Magic Kaito 1412
Il ladro Kaito Kid è sicuramente una delle creature più popolari del mangaka Gosho Aoyama: dopo il manga, i mille e più camei in "Detective Conan" con relativi special e film, e lo special TV dedicato, ecco che il ladro prestigiatore ottiene una serie televisiva tutta sua.
La trama è la stessa del manga: lo studente Kaito Kuroba, genio dei giochi di prestigio, scopre che il suo defunto padre vestiva i panni di un misterioso ladro e decide di prendere il suo posto nella ricerca di una fantomatica pietra dai magici poteri, sulle cui tracce c'è anche l'organizzazione criminale che uccise suo padre.
Gli episodi sono tratti dalle varie opere legate a Kaito Kid: un po' tratti dal manga, un po' capitoli di "Detective Conan" rivisitati dal punto di vista del ladro invece che del detective.
Molti elementi della serie sono simili a quelli di "Detective Conan": il rapporto di litigioso amore fra Kaito e l'amica d'infanzia Aoko è identico a quello che poi avranno Shinichi e Ran, così come il padre di Aoko, lo sfortunato e baffuto commissario Ginzo Nakamori, è molto simile a quello che poi sarà lo 'sfigato' detective Kogoro Mori.
Allo stesso modo, "Magic Kaito 1412" presenta uno dei più grossi pregi di "Detective Conan": un cast corale e ricco di personaggi variegati e simpatici, fra i quali si annoverano un giovane detective liceale (Saguru Hakuba, visto anche in "Detective Conan"), una ragazza un po' pazza appassionata di stregoneria, genitori fuori di testa, vecchietti che aiutano in segreto il protagonista nelle sue missioni. Tutti elementi già noti a chi segue "Detective Conan" (i cui personaggi fanno capolino qua e là pure in questa serie, ogni tanto), così come lo è anche l'organizzazione criminale di uomini vestiti da Blues Brothers a cui il protagonista si oppone: anche Conan/Shinichi, infatti, avrà il suo bel daffare con un'organizzazione simile, come ben sappiamo.
Piacevolmente azzeccata è la simbologia legata ai colori che incarnano i quattro protagonisti nei loro nomi: nero (Kaito <u>Kuro</u>ba), bianco (Saguru <u>Haku</u>ba), blu (<u>Ao</u>ko Nakamori) e rosso (<u>Aka</u>ko Koizumi); così come la simbologia del quadrifoglio (Kuroba è assonante a Kuroobaa, "Clover"), che spesso e volentieri si accompagna graficamente al personaggio di Kaito.
L'autore tratta del suo ladro prestigiatore spesso e volentieri, ma non è mai riuscito a scrivere la parola fine alle sue avventure. Anche questa serie, dunque, nonostante l'intrigante trama di fondo della ricerca della pietra magica, non giunge a un finale e presenta una serie di casi autoconclusivi di per sé godibili ma poco soddisfacenti, dato che il meccanismo del guardie e ladri è tutto sommato sempre lo stesso in tutte le serie di questo tipo, e ciò che più interessa al pubblico non è il furto del giorno di Kaito Kid (che tanto è intelligente e furbo e vince sempre, anche se si cerca di metterlo in difficoltà in tutti i modi), ma i rapporti tra i vari personaggi e l'allegra atmosfera evocata dalla narrazione delle loro vite. Un elemento che è molto presente anche in "Detective Conan", ma lì si riesce ad appassionarsi anche ai vari omicidi, che risultano ben più intriganti dei furti di Kaito Kid. Del resto, anche in "Occhi di gatto" o "Saint Tail", opere del genere guardie e ladri molto simili a questa, ciò che interessava maggiormente era la storia d'amore fra ladra e detective, più che i vari furti del caso.
L'atmosfera della serie è piacevolmente molto sobria e gradevole, e riesce a interessare nonostante i casi in sé e per sé risultino noiosi e il protagonista poco simpatico nella sua eccessiva sicurezza. La simpatia dei personaggi, la buona varietà del cast, l'alternanza fra comicità e serietà (con qualche punta di romanticismo e sentimentalismo qua e là) rendono "Magic Kaito 1412" una serie tutto sommato gradevole, anche se un po' usa e getta e dal finale insoddisfacente, cosa che la rende dimenticabile sulla lunga distanza.
Uno degli elementi della serie, che è un pregio o un difetto a seconda dei casi, è il suo legame a doppio filo con "Detective Conan", che rende difficili da capire, per chi non segue quest'ultimo, gli episodi dove Kaito Kid si scontra con un detective bambino mai presentato in questa serie. Risulta anche un po' sprecato il personaggio di Saguru Hakuba, interessante rivale del ladro che però compare in pochissimi episodi.
Sul lato tecnico, "Magic Kaito 1412" è una serie molto particolare.
Il character design è simile a quello di "Detective Conan", ma un po' più grezzo, forse per rimarcare il fatto che il manga di Kaito Kid è precedente. Vi è poi un uso molto massiccio della computer grafica, che viene usata praticamente per ogni cosa: automobili, elicotteri, giradischi, coriandoli, pallottole, carte, oggetti, effetti speciali dei giochi di prestigio. Solitamente sono contro l'uso smodato di questa tecnica nei cartoni animati, ma in "Magic Kaito 1412" è talmente presente che si impara ad accettarla come parte del gioco e riesce persino ad assumere un suo fascino... tanto "Magic Kaito 1412" è una serie che non si può e non si deve prendere sul serio, quindi qualche effetto trash in computer grafica finisce per non disturbare.
La colonna sonora è sobria e intrigante, con brani strumentali molto gradevoli e qualche pezzo cantato in sottofondo alle scene più importanti. In una serie che presenta fra i suoi elementi caratterizzanti anche un sobrio bar con tavoli da biliardo e bottiglie di whisky e un vecchio giradischi ancora perfettamente funzionante, non stupiscono affatto musiche raffinate e dalla leggera venatura jazz, che creano un'atmosfera assai affascinante.
Molto bello anche il ritmo pop delle quattro sigle.
Buono il doppiaggio, con un Kappei Yamaguchi sempre in splendida forma e praticamente tutto il cast che già milita in "Detective Conan" al servizio di personaggi già visti in passato in entrambe le serie. Nota di demerito per MAO, la doppiatrice di Aoko, che dona alla ragazza un tono stupidissimo, infantile e irritante, quando invece vorremmo che il personaggio ci coinvolgesse di più nelle buone scene romantiche che lo riguardano. Da lodare, come sempre, Unshou Ishizuka: il suo ispettore Nakamori è così divertente che buca lo schermo.
"Magic Kaito 1412" è una serie raffinata e gradevole, un po' noiosa a tratti ma anche divertente, romantica ed emozionante quando vuole. Magari si potevano creare più episodi originali legati alla trama principale, inventandosi un finale ad hoc, invece che dare un contentino ai fan di Kaito Kid e Detective Conan, limitandosi a raccontare storie già note. Così facendo, questa serie sarà facilmente dimenticata, risultando solo un piacevole divertissement momentaneo, che non si scolpirà più di tanto nel cuore degli spettatori nonostante il piacevole tempo speso assieme.
La trama è la stessa del manga: lo studente Kaito Kuroba, genio dei giochi di prestigio, scopre che il suo defunto padre vestiva i panni di un misterioso ladro e decide di prendere il suo posto nella ricerca di una fantomatica pietra dai magici poteri, sulle cui tracce c'è anche l'organizzazione criminale che uccise suo padre.
