Mangaka-san to Assistant-san to THE ANIMATION
In passato ci sono stati già diversi anime che raccontavano le "fatiche" di un mangaka: tra questi il più famoso è probabilmente "Bakuman" che io, a suo tempo, definii come "il mondo dei manga che celebra sé stesso". Oltre a questo, però, ce ne sono diversi altri in circolazione; in più molto spesso i manga contengono degli episodi speciali in cui il mangaka racconta, il più delle volte in modo ironico, la sua vita e il suo lavoro. Creare un anime basato sul mondo dei disegnatori di manga non rappresenta, quindi, una novità nel panorama dell'animazione giapponese; e anche il fatto che questo racconto possa essere fatto in modo ironico o addirittura demenziale non può essere considerato come una prova di originalità. Per cui anche questo anime non ha tra i suoi punti di forza quello di essere un lavoro inedito; e poiché, dopo aver visto diverse volte un qualcosa di neanche tanto interessante, la cosa arriva a noia, era necessario uno sforzo per creare qualcosa che fosse divertente al di là dell'argomento trattato. Purtroppo il risultato ottenuto con questo "Mangaka-san to Assistant-san to" non rispetta queste aspettative, in quanto unisce a una storia già trita e ritrita una componente comica di bassa lega che può essere riassunta da una sostanziale mancanza di idee a cui si cerca di sopperire con l'uso della componente ecchi, che va intesa sia in senso figurato che verbale.
"Mangaka-san to Assistant-san to" è un anime composto da dodici episodi della durata di dieci minuti circa; ogni episodio, inoltre, è spesso suddiviso in tre mini-episodi. Come già anticipato, l'anime racconta il lavoro di un mangaka, Aito Yuuki, e del suo stravagante rapporto con le sue assistenti e con la sua editrice. Aito è la classica figura del pervertito innocuo che abbiamo imparato a conoscere guardando anime: fioccheranno battute su dimensioni del seno, colore delle mutandine e su ragazze che devono fare la pipì; e ci saranno i classici slanci fisici del protagonista puntualmente respinti dalla vittima di turno.
Devo dire che questo anime non mi ha particolarmente impressionato. L'assenza di una trama vera e propria implica l'abbandono di una qualsiasi forma di organizzazione che verrà sostituita completamente dalla vena creativa dell'autore a cui spetta, quindi, l'arduo compito di cercare di divertire in qualche modo lo spettatore: ma anche la creatività dell'autore lascerà molto a desiderare. Come risultato finale abbiamo alcuni mini-episodi davvero molto divertenti, ma la restante parte, e quindi la maggioranza, non hanno suscitato in me nessuna emozione degna di nota.
Quanto ai personaggi, meglio stendere un velo pietoso. L'autore non si sforza nemmeno nel cercare di conferire un'impronta personale ai personaggi rappresentati, ma sceglie semplicemente una serie di modelli stereotipati da copiare da altri anime e incollare sul proprio.
In definitiva, il mio giudizio su "Mangaka-san to Assistant-san to" non può essere che negativo. Certo qualcosa da salvare c'è, ma è davvero troppo poco per poter parlare di un anime con qualità tali da raggiungere almeno la sufficienza.
"Mangaka-san to Assistant-san to" è un anime composto da dodici episodi della durata di dieci minuti circa; ogni episodio, inoltre, è spesso suddiviso in tre mini-episodi. Come già anticipato, l'anime racconta il lavoro di un mangaka, Aito Yuuki, e del suo stravagante rapporto con le sue assistenti e con la sua editrice. Aito è la classica figura del pervertito innocuo che abbiamo imparato a conoscere guardando anime: fioccheranno battute su dimensioni del seno, colore delle mutandine e su ragazze che devono fare la pipì; e ci saranno i classici slanci fisici del protagonista puntualmente respinti dalla vittima di turno.
Devo dire che questo anime non mi ha particolarmente impressionato. L'assenza di una trama vera e propria implica l'abbandono di una qualsiasi forma di organizzazione che verrà sostituita completamente dalla vena creativa dell'autore a cui spetta, quindi, l'arduo compito di cercare di divertire in qualche modo lo spettatore: ma anche la creatività dell'autore lascerà molto a desiderare. Come risultato finale abbiamo alcuni mini-episodi davvero molto divertenti, ma la restante parte, e quindi la maggioranza, non hanno suscitato in me nessuna emozione degna di nota.
