Jinsei
“Jinsei” è un anime prodotto nel 2014 dallo studio feel e basato sull’omonima light novel scritta da Ougyo Kawagishi e illustrata da Meruchi Nanase.
Spinto dalla cugina Ayaka, Yuki Akamatsu si unisce al secondo club di giornalismo. In particolare, egli avrà il compito di occuparsi della rubrica sui consigli di vita affiancato da tre ragazze molto diverse tra loro: Rino Endou, specializzata in campo scientifico; Fumi Kujou, specializzata in campo umanistico; Ikumi Suzuki, specializzata in atletica.
“Jinsei” non è uno di quegli anime in cui il primo episodio stupisce lo spettatore e i seguenti lo deludono. Esso, infatti, mostre le sue carte fin dall’inizio: il ritmo si rivela noiosissimo e i personaggi appaiono fin da subito strambi e stereotipati. In pratica, una delle peggiori prime puntate che abbia mai visto. Il problema dell’opera è, però, che quelle a venire non sono da meno: fatta eccezione per due o tre, esse sono tutte uguali, tutte seguono lo stesso identico schema. E quest’ultimo, purtroppo, non è dei migliori: in sintesi, all’inizio Akamatsu legge una richiesta di uno studente; in seguito, le tre ragazze scrivono sui cartelli le loro risposte, ovviamente diversissime tra loro e per lo più strampalate; infine, si giunge (non si sa come) a un argomento o a una scenetta che non ha nulla a che fare con la richiesta sopraccitata. Occasionalmente, poi, si trova una soluzione decente e si dà un consiglio a cui si poteva arrivare benissimo senza ricorrere a determinati espedienti, che si rivelano dunque inutili. Tale tiritera, ovviamente noiosissima, arriva a ripetersi anche due o tre volte nella stessa puntata, e il ciclo si riavvolge all’infinito nel corso degli episodi. Questi ultimi, come detto prima, sembrano uno la copia dell’altro: infatti, anche quando si va al mare per un ritiro (evviva i cliché), i nostri si mettono a leggere le richieste degli studenti, oppure sciorinano i loro cosiddetti “consigli di vita” anche in mezzo alla strada. C’è da aggiungere, poi, che a volte le domande vengono lette alla velocità della luce, come se non fosse importante quello richiesto, ma solo lo spettacolino messo in atto dai personaggi. Ne deriva un drastico calo d’attenzione, tant’è che non mi ricordo il contenuto di nessuna delle richieste, vista la passività con cui seguivo gli episodi.
Concentriamoci ora sul genere a cui “Jinsei” appartiene: è una commedia, giusto? Quindi che importa se gli episodi son tutti uguali o le vicende strane, basta che faccia divertire, no? Ebbene, io non ho riso neanche una volta. Come se non bastasse, oltre ad annoiarmi, sono rimasta piuttosto infastidita dalle scene di fanservice ecchi, presenti in quantità non proprio esigue.
Sui personaggi non c’è molto da dire: sono tutti strani, fastidiosi e stereotipati. Per dirla con parole semplici, Rino è la classica meganekko tsundere, Fumi la ragazza dalle misure abbondanti utili per le suddette scene e Ikumi la tipa “tutta muscoli e niente cervello”. Quest’ultima, in particolare, è quella che irrita di più, complici la sua immensa stupidità e il fatto che sia protagonista di svariati episodi. Verso la fine, poi, per la nostra felicità si unisce al club un’altra ragazza, Emi Murakami, una schizofrenica che ogni tanto prende a denudarsi. Ayaka, che comunque appare più spesso solo nelle ultime puntate, è la meno peggio tra tutti, mentre Akamatsu è un protagonista insipido e di poco spessore.
Passiamo al lato tecnico, ovvero l’aspetto migliore di “Jinsei”. Il character design, anche se è molto moe, è ottimo e non subisce mai cali. Stessa cosa dicasi per le animazioni e i fondali, sempre ben realizzati. Le OST, al contrario, sono poco incisive: per lo più, viene ripetuta sempre la stessa traccia, ossia quella che accompagna la lettura delle richieste (della quale rimane, dunque, uno spiacevole ricordo). Sigle kawaii - che quindi per me si traduce con “fastidiose” - all’ennesima potenza. Pure il significato del testo, soprattutto quello dell’opening, è davvero banale.
