The Perfect Insider
"The Perfect Insider" è un anime thriller/giallo di undici episodi andato in onda nel tardo 2015.
La trama è molto interessante, e aveva tutte le carte in regola per essere un buonissimo anime, ma a parer mio purtroppo così non è stato, a causa di una pessima gestione che non riesce a renderlo molto coinvolgente fin dall'inizio. La narrazione è decisamente troppo lenta, si perde un mucchio di tempo per fare discorsi a vanvera che alla fine non portano davvero a nulla, e che rendono tutto abbastanza pesante; la storia praticamente si concentra in quelle tre/quattro puntate sul finale, mentre il resto degli episodi è decisamente del tutto dimenticabile, anche perché succede poco e nulla.
Ma passiamo alla parte peggiore che, a mio avviso, sono i personaggi, ma per una volta non per la loro caratterizzazione (nel complesso buona), ma per i loro comportamenti all'interno dello sviluppo narrativo: per nulla attinente e al limite dell'amorfo anche in situazione estreme, al limite del macabro o in presenza di "colpi di scena" (non faccio spoiler) tutti risultano troppo impassibili e distaccati dalle vicende che si susseguono, nessuno ha una reazione veritiera o almeno un qualche tipo di turbamento, anzi appaiono da subito super-razionali e per nulla spaventati, dando subito inizio alle indagini come se fossero dei detective tra i più navigati, e mantenendo una costante lucidità nei ragionamenti decisamente troppo inverosimile.
Anime che reputo assolutamente insufficiente, una storia troppo impostata e piena di filosofia che ho trovato del tutto eccessiva, e non adatta a una trama che alla fine dei conti risulta abbastanza banale.
Voto finale: 5
La trama è molto interessante, e aveva tutte le carte in regola per essere un buonissimo anime, ma a parer mio purtroppo così non è stato, a causa di una pessima gestione che non riesce a renderlo molto coinvolgente fin dall'inizio. La narrazione è decisamente troppo lenta, si perde un mucchio di tempo per fare discorsi a vanvera che alla fine non portano davvero a nulla, e che rendono tutto abbastanza pesante; la storia praticamente si concentra in quelle tre/quattro puntate sul finale, mentre il resto degli episodi è decisamente del tutto dimenticabile, anche perché succede poco e nulla.
Ma passiamo alla parte peggiore che, a mio avviso, sono i personaggi, ma per una volta non per la loro caratterizzazione (nel complesso buona), ma per i loro comportamenti all'interno dello sviluppo narrativo: per nulla attinente e al limite dell'amorfo anche in situazione estreme, al limite del macabro o in presenza di "colpi di scena" (non faccio spoiler) tutti risultano troppo impassibili e distaccati dalle vicende che si susseguono, nessuno ha una reazione veritiera o almeno un qualche tipo di turbamento, anzi appaiono da subito super-razionali e per nulla spaventati, dando subito inizio alle indagini come se fossero dei detective tra i più navigati, e mantenendo una costante lucidità nei ragionamenti decisamente troppo inverosimile.
Anime che reputo assolutamente insufficiente, una storia troppo impostata e piena di filosofia che ho trovato del tutto eccessiva, e non adatta a una trama che alla fine dei conti risulta abbastanza banale.
Voto finale: 5
"The Perfect Insider" è un anime del 2015 prodotto dalla A-1 Pictures, basato sul romanzo "Subete ga F ni Naru" di Hiroshi Mori del 1996, che ha come protagonista la dottoressa Magata Shiki, una scienziata molto in gamba che ha ucciso i genitori a soli quattordici anni. Dichiarata incapace di intendere e di volere, la dottoressa Magata è stata rimessa in libertà, ma ella ha deciso di rinchiudersi all'interno di un laboratorio senza finestre né sbocchi se non una porta che può essere aperta solo dalla dottoressa stessa. Dopo quindici anni di reclusione, proprio quando i protagonisti Nishinosono Moe e il professor Saikawa Sohei approdano sull'isola per avere un colloquio con lei, la dottoressa Magata viene assassinata. I nostri dovranno scoprire il mistero dietro questo tragico evento e la mente della scienziata, la vera protagonista della storia.
Nonostante l'andamento lento della serie e i disegni cupi e non particolarmente eclatanti, tutto sommato non mi è dispiaciuto. La risoluzione del caso è ben argomentata nonché notevole per la sua originalità, perché è veramente difficile risalire alla ricostruzione dei fatti, ma per parte mia non sono mancate alcune domande (prima fra tutte, l'esistenza della sorella della dottoressa) che minano all'integrità dell'opera che a tratti risulta un po' troppo esagerata e contorta. Bisogna avere pazienza all'inizio, perché ingrana solo alla fine, e per di più l'ultima puntata è abbastanza insulsa, utile solamente a dimostrare ancora una volta il genio della dottoressa Magata. Ma questo lo avevamo già capito.
Straordinaria la opening, davvero notevole.
Nonostante l'andamento lento della serie e i disegni cupi e non particolarmente eclatanti, tutto sommato non mi è dispiaciuto. La risoluzione del caso è ben argomentata nonché notevole per la sua originalità, perché è veramente difficile risalire alla ricostruzione dei fatti, ma per parte mia non sono mancate alcune domande (prima fra tutte, l'esistenza della sorella della dottoressa) che minano all'integrità dell'opera che a tratti risulta un po' troppo esagerata e contorta. Bisogna avere pazienza all'inizio, perché ingrana solo alla fine, e per di più l'ultima puntata è abbastanza insulsa, utile solamente a dimostrare ancora una volta il genio della dottoressa Magata. Ma questo lo avevamo già capito.
Straordinaria la opening, davvero notevole.
