Myriad Colors Phantom World
Ho trovato quest'anime davvero di scarso livello, praticamente il nulla più assoluto dall'inizio alla fine.
La trama è pressoché inesistente, ed è chiaro già dai primi episodi che c'erano ben poche idee su come sviluppare quest'opera; per tutta la sua durata si alterneranno quasi esclusivamente scene squallide di fanservice e gag comiche, che non faranno per nulla ridere, anzi forse sono ancora più fastidiose del fanservice stesso. Decisamente troppo tardi il tentativo di dare un senso a questa storia con quell'abbozzo di mini-trama visto negli ultimi due episodi: ormai la serie aveva preso una via troppo scontata e noiosa per potersi risollevare con così poco materiale.
Sui personaggi ho ben poco da dire, dato che sono sempre i soliti stereotipi fatti con lo stampino, di fatto non aggiungono nulla di più alla storia, ma perlomeno si sposano perfettamente a un anime di così basso livello.
Anime che sconsiglio assolutamente.
Voto finale: 4
La trama è pressoché inesistente, ed è chiaro già dai primi episodi che c'erano ben poche idee su come sviluppare quest'opera; per tutta la sua durata si alterneranno quasi esclusivamente scene squallide di fanservice e gag comiche, che non faranno per nulla ridere, anzi forse sono ancora più fastidiose del fanservice stesso. Decisamente troppo tardi il tentativo di dare un senso a questa storia con quell'abbozzo di mini-trama visto negli ultimi due episodi: ormai la serie aveva preso una via troppo scontata e noiosa per potersi risollevare con così poco materiale.
Sui personaggi ho ben poco da dire, dato che sono sempre i soliti stereotipi fatti con lo stampino, di fatto non aggiungono nulla di più alla storia, ma perlomeno si sposano perfettamente a un anime di così basso livello.
Anime che sconsiglio assolutamente.
Voto finale: 4
"Musaigen no Phantom World" è un anime del 2016 prodotto dalla Kyoto Animation.
La storia è ambientata in un futuro imprecisato, dove per via della fuga di un virus che ha modificato in qualche modo l'inconscio delle persone, facendo così nascere delle "illusioni reali" chiamate Phantom, si è anche modificato il DNA delle persone, facendo così nascere nuovi individui con poteri speciali. Questo è l'incipit della trama.
A livello di caratterizzazione i personaggi non brillano, quello che ho più apprezzato è senza alcun dubbio il protagonista, Haruiko; altro personaggio interessante è la senpai Kawakami, i restanti personaggi sono abbastanza piatti. Quest'anime nonostante le potenzialità presenta un incipit narrativo abbastanza scarno, gli episodi presentano situazioni autoconclusive, il tutto è abbastanza statico, ma le puntate risultano comunque molto apprezzabili; negli episodi finali arriverà un vero antagonista e si creerà anche una sub-trama interessante, piacevole ma niente di che, anche per via dei pochi episodi rimanenti. Molto interessanti e apprezzabili le introduzioni psicoanalitiche di Haruiko, presenti all'inizio di ogni episodio, che mi hanno anche fatto riflettere e interessare alla psicanalisi.
Riguardo le musiche, le soundtrack sono povere e anonime, ho trovato molto piacevole la opening, anche la ending non è male.
Come ci aspettava, sul fronte tecnico l'anime è eccellente, con personaggi disegnati in maniera ottimale e colori brillanti, e ovviamente animazioni ottime.
In conclusione, che dire? "Musaigen no Phantom World" è a mio parere un'opera apprezzabile e piacevole, con alcuni spunti molto interessanti, ma poteva anche essere qualcosa di più, peccato. Ma, comunque sia, merita la visione.
La storia è ambientata in un futuro imprecisato, dove per via della fuga di un virus che ha modificato in qualche modo l'inconscio delle persone, facendo così nascere delle "illusioni reali" chiamate Phantom, si è anche modificato il DNA delle persone, facendo così nascere nuovi individui con poteri speciali. Questo è l'incipit della trama.
A livello di caratterizzazione i personaggi non brillano, quello che ho più apprezzato è senza alcun dubbio il protagonista, Haruiko; altro personaggio interessante è la senpai Kawakami, i restanti personaggi sono abbastanza piatti. Quest'anime nonostante le potenzialità presenta un incipit narrativo abbastanza scarno, gli episodi presentano situazioni autoconclusive, il tutto è abbastanza statico, ma le puntate risultano comunque molto apprezzabili; negli episodi finali arriverà un vero antagonista e si creerà anche una sub-trama interessante, piacevole ma niente di che, anche per via dei pochi episodi rimanenti. Molto interessanti e apprezzabili le introduzioni psicoanalitiche di Haruiko, presenti all'inizio di ogni episodio, che mi hanno anche fatto riflettere e interessare alla psicanalisi.
Riguardo le musiche, le soundtrack sono povere e anonime, ho trovato molto piacevole la opening, anche la ending non è male.
Come ci aspettava, sul fronte tecnico l'anime è eccellente, con personaggi disegnati in maniera ottimale e colori brillanti, e ovviamente animazioni ottime.
In conclusione, che dire? "Musaigen no Phantom World" è a mio parere un'opera apprezzabile e piacevole, con alcuni spunti molto interessanti, ma poteva anche essere qualcosa di più, peccato. Ma, comunque sia, merita la visione.
L'inconscio è il luogo sconfinato in cui si celano tutti quei contenuti ritenuti inaccettabili o pericolosi per l'individuo, ipotizzava Freud più di un secolo fa, e "Musaigen no Phantom World" esprime l'esatta metodologia attraverso la quale tutti quei contenuti possono riemergere alla coscienza del soggetto.
Tuttavia è lecito prima fare una premessa: le vicende sono ambientate in un futuro ipotetico, ove la fuga accidentale di un particolare virus ha causato delle modificazioni a livello cerebrale negli esseri umani, riducendo la distanza che si frappone fra "realtà" e "fantasia", in quanto ciò ha reso possibile la percezione di esseri immaginari e irrazionali chiamati "Phantom". Successivamente gli esseri umani hanno anche sviluppato particolari capacità, le quali consentono loro di affrontare e sigillare i Phantom pericolosi.
L'autore esalta in modo peculiare queste abilità innate come mezzo esplicativo per descrivere e caratterizzare i personaggi della serie: la famiglia ideale di Reina o il ritorno allo stadio infantile di Haruhiko ne sono la prova lampante. Questo discorso si riallaccia a quanto detto precedentemente: i personaggi diventano consapevoli delle proprie debolezze e delle proprie paure attraverso la creazione di loro personali “mondi interni”, considerabili come una sorta di evasione da una realtà troppo dura e difficile da accettare. Il superamento di questo stadio (mondo interno) avviene esclusivamente nel momento in cui i caratteri accettano e sono consapevoli di dover affrontare la realtà, e che non si può fuggire in alcun modo da essa.