Gli episodi sono tratti dalle varie opere legate a Kaito Kid: un po' tratti dal manga, un po' capitoli di "Detective Conan" rivisitati dal punto di vista del ladro invece che del detective.
Molti elementi della serie sono simili a quelli di "Detective Conan": il rapporto di litigioso amore fra Kaito e l'amica d'infanzia Aoko è identico a quello che poi avranno Shinichi e Ran, così come il padre di Aoko, lo sfortunato e baffuto commissario Ginzo Nakamori, è molto simile a quello che poi sarà lo 'sfigato' detective Kogoro Mori.
Allo stesso modo, "Magic Kaito 1412" presenta uno dei più grossi pregi di "Detective Conan": un cast corale e ricco di personaggi variegati e simpatici, fra i quali si annoverano un giovane detective liceale (Saguru Hakuba, visto anche in "Detective Conan"), una ragazza un po' pazza appassionata di stregoneria, genitori fuori di testa, vecchietti che aiutano in segreto il protagonista nelle sue missioni. Tutti elementi già noti a chi segue "Detective Conan" (i cui personaggi fanno capolino qua e là pure in questa serie, ogni tanto), così come lo è anche l'organizzazione criminale di uomini vestiti da Blues Brothers a cui il protagonista si oppone: anche Conan/Shinichi, infatti, avrà il suo bel daffare con un'organizzazione simile, come ben sappiamo.
Piacevolmente azzeccata è la simbologia legata ai colori che incarnano i quattro protagonisti nei loro nomi: nero (Kaito <u>Kuro</u>ba), bianco (Saguru <u>Haku</u>ba), blu (<u>Ao</u>ko Nakamori) e rosso (<u>Aka</u>ko Koizumi); così come la simbologia del quadrifoglio (Kuroba è assonante a Kuroobaa, "Clover"), che spesso e volentieri si accompagna graficamente al personaggio di Kaito.
L'autore tratta del suo ladro prestigiatore spesso e volentieri, ma non è mai riuscito a scrivere la parola fine alle sue avventure. Anche questa serie, dunque, nonostante l'intrigante trama di fondo della ricerca della pietra magica, non giunge a un finale e presenta una serie di casi autoconclusivi di per sé godibili ma poco soddisfacenti, dato che il meccanismo del guardie e ladri è tutto sommato sempre lo stesso in tutte le serie di questo tipo, e ciò che più interessa al pubblico non è il furto del giorno di Kaito Kid (che tanto è intelligente e furbo e vince sempre, anche se si cerca di metterlo in difficoltà in tutti i modi), ma i rapporti tra i vari personaggi e l'allegra atmosfera evocata dalla narrazione delle loro vite. Un elemento che è molto presente anche in "Detective Conan", ma lì si riesce ad appassionarsi anche ai vari omicidi, che risultano ben più intriganti dei furti di Kaito Kid. Del resto, anche in "Occhi di gatto" o "Saint Tail", opere del genere guardie e ladri molto simili a questa, ciò che interessava maggiormente era la storia d'amore fra ladra e detective, più che i vari furti del caso.
L'atmosfera della serie è piacevolmente molto sobria e gradevole, e riesce a interessare nonostante i casi in sé e per sé risultino noiosi e il protagonista poco simpatico nella sua eccessiva sicurezza. La simpatia dei personaggi, la buona varietà del cast, l'alternanza fra comicità e serietà (con qualche punta di romanticismo e sentimentalismo qua e là) rendono "Magic Kaito 1412" una serie tutto sommato gradevole, anche se un po' usa e getta e dal finale insoddisfacente, cosa che la rende dimenticabile sulla lunga distanza.
Uno degli elementi della serie, che è un pregio o un difetto a seconda dei casi, è il suo legame a doppio filo con "Detective Conan", che rende difficili da capire, per chi non segue quest'ultimo, gli episodi dove Kaito Kid si scontra con un detective bambino mai presentato in questa serie. Risulta anche un po' sprecato il personaggio di Saguru Hakuba, interessante rivale del ladro che però compare in pochissimi episodi.
Sul lato tecnico, "Magic Kaito 1412" è una serie molto particolare.
Il character design è simile a quello di "Detective Conan", ma un po' più grezzo, forse per rimarcare il fatto che il manga di Kaito Kid è precedente. Vi è poi un uso molto massiccio della computer grafica, che viene usata praticamente per ogni cosa: automobili, elicotteri, giradischi, coriandoli, pallottole, carte, oggetti, effetti speciali dei giochi di prestigio. Solitamente sono contro l'uso smodato di questa tecnica nei cartoni animati, ma in "Magic Kaito 1412" è talmente presente che si impara ad accettarla come parte del gioco e riesce persino ad assumere un suo fascino... tanto "Magic Kaito 1412" è una serie che non si può e non si deve prendere sul serio, quindi qualche effetto trash in computer grafica finisce per non disturbare.
La colonna sonora è sobria e intrigante, con brani strumentali molto gradevoli e qualche pezzo cantato in sottofondo alle scene più importanti. In una serie che presenta fra i suoi elementi caratterizzanti anche un sobrio bar con tavoli da biliardo e bottiglie di whisky e un vecchio giradischi ancora perfettamente funzionante, non stupiscono affatto musiche raffinate e dalla leggera venatura jazz, che creano un'atmosfera assai affascinante.
Molto bello anche il ritmo pop delle quattro sigle.
Buono il doppiaggio, con un Kappei Yamaguchi sempre in splendida forma e praticamente tutto il cast che già milita in "Detective Conan" al servizio di personaggi già visti in passato in entrambe le serie. Nota di demerito per MAO, la doppiatrice di Aoko, che dona alla ragazza un tono stupidissimo, infantile e irritante, quando invece vorremmo che il personaggio ci coinvolgesse di più nelle buone scene romantiche che lo riguardano. Da lodare, come sempre, Unshou Ishizuka: il suo ispettore Nakamori è così divertente che buca lo schermo.
"Magic Kaito 1412" è una serie raffinata e gradevole, un po' noiosa a tratti ma anche divertente, romantica ed emozionante quando vuole. Magari si potevano creare più episodi originali legati alla trama principale, inventandosi un finale ad hoc, invece che dare un contentino ai fan di Kaito Kid e Detective Conan, limitandosi a raccontare storie già note. Così facendo, questa serie sarà facilmente dimenticata, risultando solo un piacevole divertissement momentaneo, che non si scolpirà più di tanto nel cuore degli spettatori nonostante il piacevole tempo speso assieme.
"Magic Kaito 1412" (2014) è una nuova trasposizione animata di "Kaito Kid", l'opera prima con cui ha esordito Gosho Aoyama a metà degli anni ottanta, e che è diventata popolare grazie ai continui crossover nel manga e anime "Detective Conan", la serie che ha consacrato Aoyama. So che era già stata realizzata una breve serie animata nel 2010, ma non avendola visionata non posso fare un confronto, né posso farlo col manga di "Kaito Kid", non avendolo mai letto.
Questa serie TV, che attualmente conta una sola stagione di ventiquattro episodi, trasmessa in Italia a poche settimane di distanza sul canale Man-Ga in giapponese coi sottotitoli in italiano (una piega che sembra non vedere più opportunità per doppiaggi italiani...), ci mostra le origini del giovane Kaito Kuroba che, scoprendo l'identità del padre defunto, un prestigiatore che come seconda vita interpretava il ladro "Kaito Kid", una sorta di Lupin dei giorni nostri, inseguito da sempre dall'ispettore Nakamori, meglio noto come "Zenigata 2.0", si ritrova quindi a ridare lui stesso vita al personaggio, studiando i messaggi registrati lasciati dal padre.
