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scancanensi

Episodi visti: 113/113 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler!

Attraverso una rappresentazione distopica della società, Matsumoto crea un' opera paragonabile ai colossal di fantascienza degli anni '70: un treno che viaggia nel cosmo, sfidando le teorie della relatività, ed approdando, in ogni puntata (autoconclusiva), in un pianeta che vive una realtà differente... su tutti i pianeti si riscontra però un elemento comune: la "moda" della meccanizzazione degli esseri umani, che si fanno trasformare in Cyborg, per poter vivere in eterno.

La cibernetica sconfigge l'umanità, rendendo obsoleto il concetto di "esseri mortali"... essere meccanizzati per poter acquistare dignità, vivendo in eterno, e questo scopo è ardentemente presente nel ragazzo protagonista, che proprio per questo intraprende il viaggio sul treno, diretto verso il pianeta dove anche i più poveri possono essere meccanizzati, ma un po' alla volta, egli comprenderà l'aberrazione e la speculazione immane che sorregge il tutto, compresa la stessa compagnia delle ferrovie galattiche. Un'aberrazione paranazista e innaturale il considerare dignitosi soltanto gli esseri meccanici, un concetto che emergerà nella frase: "è bello essere umani e mortali!" Frase che finalmente pronuncia Tetsuro (Masai) nell'ultima puntata, orgoglioso, nell'ultimo viaggio alla scoperta di se stesso, di essere giunto alla verità, comprendendo anche il vero messaggio lasciatogli dalla madre, una "umana" brutalmente uccisa per "divertimento" nella prima puntata, dal "conte meccanico". E proprio la "madre" è la colonna portante dell' opera: Maetel (Maisha) è in un certo senso la mamma "sostitutiva", che accompagna il ragazzo, seppur anche lei succube del sistema sorretto da un'altra madre: la sua, ma in questo caso un personaggio malvagio, più malvagio di tutti i loschi figuri che incontra Tetsuro durante il viaggio in tutti gli strani pianeti, perché è proprio la madre di Maetel che ha creato questa aberrante "moda" di diventare esseri meccanici: esseri che non hanno più scopo, inebetiti da una vita senza fine. E gli strani mondi e personaggi che incontrerà durante il suo viaggio accumuleranno poco alla volta incertezze all'obiettivo di Tetsuro di farsi meccanizzare, anche se sarà l'ultimo viaggio a far crollare definitivamente ogni dubbio: il ragazzo ha attraversato un viaggio formativo ed è adesso adulto, ha una convinzione finalmente propria e non più succube della "moda": in un certo senso è il percorso formativo che compie ogni persona, tra esitazioni, confronti e scontri coi propri simili... in particolare, qui gli incontri di Tetsuro sono spesso con donne sole, alienate, talora malvagie, che hanno meccanizzato il loro corpo, e sono ora ridotte come fantasmi, e s'illudono di tornare a riassaporare la vita umana impossessandosi del ragazzo, ma all'ultimo lo lasciano andare, perché il loro gesto era dettato soltanto da un'immensa disperazione. La stessa Maetel, alla fine, è simile a loro: l'affetto per il ragazzo è solido, ma anche lui rappresenta una fuga da una vita distrutta, seppur in questo caso per colpa non della meccanizzazione, ma per colpa di una madre malvagia... l'analisi introspettiva tocca alti livelli: il sogno dell'abbandono della realtà mortale che si rivela un incubo, e la realtà mortale che viceversa si riscopre come un sogno perduto. Quest'opera è un "mostro sacro" !


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Nemesis Ra Algol

Episodi visti: 113/113 --- Voto 10
“Galaxy Express 999” è la terza serie Tv (e penultimo) capolavoro in ordine di tempo prodotta da Leiji Matsumoto, che prima produsse la leggendaria serie “Corazzata Spaziale Yamato”, divisa in 3 serie da 26 episodi ciascuna negli anni: 1974,1978-79 e 1980-81. L'anno seguente toccò a “Danguard”, ottima serie Mecha dal profondo respiro narrativo, seppur esterna al Leiji stile. La vera svolta per questo grandissimo autore di manga e anime fu ovviamente “Capitan Harlock”. “Capitan Harlock” è la serie del 1978 ormai divenuta leggenda, che sancì il timbro eterno autoriale su Leiji Matsumoto. Serie che poi venne ripresa nel 1982 con “Capitan Harlock SSX”, nel 1999 con la discreta “Harlock Saga”, terminando con l'eccelsa serie Oav “Capinan Herlock-The Endless Odyssey”del 2002.

Con “Galaxy Express 999” Matsumoto fu geniale nel creare la famosa Leijiverse. Un'idea capace di incrociare in maniera eccelsa, “Capitan Harlock” con “Galaxy Express 999” e relativi film, assieme a una parte legata solo alla protagonista de “La regina dei 1000 anni” (1981), per poi ricollegarsi proprio a Ra Andromeda Prometheum. Altri film e anime prequel di ulteriore collegamento chiarificatore sono: “Maetel Legend-Sinfonia d'inverno” (2000), film da dove parte tutta la trama che porterà prima a “Space Symphony Maetel-Galaxy Express 999 Outside” (2004), serie determinante per comprendere tutta la trama anche della serie originale, visto che “Galaxy Express 999” è la serie collocata come finale a livello temporale e narrativo.

La trama è splendida seppur ancora troppo legata agli schemi figli dell'epoca in cui venne trasmessa questa serie. Ovvero tanti episodi autoconclusivi, ma per fortuna, fatta eccezione per alcuni scarsi o pessimi, quasi tutti tra buoni, ottimi ed eccelsi, con un finale non privo di sorprese e decisamente esaustivo. Nonostante la struttura anni '70 la trama si mantiene parallela agli episodi, rimanendo defilata ma sempre ben identitaria dello stile tipico di questa serie. Quindi in sostanza nonostante la struttura da me descritta, la trama riesce a rimanere protagonista nonostante l'ampio spazio dedicato alle singole storie, che però altro non sono che i mattoni con cui episodio dopo episodio, la storia centrale diventa gradatamente sempre più presente in ogni episodio, fino a non riuscire più a notare la sua assenza o presenza. Questo perché ogni pianeta visitato con i suoi abitanti e vicende di sorta, è intriso dello stile principale che contraddistingue “Galaxy Express 999”. Ovvero temi adulti, intrisi di pessimismo deprimente all'inverosimile, dove la solitudine dilagante è sapientemente mischiata al dark, arriva al dramma e persino all'horror fantascientifico, con una spruzzata di Space-Fantasy di altissimo livello. I temi della solitudine ed emarginazione sono tra gli assoluti protagonisti, dove la disperazione di chi ha scelto un corpo meccanico per vanità o per vivere in eterno, viene ben evidenziata, lanciando nello spettatore l'idea chiara che la vita umana con i nostri 5 sensi e la sua durata di circa 80-90 anni, non è un limite ma una legge di natura, che se violata porta all'apatia, all'ozio, alla perdita di emozioni forti e di stimoli, capaci solo di portare disperazione e depressione.

I personaggi principali di quest'anime sono 4, mentre innumerevoli sono quelli che troviamo nei vari pianeti, tutti con la loro storia differente e originale, ma sempre strettamente legata allo stile della serie.
Tetsuro è il giovane protagonista che viaggiando sul 999, andrà incontro a personaggi e svariate realtà, sia pericolose che estreme, che lo porteranno a crescere in poco tempo di carattere e determinazione, dovendosi anche confrontare col suo desiderio di diventare un uomo meccanico. Decisione che durante l'anime porterà Tetsuro a riflettere sul concetto di vita eterna o vita limitata ma naturale, nel bene e nel male.
Maetel è l'assoluta protagonista di “Galaxy Express 999”, ne è al tempo stesso, simbolo, mito e personaggio imprescindibile. Nel corso del tempo dalla sua messa in onda Italiana per la prima volta nel 1982, Maetel è sempre stata un mistero. C'è chi convintamente sosteneva si trattasse di una ragazza meccanica o della rappresentazione fisica dello spirito della giovinezza che non torna più, che nei fatti non significa nulla. In realtà, nel 1979 Rintarō assieme a Matsumoto realizzarono il primo film (il secondo è del 1981, sempre eccelso), dove almeno venne chiarita la natura di Maetel che non è ne un androide, ne meccanica, ma umana al 100%. Di più non posso dire per non creare spoiler eccessivi, che si rifletterebbero anche su “Maetel Legend-Sinfonia d'inverno”, e soprattutto sulla fondamentale serie prequel Oav del 2004 “Space Symphony Maetel-Galaxy Express 999 Outside", composta da 13 episodi. Serie determinante per comprendere non solo chi è Maetel, ma per potersi gustare “Galaxy Express 999” senza le contraddittorie allusioni presenti nella serie originale, figlie più del tempo in cui andò in onda, che della trama originale.
A livello di carattere Maetel è molto matura, sa un sacco di cose anche scientifiche che sono decisamente in contrasto con la sua presunta età, mentre le sue reazioni sono quelle di una donna adulta e risoluta, che non nasconde nemmeno le sue paure e anche una certa fragilità, sa essere anche molto dolce e sentimentale, senza nascondere una certa sofferenza di fondo, che lei prova a celare, ma senza riuscirci.
Quando era bambino Maetel per me era un mistero, mi metteva una certa soggezione, mancanza di fiducia e a volte risultava inquietante. Ora che conosco tutto su di lei non posso che adorarla e amarla, e questo lo devo sia ai 2 film paralleli alla serie originale, che al film del 2000, ma soprattutto serie Oav del 2004.
Il controllore è un personaggio misterioso ma decisamente gradevole, anche la sua natura verrà svelata, ma non dico dove e quando. Si tratta di un essere dal comportamento perfettamente umano, molto fifone, ma sempre pronto a salvare il 999 e a far rispettare le regole, anche utilizzando metodi severi.
Il Galaxy Express 999 è un treno spaziale dall'aspetto anni '50 (scelta per non spaventare chi ci sale) all'esterno, ma dotato di interni nella sala macchie avanzatissimi, chiaramente frutto di una tecnologia di tipo non terrestre. Capace sia di viaggiare alla velocità della luce, che di entrare in tunnel spaziali.
E poi ovviamente c'è lei, Ra Andromeda Promethium è un personaggio talmente sofisticato, importante e variegato, da non poter essere spiegato qua, dal momento che questa figura femminile e autoritaria, rappresenta assieme a Maetel il centro non solo di questa serie, ma sia di “Queen Millennia”, altra serie di Matusmoto del 1981, che dei 3 film, e molto della serie Oav del 2004.

