Erased
Un anime perfetto, se esiste la perfezione.
Il miglior pregio di questa splendida realizzazione è l'equilibrio. Sarebbe stato fin troppo facile e stucchevole cadere e scadere nel melodrammatico. Abbiamo invece un mix ineccepibile di azione, sentimenti, pentimenti, salvezza. Si gioca, come in altri anime, sul tema del viaggio indietro nel tempo e di cosa possa comportare una tale possibilità. Il vero fulcro della storia è infatti la crescita personale del protagonista, resa possibile dal ritorno al passato.
Quanta differenza fa la capacità di attivarsi e agire con tutto se stessi, senza risparmiarsi, senza annegare nella indifferenza, verso gli altri e verso se stessi! È difficilmente immaginabile come certe situazioni critiche siano in grado di risvegliare la parte più profonda e autentica del nostro essere. Esattamente questo accade a Satoru. E non è necessario attendere un avvenimento drammatico per riuscire a liberarsi dall'apatia, dalla noia. Perché la vita è già inevitabilmente un dramma al quale stiamo chiamati a porre rimedio, a mutare o almeno a creare le condizioni per una gioia condivisa con le persone che amiamo. Satoru si comporta da eroe ma, per fortuna nostra, non è un eroe, è un ragazzo e prima un bambino assolutamente normale. Soltanto facendo un estrema attenzione ai sentimenti degli altri è riuscito ad avvicinare dei compagni che, in un passato vissuto nella timidezza e inconsapevolezza, non aveva preso in seria considerazione.
Non servono miracoli, sforzi sovrumani, preghiere, conta solo la consapevolezza, l'attenzione agli altri, che si trasforma immediatamente in attenzione a sé e, in tal modo, nella vera e propria trasformazione della vita, una vita che non sarà non più solitaria, perché sarà una vita di relazioni sincere con chi vogliamo bene. Solo facendo attenzione scopriremo chi sono gli altri e, così facendo, chi siamo noi. Questo il grande messaggio di "Erased".
Il miglior pregio di questa splendida realizzazione è l'equilibrio. Sarebbe stato fin troppo facile e stucchevole cadere e scadere nel melodrammatico. Abbiamo invece un mix ineccepibile di azione, sentimenti, pentimenti, salvezza. Si gioca, come in altri anime, sul tema del viaggio indietro nel tempo e di cosa possa comportare una tale possibilità. Il vero fulcro della storia è infatti la crescita personale del protagonista, resa possibile dal ritorno al passato.
Quanta differenza fa la capacità di attivarsi e agire con tutto se stessi, senza risparmiarsi, senza annegare nella indifferenza, verso gli altri e verso se stessi! È difficilmente immaginabile come certe situazioni critiche siano in grado di risvegliare la parte più profonda e autentica del nostro essere. Esattamente questo accade a Satoru. E non è necessario attendere un avvenimento drammatico per riuscire a liberarsi dall'apatia, dalla noia. Perché la vita è già inevitabilmente un dramma al quale stiamo chiamati a porre rimedio, a mutare o almeno a creare le condizioni per una gioia condivisa con le persone che amiamo. Satoru si comporta da eroe ma, per fortuna nostra, non è un eroe, è un ragazzo e prima un bambino assolutamente normale. Soltanto facendo un estrema attenzione ai sentimenti degli altri è riuscito ad avvicinare dei compagni che, in un passato vissuto nella timidezza e inconsapevolezza, non aveva preso in seria considerazione.
Non servono miracoli, sforzi sovrumani, preghiere, conta solo la consapevolezza, l'attenzione agli altri, che si trasforma immediatamente in attenzione a sé e, in tal modo, nella vera e propria trasformazione della vita, una vita che non sarà non più solitaria, perché sarà una vita di relazioni sincere con chi vogliamo bene. Solo facendo attenzione scopriremo chi sono gli altri e, così facendo, chi siamo noi. Questo il grande messaggio di "Erased".
“Quando penso alla città in cui manco solo io mi sento molto leggera”.
"Erased", celebre trasposizione animata dell’omonimo manga di Kei Sanbe, serie targata A-1 Pictures, mandata in onda nel 2016, è una vera e propria lezione di vita, che ci insegna ad apprezzare un grande valore come l’amicizia e che essere soli a questo mondo, è la cosa peggiore che ci possa mai capitare.
Satoru Fujinuma è un ventinovenne mangaka fallito, che tira avanti lavorando come fattorino per una pizzeria. La vita non è stata molto gentile nei suoi confronti, eppure, anche a lui, come a tutti noi è stato dato un talento, che lo rende, in qualche modo, speciale. Il suo è quello di poter tornare, senza volerlo, indietro nel tempo fino ad un massimo di cinque minuti e rivivere sempre la stessa scena fino a quando non scopre l’anomalia che lo costringe in questo loop infinito. Satoru ha ribattezzato questi eventi con il nome di revival e, grazie a questo “superpotere”, è riuscito a salvare numerose vite umane. Tuttavia, proprio dopo uno dei suoi revival, Satoru si ritrova al centro di un delitto che non ha commesso, quello della madre. A questo punto, scoprire l’identità del vero assassino e fuggire dalla polizia, diventano le sue priorità, fino a quando un nuovo revival non lo riporta indietro nel tempo di diciotto anni, quando andava ancora alle elementari e un pedofilo serial killer, che di lì a poco si sarebbe macchiato di tre gravi delitti, imperversava nella tranquilla Hokkaido. L’intuizione è immediata. Tra l’omicidio della madre e i tre rapimenti deve esserci un collegamento e, forse, quest’ultimo, sta proprio nella figura del serial killer.
Come scoprire, dunque, la sua identità?
Magari, evitare che i delitti si compiano, potrebbe essere un buon punto di partenza. Tutto questo, però, richiederà un grande impegno e una volontà di ferro.
Il viaggio nel tempo offre a Satoru una possibilità unica: rivivere una fetta della sua vita, con una consapevolezza e una determinazione, che gli mancavano diciotto anni prima, ma non gli mancano ora. Satoru veste i panni del vero e proprio viaggiatore nel tempo che, conoscendo il futuro, fa di tutto per cambiarlo. E il suo scopo primario è evitare che il serial killer commetta quegli efferati delitti, compreso quello della madre. Ricomporre con tante schegge sparse lo specchio rotto della memoria sarà impresa ardua, anche perché Satoru, di quel periodo buio, ha ben pochi ricordi. Bisogna quindi partire da zero, ovvero dalla prima bambina che fu presa di mira e di lì a poco rapita, Hinazuki Kayo, co-protagonista insieme a Satoru per buona parte della serie, di cui è perno centrale.
Kayo vive una situazione familiare alquanto complicata. La madre era vittima di violenze sessuali da parte dell’ex-marito. Ora, però, insieme al suo nuovo compagno, si macchia degli stessi spregevoli orrori con la figlia, che viene ripetutamente maltrattata. Ad aggravare tutto ciò, c’è il grande vuoto costruitosi intorno alla ragazza, che non ha amici e passa buona parte delle sue giornate al parco da sola. L’obiettivo di Satoru è quello di salvare la ragazza e l’unico modo per farlo, è avvicinarlesi. Da qui inizia a tessersi il filo rosso del racconto, quello che vedrà due bambini, fino ad allora estranei, diventare buoni amici. Ed è qui che si snodano i temi più importanti di "Erased".