A tal proposito, i messaggi del padre sono registrati sui vecchi dischi dell'epoca, eppure la serie è ambientata ai giorni nostri, si possono infatti notare tablet, portatili e smartphone... È una scelta che fa sicuramente leva sui gusti dei Giapponesi, grandi amanti della tecnologia, tuttavia avrei trovato più piacevole se la serie fosse stata invece ambientata proprio a metà degli anni '80 come l'opera originale.
Questo prodotto d'animazione ha un comparto tecnico piuttosto convincente, piacevoli opening ed ending, e una colonna sonora ottima e azzeccata. La maggioranza degli episodi, tratti dal manga credo, sono perlopiù tutti piacevoli da guardare, ogni tanto si possono vedere dei crossover con la banda di Shinichi Kudo. Si tratta di episodi visti in "Detective Conan", ma rielaborati dal punto di vista di Kaito Kid. Onestamente ho trovato la cosa molto piacevole, ma confesso che tutti quegli episodi perdono il confronto, in quanto risultavano decisamente più belli in "Detective Conan".
Una cosa che mi ha molto spiazzato guardando "Kaito Kid" è l'incredibile differenza di gestione dei "casi". In "Detective Conan" ogni situazione era spiegata minuziosamente, e per quanto si potesse sforare dal concetto di realismo, tutto veniva spiegato alla perfezione, tanto che per stare dietro al caso della settimana bisognava rimanere concentrati per seguire tutti i passaggi.
In "Kaito Kid" invece il tutto risulta spiegato in modo blando, e spesso Kaito Kid fa delle cose a dir poco fantascientifiche senza che venga spiegato un bel niente; a lasciar poi vittoria facile al ladro vestito di bianco è l'assurda incompetenza (o perlomeno in alcune puntate) di Nakamori e compagnia, che spesso per seguire tutti insieme un'esca di Kaito lasciano vuote le stanze dei furti. Un'altra cosa che mi ha stranito è la presenza Akako Koizumi, che è una strega e usa la magia. Onestamente ho trovato i suoi poteri un po' fuori luogo in quello che dovrebbe essere il contesto di "Kaito Kid" e soprattutto di "Detective Conan", anche se il personaggio alla fine risulta molto divertente.
Sempre riguardo ai personaggi, trovo odioso il personaggio di Kaito Kid, che sfrutta in modo slealissimo l'amicizia-amore di Aoko per spiare e fregare il padre, l'ispettore Nakamori, che giustamente parla dei piani per inchiodare Kaito Kid in pubblico, facendogli fare grandi figure barbine. Avrei preferito un Kaito Kuroba più ingegnoso, che scoprisse le trappole dei suoi avversari con la propria astuzia e col proprio fiuto, e non origliando le conversazioni stando vicino ad Aoko, o piazzando delle cimici su Nakamori o su sua figlia dopo essere stato invitato a pranzo.
Comunque sia, trovo che quest'anime sia piacevole da vedere, ma non l'ho trovato molto coinvolgente, tanto che ho dovuto "faticare" per finire di vedere tutti gli episodi che tenevo registrati su MySKY, e ammetto di aver tirato un sospiro di sollievo nello scoprire che non andava oltre i ventiquttro episodi. La storia del padre di Kaito, e delle gemme da ritrovare, onestamente mi danno l'idea di un concept per mandare avanti la storia all'infinito, e di cui difficilmente vedremo mai una fine o degli sviluppi consistenti... beh, voglio dire, se è dagli anni '80 che 'sta serie non ha un conclusione, non credo ci si debba fare troppe illusioni, ma a parte quello, è una sottotrama interessante sì e no un quarto di quella dell'organizzazione nera di "Detective Conan".
Di questa serie ho adorato invece la comicità dell'ispettore Ginzo Nakamori, grazie anche al bravissimo doppiatore nipponico Unshō Ishizuka. Bravo come al solito anche Kappei Yamaguchi (Kaito Kuroba) che, nonostante l'età, riesce ancora a calarsi perfettamente nei panni di un adolescente; però, metterlo nei flashback da bambino è stata un'eresia, non si può proprio sentire. Interessante anche la "nemesi" del protagonista, ossia Saguru Hakuba.
In definitiva un gradevole anime, non ho poi tanto da recriminare, ma quanto a mordente forse lascia un po' a desiderare. Speriamo di vederlo anche doppiato in italiano (su Nakamori ci vedrei benissimo Riccardo Lombardo, che se non erro lo ha già doppiato in alcune puntate di Conan).
Questa serie TV, che attualmente conta una sola stagione di ventiquattro episodi, trasmessa in Italia a poche settimane di distanza sul canale Man-Ga in giapponese coi sottotitoli in italiano (una piega che sembra non vedere più opportunità per doppiaggi italiani...), ci mostra le origini del giovane Kaito Kuroba che, scoprendo l'identità del padre defunto, un prestigiatore che come seconda vita interpretava il ladro "Kaito Kid", una sorta di Lupin dei giorni nostri, inseguito da sempre dall'ispettore Nakamori, meglio noto come "Zenigata 2.0", si ritrova quindi a ridare lui stesso vita al personaggio, studiando i messaggi registrati lasciati dal padre.
A tal proposito, i messaggi del padre sono registrati sui vecchi dischi dell'epoca, eppure la serie è ambientata ai giorni nostri, si possono infatti notare tablet, portatili e smartphone... È una scelta che fa sicuramente leva sui gusti dei Giapponesi, grandi amanti della tecnologia, tuttavia avrei trovato più piacevole se la serie fosse stata invece ambientata proprio a metà degli anni '80 come l'opera originale.
Questo prodotto d'animazione ha un comparto tecnico piuttosto convincente, piacevoli opening ed ending, e una colonna sonora ottima e azzeccata. La maggioranza degli episodi, tratti dal manga credo, sono perlopiù tutti piacevoli da guardare, ogni tanto si possono vedere dei crossover con la banda di Shinichi Kudo. Si tratta di episodi visti in "Detective Conan", ma rielaborati dal punto di vista di Kaito Kid. Onestamente ho trovato la cosa molto piacevole, ma confesso che tutti quegli episodi perdono il confronto, in quanto risultavano decisamente più belli in "Detective Conan".
Una cosa che mi ha molto spiazzato guardando "Kaito Kid" è l'incredibile differenza di gestione dei "casi". In "Detective Conan" ogni situazione era spiegata minuziosamente, e per quanto si potesse sforare dal concetto di realismo, tutto veniva spiegato alla perfezione, tanto che per stare dietro al caso della settimana bisognava rimanere concentrati per seguire tutti i passaggi.
In "Kaito Kid" invece il tutto risulta spiegato in modo blando, e spesso Kaito Kid fa delle cose a dir poco fantascientifiche senza che venga spiegato un bel niente; a lasciar poi vittoria facile al ladro vestito di bianco è l'assurda incompetenza (o perlomeno in alcune puntate) di Nakamori e compagnia, che spesso per seguire tutti insieme un'esca di Kaito lasciano vuote le stanze dei furti. Un'altra cosa che mi ha stranito è la presenza Akako Koizumi, che è una strega e usa la magia. Onestamente ho trovato i suoi poteri un po' fuori luogo in quello che dovrebbe essere il contesto di "Kaito Kid" e soprattutto di "Detective Conan", anche se il personaggio alla fine risulta molto divertente.