Dal punto di vista tecnico in questo caso, è il comparto audio delle musiche e Ost a fare la differenza, anche se inizierò con ordine a parlare prima della grafica nel dettaglio.
Graficamente siamo davanti a un anime del periodo 19781981, su cui gravano naturalmente i 113 episodi durante i quali venne spalmato il Budget. La conseguenza è quella di una grafica complessiva che migliora gradatamente col trascorrere degli episodi e di conseguenza negli anni.
Il character design è quel classico di Leji Matsumoto, splendidamente adattato per l'anime da Shigeru Kogawa. Ovviamente lo schema è quello classico, ovvero uomini quasi sempre bassi, goffi o cagionevoli seppur con ovvie eccezioni, mentre le ragazze e le donne giovani sono spesso belle, bellissime o di bellezza talmente raffinata, da sfiorare l'etereo mitologico, come nel caso di ovviamente di Maetel, Releuse e tante altre.
Lo stile di Matsumoto è decisamente particolare e sempre riconoscibile. Con le immancabili splendide ragazze, caratterizzate da capelli lunghissimi fino alle ginocchia, nasi lunghi ma raffinati, e naturalmente le immancabili ciglia numerose e ben definite; nel caso di Maetel sono arrivato a contarne 18 per occhio!
Nel caso dei maschi, fatta eccezione per i vari cloni differenziati di Harlock, il trattamento è ben delineato nella figura del goffo e pacioccoso Tetsuro, a sua volta ripreso da Toschiro di “Capitan Harlock".
I fondali e il “Galaxy Express 999” sono in linea col periodo di produzione e migliorano decisamente dal 1980 fino a fine serie. I pianeti visitati sono numerosi quasi quanto ogni singolo episodio, decisamente ben realizzati, evocativi o addirittura onirici, fatta eccezione per alcuni rari casi dove la rappresentazione di una fantascienza ricercata, lascia il posto sia a pianeti identici alla Terra e in particolare al Giappone, con tanto di scritte in Kanji, che a improponibili e ridicole scopiazzature di ambientazioni preistoriche.
Le animazioni sono decisamente ben realizzate e non sentono affatto il peso ne del tempo ne dei 113 episodi.

Come avevo preannunciato adesso approfondisco invece l'aspetto tecnico audio, che in questo caso è una vera e propria componente di quest'anime, talmente importante da uscire dalla sola componente di sottofondo, arrivando ad essere decisiva per ogni singola scena di “Galaxy Express 999”!
Le Ost sono semplicemente una sorta di sceneggiatura parallela. Si tratta di meravigliose Synth voice femminili modificate con i sintetizzatori o cori di voci eteree registrate di qualità elevatissima. Con i cori delle voci reali i tecnici registravano un campione analogico, che poi veniva inserito su sequencer analogici non ancora digitali, utilizzati fino al 1981 prima del sequencer digitale, uscito nel 1982. Ogni singola scena drammatica, cruda, deprimente o di distensione, risulta quindi letteralmente accoppiata in perfetta sincronia con queste magiche Ost, ottenendo un effetto tetro, etereo o poetico senza pari. Ovviamente non potevano mancare nemmeno le musiche orchestrali perfettamente in tema con le Ost e le scene, anche queste di qualità elevatissima.
Concludo col doppiaggio, che è eccellente grazie all'eleganza di Cinzia De Carolis che interpreta Maetel e del resto del primo cast, seppur non numerosissimo. Dall'episodio 53 purtroppo ci fu un cambio di doppiaggio con la solita si brava cricca di Alessio Ciliano, Daniela Caroli, e Bruno Cattaneo. Doppiatori che raggiunsero però la perfezione, solo dopo con le immense e indimenticabili interpretazioni in "Hokuto No Ken", ma era il 1987-88, mentre qua il cambio avvenne quando erano ancora acerbi, fatta eccezione ovviamente per Bruno Cattaneo. Quindi in questo caso sentirsi una Daniela Caroli nei panni di Maetel, con la sua voce ancora priva del suo enorme talento acquisito doppiando Linn in “Hokuto no Ken” rovinò abbastanza il risultato del doppiaggio finale, che se fosse rimasto quello iniziale sarebbe stato perfetto.

“Galaxy Express 999” al contrario di quanto possa apparire magari da antichi ricordi o di pregiudizio, si tratta di un anime adatto a un pubblico maturo per via di tematiche serie e drammatiche, che al contrario di come si possa pensare o ricordare, ne affronta anche di molto forti quali: la depressione, l'isolamento, la discriminazione sociale su base economica e temi ambientali oggi ancora attuali, e lo fa in maniera brutale, senza censure e senza falsi buonismi.

Un consiglio serio lo voglio dare a chi si accinge con serenità e leggerezza alla visione di “Galaxy Express 999”, ed è quello di valutare sempre il proprio stato psicologico prima di guardarlo. Quest'anime infatti rilassa molto, ma a seconda del proprio umore può seriamente portare alla depressione, proprio come i personaggi narrati nelle sue innumerevoli storie.

Fatte le ultime considerazioni e premesse del caso “Galaxy Express 999” è un eterno capolavoro, che chi per davvero ama l'animazione Giapponese fregandosene altamente di guardare l'ultimo anime uscito, deve guardarlo per poi passare ad anime di qualsiasi epoca, senza l'inutile gabbia generata senza motivo dall'ossessione di guardare solo anime più con lo scopo di parlarne qua, piuttosto che quello di gustarsi anime dal 1974 al 2015 (solo in Italiano!), giudicando con la corretta maturità e serietà ogni anime, che si tratti di uno del 1978, del 1985, del 1992, piuttosto che del periodo della rinascita, quello 2000-2007 o quello recente o attuale, purché lo si faccia per amore verso gli anime, invece che per seguire la massa.


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selene90

Episodi visti: 113/113 --- Voto 9,5
“Galaxy express 999”… per chiunque sia fan di animazione, giapponese e non, da un minimo di tempo, questo titolo non può di sicuro giungere nuovo. Che lo si sia visto, o che ancora manchi all’appello, è un titolo che ha fatto storia, che si pone come uno dei pilastri dell’animazione di fine anni 70. D’altronde, se non il titolo, è il suo autore a risultare ancora più conosciuto: Leiji Matsumoto, il papà di Harlock.
Pur avendo visionato tutti e tre i suoi capisaldi (Yamato, Harlock e Galaxy), ritengo questo il suo capolavoro vero e proprio. Un’opera variegata, con innumerevoli sfumature, che pur presentando un’impronta apparentemente fiabesca, è intrisa di pessimismo a un livello quasi indicibile.

LA TRAMA
La serie è ambientata in un futuro (per l’epoca) lontano, il 2021. In un mondo progredito, viene eretta Megalopolis, una città altamente avanzata tecnologicamente, in cui le persone possono farsi sostituire il corpo (o parti del corpo) con componenti metalliche, il che permette loro di vivere per sempre. Il discorso, però, vale soltanto per i più ricchi: i poveri sono costretti a morire, perché non possono permettersi lo scambio. Masai Oshino e sua madre, però, scoprono dell’esistenza di un pianeta dove vengono donati corpi metallici a chiunque. I due quindi sono intenzionati a salire sul “Galaxy Express 999”, un treno che fa il giro di tutta la galassia, con destinazione proprio quel pianeta. Quando però la madre viene uccisa, il piccolo viene trovato e accompagnato dalla bella e misteriosa Maetel, durante il lungo viaggio sul treno.
La serie si compone di 113 episodi, quasi tutti autoconclusivi, in cui vengono mostrate le varie soste di Maetel e Masai, sui vari pianeti, e in cui verranno a contatto sempre con personaggi diversi… ciascuno con qualcosa da insegnare.
Come risulta facile da intuire, gli elementi “cyberpunk” e “space” sono mere cornici narrative e pretesti per raccontare un viaggio. Il viaggio che il protagonista compie sia fisicamente che allegoricamente, che gli permette di entrare in contatto con tutto ciò che lui non conosce, e che non è ancora pronto a capire, fino a una destinazione che simboleggia il suo diventare finalmente un adulto.
Sostanzialmente, "Galaxy Express 999" è un’opera di formazione, di crescita interiore, e non soltanto per Masai, ma anche per lo spettatore che seguirà il suo percorso, passo per passo.
Anche la critica autoriale verso l’umanità è uno dei temi centrali di Matsumoto, che riprende questa stessa tematica anche in Harlock. Il genio dell’animazione, infatti, riesce a mettere perfettamente in scena l’ipocrisia dell’uomo, le discriminazioni, l’indifferenza verso un problema globale, fino a giungere al mito dell’immortalità. Alcuni episodi, più di altri, risultano ancora oggi molto attuali, altri ancora richiamano tematiche care a Osamu tezuka, col quale Matsumoto aveva precedentemente collaborato.
Ma al di là dei temi, l’intera opera è permea di malinconia e melodrammaticità, tanto che risulta difficile per lo spettatore non venire trascinato in un turbinio di emozioni, o non empatizzare per i personaggi.
L’immortalità è la giusta risposta? O è forse meglio vivere una vita breve, ma intensa? Vivere per sempre ci permetterà di essere felici per sempre? O tristi per sempre? Queste sono le domande che Masai si pone di continuo.