"Subete ga F ni Naru: The Perfect Insider" è un anime tratto da un romanzo di Hiroshi Mori datato 1996, che all'epoca conobbe un discreto successo. Si tratta, in sostanza, di un giallo a forti tinte psicologiche in cui si indaga sia sull'identità di un misterioso assassino che sulla controversa natura dell'animo umano; ma, se la parte "poliziesca" risulta molto piacevole e intrigante, non posso dire lo stesso della parte "filosofica". Con questo non intendo certo dire che mi aspettavo da questo anime la soluzione alle tre classiche domande esistenziali che da sempre tormentano l'uomo, ossia "Chi siamo?", "Da dove veniamo?" e "Dove stiamo andando?"; ma l'esaltazione dell'importanza della libertà individuale che viene sbandierata dai protagonisti in ogni occasione viene frustrata dalle conclusioni a cui giungono sul modo di ottenerla, ossia attraverso la solitudine e l'isolamento. Non so come la pensiate voi sul tema, ma la prigionia, anche se auto-imposta, non è e non sarai mai libertà; sono due concetti che si scontrano anche solo a volerli definire.
Veniamo alla trama: Shiki Magata è una scienziata che in giovane età viene arrestata per l'omicidio dei suoi genitori; riconosciuta come "incapace di intendere o volere", viene ritenuta non colpevole e rimessa subito in libertà. La ragazza, però, decide di dedicarsi completamente ai suoi studi, per cui decide di abbandonare la sua solita vita per ritirarsi in un centro di ricerca situato su un'isola disabitata e priva quasi del tutto di collegamenti con la terraferma; da quel momento passerà tutta la sua vita rinchiusa nelle sue stanze, riducendo al minimo indispensabile i suoi rapporti con l'esterno.
A quindici anni di distanza dagli eventi sopra descritti, la fama della dottoressa Magata Shiki ha raggiunto i livelli del mito: troppo grande il suo genio per essere ignorato dalla comunità scientifica. Tra i suoi ammiratori c'è anche il professor Sohei Saikawa, un promettente membro di un importante laboratorio di ricerca; il suo desiderio di incontrarla sembra potersi trasformare in realtà grazie all'interessamento di Moe Nishinosono, una ragazza di quasi vent'anni proveniente da un'influente famiglia e innamorata del suo professore. Una volta sull'isola, però, i due si troveranno testimoni di una scena agghiacciante: la dottoressa, infatti, è stata uccisa in modo brutale in barba a tutte le misure di sicurezza esistenti. Scoprire l'identità dell'assassino e i motivi del suo gesto sembra un'impresa davvero impossibile.
Il tema dell'omicidio compiuto all'interno di una camera chiusa, in cui è impossibile entrare o uscire senza essere visti, è uno dei più affascinanti del genere giallo e per questo è stato riproposto più e più volte sempre con soluzioni diverse e più o meno credibili. Nonostante sia un classico del genere, ad oggi non ha perso nulla del suo fascino, anzi, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie ha trovato addirittura nuova linfa, dato che la sola presenza di una telecamera non rende più necessario che la porta sia chiusa a chiave dall'interno per avere lo stesso effetto. E' anzi possibile creare dei veri e propri ambienti dotati di una vera e propria chiusura stagna, in cui è possibile compiere dei delitti all'apparenza impossibili e in cui un bravo giallista può sguazzare felice, grato di tanta generosità. Ed è quello che ha fatto anche il nostro Hiroshi Mori, ottenendo con questo "The Perfect Insider" un risultato davvero apprezzabile.
Un buon giallo, a mio avviso, è quello che fornisce indizi in grado di permettere al lettore/spettatore di capire qualcosa da solo, in modo da tener sempre viva l'attenzione, ma che sa anche nascondere la soluzione dell'enigma fino alla fine; e da questo punto di vista "The Perfect Insider" riesce perfettamente ad adempiere a questo compito, per cui non posso che esprimere un parere positivo su questa componente della storia. Qualche buco o imprecisione in effetti c'è, ma nel complesso possono essere considerati trascurabili.
In molti considereranno, nonostante si tratti di un titolo composto da solo dieci episodi (l'undicesimo non ha nessun peso sulla trama, per cui non lo considero), la sceneggiatura troppo lenta, perché troppo infarcita di dialoghi e con poca azione; ma a me in genere i dialoghi piacciono molto ("Monogatari" docet), se non sono stupidi o infantili, per cui non lo giudico un difetto. Resta il fatto che chi non li ama difficilmente apprezzerà questo anime.
Come già detto in precedenza, non ho gradito molto le conclusioni "filosofiche" a cui arriva questo anime, troppo pessimistiche anche per una persona come me che non brilla certo per ottimismo. Ma il modo di intendere la vita è qualcosa di soggettivo, per cui si può non essere d'accordo ma apprezzare comunque le ardite speculazioni altrui; in questo caso, però, associare il concetto di libertà con quello di reclusione volontaria è qualcosa di troppo irrealistico per essere preso anche solo in considerazione.
Mi sono piaciuti molto i personaggi principali, ben caratterizzati e dotati di un certo carisma. Dietro di loro, però, c'è il nulla, tanti volti anonimi che hanno poco o nulla da dire.
Il comparto grafico non è il massimo: francamente ho trovato un po' datata la fisionomia dei vari personaggi e nemmeno le scelte sul loro abbigliamento mi sono piaciute molto (ma Moe quanti pantaloncini corti ha nel suo armadio?). Buona, invece, la colonna sonora, che ha nell'opening il suo punto di forza.
In conclusione, il mio giudizio su questo "The Perfect Insider" è buono: si tratta sicuramente di un titolo impegnativo che si distingue dalla massa e che cerca di trasmettere allo spettatore qualcosa di serio, il che non guasta mai. Ma, a mio avviso, si poteva fare molto meglio di così.