Sempre riguardo ai personaggi, trovo odioso il personaggio di Kaito Kid, che sfrutta in modo slealissimo l'amicizia-amore di Aoko per spiare e fregare il padre, l'ispettore Nakamori, che giustamente parla dei piani per inchiodare Kaito Kid in pubblico, facendogli fare grandi figure barbine. Avrei preferito un Kaito Kuroba più ingegnoso, che scoprisse le trappole dei suoi avversari con la propria astuzia e col proprio fiuto, e non origliando le conversazioni stando vicino ad Aoko, o piazzando delle cimici su Nakamori o su sua figlia dopo essere stato invitato a pranzo.
Comunque sia, trovo che quest'anime sia piacevole da vedere, ma non l'ho trovato molto coinvolgente, tanto che ho dovuto "faticare" per finire di vedere tutti gli episodi che tenevo registrati su MySKY, e ammetto di aver tirato un sospiro di sollievo nello scoprire che non andava oltre i ventiquttro episodi. La storia del padre di Kaito, e delle gemme da ritrovare, onestamente mi danno l'idea di un concept per mandare avanti la storia all'infinito, e di cui difficilmente vedremo mai una fine o degli sviluppi consistenti... beh, voglio dire, se è dagli anni '80 che 'sta serie non ha un conclusione, non credo ci si debba fare troppe illusioni, ma a parte quello, è una sottotrama interessante sì e no un quarto di quella dell'organizzazione nera di "Detective Conan".
Di questa serie ho adorato invece la comicità dell'ispettore Ginzo Nakamori, grazie anche al bravissimo doppiatore nipponico Unshō Ishizuka. Bravo come al solito anche Kappei Yamaguchi (Kaito Kuroba) che, nonostante l'età, riesce ancora a calarsi perfettamente nei panni di un adolescente; però, metterlo nei flashback da bambino è stata un'eresia, non si può proprio sentire. Interessante anche la "nemesi" del protagonista, ossia Saguru Hakuba.
In definitiva un gradevole anime, non ho poi tanto da recriminare, ma quanto a mordente forse lascia un po' a desiderare. Speriamo di vederlo anche doppiato in italiano (su Nakamori ci vedrei benissimo Riccardo Lombardo, che se non erro lo ha già doppiato in alcune puntate di Conan).
Dal pennino intinto nel misterioso inchiostro giallo di Gōshō Aoyama, che dal suo cilindro riesce sempre a cavar fuori avvincenti segreti da svelare, nasce la storia di un liceale appassionato di illusionismo che, sulle orme del padre, veste i panni di un ladro inafferrabile alla ricerca del gioiello più inestimabile di tutti. Zio di Detective Conan, opera maggiore di Aoyama, che è conosciuta ampiamente in Italia grazie alla trasmissione sulle reti Mediaset dell'omonima serie animata, il manga a cui si ispira Magic Kaito 1412 (まじっく快斗 1412) ha debuttato nel 1987, mantenendo una cadenza irregolare per tutto il corso della sua pubblicazione, tutt'oggi sospesa a quota quattro volumi. Tuttavia, il personaggio di Kaitō Kid non è mai stato dimenticato dall'autore, che gli ha permesso di fare da cameo in alcuni capitoli del manga di Meitantei Conan, nel quale dà filo da torcere al "Signor Sherlock Holmes dell'era Heisei" [N.B. l'era corrente in Giappone, iniziata nel 1989]. Anche l'anime mescola gli episodi narrati nel manga originale ad alcuni con sceneggiatura nuova, e alla rivisitazione di casi affrontati dal piccolo detective occhialuto, inquadrandoli stavolta dal punto di vista di Kaitō Kid. La serie consta di ventiquattro puntate, quasi tutte autoconclusive, andate in onda in due cour dall'autunno 2014 all'inverno 2015; soltanto alcuni casi hanno richiesto più di un episodio per il loro completamento. È stata trasmessa con audio originale sottotitolata dal canale satellitare Man-ga in collaborazione con Yamato Video, in un esperimento che credo sia abbastanza riuscito, data la riproposta nella stagione successiva di un altro anime che occupa il suo posto.
Kuroba Kaito è un ragazzo furbetto e dispettoso, che si diletta in giochi di prestigio davanti alla sua classe. Appassionato fin da bambino di illusionismo, seguiva il padre durante gli spettacoli di magia ai quali partecipava, cercando di apprendere i trucchi del mestiere. La vittima preferita dei suoi scherzi è la compagna di classe nonché vicina di casa, Aoko Nakamori, figlia dell'ispettore del dipartimento di Tōkyō, Ginzō Nakamori, nemico giurato di Kid. Dopo averlo sfidato più e più volte mirando alla sua cattura, l'ispettore Nakamori sembra quasi il gemello separato alla nascita di Zenigata, che, nonostante i vari sforzi per far rispettare la legge, non riesce mai a mettere in gattabuia Lupin III. Per la figlia del suo inseguitore di distintivo munito, Kaito nutre un sentimento d'amore ricambiato, che non è capace però di dichiarare. Impaurito dal cambiamento che potrebbe causare al rapporto consolidato da anni e anni di frequentazione delle rispettive case, ma anche bloccato dalla mancata rivelazione ad Aoko della sua doppia identità di ladro e liceale, Kaito mente a sé stesso e trascina avanti un'amicizia ambigua non esente da gelosie e incomprensioni. Una volta scelto di indossare i panni di ladro Kid, infatti, il giovane Kuroba intraprende una strada di solitudine e di menzogne, separando sempre di più la sua vita privata dalla vita di fuorilegge. Dopo essere venuto a conoscenza delle infauste circostanze in cui è morto suo padre, Kuroba Tōichi, assassinato da un'organizzazione criminale, Kaito decide di sbaragliare i piani dei malfattori e si mette sulle tracce del gioiello Pandora. Altrimenti conosciuta come la "pietra della vita", Pandora è una gemma che può donare l'immortalità se innalzata al passaggio vicino alla Terra della cometa Volley, che avviene ogni diecimila anni. Allora si verseranno lacrime, le quali se bevute doneranno la vita eterna. Ogni volta che ruba un gioiello, Kaito lo rivolge alla luna per analizzarne lo scintillio, poiché Pandora brilla di rosso se esposta ai raggi lunari, per restituirlo successivamente se esso non rispetta le caratteristiche richieste. La sete di giustizia lo spinge a prendere la decisione del giocarsi il tutto per tutto, di sfruttare ogni mezzo possibile pur di ottenere vendetta, perché è impensabile convivere con il rimorso di non aver fatto nulla per coloro i quali sono venuti a mancare ingiustamente. C'è da dire che trova piuttosto divertente e stimolante fare il mestiere del ladro!