I PICCOLI EROI DI MATSUMOTO
Anche per quel che concerne il cast di personaggi, non si possono che elogiare le capacità dell’autore. Masai ha una crescita lenta, ma costante, molto realistica; ma è indubbiamente Maetel il personaggio che risulta più affascinante.
Il suo sguardo perennemente cupo e triste, il mistero che aleggia su di lei, le domande che vengono spontanee sul perché agisca in determinati modi, la rendono un personaggio interessante ed enigmatico.

«Maetel è la donna che viaggia assieme ai sogni di un adolescente. Ha viaggiato con milioni, decine di milioni di ragazzi, tanto lontano. Infatti, ci sono tante Maetel quanti ragazzi. Questo è anche il motivo per cui lei può apparire in ogni storia. Tutti i ragazzi hanno incontrato Maetel in circostanze differenti. Questo vale anche per Antares, Emeraldas o Harlock. Sono tutte storie incrociate, ma possono essere considerate autonome. Pertanto, se cambi prospettiva e personaggi, puoi creare quante storie desideri. Shadow e Emeraldas, che erano ragazze nella loro adolescenza, avevano incontrato qualcuno chiamato Maetel nel cuore, direttamente dalla loro infanzia, o durante un periodo in cui erano piene di sogni. E' un viaggio in treno attraverso la mente di una persona [...]. E ogni individuo compie un viaggio differente...» [Leiji Matsumoto]

Interessante, arrivati a questo punto, è anche il background che sta dietro la nascita della serie. Pur prendendo ovvio spunto dall’opera di Miyazawa “Ginga tetsudou no yoru”, molte idee provengono proprio dall’infanzia di Matsumoto.

«Quando ero bambino, ho vissuto lungo i binari ferroviari per la maggior parte del tempo. Era sempre stato il mio sogno andare nei posti che desideravo col treno... ascoltavo sempre i binari del treno suonare o immaginavo il treno passare di fronte a me, per poi volare via nello spazio. E poi, quando sono diventato un creatore, ho preso veramente quel treno e mi sono recato a Tokyo, quando ancora era in voga la locomotiva a vapore. Pertanto queste due esperienze, combinate assieme, nel momento in cui dovetti disegnare un treno volante mi spinsero a non crearlo come lo Shinkansen: doveva essere un treno a vapore. Questo è il motivo per cui [quello di “Galaxy Express 999”] è un treno fatto a questo modo. (Matsumoto)

In conclusione, ritengo che il finale della serie sia tra i migliori a cui mi sia mai capitato di assistere in tanti anni. Carico di una poetica e di una melodrammaticità uniche, Matsumoto permette ad ogni spettatore di ricordare il proprio viaggio, e il proprio passaggio all’età adulta, con annesse le aspettative di un futuro più roseo.

seele94

Episodi visti: 113/113 --- Voto 10
Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Galaxy Express 999" è a mio parere il capolavoro assoluto di Leiji Matsumoto; si tratta di un'opera le cui sfumature sono innumerevoli, probabilmente l'opera più variegata che io conosca, il che ha permesso all'autore di esprimere il suo pensiero e la sua poetica a 360 gradi.

La serie difatti ha una forte impronta fiabesca e si snoda in ben 113 episodi di cui la maggior parte sono autoconclusivi, ogni episodio quindi ha qualcosa da raccontare allo spettatore e qualcosa da aggiungere al bagaglio culturale del protagonista, che attraverso il Galaxy Express viaggia inesorabilmente attraverso il grigio mondo degli adulti e della società, che ci viene mostrata in tutta la sua assurdità, spesso tramite delle metafore alcune di esse al limite dell'autorialità e del nonsense (come non citare l'episodio più assurdo di tutti quale il pianeta dei funerali, la cui gente si diverte a fare funerali alla gente quando scopre che le persone possono morire, questo ci fa capire quanto il mondo sia assurdo, quanto la gente possa farsi sopraffare dalle novità e non è mai contenta della propria condizione seppur avessero raggiunto una condizione di perfezione apparente quale la vita eterna).

In un futuro è diventato possibile viaggiare in tutto l'universo attraverso linee ferroviarie che collegano vari pianeti tra loro; sulla Terra intanto è possibile ottenere la vita eterna trasferendo la propria coscienza all'interno di corpi meccanici. La Terra sostanzialmente vanta di una città chiamata Megalopolis in cui la gente può comprarsi a caro prezzo un corpo meccanico e vivere così in eterno e la società ha raggiunto uno stato in cui chi possiede un corpo meccanico, può condurre una vita agiata e lussuosa. Al contrario invece la parte più povera della società, non potendosi comprare un corpo meccanico, è costretta a vivere nella miseria più totale ai margini della società. Tetsuro (o Masai nella versione italiana), è un ragazzo povero che accompagnato da sua madre, decide di percorrere un lungo viaggio a bordo del Galaxy Express 999 verso il capolinea Andromeda in cui si vocifera ci sia la possibilità di avere gratuitamente un corpo meccanico, inizieranno a lavorare sodo per potersi comprare i biglietti del treno. Sfortunatamente la madre di Masai viene assassinata da un duca meccanico che si diverte ad uccidere la gente per puro divertimento quasi come una sorta di battuta di caccia e Tetsuro viene salvato da una giovane e bella donna bionda di nome Maetel (o Maisha nella versione italiana), che propone a Tetsuro un biglietto del Galaxy Express a patto di essere accompagnato da lei per tutto il viaggio. Inizia così il lungo viaggio attraverso l'universo diretti al capolinea di Andromeda. Il personaggio di Maetel desta da subito forti sospetti e il suo alone di mistero che la circonda, ne aumenta il fascino e la sua natura rimarrà enigmatica fino alla fine della serie in cui verrà svelato il suo vero scopo, anche se la sua natura continuerà a rimanere enigmatica anche dopo il finale.

L'elemento cyberpunk del corpo meccanico e la componente space della serie, diventano quasi dei pretesti o degli elementi di contorno per il viaggio del protagonista all'interno di questi mondi in cui appunto il ragazzino vedrà alcune cose come assurde, cose che la sua mente da ragazzino non riesce a concepire, ma che fanno parte della realtà effettiva, alle volte assurda, del mondo degli adulti che spesso si fanno sopraffarre dall'egoismo personale, dalla guerra e dalla sete del denaro, a scapito di cose molto più importanti come il rispetto verso la natura e verso la persona stessa. "Galaxy Express" difatti non è altro che un'opera di formazione e di crescita in cui il protagonista (ma anche lo spettatore), aggiungerà volta per volta qualcosa al proprio bagaglio culturale che gli servirà per formare una propria personalità e per arrivare ad un punto che porterà, prima o poi, ad una scelta che verrà compiuta quando il ragazzino sarà maturato e sarà diventato uomo a tutti gli effetti, ovvero al capolinea del Galaxy Express 999. Il capolinea rappresenta il punto di svolta del ragazzino che si accinge a diventare uomo e ad affrontare la società in tutte le sue contraddizioni ed assurdità. Qui Matsumoto ci mette di fronte ad un bivio e ci chiede se è meglio adeguarsi agli standard che la società ci impone e diventare quindi uomini meccanici che avranno dei vantaggi sicuramente in quanto perfettamente omologati all'ingranaggio, ma che ne annulla in qualche modo l'individualità, oppure rinunciare alle assurdità che ci impone la società e fare dell'individualità il proprio vessillo, ma in questo caso essere considerati degli elementi di disturbo e di fastidio e vivere ai margini della società come Harlock. Matsumoto ci fa capire che l'individualità è sempre qualcosa da difendere e da sostenere nonostante tutto, ci fa mettere in discussione quello che può sembrare normale per tutti, filtrare le cose attraverso il proprio punto di vista e cercare di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato è sempre la cosa giusta da fare. Rinunciare a se stessi è qualcosa di inconcepibile, non si può diventare uomini se si perde la propria individualità, la felicità non arriverà mai se si rinuncia ad essa.

Il mistero che avvolge la natura di Maetel ed il suo sguardo perennemente cupo e quasi onnisciente, rendono il personaggio molto interessante e suscitano nello spettatore una certa curiosità che una volta rivelata, non farà altro che integrarsi alla perfezione con quella che è la natura della serie. Nonostante alla fine non ci mettano al corrente della sua vera natura fisica, il personaggio di Maetel assume esattamente lo spessore che vuole avere, a fine visione infatti vengono a galla delle cose molto interessanti, seppur alcune abbastanza enigmatiche ed irrisolte. La bella Maetel è una sorta di entità mistica, una figura materna il cui compito è quello di guidare il bambino verso l'età adulta.
La struttura ad episodi autoconclusivi è perfetta per veicolare la poetica di Matsumoto in tutte le sue sfaccettature; in quest'opera c'è Matsumoto stesso, se si ama Matsumoto a mio parere è impossibile non amare questa serie che ne contiene tutta l'essenza. Le sfumature di "Galaxy Express" sono innumerevoli e questo la rende una delle serie più variegate dell'intero panorama dell'animazione di sempre (se non la più varia in assoluto). La serie infatti vanta un insieme di generi ben orchestrati tra loro che permettono all'opera di ottenere un fascino unico e delle atmosfere incredibili, i suoi generi che la compongono vanno dal drammatico al cyberpunk, fino a toccare sfumature di horror, nonsense, sci fi e western in alcuni episodi.

Le animazioni sono quelle standard delle serie della fine degli anni 70, nulla di eccezionale insomma, ma alla fine il livello medio era quello che era e francamente non gli si poteva chiedere di più, soprattutto considerando che si tratta di una produzione molto lunga. Le musiche d'altra parte sono incredibili e creano un'atmosfera ed un fascino indescrivibile.