In conclusione, “Jinsei” è una serie che non consiglierei a nessuno: ripetitiva, noiosa e piena di personaggi già visti. Proprio nulla a che fare con la profonda parola (che, per chi non lo sapesse, significa “vita”) presente nel suo titolo. Voto 4.
Spinto dalla cugina Ayaka, Yuki Akamatsu si unisce al secondo club di giornalismo. In particolare, egli avrà il compito di occuparsi della rubrica sui consigli di vita affiancato da tre ragazze molto diverse tra loro: Rino Endou, specializzata in campo scientifico; Fumi Kujou, specializzata in campo umanistico; Ikumi Suzuki, specializzata in atletica.
“Jinsei” non è uno di quegli anime in cui il primo episodio stupisce lo spettatore e i seguenti lo deludono. Esso, infatti, mostre le sue carte fin dall’inizio: il ritmo si rivela noiosissimo e i personaggi appaiono fin da subito strambi e stereotipati. In pratica, una delle peggiori prime puntate che abbia mai visto. Il problema dell’opera è, però, che quelle a venire non sono da meno: fatta eccezione per due o tre, esse sono tutte uguali, tutte seguono lo stesso identico schema. E quest’ultimo, purtroppo, non è dei migliori: in sintesi, all’inizio Akamatsu legge una richiesta di uno studente; in seguito, le tre ragazze scrivono sui cartelli le loro risposte, ovviamente diversissime tra loro e per lo più strampalate; infine, si giunge (non si sa come) a un argomento o a una scenetta che non ha nulla a che fare con la richiesta sopraccitata. Occasionalmente, poi, si trova una soluzione decente e si dà un consiglio a cui si poteva arrivare benissimo senza ricorrere a determinati espedienti, che si rivelano dunque inutili. Tale tiritera, ovviamente noiosissima, arriva a ripetersi anche due o tre volte nella stessa puntata, e il ciclo si riavvolge all’infinito nel corso degli episodi. Questi ultimi, come detto prima, sembrano uno la copia dell’altro: infatti, anche quando si va al mare per un ritiro (evviva i cliché), i nostri si mettono a leggere le richieste degli studenti, oppure sciorinano i loro cosiddetti “consigli di vita” anche in mezzo alla strada. C’è da aggiungere, poi, che a volte le domande vengono lette alla velocità della luce, come se non fosse importante quello richiesto, ma solo lo spettacolino messo in atto dai personaggi. Ne deriva un drastico calo d’attenzione, tant’è che non mi ricordo il contenuto di nessuna delle richieste, vista la passività con cui seguivo gli episodi.
Concentriamoci ora sul genere a cui “Jinsei” appartiene: è una commedia, giusto? Quindi che importa se gli episodi son tutti uguali o le vicende strane, basta che faccia divertire, no? Ebbene, io non ho riso neanche una volta. Come se non bastasse, oltre ad annoiarmi, sono rimasta piuttosto infastidita dalle scene di fanservice ecchi, presenti in quantità non proprio esigue.
Sui personaggi non c’è molto da dire: sono tutti strani, fastidiosi e stereotipati. Per dirla con parole semplici, Rino è la classica meganekko tsundere, Fumi la ragazza dalle misure abbondanti utili per le suddette scene e Ikumi la tipa “tutta muscoli e niente cervello”. Quest’ultima, in particolare, è quella che irrita di più, complici la sua immensa stupidità e il fatto che sia protagonista di svariati episodi. Verso la fine, poi, per la nostra felicità si unisce al club un’altra ragazza, Emi Murakami, una schizofrenica che ogni tanto prende a denudarsi. Ayaka, che comunque appare più spesso solo nelle ultime puntate, è la meno peggio tra tutti, mentre Akamatsu è un protagonista insipido e di poco spessore.
Passiamo al lato tecnico, ovvero l’aspetto migliore di “Jinsei”. Il character design, anche se è molto moe, è ottimo e non subisce mai cali. Stessa cosa dicasi per le animazioni e i fondali, sempre ben realizzati. Le OST, al contrario, sono poco incisive: per lo più, viene ripetuta sempre la stessa traccia, ossia quella che accompagna la lettura delle richieste (della quale rimane, dunque, uno spiacevole ricordo). Sigle kawaii - che quindi per me si traduce con “fastidiose” - all’ennesima potenza. Pure il significato del testo, soprattutto quello dell’opening, è davvero banale.