La magia di un illusionista che fa sparire le carte e le fa ricomparire nel taschino dell'ospite. La magia di una strega che mescola nel suo pentolone ribollente ingredienti di incantesimi antichi. La magia del genio di un giovane ragazzo che riesce a cogliere i minimi dettagli per la risoluzione di un caso. La magia dei sentimenti, nati nell'infanzia e cresciuti assieme al tempo, che sbocciano nell'imbarazzo di dirsi «ti amo». La magia di un estro creativo come quello di Gōshō Aoyama, che non smette mai di sorprendere, e che anzi riesce di volta in volta a superarsi e a regalare emozioni diverse. La magia, in ogni sua forma e manifestazione, è il perno della storia di Magic Kaito 1412. E ad essa si riferiscono molte delle perle di saggezza che il padre di Kaito gli ha lasciate incise su dischi di vinile, che al ritmo della musica da camera suggeriscono al figlio come procedere nelle sue avventure da ladro. In effetti, a differenza dell'ambientazione asettica di Detective Conan, disegnata cercando di mantenere quanto più è possibile un certo realismo, affinché esso garantisca al lettore la verosimiglianza degli eventi narrati con la realtà, in Magic Kaito 1412 alla realtà apparente viene affiancata una realtà magica, che fornisce alla serie un tocco di surrealismo, che non ritroviamo nel manga del piccolo investigatore con gli occhiali - a meno che non si vogliano considerare surreali gli espedienti utilizzati dagli assassini per ammazzare le loro vittime! Ricordiamo, per esempio, il personaggio di Akako Koizumi, una strega a tutti gli effetti, che si serve di archetipi magici con la massima naturalezza, la cui presenza è accettata dal protagonista come fosse roba di tutti i giorni. Perciò, se con Conan ci affacciamo sulla scena del crimine provando a raccogliere ogni indizio che ci permetta di ricostruire l'omicidio, con la consapevolezza che tutto è lì davanti ai nostri occhi, con Kaitō Kid c'è sempre un qualche elemento che sfugge e che resta inspiegabile, un qualcosa di sovrannaturale che trascende la quotidianità e trova un senso solo nella fantasia.
Il chara design rispecchia bene il disegno di Aoyama. Bisogna però evidenziare l'esagerata enfasi posta sui nasi, che in alcuni episodi, soprattutto quelli iniziali, hanno raggiunto una lunghezza non indifferente, assomigliando a triangoli rettangoli ribaltati sull'ipotenusa! In sostanza, per tutto il corso della serie le animazioni restano di buona qualità. Il doppiaggio è ottimo. In particolare è da segnalare la prova di Kappei Yamaguchi, il quale presta la voce al protagonista e che riesce a rendere perfettamente la risatina sarcastica e il tono spiritoso che caratterizzano Kaito. La stessa cura la ritroviamo nella colonna sonora, evocativa tanto quanto quella di Detective Conan. Le opening e le ending sono canzoni di tutto rispetto, che annoverano fra gli artisti all'opera nomi del calibro dei Galileo Galilei, già autori delle sigle di "Ano Hana". I testi giocano spesso sul tema della verità nascosta. D'altronde l'intera serie porta avanti la convinzione che nell'universo non esiste una ed una sola realtà, ma ce ne sono tante quante ne immaginiamo. Ciò rende il messaggio di Magic Kaito 1412 più forte, perché in un mondo nel quale i rapinatori sono trattati come mascalzoni meritevoli solo della galera, il ladro fantasma capovolge questo dato di fatto e si mostra alla gente come una star che apre il suo mantello a mo' di sipario sul fantastico regno dell'incomprensibile. Ladro gentiluomo, che restituisce la refurtiva e non fa mai del male a nessuno, con la sua pistola spara carte francesi nei punti strategici, che gli permettono di svaligiare il riccone di turno: Kaitō Kid, il cui nome ricorda l'immagine di un bambino che si diverte a compiere marachelle, non fa altro che togliere il velo e scoprire la poker face dell'umanità. Ogni gemma rubata ha il suo significato, incastrato in una sorta di puzzle che porta Kaito alla scoperta di qualcosa su sé stesso, sull'umanità e sul mondo circostante. I gioielli nascondono ognuno una verità, avvalorando la tesi che al mondo esistono tante verità quante sono le persone. E Kaito è alla ricerca proprio della sua di verità. Finché veste i panni di Kid, però, sa di dover mentire ai propri cari, per proteggerli dal suo personaggio. Qui entra in scena uno dei temi più cari di Aoyama, l'amore basato sulla fiducia e sull'attesa, caratteristico di Meitantei Conan. Come per Shin'ichi e Ran, sulla fiducia si basa anche il sentimento d'amore che lega Kaito alla dolce e birichina Aoko, la quale, pur se non conosce la sua doppia identità, sa di potersi affidare a lui completamente, perché più di una volta il ragazzo si è mostrato capace di accoglierla fra le sue braccia e difenderla dai pericoli. Il peso del doppiogiochista, tuttavia, poggia sulle spalle del ladruncolo di bianco vestito, che, pur se fatto a fin di bene, sa di stare fingendo e costruendo una relazione sulle bugie. Ne consegue il dissidio interiore che logora il protagonista, facendogli domandare se è giusto ciò che sta facendo e chiedere più volte perdono alla sua amata.
Appoggiata su uno dei suoi quattro angoli, la carta francese del jolly gira e rigira, mostrando due facce dello stesso oggetto. In un gioco di ombre, cela e svela qualcosa di sé, senza mai lasciarsi cogliere nel suo assoluto. Il retro della carta e la parte davanti della stessa rappresentano la duplice essenza dell'uomo, che si nutre sia del bene sia delle tentazioni del diavolo. Gira e rigira, anche la realtà ha un doppio volto, poiché è colta nella sua relatività. Essa può divenire l'oggetto di un trucco di magia di un abile illusionista, che indossata la sua maschera, mostra la fantasia che si nasconde nel reale. Il jolly sorride con la sua poker face, inquietando chi gli sta di fronte, come un ladro che ha rubato un tesoro ineguagliabile e beffardo se la sghignazza nel suo covo. Il mago raccoglie la meraviglia degli spettatori, che in attesa del suo prossimo evento, si dilettano nell'ipotizzare quale sistema abbia usato per ottenere quell'effetto. Gira e rigira, la carta di Magic Kaito 1412 (codice numerico che sta per l'appunto ad indicare il termine Kid) affascina chi guarda con un sublime spettacolo di magia, lasciando quella sensazione di perdita che ti porta a rivedere di nuovo la stessa cosa per cercare di capirci di più. Come raccomanda sempre il padre a Kaito, non bisogna dimenticare mai di indossare una maschera quando si vuole compiere una magia, perché il più sublime dei burattinai sa sempre che nascondere la verità origina aspettative e innesca il processo creativo nella mente di quelli che osservano. Che sia raccontare una favola ai bambini, o cacciare un coniglio dal cilindro; che sia sgraffignare oggetti senza farsene accorgere, o roteare il cucchiaio come una bacchetta sul piatto vuoto per riempirlo di cibarie... Qualsiasi magia si vuole mettere in scena, perché il trucco diventi realtà: «Poker Face wasureru na!». Non dimenticatevi della vostra poker face.