Ho visto gente criticare questa serie per il realismo mancato, mi chiedo come ci si possa aspettare il realismo da una serie fiabesca in cui il protagonista apre il finestrino del treno e fa svolazzare i capelli al vento nello spazio come se nulla fosse. E' una serie che non ha realismo e che non vuole averlo, il fascino di quest'opera sta proprio in questo, nel far viaggiare la mente dello spettatore in posti in cui la fantasia può dar via libera al suo estro più totale.
Non posso che concludere dicendo che il finale di "Galaxy Express 999" sia uno dei più belli che la storia dell'animazione giapponese abbia da offrire agli appassionati, in cui Matsumoto sprigiona tutta la sua carica emotiva e metaforica in un simbolico passaggio all'età adulta in cui il ragazzo afflitto dal dolore dell'addio, rivolge il pensiero al futuro i cui fragili trascorsi della giovinezza, nonostante il dolore e le cicatrici che lasciarono in noi, in quel momento simbolico diventano la forza che ci permette di fare un passo in avanti, di diventare noi stessi veramente, di diventare adulti, indipendenti e vogliosi di proseguire quel pericoloso viaggio in cui la morte è dietro l'angolo e la verità è l'unico vero traguardo da raggiungere, l'unico vero capolinea della vita.


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dewanee

Episodi visti: 113/113 --- Voto 6,5
Questo anime appare all'inizio della visione molto affascinante.
Le idee di base sono originali e profonde, i personaggi sembrano ben delineati e le trame per i primi dieci-venti episodi sono interessanti, con tematiche importanti.

Il difetto sta nella cattiva gestione della lunghezza dell'opera: dopo i primi venti episodi le trame diventano sempre più banali e ripetitive, piene di contraddizioni con quanto detto precedentemente e di nonsense enormi.
I personaggi principali iniziano a muoversi a caso, solo a servizio della trama. Riesci a seguirli solo per l'affetto sviluppato nei primi episodi. Masai rimane abbastanza coerente, mentre Maisha, dopo essere apparsa carismatica e misteriosa, diventa vittima di una caratterizzazione assurda e contraddittoria. Si intuiscono anche alcuni pasticci di doppiaggio italiano, ma è un'opera degli anni '80, quindi si deve accettare che sia stata in parte rimaneggiata.

Se ce la fate a resistere per tutti gli episodi (ed è impresa molto ardua... in realtà almeno trenta-quaranta episodi si possono saltare a piè pari), il finale regala qualche sorpresa e fornisce un significato profondo all'idea alla base dell'opera.

Nessuna nota particolare per il comparto tecnico, tipico di quegli anni e abbastanza dignitoso da essere guardabile anche oggi.

Gli do la sufficienza perché il fascino della trama di fondo la rende un'opera comunque da vedere, non può mancare agli appassionati di animazione giapponese, ma armatevi di pazienza e di capacità di sorvolare sui buchi di trama.


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alex di gemini

Episodi visti: 113/113 --- Voto 9
Finita la primaserie di "Star Blazers", Matsumoto si dedicò ad un nuovo progetto, il "Galaxy Express 999".

Ambientato alla fine del terzo millennio, l'umanità ha colonizzato l'intera via Lattea e la Galassia di Andromeda e ha creato tutta una serie di ferrovie spaziali volte a connettere i vari mondi. La più importante è il Galaxy Express 999 che connette l'intero universo conosciuto. Ma non è tutto: grazie alla possibilità di trapiantare il proprio cervello in un corpo meccanico anche la morte non è diventata più un problema, perché si può vivere per secoli. E dato che l'immortalità logora chi non ce l'ha , sono gli umani normali ad essere perseguitati e disprezzati su molti pianeti, terra compresa. Masai Hoshino è povero ragazzetto di dodici anni rimasto senza madre, assassinata dal conte meccanico e salvato dalla misteriosa ed eterea Misha. La ragazza gli propone di accompagnarla fino al pianeta ove si regalano i corpi meccanici, così da poter realizzare la promessa fatta alla madre morente. Lui manco a dirlo, accetta, non dopo aver ucciso il conte e i suoi uomini per vendicarsi. Inizia così un viaggio interminabile, attraverso i pianeti più strani, afflitti dai problemi più assurdi che Masai a volte riuscirà addirittura a risolvere. Alla fine si giungerà al tanto sospirato pianeta per il finale a sorpresa, tra i più belli, imprevedibili e dolorosi della storia degli anime.

La grafica è quello che è, in linea con l'epoca, pur migliorando di continuo. Inoltre tende a restare più vicino possibile allo stile di Matsumoto, finendo con l'intensificare il senso di stranezza di pianeti e personaggi, la povertà e lo squallore di molti posti. Quel che non mi convince è come abbiano iniziato con una Misha col volto tondeggiante, poi, a metà serie, sia diventata una Misha dal volto più squadrato, in stile regina dei mille anni. Anche il doppiaggio italiano è stato cambiato a metà serie, con il cambio, oltretutto, di alcuni termini, come il controllore che diventa conduttore.

E ora un breve vocabolario del Galaxy.

Pianeti: nel loro viaggio M e M incontreranno i pianeti più strani, ma non è difficile capire come ognuno rispecchi particolari caratteristiche della vita e della psiche umana e, affrontando le sfide che gli verranno poste, Masai, e noi con lui, avremo modo di crescere.

Misha: personaggio incredibile e contraddittorio. Sembra incredibile creare un personaggio come lei che è dolce e forte, ma anche misteriosa. Sa essere insensibile con varie brave persone ma sensibile con i nemici. Sembra onesta e amante della giustizia, ma poi sul suo passato vengono sbandierate un enorme quantità di colpe e sa che vi è del vero in tutto questo. Ha tutti gli uomini ai suoi piedi ma li guarda tutti con regale indifferenza. Vuole il monopolio sull'educazione di Masai ma poi gli nega tante verità. Al suo confronto un mentore moderno che sembra buono ma ha molti scheletri nell'armadio come Albus Silente non è nessuno.

Controllore: personaggio misteriosissimo, non è un robot o un uomo meccanico, ma a parte questo non si sa chi è. Ha paura di tutto, eppure svolge questo pericoloso lavoro e si ritrova a suo malgrado ad affrontare varie traversie causa Misha e Masai. E' pagato bene, ma non si dove spenda perché è al verde (v pianeta Rimembranza).

Nonsense: che senso ha il treno così lungo ma nessuno ci sta? E c'è una sola carrozza di prima classe? e tante altre domande senza risposta.

Pinocchio: Il tema della meccanizzazione è uno dei leit motiv della storia, il chiedersi se sia meglio vivere con un corpo meccanico oppure no mortali o senza cuore? Come se il bambino volesse diventare burattino.

Piccolo principe: non ci vuole molto a capire come il tutto sia una versione giapponese del piccolo principe.

Ulisse: nemmeno lui ha penato tanto per giungere alla verità.

Tempo: tema onnipresente e sempre ignorato. Un corpo meccanico darà anche i cinquecento anni di vita, ma ti fa perdere l'intensità con cui vive solo un mortale, in breve meglio più tempo alla vita o più vita al tempo.

Nonsense due: tutte le riflessioni non hanno senso il ge 999 è solo una serie di avventura e stop.

Shopenhauer: il pessimismo che permea questa serie è degno del grande filosofo e ti mette un'angoscia incredibile.

Educazione: un cartone educativo e formativo come pochi, peccato che non se ne vedano più.

Anche se non siamo alle vette di Eva anche qui o si ama o si odia, non mi stupisco che in tanti lo rifiutino, io, personalmente lo apprezzo molto e do 9.

Utente2053

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Utente2053

Episodi visti: 113/113 --- Voto 10
Un'opera molto profonda, piena di colpi di scena e avventura, un'opera che può essere considerata filosofica e poetica, drammatica e psicologica. Un'opera da far piangere anche l'anima, fino a farti capire il senso della vita e le debolezze umane e dell'anima.

Tutto questo è Galaxy Espress999 del grandissimo Leiji Matsumoto.

Come sempre Matsumoto cerca di mettere un ambiente già visto: lo spazio che ne fa da padrone con personaggi simili alle sue opere con entrate in scena di personaggi famosi come Esmeraldas e Harlock che possiamo vedere in alcune puntate e tanti altri personaggi. Matsumoto si sa, ha sempre usato i stessi personaggi e ha sempre cercato di unire i mondi delle sue opere, e proprio questo il suo segreto dei suoi capolavori sono ormai diventati dei grandi classici.
( contiene alcuni spoiler)
La trama: si svolge al interno di un treno che viaggia da una parte al altra della galassia, la sua ultima tappa e il pianeta Andromeda per poi ripetere le varie tappe. Il primo episodio si svolge sulla terra, dove la classe predominante sono gli uomini meccanici e la razza umana schiava e terrorizzata, massacrata e tenuta segregata nei bassi fondi senza speranza e via di salvezza. Il protagonista è un bambino terrestre che vuole diventare un membro della classe dominate, riesce ha scappare dalla terra con l'aiuto di una donna misteriosa.

Qui comincia tutto quello che caratterizza L'opera: l'ipocrisia, il razzismo, l'oddio, la legge del più forte, L'amore, la felicità impossibile, le leggi e tanti altri elementi che vengono fuori dai protagonisti un esempio, il desiderio della vendetta del protagonista per la madre morta e il suo attaccamento (ricordo) della madre che pensa sempre.

Nei vari pianeti esistono forme di dittatura molto complesse e altre silenziose che controllano gli abitanti facendoli psicologicamente soffrire, molti sognano la morte, la eterna vita, la libertà, la speranza, il riscatto.

Tutto questo fa capire al telespettatore che la vita ha due facce della stessa medaglia e bisogna con decisione prenderla e cercare di riorganizzarla secondo la nostra volontà (peggio o in meglio).

I personaggi sono caratterialmente forti e decisi basta pensare che cercheranno di andare sempre più avanti fino alla fine, anche se in molte situazioni i loro cuori e anime vacillano nel terrore e paura,gli scenari sono di grande effetto fatti molto bene, essi ci danno la sensazione di entrare a contatto con l'atmosfera e di avere gli stessi stati d'animi dei vari protagonisti.
Il protagonista e determinato ma molte volte sembra non voler capire quello che le persone e la sua compagna di viaggio cercano di dirli. Infatti, lo spettatore lo intuisce subito e un messaggio chiaro e preciso. Solo verso la fine si renderà conto che il suo sogno non è altro che un'illusione e una promessa che non potrà mai mantenere. La sua consapevolezza e la realtà lo faranno capire di una cosa:
La vita eterna non e altro che, una vita vuota e piena di solitudine una scorciatoia, per non avere problemi ma gli esseri umani non potranno mai vivere senza i sentimenti, le sue debolezze, piaceri, la anima, e tutte quelle cose che fanno il modo di riempire la vita.

