Lupin III: L'avventura italiana
E finalmente, dopo una lunga assenza, rientra in scena una nuova stagione di “Lupin III”, ambientata in Italia per di più. Vederla è stata un’avventura anche per me, poiché molte erano le domande che assillavano la mia mente e tante le incognite.
Sorvolando sulla pessima gestione e la sigla orribile da parte di Mediaset, su cui si è detto tutto, vediamo le molte cose su cui non ci si può non interrogare. In primo luogo, Lupin ha dimenticato Fujiko per innamorarsi sul serio di un’altra? E la serie avrà un’anima propria o sarà un fallimento come la terza stagione? Sarà una vicenda unica o solo un’accozzaglia di puntate? E il nuovo arci-rivale Nix, agente dell’MI6, non sarà un voler far troppo, un rendere le cose troppo complicate? Come avrete capito, già dopo poche puntate ero già nei dubbi fino al collo. Ma ben presto le cose si sono chiarite.
La storia ha una sua anima, poiché Lupin non sarà cinico come nella prima stagione ma nemmeno troppo giocherellone, per cui raggiunge quello che definirei non un equilibrio ma una vera e propria anima autonoma, che lo rende diverso dalle altre tre stagioni. Nix si rivela un avversario davvero interessante, non me ne vogliate, ma mi ricorda un po' il T1000 di “Terminator 2”, anche se non so il motivo. Rebecca, pur pesantemente ispirata a Paris Hilton, risulta un buon personaggio, molto più complesso e affascinante, che soffre di un amore che l’ha ferita completamente, per cui merita rispetto. Paragonata a Fujiko, beh, la sfida è interessante, poiché Fujiko è a mio avviso una donna che antepone molte cose all’amore, in primis la ricchezza. Rebecca è invece una ragazza già ricca e che ragazza vuole restare, come se il balzo all’età adulta, che, senza volerlo, ha iniziato a compiere con il suo amore sfortunato e che non è riuscita a completare, le abbia fatto passare la voglia di riprovarci e di diventare veramente adulta. Non a caso ha un maggiordomo che veglia su di lei al posto dei genitori morti. In ogni caso è un personaggio autonomo rispetto a Paris Hilton e agli antipodi rispetto alla satira al vetriolo della Hilton fatta in “South Park”. Lupin, poi, al solito non vuole decidersi, ma per questa volta non è un problema. Personalmente, avrei scelto Rebecca.
La trama, poi, è un perfetto equilibrio tra una serie a episodi, dato che varie puntate saranno autoconclusive e non serviranno a nulla per la trama generale, e una serie completa. L’idea poi di aggiungere un villain così particolare mi ha lasciato un po' deluso, poiché si sarebbe potuto approfondire meglio. Anche Nix avrebbe potuto dare molto di più, se fosse stato approfondito ancora di più. Zenigata merita un dieci, perché finalmente sarà il poliziotto tutto d’un pezzo che merita di essere. Daisuke Jigen e Goemon fanno il loro senza brillare. Già, dato l’episodio della dottoressa, Daisuke ha mostrato per l’ennesima volta di non saperci fare con le donne...
La grafica e la regia sono buone, ma in molti episodi si sarebbe potuto fare di meglio da un punto di vista grafico. Le sigle giapponesi sono valide e la ricostruzione di San Marino, posto che ho visitato e mai dimenticato, è ottima.
In conclusione, siamo in presenza di un prodotto ottimo cui assegno un otto con entusiasmo e, allo stesso tempo, a malincuore, poiché si sarebbe potuto fare ancora meglio, aumentando l’approfondimento. Ma allo stesso tempo avere un simile livello con un mito come Lupin è già tanto, non vi pare?
Sorvolando sulla pessima gestione e la sigla orribile da parte di Mediaset, su cui si è detto tutto, vediamo le molte cose su cui non ci si può non interrogare. In primo luogo, Lupin ha dimenticato Fujiko per innamorarsi sul serio di un’altra? E la serie avrà un’anima propria o sarà un fallimento come la terza stagione? Sarà una vicenda unica o solo un’accozzaglia di puntate? E il nuovo arci-rivale Nix, agente dell’MI6, non sarà un voler far troppo, un rendere le cose troppo complicate? Come avrete capito, già dopo poche puntate ero già nei dubbi fino al collo. Ma ben presto le cose si sono chiarite.
La storia ha una sua anima, poiché Lupin non sarà cinico come nella prima stagione ma nemmeno troppo giocherellone, per cui raggiunge quello che definirei non un equilibrio ma una vera e propria anima autonoma, che lo rende diverso dalle altre tre stagioni. Nix si rivela un avversario davvero interessante, non me ne vogliate, ma mi ricorda un po' il T1000 di “Terminator 2”, anche se non so il motivo. Rebecca, pur pesantemente ispirata a Paris Hilton, risulta un buon personaggio, molto più complesso e affascinante, che soffre di un amore che l’ha ferita completamente, per cui merita rispetto. Paragonata a Fujiko, beh, la sfida è interessante, poiché Fujiko è a mio avviso una donna che antepone molte cose all’amore, in primis la ricchezza. Rebecca è invece una ragazza già ricca e che ragazza vuole restare, come se il balzo all’età adulta, che, senza volerlo, ha iniziato a compiere con il suo amore sfortunato e che non è riuscita a completare, le abbia fatto passare la voglia di riprovarci e di diventare veramente adulta. Non a caso ha un maggiordomo che veglia su di lei al posto dei genitori morti. In ogni caso è un personaggio autonomo rispetto a Paris Hilton e agli antipodi rispetto alla satira al vetriolo della Hilton fatta in “South Park”. Lupin, poi, al solito non vuole decidersi, ma per questa volta non è un problema. Personalmente, avrei scelto Rebecca.
La trama, poi, è un perfetto equilibrio tra una serie a episodi, dato che varie puntate saranno autoconclusive e non serviranno a nulla per la trama generale, e una serie completa. L’idea poi di aggiungere un villain così particolare mi ha lasciato un po' deluso, poiché si sarebbe potuto approfondire meglio. Anche Nix avrebbe potuto dare molto di più, se fosse stato approfondito ancora di più. Zenigata merita un dieci, perché finalmente sarà il poliziotto tutto d’un pezzo che merita di essere. Daisuke Jigen e Goemon fanno il loro senza brillare. Già, dato l’episodio della dottoressa, Daisuke ha mostrato per l’ennesima volta di non saperci fare con le donne...
La grafica e la regia sono buone, ma in molti episodi si sarebbe potuto fare di meglio da un punto di vista grafico. Le sigle giapponesi sono valide e la ricostruzione di San Marino, posto che ho visitato e mai dimenticato, è ottima.
In conclusione, siamo in presenza di un prodotto ottimo cui assegno un otto con entusiasmo e, allo stesso tempo, a malincuore, poiché si sarebbe potuto fare ancora meglio, aumentando l’approfondimento. Ma allo stesso tempo avere un simile livello con un mito come Lupin è già tanto, non vi pare?
"Lupin III: L'avventura italiana" (o "Parte 4") segna il grande ritorno di Lupin a episodi dopo le tre serie storiche. La serie si pone come un tributo all'Italia, patria dell'arte, citata e mostrata con rispetto, nonostante l'azione si svolga perlopiù tra Roma e San Marino. Lupin, per l'occasione in giacca blu, mostra un carattere e un design piuttosto equilibrati, in linea coi tempi, ma senza stravolgere la tradizione.
In generale anche gli episodi si avvicendano in maniera piuttosto bilanciata, senza gli eccessivi salti tra serio e faceto del passato (forse la serie di Lupin più equilibrata fino ad ora, per quel che ricordo). Gli episodi vedono una trama principale piuttosto sfiziosa intervallata da svariati episodi autoconclusivi, talvolta in forma di gradevole tributo ai vari personaggi. La scrittura è buona e anche gli episodi più frivoli hanno qualcosa di intelligente da dire (tranne i due special televisivi piuttosto modesti): peraltro, non di rado, Lupin e gli altri personaggi esprimono concetti relativamente profondi o piccoli insegnamenti di vita. Va detto poi che il nuovo personaggio di Rebecca Rossellini, facoltosa influencer di giorno e ladra per divertimento di notte, ben si 'sposa' coi tempi attuali e con il personaggio di Lupin, dando un contributo importante alla riuscita della serie (qualche volta distoglie persino lo spettatore dall'esistenza di Fujiko).
