretel, ovviamente solo in alcuni punti, sovviene alla mente come la bambina entrando in questa misteriosa magione si trovi ad avere a che fare, fra le varie strambe conoscenze, con una vecchia che pare davvero una strega. Ovviamente Miyazaki scende più in profondità, crea una vicenda dal ritmo piuttosto blando (sarebbe stato più adatto un ritmo elevato in alcuni frangenti) ma dai colori brillanti e cangianti, i personaggi calati in scenari meravigliosamente fiabeschi, che si rivelano man mano che la storia procede una goduria per l'occhio. Ancora una volta i disegni sono totalmente a mano, gli scenari idem, simili a veri quadri, le animazioni fluide e la cromatica sapientemente utilizzata dall'autore conferisce ancor più l'aspetto di fiaba misteriosa e anche a tratti un po' inquietante, ricca di eventi e creature sovrannaturali.
Ma la città incantata è un film per tutti, un'altra allegoria delle fiabe passate in chiave moderna, forse non uno dei lavori migliori di Miyazaki, come espresso in precedenza, ma sicuramente un pezzo da novanta che non deve mancare assolutamente a tutti gli appassionati di anime.
Per terminare, anche la colonna sonora è godibile e introduce le situazioni, i personaggi e gli scenari in modo attento e regala realismo, spessore e emozione ad ogni scena.

anonimo

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anonimo

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler

L'ingenua Chihiro e i suoi genitori, per traslocare, si mettono sulla via della nuova casa. Spensierata e sola, siede dietro ai suoi genitori che parlano e scherzano, tenendo in mano un mazzo di rose. Questa è la semplice immagine che colpisce gli spettatori che cominciano a vedere "LA CITTA' INCANTATA". Questo lungometraggio animato del 2001 narra l'avventura della giovane ed intraprendente Chihiro, la quale, durante il suo primo trasloco, perde di vista i suoi genitori, che si fermano per mangiare. Finendo in un luogo somigliante una fiera popolare giapponese, ma disabitata, lei non ritrova più i suoi genitori, che vengono invece tramutati in maiali grossi a causa della loro golosità. Non sapendo più che fare, Chihiro corre via per trovare una via d'uscita e s'imbatte in molti esseri strani come mostri e animali parlanti. Fortunatamente, trova un suo coetaneo che la salva, e le da la possibilità di lavorare al cospetto di una sovrana malvagia, che sennò le farebbe del male. Seguendo i consigli del ragazzo aiutante, Chihiro conserva il suo nome originale, che le viene cambiato dalla perfida strega, che tenta di possedere la sua mente e i suoi ricordi. Dato che nel mondo fittizio di questa strega lavorano tutti esseri mostruosi, nel vedere una ragazza umana, questi mutanti inizialmente le daranno del filo da torcere e la tratteranno come se fosse un'estranea da evitare. In seguito, il suo cuore puro cambierà le idee di tutti coloro che all'inizio la ignorano e la aiuteranno nei momenti difficili. Qui, Chihiro vivrà delle avventure splendide, quasi da sogno, che dimostreranno la sua maturità improvvisa e la sua voglia di salvare la sua vita e quella degli altri. La sua purezza è talmente grande da permettere anche ai più cattivi di diventare buoni, cambiando le loro personalità. Impersonando il coraggio e intraprendo avventure più grandi di lei, Chihiro, l'eroina bambina, salverà la propria vita e la vita dei suoi genitori, uscendo dal proprio IO, maturando, e liberando i suoi genitori dalla maledizione.
"La città incantata", prodotto e diretto dal grande regista Hayao Miyazaki, rivela le qualità e i difetti degli umani, impersonati dagli esseri che popolano ed animano questo film, i quali, con le loro azioni, dimostrano i vizi della gente.
Con una grafica a 2d ottima, molto ben colorata e fatta, ed una colonna sonora melodica e commovente, fatta di passi di pianoforte, questo ottimo film d'animazione si è aggiudicato non soltanto il Leone d'oro di Berlino, ma anche i cuori della gente!