Quanto ai personaggi, meglio stendere un velo pietoso. L'autore non si sforza nemmeno nel cercare di conferire un'impronta personale ai personaggi rappresentati, ma sceglie semplicemente una serie di modelli stereotipati da copiare da altri anime e incollare sul proprio.
In definitiva, il mio giudizio su "Mangaka-san to Assistant-san to" non può essere che negativo. Certo qualcosa da salvare c'è, ma è davvero troppo poco per poter parlare di un anime con qualità tali da raggiungere almeno la sufficienza.
Cosa possiamo dire di Mangaka-san to Assistant-san to? Tutto e nulla in realtà. Nato dalle chine del maestro Hiroyuki (già autore del più noto Doujin Work), ManAshi è un anime di genere comico/ecchi, nonché iperbole parodistica della vita da mangaka. Dodici puntate strutturate da mini-episodi in cui il protagonista, Aito Yuuki, ci porterà nel suo bizzarro mondo fatto di manga, lavoro, perversioni, mutantine e... altre mutandine!
Come già detto in precedenza "ManAshi" non è quel tipo di lavoro che ostenta particolari pretese intellettuali, piuttosto usa intelligentemente i clichè del genere per creare situazioni inverosimili al fine di perculeggiare le tematiche slice of life/mangaka life ultimamente molto di moda nel Sol Levante.
Il nostro protagonista Aito è, per l'appunto, il classico maniaco/bambinone dal carattere volubile, svergognato e dalle reazioni volutamente esagerate, creato ad arte per ottenere situazioni comico/imbarazzanti. Aito non lesinerà infatti a lanciarsi in ogni situazione assurda che gli si presenta dinanzi, dal vestirsi come una donna fino al coinvolgimento nei feticci sessuali più bizzarri... il tutto nel nome dell'arte, ovviamente! Sì, perché Aito è in realtà un personaggio puro che agisce quasi d'istinto e per questo irreale, ma è in questa sua iperbole comportamentale che risiede proprio la comicità di questa serie. A fomentare i lati più bizzarri del nostro mangaka ci penseranno i personaggi secondari, anche loro non da meno in quanto a bizzarrie. Avremo Mihari, la redattrice 'tsunderona' amica d'infanzia che prova ancora sentimenti verso il protagonista, la prima assistente Ashishu dal carattere sadico che non si risparmia a punzecchiare il povero Sensei, la oppai Rinna, fan di Aito tanto carina quanto stupida e l'assistente mignon Sena, la cui bravura è direttamente proporzionale al pessimo carattere. Ah, e non dimentichiamoci di Branya, il gatto mascotte, vero figo di quest'opera!
Ma oltre a questo l'anime non ha però molto da offrire e non pretende nemmeno di fare: in circa due ore e mezza di serie avremo come leitmotiv umoristico più o meno lo stesso tipo di gag a sfondo ecchi, in cui le esagerazioni e le perversioni di Aito la fanno da padrona. E se nella prima metà della serie questa formula diverte e convince, già dall'ottava puntata noteremo un graduale calo fisiologico e d'ispirazione che porterà la serie a soluzioni più prevedibili e per questo meno convincenti: uno sviluppo inevitabile viste le tematiche scelte.
Tecnicamente la serie è più che dignitosa, non particolarmente brillante è vero, ma svolge il proprio dovere senza mostrare cali e/o imperfezioni clamorose. La regia è abbastanza fedele al manga e il commento sonoro è perfetto per le situazioni.
Cosa possiamo dire dunque di Mangaka-san to Assistant-san to? Indubbiamente che è una serie piena di déjà vu e clichè, ma che riesce decorosamente nel suo intento di far ridere, seppur a condizione di essere di ampie vedute e senza particolari pretese artistico/narrative. Insomma, un piacevole diversivo che non guasta mai di tanto in tanto!
Come già detto in precedenza "ManAshi" non è quel tipo di lavoro che ostenta particolari pretese intellettuali, piuttosto usa intelligentemente i clichè del genere per creare situazioni inverosimili al fine di perculeggiare le tematiche slice of life/mangaka life ultimamente molto di moda nel Sol Levante.