In definitiva, Lupin regala all'Italia una serie estremamente piacevole e riuscita, in grado di coinvolgere con intelligenza vecchi e nuovi spettatori.
In generale anche gli episodi si avvicendano in maniera piuttosto bilanciata, senza gli eccessivi salti tra serio e faceto del passato (forse la serie di Lupin più equilibrata fino ad ora, per quel che ricordo). Gli episodi vedono una trama principale piuttosto sfiziosa intervallata da svariati episodi autoconclusivi, talvolta in forma di gradevole tributo ai vari personaggi. La scrittura è buona e anche gli episodi più frivoli hanno qualcosa di intelligente da dire (tranne i due special televisivi piuttosto modesti): peraltro, non di rado, Lupin e gli altri personaggi esprimono concetti relativamente profondi o piccoli insegnamenti di vita. Va detto poi che il nuovo personaggio di Rebecca Rossellini, facoltosa influencer di giorno e ladra per divertimento di notte, ben si 'sposa' coi tempi attuali e con il personaggio di Lupin, dando un contributo importante alla riuscita della serie (qualche volta distoglie persino lo spettatore dall'esistenza di Fujiko).
In definitiva, Lupin regala all'Italia una serie estremamente piacevole e riuscita, in grado di coinvolgere con intelligenza vecchi e nuovi spettatori.
Appurato che ormai "Lupin III", come serie TV, ha già detto tutto, o quasi, nelle prime due (aggiungiamoci anche la terza, nonostante i tagli censori della TV e la Mini di Fujiko, che non si può nemmeno considerare serie TV regolare), qui ci troviamo a che fare con un ibrido fra una serie tradizionale di Lupin e uno dei moderni special TV spezzettato in più parti.
Il pregio, rispetto a uno special di novanta minuti, è che qui i personaggi vecchi e nuovi hanno più tempo per presentarsi e ritagliarsi il proprio spazio, il difetto è che forse funzionano meglio gli episodi vecchio stile, quelli che, pur facendo parte della trama principale, sono guardabili a sé. Insomma, questo "Lupin III" italiano è guardabile soprattutto perché richiama alla mente vecchi telefilm francesi e inglesi che furoreggiavano nel nostro paese fra gli anni '60 e '80. Si pensi a titoli come "Agente Speciale", "Il prigioniero", "Il Santo" (sia quello con Roger Moore che il remake TV del 1978, "Il Ritorno del Santo", con il dimenticato attore Ian Ogilvy), "Attenti a quei due" e, ovviamente, "Arsenio Lupin" con Georges Descrières. Se non fosse per questi gradevoli rimandi che anch'io ho amato e amo ancora, sarei deluso in toto da questa serie di Lupin con poche cattiverie, pochi colpi sensazionali e siparietti sexy ridotti all'osso. Più che la sigla di Moreno, che serve a Mediaset solo per vendere i CD, mi è dispiaciuto di più sentire che a Lupin gli hanno costruito, in Italia, una colonna sonora diversa da quella solita e bellissima di Yuji Ohno, a firma Papik. Certo, non brutta, ma dal ritmo anonimo; se Ohno è presente nella versione giapponese, perché privarcene in quella italiana, visto che è amata anche nel nostro Paese, o almeno è riconoscibile?
Per il resto, è un prodotto divertente e scanzonato, che alterna episodi buoni, medi e inutili (tipo quello del cane o della missione sottocopertura al liceo), che parte col botto (il matrimonio di Lupin con un personaggio che non è Fujiko), per poi calmarsi e chiudersi come uno special TV come tanti. Peccato! L'Italia vista da Lupin non è quella che conosciamo noi, evita volti noti della nostra TV, della politica e del gossip, e, pur facendo apparire mafiosi qua e là, non ne mostra il lato dark alla "Il Padrino" o alla "Gomorra". Rebecca Rossellini? Solo un simpatico rimando a Paris Hilton, al regista Roberto Rossellini, a un noto film di Hitchcock e a qualche romanzo di Leblanc. Comunque, fra i cinque eroi di Monkey Punch, chi ne esce veramente vincente qui è l'ispettore Zenigata, quasi mai una macchietta, ma un vero e proprio poliziotto tutto d'un pezzo.
Come serie è divertente, si lascia guardare, ma trascura molte località italiane fondamentali (tipo Napoli, Firenze e Genova), per rifugiarsi troppo a San Marino e a Roma.
Il pregio, rispetto a uno special di novanta minuti, è che qui i personaggi vecchi e nuovi hanno più tempo per presentarsi e ritagliarsi il proprio spazio, il difetto è che forse funzionano meglio gli episodi vecchio stile, quelli che, pur facendo parte della trama principale, sono guardabili a sé. Insomma, questo "Lupin III" italiano è guardabile soprattutto perché richiama alla mente vecchi telefilm francesi e inglesi che furoreggiavano nel nostro paese fra gli anni '60 e '80. Si pensi a titoli come "Agente Speciale", "Il prigioniero", "Il Santo" (sia quello con Roger Moore che il remake TV del 1978, "Il Ritorno del Santo", con il dimenticato attore Ian Ogilvy), "Attenti a quei due" e, ovviamente, "Arsenio Lupin" con Georges Descrières. Se non fosse per questi gradevoli rimandi che anch'io ho amato e amo ancora, sarei deluso in toto da questa serie di Lupin con poche cattiverie, pochi colpi sensazionali e siparietti sexy ridotti all'osso. Più che la sigla di Moreno, che serve a Mediaset solo per vendere i CD, mi è dispiaciuto di più sentire che a Lupin gli hanno costruito, in Italia, una colonna sonora diversa da quella solita e bellissima di Yuji Ohno, a firma Papik. Certo, non brutta, ma dal ritmo anonimo; se Ohno è presente nella versione giapponese, perché privarcene in quella italiana, visto che è amata anche nel nostro Paese, o almeno è riconoscibile?
Per il resto, è un prodotto divertente e scanzonato, che alterna episodi buoni, medi e inutili (tipo quello del cane o della missione sottocopertura al liceo), che parte col botto (il matrimonio di Lupin con un personaggio che non è Fujiko), per poi calmarsi e chiudersi come uno special TV come tanti. Peccato! L'Italia vista da Lupin non è quella che conosciamo noi, evita volti noti della nostra TV, della politica e del gossip, e, pur facendo apparire mafiosi qua e là, non ne mostra il lato dark alla "Il Padrino" o alla "Gomorra". Rebecca Rossellini? Solo un simpatico rimando a Paris Hilton, al regista Roberto Rossellini, a un noto film di Hitchcock e a qualche romanzo di Leblanc. Comunque, fra i cinque eroi di Monkey Punch, chi ne esce veramente vincente qui è l'ispettore Zenigata, quasi mai una macchietta, ma un vero e proprio poliziotto tutto d'un pezzo.
Come serie è divertente, si lascia guardare, ma trascura molte località italiane fondamentali (tipo Napoli, Firenze e Genova), per rifugiarsi troppo a San Marino e a Roma.
Posso affermare con sicurezza di aver gradito moltissimo questa serie, e sono sicuro che si dovrebbe meritare più di quel che gli è stato concesso. A parte gli orari impossibili ai quali è stata trasmessa (00:45), e la sigla ai limiti del grottesco, vorrei spezzare una lancia a favore del contenuto.
Innanzitutto vorrei evitare di recensire la trama: secondo me è una perdita di tempo, dato che io non sono bravissimo con i riassunti e che a me non piace nessun tipo di anticipazione.
Ho scelto di vedere questa nuova serie di "Lupin III" sinceramente spinto dalla noia. Di certo il marchio Monkey Punch bastava come raccomandazione per darle una possibilità, e mi sono buttato. Devo dire che, al contrario di molti altri anime che scelgo di divorare ingordamente, questo mi ha lasciato "respirare", ed è stato decisamente piacevole. D'altronde guardare d'impulso un quadro non è come ammirarlo, allo stesso modo non me la sono sentita di buttare l'occhio per dire di averlo visto, ma sono riuscito a vederlo per dire di averlo apprezzato. Sono molto contento del progetto e spero che gli venga attribuito il giusto successo, se non in Italia, almeno al di fuori di essa.