Non so voi, ma questo espediente utilizzato dall’autore mi ha subito fatto pensare a qualche aspetto teorico della teoria psicoanalitica freudiana. E se da un lato, attraverso questa brillante trovata, i personaggi vengono caratterizzati in maniera davvero simbolica e differente rispetto agli altri classici anime, dall’altro ne risente enormemente la trama. Tralasciando i primi due-tre episodi e il mini-arco narrativo finale, il materiale da prendere in considerazione è davvero poco, e ciò lascia con l’amaro in bocca, data la grande considerazione attribuita ai personaggi. Tra i caratteri principali, quella che mi ha colpito di più è stata Mai (momentaneamente al primo posto nella mia personalissima classifica delle “ragazze più belle degli anime” aggiornata al 2018), la quale è probabilmente la più trascurata all’interno dell’anime, infatti non c’è una caratterizzazione specifica e radicata come nelle altre, ma allo stesso tempo è colei che avanza maggiormente a livello sentimentale con Haruhiko. Atletica, intelligente, premurosa, stupenda, tenace: credo non ci sia nient’altro da aggiungere.
Un altro macro-elemento di cui si dovrebbe obbligatoriamente discutere è il fanservice, coadiuvato dal teorico harem del protagonista: nel primo caso ho riscontrato molte critiche per il suo intensivo utilizzo, tuttavia, a mio modo di vedere, il problema riguarda il fatto che sia stato distribuito in maniera eccessivamente irregolare nel corso degli episodi, poiché se ne sono alternati alcuni nei quali è presente anche troppo e altri, invece, dove si è potuto constatare poco e nulla; nel secondo caso, non sono riuscito a capire se l'indirizzo della serie fosse effettivamente harem o meno, in quanto i “tag-generici”, molto spesso contraddittori, non hanno aiutato affatto nella comprensione della situazione, anche se devo ammettere di aver riscontrato qualche elemento, seppur molto pochi (proprio da qui penso nasca il dubbio), che spingono a pensare si tratti sostanzialmente di un harem: le classiche scene di gelosia, il protagonista che, guarda caso, è circondato esclusivamente da ragazze.
Il comparto grafico è promosso a pieni voti: ambientazioni, sfondi e soprattutto i personaggi a livello fisionomico sono stati realizzati molto bene (in particolare tutte, e dico tutte, le ragazze); opening ed ending non mi hanno entusiasmato particolarmente, mentre il doppiaggio mi è piaciuto.
Sostanzialmente si tratta di una serie nella norma, esaltabile per quanto riguarda i personaggi, ma che perde rilevanza a causa di una trama un po’ troppo anonima e una sorta di harem che probabilmente non si può definire neanche tale. Come ultimo appunto, ho trovato allo stesso tempo divertente e interessante che l'autore abbia sfruttato la conoscenza sconfinata a livello culturale del protagonista, Haruhiko, per costruire dei brevi "prologhi" collocati all'inizio di quasi ogni episodio. Essi vengono proprio utilizzati come un elemento esplicativo per inquadrare ancora meglio l'orientamento narrativo delle vicende.
Spero tanto di vedere una seconda stagione, anche se la novel è oramai ferma da ben due anni e mezzo al terzo volume, dunque penso ci siano davvero poche possibilità di vedere una seconda trasposizione animata.
Voto finale: 7,5
Tuttavia è lecito prima fare una premessa: le vicende sono ambientate in un futuro ipotetico, ove la fuga accidentale di un particolare virus ha causato delle modificazioni a livello cerebrale negli esseri umani, riducendo la distanza che si frappone fra "realtà" e "fantasia", in quanto ciò ha reso possibile la percezione di esseri immaginari e irrazionali chiamati "Phantom". Successivamente gli esseri umani hanno anche sviluppato particolari capacità, le quali consentono loro di affrontare e sigillare i Phantom pericolosi.
L'autore esalta in modo peculiare queste abilità innate come mezzo esplicativo per descrivere e caratterizzare i personaggi della serie: la famiglia ideale di Reina o il ritorno allo stadio infantile di Haruhiko ne sono la prova lampante. Questo discorso si riallaccia a quanto detto precedentemente: i personaggi diventano consapevoli delle proprie debolezze e delle proprie paure attraverso la creazione di loro personali “mondi interni”, considerabili come una sorta di evasione da una realtà troppo dura e difficile da accettare. Il superamento di questo stadio (mondo interno) avviene esclusivamente nel momento in cui i caratteri accettano e sono consapevoli di dover affrontare la realtà, e che non si può fuggire in alcun modo da essa.
Non so voi, ma questo espediente utilizzato dall’autore mi ha subito fatto pensare a qualche aspetto teorico della teoria psicoanalitica freudiana. E se da un lato, attraverso questa brillante trovata, i personaggi vengono caratterizzati in maniera davvero simbolica e differente rispetto agli altri classici anime, dall’altro ne risente enormemente la trama. Tralasciando i primi due-tre episodi e il mini-arco narrativo finale, il materiale da prendere in considerazione è davvero poco, e ciò lascia con l’amaro in bocca, data la grande considerazione attribuita ai personaggi. Tra i caratteri principali, quella che mi ha colpito di più è stata Mai (momentaneamente al primo posto nella mia personalissima classifica delle “ragazze più belle degli anime” aggiornata al 2018), la quale è probabilmente la più trascurata all’interno dell’anime, infatti non c’è una caratterizzazione specifica e radicata come nelle altre, ma allo stesso tempo è colei che avanza maggiormente a livello sentimentale con Haruhiko. Atletica, intelligente, premurosa, stupenda, tenace: credo non ci sia nient’altro da aggiungere.
Un altro macro-elemento di cui si dovrebbe obbligatoriamente discutere è il fanservice, coadiuvato dal teorico harem del protagonista: nel primo caso ho riscontrato molte critiche per il suo intensivo utilizzo, tuttavia, a mio modo di vedere, il problema riguarda il fatto che sia stato distribuito in maniera eccessivamente irregolare nel corso degli episodi, poiché se ne sono alternati alcuni nei quali è presente anche troppo e altri, invece, dove si è potuto constatare poco e nulla; nel secondo caso, non sono riuscito a capire se l'indirizzo della serie fosse effettivamente harem o meno, in quanto i “tag-generici”, molto spesso contraddittori, non hanno aiutato affatto nella comprensione della situazione, anche se devo ammettere di aver riscontrato qualche elemento, seppur molto pochi (proprio da qui penso nasca il dubbio), che spingono a pensare si tratti sostanzialmente di un harem: le classiche scene di gelosia, il protagonista che, guarda caso, è circondato esclusivamente da ragazze.
Il comparto grafico è promosso a pieni voti: ambientazioni, sfondi e soprattutto i personaggi a livello fisionomico sono stati realizzati molto bene (in particolare tutte, e dico tutte, le ragazze); opening ed ending non mi hanno entusiasmato particolarmente, mentre il doppiaggio mi è piaciuto.
Sostanzialmente si tratta di una serie nella norma, esaltabile per quanto riguarda i personaggi, ma che perde rilevanza a causa di una trama un po’ troppo anonima e una sorta di harem che probabilmente non si può definire neanche tale. Come ultimo appunto, ho trovato allo stesso tempo divertente e interessante che l'autore abbia sfruttato la conoscenza sconfinata a livello culturale del protagonista, Haruhiko, per costruire dei brevi "prologhi" collocati all'inizio di quasi ogni episodio. Essi vengono proprio utilizzati come un elemento esplicativo per inquadrare ancora meglio l'orientamento narrativo delle vicende.