Il nostro protagonista Aito è, per l'appunto, il classico maniaco/bambinone dal carattere volubile, svergognato e dalle reazioni volutamente esagerate, creato ad arte per ottenere situazioni comico/imbarazzanti. Aito non lesinerà infatti a lanciarsi in ogni situazione assurda che gli si presenta dinanzi, dal vestirsi come una donna fino al coinvolgimento nei feticci sessuali più bizzarri... il tutto nel nome dell'arte, ovviamente! Sì, perché Aito è in realtà un personaggio puro che agisce quasi d'istinto e per questo irreale, ma è in questa sua iperbole comportamentale che risiede proprio la comicità di questa serie. A fomentare i lati più bizzarri del nostro mangaka ci penseranno i personaggi secondari, anche loro non da meno in quanto a bizzarrie. Avremo Mihari, la redattrice 'tsunderona' amica d'infanzia che prova ancora sentimenti verso il protagonista, la prima assistente Ashishu dal carattere sadico che non si risparmia a punzecchiare il povero Sensei, la oppai Rinna, fan di Aito tanto carina quanto stupida e l'assistente mignon Sena, la cui bravura è direttamente proporzionale al pessimo carattere. Ah, e non dimentichiamoci di Branya, il gatto mascotte, vero figo di quest'opera!
Ma oltre a questo l'anime non ha però molto da offrire e non pretende nemmeno di fare: in circa due ore e mezza di serie avremo come leitmotiv umoristico più o meno lo stesso tipo di gag a sfondo ecchi, in cui le esagerazioni e le perversioni di Aito la fanno da padrona. E se nella prima metà della serie questa formula diverte e convince, già dall'ottava puntata noteremo un graduale calo fisiologico e d'ispirazione che porterà la serie a soluzioni più prevedibili e per questo meno convincenti: uno sviluppo inevitabile viste le tematiche scelte.
Tecnicamente la serie è più che dignitosa, non particolarmente brillante è vero, ma svolge il proprio dovere senza mostrare cali e/o imperfezioni clamorose. La regia è abbastanza fedele al manga e il commento sonoro è perfetto per le situazioni.
Cosa possiamo dire dunque di Mangaka-san to Assistant-san to? Indubbiamente che è una serie piena di déjà vu e clichè, ma che riesce decorosamente nel suo intento di far ridere, seppur a condizione di essere di ampie vedute e senza particolari pretese artistico/narrative. Insomma, un piacevole diversivo che non guasta mai di tanto in tanto!
Pantsu pantsu pantsu oh adoro le tue tettine piccine Mihari-san! Pantsu pantsu la scadenza per la consegna del manoscritto è domani cavolo! Devo giocare ai galge! Pantsu pantsu devo nascondere i giornaletti porno! Pantsu pantsu Ashisu-san mi faresti toccare le tue tette? Pantsu pantsu...
Non sono impazzito, sto solo cercando di rappresentare il flusso dei pensieri di Yuuki Aito, protagonista del manga Mangaka-san to Assistant-san to, disegnato da Hiroyuki fra il 2008 e il 2013 (con un seguito iniziato subito dopo e intitolato, con gran fantasia, Mangaka-san to Assistant-san to 2). Questo stesso manga ha ricevuto poi un adattamento animato in dodici episodi della durata di tredici minuti l'uno, prodotto dallo studio ZEXCS e mandato in onda nella stagione primaverile del 2014.
Una vera e propria trama non c'è, infatti ogni episodio è costituito da una serie di segmenti autoconclusivi, in cui assistiamo alle peripezie quotidiane di Aito e dello stuolo di donne che gli ruota attorno: la sua prima assistente Sahoto Ashisu, che sogna di diventare anche lei una mangaka effettiva con una serie tutta sua da scrivere e disegnare; la seconda assistente Rinna Fuwa, ingenua e dalle curve abbondanti; la "super assistente" Sena Kuroi, una tsundere dall'aspetto di ragazzina; l'editrice Mihari Otosuna, amica di vecchia data di Aito in quanto i due frequentavano la stessa classe e condividevano la passione per i fumetti. Aito è l'autore di un manga intitolato Hajicafe e, come ho cercato di far capire fin da subito, ha prevalentemente una cosa in testa: le mutandine. Poi vengono anche le tette e i galge, ma l'intimo femminile è al primo posto, e questo si riflette sia nel manga a cui lavora (pieno di inquadrature e mutandine a tutto spiano) sia nei suoi rapporti con le quattro donne. E, ciliegina sulla torta, ognuna di loro è in qualche modo attratta da lui, per motivi ancora sconosciuti visto che il mangaka in questione è un pervertito privo di spina dorsale e di qualsivoglia serietà.