Un'altra cosa che ho trovato di mio gusto è la caratterizzazione di "Zazzà"! Di sicuro più marcata e decisa, un vero avversario, l'unico degno di fronteggiare Lupin III! Per Rebecca Rossellini non so che dire, si rivela sicuramente una figura meno complessa di come è stata venduta, ma non per questo è da considerare priva di fascino. Di per sé non è un gran personaggio, ma è il cocktail l'elemento vincente! Il profilo caratteriale del protagonista riesce a conferire a questo personaggio un'aura allegra e vivace ma allo stesso tempo malinconica e dolce. Devo essere sincero nel dire che mi ha riportato alla mente la figura di Clarisse ("Il Castello di Cagliostro"). Molto del suo carattere non c'entra nulla e sicuramente più cercherete di fare paragoni più mi darete torto, perciò evitate di fissarvici. Probabilmente mi ha ricordato di come Lupin è riuscito a rubare un qualcosa che è rimasto a Cagliostro: il cuore della principessa del castello. Mi ha riportato alla mente quell'alito di vento fiabesco che soffia nei cuori di tutti gli appassionati di Hayao Miyazaki.
Le tematiche italiane certe volte sono stereotipate, al limite del banale, ma il tutto non si ferma al solito "mafia, pizza e mandolino", va oltre e, anche se l'esito agli occhi dei più potrebbe essere scontato, la trama riesce sempre a stupire per ciò che rimane allo spettatore (e non parlo solo della metafora banale, ma anche di quel sorriso piacevole alla Lupin che ti rimane sulle labbra).
Posso dire che il mio 9 sicuramente non è lo specchio della coerenza, visto che molti altri anime di certo fatti meglio li valuterei allo stesso modo, ma ho deciso di darglielo come giusto e guadagnato regalo per avermi lasciato qualcosa, e non solo la 'figaggine' o i soliti valori alla "domani cambierò il mondo" o "mi ha cambiato la vita".
Spero che Monkey Punch continui il lavoro, portando avanti questo "Lupin III" che di sicuro ha le capacità di rubare il nostro tempo e le nostre attenzioni.
Innanzitutto vorrei evitare di recensire la trama: secondo me è una perdita di tempo, dato che io non sono bravissimo con i riassunti e che a me non piace nessun tipo di anticipazione.
Ho scelto di vedere questa nuova serie di "Lupin III" sinceramente spinto dalla noia. Di certo il marchio Monkey Punch bastava come raccomandazione per darle una possibilità, e mi sono buttato. Devo dire che, al contrario di molti altri anime che scelgo di divorare ingordamente, questo mi ha lasciato "respirare", ed è stato decisamente piacevole. D'altronde guardare d'impulso un quadro non è come ammirarlo, allo stesso modo non me la sono sentita di buttare l'occhio per dire di averlo visto, ma sono riuscito a vederlo per dire di averlo apprezzato. Sono molto contento del progetto e spero che gli venga attribuito il giusto successo, se non in Italia, almeno al di fuori di essa.
Un'altra cosa che ho trovato di mio gusto è la caratterizzazione di "Zazzà"! Di sicuro più marcata e decisa, un vero avversario, l'unico degno di fronteggiare Lupin III! Per Rebecca Rossellini non so che dire, si rivela sicuramente una figura meno complessa di come è stata venduta, ma non per questo è da considerare priva di fascino. Di per sé non è un gran personaggio, ma è il cocktail l'elemento vincente! Il profilo caratteriale del protagonista riesce a conferire a questo personaggio un'aura allegra e vivace ma allo stesso tempo malinconica e dolce. Devo essere sincero nel dire che mi ha riportato alla mente la figura di Clarisse ("Il Castello di Cagliostro"). Molto del suo carattere non c'entra nulla e sicuramente più cercherete di fare paragoni più mi darete torto, perciò evitate di fissarvici. Probabilmente mi ha ricordato di come Lupin è riuscito a rubare un qualcosa che è rimasto a Cagliostro: il cuore della principessa del castello. Mi ha riportato alla mente quell'alito di vento fiabesco che soffia nei cuori di tutti gli appassionati di Hayao Miyazaki.
Le tematiche italiane certe volte sono stereotipate, al limite del banale, ma il tutto non si ferma al solito "mafia, pizza e mandolino", va oltre e, anche se l'esito agli occhi dei più potrebbe essere scontato, la trama riesce sempre a stupire per ciò che rimane allo spettatore (e non parlo solo della metafora banale, ma anche di quel sorriso piacevole alla Lupin che ti rimane sulle labbra).
Posso dire che il mio 9 sicuramente non è lo specchio della coerenza, visto che molti altri anime di certo fatti meglio li valuterei allo stesso modo, ma ho deciso di darglielo come giusto e guadagnato regalo per avermi lasciato qualcosa, e non solo la 'figaggine' o i soliti valori alla "domani cambierò il mondo" o "mi ha cambiato la vita".
Spero che Monkey Punch continui il lavoro, portando avanti questo "Lupin III" che di sicuro ha le capacità di rubare il nostro tempo e le nostre attenzioni.
Era assente dal circuito televisivo oramai da più di cinque lustri, anche se nel frattempo era stato avvistato più volte in circolazione con moltissimi film e speciali vari. E proprio ora, in quest'ultimo anno, lo vediamo ritornare sul piccolo schermo con una nuova serie e, ovviamente, con una nuova giacca.
Parliamo proprio di Lupin III, il ladro sregolato, camaleontico e gentiluomo creato dalla matita di Monkey Punch, che appare nuovamente con una serie televisiva vera e propria. Un avvenimento sicuramente rimarchevole, ma ancor più speciale per il pubblico italiano, in quanto non solo la serie è ambientata in gran parte nel nostro Paese, con qualche sconfinamento a San Marino (ma anche in Giappone), ma è stata anche trasmessa in anteprima nel nostro Paese in virtù della co-produzione realizzata con il gruppo R.T.I (Mediaset).
Ritroviamo dunque il nostro Lupin nella nostra penisola, precisamente a San Marino, e per di più mentre si sta per sposare con una certa Rebecca Rossellini. Zenigata arriva puntuale e cerca di arrestare Lupin, ma il matrimonio sembra in piena regola e continua a svolgersi con ufficialità... Ovviamente questa non è che la premessa per una nuova e spericolata avventura che coinvolgerà Lui e tutta la sua banda al gran completo, con Jigen, Goemon e Fujiko pronti all'azione.
Non sappiamo perché in realtà si sia trasferito da queste parti, fatto sta che ha così inizio la sua Avventura Italiana.
Nella fase preliminare del progetto della serie il supervisore della serie, Kazuhide Tomonaga, aveva dichiarato di voler realizzare un vero e proprio tributo a Lupin in occasione di questo ritorno in televisione dopo trent'anni, ma anche di voler far (ri)scoprire i mille volti di Lupin in tutte le loro sfaccettature, riconsiderando anche la prima versione del personaggio, quella più cupa e "noir" e dalla giacca verde, successivamente abbandonata per la versione più allegra e scanzonata del personaggio (in giacca rossa) che ha dato successo internazionale all'opera.
Non si ritorna comunque del tutto a quei livelli, ma il personaggio di Lupin si rivela comunque un po' diverso a come lo conoscevamo nella sua veste ormai canonica: lo troviamo sempre allegro e scanzonato, ma anche più cinico e calcolatore del solito e, sicuramente, più orientato a fare il criminale di professione che non lo scassinatore casinista in cerca di avventure. Tra l'altro anche il character design di tutti i personaggi ricorda più da vicino quello della serie classica che non quello delle produzioni più vicine (escludendo la serie su Fujiko Mine e il film su Jigen).
L'Avventura Italiana si presenta quindi con una struttura prettamente episodica con filo conduttore a legare non troppo strettamente gli episodi, ma legando fra di loro almeno alcune puntate chiave. Via libera dunque a molti episodi autoconclusivi che permettono di mettere in campo più facilmente i cavalli di battaglia della serie e di realizzare vari omaggi all'universo "lupiniano". C'è ovviamente lo spazio per: episodi dedicati specificatamente ai coprotagonisti, in cui il ladro in giacca blu quasi non si fa vedere (molto riuscito ed efficace quello dedicato a Zenigata); fare un tributo a film come "Il castello di Cagliostro"; realizzare in pratica anche un remake di un episodio della serie classica ("La fine di Lupin"); riprendere di fatto ogni aspetto di questa opera spaziando dal registro divertente al romantico, al noir.