Innanzitutto, quello legato alla violenza domestica, di cui l’autore ci propone un ritratto chiaro e reale, che suona come una vera e propria denuncia. Una denuncia contro tutti quei genitori che maltrattano i propri figli, il sangue del loro sangue. Una denuncia, che spesso e volentieri resta impunita, ma non in questo caso, insegnandoci che, a volte, la giustizia può avere la meglio. Alla violenza domestica, si somma per Kayo, la solitudine. Essere soli significa anche essere i bersagli più facili per i malintenzionati. Ma il messaggio che ci vuole lasciare l’autore è molto più profondo. La solitudine viene dipinta come uno dei mali peggiori, uno di quelli che non augureresti neanche al tuo peggior nemico, perché non c’è niente di più brutto di sapere che al mondo non c’è nessuno pronto a tenderti la sua mano nei momenti di difficoltà. Ecco perché bisogna circondarsi di poche, ma giuste persone, quelle su cui sai di poter fare affidamento nel momento del bisogno, insomma, degli amici. E non c’è stata una singola volta, nel corso dell’intero anime, che Kenya non abbia prestato il proprio aiuto a Satoru o che quest’ultimo non abbia teso la mano a Kayo, perché tra amici funziona così, ci si sostiene incondizionatamente e, a mio avviso, non c’è messaggio più bello che si potesse trasmettere. Infine, il comportamento di Satoru ci impartisce un’ultima importante lezione, che si può essere eroi anche senza indossare una maschera e che, per salvare qualcuno, non servono i superpoteri di Spiderman, ma bastano azioni semplici, anche quelle per noi più insignificanti, come un saluto o una parola di conforto.
Poco da dire sul comparto grafico, che segue alla perfezione il tratto di Kei Sanbe e ho particolarmente apprezzato, così come il comparto musicale, che con le sue melodie drammatiche, si adatta perfettamente al mood dell’intera opera.
Adesso, per chiudere il cerchio, torniamo alla frase iniziale, quella che apre la recensione. E vi chiedo: ma voi, vi siete mai chiesti come sarebbe la città in cui voi non ci siete? Manchereste a qualcuno o credete che le persone, amici e parenti, andrebbero avanti anche senza di voi?
Io dopo aver visto "Erased" me lo sono chiesto, d’altronde questa è un’opera che ti spinge a riflettere, e una risposta me la sono pure data, ma, magari, ne parliamo un’altra volta.
"Erased", celebre trasposizione animata dell’omonimo manga di Kei Sanbe, serie targata A-1 Pictures, mandata in onda nel 2016, è una vera e propria lezione di vita, che ci insegna ad apprezzare un grande valore come l’amicizia e che essere soli a questo mondo, è la cosa peggiore che ci possa mai capitare.
Satoru Fujinuma è un ventinovenne mangaka fallito, che tira avanti lavorando come fattorino per una pizzeria. La vita non è stata molto gentile nei suoi confronti, eppure, anche a lui, come a tutti noi è stato dato un talento, che lo rende, in qualche modo, speciale. Il suo è quello di poter tornare, senza volerlo, indietro nel tempo fino ad un massimo di cinque minuti e rivivere sempre la stessa scena fino a quando non scopre l’anomalia che lo costringe in questo loop infinito. Satoru ha ribattezzato questi eventi con il nome di revival e, grazie a questo “superpotere”, è riuscito a salvare numerose vite umane. Tuttavia, proprio dopo uno dei suoi revival, Satoru si ritrova al centro di un delitto che non ha commesso, quello della madre. A questo punto, scoprire l’identità del vero assassino e fuggire dalla polizia, diventano le sue priorità, fino a quando un nuovo revival non lo riporta indietro nel tempo di diciotto anni, quando andava ancora alle elementari e un pedofilo serial killer, che di lì a poco si sarebbe macchiato di tre gravi delitti, imperversava nella tranquilla Hokkaido. L’intuizione è immediata. Tra l’omicidio della madre e i tre rapimenti deve esserci un collegamento e, forse, quest’ultimo, sta proprio nella figura del serial killer.
Come scoprire, dunque, la sua identità?
Magari, evitare che i delitti si compiano, potrebbe essere un buon punto di partenza. Tutto questo, però, richiederà un grande impegno e una volontà di ferro.
Il viaggio nel tempo offre a Satoru una possibilità unica: rivivere una fetta della sua vita, con una consapevolezza e una determinazione, che gli mancavano diciotto anni prima, ma non gli mancano ora. Satoru veste i panni del vero e proprio viaggiatore nel tempo che, conoscendo il futuro, fa di tutto per cambiarlo. E il suo scopo primario è evitare che il serial killer commetta quegli efferati delitti, compreso quello della madre. Ricomporre con tante schegge sparse lo specchio rotto della memoria sarà impresa ardua, anche perché Satoru, di quel periodo buio, ha ben pochi ricordi. Bisogna quindi partire da zero, ovvero dalla prima bambina che fu presa di mira e di lì a poco rapita, Hinazuki Kayo, co-protagonista insieme a Satoru per buona parte della serie, di cui è perno centrale.
Kayo vive una situazione familiare alquanto complicata. La madre era vittima di violenze sessuali da parte dell’ex-marito. Ora, però, insieme al suo nuovo compagno, si macchia degli stessi spregevoli orrori con la figlia, che viene ripetutamente maltrattata. Ad aggravare tutto ciò, c’è il grande vuoto costruitosi intorno alla ragazza, che non ha amici e passa buona parte delle sue giornate al parco da sola. L’obiettivo di Satoru è quello di salvare la ragazza e l’unico modo per farlo, è avvicinarlesi. Da qui inizia a tessersi il filo rosso del racconto, quello che vedrà due bambini, fino ad allora estranei, diventare buoni amici. Ed è qui che si snodano i temi più importanti di "Erased".
Innanzitutto, quello legato alla violenza domestica, di cui l’autore ci propone un ritratto chiaro e reale, che suona come una vera e propria denuncia. Una denuncia contro tutti quei genitori che maltrattano i propri figli, il sangue del loro sangue. Una denuncia, che spesso e volentieri resta impunita, ma non in questo caso, insegnandoci che, a volte, la giustizia può avere la meglio. Alla violenza domestica, si somma per Kayo, la solitudine. Essere soli significa anche essere i bersagli più facili per i malintenzionati. Ma il messaggio che ci vuole lasciare l’autore è molto più profondo. La solitudine viene dipinta come uno dei mali peggiori, uno di quelli che non augureresti neanche al tuo peggior nemico, perché non c’è niente di più brutto di sapere che al mondo non c’è nessuno pronto a tenderti la sua mano nei momenti di difficoltà. Ecco perché bisogna circondarsi di poche, ma giuste persone, quelle su cui sai di poter fare affidamento nel momento del bisogno, insomma, degli amici. E non c’è stata una singola volta, nel corso dell’intero anime, che Kenya non abbia prestato il proprio aiuto a Satoru o che quest’ultimo non abbia teso la mano a Kayo, perché tra amici funziona così, ci si sostiene incondizionatamente e, a mio avviso, non c’è messaggio più bello che si potesse trasmettere. Infine, il comportamento di Satoru ci impartisce un’ultima importante lezione, che si può essere eroi anche senza indossare una maschera e che, per salvare qualcuno, non servono i superpoteri di Spiderman, ma bastano azioni semplici, anche quelle per noi più insignificanti, come un saluto o una parola di conforto.
Poco da dire sul comparto grafico, che segue alla perfezione il tratto di Kei Sanbe e ho particolarmente apprezzato, così come il comparto musicale, che con le sue melodie drammatiche, si adatta perfettamente al mood dell’intera opera.
Adesso, per chiudere il cerchio, torniamo alla frase iniziale, quella che apre la recensione. E vi chiedo: ma voi, vi siete mai chiesti come sarebbe la città in cui voi non ci siete? Manchereste a qualcuno o credete che le persone, amici e parenti, andrebbero avanti anche senza di voi?
Io dopo aver visto "Erased" me lo sono chiesto, d’altronde questa è un’opera che ti spinge a riflettere, e una risposta me la sono pure data, ma, magari, ne parliamo un’altra volta.