Kuroba Kaito è un ragazzo furbetto e dispettoso, che si diletta in giochi di prestigio davanti alla sua classe. Appassionato fin da bambino di illusionismo, seguiva il padre durante gli spettacoli di magia ai quali partecipava, cercando di apprendere i trucchi del mestiere. La vittima preferita dei suoi scherzi è la compagna di classe nonché vicina di casa, Aoko Nakamori, figlia dell'ispettore del dipartimento di Tōkyō, Ginzō Nakamori, nemico giurato di Kid. Dopo averlo sfidato più e più volte mirando alla sua cattura, l'ispettore Nakamori sembra quasi il gemello separato alla nascita di Zenigata, che, nonostante i vari sforzi per far rispettare la legge, non riesce mai a mettere in gattabuia Lupin III. Per la figlia del suo inseguitore di distintivo munito, Kaito nutre un sentimento d'amore ricambiato, che non è capace però di dichiarare. Impaurito dal cambiamento che potrebbe causare al rapporto consolidato da anni e anni di frequentazione delle rispettive case, ma anche bloccato dalla mancata rivelazione ad Aoko della sua doppia identità di ladro e liceale, Kaito mente a sé stesso e trascina avanti un'amicizia ambigua non esente da gelosie e incomprensioni. Una volta scelto di indossare i panni di ladro Kid, infatti, il giovane Kuroba intraprende una strada di solitudine e di menzogne, separando sempre di più la sua vita privata dalla vita di fuorilegge. Dopo essere venuto a conoscenza delle infauste circostanze in cui è morto suo padre, Kuroba Tōichi, assassinato da un'organizzazione criminale, Kaito decide di sbaragliare i piani dei malfattori e si mette sulle tracce del gioiello Pandora. Altrimenti conosciuta come la "pietra della vita", Pandora è una gemma che può donare l'immortalità se innalzata al passaggio vicino alla Terra della cometa Volley, che avviene ogni diecimila anni. Allora si verseranno lacrime, le quali se bevute doneranno la vita eterna. Ogni volta che ruba un gioiello, Kaito lo rivolge alla luna per analizzarne lo scintillio, poiché Pandora brilla di rosso se esposta ai raggi lunari, per restituirlo successivamente se esso non rispetta le caratteristiche richieste. La sete di giustizia lo spinge a prendere la decisione del giocarsi il tutto per tutto, di sfruttare ogni mezzo possibile pur di ottenere vendetta, perché è impensabile convivere con il rimorso di non aver fatto nulla per coloro i quali sono venuti a mancare ingiustamente. C'è da dire che trova piuttosto divertente e stimolante fare il mestiere del ladro!
La magia di un illusionista che fa sparire le carte e le fa ricomparire nel taschino dell'ospite. La magia di una strega che mescola nel suo pentolone ribollente ingredienti di incantesimi antichi. La magia del genio di un giovane ragazzo che riesce a cogliere i minimi dettagli per la risoluzione di un caso. La magia dei sentimenti, nati nell'infanzia e cresciuti assieme al tempo, che sbocciano nell'imbarazzo di dirsi «ti amo». La magia di un estro creativo come quello di Gōshō Aoyama, che non smette mai di sorprendere, e che anzi riesce di volta in volta a superarsi e a regalare emozioni diverse. La magia, in ogni sua forma e manifestazione, è il perno della storia di Magic Kaito 1412. E ad essa si riferiscono molte delle perle di saggezza che il padre di Kaito gli ha lasciate incise su dischi di vinile, che al ritmo della musica da camera suggeriscono al figlio come procedere nelle sue avventure da ladro. In effetti, a differenza dell'ambientazione asettica di Detective Conan, disegnata cercando di mantenere quanto più è possibile un certo realismo, affinché esso garantisca al lettore la verosimiglianza degli eventi narrati con la realtà, in Magic Kaito 1412 alla realtà apparente viene affiancata una realtà magica, che fornisce alla serie un tocco di surrealismo, che non ritroviamo nel manga del piccolo investigatore con gli occhiali - a meno che non si vogliano considerare surreali gli espedienti utilizzati dagli assassini per ammazzare le loro vittime! Ricordiamo, per esempio, il personaggio di Akako Koizumi, una strega a tutti gli effetti, che si serve di archetipi magici con la massima naturalezza, la cui presenza è accettata dal protagonista come fosse roba di tutti i giorni. Perciò, se con Conan ci affacciamo sulla scena del crimine provando a raccogliere ogni indizio che ci permetta di ricostruire l'omicidio, con la consapevolezza che tutto è lì davanti ai nostri occhi, con Kaitō Kid c'è sempre un qualche elemento che sfugge e che resta inspiegabile, un qualcosa di sovrannaturale che trascende la quotidianità e trova un senso solo nella fantasia.
Il chara design rispecchia bene il disegno di Aoyama. Bisogna però evidenziare l'esagerata enfasi posta sui nasi, che in alcuni episodi, soprattutto quelli iniziali, hanno raggiunto una lunghezza non indifferente, assomigliando a triangoli rettangoli ribaltati sull'ipotenusa! In sostanza, per tutto il corso della serie le animazioni restano di buona qualità. Il doppiaggio è ottimo. In particolare è da segnalare la prova di Kappei Yamaguchi, il quale presta la voce al protagonista e che riesce a rendere perfettamente la risatina sarcastica e il tono spiritoso che caratterizzano Kaito. La stessa cura la ritroviamo nella colonna sonora, evocativa tanto quanto quella di Detective Conan. Le opening e le ending sono canzoni di tutto rispetto, che annoverano fra gli artisti all'opera nomi del calibro dei Galileo Galilei, già autori delle sigle di "Ano Hana". I testi giocano spesso sul tema della verità nascosta. D'altronde l'intera serie porta avanti la convinzione che nell'universo non esiste una ed una sola realtà, ma ce ne sono tante quante ne immaginiamo. Ciò rende il messaggio di Magic Kaito 1412 più forte, perché in un mondo nel quale i rapinatori sono trattati come mascalzoni meritevoli solo della galera, il ladro fantasma capovolge questo dato di fatto e si mostra alla gente come una star che apre il suo mantello a mo' di sipario sul fantastico regno dell'incomprensibile. Ladro gentiluomo, che restituisce la refurtiva e non fa mai del male a nessuno, con la sua pistola spara carte francesi nei punti strategici, che gli permettono di svaligiare il riccone di turno: Kaitō Kid, il cui nome ricorda l'immagine di un bambino che si diverte a compiere marachelle, non fa altro che togliere il velo e scoprire la poker face dell'umanità. Ogni gemma rubata ha il suo significato, incastrato in una sorta di puzzle che porta Kaito alla scoperta di qualcosa su sé stesso, sull'umanità e sul mondo circostante. I gioielli nascondono ognuno una verità, avvalorando la tesi che al mondo esistono tante verità quante sono le persone. E Kaito è alla ricerca proprio della sua di verità. Finché veste i panni di Kid, però, sa di dover mentire ai propri cari, per proteggerli dal suo personaggio. Qui entra in scena uno dei temi più cari di Aoyama, l'amore basato sulla fiducia e sull'attesa, caratteristico di Meitantei Conan. Come per Shin'ichi e Ran, sulla fiducia si basa anche il sentimento d'amore che lega Kaito alla dolce e birichina Aoko, la quale, pur se non conosce la sua doppia identità, sa di potersi affidare a lui completamente, perché più di una volta il ragazzo si è mostrato capace di accoglierla fra le sue braccia e difenderla dai pericoli. Il peso del doppiogiochista, tuttavia, poggia sulle spalle del ladruncolo di bianco vestito, che, pur se fatto a fin di bene, sa di stare fingendo e costruendo una relazione sulle bugie. Ne consegue il dissidio interiore che logora il protagonista, facendogli domandare se è giusto ciò che sta facendo e chiedere più volte perdono alla sua amata.