Il tutto muovendosi all'interno di un'Italia quasi da cartolina, un po' idealizzata turisticamente e anche bucolica, ma in cui si può registrare una riproduzione delle location realizzata con buona cura, pur con qualche imprecisione (ma anche senza errori da italiano sgrammaticato). Una pregevole fotografia, accompagnata da una altrettanto buona regia e una realizzazione delle animazioni che ci offrono, in qualche occasione, delle sequenze d'effetto piuttosto riuscite. C'è da dire comunque che nella trasmissione giapponese alcune scene e dettagli sono stati ridisegnati, segno tangibile che la produzione della serie continuava a svolgersi anche durante questa trasmissione anticipata.
Anche se globalmente la serie ha moltissimi elementi che guardano al classico, non possono mancare degli elementi di novità che provengono quasi in toto da nuovi personaggi, purtroppo non del tutto in modo positivo. La più evidente e rumorosa di tutte è quella data dall'introduzione del personaggio di Rebecca Rossellini: in teoria una nuova femme fatale per Lupin, in pratica un fastidioso incrocio tra Paris Hilton e Occhi di Gatto, oca egoista della quale non si sentiva la necessità, né se ne tasta l'utilità vera ai fini della serie. Più interessante l'agente Nix, un tipo tosto che darà parecchio filo da torcere a Lupin e soci, e che magari meritava un maggiore approfondimento. Infine la figura del vero e unico antagonista dell'anime, Leonardo (da Vinci), che certamente non rimarrà impressa a lungo nella memoria dei fan, ma che è almeno funzionale a legare e chiudere, pur se un po' debolmente, le vicende.
L'edizione italiana è sempre nel segno della continuità dal punto di vista del doppiaggio. Troviamo sempre Stefano Onofri e Alessando d'Errico, le più recenti voci di Lupin e Jigen, affiancati alla vecchia guardia di Alessandra Korompay (Fujiko), Antonio Palumbo (Goemon) e Rodolfo Bianchi (Zenigata), e con l'aggiunta di nuove leve quali Gaia Bolognesi (Rebecca) e Fabrizio Pucci (Nyx), oltre a varie voci note agli appassionati che si ascoltano in ruoli minori pur con qualche sdoppiamento occasionale. Il risultato finale è sicuramente buono e più che adeguato per una serie di questa rilevanza.
Diverso è il discorso per quanto riguarda la colonna sonora. Sembrava in effetti strano dall'ascolto delle prime puntate, ma si è poi saputo che le musiche dell'edizione italiana in anteprima sono state composte ad hoc dalla formazione musicale italiana Papik.
A prescindere dalle motivazioni alla base di questa scelta (questioni di diritti, forse le musiche originali non erano pronte) e di quanto si possa considerare aberrante una cosa del genere (la nuova serie di Lupin, tributo a Lupin, senza le arie classiche che per l'occasione lo storico compositore Yuji Ohno ha anche riarrangiato, ma scherziamo?), il risultato è ampiamente inadeguato. Infatti il nuovo comparto musicale pare un corpo estraneo rispetto all'anime, non tiene il ritmo né la suspense, quando non è semplicemente fuori contesto. In certe puntate tutto è retto dal buon lavoro dei doppiatori. Oserei dire anche che quasi ne esce rivaluta la famigerata sigla italiana.
Facendo quindi un bilancio della visione, Lupin III - L'avventura Italiana si può dire che risulti riuscita nel suo essere una celebrazione delle gesta del ladro che ora veste la giacca blu. Contiene tutti gli elementi e molte citazioni che saranno gradite ai fan dell'opera e a chi l'ha seguita anche solo occasionalmente. Anche l'immersione nel contesto italiano si può dire ben riuscita.
Purtroppo la versione d'anteprima italiana arriva col freno a mano tirato e amorfa nel comparto musicale, non aiutata da una programmazione con orario ballerino. Non rimane quindi che confidare in una successiva edizione director's cut o nella versione giapponese per apprezzarla nella sua pienezza.
Parliamo proprio di Lupin III, il ladro sregolato, camaleontico e gentiluomo creato dalla matita di Monkey Punch, che appare nuovamente con una serie televisiva vera e propria. Un avvenimento sicuramente rimarchevole, ma ancor più speciale per il pubblico italiano, in quanto non solo la serie è ambientata in gran parte nel nostro Paese, con qualche sconfinamento a San Marino (ma anche in Giappone), ma è stata anche trasmessa in anteprima nel nostro Paese in virtù della co-produzione realizzata con il gruppo R.T.I (Mediaset).
Ritroviamo dunque il nostro Lupin nella nostra penisola, precisamente a San Marino, e per di più mentre si sta per sposare con una certa Rebecca Rossellini. Zenigata arriva puntuale e cerca di arrestare Lupin, ma il matrimonio sembra in piena regola e continua a svolgersi con ufficialità... Ovviamente questa non è che la premessa per una nuova e spericolata avventura che coinvolgerà Lui e tutta la sua banda al gran completo, con Jigen, Goemon e Fujiko pronti all'azione.
Non sappiamo perché in realtà si sia trasferito da queste parti, fatto sta che ha così inizio la sua Avventura Italiana.
Nella fase preliminare del progetto della serie il supervisore della serie, Kazuhide Tomonaga, aveva dichiarato di voler realizzare un vero e proprio tributo a Lupin in occasione di questo ritorno in televisione dopo trent'anni, ma anche di voler far (ri)scoprire i mille volti di Lupin in tutte le loro sfaccettature, riconsiderando anche la prima versione del personaggio, quella più cupa e "noir" e dalla giacca verde, successivamente abbandonata per la versione più allegra e scanzonata del personaggio (in giacca rossa) che ha dato successo internazionale all'opera.
Non si ritorna comunque del tutto a quei livelli, ma il personaggio di Lupin si rivela comunque un po' diverso a come lo conoscevamo nella sua veste ormai canonica: lo troviamo sempre allegro e scanzonato, ma anche più cinico e calcolatore del solito e, sicuramente, più orientato a fare il criminale di professione che non lo scassinatore casinista in cerca di avventure. Tra l'altro anche il character design di tutti i personaggi ricorda più da vicino quello della serie classica che non quello delle produzioni più vicine (escludendo la serie su Fujiko Mine e il film su Jigen).
L'Avventura Italiana si presenta quindi con una struttura prettamente episodica con filo conduttore a legare non troppo strettamente gli episodi, ma legando fra di loro almeno alcune puntate chiave. Via libera dunque a molti episodi autoconclusivi che permettono di mettere in campo più facilmente i cavalli di battaglia della serie e di realizzare vari omaggi all'universo "lupiniano". C'è ovviamente lo spazio per: episodi dedicati specificatamente ai coprotagonisti, in cui il ladro in giacca blu quasi non si fa vedere (molto riuscito ed efficace quello dedicato a Zenigata); fare un tributo a film come "Il castello di Cagliostro"; realizzare in pratica anche un remake di un episodio della serie classica ("La fine di Lupin"); riprendere di fatto ogni aspetto di questa opera spaziando dal registro divertente al romantico, al noir.
Il tutto muovendosi all'interno di un'Italia quasi da cartolina, un po' idealizzata turisticamente e anche bucolica, ma in cui si può registrare una riproduzione delle location realizzata con buona cura, pur con qualche imprecisione (ma anche senza errori da italiano sgrammaticato). Una pregevole fotografia, accompagnata da una altrettanto buona regia e una realizzazione delle animazioni che ci offrono, in qualche occasione, delle sequenze d'effetto piuttosto riuscite. C'è da dire comunque che nella trasmissione giapponese alcune scene e dettagli sono stati ridisegnati, segno tangibile che la produzione della serie continuava a svolgersi anche durante questa trasmissione anticipata.
Anche se globalmente la serie ha moltissimi elementi che guardano al classico, non possono mancare degli elementi di novità che provengono quasi in toto da nuovi personaggi, purtroppo non del tutto in modo positivo. La più evidente e rumorosa di tutte è quella data dall'introduzione del personaggio di Rebecca Rossellini: in teoria una nuova femme fatale per Lupin, in pratica un fastidioso incrocio tra Paris Hilton e Occhi di Gatto, oca egoista della quale non si sentiva la necessità, né se ne tasta l'utilità vera ai fini della serie. Più interessante l'agente Nix, un tipo tosto che darà parecchio filo da torcere a Lupin e soci, e che magari meritava un maggiore approfondimento. Infine la figura del vero e unico antagonista dell'anime, Leonardo (da Vinci), che certamente non rimarrà impressa a lungo nella memoria dei fan, ma che è almeno funzionale a legare e chiudere, pur se un po' debolmente, le vicende.