Utente1336

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Utente1336

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
La città incantata (千と千尋の神隠し, Sen to Chihiro no kamikakushi) è un film bellissimo, infatti è del grande regista giapponese Hayao Miyazaki. I personaggi sono di una bellezza incredibile (carinissimi i batuffoli di fuliggine) e di una caratterizzazione impressionante. La storia può sembrare molto complicata ma in realtà non è cosi. La colonna sonora è ottima già dalla musica che si sente quando Chihiro,la protagonista,sta viaggiando insieme ai genitori per andare nella sua nuova casa, fino alla musica dei titoli di coda. La realizzazione tecnica è stupefacente. I disegni sono stupendi,curatissimi fin nei minimi particolari,coloratissimi e tutti disegnati rigorosamente a mano. I pregi del film sono molteplici ma ha anche qualche difetto. Il primo difetto che ho trovato è stata l'eccessiva durata,poco più di due ore di film,mentre il secondo difetto risiede nella trama. E' stupenda ma per via dell'eccessiva durata del film a volte rischia di diventare un pò noiosa, Sembra come se il regista avesse voluto "allungare" il film con qualche scena in più.
Trama: Chihiro e i suoi genitori stanno viaggiando verso la loro nuova casa. Chihiro non vede di buon occhio il trasloco e continua a lamentarsi seduta sul sedile posteriore dell'auto. I genitori però si perdono e notano davanto a loro una strana costruzione che credono un parco giochi. All'interno vi sono solamente ristoranti disabitati ma colmi di cibo e i genitori, affamati, decidono di mangiare qualcosa e di lasciare sul bancone i soldi. Ma dopo aver assaggiato qualcosa la mamma e il papà di Chihiro vengono trasformati in due maiali e l'unico modo per sopravvivere è iniziare a lavorare per la strega Yubaba...
E ora la pagella:
Trama: 8 e 1/2. Ripeto quanto detto prima. La trama è stupenda ma in alcuni punti sembra che perda il fascino che la caratterizza anche per colpa dell'eccessiva durata del film e di qualche scena che si sarebbe potuta anche togliere.
Personaggi: 10. Tutti ottimamente caratterizzati e tutti,a modo loro, più o meno simpatici (carinissima la fuliggine)
Colonna sonora: 8 e 1/2. Di musiche ce ne sono parecchie e tutte bellissime e messe nei punti giusti
Disegni: 10. Ogni scena del film è curatissima, i colori vivaci e stupendi e senza l'uso della C.G., i disegni sono fatti a mano e ho letto in giro che le tavole disegnate per il film sono la bellezza di 144mila!!
Il doppiaggio italiano è molto buono, anche se la voce di Chihiro mi è sembrata un pò troppo grande per una bambina.
Nel complesso il film di Miyazaki è stupendo e dovrebbero vederlo tutti, non solo gli appassionati di animazione giapponese.

Achille

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Beh, che dire? Orso d’oro, premio alla carriera a Venezia per Miyazaki, Oscar come miglior film d’animazione, una caterva di cori plaudenti e consensi unanimi dall’industria del cinema occidentale, ecc. ecc. Beh, diffidate dalle jury, specialmente dall’Academy, sempre e comunque. Voglio dire, ha dato l'Oscar a Shrek e la nomination a robe come Bolt o Madagascar, per non dilungarmi sulla cecità verso maestri assoluti del cinema, Kubrik e Tarantino su tutti!
Che Miyazaki meritasse un riconoscimento internazionale per il suo genio inesauribile e fatato, questo è fuori discussione. Ma riceverlo per questo film liquida la faccenda con lo smacco di vederlo assegnato a uno degli anime più disneyani che abbia visto (il che spiegherebbe il grande apprezzamento internazionale), e non ad altre opere ben più intense e di spessore dello stesso regista.

Per carità, non ho nulla da dire sulla parte visiva o su quella musicale. Sotto quest'aspetto le opere del maestro sono sempre meravigliose, e questa non è da meno. Anzi è probabilmente una delle più riuscite sotto l’aspetto dell’atmosfera incantata della città, delle ambientazioni e dei fondali sempre magici, e di tutta la suggestione incantevolmente favolistica che, complici dei colori superlativi, ammanta l’opera di un barocco sublime e fatato. Tuttavia la storia è troppo esile per reggere da sola tutto quest’apparato riccamente tessuto.
Alcune parti sono geniali, alcune scene divertentissime, delle situazioni appaiono davvero affascinanti, altre sembrano uscite da sogni di bambini. Come al solito ci viene servita una carrellata di personaggi strampalati, particolarissimi e decisamente simbolici, quasi tutti ben riusciti, ma – tranne pochi – carenti di uno spessore e di un carisma che possano catturare.