Appoggiata su uno dei suoi quattro angoli, la carta francese del jolly gira e rigira, mostrando due facce dello stesso oggetto. In un gioco di ombre, cela e svela qualcosa di sé, senza mai lasciarsi cogliere nel suo assoluto. Il retro della carta e la parte davanti della stessa rappresentano la duplice essenza dell'uomo, che si nutre sia del bene sia delle tentazioni del diavolo. Gira e rigira, anche la realtà ha un doppio volto, poiché è colta nella sua relatività. Essa può divenire l'oggetto di un trucco di magia di un abile illusionista, che indossata la sua maschera, mostra la fantasia che si nasconde nel reale. Il jolly sorride con la sua poker face, inquietando chi gli sta di fronte, come un ladro che ha rubato un tesoro ineguagliabile e beffardo se la sghignazza nel suo covo. Il mago raccoglie la meraviglia degli spettatori, che in attesa del suo prossimo evento, si dilettano nell'ipotizzare quale sistema abbia usato per ottenere quell'effetto. Gira e rigira, la carta di Magic Kaito 1412 (codice numerico che sta per l'appunto ad indicare il termine Kid) affascina chi guarda con un sublime spettacolo di magia, lasciando quella sensazione di perdita che ti porta a rivedere di nuovo la stessa cosa per cercare di capirci di più. Come raccomanda sempre il padre a Kaito, non bisogna dimenticare mai di indossare una maschera quando si vuole compiere una magia, perché il più sublime dei burattinai sa sempre che nascondere la verità origina aspettative e innesca il processo creativo nella mente di quelli che osservano. Che sia raccontare una favola ai bambini, o cacciare un coniglio dal cilindro; che sia sgraffignare oggetti senza farsene accorgere, o roteare il cucchiaio come una bacchetta sul piatto vuoto per riempirlo di cibarie... Qualsiasi magia si vuole mettere in scena, perché il trucco diventi realtà: «Poker Face wasureru na!». Non dimenticatevi della vostra poker face.
"Magic Kaito 1412" è una serie anime di ventiquattro episodi, realizzata nel 2014, ed è basata sul manga "Magic Kaito" di Gosho Aoyama, autore noto per "Detective Conan".
L'autore ha iniziato il manga di Kaito Kid nel lontano 1988, e ha realizzato finora solo quattro volumi lavorandoci molto saltuariamente, anche a causa delle serializzazioni di altre sue opere quali "Yaiba" e soprattutto il già citato "Detective Conan". Avendo lasciato il personaggio e tutta la sua storia in sospeso, l'autore ha fatto confluire il protagonista e alcuni comprimari proprio in "Detective Conan", trasformando il personaggio in una sorta di nemesi dell'occhialuto detective.
Le sue avventure dunque sono continuate sia in forma cartacea che in versione animata all'interno del manga e dell'anime del piccolo detective, ma si tratta quasi sempre di storie che possono essere considerate come special o fuori serie dalla storia di Conan e dello stesso Kaito Kid.
Kaito Kid è stato anche protagonista di vari film e special veri e propri, ma sempre legati al personaggio di Conan, che vi compare sempre, e solo nel 2010 si è avuta la prima trasposizione della storia originale grazie a una serie di speciali che in Giappone sono andati in onda al posto degli episodi regolari di "Detective Conan". Tuttavia, si tratta per l'appunto di special, e solo nel 2014 arriva la prima vera serie animata incentrata su Kaito Kid.
La storia ha per protagonista Kaito Kuroba, un liceale simpatico e allegro, appassionato di magia grazie al lavoro del padre che era il più famoso mago del Giappone, morto però in circostanze misteriose quando lui era ancora bambino. Un giorno Kaito scopre che suo padre era anche Kaito Kid, un famosissimo e imprendibile ladro, una sorta di Arsenio Lupin giapponese (quello vero, non quello degli anime), e che è stato ucciso da una misteriosa organizzazione criminale.
Kaito decide di indossare il costume di suo padre e proseguire in quel ruolo, sperando di riuscire a catturare i colpevoli e vendicarlo, scoprendo così che l'obiettivo dei criminali è una particolare pietra preziosa chiamata Pandora, in grado secondo la leggenda di donare la vita eterna. Per questo Kaito indirizza tutti i suoi furti su grossi diamanti e pietre preziose varie, che restituisce sempre quando scopre che non sono quella che cercava.
Come ogni ladro che si rispetti, anche Kaito Kid ha la sua nemesi, un ispettore di polizia che tenta in tutti i modi di arrestarlo. Si tratta dell'ispettore Nakamori, che è anche il padre di Aoko, amica d'infanzia di Kaito ed interesse amoroso (più o meno).
La serie anime è basata in parte su alcuni capitoli del manga originale, e in parte su alcuni capitoli di "Detective Conan", riadattati per incentrare le cose dal punto di vista di Kid rispetto a quello di Conan nella versione originale. Altri episodi hanno invece una sceneggiatura inedita creata apposta per l'anime.
A causa di questo si possono riscontrare un po' di differenze nello stile e nelle atmosfere delle storie: un po' più semplici e comiche quelle tratte dal manga originale, più interessanti e avvincenti quelle prese da "Detective Conan". Anche le storie inedite sono comunque decisamente gradevoli e nel complesso l'anime scorre via veloce, lasciandosi guardare e riuscendo a divertire e appassionare il suo pubblico grazie ai vari trucchi con cui Kaito Kid compie i suoi furti. Non mancano nemmeno episodi in cui Kaito si ritrova a competere con altri ladri o episodi che tramite dei bei flashback svelano diversi retroscena sui genitori di Kaito.
L'apparato grafico ricorda molto quello di "Detective Conan", e non poteva essere altrimenti dato che i disegni si rifanno allo stile originale di Gosho Aoyama. Ci sono infatti alcune scene dove Aoko sembra quasi una copia di Ran. Al contrario Kaito è stato leggermente modificato per non farlo sembrare una sorta di versione grezza di Shinichi, come accadeva nel manga. L'unico vero difetto della parte visiva è che il tutto è leggermente peggio rispetto all'anime del piccolo detective, specialmente nei primi episodi, dove si possono notare disegni e animazioni poco curate. Per fortuna la serie da questo punto di vista migliora in corsa, e negli ultimi episodi dà il meglio di sé.
Un altro punto a favore della serie è il doppiaggio originale, che vede Kappei Yamaguchi, già doppiatore di Shinichi Kudo e dello stesso Kaito Kid in "Detective Conan", interpretare Kaito in modo molto convincente, escluse le scene in cui lo doppia da bambino, e soprattutto Ishizuka Unshou, che doppia in modo straordinario l'ispettore Nakamori. Anche il resto del cast di personaggi già visti nell'anime di Conan è rimasto lo stesso con i rispettivi doppiatori che interpretano Conan, Ran, Sonoko, Megure e Kogoro, quando compaiono in qualche episodio.
La colonna sonora è di buon livello, a partire dalle quattro sigle (due di apertura e due di chiusura) per continuare con il tema principale di Kid cantato interamente in inglese, che accompagna in modo azzeccato i momenti clou dei vari episodi.
Nel complesso l'anime è sostanzialmente ben fatto e divertente, e riesce a intrattenere ottimamente lo spettatore. Soffre un po' il peso di essere quasi una sorta di "fratello minore" di "Detective Conan" (nonostante sia uscito cronologicamente prima), specialmente negli episodi in cui compare Conan che ruba irrimediabilmente la scena al vero protagonista, ma, nonostante tutto, la serie si regge bene sulle sue gambe. Il cast di personaggi è molto variegato e simpatico e la trama principale avvincente, peccato solo che, dato che il materiale manga originale era esiguo, di episodi basati su questo ce ne siano davvero pochi. Ovviamente sempre a causa di questo, l'anime come il manga ha un finale aperto, che seppure bello lascia comunque un retrogusto amaro e quel senso di incompiutezza, dato che ancora molte sono le cose da dire e fare.