Veniamo alla trama: Shiki Magata è una scienziata che in giovane età viene arrestata per l'omicidio dei suoi genitori; riconosciuta come "incapace di intendere o volere", viene ritenuta non colpevole e rimessa subito in libertà. La ragazza, però, decide di dedicarsi completamente ai suoi studi, per cui decide di abbandonare la sua solita vita per ritirarsi in un centro di ricerca situato su un'isola disabitata e priva quasi del tutto di collegamenti con la terraferma; da quel momento passerà tutta la sua vita rinchiusa nelle sue stanze, riducendo al minimo indispensabile i suoi rapporti con l'esterno.
A quindici anni di distanza dagli eventi sopra descritti, la fama della dottoressa Magata Shiki ha raggiunto i livelli del mito: troppo grande il suo genio per essere ignorato dalla comunità scientifica. Tra i suoi ammiratori c'è anche il professor Sohei Saikawa, un promettente membro di un importante laboratorio di ricerca; il suo desiderio di incontrarla sembra potersi trasformare in realtà grazie all'interessamento di Moe Nishinosono, una ragazza di quasi vent'anni proveniente da un'influente famiglia e innamorata del suo professore. Una volta sull'isola, però, i due si troveranno testimoni di una scena agghiacciante: la dottoressa, infatti, è stata uccisa in modo brutale in barba a tutte le misure di sicurezza esistenti. Scoprire l'identità dell'assassino e i motivi del suo gesto sembra un'impresa davvero impossibile.
Il tema dell'omicidio compiuto all'interno di una camera chiusa, in cui è impossibile entrare o uscire senza essere visti, è uno dei più affascinanti del genere giallo e per questo è stato riproposto più e più volte sempre con soluzioni diverse e più o meno credibili. Nonostante sia un classico del genere, ad oggi non ha perso nulla del suo fascino, anzi, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie ha trovato addirittura nuova linfa, dato che la sola presenza di una telecamera non rende più necessario che la porta sia chiusa a chiave dall'interno per avere lo stesso effetto. E' anzi possibile creare dei veri e propri ambienti dotati di una vera e propria chiusura stagna, in cui è possibile compiere dei delitti all'apparenza impossibili e in cui un bravo giallista può sguazzare felice, grato di tanta generosità. Ed è quello che ha fatto anche il nostro Hiroshi Mori, ottenendo con questo "The Perfect Insider" un risultato davvero apprezzabile.
Un buon giallo, a mio avviso, è quello che fornisce indizi in grado di permettere al lettore/spettatore di capire qualcosa da solo, in modo da tener sempre viva l'attenzione, ma che sa anche nascondere la soluzione dell'enigma fino alla fine; e da questo punto di vista "The Perfect Insider" riesce perfettamente ad adempiere a questo compito, per cui non posso che esprimere un parere positivo su questa componente della storia. Qualche buco o imprecisione in effetti c'è, ma nel complesso possono essere considerati trascurabili.
In molti considereranno, nonostante si tratti di un titolo composto da solo dieci episodi (l'undicesimo non ha nessun peso sulla trama, per cui non lo considero), la sceneggiatura troppo lenta, perché troppo infarcita di dialoghi e con poca azione; ma a me in genere i dialoghi piacciono molto ("Monogatari" docet), se non sono stupidi o infantili, per cui non lo giudico un difetto. Resta il fatto che chi non li ama difficilmente apprezzerà questo anime.
Come già detto in precedenza, non ho gradito molto le conclusioni "filosofiche" a cui arriva questo anime, troppo pessimistiche anche per una persona come me che non brilla certo per ottimismo. Ma il modo di intendere la vita è qualcosa di soggettivo, per cui si può non essere d'accordo ma apprezzare comunque le ardite speculazioni altrui; in questo caso, però, associare il concetto di libertà con quello di reclusione volontaria è qualcosa di troppo irrealistico per essere preso anche solo in considerazione.
Mi sono piaciuti molto i personaggi principali, ben caratterizzati e dotati di un certo carisma. Dietro di loro, però, c'è il nulla, tanti volti anonimi che hanno poco o nulla da dire.
Il comparto grafico non è il massimo: francamente ho trovato un po' datata la fisionomia dei vari personaggi e nemmeno le scelte sul loro abbigliamento mi sono piaciute molto (ma Moe quanti pantaloncini corti ha nel suo armadio?). Buona, invece, la colonna sonora, che ha nell'opening il suo punto di forza.
In conclusione, il mio giudizio su questo "The Perfect Insider" è buono: si tratta sicuramente di un titolo impegnativo che si distingue dalla massa e che cerca di trasmettere allo spettatore qualcosa di serio, il che non guasta mai. Ma, a mio avviso, si poteva fare molto meglio di così.
"The Perfect Insider" è un anime della stagione autunnale del 2015 composto da undici episodi, licenziato da Cruncyroll. La serie è passata un po' in secondo piano durante la sua uscita, a causa di altri titoli ben più blasonati, ma andiamo a vedere perché secondo me questa serie è meritevole.
Trama: 9-
Tratto da un romanzo giallo di successo, il suo punto forte non può che essere la sua trama. La storia vede come protagonisti una giovane ragazza, Moe, e il suo professore, Sohei, che insieme ad altri suoi allievi vanno in viaggio su un'isola dove è rinchiusa in una struttura una ragazza genio incolpata di aver ucciso i suoi genitori. La ragazza non usciva dalla stanza dove era stata reclusa da quindici anni e proprio al quindicesimo anno, mentre fanno visita alla struttura Moe e il professore, succede l'inaspettato: la porta dove la ragazza era stata reclusa si apre ed esce quest'ultima con gli arti mutilati su un carrello, ormai senza vita. Chi sarà stato? L'unica entrata era quella porta: come ha fatto l'assassino ad entrare?