L'edizione italiana è sempre nel segno della continuità dal punto di vista del doppiaggio. Troviamo sempre Stefano Onofri e Alessando d'Errico, le più recenti voci di Lupin e Jigen, affiancati alla vecchia guardia di Alessandra Korompay (Fujiko), Antonio Palumbo (Goemon) e Rodolfo Bianchi (Zenigata), e con l'aggiunta di nuove leve quali Gaia Bolognesi (Rebecca) e Fabrizio Pucci (Nyx), oltre a varie voci note agli appassionati che si ascoltano in ruoli minori pur con qualche sdoppiamento occasionale. Il risultato finale è sicuramente buono e più che adeguato per una serie di questa rilevanza.
Diverso è il discorso per quanto riguarda la colonna sonora. Sembrava in effetti strano dall'ascolto delle prime puntate, ma si è poi saputo che le musiche dell'edizione italiana in anteprima sono state composte ad hoc dalla formazione musicale italiana Papik.
A prescindere dalle motivazioni alla base di questa scelta (questioni di diritti, forse le musiche originali non erano pronte) e di quanto si possa considerare aberrante una cosa del genere (la nuova serie di Lupin, tributo a Lupin, senza le arie classiche che per l'occasione lo storico compositore Yuji Ohno ha anche riarrangiato, ma scherziamo?), il risultato è ampiamente inadeguato. Infatti il nuovo comparto musicale pare un corpo estraneo rispetto all'anime, non tiene il ritmo né la suspense, quando non è semplicemente fuori contesto. In certe puntate tutto è retto dal buon lavoro dei doppiatori. Oserei dire anche che quasi ne esce rivaluta la famigerata sigla italiana.
Facendo quindi un bilancio della visione, Lupin III - L'avventura Italiana si può dire che risulti riuscita nel suo essere una celebrazione delle gesta del ladro che ora veste la giacca blu. Contiene tutti gli elementi e molte citazioni che saranno gradite ai fan dell'opera e a chi l'ha seguita anche solo occasionalmente. Anche l'immersione nel contesto italiano si può dire ben riuscita.
Purtroppo la versione d'anteprima italiana arriva col freno a mano tirato e amorfa nel comparto musicale, non aiutata da una programmazione con orario ballerino. Non rimane quindi che confidare in una successiva edizione director's cut o nella versione giapponese per apprezzarla nella sua pienezza.
Trenta anni. Dopo ben trenta anni, più dell'età di chi scrive, Lupin III è tornato sugli schermi televisivi con una nuova serie TV. Lupin III, iconico protagonista prima del manga e poi della serie anime omonima, il ladro gentiluomo con le sue coloratissime giacche, però, non se ne era mai andato. Lupin III insieme ai suoi amici e compagni, Jigen il pistolero, Goemon lo spadaccino, Fujiko, la donna del mistero, e Zenigata, il tenace ispettore che dà loro la caccia, non hanno mai avuto un momento di riposo.
Dalla fine della terza serie anime che li vedeva protagonisti, il cui ultimo episodio è andato in onda nel lontano 1985, questo straordinario gruppo di personaggi ha continuato a vivere le sue avventure sotto forma di special, OAV e film per il cinema. Ne sono usciti quasi uno all'anno, e sono continuati fino ad ora. Anche con il manga è stato lo stesso: in questi anni anche la versione cartacea di Lupin non si è mai fermata e, oltre al manga originale creato da Monkey Punch, sono uscite diverse serie, che seppur affidate a disegnatori diversi sono supervisionate dal papà del ladro.
Torniamo a parlare però della versione più conosciuta e famosa di Lupin, specialmente qua in Italia, ovvero quella animata. Il 2012 è stato un anno importante per tutti i fan del personaggio, perché per la prima volta dopo tantissimi anni venne annunciata una nuova serie animata. Si trattava di "La donna chiamata Fujiko Mine", una serie disegnata in modo molto diverso da quanto visto prima nelle produzioni animate precedenti, che si rifaceva più allo stile del manga originale, di cui riprendeva anche il tono più serio, crudo e anche erotico. E non poteva essere altrimenti in una serie che ha per protagonista la femme fatale Fujiko Mine. Tuttavia, questa serie anime, dato il suo contenuto, viene considerata solo come uno spin off.
Mi rendo conto forse che questa introduzione possa sembrare eccessivamente lunga, ma la ritengo necessaria per spiegare l'importanza della serie qui recensita.
Arriviamo dunque al 2015 e finalmente alla serie in questione: "Lupin III - L'avventura italiana" o, come è conosciuta in Giappone, semplicemente "Lupin 2015" o "Lupin III - Part IV". Questa è infatti considerata a tutti gli effetti la quarta serie di Lupin e, come è successo per le tre serie precedenti, con un nuovo inizio Lupin ha indossato una nuova giacca, questa volta di colore blu.
Ma perché il sottotitolo "L'avventura italiana"? È presto detto: in questa quarta serie, Lupin e i suoi compagni vivono la maggior parte delle loro avventure in giro per tutta l'Italia e la Repubblica di San Marino (che sempre in Italia è comunque). La serie inoltre è importante per l'Italia perché, oltre ad esserne l'ambientazione, è stato anche il primo Paese a trasmetterla in televisione, ancora prima che in Giappone. Un evento davvero più unico che raro.
Innanzitutto, è bene parlare subito della trama dell'anime.
Questa "avventura italiana" di Lupin sostanzialmente non differisce di molto nei contenuti da ciò che si è visto nelle tre serie precedenti, in particolare in quella in giacca rossa, ovvero la seconda. Lupin e la sua banda tentano occasionalmente vari furti, che spesso per un motivo o per un altro però non vanno mai a buon fine, ogni tanto affrontano qualche criminale e i suoi lacchè, o più semplicemente devono solo cercare di non farsi arrestare da Zenigata.
Tuttavia, una differenza importante in questa serie c'è: a differenza delle precedenti che avevano una struttura ad episodi singoli, con le varie storie che si esaurivano in una sola puntata, o raramente in due, questa quarta serie presenta quella che in gergo è definita una "trama orizzontale". Significa che c'è una trama che si sviluppa nel corso di più episodi e che li collega tra loro con alcuni elementi che continuano a ripresentarsi nella serie.
Questo è in parte dovuto all'introduzione nel cast di alcuni personaggi fissi che Lupin incontrerà diverse volte nelle varie puntate. Già dal primo episodio fa infatti la sua comparsa la bella Rebecca Rossellini, ricca ereditiera, modella, donna d'affari e ladra per hobby, che un po' per noia e un po' per capriccio decide di sposare proprio Lupin. E lui infatti la sposa...
Rebecca è però legata a "il sogno italiano", un misterioso segreto su cui indaga l'agenzia dei servizi segreti britannica nota come MI6. Lupin avrà a che fare con l'agente più tenace e temuto dell'organizzazione, un uomo il cui nome in codice è Nyx. La storia de "il sogno italiano" è l'elemento centrale della serie, che collega Lupin ai nuovi personaggi introdotti e porterà il ladro a confrontarsi in una sfida d'intelletto con il più grande inventore che la storia umana abbia mai conosciuto.
Tutto ciò comunque non influenza di molto quello che è lo stile della narrazione, che rimane lo stesso visto nelle vecchie serie anime, con un Lupin che si butta a capofitto in situazioni senza apparente via d'uscita, o che la prende sempre a ridere, quando il furto elaborato con tanta cura fallisce. La serie punta quasi sempre a mostrare il lato comico del personaggio, ma non mancano momenti più seri o più malinconici. Lupin però è sempre lo stesso, così come tutti i suoi comprimari. Chi già li conosce si ritroverà tra vecchi amici. Del resto, la cosa è anche logica, era impossibile fare altrimenti. Proprio per questo, però, è interessante vedere come un gruppo solido come quello di "Lupin III" debba affrontare le nuove dinamiche che si presentano con l'introduzione della già citata Rebecca, di Nyx, o del villain finale, che portano una ventata di novità.