In conclusione, “Jinsei” è una serie che non consiglierei a nessuno: ripetitiva, noiosa e piena di personaggi già visti. Proprio nulla a che fare con la profonda parola (che, per chi non lo sapesse, significa “vita”) presente nel suo titolo. Voto 4.
Come già detto più volte in altre occasioni, esiste una folta categoria di anime composto da titoli che nascono "senza pretese", ossia con il solo intento di essere ricordati come "carini" e nulla di più. Personalmente mi piace attingere da questi titoli alla ricerca di momenti di svago senza troppi pensieri. Ovviamente non tutte le ciambelle riescono col buco: così, accanto a prodotti che effettivamente raggiungono il loro obiettivo, ce ne sono altri che sono puro strazio per gli occhi e per il cervello; il desiderio di svagarsi diventa un ricordo e la cosa più intelligente da farsi è 'dropparli' in fretta per porre fine al supplizio. Probabilmente dovrò riconsiderare il mio livello di intelligenza, dato che troppo spesso non procedo con l'abbandono di certi titoli e proseguo fino alla fine.
Purtroppo anche questo "Jinsei" fa parte di quest'ultima categoria di anime: raramente mi sono annoiato tanto guardando un anime ambientato in un contesto scolastico, uno scenario in cui mi trovo tradizionalmente bene.
"Jinsei" narra le vicende dei membri del "secondo club di giornalismo" di una scuola giapponese. In particolare, questo club attira l'attenzione perché mette a disposizione degli altri studenti una rubrica dedicata a consigli sulla vita quotidiana. A tal fine vengono reclutate tre ragazze esperte nelle varie materie scolastiche, ossia letteratura, scienze e sport; le risposte ai vari quesiti posti in genere sono inizialmente abbastanza strampalate, ma, attraverso la sperimentazione diretta, si arriverà (a volte) a conclusioni molto più assennate.
Se anche chi legge avesse bisogno di un consiglio, potrei senz'altro darvene uno: non guardate questo anime. Personalmente l'ho fatto e me ne pento amaramente: è terribilmente noioso, la trama non riesce mai a carburare e il tipo di divertimento che si è pensato di offrire allo spettatore non si realizza mai. I personaggi, in effetti, potrebbero avere un loro potenziale, ma viene espresso proprio male e quindi ci si stufa presto di loro; si pensi che dopo aver visto tredici episodi ancora adesso non riesco a ricordare nemmeno uno dei loro nomi, il che vuol dire che non ci si lega a loro, le loro vicende vengono osservate in una sostanziale indifferenza e l'unico obiettivo (per quelli come me che devono vedere tutto per esprimere un giudizio) diventa quello di completarne la visione al più presto per passare ad altro.
C'è da dire che il comparto grafico è piacevole e anche la colonna sonora non è male; in più il fanservice è limitato e non si sfocia, come si potrebbe pensare all'inizio, nel classico harem. Personalmente a me gli harem piacciono, ma so anche che a molti danno fastidio, per cui per questa fascia di spettatori quest'aspetto potrebbe risultare positivo; secondo me, invece, forse si poteva provare a metterlo per cercare di dare un po' più di pepe a una storia che si era rivelata troppo moscia e priva di risvolti apprezzabili, anche se con queste basi non credo che il risultato sarebbe stato comunque granché.
Insomma, un vero disastro. Non ho più nulla da aggiungere, anche il solo scriverne la recensione è risultato un compito noiosissimo: per questo essa termina qui, poi traete voi le vostre conclusioni.
Purtroppo anche questo "Jinsei" fa parte di quest'ultima categoria di anime: raramente mi sono annoiato tanto guardando un anime ambientato in un contesto scolastico, uno scenario in cui mi trovo tradizionalmente bene.