Comparto tecnico: 8
La grafica della serie è di qualità media, ma quello che sorprende è il particolare character desing dei personaggi, che si discosta dal solito e che personalmente ho apprezzato molto. Il comparto sonoro ha dalla sua delle buone opening ed ending, e una colonna sonora nel complesso buona.
Personaggi: 7 e mezzo
La protagonista è forse il personaggio meno brillante del trio composto da lei, il professore e la ragazza genio, a causa del suo carattere che non ho trovato molto calzante alla vicenda, ma rimane comunque un buon personaggio, grazie a dei picchi che raggiunge in alcuni episodi. Il professore dalla sua mi è piaciuto per il suo carattere apatico e il suo obbiettivo che persegue nella vicenda. La ragazza genio è appunto un genio per le sue trovate e non posso dirvi il perché, altrimenti farei spoiler.
Guardo un altro episodio e poi smetto: 8
La serie è molto godibile, soprattutto sul finale, dove ingrana la trama; il fatto di essere composta da soli undici episodi vi porterà a concluderla in poco tempo.
Voto finale: 8 pieno
Questa serie è un'ottima serie per tutti, ma lo è soprattutto per gli amanti dei misteri e dei gialli, come il sottoscritto. Non posso fare altro che consigliarla calorosamente.
Trama: 9-
Tratto da un romanzo giallo di successo, il suo punto forte non può che essere la sua trama. La storia vede come protagonisti una giovane ragazza, Moe, e il suo professore, Sohei, che insieme ad altri suoi allievi vanno in viaggio su un'isola dove è rinchiusa in una struttura una ragazza genio incolpata di aver ucciso i suoi genitori. La ragazza non usciva dalla stanza dove era stata reclusa da quindici anni e proprio al quindicesimo anno, mentre fanno visita alla struttura Moe e il professore, succede l'inaspettato: la porta dove la ragazza era stata reclusa si apre ed esce quest'ultima con gli arti mutilati su un carrello, ormai senza vita. Chi sarà stato? L'unica entrata era quella porta: come ha fatto l'assassino ad entrare?
Comparto tecnico: 8
La grafica della serie è di qualità media, ma quello che sorprende è il particolare character desing dei personaggi, che si discosta dal solito e che personalmente ho apprezzato molto. Il comparto sonoro ha dalla sua delle buone opening ed ending, e una colonna sonora nel complesso buona.
Personaggi: 7 e mezzo
La protagonista è forse il personaggio meno brillante del trio composto da lei, il professore e la ragazza genio, a causa del suo carattere che non ho trovato molto calzante alla vicenda, ma rimane comunque un buon personaggio, grazie a dei picchi che raggiunge in alcuni episodi. Il professore dalla sua mi è piaciuto per il suo carattere apatico e il suo obbiettivo che persegue nella vicenda. La ragazza genio è appunto un genio per le sue trovate e non posso dirvi il perché, altrimenti farei spoiler.
Guardo un altro episodio e poi smetto: 8
La serie è molto godibile, soprattutto sul finale, dove ingrana la trama; il fatto di essere composta da soli undici episodi vi porterà a concluderla in poco tempo.
Voto finale: 8 pieno
Questa serie è un'ottima serie per tutti, ma lo è soprattutto per gli amanti dei misteri e dei gialli, come il sottoscritto. Non posso fare altro che consigliarla calorosamente.
"Subete ga F ni Naru: The Perfect Insider" è un anime uscito nella stagione invernale 2015 e, ad essere onesti, non mi aveva particolarmente impressionato dalla locandina. Tuttavia, con la sua trama avvincente e la forza di ragionamenti contorti e intricati, è riuscito a conquistarmi puntata dopo puntata. E non è cosa da poco, visto che, in fin dei conti, si tratta solamente di undici episodi.
Un'opera di genere thriller, in cui il più classico caso da "giallo" si tramuta in un'avventura moderna, dinamica e per nulla noiosa. Un mistero davvero emozionante, che tiene col fiato sospeso e obbliga letteralmente lo spettatore a stare incollato davanti lo schermo, cercando inutilmente di trovare lui stesso il colpevole.
La trama incomincia in maniera piuttosto lenta, con una situazione dubbia, in cui non si capisce bene dove si è precipitati. Uno studio disordinato e un professore dall'aria trasandata che filosofeggia come un antico Socrate, vaneggiando chissà cosa riguardo alla morte e alla vita. Cosa insegna? Da quanto ho capito, informatica.
Al suo fianco ci sarà sempre la giovane, ricca e vivace Moe Nishinosono, che risulterà fin da subito estremamente fedele (nonché leggermente invaghita del tenebroso professore, Souhei Saikawa). La storia tarda a carburare, ma, come succede spesso nei gialli, l'omicidio spunta quando meno lo si aspetta.
Giunti su un'isola solitaria, in cui vi è un modernissimo laboratorio d'informatica, Souhei e Moe, lasciando da parte l'intera classe, con cui erano arrivati per un simpatico campeggio, entrano nella struttura. In essa, infatti, risiede Shiki Magata, una giovane ricercatrice, rinchiusa lì dentro da ben quindici anni, dopo che lei stessa aveva ucciso i suoi genitori alla tenera età di tredici anni. Un genio incompreso, che danza tra la follia e l'intelligenza assoluta... un vero e proprio idolo per il professore. Peccato che tale incontro verrà rovinato da un omicidio... a voi la sorpresa.
La cosa che più odiavo nei gialli era la mancanza di personificazione dei vari protagonisti. C'era lui, il detective o chi si spacciasse per tale, la spalla (altrimenti chiamata assistente) e la vittima. Tutto intorno si trovava un mare indistinto di personaggi, tra cui, ovviamente, risiedeva l'assassino. La fatica di sviluppare il caso negava il piacere di conoscere meglio i vari personaggi, non tanto per la loro vita, quanto piuttosto per il loro modo di ragionare e la loro psicologia.