Spero tanto di vedere una seconda stagione, anche se la novel è oramai ferma da ben due anni e mezzo al terzo volume, dunque penso ci siano davvero poche possibilità di vedere una seconda trasposizione animata.
Voto finale: 7,5
<b>Attenzione: la recensione contiene spoiler</b>
Realtà e fantasia sono concetti molto particolari nella vita di tutti i giorni: la realtà e ciò che viviamo tutti i giorni e che segna la nostra esistenza, mentre la fantasia permette di liberare la nostra immaginazione e, talvolta, poterla esprimere mediante molti mezzi.
Ma cosa succederebbe se realtà e fantasia finissero per mischiarsi? La risposta la dà una delle serie più recenti della Kyoto Animation: "Myriad Colors Phantom World" (o, in originale, "Musaigen no Phantom World").
La liberazione di un virus di laboratorio ha provocato un mutamento nel cervello umano, permettendo di vedere delle creature dimensionali chiamate Phantom. Tali creature appaiono spesso e assumono forme e poteri in base a svariate culture, credenze, leggende, fantasie ecc. Molte sono docili, altre spesso creano disordini e, purtroppo, ci sono pure quelle pericolose che possono arrecare danni seri.
A tal riguardo vengono formati dei gruppi Anti-Phantom formati da giovani che possiedono dei particolari poteri ottenuti dalla nascita dopo la liberazione del virus, che permettono loro di poter interagire con tali creature in modo da poterle affrontare e sigillare in modo che non arrechino danni. La maggior parte di tali gruppi sono composti da studenti delle scuole, che frequentano dei club appositi e che ricevono incarichi quando i Phantom appaiono, in cambio di ricompense.
La serie avrà come protagonisti i membri di un team del club Anti-Phantom dell'accademia Hosea, in Giappone, inizialmente composto dallo studente del primo anno Haruhiko Ichijo, capace di sigillare i Phantom e di poter evocare creature, nonché cervello del team grazie alla sua vasta cultura in molti campi, e dalla studentessa del secondo anno Mai Kawakami, esperta di arti marziali nonché capace di usare una particolare arte marziale elementale, accompagnati dalla fata Phantom Ruru (non chiedetegli di pronunciare il suo nome completo), che per motivi spiegati alla fine sta sempre accanto ad Haruhiko; nel corso della serie si aggregheranno al team la timida Reina Izumi, capace d'inghiottire i Phantom e di usare poteri curativi, la solitaria Koito Minase, capace di creare attacchi e barriere sonore con la voce, e la piccola Kurumi Kumamakura (da notare che nome, cognome e molti elementi che la descrivono contengono il nome giapponese di "orso"), capace di infondere la vita al suo peluche Albrecht.
La serie narra le varie e bizzarre missioni che il team puntualmente accetta; molte di esse permettono di approfondire il carattere di ciascuno dei personaggi, mostrando quindi molte delle loro sfaccettature caratteriali in puntate a loro dedicate, come per Mai, che alterna un carattere sicuro di sé e molto manesco a una carattere molto gentile e materno, o Reina, che da timida e molto triste diventerà molto più determinata e sorridente, o Koito, che da solitaria per sua scelta si accorgerà man mano, pur senza ammetterlo, di trovarsi bene nel gruppo, o Haruhiko che alterna momenti da elemento comico e situazioni in cui la sua conoscenza tornerà qualche volta utile a situazioni in cui emerge il suo lato serio, complice la sua difficile situazione familiare, che lo coinvolgerà nelle puntate finali quando il team dovrà affrontare la sinistra Enigma.
Dal momento che la varietà delle situazioni è notevole, anche le ambientazioni variano di continuo, quindi ci vuole uno studio esperto nelle ambientazioni e nelle grafiche esperto in tale fattore, e quale studio più adatto se non la Kyoto Animation, dal momento che riesce ad alternare ambientazioni reali molto curate ad ambientazioni e scene molto psichedeliche?
In ambito sonoro, invece, abbiamo doppiaggi molto riusciti e OST che spaziano da motivetti comici a musiche tecno, complice la orecchiabile opening "Naked Drive".
Ero davvero combattuto se vedere tale serie o meno, ma alla fine l'ho fatto e mi è piaciuta. E con questo ho finito.
Realtà e fantasia sono concetti molto particolari nella vita di tutti i giorni: la realtà e ciò che viviamo tutti i giorni e che segna la nostra esistenza, mentre la fantasia permette di liberare la nostra immaginazione e, talvolta, poterla esprimere mediante molti mezzi.
Ma cosa succederebbe se realtà e fantasia finissero per mischiarsi? La risposta la dà una delle serie più recenti della Kyoto Animation: "Myriad Colors Phantom World" (o, in originale, "Musaigen no Phantom World").
La liberazione di un virus di laboratorio ha provocato un mutamento nel cervello umano, permettendo di vedere delle creature dimensionali chiamate Phantom. Tali creature appaiono spesso e assumono forme e poteri in base a svariate culture, credenze, leggende, fantasie ecc. Molte sono docili, altre spesso creano disordini e, purtroppo, ci sono pure quelle pericolose che possono arrecare danni seri.
A tal riguardo vengono formati dei gruppi Anti-Phantom formati da giovani che possiedono dei particolari poteri ottenuti dalla nascita dopo la liberazione del virus, che permettono loro di poter interagire con tali creature in modo da poterle affrontare e sigillare in modo che non arrechino danni. La maggior parte di tali gruppi sono composti da studenti delle scuole, che frequentano dei club appositi e che ricevono incarichi quando i Phantom appaiono, in cambio di ricompense.
La serie avrà come protagonisti i membri di un team del club Anti-Phantom dell'accademia Hosea, in Giappone, inizialmente composto dallo studente del primo anno Haruhiko Ichijo, capace di sigillare i Phantom e di poter evocare creature, nonché cervello del team grazie alla sua vasta cultura in molti campi, e dalla studentessa del secondo anno Mai Kawakami, esperta di arti marziali nonché capace di usare una particolare arte marziale elementale, accompagnati dalla fata Phantom Ruru (non chiedetegli di pronunciare il suo nome completo), che per motivi spiegati alla fine sta sempre accanto ad Haruhiko; nel corso della serie si aggregheranno al team la timida Reina Izumi, capace d'inghiottire i Phantom e di usare poteri curativi, la solitaria Koito Minase, capace di creare attacchi e barriere sonore con la voce, e la piccola Kurumi Kumamakura (da notare che nome, cognome e molti elementi che la descrivono contengono il nome giapponese di "orso"), capace di infondere la vita al suo peluche Albrecht.
La serie narra le varie e bizzarre missioni che il team puntualmente accetta; molte di esse permettono di approfondire il carattere di ciascuno dei personaggi, mostrando quindi molte delle loro sfaccettature caratteriali in puntate a loro dedicate, come per Mai, che alterna un carattere sicuro di sé e molto manesco a una carattere molto gentile e materno, o Reina, che da timida e molto triste diventerà molto più determinata e sorridente, o Koito, che da solitaria per sua scelta si accorgerà man mano, pur senza ammetterlo, di trovarsi bene nel gruppo, o Haruhiko che alterna momenti da elemento comico e situazioni in cui la sua conoscenza tornerà qualche volta utile a situazioni in cui emerge il suo lato serio, complice la sua difficile situazione familiare, che lo coinvolgerà nelle puntate finali quando il team dovrà affrontare la sinistra Enigma.
