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LaMelina

Episodi visti: 24/24 --- Voto 8
Naturale proseguimento della prima stagione, Yowamushi Pedal: Grande Road mette in scena la lotta fra gli assi sul finale del secondo giorno e l'ultima tappa del torneo interscolastico al quale il Sohoku, squadra protagonista, ha preso parte. La prima serie, infatti, ci aveva lasciati nel momento clou della gara, proprio quando le ruote delle biciclette si erano infiammate e con esse lo spirito degli spettatori. Il terzo giorno di Inter-High è il più duro: la grande salita finale che risale il monte Fuji viene rappresentata come un vero e proprio incubo per i ciclisti. Ripida e lunga, richiede un grosso sforzo muscolare e mentale, proprio nel giorno finale quando si è più stanchi e deconcentrati. A volte però la vita insegna che nei momenti difficili, quando sembra che le forze ci stiano per abbandonare del tutto, basta mantenere una volontà ferrea e si va avanti in maniera naturale. Decidere di voler proseguire ad ogni costo, anche quando non ce la si fa più: perché devo dimostrarmi di essere vivo; perché primeggiare mi fa stare bene; perché la vetta mi ricorda la felicità di quei giorni della mia infanzia; perché mi hanno chiesto di portare questa maglia oltre il traguardo; perché si fidano di me. Le motivazioni più disparate possono diventare la chiave con la quale affrontare non solo questa gara, ma in generale la propria esistenza. È così che l'Inter-High diviene scuola di vita, non solo per i personaggi, ma anche per chi è dall'altra parte dello schermo.

Il terzo giorno di I-H è il palcoscenico dei ragazzi del primo anno: Naruko, Imaizumi, Manami, Midousuji e infine Onoda oscurano i più anziani con la loro luce di astri nascenti del ciclismo, lasciando un segno del proprio talento nel cuore dei tifosi accorsi a guardare la gara. In effetti nella prima serie ci si era concentrati di più sui senpai, presentando personaggi del calibro di Fukutomi, Toudou, Makishima, Tadokoro; invece, quasi a voler confermare il passaggio di testimone tra il terzo anno e il primo alla guida del club di ciclismo, il Grande Road si sofferma sui kōhai e sulle loro potenzialità, che in un futuro prossimo condurranno in pista nuovi giovani primini. In particolare è il personaggio di Midousuji a ricevere un maggiore approfondimento. La sua caratterizzazione viene arricchita rispetto alla prima stagione, nella quale interpretava il ruolo di villain per eccellenza, dal momento che l'Hakone Gakuen non si può definire un nemico nel senso stretto del termine. Al viscido e schifoso essere che è pronto a calpestare il prossimo e i suoi compagni di squadra pur di vincere, viene abbinata l'immagine di un ragazzo con una solitudine sconfinata e un vuoto incolmabile dentro. Ciò che affascina del suo personaggio è che l'aggiunta di un passato traumatico non lo snatura e trasforma in un santone con l'aureola; anzi Midousuji resta fondamentalmente lo stesso, con la differenza che in questa lunga ascesa alla vetta cresce e comincia a porsi quesiti diversi e, di conseguenza, a ricercare risposte nuove. Mette in discussione la sua posizione, anche all'interno del team Kyōto Fushimi, al punto che inizia a farsi "schifo" da solo per i sentimenti che prova. Così l'offesa "kimoi" (きもい disgustoso), classica battuta di Midousuji, non viene indirizzata soltanto agli avversari ma anche contro sé stesso. La sua determinazione che fin da bambino gli ha permesso di proseguire dritto verso il suo obiettivo, a discapito di tutto e di tutti e con ogni mezzo possibile, ma soprattutto a svantaggio del suo fisico sempre più magro e informe e della mancanza di amicizie concrete che potessero sostenerlo, conquista anche chi prima credeva che lui fosse solo un serpente dalla lingua lunga. Assistere alla maturazione di un personaggio che nella prima serie non ispirava per nulla simpatia, pur se a livello strategico è fra i più forti presentati, è stato un bel momento. Ricredersi non è un male o mancanza di coerenza; ci sono stati attimi in cui ho tifato spudoratamente per lui.

La bicicletta assurge al ruolo di salvatrice di bambini che hanno bisogno di un supporto per affrontare determinate problematiche che li colpiscono nell'età dell'infanzia; e il fatto che lo sport salvi lo spirito delle persone è un dato di fatto. Una delle critiche che spesso è stata mossa a Yowamushi Pedal è quella di essere un anime troppo buonista. Mi trovo in disaccordo con chi afferma che di questo buonismo, che io chiamerei più propriamente purezza, non ce ne sia bisogno. Yowapeda è indirizzato principalmente ai giovani, che negli ultimi tempi si riscontrano essere annoiati e senza aspirazioni; se anche per un solo istante questa purezza può raggiungere quei cuori e far scattare un interesse verso uno sport o verso la costruzione di legami d'amicizia, è - credo - un risultato importante da prefiggersi. Onoda e i suoi amici sono liceali, e i liceali di oggi sappiamo come sono: fumano, bevono, bruciano le tappe e invecchiano prima del tempo. Non hanno bisogno solo di serie che mostrano tette, culi e sangue, ma anche e soprattutto di un messaggio che li invogli a ricominciare a sognare. D'altra parte, se si vuole un anime sul ciclismo tout court, allora si può rivolgere gli occhi altrove. Occhi disillusi incapaci di accendere la fantasia ed emozionarsi non servono, perché Yowamushi Pedal si inserisce in quel filone battuto in passato da "Holly & Benji", oppure da "Mila e Shiro", e nel presente da serie come "Haikyū!!". Protagonisti curiosi e innamorati della vita, che affascinano i bambini e smuovono una passione verso lo sport tema dell'anime. Modelli di crescita da seguire. E al diavolo le leggi della fisica o le rimonte all'ultimo minuto! Negli episodi finali il sudore buttato per salire le pendici della montagna è metafora dei sacrifici che nella vita si deve compiere per ottenere qualcosa. Perché papà e mamma a servire la pappa bell'e pronta non ci saranno sempre: occorre crescere e comprendere che senza impegno non si ottiene nulla.

Confermato l'intero cast che ha lavorato alla prima serie, Yowamushi Pedal: Grande Road dal punto di vista tecnico si mantiene sullo stesso standard, con il consueto chara design particolare e non in stile bishōnen (spesso utilizzato dagli spokon) e con una colonna sonora molto romantica. La corsa occupa l'80% degli episodi, ma è frammentata da lunghi flashback che a volte hanno la durata di un'intera puntata. Nella prima parte della serie viene presentato il team Hiroshima Kureminami, che trovo inferiore nell'interazione con le altre squadre e un espediente atto solo a creare della suspense scadente. Almeno ha fornito l'occasione per puntare i riflettori su Arakita, uno dei personaggi più interessanti dell'Hakone Gakuen, e per sottolineare il ruolo essenziale che Manami e Onoda avranno nell'ultimo giorno di gara. Avvincente è il climax finale, di una fine che reputo degna e coerente. In verità, l'ultimo episodio racchiude tutto quello che ho sempre desiderato fin da quando è cominciato questo Inter High. Perciò mi ritengo pienamente soddisfatta di questa seconda stagione e gli do un 8, proprio come feci con la prima.