"Erased - La città dove io non ci sono" penso che sia uno tra gli anime che mi hanno deluso di più da quando ho iniziato a guardare anime
Trama: L'anime ruota intorno a Satoru Fujinuma, un 29enne mangaka fallito, che non riesce ad esprimere la sua arte come vorrebbe e intanto lavora come fattorino per la consegna a domicilio di una pizzeria di Tokyo. In passato, a seguito ad un misterioso accadimento, ha ottenuto il talento soprannaturale di vedere in flash i momenti precedenti alla morte delle persone, cerca quindi di evitare tali morti ove possibile. Tuttavia un grave accadimento sconvolgerà la sua vita, Satoru dovrà discolparsi di un grave delitto, che non ha commesso. Sarà sbalzato indietro nel tempo, alle elementari, quando nella sua città d'origine (in Hokkaido) imperversava un pedofilo serial killer, e lui dovrà indagare per scoprire il colpevole e salvare i suoi amici da una presunta morte.
Nonostante il concept mi abbia ricordato molto quello di "Steins;Gate", ha un ottimo potenziale per essere un mystery eccellente e molto coinvolgente e ricco di plot twist imprevedibili (o almeno questo è quello che avrei dovuto dire di questa serie, ma purtroppo non sarà così).
Andiamo a trattare subito il problema principale di questa serie, ovvero la sceneggiatura!
La sceneggiatura di questa serie è ricca di incongruenze e forzature. Solitamente quando si va a parlare di viaggi nel tempo, si deve approfondire questo tema, come i pro e i contro, le conseguenze nel cambiare il futuro, e i suoi vari timeline (come fa "Steins;Gate"). Purtroppo in "Erased" questo tema non viene per nulla approfondito, creando così dei buchi di trama abbastanza gravi che vanno ad inceppare la narrazione più di una volta. Se in "Steins;Gate" - l'effetto farfalla - viene spiegato benissimo, in "Erased" - il revival - sembra essere buttato a caso per mandare avanti la trama per esclusione forzata, e questa cosa non l'ho per nulla apprezzata.
Un'altro problema di questa serie è il fattore - Mystery - che è dannatamente prevedibile.
Di solito in un anime di questo genere, questo fattore attanaglia tutta la serie, che ti invoglia a continuare codesto anime per scoprirne di più, e ovviamente durante la visione non mancheranno le rivelazioni shock, con qualche colpo di scena imprevisto verso fine episodio, per poi risolvere il tutto in maniera magistrale, come in "Monster", "Shinsekai Yori", "Utena", "Texhnolyze", "Haibane Renmei" ecc...
Attenzione: questa parte contiene spoiler!
E invece no, in "Erased" questo fattore è una delle grandi stronzate nella storia. È lo stereotipo del "Haha, pensavate tutti che fossi innocuo, e invece no, perché sono il colpevole degli omicidi seriali "- di un personaggio di cui si capiva fin dal quarto episodio che nascondeva qualcosa. Facendo così, il fattore "mistero" che attanagliava la serie, viene mandata a quel paese in favore a forzature e Deus Ex Machina, per non parlare del finale della serie che conclude le vicende in maniera mediocre, fornendo allo spettatore un "Happy ending" forzato.
L'ultimo problema della serie, sono i personaggi che a parer mio sono scritti male (di cui non ne faccio una colpa, visto che l'anime ha solo 12 episodi). Non mi voglio soffermare molto sui personaggi, perché sono piatti e per nulla interessanti (tranne Satoru e Kayo), e non vi svelerò nemmeno il nome del colpevole della serie, ma dico solo che la sua storia, e il motivo dietro ai suoi omicidi non vengono per nulla approfonditi, e quel poco che spiegano non giustificano quello che ha fatto durante la serie.
Fine parte contenente spoiler/b]
In parole brevi posso solo dire che "Erased" è un anime insulso e molto mediocre, e più si va avanti con la serie, e più si notavano varie problematiche che c'erano. L'unica cosa che ho apprezzato di questa serie sono le animazioni, che sono veramente ottime. Il resto è completamente banale
Voto complessivo: 5,5/10
Trama: L'anime ruota intorno a Satoru Fujinuma, un 29enne mangaka fallito, che non riesce ad esprimere la sua arte come vorrebbe e intanto lavora come fattorino per la consegna a domicilio di una pizzeria di Tokyo. In passato, a seguito ad un misterioso accadimento, ha ottenuto il talento soprannaturale di vedere in flash i momenti precedenti alla morte delle persone, cerca quindi di evitare tali morti ove possibile. Tuttavia un grave accadimento sconvolgerà la sua vita, Satoru dovrà discolparsi di un grave delitto, che non ha commesso. Sarà sbalzato indietro nel tempo, alle elementari, quando nella sua città d'origine (in Hokkaido) imperversava un pedofilo serial killer, e lui dovrà indagare per scoprire il colpevole e salvare i suoi amici da una presunta morte.
Nonostante il concept mi abbia ricordato molto quello di "Steins;Gate", ha un ottimo potenziale per essere un mystery eccellente e molto coinvolgente e ricco di plot twist imprevedibili (o almeno questo è quello che avrei dovuto dire di questa serie, ma purtroppo non sarà così).
Andiamo a trattare subito il problema principale di questa serie, ovvero la sceneggiatura!
La sceneggiatura di questa serie è ricca di incongruenze e forzature. Solitamente quando si va a parlare di viaggi nel tempo, si deve approfondire questo tema, come i pro e i contro, le conseguenze nel cambiare il futuro, e i suoi vari timeline (come fa "Steins;Gate"). Purtroppo in "Erased" questo tema non viene per nulla approfondito, creando così dei buchi di trama abbastanza gravi che vanno ad inceppare la narrazione più di una volta. Se in "Steins;Gate" - l'effetto farfalla - viene spiegato benissimo, in "Erased" - il revival - sembra essere buttato a caso per mandare avanti la trama per esclusione forzata, e questa cosa non l'ho per nulla apprezzata.
Un'altro problema di questa serie è il fattore - Mystery - che è dannatamente prevedibile.
Di solito in un anime di questo genere, questo fattore attanaglia tutta la serie, che ti invoglia a continuare codesto anime per scoprirne di più, e ovviamente durante la visione non mancheranno le rivelazioni shock, con qualche colpo di scena imprevisto verso fine episodio, per poi risolvere il tutto in maniera magistrale, come in "Monster", "Shinsekai Yori", "Utena", "Texhnolyze", "Haibane Renmei" ecc...
Attenzione: questa parte contiene spoiler!
E invece no, in "Erased" questo fattore è una delle grandi stronzate nella storia. È lo stereotipo del "Haha, pensavate tutti che fossi innocuo, e invece no, perché sono il colpevole degli omicidi seriali "- di un personaggio di cui si capiva fin dal quarto episodio che nascondeva qualcosa. Facendo così, il fattore "mistero" che attanagliava la serie, viene mandata a quel paese in favore a forzature e Deus Ex Machina, per non parlare del finale della serie che conclude le vicende in maniera mediocre, fornendo allo spettatore un "Happy ending" forzato.
L'ultimo problema della serie, sono i personaggi che a parer mio sono scritti male (di cui non ne faccio una colpa, visto che l'anime ha solo 12 episodi). Non mi voglio soffermare molto sui personaggi, perché sono piatti e per nulla interessanti (tranne Satoru e Kayo), e non vi svelerò nemmeno il nome del colpevole della serie, ma dico solo che la sua storia, e il motivo dietro ai suoi omicidi non vengono per nulla approfonditi, e quel poco che spiegano non giustificano quello che ha fatto durante la serie.
Fine parte contenente spoiler/b]
In parole brevi posso solo dire che "Erased" è un anime insulso e molto mediocre, e più si va avanti con la serie, e più si notavano varie problematiche che c'erano. L'unica cosa che ho apprezzato di questa serie sono le animazioni, che sono veramente ottime. Il resto è completamente banale
Voto complessivo: 5,5/10
"Erased" è una specie di thriller 'mischiato' ai viaggi nel tempo.