Tutto sommato si può riassumerla, la trama, nella classica fiaba a sfondo sess… ehm, amoroso, con varie prove da superare, con percorsi che s'incrociano e si separano, varie lezioni e morali da apprendere e una bella risoluzione finale che fa contenti tutti i piccini, e gli uomini meno piccini ma amanti dei lieto fine dolci e teneri. Ma che viene trattato alla fine? Il film, di duro, o intenso, o drammatico, o impegnato, o profondo, o enigmatico, o struggente, voglio dire, che ti lascia? E' molto leggero, piacevole da guardare, senza eccessi: per chi trova queste cose un pregio, allora "La città incantata" è un film imperdibile. Ma personalmente ritengo che formalmente, concettualmente, dal punto di vista della profondità e per tematiche affrontate, è “Howl” il capolavoro di Miyazaki.

Certo vado sempre contro corrente, e me ne vanto anche, ma delle volte il nome è talmente ingombrante che fagocita nella sua aura tutto quello che produce, e si finisce per sovrapporre all’opinione limpida sulla singola opera il giudizio qualitativo e il valore globale di Miyazaki. Tutto questo per dire che fa riflettere – riflettere parecchio –, lascia interdetti, sdegna e provoca una frustrazione senza limiti che lo stesso “Howl”, “Mononoke”, il recente e stupendo “The Sky Crawlers”, “Jin-roh”, “Innocence” e, in assoluto sopra tutti, “Ghost in the Shell”, non abbiano ricevuto dalla “critica specializzata” – tranne che da una cerchia ristretta di appassionati e intenditori reali di cinema, quello vero - nemmeno 1/10 della lode e dei riconoscimenti che strameritavano.
Con "La città incantata" è stato infine premiato il cinema d’animazione orientale, o semplicemente qualcosa che si avvicinava al giudizio edulcorato, disimpegnato e poco profondo che nella maggior parte dell’occidente si lega all’animazione? Ci sono da trarre anche delle conclusioni.


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Melody078

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Un viaggio senza tempo in un mondo incantato. Una leggenda che diventa realtà ed intrappola la piccola Chihiro costringendola a divenire una "cameriera" delle terme dove tutti gli essere incantati soggiornano. L'importanza di un nome, di un'identità. La lotta contro il tempo che potrà trasformare definitivamente i suoi genitori in maiali. L'amore del drago d'acqua, il continuo cercare di proteggersi a vicenda. I paesaggi stupendi e sublimi, da spezzare il respiro. Questo è Miyazaki in uno dei suoi più riusciti capolavori. Perfetti i disegni, i colori, il poco uso della computer grafica, avrebbe stonato di più. Le musiche così romantiche e rilassanti ti raccontano di paesi lontani, di ruscelli, di acqua gorgogliante e zampillante. Insomma da vedere ASSOLUTAMENTE!