Dal momento che la varietà delle situazioni è notevole, anche le ambientazioni variano di continuo, quindi ci vuole uno studio esperto nelle ambientazioni e nelle grafiche esperto in tale fattore, e quale studio più adatto se non la Kyoto Animation, dal momento che riesce ad alternare ambientazioni reali molto curate ad ambientazioni e scene molto psichedeliche?
In ambito sonoro, invece, abbiamo doppiaggi molto riusciti e OST che spaziano da motivetti comici a musiche tecno, complice la orecchiabile opening "Naked Drive".
Ero davvero combattuto se vedere tale serie o meno, ma alla fine l'ho fatto e mi è piaciuta. E con questo ho finito.
Partirò subito dicendo che "Myriad Colors Phantom World" (l’ultima fatica dello studio Kyoto Animation, uscita all’inizio del 2016, di genere scolastico e soprannaturale e formata da tredici episodi) non è una delle serie migliori mai fatte, con trama di spessore e personaggi caratterizzati ottimamente, ma è una serie di livello “intermedio”, che può piacere o non piacere a seconda di chi la vede. Detto ciò, spero che questa premessa possa aiutare a capire meglio il valore di questo prodotto.
Iniziamo con la trama. In un futuro non molto lontano, la realtà si è confusa con l’illusione. Infatti, a causa di una rapida evoluzione del cervello umano provocata da un virus, le persone sono in grado di vedere i Phantom, degli strani esseri immaginari. In seguito alla “comparsa” di queste creature, sono iniziati a nascere dei bambini con degli speciali poteri in grado di combattere e “sigillare” i mostri. Il protagonista dell’opera è Haruhiko, un ragazzo dotato di queste abilità che si trova al primo anno delle superiori e che frequenta un particolare club. In questo, i giovani membri eseguono dei lavori volti a eliminare le minacce dei Phantom più molesti in cambio di alcune ricompense. Il club si divide in varie squadre e, all’inizio dell’opera, quella di Haruhiko è formata solo da quest’ultimo e dalla sua senpai Mai. Col proseguire della trama, però, nuovi personaggi fanno la loro comparsa e si uniscono al protagonista.
Un filmato di Haruhiko introduce la maggior parte delle puntate facendo intuire alcuni degli elementi di cui si parla nel corso dell’episodio. A proposito degli episodi, questi presentano delle storie autoconclusive che, tuttavia, sono collegate dal fatto che alcuni elementi ricorrono. Guardando le puntate non si avrà mai l’impressione che queste ultime siano totalmente “staccate” l’una dall’altra.
I personaggi dell’opera sono ben fatti. La loro caratterizzazione avviene attraverso delle storie della durata di una puntata in cui vengono raccontati i particolari che determinano la loro personalità. Sotto questo punto di vista, secondo il mio parere, si sarebbe potuto fare qualcosa in più. Per esempio, si sarebbe potuto aumentare il numero di episodi in modo da ottenere una migliore caratterizzazione, “spalmando” le vicende personali dei personaggi su due o tre puntate.
Il lato tecnico è probabilmente quello che colpisce di più. Ancora una volta KyoAni riesce a realizzare delle splendide animazioni, molto curate in qualsiasi scena, che si tratti di una sequenza d’azione o una semplice conversazione. La colonna sonora è piacevole da ascoltare e sia l’opening che l’ending sono buone (un po’ più la prima che la seconda).
Una delle più grandi “pecche” di “Myriad Colors Phantom World” è sicuramente il finale. Per evitare di ’spoilerare’ dirò soltanto che sarebbe stato meglio utilizzare altre scene piuttosto che quelle proposte nell’ultimo episodio.
In conclusione, se si è in cerca di una serie leggera e in grado anche di strappare una risata ogni tanto, allora “Myriad Colors Phantom World” è la soluzione perfetta. Se, al contrario, si è in cerca di una serie in cui la trama sia il punto forte, allora forse è meglio girare altrove.
Iniziamo con la trama. In un futuro non molto lontano, la realtà si è confusa con l’illusione. Infatti, a causa di una rapida evoluzione del cervello umano provocata da un virus, le persone sono in grado di vedere i Phantom, degli strani esseri immaginari. In seguito alla “comparsa” di queste creature, sono iniziati a nascere dei bambini con degli speciali poteri in grado di combattere e “sigillare” i mostri. Il protagonista dell’opera è Haruhiko, un ragazzo dotato di queste abilità che si trova al primo anno delle superiori e che frequenta un particolare club. In questo, i giovani membri eseguono dei lavori volti a eliminare le minacce dei Phantom più molesti in cambio di alcune ricompense. Il club si divide in varie squadre e, all’inizio dell’opera, quella di Haruhiko è formata solo da quest’ultimo e dalla sua senpai Mai. Col proseguire della trama, però, nuovi personaggi fanno la loro comparsa e si uniscono al protagonista.
Un filmato di Haruhiko introduce la maggior parte delle puntate facendo intuire alcuni degli elementi di cui si parla nel corso dell’episodio. A proposito degli episodi, questi presentano delle storie autoconclusive che, tuttavia, sono collegate dal fatto che alcuni elementi ricorrono. Guardando le puntate non si avrà mai l’impressione che queste ultime siano totalmente “staccate” l’una dall’altra.
I personaggi dell’opera sono ben fatti. La loro caratterizzazione avviene attraverso delle storie della durata di una puntata in cui vengono raccontati i particolari che determinano la loro personalità. Sotto questo punto di vista, secondo il mio parere, si sarebbe potuto fare qualcosa in più. Per esempio, si sarebbe potuto aumentare il numero di episodi in modo da ottenere una migliore caratterizzazione, “spalmando” le vicende personali dei personaggi su due o tre puntate.
Il lato tecnico è probabilmente quello che colpisce di più. Ancora una volta KyoAni riesce a realizzare delle splendide animazioni, molto curate in qualsiasi scena, che si tratti di una sequenza d’azione o una semplice conversazione. La colonna sonora è piacevole da ascoltare e sia l’opening che l’ending sono buone (un po’ più la prima che la seconda).
Una delle più grandi “pecche” di “Myriad Colors Phantom World” è sicuramente il finale. Per evitare di ’spoilerare’ dirò soltanto che sarebbe stato meglio utilizzare altre scene piuttosto che quelle proposte nell’ultimo episodio.
In conclusione, se si è in cerca di una serie leggera e in grado anche di strappare una risata ogni tanto, allora “Myriad Colors Phantom World” è la soluzione perfetta. Se, al contrario, si è in cerca di una serie in cui la trama sia il punto forte, allora forse è meglio girare altrove.
"Musaigen no Phantom World" è un'opera di tredici episodi uscita nel 2016, una serie scolastica/d'azione, con una buona dose di mistero e soprannaturale a rendere il tutto un pochino più eccitante. Nonostante il gran numero di ragazze che circondano il protagonista, non credo la si possa classificare come genere harem, per il semplice fatto che manca quel tocco necessario di sentimentalismo. Un peccato per gli amanti del genere, una fortuna per coloro ai quali invece tale stile non piace appieno.