Sicuramente consiglio vivamente la visione agli amanti del genere sia a quelli che non lo sono. Gli episodi scorrono velocemente e hai sempre voglia di andare avanti, per scoprire il proseguimento del rapporto tra i personaggi, talvolta un po' banale, e pure per scoprire chi è il colpevole.
Un punto di forza di questo anime è che si possono fare teorie anche nei primi episodi su chi sia il colpevole, infatti sono presenti vari dettagli che ti possono far capire il colpevole anche dopo pochi episodi, quindi per il rovescio della medaglia, c'è la banalità della risoluzione del caso. Un difetto di questo anime è la presenza di alcuni dettagli messi lì solo per rendere più difficile la comprensione della trama da parte dello spettatore e per rendere più complesso il tutto.
Nella serie si parla anche di temi molto seri, che vengono affrontati a volte forse con troppa leggerezza ma in generale sono contento della maturità che raggiunge la serie in certi punti. La trama comunque è abbastanza intricata e ti prende fin da subito e, al di fuori di capire chi è il colpevole (non è lo scopo principale, possiamo dirla un trama parallela). I personaggi invece lasciano un po' a desiderare, a parte i protagonisti, i comprimari sono un po' piatti. Le animazioni sono carine e le musiche non sono brutte, ma sicuramente nulla di incredibile in entrambi i casi.
La cosa che abbassa il mio voto è principalmente il finale, dal mio punto di vista (cercando comunque di rimanere oggettivo) un po' forzato e ti lascia l'amaro in bocca. Comunque ciò che vedi a schermo è interessante e vi consiglio di guardarlo.
Sicuramente consiglio vivamente la visione agli amanti del genere sia a quelli che non lo sono. Gli episodi scorrono velocemente e hai sempre voglia di andare avanti, per scoprire il proseguimento del rapporto tra i personaggi, talvolta un po' banale, e pure per scoprire chi è il colpevole.
Un punto di forza di questo anime è che si possono fare teorie anche nei primi episodi su chi sia il colpevole, infatti sono presenti vari dettagli che ti possono far capire il colpevole anche dopo pochi episodi, quindi per il rovescio della medaglia, c'è la banalità della risoluzione del caso. Un difetto di questo anime è la presenza di alcuni dettagli messi lì solo per rendere più difficile la comprensione della trama da parte dello spettatore e per rendere più complesso il tutto.
Nella serie si parla anche di temi molto seri, che vengono affrontati a volte forse con troppa leggerezza ma in generale sono contento della maturità che raggiunge la serie in certi punti. La trama comunque è abbastanza intricata e ti prende fin da subito e, al di fuori di capire chi è il colpevole (non è lo scopo principale, possiamo dirla un trama parallela). I personaggi invece lasciano un po' a desiderare, a parte i protagonisti, i comprimari sono un po' piatti. Le animazioni sono carine e le musiche non sono brutte, ma sicuramente nulla di incredibile in entrambi i casi.
La cosa che abbassa il mio voto è principalmente il finale, dal mio punto di vista (cercando comunque di rimanere oggettivo) un po' forzato e ti lascia l'amaro in bocca. Comunque ciò che vedi a schermo è interessante e vi consiglio di guardarlo.
Partire dall'idea di rivivere il passato per cambiare il futuro è un gioco narrativo molto macchinoso e difficilmente gestibile al 100% (anche "Steins Gate" ha le sue falle, seppur meno di quest'anime). Secondo me è questo lo scotto che Erased paga.
Una storia molto complessa da rendere coerente al 100%, soprattutto per il fatto che ripete varie volte lo stesso avvenimento seppur in diverse varianti.
C'è da dire pero' che tutto sommato è molto godibile, soprattutto la prima parte che è veramente ben fatta; la seconda scricchiola un po' (a volte un po' troppo) a causa di mancata giustificazione degli aventi, delle scelte dei personaggi e un paio di deus ex-machina.
Lo stile registico di motivare, una scelta o un accadimento fatta da un personaggio, dopo averlo compiuto, molto spesso non ha aiutato molto, anzi ha quasi rischiato di far passare la cosa per dimenticanza ripresa in seguito.
Si sono omessi alcuni dettagli che lo spettatore attendeva, primo fra tutti il motivo dei 'revival', ma non solo quello...
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler
Avrei preferito una storia un po' più lineare, magari con meno revival, ma dove si approfondivano meglio i personaggi dato che erano parecchi; il professore per esempio non ha ricevuto il giusto spazio per farci apprezzare appieno le sue lacrime finali.
In fin dei conti è un buon anime, da vedere, poiché il contorno della storia è fatto molto bene: dai personaggi alla colonna sonora, compreso la musica iniziale e finale, alla grafica, scenografia etc...
Peccato! perché con un lavoro meglio ragionato, poteva uscirne fuori un capolavoro.
Menzione d'onore per il poetico tema "la città in cui io non ci sono di Hinazuki Kayo"
Una storia molto complessa da rendere coerente al 100%, soprattutto per il fatto che ripete varie volte lo stesso avvenimento seppur in diverse varianti.
C'è da dire pero' che tutto sommato è molto godibile, soprattutto la prima parte che è veramente ben fatta; la seconda scricchiola un po' (a volte un po' troppo) a causa di mancata giustificazione degli aventi, delle scelte dei personaggi e un paio di deus ex-machina.
Lo stile registico di motivare, una scelta o un accadimento fatta da un personaggio, dopo averlo compiuto, molto spesso non ha aiutato molto, anzi ha quasi rischiato di far passare la cosa per dimenticanza ripresa in seguito.
Si sono omessi alcuni dettagli che lo spettatore attendeva, primo fra tutti il motivo dei 'revival', ma non solo quello...
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler
Avrei preferito una storia un po' più lineare, magari con meno revival, ma dove si approfondivano meglio i personaggi dato che erano parecchi; il professore per esempio non ha ricevuto il giusto spazio per farci apprezzare appieno le sue lacrime finali.
In fin dei conti è un buon anime, da vedere, poiché il contorno della storia è fatto molto bene: dai personaggi alla colonna sonora, compreso la musica iniziale e finale, alla grafica, scenografia etc...
Peccato! perché con un lavoro meglio ragionato, poteva uscirne fuori un capolavoro.
Menzione d'onore per il poetico tema "la città in cui io non ci sono di Hinazuki Kayo"
A fronte delle già tante recensioni esistenti su questo giallo psicologico del noto Kei Sanbe, premetto di volerlo recensire per provare a definire in modo più schematico quelli che per me sono i punti di forza e le pecche, cercando di restare il più oggettivo possibile.
Per quanto detto sopra, non mi soffermerò sulla trama, basti sapere che il protagonista è Satoru, un ragazzo di 29 anni il quale possiede un potere soprannaturale, non controllabile da lui, che gli consente, qualora egli si trovi in situazioni critiche dove sta per succedere qualcosa di brutto, di poter rivivere improvvisamente gli ultimi 1-5 minuti di quell'evento, così da poter capire cosa sta per succedere e prevenirlo, fino a quando un giorno questo fenomeno, che lui chiama "revival", lo riporterà indietro fino alla fanciullezza, per cambiare qualcosa di orribile che era successo e che non era riuscito a fermare, qualcosa che stava influenzando il suo presente.
Punti di forza
1) Anzitutto è un anime estremamente coinvolgente, indipendentemente da altri giudizi di fino che si possono dare riguardo alle tematiche o al finale. Cattura l'attenzione da subito, con tempi di trama perfetti, almeno fino al nono, decimo episodio. Gli episodi vengono scanditi dal passare dei giorni che al protagonista rimangono per cambiare le cose, con una suspense crescente verso il giorno X, di cui non è scontato il risultato.