Chi si aspetta una serie che parli del lavoro di mangaka, delle sue difficoltà e dei sacrifici che bisogna compiere per poter raggiungere la vetta, dei metodi di realizzazione di un fumetto e del compito degli assistenti rimarrà deluso, così come lo sarà chi si aspetta, a giudicare dal titolo, una storia romantica fra il mangaka e l'assistente: questi dodici episodi sono una sfilza di situazioni comiche (almeno in teoria) infarcite di fanservice, discorsi sulle mutandine e sulla lettura della personalità femminile attraverso esse, gite alle terme e in spiaggia, equivoci e situazioni piccanti, bisogni fisiologici impellenti che ti colgono nell'ascensore bloccato, metodi poco ortodossi per raccogliere "materiale" per il proprio manga. Almeno in teoria, ho scritto, perché una buona parte delle situazioni proposte sono già state mostrate in decine e decine di simili commedie ecchi, spesso in maniera migliore, altre volte in maniera peggiore, oppure sono gag che non riescono a far ridere come vorrebbero. Ma non tutto è male: quando la storia cerca di farsi più seria e di scavare nel passato dei personaggi o nelle loro ambizioni e nei loro sogni, la serie prende una piega più piacevole, dimostra di possedere tutte le potenzialità per tirarne fuori uno slice of life decente. Potenzialità sprecate, ovviamente.
Essendo una commedia fondata sul fanservice e su situazioni moderatamente piccanti, Man-gaka-san to Assistant-san to non offre personaggi indimenticabili, dalla caratterizzazione psicologica solida e approfondita: ci si limita a ricalcare i soliti stereotipi del pervertito ingenuo, della ragazza seria, del capo autoritario, della tettona, della tsundere che sembra più piccola di quanto sia, infilandoci in mezzo anche la sorellina minore della ragazza seria che deve metterla in imbarazzo in alcune situazioni rivelandone i segreti e un capo redattore minorenne per la gioia degli amanti delle lolicon; non manca nemmeno la mascotte animale, in questo caso un gatto con un reggiseno in testa ribattezzato Branya. I personaggi più interessanti sono proprio i due che vengono approfonditi un po' di più rispetto agli altri, ossia Miharu e Ashisu, e la loro cotta per Aito sembra avere ragioni più convincenti rispetto a quanto avvenga per le altre due assistenti, Rinna e Sena, visto che sono a contatto con Aito da più tempo di loro e conoscono anche alcuni lati particolari del suo carattere come l'impegno sul lavoro, il talento nel disegno, la gentilezza.
Dal punto di vista grafico ci troviamo di fronte a un anime colorato, luminoso, senza discontinuità qualitative nell'arco dell'intera serie e pieno di personaggi dal character design molto grazioso, soprattutto per quanto riguarda le figure femminili. La colonna sonora non è nulla di memorabile, a parte le sigle e soprattutto l'ending dell'ultimo episodio, Endless Panties, che è diversa da quella degli altri undici episodi e che strappa un sorriso perché è una sorta di serenata alle mutandine cantata dallo stesso Aito.
Mangaka-san to Assistant-san to è una di quelle opera da visionare a cervello spento, se si è alla ricerca di una commedia senza troppe pretese, per farsi due risate. Il problema è che il tipo di situazioni e di battute su cui si basa il suo umorismo non sempre funziona, anzi spesso e volentieri invece di sorrisi strappa degli sbadigli, mentre l'elemento sentimentale è a malapena abbozzato e il lavoro del mangaka viene oscurato da discorsi su tette e mutandine. La visione scorre comunque leggera e non pesa molto nemmeno nei peggiori episodi, complice anche la durata ridotta delle puntate, ma si poteva fare molto di meglio, partendo da una simile idea di base.
Non sono impazzito, sto solo cercando di rappresentare il flusso dei pensieri di Yuuki Aito, protagonista del manga Mangaka-san to Assistant-san to, disegnato da Hiroyuki fra il 2008 e il 2013 (con un seguito iniziato subito dopo e intitolato, con gran fantasia, Mangaka-san to Assistant-san to 2). Questo stesso manga ha ricevuto poi un adattamento animato in dodici episodi della durata di tredici minuti l'uno, prodotto dallo studio ZEXCS e mandato in onda nella stagione primaverile del 2014.