Ma, al di là di queste sottigliezze, devo comunque affermare come "Musaigen no Phantom World", oltre ogni mia aspettativa, sia riuscito a conquistarmi ed emozionarmi. Un amore forse eccessivo, lo ammetto, ma che, in fin dei conti, può essere giustificato. L'anime, seppur non eccellente, mostra comunque qualità di rilievo e i personaggi principali catturano sicuramente l'attenzione.
La storia è ambientata in Giappone, ma non quello dei giorni nostri. Le lancette, infatti, devono essere spostate un po' più avanti nel tempo, anche se non di molto. La società si è evoluta a livello tecnologico, ma ciò che più sorprende è la mutazione avvenuta all'interno dell'organismo umano. In seguito a un incidente, delle sostanze radioattive si sono diffuse nel globo, causando un'alterazione genetica negli esseri umani. Questi, ora, sono in grado di vedere strani esseri immaginari, che prima certamente non c'erano. Erano sempre stati invisibili all'uomo o è quest'ultimo ad aver approfittato della sua evoluzione per crearli involontariamente? La domanda sussiste, ma, sinceramente, non interesserà più di tanto lo svolgimento del racconto. Ciò che importa realmente è la presenza di tali esseri e, ancora di più, la nascita di bambini dotati di strani poteri, forse sorti appositamente per cacciare questi nuovi mostri.
Haruhiko Ichijou e le sue compagne di avventura rientrano appunto tra questi giovani e dotati "paladini della giustizia".
Innanzitutto colpisce il modo in cui viene trattata tale commedia. Al di là dell'apparente semplicità, vengono utilizzati termini e concetti piuttosto filosofeggianti, che rendono il tutto ancor più intrigante. Che sia stato un espediente per attirar pubblico non c'è dubbio, ma ciò che mi interessa è l'aumento della qualità e dello spessore della storia, non più semplice anime d'avventura, ma qualcosa di più.
In secondo luogo è da notare l'efficienza dei personaggi principali. Haruhiko, il protagonista, è semplice e simpatico. Riesce a mettere di buon umore tutti gli spettatori, coinvolgendoli con piccole perle di saggezza. Mai Kawakami, d'altra parte, è tutta energia e azione. Non è stupida, ma il suo fare diretto controbilancia alla perfezione il carattere del giovane. Le altre due, Reina Izumi e Koito Minase, sfruttano degli stereotipi già visti in precedenza, senza però dimenticare di rinnovare il loro stile con piccoli tocchi di originalità.
Insomma, un gruppetto interessante, che non offre molti punti di riferimento e, almeno in questa prima serie, non introduce alcuno sviluppo sentimentale. Che Haruhiko affascina le varie fanciulle, in un modo o nell'altro, è chiaro, ma penso che l'unica pretendente possibile sia Mai, la senpai verso cui il protagonista continua a fare affidamento e riferimento.
La storia si sussegue in maniera fluida puntata dopo puntata, scegliendo di procedere a piccoli passi. Ogni episodio è quasi autoconclusivo, anche se non viene affatto resettato. Tutte le varie esperienze rimangono bene impresse nella mente dei nostri eroi che, di fatto, passano da un'avventura all'altra senza avere un attimo di riposo.
Per quanto riguarda la grafica, direi che rasenta la perfezione. D'altra parte la Kyoto Animation ha sempre dimostrato di saper attuare lavori incredibilmente belli, dotati di uno stile caratteristico, ma allo stesso tempo pronto ad evolversi e adattarsi alla serie in questione. In questo caso i colori sono tendenzialmente più accesi rispetto allo stile tipico della Kyoto Animation, con un'atmosfera rilassata, che non si accende mai più di tanto. Per certi versi mi ricorda molto "Amagi Brilliant Park" e il suo fascino fresco e spontaneo.
Ottima anche la colonna sonora, che mantiene giustamente elevato il livello di un comparto tecnico degno di nota. Le musiche accompagnano passo dopo passo ogni momento di questa avventura, senza lasciare spazi morti o poco interessanti. Buono anche il doppiaggio ed eccellente la regia, che ha saputo enfatizzare ogni puntata, sebbene non ci siano veri e propri archi narrativi.
Il finale è buono, anche se, a essere onesti, mi sarei immaginato qualcosa di più. C'è il lampo finale, ma manca il tuono, quel rombo potente capace di stupire il pubblico. Al di là di questo, credo che "Musaigen no Phantom World" sia stata una bella esperienza, la quale colpisce proprio per la sua semplicità. Una sorta di commedia scolastica a cui è stata aggiunta una buona dose di azione. Un mix bello e promettente, da cui non bisogna certo aspettarsi mirabolanti avventure, ma sicuramente un racconto divertente e originale.
Voto finale: 8 meno
Ma, al di là di queste sottigliezze, devo comunque affermare come "Musaigen no Phantom World", oltre ogni mia aspettativa, sia riuscito a conquistarmi ed emozionarmi. Un amore forse eccessivo, lo ammetto, ma che, in fin dei conti, può essere giustificato. L'anime, seppur non eccellente, mostra comunque qualità di rilievo e i personaggi principali catturano sicuramente l'attenzione.
La storia è ambientata in Giappone, ma non quello dei giorni nostri. Le lancette, infatti, devono essere spostate un po' più avanti nel tempo, anche se non di molto. La società si è evoluta a livello tecnologico, ma ciò che più sorprende è la mutazione avvenuta all'interno dell'organismo umano. In seguito a un incidente, delle sostanze radioattive si sono diffuse nel globo, causando un'alterazione genetica negli esseri umani. Questi, ora, sono in grado di vedere strani esseri immaginari, che prima certamente non c'erano. Erano sempre stati invisibili all'uomo o è quest'ultimo ad aver approfittato della sua evoluzione per crearli involontariamente? La domanda sussiste, ma, sinceramente, non interesserà più di tanto lo svolgimento del racconto. Ciò che importa realmente è la presenza di tali esseri e, ancora di più, la nascita di bambini dotati di strani poteri, forse sorti appositamente per cacciare questi nuovi mostri.
Haruhiko Ichijou e le sue compagne di avventura rientrano appunto tra questi giovani e dotati "paladini della giustizia".
Innanzitutto colpisce il modo in cui viene trattata tale commedia. Al di là dell'apparente semplicità, vengono utilizzati termini e concetti piuttosto filosofeggianti, che rendono il tutto ancor più intrigante. Che sia stato un espediente per attirar pubblico non c'è dubbio, ma ciò che mi interessa è l'aumento della qualità e dello spessore della storia, non più semplice anime d'avventura, ma qualcosa di più.
In secondo luogo è da notare l'efficienza dei personaggi principali. Haruhiko, il protagonista, è semplice e simpatico. Riesce a mettere di buon umore tutti gli spettatori, coinvolgendoli con piccole perle di saggezza. Mai Kawakami, d'altra parte, è tutta energia e azione. Non è stupida, ma il suo fare diretto controbilancia alla perfezione il carattere del giovane. Le altre due, Reina Izumi e Koito Minase, sfruttano degli stereotipi già visti in precedenza, senza però dimenticare di rinnovare il loro stile con piccoli tocchi di originalità.