"The Perfect Insider" riesce a riproporre uno schema tipico da "giallo", ampliandolo e rendendolo ancora più emozionante. Il protagonista ha un suo perché, così come l'assistente. In questo "caso" non vogliono solamente trovare il colpevole, ma colmare il vuoto presente nei loro cuori. Entrambi desiderano raggiungere qualcosa e, paradossalmente, sarà proprio l'omicidio nel laboratorio a offrir loro la possibilità per arrivare a tale obiettivo.
Dal lato opposto troviamo Shiki Magata, un personaggio che potrebbe benissimo far storia a sé. Il suo carattere e il passato che cela dietro quegli occhi freddi e azzurri è semplicemente magnifico. Conquista lo spettatore in un modo tutto suo, quasi morboso. Dona all'intera vicenda un senso di angoscia e tristezza, contrastato solamente dall'esuberanza di Moe. Le due, in effetti, potrebbero essere considerate i due capi opposti dell'anime.
Per quanto riguarda Souhei, ammetto che, all'inizio, questo suo costante ripetersi in aforismi mi aveva lasciato piuttosto perplesso. Tuttavia non ci vuole molto per imparare ad apprezzarlo e comprenderlo.
La grafica è interessante. Non so se bella o brutta, non l'ho ancora capito. Dunque non mi rimane che dire "interessante". I colori sono tendenzialmente cupi, proprio per dare alla vicenda quel tono macabro che è necessario. Si capisce fin dall'inizio che qualcosa deve andare storto.
Tuttavia i colori spenti si accendono improvvisamente, proprio ad esaltare un dato particolare: il rosso del sangue, l'azzurro del cielo, il fuoco solitario del tramonto. Insomma, un gioco intrigante di sfumature, enfatizzate dagli stessi titoli delle puntate, in cui compare sempre un nome di un colore. Per quanto riguarda il design dei personaggi, ammetto di non esser riuscito a digerirlo completamente. Occhi piccoli, quasi da furetto, che, a mio avviso, non esaltano al massimo la bellezza di alcuni personaggi. Pazienza.
La regia è eccellente, capace di enfatizzare ogni minimo particolare, portando al culmine la tensione per poi farla esplodere in uno spettacolo pirotecnico davvero sensazionale. Buona anche la compartecipazione della colonna sonora.
Insomma, per tirare le fila del discorso, non posso che consigliare a tutti la visione di questo anime; non solo per la sua bellezza, ma anche per quel fascino vecchio stile, che rende tutti un po' felici. Un restauro efficace, in grado di far apprezzare a tutti un buon giallo. Cosa non da poco.
Il finale è come deve essere, non troppo felice, non troppo triste. Non ci può essere un "lieto fine", ovviamente. Si parla di assassini, mica di fatine. Tuttavia si potrebbe riscontrare una sorta di sorriso sornione sulle labbra del creatore (ovviamente della storia). Un ghigno ribelle, uno scherno a questa vita noiosa e grigia, capace però di sorprendere con dei colori prima mai visti.
Voto finale: 9 meno
Un'opera di genere thriller, in cui il più classico caso da "giallo" si tramuta in un'avventura moderna, dinamica e per nulla noiosa. Un mistero davvero emozionante, che tiene col fiato sospeso e obbliga letteralmente lo spettatore a stare incollato davanti lo schermo, cercando inutilmente di trovare lui stesso il colpevole.
La trama incomincia in maniera piuttosto lenta, con una situazione dubbia, in cui non si capisce bene dove si è precipitati. Uno studio disordinato e un professore dall'aria trasandata che filosofeggia come un antico Socrate, vaneggiando chissà cosa riguardo alla morte e alla vita. Cosa insegna? Da quanto ho capito, informatica.
Al suo fianco ci sarà sempre la giovane, ricca e vivace Moe Nishinosono, che risulterà fin da subito estremamente fedele (nonché leggermente invaghita del tenebroso professore, Souhei Saikawa). La storia tarda a carburare, ma, come succede spesso nei gialli, l'omicidio spunta quando meno lo si aspetta.
Giunti su un'isola solitaria, in cui vi è un modernissimo laboratorio d'informatica, Souhei e Moe, lasciando da parte l'intera classe, con cui erano arrivati per un simpatico campeggio, entrano nella struttura. In essa, infatti, risiede Shiki Magata, una giovane ricercatrice, rinchiusa lì dentro da ben quindici anni, dopo che lei stessa aveva ucciso i suoi genitori alla tenera età di tredici anni. Un genio incompreso, che danza tra la follia e l'intelligenza assoluta... un vero e proprio idolo per il professore. Peccato che tale incontro verrà rovinato da un omicidio... a voi la sorpresa.
La cosa che più odiavo nei gialli era la mancanza di personificazione dei vari protagonisti. C'era lui, il detective o chi si spacciasse per tale, la spalla (altrimenti chiamata assistente) e la vittima. Tutto intorno si trovava un mare indistinto di personaggi, tra cui, ovviamente, risiedeva l'assassino. La fatica di sviluppare il caso negava il piacere di conoscere meglio i vari personaggi, non tanto per la loro vita, quanto piuttosto per il loro modo di ragionare e la loro psicologia.
"The Perfect Insider" riesce a riproporre uno schema tipico da "giallo", ampliandolo e rendendolo ancora più emozionante. Il protagonista ha un suo perché, così come l'assistente. In questo "caso" non vogliono solamente trovare il colpevole, ma colmare il vuoto presente nei loro cuori. Entrambi desiderano raggiungere qualcosa e, paradossalmente, sarà proprio l'omicidio nel laboratorio a offrir loro la possibilità per arrivare a tale obiettivo.