Una vera e propria trama non c'è, infatti ogni episodio è costituito da una serie di segmenti autoconclusivi, in cui assistiamo alle peripezie quotidiane di Aito e dello stuolo di donne che gli ruota attorno: la sua prima assistente Sahoto Ashisu, che sogna di diventare anche lei una mangaka effettiva con una serie tutta sua da scrivere e disegnare; la seconda assistente Rinna Fuwa, ingenua e dalle curve abbondanti; la "super assistente" Sena Kuroi, una tsundere dall'aspetto di ragazzina; l'editrice Mihari Otosuna, amica di vecchia data di Aito in quanto i due frequentavano la stessa classe e condividevano la passione per i fumetti. Aito è l'autore di un manga intitolato Hajicafe e, come ho cercato di far capire fin da subito, ha prevalentemente una cosa in testa: le mutandine. Poi vengono anche le tette e i galge, ma l'intimo femminile è al primo posto, e questo si riflette sia nel manga a cui lavora (pieno di inquadrature e mutandine a tutto spiano) sia nei suoi rapporti con le quattro donne. E, ciliegina sulla torta, ognuna di loro è in qualche modo attratta da lui, per motivi ancora sconosciuti visto che il mangaka in questione è un pervertito privo di spina dorsale e di qualsivoglia serietà.
Chi si aspetta una serie che parli del lavoro di mangaka, delle sue difficoltà e dei sacrifici che bisogna compiere per poter raggiungere la vetta, dei metodi di realizzazione di un fumetto e del compito degli assistenti rimarrà deluso, così come lo sarà chi si aspetta, a giudicare dal titolo, una storia romantica fra il mangaka e l'assistente: questi dodici episodi sono una sfilza di situazioni comiche (almeno in teoria) infarcite di fanservice, discorsi sulle mutandine e sulla lettura della personalità femminile attraverso esse, gite alle terme e in spiaggia, equivoci e situazioni piccanti, bisogni fisiologici impellenti che ti colgono nell'ascensore bloccato, metodi poco ortodossi per raccogliere "materiale" per il proprio manga. Almeno in teoria, ho scritto, perché una buona parte delle situazioni proposte sono già state mostrate in decine e decine di simili commedie ecchi, spesso in maniera migliore, altre volte in maniera peggiore, oppure sono gag che non riescono a far ridere come vorrebbero. Ma non tutto è male: quando la storia cerca di farsi più seria e di scavare nel passato dei personaggi o nelle loro ambizioni e nei loro sogni, la serie prende una piega più piacevole, dimostra di possedere tutte le potenzialità per tirarne fuori uno slice of life decente. Potenzialità sprecate, ovviamente.
Essendo una commedia fondata sul fanservice e su situazioni moderatamente piccanti, Man-gaka-san to Assistant-san to non offre personaggi indimenticabili, dalla caratterizzazione psicologica solida e approfondita: ci si limita a ricalcare i soliti stereotipi del pervertito ingenuo, della ragazza seria, del capo autoritario, della tettona, della tsundere che sembra più piccola di quanto sia, infilandoci in mezzo anche la sorellina minore della ragazza seria che deve metterla in imbarazzo in alcune situazioni rivelandone i segreti e un capo redattore minorenne per la gioia degli amanti delle lolicon; non manca nemmeno la mascotte animale, in questo caso un gatto con un reggiseno in testa ribattezzato Branya. I personaggi più interessanti sono proprio i due che vengono approfonditi un po' di più rispetto agli altri, ossia Miharu e Ashisu, e la loro cotta per Aito sembra avere ragioni più convincenti rispetto a quanto avvenga per le altre due assistenti, Rinna e Sena, visto che sono a contatto con Aito da più tempo di loro e conoscono anche alcuni lati particolari del suo carattere come l'impegno sul lavoro, il talento nel disegno, la gentilezza.
Dal punto di vista grafico ci troviamo di fronte a un anime colorato, luminoso, senza discontinuità qualitative nell'arco dell'intera serie e pieno di personaggi dal character design molto grazioso, soprattutto per quanto riguarda le figure femminili. La colonna sonora non è nulla di memorabile, a parte le sigle e soprattutto l'ending dell'ultimo episodio, Endless Panties, che è diversa da quella degli altri undici episodi e che strappa un sorriso perché è una sorta di serenata alle mutandine cantata dallo stesso Aito.
Mangaka-san to Assistant-san to è una di quelle opera da visionare a cervello spento, se si è alla ricerca di una commedia senza troppe pretese, per farsi due risate. Il problema è che il tipo di situazioni e di battute su cui si basa il suo umorismo non sempre funziona, anzi spesso e volentieri invece di sorrisi strappa degli sbadigli, mentre l'elemento sentimentale è a malapena abbozzato e il lavoro del mangaka viene oscurato da discorsi su tette e mutandine. La visione scorre comunque leggera e non pesa molto nemmeno nei peggiori episodi, complice anche la durata ridotta delle puntate, ma si poteva fare molto di meglio, partendo da una simile idea di base.