Insomma, un gruppetto interessante, che non offre molti punti di riferimento e, almeno in questa prima serie, non introduce alcuno sviluppo sentimentale. Che Haruhiko affascina le varie fanciulle, in un modo o nell'altro, è chiaro, ma penso che l'unica pretendente possibile sia Mai, la senpai verso cui il protagonista continua a fare affidamento e riferimento.
La storia si sussegue in maniera fluida puntata dopo puntata, scegliendo di procedere a piccoli passi. Ogni episodio è quasi autoconclusivo, anche se non viene affatto resettato. Tutte le varie esperienze rimangono bene impresse nella mente dei nostri eroi che, di fatto, passano da un'avventura all'altra senza avere un attimo di riposo.
Per quanto riguarda la grafica, direi che rasenta la perfezione. D'altra parte la Kyoto Animation ha sempre dimostrato di saper attuare lavori incredibilmente belli, dotati di uno stile caratteristico, ma allo stesso tempo pronto ad evolversi e adattarsi alla serie in questione. In questo caso i colori sono tendenzialmente più accesi rispetto allo stile tipico della Kyoto Animation, con un'atmosfera rilassata, che non si accende mai più di tanto. Per certi versi mi ricorda molto "Amagi Brilliant Park" e il suo fascino fresco e spontaneo.
Ottima anche la colonna sonora, che mantiene giustamente elevato il livello di un comparto tecnico degno di nota. Le musiche accompagnano passo dopo passo ogni momento di questa avventura, senza lasciare spazi morti o poco interessanti. Buono anche il doppiaggio ed eccellente la regia, che ha saputo enfatizzare ogni puntata, sebbene non ci siano veri e propri archi narrativi.
Il finale è buono, anche se, a essere onesti, mi sarei immaginato qualcosa di più. C'è il lampo finale, ma manca il tuono, quel rombo potente capace di stupire il pubblico. Al di là di questo, credo che "Musaigen no Phantom World" sia stata una bella esperienza, la quale colpisce proprio per la sua semplicità. Una sorta di commedia scolastica a cui è stata aggiunta una buona dose di azione. Un mix bello e promettente, da cui non bisogna certo aspettarsi mirabolanti avventure, ma sicuramente un racconto divertente e originale.
Voto finale: 8 meno
Annunciato nel tardo 2015, "Myriad Colors Phantom World" rappresenta un nuovo tentativo del famoso studio Kyoto Animation di uscire dalla sua sfera di competenza abituale. Non tutti i precedenti depongono a favore dell'azienda, in quanto l'ultimo tentativo di peso, "Kyoukai no Kanata", è risultato un confuso pasticcio in salsa sovrannaturale.
Ed è proprio il sovrannaturale l'elemento che rincontriamo anche qui, visto che la "trama" (le virgolette sono d'obbligo) ruota attorno a un gruppo di studenti che, come attività extrascolastica, utilizzano i loro poteri paranormali per dare la caccia a entità sovrannaturali chiamate Phantom. Non si sa molto di questi esseri, a parte il fatto che si sono manifestati in seguito a un incidente scientifico (che nel contempo ha portato allo sviluppo di capacità paranormali in determinati soggetti umani).
Come potete constatare, a questo giro hanno tentato di giocare almeno un po' in casa. Vi sono infatti diversi elementi comuni alle altre produzioni KyoAni: ambiente scolastico, gruppo di studenti, generali tendenze slice of life. Naturalmente potreste pensare che ciò sia dovuto a mancanza di intraprendenza e a una generale attitudine conservativa... e in effetti avreste ragione: "Phantom World" non presenta nulla che indichi un distacco con il passato, ne fa intuire che dietro di esso ci sia un progetto finalizzato alla produzione di un'opera destinata a rimanere "nei cuori delle persone".
Quello che invece noterete è l'estrema propensione all'utilizzo del fanservice. Nei primi episodi infatti potrete ammirare la prosperosa Mai, membro iniziale del progressivamente sempre più numeroso cast femminile, mentre attiva i suoi poteri per il combattimento corpo a corpo in maniera alquanto "peculiare" (e 'sballonzolosa'). Senza contare che, durante lo "sviluppo" (altra parolona) dell'opera, si accumulano ragazze per tutti i gusti: la perfettina un po' timida, la loli, la tipa impacciata nelle relazioni interpersonali e infine la piccola fatina phantom petulante. Insomma: la fiera delle stereotipie.
Questo può benissimo dare un'idea del tipo di fanservice sessuale a cui andremo incontro. Tipologia che, tutto sommato, in un bilancio finale risulta piuttosto contenuta e in calo progressivo (a parte qualche impennata episodica). Eppure quello non è l'unico tipo di fanservice presente nell'opera, di certo non è il peggiore e non è nemmeno il più subdolo.
Per indagare questo nuovo, inquietante aspetto, dovrete per prima cosa indirizzare l'attenzione sull'unico membro maschile dell'intera brigata (no, non è un harem, anche se c'è qualche strizzatina d'occhi occasionale). Il suo nome è Haruhiko Ichijo, ed è uno degli esseri più pedanti che potreste incontrare sul piccolo schermo. All'inizio di quasi ogni episodio tenterà di mettere a dura prova i vostri nervi per mezzo di uno 'spiegone' di qualche minuto, e solo a fine episodio realizzerete che l'attinenza di quel fiume di cose a caso con ciò che avete visto è, nella migliore dell'ipotesi, solo minima. Questo è un altro tipo di fanservice utilizzato dall'opera, ovvero le sparate intellettualoidi per fingere di darsi un tono che, altrimenti, la serie non avrebbe nella maniera più assoluta.
Un altro pessimo aspetto di quest'opera è la sceneggiatura. E, non ci crederete ma è così, il fanservice sale di nuovo sul banco degli imputati. Il format della serie è essenzialmente quello autoconclusivo, e ciò significa che ci troveremo di fronte a dodici storie diverse (le puntate 12 e 13 formano un mini-arco). Naturalmente si fa necessaria una certa pianificazione per ogni episodio, al fine di rendere ogni storia interessante e non ripetitiva. Tuttavia in "Phantom World" assistiamo a una fondamentale fusione di fanservice e sceneggiatura, dove la seconda spesso si mette al servizio della prima.
Avremo dunque un episodio di ricerca del gatto smarrito dove le nostre eroine diventeranno nekomimi (ragazze gatto); un altro episodio dove la fatina diverrà grande, per la gioia di tutti coloro che volevano shippare l'unico maschio del mazzo con l'essere più improbabile, e cose simili.
Sostanzialmente si è deciso di dedicare ogni episodio a un certo elemento (nekomimi, shipping ecc.) e gli si è costruita attorno una sceneggiatura ad hoc. E questo spiega la mediocrità della quasi totalità dei vari episodi autoconclusivi.
Il tutto condito, ovviamente, dai già citati 'spiegoni' al limite dell'inutilità (quasi come volessero dare una parvenza di giustificazione a ciò che vi accingete a vedere).