Un'opera molto ben fatta i 113 episodi sono tanti ma solo cosi si possono far il modo di toccare l'anima al spettatore.
Se si sta attenti nei minimi particolari, si può vedere dei riferimenti della nostra storia alcuni esempi: il pianeta dei dinosauri, il simbolo del nazismo, e tanti altri particolari, che rievocano il nostro passato bello e terribile.

Conclusione:
Matsumoto ha superato se stesso non solo per la qualità degli elementi ma anche per la ricercatezza della semplicità filosofica, poetica che riesce a trasmettere con un'opera di questo carico. Ormai gli anime cosi non ci sono più che portano nel nostro essere interiore il contatto con la natura umana ripudiata o chiusa nel cassetto specificamente le nostre paure, e ci fanno riflettere nel nostro subconscio.
Lo consiglio a un pubblico molto forte sia di carattere e di stomaco. Invito anche a riflettere dopo ogni puntata perché solo cosi si può trovare la chiave del opera.


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AkiraSakura

Episodi visti: 113/113 --- Voto 9
"Galaxy express 999" è l'opera che meglio sintetizza il pensiero di Leiji Matsumoto. Si tratta di un anime fiabesco, dalle molteplici sfaccettature - poesia, melodramma, nonsense autoriale, parodia, fantascienza, critica sociale, western, psicologico - reminescente del celebre racconto "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupéry. Un viaggio di formazione in cui un bambino, accompagnato da una misteriosa e bellissima donna, a bordo di un treno volante va alla scoperta di se stesso e del grigio mondo degli adulti, tra i multiformi e pericolosi pianeti dello spazio infinito.

Tetsuro (Masai nella versione italiana) è un bambino di dodici anni a cui gli uomini meccanici, in una spietata battuta di caccia, hanno ucciso la madre per puro divertimento. Essi fanno parte di una classe sociale privilegiata, che considera gli uomini in carne e ossa come bestie. In punto di morte, il desiderio della madre di Tetsuro è che suo figlio diventi un uomo meccanico, in modo da sfuggire a una vita di sottomissione e sofferenza. Lo sfortunato, essendo povero, non possiede i soldi per acquistare un corpo meccanico; tuttavia l'incontro con la bella Maetel (Maisha in italiano) sarà la svolta che gli permetterà di imbarcarsi sul Galaxy Express 999, un treno futuristico dall'aspetto retrò che viaggia da un pianeta all'altro, il cui capolinea è Andromeda, il pianeta in cui vengono dati corpi meccanici gratis.
La figura della bionda Maetel rimane fino alla fine enigmatica e impenetrabile, dal comportamento molto ambiguo; il suo sguardo è quello di una donna perennemente triste, che ispira un passato pieno di misteri e segreti; il suo provare pietà per il nemico, nonostante le atrocità che ha commesso, e le strane faccende che compie all'insaputa di Tetsuro, contribuiscono a creare un profondo alone di carisma e di fascino attorno al personaggio, che incarna perfettamente l'archetipo della strega. Quello degli archetipi è un gioco tipico di Matsumoto, che contribuisce a far rimanere impresse nella mente dello spettatore alcune immagini suggestive e ataviche (la strega, la grande madre, l'aiutante misterioso, l'eroe assoluto, il vecchio saggio, il folle) che si mescolano, come nel caso di "Galaxy Express 999", ad un senso di pienezza, nostalgia e inquietudine.

Il tema chiave dell'opera è una feroce critica autoriale verso l'intera umanità, verso le sue guerre, la sua ipocrisia, le sue discriminazioni, il suo vano mito dell'immortalità - è meglio una vita breve, ma intensa, oppure un'apatia infinita, un'interminabile esistenza monotona e meccanica quanto il proprio corpo? - Indubbiamente, alcune puntate chiave di "Galaxy Express 999" colpiscono ancora adesso per la loro attualità; inoltre nell'anime si notano certe reminescenze dell'arte e delle tematiche care a Osamu Tezuka, con il quale Matsumoto aveva precedentemente collaborato nella colossale Mushi Productions di allora.

Se si analizza "Galaxy Express 999" senza cercare di capirne i simbolismi e il messaggio finale, esso risulterà come una brodaglia di situazioni assurde, e la visione sarà inconcludente. Se ci si entra in sintonia, invece, il classico di Matsumoto potrebbe rivelarsi una sorpresa, in grado di regalare grandi emozioni al bambino che è in noi. Perché, in fondo, il viaggio di Tetsuro non è altro che il passaggio dall'infanzia/adolescenza alla vita adulta, una tematica che verrà sviscerata per bene negli anni ottanta e novanta, ma che il genio di Matsumoto ha notevolmente anticipato con quest'opera (siamo nel lontano 1978). Esattamente come Tetsuro, nella vita si decide una sola volta se essere uomini meccanici - senza interessi, senza emozioni, assuefatti dal grigiore del quotidiano, dal lavoro e dalla solitudine - oppure uomini in carne e ossa - esseri fragili, che vivono la vita così come gli è stata data, che hanno compreso appieno che la sicurezza derivante dal possesso di un corpo meccanico sia in realtà un'illusione. Che non hanno ancora rinunciato ai lori sogni e ai loro ideali; che seguono la loro strada senza cedere alle difficoltà esterne derivanti dall'omologazione che impone la società moderna.

Gli episodi della serie sono per la maggiorparte autoconclusivi, con una continuity costituita al massimo da tre episodi successivi, come ad esempio "il castello del tempo", poetico western fantascientifico in cui compare Capitan Harlock come cameo. Alcuni di essi saranno pura follia, l'apice dell'autorialità di Matsumoto: non posso non citare il nonsense a tinte horrorifiche de "Il pianeta dei funerali", pianeta in cui gli abitanti si divertono ad uccidere la gente esclusivamente per celebrarne il funerale, rimanendo appagati dal catartico rituale in sé; allo stesso modo è da ricordare l'episodio più "weird" in assoluto, il "pianeta curiosità", tale satellite-sentinella dotato di un inquietante occhio rosso che intende squartare Maetel per vedere "cosa c'è dentro" al suo corpo; "Il fuoco della vita", che sembra più un film horror tout court che un anime giapponese, con il suo tetro senso del fosco e del sepolcrale. Tuttavia le sfumature del mastodontico "Galaxy Express 999" sono innumerevoli, e vanno dal western alla Sergio Leone (del quale Matsumoto è un fan dichiarato) all'hard sci-fi con vagiti di cyberpunk (il pianeta Andromeda, con la sua inquietante civiltà distopica completamente meccanizzata).

Nonostante le animazioni non siano molto pregevoli, come era nella norma negli anni '70, il comparto sonoro regala momenti di profonda nostalgia e malinconia, che sono perfettamente tipici del romanticismo che imprimono le principali opere di Matsumoto dell'epoca.
L'unico grosso difetto di questa serie è l'eccessiva lunghezza: 113 puntate sono troppe per qualsiasi genere di anime, a mio avviso. Infatti, spesso si nota quando l'autore, non avendo più idee, si rende ripetitivo - saranno innumerevoli gli episodi con il canovaccio del biglietto rubato, del tentato stupro a danno di Maetel, dello scambio di corpo - il tutto condito con la solita dose di immancabile melodramma settantino. "Galaxy Express 999" resta comunque una tappa obbligata per avere una cultura di base soddisfacente dell'animazione giapponese, insieme ovviamente agli altri capolavori di Matsumoto, tali "Star Blazers", "Capitan Harlock" e "Queen Millennia".

Concludo dicendo che, a mio avviso, il finale di "Galaxy Express 999" sia uno dei più belli e commoventi dell'intera storia dell'animazione.


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kaio1982

Episodi visti: 113/113 --- Voto 10
Ecco un altro capolavoro di Matsumoto, un grande classico di quelli che oggi non si vedono più, purtroppo. Questa serie si contraddistingue per il suo lato molto poetico e sognante che ci accompagna in un lungo viaggio di ben 113 episodi. Il vero personaggio della serie non è Tetsuro, ma la splendida Maetel, che con il suo sguardo tristissimo e con la sua bellezza eterea e la sua eleganza cattura subito lo spettatore. Inoltre lei nasconde moltissimi segreti e trasmette qualcosa di inquietante con il suo carattere forte ma anche dolce. Penso senza dubbio lei rappresenti la massima espressione femminile del character design di Matsumoto.

Parlando della storia, è un'altra meraviglia. In un lontano futuro i viaggi interstellari si effettuano attraverso treni spaziali, in un universo ormai conquistato dall'uomo che sta dimenticando la sua umanità. Tetsuro, un bambino povero a cui viene uccisa la madre da un uomo meccanico per divertimento e salvato da Maetel, al suo risveglio decide di intraprendere un viaggio (che avrebbe voluto iniziare con la madre) che lo porterà verso un pianeta lontano dove si forniscono corpi meccanici gratis; Maetel gli offre il biglietto e insieme partono verso Andromeda.
La storia è piena zeppa di misteri su Maetel e su chi sia veramente, Tetsuro lo scoprirà alla fine. Il Galaxy Express 999 è un treno che, aldilà del suo aspetto retrò, nasconde un cuore tecnologico in grado di raggiungere migliaia di pianeti a velocità luce; si ferma per un tot di ore, a seconda della durata del giorno di un determinato pianeta e riparte senza pietà con estremo rigore, sottolineato anche dal famosissimo Controllore.
Il vero cuore di quest'anime, però, è la forte componente psicologica e retrospettiva che nasconde, infatti in ogni pianeta visitato Tetsuro metterà un 'piccolo mattoncino' verso la sua crescita e scoprirà lentamente tutti i vizi e i difetti di svariate società interplanetarie.