"Mangaka-san to Assistant-san to" è una commedia/ecchi uscita nella stagione primaverile 2014 e rappresenta, almeno per quanto mi riguarda, una strana alternativa alle solite commediole. Sinceramente non è tutto questo capolavoro, non vengono discusse tematiche importanti, i personaggi rimangono piuttosto superficiali, la trama è praticamente assente, ma, nel complesso, non si può che apprezzare quest'anime per la relativa limpidezza e simpaticità.
Non saprei neanche come iniziare a parlarvi della trama: di fatto non esiste una vera e propria storia, in quanto tutta la vicenda è organizzata in scene più o meno lunghe. Aito è un mangaka di discreto successo (metà classifica per intenderci) e la sua abilità nel disegnare manga è tanto elevata quanto lo è la sua perversione. Insomma, un vero e proprio sempliciotto che, per tutta la vita, non ha fatto altro che disegnare, sognando mutandine e belle ragazze e, come si potrà constatare, trasformando questi suoi desideri in rappresentazioni cartacee.
Questo non vuol dire che sia completamente solo, anzi, paradossalmente, è circondato da belle ragazze, tra cui la sua bella assistente, la sua manager, nonché ex compagna di classe, e altre belle fanciulle (in tutto sono quattro), che gli gireranno attorno. Potrà il nostro Aito vivere una vita serena nelle sue perversioni? A voi il piacere di scoprirlo.
Con queste informazioni basilari, possiamo apprestarci ad analizzare più da vicino l'opera, iniziando dalla mia sorpresa nello scoprire che le varie puntate non duravano i soliti ventitré/ventiquattro minuti, bensì solo tredici. Subito mi son chiesto se iniziare a vederlo... insomma, che anime è che dura così poco (tra l'altro ci sono solo dodici episodi)? Fattomi coraggio ho incominciato la visione e, nonostante tutto, devo ammettere di averlo trovato piuttosto simpatico... simpatico, nulla di più.
Non esiste una trama, come già detto, ma le varie vicende sono piuttosto simpatiche e, in generale, seguono una sorta di progressione, dunque non appaiono del tutto slegate. Questo ha certamente contribuito a donare un senso di maggiore organicità a tutto l'anime che, in caso contrario, si sarebbe letteralmente sfaldato in un ammasso di scenette.
Per quanto riguarda i personaggi, non si può dire più di tanto. Sembrerà sciocco precisarlo, ma, in questa commedia harem/ecchi, i vari protagonisti sono i classici stereotipi presenti in tali anime. Niente di particolare, niente di così profondo o introspettivo, insomma, simpatici, allegri, ma pur sempre piatti. C'è il protagonista maschile, impacciato e un po' perverso, c'è la ragazza fredda e apparentemente disinteressata e c'è la classica figura della "tsundere", cioè colei che afferma una cosa ma, in realtà, intende tutt'altro (soprattutto per le questioni di cuore). Dunque, nulla di nuovo, se non la riproposizione delle classiche figure che, tendo a precisarlo, non annoiano e risultano piuttosto piacevoli a vedersi.
La grafica è ottima e, insieme alla regia, riesce a creare un anime chiaro, scorrevole e semplice al punto giusto. I colori sono chiari e vivaci, tipici di questo tipo di commedie, e anche le musiche rispecchiano quest'allegria di fondo.
In conclusione, sebbene non rappresenti nulla di speciale, "Mangaka-san to Assistant-san to" riesce comunque a divertire e, se cercate una commedia leggera per passare il tempo, questa è certamente un'ottima opzione. Non so se augurarmi una seconda stagione o chissà cosa, di fatto non mi ha appassionato a tal punto da bramare un seguito, ma, certamente, se ciò accadesse, sarei ben contento di guardarlo.
Voto finale: 7 meno
Non saprei neanche come iniziare a parlarvi della trama: di fatto non esiste una vera e propria storia, in quanto tutta la vicenda è organizzata in scene più o meno lunghe. Aito è un mangaka di discreto successo (metà classifica per intenderci) e la sua abilità nel disegnare manga è tanto elevata quanto lo è la sua perversione. Insomma, un vero e proprio sempliciotto che, per tutta la vita, non ha fatto altro che disegnare, sognando mutandine e belle ragazze e, come si potrà constatare, trasformando questi suoi desideri in rappresentazioni cartacee.