2) Le tematiche di fondo sono rese in modo estremamente sincero e vivido, riuscendo ad arrivare al cuore dello spettatore:
- C'è l'esaltazione dello spirito di umanità come unica chiave per cambiare le cose, il non lasciare mai sole le persone, la comprensione verso i drammi personali e soprattutto la coscienza e consapevolezza che ognuno vive dentro di se una vita/realtà di cui siamo totalmente all'oscuro, e non solo non bisogna giudicare a priori non conoscendo ciò che è dietro alle persone, ma bisogna accorgersi e aiutare fino a che siamo in tempo, ripudiando il classico atteggiamento del ''lasciar stare''. L'introspezione psicologica dei personaggi, soprattutto di Kayo è assolutamente perfetta, e lascia il segno, facendoti vivere nei suoi panni, e facendoti venire voglia di entrare nella serie e risolvere le cose ancor prima del protagonista, quasi come se fossi te stesso Satoru.
- Grazie alla connessione con il viaggio nel tempo, si pongono le basi per un altro concetto molto importante che Kei Sanbe vuole trasmettere, ovvero quello dell'atto mancato, del rimorso, del rancore e dell'odio profondo che a volte si prova anche verso noi stessi per non aver agito quando era possibile. Così l'autore non solo smuove l'animo dello spettatore, ma quasi lo sgrida mostrandogli la cruda realtà della seconda possibilità, che nella vita reale non esiste a differenza di ciò che accade per Satoru, e della necessità di agire quando possiamo e dobbiamo senza rimanere impassibili, senza vergogna, senza lasciar correre. Questo è l'unico modo per cambiare le cose ed evitare un futuro grigio e tormentato.
- Altro aspetto fortemente esaltato, in correlazione col precedente, è l'importanza di godere dei piccoli momenti della vita, che per quanto insignificanti appaiano nel momento in cui li stiamo vivendo, saranno poi l'unica vera nostalgia che avremo, e molte volte gli unici rimorsi, come un sorriso a nostra madre, una festa con gli amici o un abbraccio ad una persona cara. Questo tema, seppur visto e rivisto, in questa serie è reso divinamente, perché viene presentato mettendo a confronto il prima e il dopo, sbattendo in faccia allo spettatore un ''dopo'' devastato proprio per questi atti mancati, di cui dobbiamo renderci conto subito, e non poi.
3) Terzo aspetto positivo è la trama e la sua logica, difatti fila tutto correttamente e perfettamente, non vi sono buchi/errori o cose non spiegate. Viene tutto mostrato e definito con spiegazioni logiche e razionali, nulla di impossibile e/o sbagliato e/o che non torna.
4) A parer mio ultimo aspetto veramente da esaltare è la capacità di far rimanere alcune specifiche scene impresse nella mente dello spettatore, grazie anche alla tecnica scelta dagli autori di riproporre alcuni immagini più volte, in modo quasi martellante, sfruttando chiaramente il tema del viaggio nel tempo e del rivivere gli stessi momenti cambiandoli, dunque una tecnica visiva a scopo di trama molto riuscita. Il più impattante è sicuramente la scena di Kayo da sola nel parco, con quello che poi sappiamo dal primo episodio che succederà, oppure la festa di compleanno di Satoru e così molte altre.
5) Finalmente a differenza di molti altri anime con tematiche ed ambientazioni simili non c'è traccia, se non rarissima, di quel comportamento timido, imbarazzato e fastidiosamente statico e goffo dei protagonisti maschili, che era la mia paura più grande prima di iniziarlo.
Pecche:
1) Premettendo che a me l'animazione è piaciuta molto, se proprio bisogna sottolineare tutto, oggettivamente poteva essere più fluida, a volte è molto statica, e un po' troppo semplificata, ma almeno per me questo è un dettaglio, ciò che conta in questa serie è evidentemente la storia e i personaggi, non la si guarda per le animazioni, per cui non vedo il motivo di molte critiche negative a riguardo (è come se criticassi Usain Bolt perché a nuotare è un po' scarso).
Attenzione: questa parte contiene spoiler
2) Principale pecca secondo me è che il responsabile degli omicidi è fin troppo sospettabile dall'inizio, ma non tanto per gli indizi che vengono dati, che se non alla fine secondo me non sono troppo evidenti, ma per la mancanza di altri sospettati da incolpare. Dato che ci si accorge subito che il responsabile è un uomo, nel passato di Satoru, escluso Yuuki subito, date le parole della madre, rimangono soltanto il padre di Yuuki e il padre di Kayo, che però sono molto deboli come possibili sospettati, anche per il fatto che non compaiono mai e non hanno alcun ruolo, e Yashiro, che alla fine è difatti l'unico da sospettare per esclusione. Io non ho guardato molto gli indizi né ho elaborato chissà quale tesi che mi ha portato subito a capire che era lui l'assassino, semplicemente per esclusione ho subito pensato a lui, e tale convinzione è rimasta. La carenza di altri sospettati maschi è un po' una pecca che riduce la suspense della serie.
3) Infine, come sottolineato quasi da tutti, è inevitabile dire che il finale è troppo sbrigativo. Il non focalizzarsi sul salvataggio anche di Hiromi e di Aya sta anche bene, essendo secondo me già reso perfettamente tutto quello che la serie deve dire con Kayo. Il problema sta nella resa dei conti con Yashiro. Rapida, veloce, tirata via e molto frutto di ragionamenti che l'autore aveva suoi ma che non ha per nulla reso al pubblico, un po' come se ti dicessero soltanto alla fine ''guarda è così, Yashiro ha questo problema, Satoru ha capito, la relazione tra i due è diventata questa, basta ciao''. Inoltre, a parte per il non aver approfondito e aver sbrigato la cosa, il vero difetto secondo me è che il tema del finale proprio non c'entra gran che con tutto il resto. È come se esulasse da quanto detto prima, non che sia in contraddizione, ma come se le vicende su cui si basa tutto l'anime fossero passate e finite, e questo finale fosse un altra serie a se che non c'entra poi nulla. Potrà forse essere una visione soggettiva ma a me ha fatto questo effetto.
Fine parte contente spoiler
L'abbassamento del voto finale dipende per me solo da questi ultimi due punti, perché per il resto è un anime veramente bellissimo e travolgente, che colpisce al cuore mantenendo la suspense del thriller psicologico. Secondo me un must da vedere per tutti, appassionati e non.
Per quanto detto sopra, non mi soffermerò sulla trama, basti sapere che il protagonista è Satoru, un ragazzo di 29 anni il quale possiede un potere soprannaturale, non controllabile da lui, che gli consente, qualora egli si trovi in situazioni critiche dove sta per succedere qualcosa di brutto, di poter rivivere improvvisamente gli ultimi 1-5 minuti di quell'evento, così da poter capire cosa sta per succedere e prevenirlo, fino a quando un giorno questo fenomeno, che lui chiama "revival", lo riporterà indietro fino alla fanciullezza, per cambiare qualcosa di orribile che era successo e che non era riuscito a fermare, qualcosa che stava influenzando il suo presente.
Punti di forza
1) Anzitutto è un anime estremamente coinvolgente, indipendentemente da altri giudizi di fino che si possono dare riguardo alle tematiche o al finale. Cattura l'attenzione da subito, con tempi di trama perfetti, almeno fino al nono, decimo episodio. Gli episodi vengono scanditi dal passare dei giorni che al protagonista rimangono per cambiare le cose, con una suspense crescente verso il giorno X, di cui non è scontato il risultato.