Ma non è tutto: in quest'opera c'è anche margine per un deciso excursus fra i diversi generi, e vi troverete addirittura a vedere degli episodi più o meno drammatici. Tuttavia i più smaliziati (oppure i meno tramortiti dallo 'spiegone' iniziale) si renderanno ben presto conto che, per via della caratterizzazione dei personaggi (o meglio, la mancata caratterizzazione), è impossibile imbastire qualcosa di serio o addirittura drammatico, generando situazioni surreali dove si raggiunge un'elevata seriosità senza motivo. Null'altro che l'ennesimo tentativo di dare un tono all'opera in modo furbo, senza tentare di agire sugli elementi che la rendono pessima.
La conseguenza è che, paradossalmente, gli episodi più godibili sono quelli più espliciti, ovvero quelli che tentano di mascherare meno la vera natura dell'anime. Tali episodi sono quelli più tendenti alla commedia (forse il genere di quelli utilizzati che risente di meno della mancata caratterizzazione).
L'opera dunque continua a barcamenarsi in questo modo, con pochi alti poco alti e molti bassi alquanto bassi, fino al mini-arco finale. Visto il doppio minutaggio, avrebbero potuto costruire qualcosa con una maggiore profondità, ma, con una perfetta quanto fuori luogo coerenza con sé stessi, gli autori hanno deciso di regalarci un finale con tematiche e idee talmente abusate e stereotipate da sfiorare il ridicolo.
E ora veniamo all'unico punto veramente convincente dell'opera: il comparto video.
Le animazioni sono fluide e generalmente ben fatte, e i combattimenti sono piacevoli da vedere. Anche le animazioni del seno di Mai sono di ottima qualità, e i fondali sono generalmente di buon livello. Il chara design è piuttosto in linea con quello che KyoAni ci ha già mostrato in altri suoi lavori. Sul lato audio invece devo constatare la presenza di scelte piuttosto anonime, dove si salvano solo le sigle.
In conclusione, "Myriad Colors Phantom World" è senz'altro una serie da evitare. Le poche idee, unite alla loro pessima realizzazione, le impediscono di prendere il volo, e le furberie utilizzate per tentare di nobilitare la mediocrità giocano senz'altro a suo sfavore. Solo la confezione ha una parvenza di decenza, cosa che senz'altro non basta per un giudizio positivo. Non è nemmeno consigliata a chi cerca un intrattenimento leggero: vi sono opere realmente senza pretese che mixano bene i loro pochi ingredienti per dare vita a un intrattenimento decente, e vi consiglio vivamente di orientarvi verso di esse. Quest'opera invece finge di essere ciò che non è, e spera che voi fingiate di non accorgervene. Vedetevi altro.
Ed è proprio il sovrannaturale l'elemento che rincontriamo anche qui, visto che la "trama" (le virgolette sono d'obbligo) ruota attorno a un gruppo di studenti che, come attività extrascolastica, utilizzano i loro poteri paranormali per dare la caccia a entità sovrannaturali chiamate Phantom. Non si sa molto di questi esseri, a parte il fatto che si sono manifestati in seguito a un incidente scientifico (che nel contempo ha portato allo sviluppo di capacità paranormali in determinati soggetti umani).
Come potete constatare, a questo giro hanno tentato di giocare almeno un po' in casa. Vi sono infatti diversi elementi comuni alle altre produzioni KyoAni: ambiente scolastico, gruppo di studenti, generali tendenze slice of life. Naturalmente potreste pensare che ciò sia dovuto a mancanza di intraprendenza e a una generale attitudine conservativa... e in effetti avreste ragione: "Phantom World" non presenta nulla che indichi un distacco con il passato, ne fa intuire che dietro di esso ci sia un progetto finalizzato alla produzione di un'opera destinata a rimanere "nei cuori delle persone".
Quello che invece noterete è l'estrema propensione all'utilizzo del fanservice. Nei primi episodi infatti potrete ammirare la prosperosa Mai, membro iniziale del progressivamente sempre più numeroso cast femminile, mentre attiva i suoi poteri per il combattimento corpo a corpo in maniera alquanto "peculiare" (e 'sballonzolosa'). Senza contare che, durante lo "sviluppo" (altra parolona) dell'opera, si accumulano ragazze per tutti i gusti: la perfettina un po' timida, la loli, la tipa impacciata nelle relazioni interpersonali e infine la piccola fatina phantom petulante. Insomma: la fiera delle stereotipie.
Questo può benissimo dare un'idea del tipo di fanservice sessuale a cui andremo incontro. Tipologia che, tutto sommato, in un bilancio finale risulta piuttosto contenuta e in calo progressivo (a parte qualche impennata episodica). Eppure quello non è l'unico tipo di fanservice presente nell'opera, di certo non è il peggiore e non è nemmeno il più subdolo.
Per indagare questo nuovo, inquietante aspetto, dovrete per prima cosa indirizzare l'attenzione sull'unico membro maschile dell'intera brigata (no, non è un harem, anche se c'è qualche strizzatina d'occhi occasionale). Il suo nome è Haruhiko Ichijo, ed è uno degli esseri più pedanti che potreste incontrare sul piccolo schermo. All'inizio di quasi ogni episodio tenterà di mettere a dura prova i vostri nervi per mezzo di uno 'spiegone' di qualche minuto, e solo a fine episodio realizzerete che l'attinenza di quel fiume di cose a caso con ciò che avete visto è, nella migliore dell'ipotesi, solo minima. Questo è un altro tipo di fanservice utilizzato dall'opera, ovvero le sparate intellettualoidi per fingere di darsi un tono che, altrimenti, la serie non avrebbe nella maniera più assoluta.
Un altro pessimo aspetto di quest'opera è la sceneggiatura. E, non ci crederete ma è così, il fanservice sale di nuovo sul banco degli imputati. Il format della serie è essenzialmente quello autoconclusivo, e ciò significa che ci troveremo di fronte a dodici storie diverse (le puntate 12 e 13 formano un mini-arco). Naturalmente si fa necessaria una certa pianificazione per ogni episodio, al fine di rendere ogni storia interessante e non ripetitiva. Tuttavia in "Phantom World" assistiamo a una fondamentale fusione di fanservice e sceneggiatura, dove la seconda spesso si mette al servizio della prima.
Avremo dunque un episodio di ricerca del gatto smarrito dove le nostre eroine diventeranno nekomimi (ragazze gatto); un altro episodio dove la fatina diverrà grande, per la gioia di tutti coloro che volevano shippare l'unico maschio del mazzo con l'essere più improbabile, e cose simili.
Sostanzialmente si è deciso di dedicare ogni episodio a un certo elemento (nekomimi, shipping ecc.) e gli si è costruita attorno una sceneggiatura ad hoc. E questo spiega la mediocrità della quasi totalità dei vari episodi autoconclusivi.
Il tutto condito, ovviamente, dai già citati 'spiegoni' al limite dell'inutilità (quasi come volessero dare una parvenza di giustificazione a ciò che vi accingete a vedere).