Lo stile grafico dei disegni e delle animazioni si rifà a quello che ormai si può definire "classico" della seconda serie, allontanandosi di nuovo dallo stile del manga a cui invece ci si era riavvicinati con "La donna chiamata Fujiko Mine" e dallo stile gommoso e caricaturale della terza serie, quella in giacca rosa.
I personaggi sono dunque disegnati in modo molto riconoscibile, l'unica cosa che cambia sono piccoli dettagli, come ad esempio, oltre alla giacca di Lupin che diventa blu, si può citare il kimono di Goemon che da celeste è diventato rosa, i capelli di Fujiko che sono diventati rossi, o l'impermeabile di Zenigata che è diventato di color ocra rispetto al marrone scuro che porta sempre.
Per il resto c'è da dire che gli sfondi sono colorati in un modo particolare, sembrano quasi acquerellati, e questo dà un forte contrasto (probabilmente voluto) con i personaggi che invece sono in primo piano e colorati diversamente.
Le ambientazioni, quelle di San Marino in particolare, sono state ricostruite in modo accurato e fedele (o almeno così dicono, io a San Marino non ci sono mai stato e non credo ci andrò mai). Le altre città d'Italia che Lupin visita, invece, tipo Roma o Venezia, sono state disegnate con meno cura, mostrando ad esempio scorci da cartolina come il Colosseo o un canale con le gondole.
La qualità tecnica della serie si mantiene quasi sempre costante e di buon livello, tranne in un solo episodio pieno di fermo immagini e animazioni discontinue. Va comunque detto che nella versione trasmessa successivamente in Giappone, in alcuni episodi, alcuni disegni e frame sono stati rifatti, modificando qualche dettaglio come i volti dei personaggi o proporzioni di parti del corpo. È da segnalare poi che in qualche scena c'è un po' di CG, usata per animare qualche veicolo o macchinari di vario genere, ma il tutto è ben amalgamato ai normali disegni in 2D. Gli episodi sono poi pieni di scritte in italiano, che nel novantotto per cento dei casi sono scritte in modo corretto, segno che questa volta i produttori giapponesi devono aver interpellato un consulente per la lingua italiana, a differenza di quello che è accaduto nelle serie precedenti e che succede ancora in tantissimi altri anime con parole italiane messe a caso in bocca ai personaggi.
Per quel che invece riguarda la parte audio con il doppiaggio e la colonna sonora... Ecco, qui si parla proprio della classica "nota dolente".
Per qualche motivo che ad oggi non è ancora dato di sapere, la colonna sonora con cui l'anime è stato trasmesso in Italia non è quella originale giapponese. La OST originale ha al suo interno i brani classici composti dal bravissimo Yuji Ohno, che ogni fan di "Lupin III" è capace di indovinare fin dalla prima nota, qui reinterpretati con nuovi arrangiamenti. Purtroppo questa colonna sonora è presente solo nella versione che va in onda in Giappone, mentre la versione italiana usa dei brani nuovi e originali, che a quanto sembra sono stati realizzati da musicisti italiani. Questi brani, la colonna sonora tutta, non è brutta, anzi, lo stile jazz di cui è permeata ben si sposa alle scene che accompagna e tutto sommato non risulta fuori posto, ma semplicemente non è comunque all'altezza dell'originale giapponese.
Non serve poi nemmeno parlare della sigla italiana "Un ladro in vacanza", scritta e cantata da Moreno (rapper venuto fuori dal programma TV "Amici di Maria de Filippi") e Giorgio Vanni, noto cantante di sigle di cartoni animati. Bella, brutta, terribile, schifosa, ognuno la giudica come vuole, fatto sta che, quando uscì, per settimane si è parlato solo di questo negli ambienti social tra gli appassionati di anime, e l'argomento è riuscito a unificare come non mai il popolo del web contro la sigla, con chi voleva una petizione per farla cambiare o chi più semplicemente voleva che Moreno smettesse per sempre di cantare.
Il danno però era stato fatto, ma almeno ha fatto della gran pubblicità al ritorno di "Lupin III".
Del doppiaggio italiano, invece, non ci si può lamentare più di tanto. Il lavoro svolto sotto la direzione di Perla Liberatori è di buon livello, e presenta un buon adattamento e delle voci che ben si prestano a tutti i personaggi. Il cast principale è composto dagli stessi doppiatori che hanno doppiato "La donna chiamata Fujiko Mine" e gli ultimi special giunti nel nostro Paese.
Lupin è doppiato da Stefano Onofri, la cui voce è molto simile a quella del compianto Roberto Del Giudice (voce storica di Lupin in Italia) e a quella di Kan'ichi Kurita, doppiatore giapponese del ladro. Onofri ha preso in eredità un personaggio importante, che, anche a causa dei tanti episodi prodotti, i fan identificano subito con la voce di Del Giudice. Si dice sempre in questi casi la frase "La sua voce è insostituibile", ma purtroppo non è così, perché i doppiatori, che sono persone vere, non vivono in eterno a differenza dei personaggi animati a cui prestano la voce. Onofri non lo sostituisce, il lavoro di Del Giudice resterà sempre presente negli episodi delle serie precedenti, ma ha dimostrato che il personaggio è nelle sue corde e di averne padronanza. Il lavoro fatto è davvero molto buono.
Anche gli altri doppiatori se la cavano bene, Alessandro Maria D'Errico su Jigen e Antonio Palumbo su Goemon sono ormai entrati nella parte, e forniscono delle buonissime interpretazioni. Fujiko invece è sempre doppiata da Alessandra Korompay, che la doppia da quasi trent'anni sempre in modo egregio, Zenigata è doppiato da Rodolfo Bianchi, i cui urli "Ti prenderò Lupin!" sono una garanzia. Buona anche l'interpretazione di Gaia Bolognesi su Rebecca, che con la sua voce dona il giusto brio all'eccentrica ragazza.
Adesso, prima di concludere, però, anche se non dovrei, perché non ha nulla a che fare con il contenuto della serie anime, devo parlare brevemente del trattamento riservato da Italia 1 all'anime.
Stiamo parlando, ricordo, di un anime che è andato in onda nel nostro Paese in anteprima mondiale, prima che andasse in onda in Giappone stesso. La serie evento, perché di questo si trattava, è stata però poco pubblicizzata, ed è iniziata quasi in sordina. Dopo una prima serata in cui sono stati mandati ben quattro episodi per lanciarla, è stata relegata alla seconda e terza serata, con episodi che andavano in onda alle 23:40, quando andava bene, in altri casi oltre la mezzanotte, una volta addirittura all'1:40. Questi orari impossibili hanno sicuramente allontanato molti spettatori, magari proprio quelli a cui Lupin interessava di più, i giovani adulti, che sono cresciuti con Lupin guardandolo da bambino, e che ora sono grandi e hanno probabilmente un lavoro che non gli permette di restare davanti alla TV fino a tarda notte.
Perché una serie che viene pubblicizzata e acquistata in anteprima subisca un trattamento del genere è un mistero che da semplice spettatore non riesco a comprendere, e ciò mi appare molto ingiusto. Conosco persone e amici che avrebbero seguito volentieri l'anime, se fosse stato trasmesso ad altri orari, e conosco anche persone che non sapevano nemmeno fosse iniziata una nuova serie con Lupin protagonista. Quindi, almeno per quel che riguarda la trasmissione in Italia, la rete che l'ha trasmesso, che è Italia 1 del gruppo Mediaset, ha giocato davvero male le sue carte, dimostrando di crederci davvero poco nel prodotto.
Riflessioni amare a parte, però, la serie si è lasciata guardare fino alla fine.
Io da fan ormai pluridecennale di Lupin e della sua combriccola di amici sono rimasto molto soddisfatto del ritorno in TV di questi personaggi. Come ho già detto più su, però, l'impatto della cosa non è stato enorme come poteva sembrare, perché la produzione animata non si era mai fermata. Sono passati trenta anni da quella che viene considerata l'ultima serie televisiva, ma Lupin in un modo o nell'altro è stato sempre presente.
Questa serie anime ha comunque dimostrato che i personaggi, la storia che li lega e le avventure che vivono sono ancora attuali, e che funzionano ancora oggi. Non che ci fossero dubbi su questo, altrimenti non staremmo qui a parlarne.
"L'avventura italiana", però, è nonostante tutto solo una buona serie, ma non un capolavoro.