2) Le tematiche di fondo sono rese in modo estremamente sincero e vivido, riuscendo ad arrivare al cuore dello spettatore:
- C'è l'esaltazione dello spirito di umanità come unica chiave per cambiare le cose, il non lasciare mai sole le persone, la comprensione verso i drammi personali e soprattutto la coscienza e consapevolezza che ognuno vive dentro di se una vita/realtà di cui siamo totalmente all'oscuro, e non solo non bisogna giudicare a priori non conoscendo ciò che è dietro alle persone, ma bisogna accorgersi e aiutare fino a che siamo in tempo, ripudiando il classico atteggiamento del ''lasciar stare''. L'introspezione psicologica dei personaggi, soprattutto di Kayo è assolutamente perfetta, e lascia il segno, facendoti vivere nei suoi panni, e facendoti venire voglia di entrare nella serie e risolvere le cose ancor prima del protagonista, quasi come se fossi te stesso Satoru.
- Grazie alla connessione con il viaggio nel tempo, si pongono le basi per un altro concetto molto importante che Kei Sanbe vuole trasmettere, ovvero quello dell'atto mancato, del rimorso, del rancore e dell'odio profondo che a volte si prova anche verso noi stessi per non aver agito quando era possibile. Così l'autore non solo smuove l'animo dello spettatore, ma quasi lo sgrida mostrandogli la cruda realtà della seconda possibilità, che nella vita reale non esiste a differenza di ciò che accade per Satoru, e della necessità di agire quando possiamo e dobbiamo senza rimanere impassibili, senza vergogna, senza lasciar correre. Questo è l'unico modo per cambiare le cose ed evitare un futuro grigio e tormentato.
- Altro aspetto fortemente esaltato, in correlazione col precedente, è l'importanza di godere dei piccoli momenti della vita, che per quanto insignificanti appaiano nel momento in cui li stiamo vivendo, saranno poi l'unica vera nostalgia che avremo, e molte volte gli unici rimorsi, come un sorriso a nostra madre, una festa con gli amici o un abbraccio ad una persona cara. Questo tema, seppur visto e rivisto, in questa serie è reso divinamente, perché viene presentato mettendo a confronto il prima e il dopo, sbattendo in faccia allo spettatore un ''dopo'' devastato proprio per questi atti mancati, di cui dobbiamo renderci conto subito, e non poi.
3) Terzo aspetto positivo è la trama e la sua logica, difatti fila tutto correttamente e perfettamente, non vi sono buchi/errori o cose non spiegate. Viene tutto mostrato e definito con spiegazioni logiche e razionali, nulla di impossibile e/o sbagliato e/o che non torna.
4) A parer mio ultimo aspetto veramente da esaltare è la capacità di far rimanere alcune specifiche scene impresse nella mente dello spettatore, grazie anche alla tecnica scelta dagli autori di riproporre alcuni immagini più volte, in modo quasi martellante, sfruttando chiaramente il tema del viaggio nel tempo e del rivivere gli stessi momenti cambiandoli, dunque una tecnica visiva a scopo di trama molto riuscita. Il più impattante è sicuramente la scena di Kayo da sola nel parco, con quello che poi sappiamo dal primo episodio che succederà, oppure la festa di compleanno di Satoru e così molte altre.
5) Finalmente a differenza di molti altri anime con tematiche ed ambientazioni simili non c'è traccia, se non rarissima, di quel comportamento timido, imbarazzato e fastidiosamente statico e goffo dei protagonisti maschili, che era la mia paura più grande prima di iniziarlo.
Pecche:
1) Premettendo che a me l'animazione è piaciuta molto, se proprio bisogna sottolineare tutto, oggettivamente poteva essere più fluida, a volte è molto statica, e un po' troppo semplificata, ma almeno per me questo è un dettaglio, ciò che conta in questa serie è evidentemente la storia e i personaggi, non la si guarda per le animazioni, per cui non vedo il motivo di molte critiche negative a riguardo (è come se criticassi Usain Bolt perché a nuotare è un po' scarso).
Attenzione: questa parte contiene spoiler
2) Principale pecca secondo me è che il responsabile degli omicidi è fin troppo sospettabile dall'inizio, ma non tanto per gli indizi che vengono dati, che se non alla fine secondo me non sono troppo evidenti, ma per la mancanza di altri sospettati da incolpare. Dato che ci si accorge subito che il responsabile è un uomo, nel passato di Satoru, escluso Yuuki subito, date le parole della madre, rimangono soltanto il padre di Yuuki e il padre di Kayo, che però sono molto deboli come possibili sospettati, anche per il fatto che non compaiono mai e non hanno alcun ruolo, e Yashiro, che alla fine è difatti l'unico da sospettare per esclusione. Io non ho guardato molto gli indizi né ho elaborato chissà quale tesi che mi ha portato subito a capire che era lui l'assassino, semplicemente per esclusione ho subito pensato a lui, e tale convinzione è rimasta. La carenza di altri sospettati maschi è un po' una pecca che riduce la suspense della serie.
3) Infine, come sottolineato quasi da tutti, è inevitabile dire che il finale è troppo sbrigativo. Il non focalizzarsi sul salvataggio anche di Hiromi e di Aya sta anche bene, essendo secondo me già reso perfettamente tutto quello che la serie deve dire con Kayo. Il problema sta nella resa dei conti con Yashiro. Rapida, veloce, tirata via e molto frutto di ragionamenti che l'autore aveva suoi ma che non ha per nulla reso al pubblico, un po' come se ti dicessero soltanto alla fine ''guarda è così, Yashiro ha questo problema, Satoru ha capito, la relazione tra i due è diventata questa, basta ciao''. Inoltre, a parte per il non aver approfondito e aver sbrigato la cosa, il vero difetto secondo me è che il tema del finale proprio non c'entra gran che con tutto il resto. È come se esulasse da quanto detto prima, non che sia in contraddizione, ma come se le vicende su cui si basa tutto l'anime fossero passate e finite, e questo finale fosse un altra serie a se che non c'entra poi nulla. Potrà forse essere una visione soggettiva ma a me ha fatto questo effetto.
Fine parte contente spoiler
L'abbassamento del voto finale dipende per me solo da questi ultimi due punti, perché per il resto è un anime veramente bellissimo e travolgente, che colpisce al cuore mantenendo la suspense del thriller psicologico. Secondo me un must da vedere per tutti, appassionati e non.
Chi di noi non ha mai provato la sensazione così familiare, in parte nostalgica e al contempo straniante del déjà vu? Fenomeno psichico che, con una definizione frettolosa e forse impropria, viene considerato una sorta di “falso riconoscimento”. Non ci sono certezze inossidabili in merito, ma tutto mi è sempre sembrato fuorché un falso riconoscimento. Mi è sempre piaciuto pensare, non avendo nemmeno io certezze in merito alla questione, né dottrinarie e né tanto meno scientifiche, che i déjà vu siano segnali o tracce improvvise di vite da noi precedentemente vissute, manifestazioni di un karma che cerca di sciogliere i suoi nodi lungo l’arco di una delle diverse esistenze che ci sono concesse e che l’inconscio probabilmente cela alla coscienza, allo stato di veglia. Del resto, il déjà vu è fatto della sostanza dei sogni, a ben guardare, così impalpabili e indecifrabili eppure così potenti e fonte di un’energia impossibile da classificare secondo canoni empirici. "Erased – La città in cui io non ci sono", è un anime che si serve di questo semplice eppur controverso espediente narrativo, il déjà-vu appunto, per raccontarci una storia che fonde diversi registri narrativi e la cui superficie di genere può esser considerata come thriller dalle atmosfere nostalgiche.