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SuperFra

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
La città incantata è l'unico anime ad aver vinto un premio oscar come miglior film d'animazione (2003). In esso vengono narrate le vicende di Chihiro, una ragazzina che per caso entra in un fantastico mondo parallelo, dove gli spiriti regnano sovrani. I suoi genitori, ingordi prendono a cibarsi con il cibo riservato agli spiriti e come punizione vengono tramutati in maiali. Ha così inizio la sua avventura in un mondo fatto di contraddizioni, fantasticherie, meravigliosi scenari e fantastici personaggi di ogni razza e specie. La favola è una carrellata di sensazioni fantastiche e considerazioni sulla semplicità dei sentimenti più puri. Vengono così combattuti sentimenti come il risentimento, l'odio, l'avarizia e quanti altri vizi. Chihiro inizia a lavorare per una stazione termale in cui gli spiriti più ricchi vanno per trovare conforto dalle fatiche. La bambina aiutata da Haku, il tirapiedi della proprietaria della stazione termale, inizia una nuova vita, scoprendo la grande avidità nascosta dagli abitanti di quel mondo. Riesce ad aiutare alcuni clienti con la sua semplicità e la voglia di fare, conquistandosi così l'affetto della maggior parte dei lavoratori delle terme.
Senza rivelare oltre la trama è importante soffermarsi sulla genuinità dei sentimenti espressi e dalle tematiche trattate nel film. Queste ultime sono molteplici, e spesso non propriamente palesi; un esempio sono lo sfruttamento degli animali da parte dell'uomo e l'inquinamento sfrenato della terra e delle acque. Da sempre molto sensibile a tali tematiche Miyazaki le esprime con encomiabile sensibilità e passione, riuscendo a trasmettere molto bene il suo pensiero a tal proposito.
Nonostante tutto però la trama per quanto affascinante a volte perde di mordente e rischia di cadere nel banale.
L'aspetto tecnico è fra i più felici del lungometraggio.
La grafica è curatissima e di alto livello; le animazioni sono sempre coloratissime, vivaci e coinvolgenti, emanando un caleidoscopio di sgargianti tonalità cromatiche.
L'aspetto audio è altrettanto di alto livello dal doppiaggio agli effetti, molto caratteristici; meno importante la colonna sonora non originalissima, e a tratti scontata, non colpisce! In definitiva "la città incantata", è un eccellente lavoro del maestro e merita a pieno i titoli guadagnati (anche se forse ci sono titoli che meritavano di più). Da vedere assolutamente, anche se non si è appassionati d'animazione come questa... almeno per i riconoscimenti vinti. Stupendo!

Troupéias

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Troupéias

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Se avete un amico che non ha mai visto un anime in vita sua e volete farlo innamorare di questo pianeta dovete fargli vedere la Città Incantata di Miyazaki.
Non solo è bellissimo, un film senza tempo (quasi banale dirlo così), ma sembra anche fatto apposta per prendere dolcemente per mano l'ignaro spettatore occidentale (magari abituato ad Hollywood & Company) e portarlo pian piano nel mondo dell'animazione giapponese.
Forse deluderà quelli che mangiano "pane & anime", ma questo sicuramente è uno dei prodotti più importanti degli ultimi anni; uno di quelli che "restano". :-)


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Caio

Episodi visti: 4/1 --- Voto 10
Finalmente vince l’orso d’oro a Berlino che attesta il prestigio della genialità di Miyazaki. Ma non solo, arriva anche l’oscar! Chihiro è una bambina che come tante bambine della sua età è infantile, viziata, lamentosa e coraggiosa perché affronterà, come buttata in un sogno, mostri e spettri ed una insidiosa maga! Chi non vorrebbe essere catapultato in un magico mondo del genere? In una città incantata appunto? La piccola deve salvare mamma e papà trasformati in maiali da un incantesimo in pieno stile Circeo. Nonostante la malvagia Yubaba, la piccola impara ad avere fiducia in sé e questo non è poco, perché le immagini sono capaci di creare un climax filmico e drammaturgico bellissimo, la camera fa riprese evocative, espressive, di parte, soggettive e oggettive. Le soggettive appunto parlano di una mocciosetta che impara a crescere e a riflettere con mille spunti, i quali fanno riflettere anche lo spettatore. E’ un viaggio unico di una piccola che deve fare in fretta altrimenti dimenticherà il proprio nome e sarà per sempre asservita alle trappole della città. Dovrà fare scelte da sola e qui la camera si ferma sempre con stupendi primi piano, accenni di roll, in un binomio primissimopiano/pianointero oppure pmedio/panoramica, oppure e qui sbalordisce primissimopiano / fuori campo (di solito si gioca sul campo/fuori campo)!
Lo spettatore accompagna la piccola passo dopo passo, ricostruendo il cammino di questa protagonista innocente e sognatrice ma capace di ragionare come nel mondo reale per scoprire cosa si cela in quella città fantastica e irreale. Questa favola è pura, è morale, è dolcezza dell’infanzia, è riflessione per gli adulti. E’ un passaggio dalla Chihiro bambina alla stessa sempre bambina ma responsabile; è un mondo che fa la smorfia a quello reale. Personaggi non sempre cattivi o sempre buoni ma l’uno nell’altro. E’ un narrato con ritmo serrato, non rapido ma normale, dolce che ha sequenze molto commoventi come il treno in viaggio sull’acqua, oppure l’abbraccio intenso con il mago Haku.
Quante metafore . Questo viaggio di vita, prende molto il tema odisseo, ma con tratti di Conrad nel suo cuore di tenebra, e ancora miti nipponici, ricorda quell’Uno, nessuno centomila e il Pirandelliano agli esordi, ma ritorna anche alle camere della paura di Kafka. Insomma bel lavoro e bella immedesimazione nel finale che ammonisce lo spettatore su non dimenticare la favola che alberga in ognuno di noi , e quella favola si chiama “Infanzia”.