Passando al lato tecnico si notano innanzitutto le splendide musiche malinconiche, perfettamente azzeccate con lo stile triste e riflessivo di quest'opera; la grafica ovviamente è retrò, ma ho notato che il dettaglio sia dei personaggi sia dei fondali a partire dalle puntate dopo il 1980 aumenta considerevolmente e migliora insieme al character design: basta confrontare gli episodi del '78 con quelli del '81 per notare questo particolare, con un netto miglioramento anche dei colori, delle luci e dei riflessi e del viso di Maetel.
Il doppiaggio si rivela buono solo per metà, perché verso metà serie è stato cambiato staff e ridotto drasticamente il numero di voci, purtroppo. Gli episodi sono quasi tutti utili alla storia anche quando non la portano avanti; diciamo che con 100 episodi si sarebbero evitati quelli inutili.
Per concludere considero quest'anime un capolavoro che oggi non nessuno farebbe più, ma questa è un'altra storia.

vercingetorige

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vercingetorige

Episodi visti: 113/113 --- Voto 9
Ritengo che "Galaxy Express 999" sia il culmine dell'opera di Leiji Matsumoto. Si può dire che sintetizzi appieno tutti i suoi concetti sui viaggi nello spazio, il rapporto fra uomini e macchine, la sua visione "Megalopolisiana" (passatemi il termine) della società. Rappresenta quello che il "Ciclo della Fondazione" ha rappresentato per Isaac Asimov.
Il filo che connette tutti gli episodi, molto variabili e forse alcuni anche contraddittori fra loro, è la crescita interiore del protagonista, una specie di viaggio d' iniziazione (voluto dal destino? Debitamente organizzato? Chissà) che lo porterà a piena maturazione, attraverso prove e sacrifici, scelte e rinunce. È una meravigliosa immagine della vita, di ciò che essa ci pone davanti rispetto agli obiettivi che ci siamo prefissati. Alcune puntate sono veramente struggenti, come per esempio la sedicesima, "La città delle lucciole". Splendido è inoltre il contrasto fra uomini e macchine, molto spesso troppo "disumani" i primi e "umane" le seconde, a riprova del fatto che ciò che ci rende veramente vivi non è altro che il sentimento, l'empatia e la capacità di rapportarsi con il prossimo. Una vera denuncia sul razzismo, se vogliamo.
Come non citare infine l'emblematico ed enigmatico personaggio di Maisha (Maetel), coprotagonista, compagna di viaggio di Tetsuro e parte integrante del suo futuro. La sua figura elegante, leggera, decisa e a volte seducente permea l'intera opera.
In definitiva "Galaxy Express 999" è un anime che ho visto da piccolo e mi ha affascinato, poi l'ho rivisto da grande e ne ho scoperto molteplici sfaccettature di cui prima non avevo coscienza. Grandioso.
N.B.: il voto 9 (e non 10, come meriterebbe) è dovuto alla - ahimè - solita moda italiana di quei tempi di cambiare il doppiaggio all'improvviso, invalidando per sempre ciò che sarebbe potuto essere il prodotto finale. Spero che qualcuno soffra per questo, sul serio.

antux91

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antux91

Episodi visti: 113/113 --- Voto 7
"Galaxy Express 999" è un anime molto interessante che potrebbe facilmente delineare uno scenario futuro, anche se l'uso di treni molto simili a quelli vecchi dona una consistenza a tutto l'anime che sembra essere sospeso in un tempo che continua a scorrere ma con sé porta anche le tradizioni del passato e del pianeta Terra. La storia in sé non sembra chissà quanto complessa e a mio modesto parere potrebbe essere esaurita in meno di 60 episodi, ma Leiji Matsumoto deve avere veramente avuto un'immaginazione fervida per renderlo così lungo e appassionante, consiglio a tutti di vederlo e di farlo vedere anche ai propri figli: "Galaxy Express 999" ha uno stile unico, dei disegni che lasciano nello spettatore un senso di indefinito che porta a viaggiare con la mente e a immaginare un futuro del genere.

Come in altri anime troviamo i temi della guerra civile e della povertà che tuttavia vengono anche un po' mascherato dalla capacità del disegnatore di dare espressività ai personaggi come Tetsuro Hoshino, che è alla ricerca disperata dell'immortalità, un'immortalità che si ottiene secondo lui con le macchine - e quindi trasformando il suo corpo in una macchina -, ma che piano piano egli capirà si ottiene lasciando ricordi nelle persone che incontrerà lungo il suo viaggio. E l'incontro con Maetel darà inizio a questo profondo cambiamento che interesserà il personaggio principale, anche se a mio modesto avviso il vero personaggio principale in questa storia sono le storie stesse che gli stessi protagonisti vivono.
"Galaxy Express 999" è consigliatissimo come anime soprattutto perché dà un insegnamento, l'insegnamento personalmente è quello che i ricordi rendono immortali. buona visione

vogon

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vogon

Episodi visti: 113/113 --- Voto 10
Galaxy Express 999 per me è un opera d' arte. Come nelle altre grandi serie del buon Matsumoto (ma qui forse di più) si trova un vero universo di sensazioni, pensieri e poesia.
L'opera rispecchia in pieno le tematiche dell' "Epoca d' oro della fantascienza" di metà '900: tinte fosche e cupe. Sostanziale sfiducia nella capacità di gestirsi dell'uomo. Si può fare un paragone con il film "Metropolis", di Fritz Lang.
Ogni episodio è un capitolo a sé, ma nell'insieme tutti formano un continuo evolversi della maturità del protagonista, che in definitiva non è altro che la nostra. Anzi, è la maturità del genere umano che deve progredire assieme al nostro piccolo personaggio.
Galaxy Express 999 secondo me è da vedere e rivedere, pieno di spunti e nostalgia.

Akeiron

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Akeiron

Episodi visti: 113/113 --- Voto 8
Adesso gli do un 8, ma da piccolo questo anime non mi piaceva. Proprio per niente. Ero un grande fan di Capitan Harlock, lui sì, perché m'immedesimavo nel personaggio eroico e invincibile, il giusto che raddrizza i torti e punisce i malvagi. Senza pietà. Verso i 10 anni mi innamorai di Emeraldas, interpretandola erroneamente come la versione femminile e rossa di Harlock.
Invece questa Maisha proprio non l'ho mai mandata giù: sapeva sempre tutto, non si schierava mai, era onnipresente, non svelava mai chi fosse, cosa volesse, non si capiva dove andasse a parare, e spesso manifestava pietà e delicatezza verso individui nefandi e malvagi.
Quanto a Masai, si comportava in maniera sconclusionata, contravveniva puntualmente agli avvertimenti del proprio angelo custode, e per questo si ritrovava in situazioni orrende e surreali. Il fatto che assomigliasse a Tochiro, il geniale amico di Harlock, contribuiva a rendermelo odioso.
Per finire percepivo tutte le incongruità più evidenti di quest'opera: un treno a vapore dell'Ottocento che viaggia nello spazio con i finestrini aperti e l'aria che scompiglia i capelli del protagonista, la gente che respira nello spazio, il controllore che non si capisce che razza di creatura sia, il treno che sembra vuoto ma quando serve saltano fuori altri viaggiatori, ecc. ecc. Insomma, l'idea era che non ci fosse congruenza, e questo è probabilmente ciò che si può percepire di quest'anime a 8 anni. L'altra reazione possibile a quell'età è la meraviglia, tipica di chi si beve qualunque cosa, o di chi a scuola non presta attenzione alla maestra quando spiega che nello spazio c'è il vuoto.

Il problema è che Galaxy Express non c'entra niente con tutto ciò, e se lo si interpreta in quest'ottica sembra un'accozzaglia di retorica e "sense of wonder".
Lo sarà pure, ed è innegabile che i 114 episodi sono davvero tanti: altre serie infinite insegnano che dilungarsi fa più bene al portafogli dei produttori che alla valenza artistica dell'anime in questione - vedi Ranma, City Hunter, Capitan Harlock, e il più recente Inuyasha, che è forse il più grave, visto che lo stesso difetto ce l'ha anche il manga, mentre negli altri che ho nominato è alquanto limitato. Come si fa a non diventare ripetitivi? Vero. Se non fosse che l'opera è terribilmente affascinante solo se ci si appropria della chiave di lettura: Galaxy Express è un'allegoria del viaggio tra l'infanzia e l'età adulta. Perciò, ogni cosa che succede va interpretata secondo archetipi e simbolismi, e non secondo la logica fabulistica, ovvero i fatti narrati.
Naturalmente, solo chi sta vivendo o ha vissuto il passaggio tra le due età può rendersi conto di quali siano realmente le tematiche di quest'anime. GE999 ha un intento pedagogico che, a tratti, potrebbe sembrare moralistico. Tuttavia è una visione superficiale, perché Matsumoto non impone mai una propria visione del mondo allo spettatore: c'è sempre una sana dialettica, rappresentata dal rapporto tra Maisha e Masai, o da altri personaggi che con loro interagiscono. Inoltre, tutti i personaggi subiscono spesso ribaltamenti nei loro punti di vista che li mettono in discussione.

Quest'opera potrebbe non piacere, ma è innegabile che insieme a Capitan Harlock esponga la matrice del pensiero dell'autore e tutta la poesia di cui è capace. E comunque si tratta, secondo me, di una delle opere più importanti e fortunate dell'animazione giapponese. L'età, naturalmente, si fa sentire per quanto riguarda l'animazione: qualsiasi critica a riguardo è pienamente giustificata. Questo è il motivo, insieme alla lunghezza, per cui è impossibile dare 10.
Personalmente lo ritengo comunque godibile, perché questi aspetti, stando alle vicende narrate, sono davvero ininfluenti. Non bisogna chiedere azione e divertimento a GE, perché non è Guerre Stellari. Trattandosi di un lavoro di Matsumoto, è meglio non aspettarsi nemmeno una grande coerenza.