"Jinsei" narra le vicende dei membri del "secondo club di giornalismo" di una scuola giapponese. In particolare, questo club attira l'attenzione perché mette a disposizione degli altri studenti una rubrica dedicata a consigli sulla vita quotidiana. A tal fine vengono reclutate tre ragazze esperte nelle varie materie scolastiche, ossia letteratura, scienze e sport; le risposte ai vari quesiti posti in genere sono inizialmente abbastanza strampalate, ma, attraverso la sperimentazione diretta, si arriverà (a volte) a conclusioni molto più assennate.
Se anche chi legge avesse bisogno di un consiglio, potrei senz'altro darvene uno: non guardate questo anime. Personalmente l'ho fatto e me ne pento amaramente: è terribilmente noioso, la trama non riesce mai a carburare e il tipo di divertimento che si è pensato di offrire allo spettatore non si realizza mai. I personaggi, in effetti, potrebbero avere un loro potenziale, ma viene espresso proprio male e quindi ci si stufa presto di loro; si pensi che dopo aver visto tredici episodi ancora adesso non riesco a ricordare nemmeno uno dei loro nomi, il che vuol dire che non ci si lega a loro, le loro vicende vengono osservate in una sostanziale indifferenza e l'unico obiettivo (per quelli come me che devono vedere tutto per esprimere un giudizio) diventa quello di completarne la visione al più presto per passare ad altro.
C'è da dire che il comparto grafico è piacevole e anche la colonna sonora non è male; in più il fanservice è limitato e non si sfocia, come si potrebbe pensare all'inizio, nel classico harem. Personalmente a me gli harem piacciono, ma so anche che a molti danno fastidio, per cui per questa fascia di spettatori quest'aspetto potrebbe risultare positivo; secondo me, invece, forse si poteva provare a metterlo per cercare di dare un po' più di pepe a una storia che si era rivelata troppo moscia e priva di risvolti apprezzabili, anche se con queste basi non credo che il risultato sarebbe stato comunque granché.
Insomma, un vero disastro. Non ho più nulla da aggiungere, anche il solo scriverne la recensione è risultato un compito noiosissimo: per questo essa termina qui, poi traete voi le vostre conclusioni.
"Jinsei" è una di quelle serie che passa quasi del tutto inosservata, almeno per il grande pubblico; ma che meriterebbe un successo ben maggiore. Con questo non voglio affatto affermare che sia un capolavoro, anzi. Gli errori e alcune imperfezioni non mancano, ma, in linea generale, è un'opera interessante, capace di far sorridere e appassionare lo spettatore.
L'anime è composto da tredici episodi ed è uscito nel 2014. Il genere è quello tipico della commedia, senza troppe pretese. Tuttavia non si può dimenticare un piccolo velo di sentimentalismo (molto tenue, a dire il vero) e, anche in questo caso, un accenno di ecchi... giusto qualche mutandina sventolante, per rendere il tutto un po' più esilarante.
La trama è semplice e lineare, almeno in principio. Il protagonista, Yuuki Akamatsu, viene ingaggiato dalla cugina, nonché presidente del secondo club del giornalismo, per gestire una rubrica di consigli per quanto riguarda la vita quotidiana e le varie difficoltà in essa presente. Per tale incarico, però, non sarà solo, in quanto gli verranno affiancate tre belle fanciulle, ognuna delle quali è, così dicono, specializzata in un determinato campo: Rino Endou, bella occhialuta dai lunghi capelli neri, scienziata fino all'osso; la prosperosa Fumi Kujou, figlia di un sacerdote e specializzata in campo umanistico; e infine la piccola e vivace Ikumi Suzuki, tanto energica quanto atletica (e stupida). Insieme formano un team vincente, che contribuirà a dare consigli a tutti i compagni di scuola, che cercheranno il loro aiuto. Ovviamente le difficoltà non mancheranno, non solo per l'opposizione del primo club del giornalismo, ma anche, e soprattutto, per l'incompatibilità di opinione dei vari membri. Le tre ragazze sono una l'opposto dell'altra e, sebbene siano amiche, non possono far altro che dare opinioni assolutamente contrastanti su ogni richiesta di consiglio. Toccherà ad Akamatsu ammaestrarle e farle convivere in maniera pacifica, anche se spesso ciò porterà i nostri protagonisti ad allontanarsi dall'argomento principale.
Come andranno a finire le loro avventure?