Il perché è da cercare proprio nella sua struttura, che, seppur presenti qualche leggera variante data dai nuovi elementi introdotti, è ancora la stessa di trenta anni fa. Il tutto funziona ancora benissimo, la serie è bella e divertente da guardare, ma non stupisce più di tanto. A chi ha amato il Lupin in giacca rossa, guardando questa nuova serie, sembrerà quasi che non sia passato nemmeno un giorno da quegli episodi a questi nuovi, e potrà forse con la mente e con il cuore tornare ai giorni in cui da bambino arrivava a casa da scuola e guardava all'ora di pranzo le avventure del ladro più imprendibile della storia dell'animazione.
La serie si rivolge ai fan che già conoscono Lupin e che semplicemente volevano delle sue nuove avventure, e dunque almeno da questo punto di vista non resteranno delusi. È però anche un ottimo punto di partenza per chi di Lupin III non ha mai visto nulla, dato che è a tutti gli effetti una storia autoconclusiva, e per comprenderla appieno serve solo conoscere un minimo i protagonisti.
Adesso che è finita, però, mi chiedo cosa ne sarà di Lupin III e soci. Finita questa serie si tornerà forse agli special annuali, o forse chissà, prima o poi potrebbe arrivare una quinta serie. E chissà che giacca indosserà nei nuovi anime, forse tornerà alle classiche verdi e rosse e appenderà quella blu nell'armadio, o ne indosserà ancora una di un nuovo colore. Nel 2017 Lupin III spegnerà ben cinquanta candeline, un traguardo importantissimo che verrà sicuramente celebrato in Giappone e nel resto del mondo in qualche modo. C'è solo da aspettare per il suo prossimo strabiliante colpo.
Dalla fine della terza serie anime che li vedeva protagonisti, il cui ultimo episodio è andato in onda nel lontano 1985, questo straordinario gruppo di personaggi ha continuato a vivere le sue avventure sotto forma di special, OAV e film per il cinema. Ne sono usciti quasi uno all'anno, e sono continuati fino ad ora. Anche con il manga è stato lo stesso: in questi anni anche la versione cartacea di Lupin non si è mai fermata e, oltre al manga originale creato da Monkey Punch, sono uscite diverse serie, che seppur affidate a disegnatori diversi sono supervisionate dal papà del ladro.
Torniamo a parlare però della versione più conosciuta e famosa di Lupin, specialmente qua in Italia, ovvero quella animata. Il 2012 è stato un anno importante per tutti i fan del personaggio, perché per la prima volta dopo tantissimi anni venne annunciata una nuova serie animata. Si trattava di "La donna chiamata Fujiko Mine", una serie disegnata in modo molto diverso da quanto visto prima nelle produzioni animate precedenti, che si rifaceva più allo stile del manga originale, di cui riprendeva anche il tono più serio, crudo e anche erotico. E non poteva essere altrimenti in una serie che ha per protagonista la femme fatale Fujiko Mine. Tuttavia, questa serie anime, dato il suo contenuto, viene considerata solo come uno spin off.
Mi rendo conto forse che questa introduzione possa sembrare eccessivamente lunga, ma la ritengo necessaria per spiegare l'importanza della serie qui recensita.
Arriviamo dunque al 2015 e finalmente alla serie in questione: "Lupin III - L'avventura italiana" o, come è conosciuta in Giappone, semplicemente "Lupin 2015" o "Lupin III - Part IV". Questa è infatti considerata a tutti gli effetti la quarta serie di Lupin e, come è successo per le tre serie precedenti, con un nuovo inizio Lupin ha indossato una nuova giacca, questa volta di colore blu.
Ma perché il sottotitolo "L'avventura italiana"? È presto detto: in questa quarta serie, Lupin e i suoi compagni vivono la maggior parte delle loro avventure in giro per tutta l'Italia e la Repubblica di San Marino (che sempre in Italia è comunque). La serie inoltre è importante per l'Italia perché, oltre ad esserne l'ambientazione, è stato anche il primo Paese a trasmetterla in televisione, ancora prima che in Giappone. Un evento davvero più unico che raro.
Innanzitutto, è bene parlare subito della trama dell'anime.
Questa "avventura italiana" di Lupin sostanzialmente non differisce di molto nei contenuti da ciò che si è visto nelle tre serie precedenti, in particolare in quella in giacca rossa, ovvero la seconda. Lupin e la sua banda tentano occasionalmente vari furti, che spesso per un motivo o per un altro però non vanno mai a buon fine, ogni tanto affrontano qualche criminale e i suoi lacchè, o più semplicemente devono solo cercare di non farsi arrestare da Zenigata.
Tuttavia, una differenza importante in questa serie c'è: a differenza delle precedenti che avevano una struttura ad episodi singoli, con le varie storie che si esaurivano in una sola puntata, o raramente in due, questa quarta serie presenta quella che in gergo è definita una "trama orizzontale". Significa che c'è una trama che si sviluppa nel corso di più episodi e che li collega tra loro con alcuni elementi che continuano a ripresentarsi nella serie.
Questo è in parte dovuto all'introduzione nel cast di alcuni personaggi fissi che Lupin incontrerà diverse volte nelle varie puntate. Già dal primo episodio fa infatti la sua comparsa la bella Rebecca Rossellini, ricca ereditiera, modella, donna d'affari e ladra per hobby, che un po' per noia e un po' per capriccio decide di sposare proprio Lupin. E lui infatti la sposa...
Rebecca è però legata a "il sogno italiano", un misterioso segreto su cui indaga l'agenzia dei servizi segreti britannica nota come MI6. Lupin avrà a che fare con l'agente più tenace e temuto dell'organizzazione, un uomo il cui nome in codice è Nyx. La storia de "il sogno italiano" è l'elemento centrale della serie, che collega Lupin ai nuovi personaggi introdotti e porterà il ladro a confrontarsi in una sfida d'intelletto con il più grande inventore che la storia umana abbia mai conosciuto.
Tutto ciò comunque non influenza di molto quello che è lo stile della narrazione, che rimane lo stesso visto nelle vecchie serie anime, con un Lupin che si butta a capofitto in situazioni senza apparente via d'uscita, o che la prende sempre a ridere, quando il furto elaborato con tanta cura fallisce. La serie punta quasi sempre a mostrare il lato comico del personaggio, ma non mancano momenti più seri o più malinconici. Lupin però è sempre lo stesso, così come tutti i suoi comprimari. Chi già li conosce si ritroverà tra vecchi amici. Del resto, la cosa è anche logica, era impossibile fare altrimenti. Proprio per questo, però, è interessante vedere come un gruppo solido come quello di "Lupin III" debba affrontare le nuove dinamiche che si presentano con l'introduzione della già citata Rebecca, di Nyx, o del villain finale, che portano una ventata di novità.
Lo stile grafico dei disegni e delle animazioni si rifà a quello che ormai si può definire "classico" della seconda serie, allontanandosi di nuovo dallo stile del manga a cui invece ci si era riavvicinati con "La donna chiamata Fujiko Mine" e dallo stile gommoso e caricaturale della terza serie, quella in giacca rosa.
I personaggi sono dunque disegnati in modo molto riconoscibile, l'unica cosa che cambia sono piccoli dettagli, come ad esempio, oltre alla giacca di Lupin che diventa blu, si può citare il kimono di Goemon che da celeste è diventato rosa, i capelli di Fujiko che sono diventati rossi, o l'impermeabile di Zenigata che è diventato di color ocra rispetto al marrone scuro che porta sempre.
Per il resto c'è da dire che gli sfondi sono colorati in un modo particolare, sembrano quasi acquerellati, e questo dà un forte contrasto (probabilmente voluto) con i personaggi che invece sono in primo piano e colorati diversamente.
Le ambientazioni, quelle di San Marino in particolare, sono state ricostruite in modo accurato e fedele (o almeno così dicono, io a San Marino non ci sono mai stato e non credo ci andrò mai). Le altre città d'Italia che Lupin visita, invece, tipo Roma o Venezia, sono state disegnate con meno cura, mostrando ad esempio scorci da cartolina come il Colosseo o un canale con le gondole.