Satoru è un ventinovenne che lavora come fattorino a Tokyo, ma è anche un’aspirante mangaka le cui possibilità sono al momento frustrate da una certa impersonalità e mancanza d’empatia nella caratterizzazione delle storie proposte. Satoru però ha un potere particolare a tutti ignoto, ovvero quello di tornare indietro nel tempo di pochi minuti, indipendentemente dalla sua volontà, per prevenire un evento nefasto e salvare la vita alle persone. Egli lo chiama “revival”, ed è in effetti una sorta di déjà-vu. Un giorno, però, in seguito ad un tragico evento, Satoru viene catapultato nel passato fino nel 1988, al tempo in cui aveva appena 11 anni. Un revival inatteso e di portata temporale assolutamente inconsueta rispetto ai precedenti. Ma non è casuale il tempo in cui è stato calato e nel quale si ritrova fanciullo, in quanto in quel lontano passato si erano consumati eventi delittuosi ai danni di alcune sue compagne di scuola. Satoru capisce che è tornato indietro nel tempo per scongiurare quei delitti e per evitare la tragedia che dal presente lo aveva catapultato nel passato. Deciso a portare a compimento la delicata missione che un fato inconoscibile e beffardo gli aveva affidato, in un primo momento si mette sulle tracce di un killer seriale che in quel periodo aveva ucciso tre sue coetanee, cercando di proteggerne una in particolare: Kayo. Ma nonostante gli sforzi e la consapevolezza di aver cambiato in parte il passato, non riesce a salvare Kayo e si ritrova ricatapultato improvvisamente nel presente e braccato per un delitto che non ha commesso. Ma i viaggi a ritroso nel tempo non sono terminati, e Satoru avrà modo di tornare nel 1988 per venire a capo di un mistero che lega indissolubilmente il passato al presente, e che cambierà per sempre il suo futuro.
Nel raccontarvi per sommi capi la vicenda ho cercato di fornire meno informazioni possibili su un anime la cui complessità narrativa non è data solo dagli sbalzi temporali, peraltro non così numerosi come forse immaginabile, quanto per una effettiva commistione tra i generi che rende assolutamente affascinante questa storia, ed una evoluzione dei personaggi che non è possibile – né interessante per chi legge – approfondire in sede di presentazione. "Erased" è un anime decisamente più da guardare che da raccontare, per l’interessante sviluppo della storia e per il modo con il quale Tomohiko Itō ha scelto di proporcela. Tratto da un manga di successo in madrepatria, "Boku dake ga inai machi" (La città in cui io non ci sono), "Erased" si avvale di ottime caratterizzazioni animate e di una regia che sceglie un affascinante espediente visivo, quello di cambiare il formato video nel momento in cui dal presente emergono le immagini del passato, attraverso l’ausilio delle bande nere che danno l’effetto pellicola, la cui sensazione è quella di vedere un film nel film. Una sorta di specchio nello specchio, quello nel quale ritrovare il riflesso dei vortici temporali che ci raccontano apparentemente la stessa storia ma che, in realtà, proprio per la determinazione del protagonista e in ossequio a una concezione circolare del tempo (non solo psicologico) e del racconto (e più in generale della vita, della realtà vissuta), sempre cara alla cultura e alla tradizione nipponica, sono aperture per nuove storie, nuovi mondi, nuove realtà. E infatti sono molteplici le possibilità con cui la vicenda, per Satoru, può terminare. E ad ogni sbalzo temporale il ragazzo/bambino ne è sempre più consapevole.
Quali sono i punti fermi da mantenere, allora? L’importante, certo, è salvare le tre bambine ed evitare un futuro nefasto, ma il protagonista avrà modo anche di evolvere personalmente in questo viaggio così indecifrabile ed irto di insidie, non ultima un assassino di cui si ignora l’identità. Senza svelarvi alcunché sugli snodi essenziali e conclusivi della vicenda, voglio comunque soffermarmi su un punto a mio modo di vedere fondamentale nell’interpretazione di Erased, che è senza dubbio quello sulla definizione del genere. Se lo approcciate esclusivamente come un thriller, soffermandovi solo sui meccanismi classici di genere, forse non lo apprezzerete come merita, in quanto l’assassino è facilmente intuibile dal principio e nemmeno troppo celato, a ben guardare. In più, dal punto di vista strettamente narrativo, come thriller e come storia in generale soffre di una certa asimmetria tra prima (piena di spunti notevoli) e seconda (un po’ accelerata, ma era inevitabile) parte, e non tutto è sviluppato come dovrebbe lasciando aperto qualche interrogativo di troppo. Ma la forza di Erased non è nella sua congruenza narrativa, nella sua presunta aderenza al genere e nemmeno nell’indagine psicologica dei personaggi sulla ribalta, quanto invece nell’emozione complessiva che restituisce, nel suo alone nostalgico e malinconico, nell’originalità di una storia che era davvero difficile restituire in soli 12 episodi. Ce ne sarebbero voluti almeno 6-7 di più per coprire quei buchi che l’anime in formato così breve non poteva assolutamente colmare come invece, a quanto pare, riesce a fare il manga di riferimento. Ottimo anche il comparto musicale, con l’orecchiabile e suggestiva opening, "Re:Re:", degli Asian Kung-Fu Generation, e la gradevole ending, "Sore wa chiisana hikari no yona" (Sembrava una piccola luce), di Sayuri.
Il tema forte che emerge e che si fa spazio tra le pieghe del mistery è quello dell’amicizia, costruita nella rete relazionale dell’infanzia e talmente forte da resistere al tempo, fino ad essere fondamentale per rimettere a posto i tasselli delle vite spezzate o interrotte in un presente che è forse un futuro alternativo, o solamente uno dei tanti frammenti di un tempo circolare e di un karma che ricompone magicamente i vissuti dei personaggi nel qui ed ora. In questo senso, il parallelo più prossimo con altre serie anime è più che altro con l’altrettanto intenso Ano Hana, nel quale peraltro il discorso sui motivi del destino e del karma era ben più scoperto e centrale per l’evoluzione del racconto. In "Erased" è il sentimento che resiste al tempo e alle circostanze, ad un fato che è tutt’altro che ineluttabile ma al contrario modificabile grazie a un dono inconsueto e razionalmente inverosimile ma al servizio di azioni umane più che umane, di una determinazione del protagonista che sceglie di rischiare la sua stessa vita per salvare quella degli altri. E questo suo spirito, così potente nel corpo di un esile bambino, non solo cambierà i destini di chi gli è intorno ma sopravviverà a un sonno creduto definitivo, quando arriverà l’inatteso risveglio. Il bellissimo titolo, "Boku dake ga inai machi – La città in cui io non ci sono", è proprio riferito a questo, al fatto che Satoru ha modificato e costruito ricordi i quali, grazie al continuo mutare degli scenari in cui si è ritrovato ad agire nei salti temporali, resteranno solo nella sua memoria.
Satoru è un ventinovenne che lavora come fattorino a Tokyo, ma è anche un’aspirante mangaka le cui possibilità sono al momento frustrate da una certa impersonalità e mancanza d’empatia nella caratterizzazione delle storie proposte. Satoru però ha un potere particolare a tutti ignoto, ovvero quello di tornare indietro nel tempo di pochi minuti, indipendentemente dalla sua volontà, per prevenire un evento nefasto e salvare la vita alle persone. Egli lo chiama “revival”, ed è in effetti una sorta di déjà-vu. Un giorno, però, in seguito ad un tragico evento, Satoru viene catapultato nel passato fino nel 1988, al tempo in cui aveva appena 11 anni. Un revival inatteso e di portata temporale assolutamente inconsueta rispetto ai precedenti. Ma non è casuale il tempo in cui è stato calato e nel quale si ritrova fanciullo, in quanto in quel lontano passato si erano consumati eventi delittuosi ai danni di alcune sue compagne di scuola. Satoru capisce che è tornato indietro nel tempo per scongiurare quei delitti e per evitare la tragedia che dal presente lo aveva catapultato nel passato. Deciso a portare a compimento la delicata missione che un fato inconoscibile e beffardo gli aveva affidato, in un primo momento si mette sulle tracce di un killer seriale che in quel periodo aveva ucciso tre sue coetanee, cercando di proteggerne una in particolare: Kayo. Ma nonostante gli sforzi e la consapevolezza di aver cambiato in parte il passato, non riesce a salvare Kayo e si ritrova ricatapultato improvvisamente nel presente e braccato per un delitto che non ha commesso. Ma i viaggi a ritroso nel tempo non sono terminati, e Satoru avrà modo di tornare nel 1988 per venire a capo di un mistero che lega indissolubilmente il passato al presente, e che cambierà per sempre il suo futuro.