Ma non è tutto: in quest'opera c'è anche margine per un deciso excursus fra i diversi generi, e vi troverete addirittura a vedere degli episodi più o meno drammatici. Tuttavia i più smaliziati (oppure i meno tramortiti dallo 'spiegone' iniziale) si renderanno ben presto conto che, per via della caratterizzazione dei personaggi (o meglio, la mancata caratterizzazione), è impossibile imbastire qualcosa di serio o addirittura drammatico, generando situazioni surreali dove si raggiunge un'elevata seriosità senza motivo. Null'altro che l'ennesimo tentativo di dare un tono all'opera in modo furbo, senza tentare di agire sugli elementi che la rendono pessima.
La conseguenza è che, paradossalmente, gli episodi più godibili sono quelli più espliciti, ovvero quelli che tentano di mascherare meno la vera natura dell'anime. Tali episodi sono quelli più tendenti alla commedia (forse il genere di quelli utilizzati che risente di meno della mancata caratterizzazione).
L'opera dunque continua a barcamenarsi in questo modo, con pochi alti poco alti e molti bassi alquanto bassi, fino al mini-arco finale. Visto il doppio minutaggio, avrebbero potuto costruire qualcosa con una maggiore profondità, ma, con una perfetta quanto fuori luogo coerenza con sé stessi, gli autori hanno deciso di regalarci un finale con tematiche e idee talmente abusate e stereotipate da sfiorare il ridicolo.
E ora veniamo all'unico punto veramente convincente dell'opera: il comparto video.
Le animazioni sono fluide e generalmente ben fatte, e i combattimenti sono piacevoli da vedere. Anche le animazioni del seno di Mai sono di ottima qualità, e i fondali sono generalmente di buon livello. Il chara design è piuttosto in linea con quello che KyoAni ci ha già mostrato in altri suoi lavori. Sul lato audio invece devo constatare la presenza di scelte piuttosto anonime, dove si salvano solo le sigle.
In conclusione, "Myriad Colors Phantom World" è senz'altro una serie da evitare. Le poche idee, unite alla loro pessima realizzazione, le impediscono di prendere il volo, e le furberie utilizzate per tentare di nobilitare la mediocrità giocano senz'altro a suo sfavore. Solo la confezione ha una parvenza di decenza, cosa che senz'altro non basta per un giudizio positivo. Non è nemmeno consigliata a chi cerca un intrattenimento leggero: vi sono opere realmente senza pretese che mixano bene i loro pochi ingredienti per dare vita a un intrattenimento decente, e vi consiglio vivamente di orientarvi verso di esse. Quest'opera invece finge di essere ciò che non è, e spera che voi fingiate di non accorgervene. Vedetevi altro.
"Myriad Colors Phantom World", letteralmente tradotto "Il mondo fantasma dai mille colori", è una serie della stagione invernale 2016, composta da tredici episodi di durata canonica, prodotta dalla Kyoto Animation e tratta dall'omonima light novel scritta da Sōichirō Hatano e illustrata da Shirabi.
Ambientata in un futuro prossimo dove un misterioso virus ha provocato dei cambiamenti nel cervello degli esseri umani, rendendoli in grado di vedere esseri soprannaturali chiamati "Phantom", la storia vede come protagonisti un gruppo di ragazzi dotati di abilità speciali in grado di combattere tali entità. Seppur nella maggior parte dei casi innocui, alcuni Phantom sono problematici e devono essere sigillati.
Quando si parla di Kyoto Animation, le aspettative sono sempre alte e difficili da soddisfare, soprattutto se si tengono in considerazione i risultati riscontrati nelle precedenti produzioni del famoso studio. "Myriad Colors Phantom World" si è rivelato in tal senso piuttosto deludente; privo di una vera trama e popolato da personaggi simpatici ma ampiamente stereotipati, il prodotto non riesce ad essere incisivo quanto basta, e sicuramente non si farà ricordare a lungo. Gli episodi si possono quasi definire autoconclusivi, in quanto in ognuno viene affrontato un diverso caso scollegato dai precedenti e, seppur le gag in sé non siano malvagie, perdono completamente il confronto con quelle presentate dal similare "KonoSuba", commedia dai lineamenti fantasy della medesima stagione.
Come era lecito aspettarsi, il comparto tecnico è eccelso sotto ogni punto di vista. Il design dei personaggi è ben tratteggiato e dettagliato, le animazioni sono estremamente fluide, i combattimenti piacevoli e arricchiti da spettacolari effetti speciali, ricchi di colori sgargianti. I fondali sono semplicemente spettacolari.
Dal punto di vista del sonoro, è ottima la opening, più che adeguato il doppiaggio, discreta la ending; sempre azzeccate le colonne sonore, anche se non memorabili.
Il finale è inconcludente, ma in generale si può definire in linea con il resto della serie.
In conclusione, "Myriad Colors Phantom World" è stata a mio avviso una bella occasione, sprecata malamente. La confezione in questo caso non basta a rimediare a tutte le lacune presenti al suo interno. I presupposti per creare un'opera di alto livello c'erano tutti, l'idea di fondo era interessante, ma non è stata sfruttata a dovere. Peccato. Al di là dei numerosi difetti, rimane comunque una visione piacevole e leggera, da seguire però senza alcuna pretesa.
Ambientata in un futuro prossimo dove un misterioso virus ha provocato dei cambiamenti nel cervello degli esseri umani, rendendoli in grado di vedere esseri soprannaturali chiamati "Phantom", la storia vede come protagonisti un gruppo di ragazzi dotati di abilità speciali in grado di combattere tali entità. Seppur nella maggior parte dei casi innocui, alcuni Phantom sono problematici e devono essere sigillati.
Quando si parla di Kyoto Animation, le aspettative sono sempre alte e difficili da soddisfare, soprattutto se si tengono in considerazione i risultati riscontrati nelle precedenti produzioni del famoso studio. "Myriad Colors Phantom World" si è rivelato in tal senso piuttosto deludente; privo di una vera trama e popolato da personaggi simpatici ma ampiamente stereotipati, il prodotto non riesce ad essere incisivo quanto basta, e sicuramente non si farà ricordare a lungo. Gli episodi si possono quasi definire autoconclusivi, in quanto in ognuno viene affrontato un diverso caso scollegato dai precedenti e, seppur le gag in sé non siano malvagie, perdono completamente il confronto con quelle presentate dal similare "KonoSuba", commedia dai lineamenti fantasy della medesima stagione.
Come era lecito aspettarsi, il comparto tecnico è eccelso sotto ogni punto di vista. Il design dei personaggi è ben tratteggiato e dettagliato, le animazioni sono estremamente fluide, i combattimenti piacevoli e arricchiti da spettacolari effetti speciali, ricchi di colori sgargianti. I fondali sono semplicemente spettacolari.
Dal punto di vista del sonoro, è ottima la opening, più che adeguato il doppiaggio, discreta la ending; sempre azzeccate le colonne sonore, anche se non memorabili.
Il finale è inconcludente, ma in generale si può definire in linea con il resto della serie.
In conclusione, "Myriad Colors Phantom World" è stata a mio avviso una bella occasione, sprecata malamente. La confezione in questo caso non basta a rimediare a tutte le lacune presenti al suo interno. I presupposti per creare un'opera di alto livello c'erano tutti, l'idea di fondo era interessante, ma non è stata sfruttata a dovere. Peccato. Al di là dei numerosi difetti, rimane comunque una visione piacevole e leggera, da seguire però senza alcuna pretesa.