Innanzitutto andiamo ad analizzare i vari personaggi di "Jinsei". In una commedia che si rispetti, questo deve essere un punto importantissimo, in quanto la vera forza dell'opera risiede appunto nella gestione caratteriale dei vari protagonisti. Bisogna così ricercare la giusta dose tra allegria (magari con piccoli, o meno, stereotipi) e quel pizzico di profondità in più che riesce ad emozionare e colpire.
Tutto ciò è riscontrabile in "Jinsei"? Sì e no. Alcuni personaggi riescono effettivamente ad emozionare, altri, però, appaiono piuttosto piatti e fermi al semplice cliché. Tra tutti, due mi hanno intrigato in maniera particolare: Rino e la cugina, Ayaka. Hanno un carattere forte e deciso, che le rende determinanti nella maggior parte degli avvenimenti. Senza contare che la prima è l'unica che sembra effettivamente innamorata del protagonista.
Da ciò mi ricollego a un altro punto interessante: la mancanza dell' "harem". Spesso infatti si cade nell'errore di forzare la storia, rendendo tutte le ragazze invaghite del protagonista di turno. In questo caso, per fortuna, ciò non avviene. E, anzi, si instaura un accenno di "love story" tra Akamatsu e la titubante Rino. Colei che non riesce ad esprimere i propri sentimenti, se non verso fredde formule chimiche, imparerà ad amare, forse.
La grafica è bella. I personaggi sono realizzati in maniera impeccabile, e ho apprezzato molto la scelta, ovviamente sensata, di mantenere toni vivaci e colori brillanti. L'anime è una commedia molto semplice e assolutamente priva di tematiche di rilievo. Creare un'atmosfera diversa avrebbe senza dubbio appesantito il tutto.
Belle le musiche, soprattutto l'ending, che ho trovato estremamente simpatiche e caratteristiche. Il doppiaggio è fatto in maniera ottima, privo di errori grossolani o imperfezioni nella scelta dei doppiatori. Ogni voce è accordata con cura e dedizione all'immagine stessa del personaggio.
Discreta la regia, che riesce a creare in tredici puntate una storia abbastanza sensata. Non c'è una conclusione, ma come potrebbe esserci visto che non c'è neanche un nemico d'abbattere o qualche sorta di incarico da svolgere? Le giornate scorrono tranquille (più o meno) e la trama avrebbe sicuramente continuato ben oltre i semplici tredici episodi. Bene dunque che l'arco narrativo si chiuda in modo vago, promettendo, chissà, nuovi sviluppi futuri.
"Jinsei" non è un capolavoro, non è un anime che rimane impresso nel cuore, ma riesce comunque a divertire e stupire. Solitamente le grandi opere possono essere paragonate a un vero e proprio schiaffo, che rimane impresso sulla pelle. Mentre questo lo metterei sullo stesso piano di una carezza: bella, tenue e calda. Ma allo stesso tempo troppo flebile per lasciare il segno.
Avrei voluto maggiori sviluppi tra Akamatsu e Rino, ma non ci sono stati. Avrei voluto rivolgimenti di maggior impatto, ma non li ho visti. Avrei voluto una trama più lunga e articolata, ma dovremo accontentarci di queste poche puntate.
Nonostante ciò, credo che sia un anime veramente interessante e degno di essere visto, seguito e ammirato.
Voto finale: 7
L'anime è composto da tredici episodi ed è uscito nel 2014. Il genere è quello tipico della commedia, senza troppe pretese. Tuttavia non si può dimenticare un piccolo velo di sentimentalismo (molto tenue, a dire il vero) e, anche in questo caso, un accenno di ecchi... giusto qualche mutandina sventolante, per rendere il tutto un po' più esilarante.