Dal lato opposto troviamo Shiki Magata, un personaggio che potrebbe benissimo far storia a sé. Il suo carattere e il passato che cela dietro quegli occhi freddi e azzurri è semplicemente magnifico. Conquista lo spettatore in un modo tutto suo, quasi morboso. Dona all'intera vicenda un senso di angoscia e tristezza, contrastato solamente dall'esuberanza di Moe. Le due, in effetti, potrebbero essere considerate i due capi opposti dell'anime.
Per quanto riguarda Souhei, ammetto che, all'inizio, questo suo costante ripetersi in aforismi mi aveva lasciato piuttosto perplesso. Tuttavia non ci vuole molto per imparare ad apprezzarlo e comprenderlo.
La grafica è interessante. Non so se bella o brutta, non l'ho ancora capito. Dunque non mi rimane che dire "interessante". I colori sono tendenzialmente cupi, proprio per dare alla vicenda quel tono macabro che è necessario. Si capisce fin dall'inizio che qualcosa deve andare storto.
Tuttavia i colori spenti si accendono improvvisamente, proprio ad esaltare un dato particolare: il rosso del sangue, l'azzurro del cielo, il fuoco solitario del tramonto. Insomma, un gioco intrigante di sfumature, enfatizzate dagli stessi titoli delle puntate, in cui compare sempre un nome di un colore. Per quanto riguarda il design dei personaggi, ammetto di non esser riuscito a digerirlo completamente. Occhi piccoli, quasi da furetto, che, a mio avviso, non esaltano al massimo la bellezza di alcuni personaggi. Pazienza.
La regia è eccellente, capace di enfatizzare ogni minimo particolare, portando al culmine la tensione per poi farla esplodere in uno spettacolo pirotecnico davvero sensazionale. Buona anche la compartecipazione della colonna sonora.
Insomma, per tirare le fila del discorso, non posso che consigliare a tutti la visione di questo anime; non solo per la sua bellezza, ma anche per quel fascino vecchio stile, che rende tutti un po' felici. Un restauro efficace, in grado di far apprezzare a tutti un buon giallo. Cosa non da poco.
Il finale è come deve essere, non troppo felice, non troppo triste. Non ci può essere un "lieto fine", ovviamente. Si parla di assassini, mica di fatine. Tuttavia si potrebbe riscontrare una sorta di sorriso sornione sulle labbra del creatore (ovviamente della storia). Un ghigno ribelle, uno scherno a questa vita noiosa e grigia, capace però di sorprendere con dei colori prima mai visti.
Voto finale: 9 meno
Gli ingredienti per creare un qualcosa in grado di rompere gli schemi preconfezionati e poco coraggiosi dell'animazione attuale ci sono tutti: il character design di Inio Asano, le musiche di Kenji Kawai, il soggetto tratto da una novel targata 1996 molto popolare in Giappone, "Subete ga F ni Naru" di Hiroshi Mori; una bella opening, accattivante e dalle trovate grafiche strepitose, accompagnata da un brano j-pop orecchiabile e incalzante. Insomma, dopo essere stati affascinati dall'insolita prima puntata - la quale nel mood e nelle tematiche sembra quasi fare il verso alla gloriosa corrente mistery anime novantina - inevitabilmente, episodio dopo episodio, le aspettative vengono sempre più ridimensionate, sino al liberatorio finale; liberatorio in quanto è in grado di mettere la parola fine a una banale vicenda sostanzialmente priva di spessore, che si è protratta con fin troppa solerzia, sino al suo discutibile epilogo dall'amaro sapore d'incompletezza.
Sebbene la novel di Hiroshi Mori potrebbe indubbiamente essere - non l'ho mai letta, ma confido nel parere positivo della critica - assai affascinante e figlia di quel contesto cupo in cui vedevano luce capolavori come "serial experiments lain", quegli anni novanta in cui si temeva la cyber alienazione e si filosofeggiava sul rapporto tra realtà materiale e virtuale, il qui presente adattamento animato gioca molto male la sua ipotetica eredità, soprattutto dal punto di vista registico e narrativo. Un plot del genere - per quanto comunque imperfetto e neanche lontanamente paragonabile ai fasti di Agatha Christie e Arthur Conan Doyle -, messo in mano a un regista di razza avrebbe potuto dare il massimo, senza rivelarsi bistrattato da un adattamento svogliato e privo di autoralità, le cui falle intrinseche fanno più che altro pensare a una manovra pubblicitaria messa in atto soltanto per i nostalgici della novel originale - il fatto che lo script sia eccessivamente nebuloso in alcuni frangenti, quasi come se fosse stato tagliato volontariamente dagli sceneggiatori come un foglio di carta, è un palese indizio del fatto che l'opera sia stata creata per chi conosceva già la storia nei minimi dettagli, e non per il pubblico occasionale.
La regia piatta, inespressiva e priva di una qualsivoglia presa di posizione sulla fiacchezza dei personaggi e sull'infelice gestione degli eventi narrativi, si comporta come uno studente che recita a memoria la lezione davanti al professore, provocandogli un attacco di sonnolenza. Ad accompagnare il difetto principale dell'opera vi sono un'orrenda computer grafica - adibita al design dei veicoli e dei particolari meccanici - di una rozzezza inopportuna, che stona abbastanza con la palette cromatica dei disegni bidimensionali; animazioni tirate al risparmio e cut decisamente da manuale i quali, congiunti ad altre limitatezze stilistiche, fanno sì che l'ipotetico alone di mistero che si dovrebbe creare venga smorzato dall'incapacità tecnica dello staff, che non riesce a trovare il giusto stato d'animo con cui raccontare una storia raccapricciante e incisiva, in cui l'informatica e l'omicidio vanno di pari passo, per poi sfociare in un messaggio nichilista all'acqua di rose che inneggia alla morte come liberazione dalle pene terrene - il testamento spirituale di Magata Shiki, la misteriosa - e odiosa - hacker attorno alla quale ruotano le vicende di "Subete ga F ni Naru".