Non serve conoscere il personaggio o aver visto "Detective Conan", dato che qui la storia viene narrata dall'inizio, ma sicuramente i fan di Conan saranno un po' avvantaggiati, specialmente negli episodi cross over.
La serie è comunque appassionante di suo, e pertanto consigliata a tutti, specialmente ai fan delle storie di genere "guardie e ladri" alla "Occhi di Gatto" o "Lupin III".
Spero di vedere presto una seconda stagione, o magari il continuo delle avventure di Kid sotto forma cartacea, basta che l'autore non lasci il personaggio relegato a guest star di Conan, perché le potenzialità ci sono tutte (ci sono sempre state) e questa serie lo ha dimostrato una volta di più.
L'autore ha iniziato il manga di Kaito Kid nel lontano 1988, e ha realizzato finora solo quattro volumi lavorandoci molto saltuariamente, anche a causa delle serializzazioni di altre sue opere quali "Yaiba" e soprattutto il già citato "Detective Conan". Avendo lasciato il personaggio e tutta la sua storia in sospeso, l'autore ha fatto confluire il protagonista e alcuni comprimari proprio in "Detective Conan", trasformando il personaggio in una sorta di nemesi dell'occhialuto detective.
Le sue avventure dunque sono continuate sia in forma cartacea che in versione animata all'interno del manga e dell'anime del piccolo detective, ma si tratta quasi sempre di storie che possono essere considerate come special o fuori serie dalla storia di Conan e dello stesso Kaito Kid.
Kaito Kid è stato anche protagonista di vari film e special veri e propri, ma sempre legati al personaggio di Conan, che vi compare sempre, e solo nel 2010 si è avuta la prima trasposizione della storia originale grazie a una serie di speciali che in Giappone sono andati in onda al posto degli episodi regolari di "Detective Conan". Tuttavia, si tratta per l'appunto di special, e solo nel 2014 arriva la prima vera serie animata incentrata su Kaito Kid.
La storia ha per protagonista Kaito Kuroba, un liceale simpatico e allegro, appassionato di magia grazie al lavoro del padre che era il più famoso mago del Giappone, morto però in circostanze misteriose quando lui era ancora bambino. Un giorno Kaito scopre che suo padre era anche Kaito Kid, un famosissimo e imprendibile ladro, una sorta di Arsenio Lupin giapponese (quello vero, non quello degli anime), e che è stato ucciso da una misteriosa organizzazione criminale.
Kaito decide di indossare il costume di suo padre e proseguire in quel ruolo, sperando di riuscire a catturare i colpevoli e vendicarlo, scoprendo così che l'obiettivo dei criminali è una particolare pietra preziosa chiamata Pandora, in grado secondo la leggenda di donare la vita eterna. Per questo Kaito indirizza tutti i suoi furti su grossi diamanti e pietre preziose varie, che restituisce sempre quando scopre che non sono quella che cercava.
Come ogni ladro che si rispetti, anche Kaito Kid ha la sua nemesi, un ispettore di polizia che tenta in tutti i modi di arrestarlo. Si tratta dell'ispettore Nakamori, che è anche il padre di Aoko, amica d'infanzia di Kaito ed interesse amoroso (più o meno).
La serie anime è basata in parte su alcuni capitoli del manga originale, e in parte su alcuni capitoli di "Detective Conan", riadattati per incentrare le cose dal punto di vista di Kid rispetto a quello di Conan nella versione originale. Altri episodi hanno invece una sceneggiatura inedita creata apposta per l'anime.
A causa di questo si possono riscontrare un po' di differenze nello stile e nelle atmosfere delle storie: un po' più semplici e comiche quelle tratte dal manga originale, più interessanti e avvincenti quelle prese da "Detective Conan". Anche le storie inedite sono comunque decisamente gradevoli e nel complesso l'anime scorre via veloce, lasciandosi guardare e riuscendo a divertire e appassionare il suo pubblico grazie ai vari trucchi con cui Kaito Kid compie i suoi furti. Non mancano nemmeno episodi in cui Kaito si ritrova a competere con altri ladri o episodi che tramite dei bei flashback svelano diversi retroscena sui genitori di Kaito.
L'apparato grafico ricorda molto quello di "Detective Conan", e non poteva essere altrimenti dato che i disegni si rifanno allo stile originale di Gosho Aoyama. Ci sono infatti alcune scene dove Aoko sembra quasi una copia di Ran. Al contrario Kaito è stato leggermente modificato per non farlo sembrare una sorta di versione grezza di Shinichi, come accadeva nel manga. L'unico vero difetto della parte visiva è che il tutto è leggermente peggio rispetto all'anime del piccolo detective, specialmente nei primi episodi, dove si possono notare disegni e animazioni poco curate. Per fortuna la serie da questo punto di vista migliora in corsa, e negli ultimi episodi dà il meglio di sé.
Un altro punto a favore della serie è il doppiaggio originale, che vede Kappei Yamaguchi, già doppiatore di Shinichi Kudo e dello stesso Kaito Kid in "Detective Conan", interpretare Kaito in modo molto convincente, escluse le scene in cui lo doppia da bambino, e soprattutto Ishizuka Unshou, che doppia in modo straordinario l'ispettore Nakamori. Anche il resto del cast di personaggi già visti nell'anime di Conan è rimasto lo stesso con i rispettivi doppiatori che interpretano Conan, Ran, Sonoko, Megure e Kogoro, quando compaiono in qualche episodio.
La colonna sonora è di buon livello, a partire dalle quattro sigle (due di apertura e due di chiusura) per continuare con il tema principale di Kid cantato interamente in inglese, che accompagna in modo azzeccato i momenti clou dei vari episodi.
Nel complesso l'anime è sostanzialmente ben fatto e divertente, e riesce a intrattenere ottimamente lo spettatore. Soffre un po' il peso di essere quasi una sorta di "fratello minore" di "Detective Conan" (nonostante sia uscito cronologicamente prima), specialmente negli episodi in cui compare Conan che ruba irrimediabilmente la scena al vero protagonista, ma, nonostante tutto, la serie si regge bene sulle sue gambe. Il cast di personaggi è molto variegato e simpatico e la trama principale avvincente, peccato solo che, dato che il materiale manga originale era esiguo, di episodi basati su questo ce ne siano davvero pochi. Ovviamente sempre a causa di questo, l'anime come il manga ha un finale aperto, che seppure bello lascia comunque un retrogusto amaro e quel senso di incompiutezza, dato che ancora molte sono le cose da dire e fare.
Non serve conoscere il personaggio o aver visto "Detective Conan", dato che qui la storia viene narrata dall'inizio, ma sicuramente i fan di Conan saranno un po' avvantaggiati, specialmente negli episodi cross over.
La serie è comunque appassionante di suo, e pertanto consigliata a tutti, specialmente ai fan delle storie di genere "guardie e ladri" alla "Occhi di Gatto" o "Lupin III".
Spero di vedere presto una seconda stagione, o magari il continuo delle avventure di Kid sotto forma cartacea, basta che l'autore non lasci il personaggio relegato a guest star di Conan, perché le potenzialità ci sono tutte (ci sono sempre state) e questa serie lo ha dimostrato una volta di più.