HaL9000

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HaL9000

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Per quanto mi riguarda, è quasi impossibile dare un voto basso ad un film di Miyazaki: è uno dei miei autori preferiti, e le mie votazioni oscillano sempre tra l'8 ed il 10; forse "Porco Rosso" è quello che mi ha convinto di meno, ma siamo pur sempre su elevati livelli qualitativi. Finita la premessa, questo film è (almeno fino ad ora) il mio preferito tra quelli del maestro. Se dovessi spiegare il perchè, sarei un po' in imbarazzo... forse sarà per il gran numero di personaggi riusciti e ben caratterizzati, sarà per l'ambientazione originale (il film si svolge in una tipica stazione termale giapponese), sarà per la storia nel suo complesso, comunque quest'opera mi ha dato qualcosa in più rispetto alle altre di Miyazaki in termini di emozione.

katy92

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katy92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E' un capolavoro dell'animazione! Visto una volta, si vuole fare il bis! Un grandioso film tratto dalla matita di Miyazaki!! Ha vinto anche un Oscar. Ma parliamo del film: narra la grande avventura di Chihiro, avvenuta per caso, o forse no, che la vede arrivare in un luogo magico, dove gli avari diventano maiali e dove bisogna ricordarsi il proprio nome, poichè questo diventa proprietà di una strega cattiva!! Film avvincente, pieno di colpi di scena e dal finale romantico. Ve lo consiglio caldamente!! Ne vale la pena, fidatevi!! Voto??? Come non fare un 10!!!

Francesca Akira89

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Francesca Akira89

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9
I genitori di Chihiro hanno cambiato casa, con molto disappunto di quest'ultima, e si preparano ad andare ad abitare in una zona rurale e mistica. Non conoscendo bene la strada, però, finiscono per perdersi ed inoltrarsi in una strana galleria buia che li porta in una strana cittadella fantasma che pare un parco dei divertimenti abbandonati.
Nonostante non si veda nessuno in giro, i chioschi disseminati un po' dappertutto sono pieni di cose buone appena cucinate. Chihiro è spaventata da questo posto e chiede ai genitori di andarsene subito, ma loro sono attirati dal profumo delle vivande e decidono di fare prima uno spuntino.
Furiosa, Chihiro si allontana e si dirige verso un ponticello che porta ad una casa il cui camino fuma. Lì incontra un ragazzo in kimono che sembra molto sorpreso di vederla e le dice di andarsene in fretta, prima che cali la notte ed escano gli spiriti.
Proprio in quel momento, il buio cala improvvisamente. Chihiro, perplessa e un po' spaventata, corre a chiamare i suoi genitori che si stanno ancora abboffando, ma al loro posto trova dei.. maiali!
Spaventata a morte, comincia a correre per la città, vedendo ovunque strane ombre, e si rende conto di stare diventando trasparente.
Il ragazzo che aveva incontrato sul ponte la raggiunge e le da una strana pillola rossa da inghiottire, dicendo che in questo modo riprenderà sostanza. Chihiro sulle prima non si fida, ma alla fine finisce per inghiottire la pillola, e ritornare così concreta.
Aku, questo è il nome del ragazzo, la porta via e le dice che strada fare per raggiungere le caldaie e trovare lì un lavoro, perchè se trova il modo di avere un regolare contratto non potranno trasformarla in un animele e mangiarla.
Riuscirà Chihiro a cavarsela nel duro lavoro delle terme degli spiriti, a trovare il modo di far tornare normali i propri genitori ed andarsene? E chi sarà mai Aku, il misterioso ragazzo che non riesce a ricordarsi il suo vero nome, e perchè è così interessata ad aiutare Chihiro?

