Baby Steps 2
Nella sua seconda stagione Baby steps conferma la buona impressione già avuta guardando la prima, dimostrandosi un ottimo anime che, però, non riesce a massimizzare tutto il potenziale in suo possesso.
Nella mia prima recensione avevo azzardato una teoria secondo cui gli gli anime sportivi potevano essere, in linea di massima, divisi in tre categorie: sport e solo sport, sport e slice of life con eguale importanza, slice of life con lo sport a fare solo da scenario. La seconda serie di Baby steps conferma la tendenza di questo anime verso la prima categoria in quanto la maggior parte degli episodi si incentrano su allenamenti e partite; questa scelta, a mio avviso, è abbastanza strana in quanto tra i meriti di questo titolo c'è quello di aver disegnato dei ragazzi normali e non dei fenomeni da baraccone, che riescono a suscitare simpatia anche fuori dal campo di gioco. Si tratta, quindi, di personaggi che hanno un grandissimo potenziale anche se messi un contesto di tipo slice of life e per questo motivo potevano e dovevano essere sfruttati di più anche da questo punto di vista. E' pur vero che in molti soffrono della "sindrome da harem" ed appena vedono una ragazza interessarsi al protagonista gridano al complotto; però ho trovato francamente ridicole le proteste di chi ha creduto di trovare un sultanato anche in questo anime. A mio avviso, invece, un po' più di slice of life avrebbe reso questo titolo più intrigante ed avrebbe bilanciato la possibile noia di chi, dopo il milionesimo scambio, cominciava ad accusare un po' di stanchezza.
A dimostrazione di quanto appena affermato c'è il fatto che cercare di descrivere la trama di questa seconda stagione è molto difficile: o si spoilera anticipando i risultati oppure non c'è molto altro da dire. Su questo punto, quindi, mi limiterò a dire che l'anime si apre con Ei-chan che sbarca in Florida per migliorare il suo stile di gioco. Il suo obiettivo è quello di arrivare a disputare l'"all Japan Junior": solo vincendolo infatti egli potrà continuare sulla strada del professionismo. Per farlo dovrà partecipare a vari tornei ed ottenere i piazzamenti richiesti.
L'anime, dunque, è un susseguirsi di partite tutte molto avvincenti anche perchè, se si eccettuano alcuni casi, prevedere il vincitore non è sempre una cosa agevole. Questa era una peculiarità anche della prima stagione ma più si va avanti più diventa difficile mantenerla in quanto Ei-chan migliora partita dopo partita e ci si aspetta che ad un certo punto le vinca tutte. Il fatto di esser riusciti ad abbinare l'evidente crescita sportiva del ragazzo con incontri mai scontati è un grandissimo merito di questo anime: non so quanto potrà durare ancora, ma quanto fatto finora merita decisamente il mio plauso.
Se dal punto di vista sportivo sono solo elogi non è possibile, come già detto in precedenza, dire lo stesso per la parte slice of life. Il tempo dedicato alle relazioni fra i ragazzi è davvero scarso e la cosa curiosa è che di cose importanti ne capitano: però è una vera tristezza vederle rappresentate con tutta questa fretta e, aggiungerei, con la classica fastidiosissima timidezza tutta giapponese.
In definitiva non posso che confermare la stessa valutazione data per la prima stagione anche se la strada a cui ci si arriva è leggermente diversa. Se in futuro si metteranno delle toppe a quei piccoli ma rilevanti difetti posseduti da questo titolo, Baby steps avrà le carte in regola per proporsi come uno degli anime sportivi di punta della nuova generazione.
Nella mia prima recensione avevo azzardato una teoria secondo cui gli gli anime sportivi potevano essere, in linea di massima, divisi in tre categorie: sport e solo sport, sport e slice of life con eguale importanza, slice of life con lo sport a fare solo da scenario. La seconda serie di Baby steps conferma la tendenza di questo anime verso la prima categoria in quanto la maggior parte degli episodi si incentrano su allenamenti e partite; questa scelta, a mio avviso, è abbastanza strana in quanto tra i meriti di questo titolo c'è quello di aver disegnato dei ragazzi normali e non dei fenomeni da baraccone, che riescono a suscitare simpatia anche fuori dal campo di gioco. Si tratta, quindi, di personaggi che hanno un grandissimo potenziale anche se messi un contesto di tipo slice of life e per questo motivo potevano e dovevano essere sfruttati di più anche da questo punto di vista. E' pur vero che in molti soffrono della "sindrome da harem" ed appena vedono una ragazza interessarsi al protagonista gridano al complotto; però ho trovato francamente ridicole le proteste di chi ha creduto di trovare un sultanato anche in questo anime. A mio avviso, invece, un po' più di slice of life avrebbe reso questo titolo più intrigante ed avrebbe bilanciato la possibile noia di chi, dopo il milionesimo scambio, cominciava ad accusare un po' di stanchezza.
A dimostrazione di quanto appena affermato c'è il fatto che cercare di descrivere la trama di questa seconda stagione è molto difficile: o si spoilera anticipando i risultati oppure non c'è molto altro da dire. Su questo punto, quindi, mi limiterò a dire che l'anime si apre con Ei-chan che sbarca in Florida per migliorare il suo stile di gioco. Il suo obiettivo è quello di arrivare a disputare l'"all Japan Junior": solo vincendolo infatti egli potrà continuare sulla strada del professionismo. Per farlo dovrà partecipare a vari tornei ed ottenere i piazzamenti richiesti.
L'anime, dunque, è un susseguirsi di partite tutte molto avvincenti anche perchè, se si eccettuano alcuni casi, prevedere il vincitore non è sempre una cosa agevole. Questa era una peculiarità anche della prima stagione ma più si va avanti più diventa difficile mantenerla in quanto Ei-chan migliora partita dopo partita e ci si aspetta che ad un certo punto le vinca tutte. Il fatto di esser riusciti ad abbinare l'evidente crescita sportiva del ragazzo con incontri mai scontati è un grandissimo merito di questo anime: non so quanto potrà durare ancora, ma quanto fatto finora merita decisamente il mio plauso.
Se dal punto di vista sportivo sono solo elogi non è possibile, come già detto in precedenza, dire lo stesso per la parte slice of life. Il tempo dedicato alle relazioni fra i ragazzi è davvero scarso e la cosa curiosa è che di cose importanti ne capitano: però è una vera tristezza vederle rappresentate con tutta questa fretta e, aggiungerei, con la classica fastidiosissima timidezza tutta giapponese.
In definitiva non posso che confermare la stessa valutazione data per la prima stagione anche se la strada a cui ci si arriva è leggermente diversa. Se in futuro si metteranno delle toppe a quei piccoli ma rilevanti difetti posseduti da questo titolo, Baby steps avrà le carte in regola per proporsi come uno degli anime sportivi di punta della nuova generazione.