Questo non vuol dire che sia completamente solo, anzi, paradossalmente, è circondato da belle ragazze, tra cui la sua bella assistente, la sua manager, nonché ex compagna di classe, e altre belle fanciulle (in tutto sono quattro), che gli gireranno attorno. Potrà il nostro Aito vivere una vita serena nelle sue perversioni? A voi il piacere di scoprirlo.
Con queste informazioni basilari, possiamo apprestarci ad analizzare più da vicino l'opera, iniziando dalla mia sorpresa nello scoprire che le varie puntate non duravano i soliti ventitré/ventiquattro minuti, bensì solo tredici. Subito mi son chiesto se iniziare a vederlo... insomma, che anime è che dura così poco (tra l'altro ci sono solo dodici episodi)? Fattomi coraggio ho incominciato la visione e, nonostante tutto, devo ammettere di averlo trovato piuttosto simpatico... simpatico, nulla di più.
Non esiste una trama, come già detto, ma le varie vicende sono piuttosto simpatiche e, in generale, seguono una sorta di progressione, dunque non appaiono del tutto slegate. Questo ha certamente contribuito a donare un senso di maggiore organicità a tutto l'anime che, in caso contrario, si sarebbe letteralmente sfaldato in un ammasso di scenette.
Per quanto riguarda i personaggi, non si può dire più di tanto. Sembrerà sciocco precisarlo, ma, in questa commedia harem/ecchi, i vari protagonisti sono i classici stereotipi presenti in tali anime. Niente di particolare, niente di così profondo o introspettivo, insomma, simpatici, allegri, ma pur sempre piatti. C'è il protagonista maschile, impacciato e un po' perverso, c'è la ragazza fredda e apparentemente disinteressata e c'è la classica figura della "tsundere", cioè colei che afferma una cosa ma, in realtà, intende tutt'altro (soprattutto per le questioni di cuore). Dunque, nulla di nuovo, se non la riproposizione delle classiche figure che, tendo a precisarlo, non annoiano e risultano piuttosto piacevoli a vedersi.
La grafica è ottima e, insieme alla regia, riesce a creare un anime chiaro, scorrevole e semplice al punto giusto. I colori sono chiari e vivaci, tipici di questo tipo di commedie, e anche le musiche rispecchiano quest'allegria di fondo.
In conclusione, sebbene non rappresenti nulla di speciale, "Mangaka-san to Assistant-san to" riesce comunque a divertire e, se cercate una commedia leggera per passare il tempo, questa è certamente un'ottima opzione. Non so se augurarmi una seconda stagione o chissà cosa, di fatto non mi ha appassionato a tal punto da bramare un seguito, ma, certamente, se ciò accadesse, sarei ben contento di guardarlo.
Voto finale: 7 meno
Il fanservice è uno di quei fattori che negli ultimi ha caratterizzato gran parte degli anime, e ciò è stato motivo di divisione tra gli amanti dell'animazione giapponese: c'è chi lo apprezza e appena sa che un anime ha questo elemento ci si fionda all'istante, oppure ci sono quelli che dicono che il fanservice sia la rovina dell'anime e lo evitano come la peste. Personalmente credo che questo sia un fattore che ha i suoi pregi e i suoi difetti, e per evitare quest'ultimi bisogna saperlo usare nel giusto modo. Nel caso che sto per analizzare, quello di "Mangaka-san to Assistant-san", il fanservice è la prima cosa che salta agli occhi e, nonostante sia così sfruttato, non è un elemento negativo della serie, anzi, è proprio questo ciò che la fa stare in piedi.
Questo anime è composto da dodici episodi della durata di circa dieci minuti, e ogni episodio è auto-conclusivo e spesso è diviso in due-tre parti (nonostante la sua durata complessiva). Il protagonista è Yuuki, un mangaka dal carattere molto bizzarro e perverso che si cimenta nel disegnare il suo manga incentrato sulle mutandine, e nel fare questo viene aiutato dalla sua assistente, Ashisu, che deve sopportare quotidianamente le perversioni e le stranezze del suo sensei; durante la notte cerca di realizzare un manga tutto suo in modo da poter essere indipendente, ma ogni suo lavoro verrà sempre rifiutato dalla stessa editrice di Yuuki, Otosuna, costretta a giustificare spesso i ritardi del mangaka, anche lei vittima delle sue cavolate. In tutto questo macello verranno coinvolte altre due ragazze che aiuteranno occasionalmente Yuuki: Fuwa, la ragazza che accetta più volentieri le pazze idee del suo sensei, e Kuroi, che è la "bambinetta" del gruppo.