La trama è semplice e lineare, almeno in principio. Il protagonista, Yuuki Akamatsu, viene ingaggiato dalla cugina, nonché presidente del secondo club del giornalismo, per gestire una rubrica di consigli per quanto riguarda la vita quotidiana e le varie difficoltà in essa presente. Per tale incarico, però, non sarà solo, in quanto gli verranno affiancate tre belle fanciulle, ognuna delle quali è, così dicono, specializzata in un determinato campo: Rino Endou, bella occhialuta dai lunghi capelli neri, scienziata fino all'osso; la prosperosa Fumi Kujou, figlia di un sacerdote e specializzata in campo umanistico; e infine la piccola e vivace Ikumi Suzuki, tanto energica quanto atletica (e stupida). Insieme formano un team vincente, che contribuirà a dare consigli a tutti i compagni di scuola, che cercheranno il loro aiuto. Ovviamente le difficoltà non mancheranno, non solo per l'opposizione del primo club del giornalismo, ma anche, e soprattutto, per l'incompatibilità di opinione dei vari membri. Le tre ragazze sono una l'opposto dell'altra e, sebbene siano amiche, non possono far altro che dare opinioni assolutamente contrastanti su ogni richiesta di consiglio. Toccherà ad Akamatsu ammaestrarle e farle convivere in maniera pacifica, anche se spesso ciò porterà i nostri protagonisti ad allontanarsi dall'argomento principale.
Come andranno a finire le loro avventure?
Innanzitutto andiamo ad analizzare i vari personaggi di "Jinsei". In una commedia che si rispetti, questo deve essere un punto importantissimo, in quanto la vera forza dell'opera risiede appunto nella gestione caratteriale dei vari protagonisti. Bisogna così ricercare la giusta dose tra allegria (magari con piccoli, o meno, stereotipi) e quel pizzico di profondità in più che riesce ad emozionare e colpire.
Tutto ciò è riscontrabile in "Jinsei"? Sì e no. Alcuni personaggi riescono effettivamente ad emozionare, altri, però, appaiono piuttosto piatti e fermi al semplice cliché. Tra tutti, due mi hanno intrigato in maniera particolare: Rino e la cugina, Ayaka. Hanno un carattere forte e deciso, che le rende determinanti nella maggior parte degli avvenimenti. Senza contare che la prima è l'unica che sembra effettivamente innamorata del protagonista.
Da ciò mi ricollego a un altro punto interessante: la mancanza dell' "harem". Spesso infatti si cade nell'errore di forzare la storia, rendendo tutte le ragazze invaghite del protagonista di turno. In questo caso, per fortuna, ciò non avviene. E, anzi, si instaura un accenno di "love story" tra Akamatsu e la titubante Rino. Colei che non riesce ad esprimere i propri sentimenti, se non verso fredde formule chimiche, imparerà ad amare, forse.
La grafica è bella. I personaggi sono realizzati in maniera impeccabile, e ho apprezzato molto la scelta, ovviamente sensata, di mantenere toni vivaci e colori brillanti. L'anime è una commedia molto semplice e assolutamente priva di tematiche di rilievo. Creare un'atmosfera diversa avrebbe senza dubbio appesantito il tutto.
Belle le musiche, soprattutto l'ending, che ho trovato estremamente simpatiche e caratteristiche. Il doppiaggio è fatto in maniera ottima, privo di errori grossolani o imperfezioni nella scelta dei doppiatori. Ogni voce è accordata con cura e dedizione all'immagine stessa del personaggio.
Discreta la regia, che riesce a creare in tredici puntate una storia abbastanza sensata. Non c'è una conclusione, ma come potrebbe esserci visto che non c'è neanche un nemico d'abbattere o qualche sorta di incarico da svolgere? Le giornate scorrono tranquille (più o meno) e la trama avrebbe sicuramente continuato ben oltre i semplici tredici episodi. Bene dunque che l'arco narrativo si chiuda in modo vago, promettendo, chissà, nuovi sviluppi futuri.
"Jinsei" non è un capolavoro, non è un anime che rimane impresso nel cuore, ma riesce comunque a divertire e stupire. Solitamente le grandi opere possono essere paragonate a un vero e proprio schiaffo, che rimane impresso sulla pelle. Mentre questo lo metterei sullo stesso piano di una carezza: bella, tenue e calda. Ma allo stesso tempo troppo flebile per lasciare il segno.
Avrei voluto maggiori sviluppi tra Akamatsu e Rino, ma non ci sono stati. Avrei voluto rivolgimenti di maggior impatto, ma non li ho visti. Avrei voluto una trama più lunga e articolata, ma dovremo accontentarci di queste poche puntate.
Nonostante ciò, credo che sia un anime veramente interessante e degno di essere visto, seguito e ammirato.
Voto finale: 7