Di cosa parla? Della giovinezza che fugge via, della bellezza che sfiorisce, dell'innocenza che viene strappata, della guerra che imbruttisce l'anima delle persone, dell'egoismo e dell'oscurità che alberga nel cuore di ogni essere umano; della libertà che viene negata o addirittura imposta, o snaturata in una finzione; dell'immaturità e brutalità della società, ecc. Se questi concetti non suscitano in voi alcuna riflessione, né interesse, o se prendete tutto ciò come retorica vuota per partito preso, o se ancora della vita avete un'ideale da pancia piena, tette e belle macchine... Ebbene, quest'anime non fa decisamente per voi.


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Catulla

Episodi visti: 113/113 --- Voto 3
Qualsiasi motivo possa spingere a visionare questa serie, dalla semplice curiosità all’essere fan di Matsumoto o ancora alle buone valutazioni di quest’opera da parte degli utenti, potrebbe davvero trarvi in inganno.
Quest’anime sarà una vera e propria delusione per chi si aspetta di trovare azione, trama ben congegnata e profondità. Incoerenza è la parola chiave, seguita da ripetitività, pietismo spinto fino all’inverosimile, superficialità, banalità.
Si può ben dire che Matsumoto, dando il via alla produzione di questa serie animata, abbia toccato il fondo della sua carriera. E non tanto perché abbia perso di inventiva, ché spesso è anche fin troppo presente, ma spingendo all’assurdo e all’illogicità anche quel minimo accenno di trama che si può intuire dagli episodi. La fantasiosa concatenazione logica di certi aspetti della trama potrebbe far storcere il naso a chi si aspetta da questo prodotto una fantascienza con un minimo di coerenza (per non parlare di un tizio che si affaccia respirando a pieni polmoni dai finestrini della locomotiva viaggiante in pieno spazio!).
Toglietevi dunque dalla testa battaglie spaziali tra astronavi dal mecha affascinante, per quanto datato; dimenticate personaggi di grande statura e di spiccato carisma; non aspettatevi colpi di scena; soprattutto ricordate che a livello tecnico si cade davvero in basso.

Galaxy Express 999 propone fin dal titolo quello che sarà la costante dei 113 episodi che lo compongono: un treno che viaggia grazie a fantasiosi circuiti ferroviari intergalattici, verso mete le più svariate. Il 999 è soprattutto la locomotiva ambita da chi vuole ottenere un corpo meccanico gratuitamente su un misterioso pianeta situato nella nebulosa di Andromeda.
La serie sarà dunque completamente basata sul viaggio che il protagonista Tetsuro effettuerà, accompagnato da una donna misteriosa di nome Maetel, attraverso i pianeti-fermate del circuito ferroviario. Il viaggio dovrà essere per lui motivo di maturazione profonda, di un’evoluzione che alla fine (chissà quando!) dovrà portarlo a maturare la decisione di cambiare il proprio corpo, abbandonando il vecchio per uno nuovo, un corpo meccanico, capace di assicurargli la vita per oltre 2.000 anni. Avere un corpo di tal fatta è prerogativa dei soli ricchi, mentre l’umanità priva di mezzi che si raccoglie nelle viscere dell’ipertecnologica città di Megalopoli è costretta a sottostare alle angherie dei terribili uomini-macchina. Obiettivo di Tetsuro è dunque quello di ottenere questo corpo potente e di vendicare la morte della madre, riportando l’ordine delle cose a una giustizia dove vige l’uguaglianza dei mezzi per tutti gli uomini - pretesa alquanto buonista e priva di qualsiasi appiglio razionale.

Chi si aspetta di trovare in Tetsuro un personaggio della levatura di Harlock metta subito in conto di abbandonare la visione dell’opera. La gran parte dell’insulsaggine della trama dipende dal suo carattere spavaldo, ma allo stesso tempo dotato di una stupidità ingenua e spesso fastidiosa. Il motivo dominante di ogni episodio prevede che questo malcapitato incappi negli inconvenienti più assurdi che spesso lo ridicolizzano in maniera davvero impietosa. Se poi a ciò si aggiungono l’imperante buonismo e il moralismo pietistico e patetico di cui è emblema, si può davvero concludere senza ombra di dubbio che ci si trova di fronte a un protagonista senza carisma, insignificante e privo di qualsiasi spunto interessante.

La figura che poteva in qualche modo risollevare davvero le sorti dell’opera grazie al suo alone di mistero è Maetel. Ma il mistero in questo caso diventa solo un pretesto per destare l’attenzione di un annoiato spettatore, che dopo la visione di ben 50 episodi composti di soli filler spera, magari prega, di trovare un accenno di trama sequenziale. Ebbene, la storia personale di Maetel non viene trattata se non per piccolissimi assaggi, che diventano amarissimi quando dopo uno spiraglio di trama ci si rituffa nella trita ripetitività di ogni episodio. L’effetto è pari a quello provocato da un miraggio di un’oasi in mezzo al deserto, dopo giorni e giorni di stanco cammino.
Questa donna spesso è vittima di appiattimento caratteriale: nelle migliori intenzioni di Matsumoto c’era all’inizio quella di renderla profonda e carismatica proprio per l’alone di mistero che la circonda, quando all’inizio della serie compare con il suo cappotto nero in mezzo alle distese innevate della Terra. Le intenzioni non bastano, così colei che doveva diventare la vera protagonista della serie, il pilastro dominante attorno a cui tessere il vero dramma, diventa solo una piatta e silenziosa cornice ai fastidiosi piagnistei e alle rocambolesche avventure al limite dell’assurdo di Tetsuro. Le grandi potenzialità di cui poteva essere dotata la sua storia si tramutano così in piccole e insignificanti pennellate caratteriali prive di coerenza ai fini di una trama che già di per sé è illogica, visto e considerato che la maggior parte degli episodi (un bel 95% dei quali sono solo dei filler insignificanti) sembrano il frutto di una mente drogata con funghi allucinogeni scaduti.
E poi, la delusione delle delusioni: dopo tutta questa tripla quaresima di episodi, l’ultimo schiaffo morale, giusto per fortificare l’animo già debilitato dello spettatore: chi è Maetel? Prima si dà l’assaggio, si continua la stanca visione degli episodi per quella piccola curiosità - davvero piccola - da soddisfare, per poi essere vittima di una presa in giro che ti lascerà con quell’interrogativo. Chi è Maetel? Ma scoprilo da solo!

Poteva essere trattato tutto molto meglio, anche se non per forza in maniera perfetta. Gli spunti non mancavano: un viaggio per mondi completamente diversi tra loro poteva essere occasione di ritratti ben più profondi delle realtà disparate di cui può essere composto l’universo. Il cambiamento subìto dall’umanità meccanica poteva andare ben al di là dell’inutile compassione per coloro che soffrono e che sono vittime di presunte ingiustizie, calpestati invece spesso e volentieri per mancanza di volontà. Poteva innestarsi su quest’ultima tematica qualsiasi profonda riflessione che concernesse il contrasto tra le emozioni di un’umanità viva perché fatta di carne e ossa e l’apatia e la mancanza di qualsiasi ambizione di un’umanità ormai eterna, che si annulla con il passare dei secoli. Il motivo dell’eterna giovinezza, della vita forte e inesauribile poteva essere sviluppato in maniera ben più concisa che con la stanca ripetizione delle disgrazie degli umili, dei poveri e dei diseredati. La meta finale, il simbolo del massimo traguardo tecnologico raggiunto dall’umanità poteva essere esplorato nella storia della sua costruzione, nella sua dinamica creativa, nell’esplorare l’ambizione di chi, artefice di questi miracoli, voleva ricreare un’umanità perfetta, eterna, indistruttibile. L’oscuro pirata spaziale poteva trovare spazi ben più profondi all’interno di queste tematiche.
E invece lo strazio: una trama diluita, superficiale, inconsistente, che si dilunga per ben 111 episodi-filler, per poi tirare le fila conclusive in maniera frettolosa e sbrigativa negli ultimi due, tralasciando aspetti che avrebbero avuto un peso enorme e che vengono solo accennati, lasciando lo spettatore con l’amaro in bocca.

Il comparto tecnico esprime alla perfezione il basso livello dell’opera. Certo, bisogna pur sempre considerare il contesto di produzione, che la vede figlia dell’ormai lontano 1979. Ma come mai tante opere coetanee riescono a essere più gradevoli alla vista, pur non essendo tecnicamente perfette?
L’animazione è pressoché inesistente: movimenti fissi o addirittura ripetitivi e stereotipati, privi di un minimo cenno di fluidità. I colori sono altrettanto piatti, caratterizzati dall’assenza totale di chiaroscuro, cosicché spesso si ha l’impressione di trovarsi di fronte a disegni di bambini di non più di dieci anni.
Altrettanto sgradevole risulta il chara, che vede la mano di Shingo Araki e di Shigeru Kogawa. I livelli discreti degli episodi iniziali testimoniano la presenza del primo, ma quelli del blocco compreso dal cinquantesimo episodio fino alla conclusione dell’opera, prodotti dal secondo, registrano una triste curva discendente, soprattutto su Maetel, i cui disegni nel manga avevano già lasciato colpiti i fan per l’evoluzione del tratto di Matsumoto. Tanto i disegni cartacei sono sinuosi, fluidi, morbidi, aggraziati, tanto quelli dell’anime sono spigolosi, essenziali, inespressivi.
Ad aggravare il tutto interviene la regia di Nobutaka Nishizawa, completamente priva di qualsiasi inventiva nei montaggi di ogni episodio, che vengono condotti sempre allo stesso modo, dal primo all’ultimo, contribuendo ad aumentare l’impressione della monotonia e della stanca ripetizione. Priva di qualsiasi effetto che sia frutto di scelte soggettive e innovatrici, la regia si riduce a qualche picco concernente le scene di arrivo e di partenza del 999.
Penoso, per concludere, è l’adattamento italiano dei dialoghi, con repentini cambi dei doppiatori principali e poca fedeltà all’originale.