E' veramente imbarazzante veder muoversi nel misterioso laboratorio/prigione in cui è avvenuto il raccapricciante delitto/chiave di volta dell'opera dei manichini apatici e banali, che recitano la loro parte come se possedessero un coolness factor che in realtà non esiste. La stessa cosa si potrebbe dire di tutto l'anime in sé, che spesso si atteggia a intellettuale così tanto per, senza riuscire a lanciare un messaggio incisivo, credibile e in grado di scuotere lo spettatore dal torpore indotto dalla piattezza generale di ogni cosa, incluso l'atteggiamento irritante della protagonista Moe (di nome, non di fatto!) e del professore-nerd taciturno e geniale sulla carta, ma non nei fatti - ci si può fare un'idea sulla pista che conduce all'assassino già a metà serie, alla faccia di Perry Mason, del Detective Colombo e del suo sinistro occhio di vetro. L'unico personaggio veramente degno di nota, la contorta e disturbata Magata Shiki, non viene affatto sviluppato e analizzato dal punto di vista psicologico - tutto il discorso sulle personalità multiple viene soltanto accennato e poi lasciato per strada -, e tale lacuna inficia profondamente lo spessore del personaggio, che da potenziale genio maledetto si riduce a un noioso fantoccio cliché da film j-horror di serie B che si dà tante arie sul nulla, imbastendo discorsi pseudo-filosofici senza alcun contesto.
Tirando le somme, questa versione animata di "Subete ga F ni Naru" si è rivelata soltanto l'ennesima manovra pubblicitaria basata su un classico del passato, come tante ce ne sono oggigiorno, giacché evidentemente, a parte alcune rare eccezioni, mancano le idee e degli autori validi in grado di svilupparle al meglio. Piuttosto di torturarsi o di annoiarsi con questa visione, conviene passare direttamente al live action drama, il quale è molto più curato, soprattutto dal punto di vista della narrazione. Detto ciò, se paragonato alla media qualitativa degli altri anime contemporanei, il qui presente titolo si dimostra tuttavia - a suo modo - meritevole, pertanto non mi sento di stroncarlo completamente in virtù della banalità di ciò che lo circonda - e non di certo per i suoi effettivi meriti.
Sebbene la novel di Hiroshi Mori potrebbe indubbiamente essere - non l'ho mai letta, ma confido nel parere positivo della critica - assai affascinante e figlia di quel contesto cupo in cui vedevano luce capolavori come "serial experiments lain", quegli anni novanta in cui si temeva la cyber alienazione e si filosofeggiava sul rapporto tra realtà materiale e virtuale, il qui presente adattamento animato gioca molto male la sua ipotetica eredità, soprattutto dal punto di vista registico e narrativo. Un plot del genere - per quanto comunque imperfetto e neanche lontanamente paragonabile ai fasti di Agatha Christie e Arthur Conan Doyle -, messo in mano a un regista di razza avrebbe potuto dare il massimo, senza rivelarsi bistrattato da un adattamento svogliato e privo di autoralità, le cui falle intrinseche fanno più che altro pensare a una manovra pubblicitaria messa in atto soltanto per i nostalgici della novel originale - il fatto che lo script sia eccessivamente nebuloso in alcuni frangenti, quasi come se fosse stato tagliato volontariamente dagli sceneggiatori come un foglio di carta, è un palese indizio del fatto che l'opera sia stata creata per chi conosceva già la storia nei minimi dettagli, e non per il pubblico occasionale.
La regia piatta, inespressiva e priva di una qualsivoglia presa di posizione sulla fiacchezza dei personaggi e sull'infelice gestione degli eventi narrativi, si comporta come uno studente che recita a memoria la lezione davanti al professore, provocandogli un attacco di sonnolenza. Ad accompagnare il difetto principale dell'opera vi sono un'orrenda computer grafica - adibita al design dei veicoli e dei particolari meccanici - di una rozzezza inopportuna, che stona abbastanza con la palette cromatica dei disegni bidimensionali; animazioni tirate al risparmio e cut decisamente da manuale i quali, congiunti ad altre limitatezze stilistiche, fanno sì che l'ipotetico alone di mistero che si dovrebbe creare venga smorzato dall'incapacità tecnica dello staff, che non riesce a trovare il giusto stato d'animo con cui raccontare una storia raccapricciante e incisiva, in cui l'informatica e l'omicidio vanno di pari passo, per poi sfociare in un messaggio nichilista all'acqua di rose che inneggia alla morte come liberazione dalle pene terrene - il testamento spirituale di Magata Shiki, la misteriosa - e odiosa - hacker attorno alla quale ruotano le vicende di "Subete ga F ni Naru".
E' veramente imbarazzante veder muoversi nel misterioso laboratorio/prigione in cui è avvenuto il raccapricciante delitto/chiave di volta dell'opera dei manichini apatici e banali, che recitano la loro parte come se possedessero un coolness factor che in realtà non esiste. La stessa cosa si potrebbe dire di tutto l'anime in sé, che spesso si atteggia a intellettuale così tanto per, senza riuscire a lanciare un messaggio incisivo, credibile e in grado di scuotere lo spettatore dal torpore indotto dalla piattezza generale di ogni cosa, incluso l'atteggiamento irritante della protagonista Moe (di nome, non di fatto!) e del professore-nerd taciturno e geniale sulla carta, ma non nei fatti - ci si può fare un'idea sulla pista che conduce all'assassino già a metà serie, alla faccia di Perry Mason, del Detective Colombo e del suo sinistro occhio di vetro. L'unico personaggio veramente degno di nota, la contorta e disturbata Magata Shiki, non viene affatto sviluppato e analizzato dal punto di vista psicologico - tutto il discorso sulle personalità multiple viene soltanto accennato e poi lasciato per strada -, e tale lacuna inficia profondamente lo spessore del personaggio, che da potenziale genio maledetto si riduce a un noioso fantoccio cliché da film j-horror di serie B che si dà tante arie sul nulla, imbastendo discorsi pseudo-filosofici senza alcun contesto.