"La citta incantata" è stato il primo film di Miyazaki che abbia mai visto. Me ne sono all'istante innamorata, trovandone splendidi il diramarsi degli eventi e i personaggi, nonchè le relazioni fra di loro. Finora ho visto solo 4 dei film di questo autore: questo, Kiki Delivery Service, Princess Mononoke e il Castello Errante di Howl. Quest'ultimo ha reso la classifica un po' difficile, ma in fondo continuo a considerare il migliore "La città incantata", per l'incantevole (mo' ci vuole XD) originalità dell'ambientazione, il sorprendente svolgersi degli eventi e un finale che ti incanta e ti fa venire voglia di piangere e sorridere al tempo stesso (anche se i disegni del Castello errante di Howl sono più belli ^^')...

Nikessj3

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Nikessj3

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Sembra davvero incredibile che il grande Miyazaki debba dire grazie a questo film per essere diventato noto al grande pubblico (...oscar...) quando in realtà altre sue opere precedenti meritavano questi riconoscimenti come Laputa, Nausicaa e perchè no anche Conan. L'impronta di Miyazaki sicuramente si sente ed è positiva ma non la ritengo sufficiente a rendere questo lavoro degno di nota: a partire dai disegni non certo straordinari e dalla storia mai veramente coinvolgente e con personaggi tanto assurdi quanto esageratamente simbolici. Sinceramente non lo consiglio.
P.S: Se non fosse firmato da Miyazaki gli avrei dato molto meno.

LucaU96

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LucaU96

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Bè che dire di un'opera di questo livello...Un capolavoro! Miyazaki resta il maestro per ora incontrastato dell'animazione giapponese di sempre riuscendo a combinare una buona dose d'azione e sentimenti attraverso tematiche che risultano comunque adulte a dispetto della prima impressione estetica. Tra l'altro sfoggia un miglioramento tecnico costante. La differenza tra il maestro e gli altri è che malgrado migliori costantamente l'aspetto tecnico, la sua opera non si svuota come è successo con altre (steamboy x es.) riuscendo sempre a trasmettere poesia pura. Un genio!
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Facendo un uso parco ma estremamente efficace della computer grafica lo Studio Ghibli ha prodotto un film eccezionale, visivamente splendido,ma soprattutto in grado di vincere, primo cartoon nella storia, un Festival Internazionale non specializzato, nello specifico l'Orso d'Oro di Berlino.
Pur avendo una bambina come protagonista e un'ambientazione prettamente fantasy, la sua struttura narrativa e la sua ricchezza tematica dimostrano chiaramente come "Spirited Away" non sia un film apprezzabile esclusivamente dai bambini, ma anche e soprattutto dagli adulti ancora capaci di sognare. Oscar.

Nage

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Nage

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Mia prima recensione per il primo capolavoro di Miyazaki che ho visto (secondo preferito dopo lo stupendo Totoro). Mi ricordo ancora quando visto il trailer e ancora inesperto di animazione giappo ho commentato "ma che è sta roba" XD... per fortuna a distanza di tre anni ho visto l'anime a casa di mio fratello ^^ Stupefacente! Lo vedi, ti immergi in un mondo fantastico con una trama coinvolgente e ottimi personaggi (ci sono anche quelli buffi come le teste o lo spirito del ravanello ^^)... per non parlare di quello che lascia dentro al termine... una sensazione di magico, di sogno che grazie all'intensità dell'opera (anche per le tematiche trattate) si riesce a provare anche quando torni a guardarlo una seconda, una terza, una quarta volta e così via... non potevo non difendere questa meraviglia e mi sono convinto a scrivere la recensione, bisogna condividere esperienze di tale portata!^^

Nick84

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Nick84

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E' la prima volta che do un 10 ad un anime e mi sento anche in colpa perchè non c'è l'opzione per l'11.
Tra Mononoke , Howl e la città incantata quest'ultimo è decisamente il migliore , superiore al tanto osannato Mononoke.
La realizzazione tecnica è ottima ma quello che colpisce di quest'anime è la trama lo spessore il messaggio che trasmette e il fatto che è adatto a tutti.
E' l'unico anime che in questi anni mi ha fatto tornare veramente bambino.
E' un'anime magico ottima la scelta della trama da parte di miyazaki e la scelta di mettere la tematica natralistica in secondo piano facendo parlare i paesaggi.