In questo anime possiamo vedere tutte, ma proprio tutte le caratteristiche del fanservice: vediamo una notevole attenzione verso l'abbigliamento femminile (tanto che lo stesso Yuuki si vestirà e si comporterà da donna) per poi passare agli atteggiamenti a sfondo sessuale vero a proprio (palpeggiamenti, proposte sconce, tette sempre dietro l'angolo, etc.). Tutto questo, però, non diventa fastidioso e monotono come succede in gran parte degli anime di oggi, anzi, come ho già detto prima è proprio questo che caratterizza questa serie in modo deciso, ed è proprio questa la base della comicità di questa serie. L'elemento comico non è mai scontato ed è proprio questo il maggior pregio della serie che in ogni puntata ci offre delle perle che difficilmente non fanno ridere. Per fare un esempio anche io che solitamente faccio poche "smorfie" mentre guardo un anime mi sono ritrovato a ridere davanti alle porcate nonsense del protagonista e, anche se tutto ciò è al limite del surreale, riesce facilmente a farti ridere e a farti riconsiderare il fanservice, che ultimamente era dato per monotono e ormai noioso.
Nonostante questa serie non sia certo chissà quale capolavoro, invito tutti a vederla per una serie di fattori: 1) gli episodi durano poco; 2) se ha fatto ridere me allora farà ridere sicuramente gran parte di voi; 3) questa serie dimostra come il fanservice abbia una faccia positiva e quando viene usato nel modo giusto può diventare un pregio non indifferente.
Dunque, se pensare che il fanservice abbia ormai rotto le scatoline, vi consiglio questa serie per provare a cambiare idea.
Questo anime è composto da dodici episodi della durata di circa dieci minuti, e ogni episodio è auto-conclusivo e spesso è diviso in due-tre parti (nonostante la sua durata complessiva). Il protagonista è Yuuki, un mangaka dal carattere molto bizzarro e perverso che si cimenta nel disegnare il suo manga incentrato sulle mutandine, e nel fare questo viene aiutato dalla sua assistente, Ashisu, che deve sopportare quotidianamente le perversioni e le stranezze del suo sensei; durante la notte cerca di realizzare un manga tutto suo in modo da poter essere indipendente, ma ogni suo lavoro verrà sempre rifiutato dalla stessa editrice di Yuuki, Otosuna, costretta a giustificare spesso i ritardi del mangaka, anche lei vittima delle sue cavolate. In tutto questo macello verranno coinvolte altre due ragazze che aiuteranno occasionalmente Yuuki: Fuwa, la ragazza che accetta più volentieri le pazze idee del suo sensei, e Kuroi, che è la "bambinetta" del gruppo.
In questo anime possiamo vedere tutte, ma proprio tutte le caratteristiche del fanservice: vediamo una notevole attenzione verso l'abbigliamento femminile (tanto che lo stesso Yuuki si vestirà e si comporterà da donna) per poi passare agli atteggiamenti a sfondo sessuale vero a proprio (palpeggiamenti, proposte sconce, tette sempre dietro l'angolo, etc.). Tutto questo, però, non diventa fastidioso e monotono come succede in gran parte degli anime di oggi, anzi, come ho già detto prima è proprio questo che caratterizza questa serie in modo deciso, ed è proprio questa la base della comicità di questa serie. L'elemento comico non è mai scontato ed è proprio questo il maggior pregio della serie che in ogni puntata ci offre delle perle che difficilmente non fanno ridere. Per fare un esempio anche io che solitamente faccio poche "smorfie" mentre guardo un anime mi sono ritrovato a ridere davanti alle porcate nonsense del protagonista e, anche se tutto ciò è al limite del surreale, riesce facilmente a farti ridere e a farti riconsiderare il fanservice, che ultimamente era dato per monotono e ormai noioso.
Nonostante questa serie non sia certo chissà quale capolavoro, invito tutti a vederla per una serie di fattori: 1) gli episodi durano poco; 2) se ha fatto ridere me allora farà ridere sicuramente gran parte di voi; 3) questa serie dimostra come il fanservice abbia una faccia positiva e quando viene usato nel modo giusto può diventare un pregio non indifferente.
Dunque, se pensare che il fanservice abbia ormai rotto le scatoline, vi consiglio questa serie per provare a cambiare idea.