Potevano risollevare l’atmosfera le musiche. Composizione di Masaaki Hirao, in effetti la soundtrack è molto piacevole, leggera e spesso adatta ai temi e alle situazioni cui si accompagna. La malinconia che la caratterizza non è pesante e ripetitiva come la trama, piuttosto dà un’impressione di tristezza accompagnata da profonda dolcezza, espresse tramite ritmi cadenzati e leggeri. Melodie cantate da voci femminili e accompagnate da strumenti leggeri come i violini contribuiscono ad aumentarne la bellezza. L’unica nota dolente sta nell’esiguo numero delle tracce, che così finiscono per stancare lo spettatore arrivato a visione di metà opera. Un maggior numero di composizioni avrebbe quantomeno contribuito a dare all’aspetto musicale una grande dignità.
Parere negativo infine per l’opening e l’ending. Potrebbero non piacere, visto che esprimono ormai un tempo passato: i lontani anni ’70. Risultano poi piuttosto piatte e caratterizzate dalla ripetizione di uno stesso motivo.

Galaxy Epress 999 ha avuto gran fortuna. Forse è stato anche questo numero spropositato di episodi-filler ad agevolarne la fama, considerando che l’opera ai tempi in cui venne trasmessa fu destinata a un target soprattutto giovanile, con poche pretese per una trama articolata, ben organizzata e logica. Per questo non è adatta a chi si aspetta colpi di scena, azione, temi impegnati trattati per come si deve. Chi si aspetterà tutto ciò verrà deluso. È per questo che il giudizio complessivo, alla luce di ciò che realmente poteva e doveva essere questo anime, considerando inoltre le aspettative di un fan di Harlock, non può andare al di là del 3.

Tetsuro90

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Tetsuro90

Episodi visti: 113/113 --- Voto 10
Galaxy Express è uno dei capisaldi del genere, un anime cult di altri tempi. Questo cartone trasporta chi lo vede in un mondo fiabesco e surreale, che insegna con un linguaggio comprensibile anche ai bambini temi come la bellezza, l'amore, l'auto-accettazione, la lotta al dispotismo, la crudeltà della guerra e la perdita delle persone care. Personalmente non ho mai visto un anime innovativo come questo, con musiche stupende e capace di mescolare una fiaba tipo "Il piccolo principe" con temi e scenari moderni e attuali. Il risvolto psicologico dei personaggi è molto profondo, come la sensibilità del protagonista e il suo percorso di crescita interiore mai visto prima ad ora in un cartone animato. Tema principale della storia è l'immortalità, cui la razza umana è giunta mediante la costruzione di corpi meccanici che tuttavia sono a disposizione solo dei più ricchi, un élite che si considera una razza superiore pronta a uccidere ingiustamente i normali esseri umani come bestie da trofeo. Cosa successa peraltro veramente nella seconda guerra mondiale e che è più attuale che mai e dà molto da riflettere.
Profondo, struggente, lento e affascinante, Galaxy Express è un anime che educa chi lo guarda e lo spinge, se ha il cuore di un bambino e il cervello di un adulto, a migliorarsi e a vivere in un modo migliore e a essere più tollerante, ad apprezzare le cose veramente belle e ad accontentarsi. La ricerca della Verità da parte del protagonista diventa la nostra, dopo esserci fatti conquistare da quello che secondo me è una delle pietre miliari degli anime.
Lo consiglio anche ai ragazzi della mia generazione - ho vent'anni.


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Rufy91

Episodi visti: 5/113 --- Voto 8
Un bell'anime di altri tempi. Anche se sono giovane mi è piaciuto davvero molto, nonostante ne abbia visto pochi episodi. La trama è surreale: un treno spaziale con design antico viaggia per le galassie accompagnando Masai, il nostro eroe, nel suo cammino di crescita. Durante il viaggio vivremo mille avventure scandagliate a un ritmo lento, che lascia spazio alla riflessione sul bivio fondamentale di tutta la serie: meglio una vita eterna ma priva di emozioni o una vita breve ma intensa e piena di vita?
L'autore ci pone vari esempi di personaggi pentiti delle loro scelte (essere divenuti uomini meccanici abbandonando la loro umanità), e alla fine ci fa capire che la loro decisione si è rivelata drasticamente sbagliata.
Lo consiglio a tutti; forse per i più piccoli sarà un po' noioso, per la mancanza di una trama veloce, ma è comunque un ottimo anime pieno di temi su cui riflettere.


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demone dell'oscurità

Episodi visti: 113/113 --- Voto 9
Un cartone che riprende delle caratteristiche già viste in altri lavori molto simili come Starzinger e Capitan Harlock, diversamente da quest'ultimi, l'anime concentra le proprie forze di trama su connotati ben precisi.

Ovvero che il tema si basa sull'annosa differenza tra ricchi e poveri, tra coloro che vivono nel lusso più sfrenato permettendosi ogni capriccio e quelli che invece non sanno neanche cosa vuol dire la parola agio.

In questo anime regna sempre un senso di speranza, unito molto spesso alla disperazione, alla smania di grandezza, al potere mai completamente consolidato e alla voglia di un mondo migliore memore di quanto buono sia stato fatto negli anni precedenti a questa era meccanica.

Una disperazione che man mano che si va avanti negli episodi cancella sempre più il senso di avventura e ricerca con cui si distingue gran parte della serie, laddove scopriamo il vero messaggio dell'autore, ovvero che non sempre essere povero comporta una condanna eterna, ma comporta uno spirito di riscatto indomito che porta alla fine sempre ad un risultato sperato, il problema è che non avendo privilegi, subentra la grinta e un pizzico di talento e buona fortuna, anche se quest'ultime peculiarità il più delle volte comportano un prezzo molto alto da pagare, come può essere appunto la vita stessa di chi è più caro, se non la propria.

Da qui quindi emerge il concetto di speranza per un'umanità ripulita da questi capricci dei signorotti, che esisteranno nonostante il cambiamento delle epoche generando nuovi poveri, ma i poveri che verranno non saranno mai cancellati dal mondo fin quando esisteranno i capricci dei signorotti suddetti, a volte bisogna scendere a compromessi, a volte si scatenano guerre tra di loro, a volte si capiscono tra di loro e cercano di coesistere non solo per un futuro migliore, ma per la loro attuale sopravvivenza.

Da cui quindi la speranza di sopravvivere, il vero significato dell'intera opera, un cartone da seguire attentamente, parola di demone!


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Laurelin

Episodi visti: 100/113 --- Voto 9
Un bellissimo titolo, con disegni fluidi e trama coinvolgente, peccato che non ho visto tutti gli episodi, in quanto TMC ha interrotto la programmazione. Un anime di genere cult, al pari di Capital Harlock.
Ho tanti bei ricordi di infanzia legati a quest'opera, spero che ora sia uscita in DVD!
Matsumoto si conferma uno dei creatori più talentuosi di anime, attraverso una trama lineare e con uno scorrimento lento della trama. Un'opera da ritrasmettere anche alle generazioni attuali.

simona

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simona

Episodi visti: 26/113 --- Voto 9
Bellissimo anime!!! Nonostante abbia visto poche puntate lo ricordo benissimo! Devo dire che l'ho guardato davvero con piacere, tutti i viaggi nello spazio, pianeti e persone di ogni sorta, la possibilità di poter viaggiare nel cosmo a bordo di un treno, era una serie animata che lasciava spazio alla fantasia. La trama inoltre era ben articolata e i personaggi accuratamente caratterizzanti!!! Lo rivedrei ancora oggi!

Zooropa

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Zooropa

Episodi visti: 30/113 --- Voto 8
Altro classicone senza tempo di Matsumoto. Stavolta il target è molto orientato ad un pubblico giovane ma questo non gli impedisce di mantenere intatta la solita prospettiva visionaria tipica delle opere dei Leiji. Nonostante sia passato moltissimo tempo da quando l'ho vista per l'ultima volta, ho ancora chiara in mente l'emozione che mi procurava vedere questa favola spaziale con i personaggi che richiamavano quelli di capitan Harlock. Imperdibile per chi è un fan di Matsumoto. Per tutti gli altri, un esempio di come veniva realizzata l'animazione di alto livello per l'infanzia negli anni '70.

B. frank

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B. frank

Episodi visti: 110/113 --- Voto 9
Questo è stato il più bel cartone della mia infanzia; tengo ben protetto il vhs, nel quale, ci registrai, una delle prime puntate, che davano su di un canale privato. Seppur con una trama semplice e con disegni, non sempre, ben fatti, non potevo proprio fare a meno di vederlo, e puntata dopo puntata, mi appassionavo sempre di più ai personaggi. L'unica mia disdetta, è non aver mai visto la parte finale.

GS^

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GS^

Episodi visti: 113/113 --- Voto 9
E' il classico anime che ti conquista strada facendo. La trama è semplice, ma al termine di ogni episodio c'è da chiedersi cosa si è imparato. Con un linguaggio comprensibile anche dai bambini, Matsumoto racconta la vita dei grandi, la guerra, il razzismo, l'amore, le scelte che ogni persona deve effettuare. Ma ci sono anche le debolezze, le paure, l'eroismo e il sacrificio. E ogni spettatore diventa Tetsuro, pronto ad accrescere le proprie esperienze di vita e a diventare uomo, visitando l'universo e in fondo anche se stesso.

Ellehime

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Ellehime

Episodi visti: 113/113 --- Voto 9
Come non commuoversi alla visione del malinconico capolavoro del mio adoratissimo Maestro Matsumoto! Se con Uchuu Senkan Yamato ha toccato l'apice dell'eroismo e della poesia, con Ginga Tetsudou ha reso perfettamente tutte le sfumeture dell'animo umano, con tutte le sue deolezze ed aspirazioni (spesso deprecabili), sempre con grande compassione e slancio pacifico. E' un 'opera decisamente lunga e tradizionale, ma se avessi un figlio gliela farei smazzare dal primo all'ultimo episodio. Altro che quelle schifezze da cerebrolesi della Walt Disney (di oggi, non del passato!).