La qualità tecnica della serie si mantiene quasi sempre costante e di buon livello, tranne in un solo episodio pieno di fermo immagini e animazioni discontinue. Va comunque detto che nella versione trasmessa successivamente in Giappone, in alcuni episodi, alcuni disegni e frame sono stati rifatti, modificando qualche dettaglio come i volti dei personaggi o proporzioni di parti del corpo. È da segnalare poi che in qualche scena c'è un po' di CG, usata per animare qualche veicolo o macchinari di vario genere, ma il tutto è ben amalgamato ai normali disegni in 2D. Gli episodi sono poi pieni di scritte in italiano, che nel novantotto per cento dei casi sono scritte in modo corretto, segno che questa volta i produttori giapponesi devono aver interpellato un consulente per la lingua italiana, a differenza di quello che è accaduto nelle serie precedenti e che succede ancora in tantissimi altri anime con parole italiane messe a caso in bocca ai personaggi.
Per quel che invece riguarda la parte audio con il doppiaggio e la colonna sonora... Ecco, qui si parla proprio della classica "nota dolente".
Per qualche motivo che ad oggi non è ancora dato di sapere, la colonna sonora con cui l'anime è stato trasmesso in Italia non è quella originale giapponese. La OST originale ha al suo interno i brani classici composti dal bravissimo Yuji Ohno, che ogni fan di "Lupin III" è capace di indovinare fin dalla prima nota, qui reinterpretati con nuovi arrangiamenti. Purtroppo questa colonna sonora è presente solo nella versione che va in onda in Giappone, mentre la versione italiana usa dei brani nuovi e originali, che a quanto sembra sono stati realizzati da musicisti italiani. Questi brani, la colonna sonora tutta, non è brutta, anzi, lo stile jazz di cui è permeata ben si sposa alle scene che accompagna e tutto sommato non risulta fuori posto, ma semplicemente non è comunque all'altezza dell'originale giapponese.
Non serve poi nemmeno parlare della sigla italiana "Un ladro in vacanza", scritta e cantata da Moreno (rapper venuto fuori dal programma TV "Amici di Maria de Filippi") e Giorgio Vanni, noto cantante di sigle di cartoni animati. Bella, brutta, terribile, schifosa, ognuno la giudica come vuole, fatto sta che, quando uscì, per settimane si è parlato solo di questo negli ambienti social tra gli appassionati di anime, e l'argomento è riuscito a unificare come non mai il popolo del web contro la sigla, con chi voleva una petizione per farla cambiare o chi più semplicemente voleva che Moreno smettesse per sempre di cantare.
Il danno però era stato fatto, ma almeno ha fatto della gran pubblicità al ritorno di "Lupin III".
Del doppiaggio italiano, invece, non ci si può lamentare più di tanto. Il lavoro svolto sotto la direzione di Perla Liberatori è di buon livello, e presenta un buon adattamento e delle voci che ben si prestano a tutti i personaggi. Il cast principale è composto dagli stessi doppiatori che hanno doppiato "La donna chiamata Fujiko Mine" e gli ultimi special giunti nel nostro Paese.
Lupin è doppiato da Stefano Onofri, la cui voce è molto simile a quella del compianto Roberto Del Giudice (voce storica di Lupin in Italia) e a quella di Kan'ichi Kurita, doppiatore giapponese del ladro. Onofri ha preso in eredità un personaggio importante, che, anche a causa dei tanti episodi prodotti, i fan identificano subito con la voce di Del Giudice. Si dice sempre in questi casi la frase "La sua voce è insostituibile", ma purtroppo non è così, perché i doppiatori, che sono persone vere, non vivono in eterno a differenza dei personaggi animati a cui prestano la voce. Onofri non lo sostituisce, il lavoro di Del Giudice resterà sempre presente negli episodi delle serie precedenti, ma ha dimostrato che il personaggio è nelle sue corde e di averne padronanza. Il lavoro fatto è davvero molto buono.
Anche gli altri doppiatori se la cavano bene, Alessandro Maria D'Errico su Jigen e Antonio Palumbo su Goemon sono ormai entrati nella parte, e forniscono delle buonissime interpretazioni. Fujiko invece è sempre doppiata da Alessandra Korompay, che la doppia da quasi trent'anni sempre in modo egregio, Zenigata è doppiato da Rodolfo Bianchi, i cui urli "Ti prenderò Lupin!" sono una garanzia. Buona anche l'interpretazione di Gaia Bolognesi su Rebecca, che con la sua voce dona il giusto brio all'eccentrica ragazza.
Adesso, prima di concludere, però, anche se non dovrei, perché non ha nulla a che fare con il contenuto della serie anime, devo parlare brevemente del trattamento riservato da Italia 1 all'anime.
Stiamo parlando, ricordo, di un anime che è andato in onda nel nostro Paese in anteprima mondiale, prima che andasse in onda in Giappone stesso. La serie evento, perché di questo si trattava, è stata però poco pubblicizzata, ed è iniziata quasi in sordina. Dopo una prima serata in cui sono stati mandati ben quattro episodi per lanciarla, è stata relegata alla seconda e terza serata, con episodi che andavano in onda alle 23:40, quando andava bene, in altri casi oltre la mezzanotte, una volta addirittura all'1:40. Questi orari impossibili hanno sicuramente allontanato molti spettatori, magari proprio quelli a cui Lupin interessava di più, i giovani adulti, che sono cresciuti con Lupin guardandolo da bambino, e che ora sono grandi e hanno probabilmente un lavoro che non gli permette di restare davanti alla TV fino a tarda notte.
Perché una serie che viene pubblicizzata e acquistata in anteprima subisca un trattamento del genere è un mistero che da semplice spettatore non riesco a comprendere, e ciò mi appare molto ingiusto. Conosco persone e amici che avrebbero seguito volentieri l'anime, se fosse stato trasmesso ad altri orari, e conosco anche persone che non sapevano nemmeno fosse iniziata una nuova serie con Lupin protagonista. Quindi, almeno per quel che riguarda la trasmissione in Italia, la rete che l'ha trasmesso, che è Italia 1 del gruppo Mediaset, ha giocato davvero male le sue carte, dimostrando di crederci davvero poco nel prodotto.
Riflessioni amare a parte, però, la serie si è lasciata guardare fino alla fine.
Io da fan ormai pluridecennale di Lupin e della sua combriccola di amici sono rimasto molto soddisfatto del ritorno in TV di questi personaggi. Come ho già detto più su, però, l'impatto della cosa non è stato enorme come poteva sembrare, perché la produzione animata non si era mai fermata. Sono passati trenta anni da quella che viene considerata l'ultima serie televisiva, ma Lupin in un modo o nell'altro è stato sempre presente.
Questa serie anime ha comunque dimostrato che i personaggi, la storia che li lega e le avventure che vivono sono ancora attuali, e che funzionano ancora oggi. Non che ci fossero dubbi su questo, altrimenti non staremmo qui a parlarne.
"L'avventura italiana", però, è nonostante tutto solo una buona serie, ma non un capolavoro.
Il perché è da cercare proprio nella sua struttura, che, seppur presenti qualche leggera variante data dai nuovi elementi introdotti, è ancora la stessa di trenta anni fa. Il tutto funziona ancora benissimo, la serie è bella e divertente da guardare, ma non stupisce più di tanto. A chi ha amato il Lupin in giacca rossa, guardando questa nuova serie, sembrerà quasi che non sia passato nemmeno un giorno da quegli episodi a questi nuovi, e potrà forse con la mente e con il cuore tornare ai giorni in cui da bambino arrivava a casa da scuola e guardava all'ora di pranzo le avventure del ladro più imprendibile della storia dell'animazione.
La serie si rivolge ai fan che già conoscono Lupin e che semplicemente volevano delle sue nuove avventure, e dunque almeno da questo punto di vista non resteranno delusi. È però anche un ottimo punto di partenza per chi di Lupin III non ha mai visto nulla, dato che è a tutti gli effetti una storia autoconclusiva, e per comprenderla appieno serve solo conoscere un minimo i protagonisti.
Adesso che è finita, però, mi chiedo cosa ne sarà di Lupin III e soci. Finita questa serie si tornerà forse agli special annuali, o forse chissà, prima o poi potrebbe arrivare una quinta serie. E chissà che giacca indosserà nei nuovi anime, forse tornerà alle classiche verdi e rosse e appenderà quella blu nell'armadio, o ne indosserà ancora una di un nuovo colore. Nel 2017 Lupin III spegnerà ben cinquanta candeline, un traguardo importantissimo che verrà sicuramente celebrato in Giappone e nel resto del mondo in qualche modo. C'è solo da aspettare per il suo prossimo strabiliante colpo.