Naco

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Naco

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Mi avevvano parlato motlo bene di questo film, ma non avevo ancora avuto occasione di vederlo. Avevo visto "il castello errante di Howl", "Nausicaa della valel del vento", "Mononoke Hime", ma questo non ancora. Finalmente, l'altra sera io e mia sorella siamo riuscite a vederlo e... credo che non serva aggiungere nient'altro ai commenti già presenti. La capacità di Miyazaki di creare personaggi così ben descritti, con un disegno morbido e bello, è davvero unica nel suo genere. Ci si affeziona subito ai suoi personaggi, buoni o cattivi che siano; ed il bello è proprio che non è facile rendersi conto di quali siano veramente i nemici e quali no. MI è piaciuto davvero tanto, forse molto più degli altri. Un'altra piccola nota è che mia sorella, che vede anime, ma on come ne sono apapssionata io e comunque è raro che impazzisca per un regista o una storia, miha praticamente costretta a cercare tutta la produzione di questo autore e - proprio lei che di fansub non vuole sentire parlare - si è anche convertita all'idea di vedere sottotitolati quelli che non hanno una versione italiana! Che dire? Miyazaki ha fatto il miracolo!

gibbo

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gibbo

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
E' la seconda volta che do 10 ad una recensione (su tante)... Ma se lo do vuol dire che se lo merita!
Veramente un film bellissimo, degno a pieni titoli di meritare l'Orso d'oro del Festival di Berlino.
La storia è originalissima e veramente coinvolgente; semplice (ma non stupido, intendiamoci!), mixato egregemante con momenti di serietà, ilarità, commozione, avventura, tenerezza... insomma, non riesco a trovare nei!
I disegni sono un qualcosa di indescrivibile, belli i colori, le musiche giuste e adatte ad ogni situazione. Il finale non scontenta (ed è raro di questi tempi, ormai abituati ad oav conclusivi), forse il Maestro Acun mi sembra troppo statico (pare un sergente di ferro) ma è trascurabile come nota negativa in confronto alla maestosità dell'intero film.
Da vedere,sia soli che in compagnia,sia in famiglia che con amici,anche più e più volte perchè non stancherà mai, fidatevi (parola di un recensore di anime il più obiettivo possibile).
Magnifico.

seb

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seb

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Splendido. Una sinfonia in crescendo di immagini, colori e suoni. Una colonna sonora bellissima. Un'immersione nelle leggende popolari dell'antico Giappone con una spruzzata di magia...occidentale. La poesia che ne permea ogni fotoramma avvolge e culla lo spettatore come un morbido cuscino ove posare il capo quando si è stanchi. Non manca la stoccata ecologista (e quando mai il Maestro si smentisce?) che, a mio parere, è forse l'unica nota stonata dell'opera, non perchè fosse sbagliata, ma perchè, in quel contesto, semplicemente superflua. Ma La Città Incantata (ancora la nostra inveterata mania di storpiare e snaturare i titoli dei film!!) è altro ancora. E' infatti IL VIAGGIO per eccellenza. Il viaggio come metafora dell'esistenza, come percorso iniziatico, come crescita. Il viaggio come varcare la soglia: Alice è al di là dello Specchio e si rende conto che il mondo che conosciamo è appena il giardino di casa. Appena un pelino al di sotto di Mononoke. Gli do dieci, solo perchè il 9,999999 periodico non è inseribile......
E, per concludere, una preghiera che, chissà, forse giungerà alle orecchie del Maestro:
Lady Oscar riposa nella sua bara di vetro....attende solo che un Principe Azzurro la risvegli dal suo sonno eterno......

bichan

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bichan

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Molto molto bello. Del resto dal regista non potevamo aspettarci di meno. Tuttavia, questo lungometraggio cede qualcosa nella direzione delle produzioni disneyane e, per quanto ne risulti assolutamente superiore in ogni aspeto, a volte incappa in quello ceh credo sia un punto a sfavore della casa fondata da Walt: il colore, il concerto di immagini e la coralità mettono in secondo piano la storia e la caratterizzazione dei personaggi. Ovviamente, questo è solo un piccolo appunto e l'anime merita comunque un bel 10, non fosse altro che per garantirgli la media che rispetto alle altre produzioni.