Tirando le somme, questa versione animata di "Subete ga F ni Naru" si è rivelata soltanto l'ennesima manovra pubblicitaria basata su un classico del passato, come tante ce ne sono oggigiorno, giacché evidentemente, a parte alcune rare eccezioni, mancano le idee e degli autori validi in grado di svilupparle al meglio. Piuttosto di torturarsi o di annoiarsi con questa visione, conviene passare direttamente al live action drama, il quale è molto più curato, soprattutto dal punto di vista della narrazione. Detto ciò, se paragonato alla media qualitativa degli altri anime contemporanei, il qui presente titolo si dimostra tuttavia - a suo modo - meritevole, pertanto non mi sento di stroncarlo completamente in virtù della banalità di ciò che lo circonda - e non di certo per i suoi effettivi meriti.
"Subete ga F ni naru", letteralmente tradotto "Tutto diventa F", è una serie della stagione autunnale 2015 composta da undici episodi di durata canonica, prodotta dalla A-1 Pictures, e tratta dall'omonimo romanzo scritto da Hiroshi Mori.
Sōhei Saikawa è un giovane membro del gruppo di ricerca Saikawa, che decide dopo lungo tempo di concedersi una vacanza insieme al suo staff e a Moe Nishinosono, figlia di colui che è stato il suo maestro e la sua fonte di ispirazione. Durante il loro viaggio, organizzato non casualmente sull'isola in cui è "rinchiusa" la dottoressa Shiki Magata, brillante e geniale scienziata di fama mondiale, i due si ritrovano coinvolti in uno strano e complicato caso di omicidio, che vede come vittima la dottoressa stessa.
La trama si sviluppa egregiamente, inizialmente con ritmi piuttosto lenti, ma già a partire dalla terza puntata si inizia ad avvertire la tensione che contraddistingue l'intera opera. Il caso trattato è decisamente interessante, e soprattutto di difficile risoluzione. La verità è assai lontana dalla portata dello spettatore, ed è praticamente impossibile intuire l'identità dell'assassino e la modalità con cui ha compiuto l'omicidio, se non nelle puntate finali, dove, dopo accurate spiegazioni, si inizia a intravedere qualcosa. Un giallo con i fiocchi insomma, che possiede tutte le carte in regola per non dover invidiare nessun altro similare prodotto d'animazione degli ultimi anni.
I personaggi sono pochi ma vengono analizzati ottimamente, e una volta tanto sono dotati di un carattere che non si avvicina ai classici stereotipi che vengono puntualmente propinati, e che in questa stagione autunnale in particolare sembrano fare da padroni.
Tecnicamente è un prodotto più che discreto sotto tutti i punti di vista: aggraziato il design dei personaggi, ottime le ambientazioni e particolarmente dettagliati i fondali, arricchiti anche da spettacolari giochi di luce. Il comparto sono propone un doppiaggio più che adeguato, delle OST azzeccate e in grado di ricreare le giuste atmosfere e un'opening che menzionare mi sembra il minimo.
Il finale è appropriato, nulla di eclatante, e personalmente l'ho trovato un po' deludente, visto le premesse che si erano create.
In conclusione, "Subete ga F ni naru" è un'opera sicuramente interessante e ottima sotto ogni punto di vista; peccato per la brevissima durata, qualche episodio in più non avrebbe certamente guastato.
Sōhei Saikawa è un giovane membro del gruppo di ricerca Saikawa, che decide dopo lungo tempo di concedersi una vacanza insieme al suo staff e a Moe Nishinosono, figlia di colui che è stato il suo maestro e la sua fonte di ispirazione. Durante il loro viaggio, organizzato non casualmente sull'isola in cui è "rinchiusa" la dottoressa Shiki Magata, brillante e geniale scienziata di fama mondiale, i due si ritrovano coinvolti in uno strano e complicato caso di omicidio, che vede come vittima la dottoressa stessa.
La trama si sviluppa egregiamente, inizialmente con ritmi piuttosto lenti, ma già a partire dalla terza puntata si inizia ad avvertire la tensione che contraddistingue l'intera opera. Il caso trattato è decisamente interessante, e soprattutto di difficile risoluzione. La verità è assai lontana dalla portata dello spettatore, ed è praticamente impossibile intuire l'identità dell'assassino e la modalità con cui ha compiuto l'omicidio, se non nelle puntate finali, dove, dopo accurate spiegazioni, si inizia a intravedere qualcosa. Un giallo con i fiocchi insomma, che possiede tutte le carte in regola per non dover invidiare nessun altro similare prodotto d'animazione degli ultimi anni.
I personaggi sono pochi ma vengono analizzati ottimamente, e una volta tanto sono dotati di un carattere che non si avvicina ai classici stereotipi che vengono puntualmente propinati, e che in questa stagione autunnale in particolare sembrano fare da padroni.
Tecnicamente è un prodotto più che discreto sotto tutti i punti di vista: aggraziato il design dei personaggi, ottime le ambientazioni e particolarmente dettagliati i fondali, arricchiti anche da spettacolari giochi di luce. Il comparto sono propone un doppiaggio più che adeguato, delle OST azzeccate e in grado di ricreare le giuste atmosfere e un'opening che menzionare mi sembra il minimo.
Il finale è appropriato, nulla di eclatante, e personalmente l'ho trovato un po' deludente, visto le premesse che si erano create.
In conclusione, "Subete ga F ni naru" è un'opera sicuramente interessante e ottima sotto ogni punto di vista; peccato per la brevissima durata, qualche episodio in più non avrebbe certamente guastato.