Nel raccontarvi per sommi capi la vicenda ho cercato di fornire meno informazioni possibili su un anime la cui complessità narrativa non è data solo dagli sbalzi temporali, peraltro non così numerosi come forse immaginabile, quanto per una effettiva commistione tra i generi che rende assolutamente affascinante questa storia, ed una evoluzione dei personaggi che non è possibile – né interessante per chi legge – approfondire in sede di presentazione. "Erased" è un anime decisamente più da guardare che da raccontare, per l’interessante sviluppo della storia e per il modo con il quale Tomohiko Itō ha scelto di proporcela. Tratto da un manga di successo in madrepatria, "Boku dake ga inai machi" (La città in cui io non ci sono), "Erased" si avvale di ottime caratterizzazioni animate e di una regia che sceglie un affascinante espediente visivo, quello di cambiare il formato video nel momento in cui dal presente emergono le immagini del passato, attraverso l’ausilio delle bande nere che danno l’effetto pellicola, la cui sensazione è quella di vedere un film nel film. Una sorta di specchio nello specchio, quello nel quale ritrovare il riflesso dei vortici temporali che ci raccontano apparentemente la stessa storia ma che, in realtà, proprio per la determinazione del protagonista e in ossequio a una concezione circolare del tempo (non solo psicologico) e del racconto (e più in generale della vita, della realtà vissuta), sempre cara alla cultura e alla tradizione nipponica, sono aperture per nuove storie, nuovi mondi, nuove realtà. E infatti sono molteplici le possibilità con cui la vicenda, per Satoru, può terminare. E ad ogni sbalzo temporale il ragazzo/bambino ne è sempre più consapevole.
Quali sono i punti fermi da mantenere, allora? L’importante, certo, è salvare le tre bambine ed evitare un futuro nefasto, ma il protagonista avrà modo anche di evolvere personalmente in questo viaggio così indecifrabile ed irto di insidie, non ultima un assassino di cui si ignora l’identità. Senza svelarvi alcunché sugli snodi essenziali e conclusivi della vicenda, voglio comunque soffermarmi su un punto a mio modo di vedere fondamentale nell’interpretazione di Erased, che è senza dubbio quello sulla definizione del genere. Se lo approcciate esclusivamente come un thriller, soffermandovi solo sui meccanismi classici di genere, forse non lo apprezzerete come merita, in quanto l’assassino è facilmente intuibile dal principio e nemmeno troppo celato, a ben guardare. In più, dal punto di vista strettamente narrativo, come thriller e come storia in generale soffre di una certa asimmetria tra prima (piena di spunti notevoli) e seconda (un po’ accelerata, ma era inevitabile) parte, e non tutto è sviluppato come dovrebbe lasciando aperto qualche interrogativo di troppo. Ma la forza di Erased non è nella sua congruenza narrativa, nella sua presunta aderenza al genere e nemmeno nell’indagine psicologica dei personaggi sulla ribalta, quanto invece nell’emozione complessiva che restituisce, nel suo alone nostalgico e malinconico, nell’originalità di una storia che era davvero difficile restituire in soli 12 episodi. Ce ne sarebbero voluti almeno 6-7 di più per coprire quei buchi che l’anime in formato così breve non poteva assolutamente colmare come invece, a quanto pare, riesce a fare il manga di riferimento. Ottimo anche il comparto musicale, con l’orecchiabile e suggestiva opening, "Re:Re:", degli Asian Kung-Fu Generation, e la gradevole ending, "Sore wa chiisana hikari no yona" (Sembrava una piccola luce), di Sayuri.
Il tema forte che emerge e che si fa spazio tra le pieghe del mistery è quello dell’amicizia, costruita nella rete relazionale dell’infanzia e talmente forte da resistere al tempo, fino ad essere fondamentale per rimettere a posto i tasselli delle vite spezzate o interrotte in un presente che è forse un futuro alternativo, o solamente uno dei tanti frammenti di un tempo circolare e di un karma che ricompone magicamente i vissuti dei personaggi nel qui ed ora. In questo senso, il parallelo più prossimo con altre serie anime è più che altro con l’altrettanto intenso Ano Hana, nel quale peraltro il discorso sui motivi del destino e del karma era ben più scoperto e centrale per l’evoluzione del racconto. In "Erased" è il sentimento che resiste al tempo e alle circostanze, ad un fato che è tutt’altro che ineluttabile ma al contrario modificabile grazie a un dono inconsueto e razionalmente inverosimile ma al servizio di azioni umane più che umane, di una determinazione del protagonista che sceglie di rischiare la sua stessa vita per salvare quella degli altri. E questo suo spirito, così potente nel corpo di un esile bambino, non solo cambierà i destini di chi gli è intorno ma sopravviverà a un sonno creduto definitivo, quando arriverà l’inatteso risveglio. Il bellissimo titolo, "Boku dake ga inai machi – La città in cui io non ci sono", è proprio riferito a questo, al fatto che Satoru ha modificato e costruito ricordi i quali, grazie al continuo mutare degli scenari in cui si è ritrovato ad agire nei salti temporali, resteranno solo nella sua memoria.
Il ventinovenne Satoru Fujinuma ha il dono di rivivere alcuni istanti della propria vita, in particolar modo accadimenti pericolosi che avvengono attorno a lui, e che pertanto è in grado di scongiurare intervenendo nel corso degli eventi. Questa sua dote la chiama revival, e avviene quando gli appare una farfalla luminescente.
Ma quando a seguito dell'omicidio della madre, viene ingiustamente accusato dell'accaduto, si ritrova in un revival questa volta molto lungo. Infatti invece di rivivere i soliti pochi secondi dal momento dell'avvistamento della solita farfalla, si ritrova addirittura ai suoi undici anni, catapultato indietro nel tempo.
Qui si troverà a dover affrontare un pericoloso serial killer di bambini.
Un thriller interessantissimo con elementi soprannaturali, questo è "Erased", intrecciato tra varie fasi della vita del protagonista, che impegnato a salvare vite e fermare il misterioso assassino, avrà anche occasione di mettere ordine nella sua esistenza.
I disegni non mi hanno fatto impazzire, rimangono nel canonico, anche se quello che conta in questo anime non è la parte tecnica, piuttosto i contenuti, tuttavia è anche vero che in merito all'animazione, di qualità altalenante, si poteva fare di più.
Ben eseguite e prodotte le sigle, non altrettanto ispirate e di impatto, sufficiente la colonna sonora che fa il suo lavoro senza infamia ne lode.
Nell'insieme devo dire che sono rimasto soddisfatto, la serie scorre bene e appassiona il giusto, un prodotto che fa della storia il suo punto forte.
Ma quando a seguito dell'omicidio della madre, viene ingiustamente accusato dell'accaduto, si ritrova in un revival questa volta molto lungo. Infatti invece di rivivere i soliti pochi secondi dal momento dell'avvistamento della solita farfalla, si ritrova addirittura ai suoi undici anni, catapultato indietro nel tempo.
Qui si troverà a dover affrontare un pericoloso serial killer di bambini.
Un thriller interessantissimo con elementi soprannaturali, questo è "Erased", intrecciato tra varie fasi della vita del protagonista, che impegnato a salvare vite e fermare il misterioso assassino, avrà anche occasione di mettere ordine nella sua esistenza.
I disegni non mi hanno fatto impazzire, rimangono nel canonico, anche se quello che conta in questo anime non è la parte tecnica, piuttosto i contenuti, tuttavia è anche vero che in merito all'animazione, di qualità altalenante, si poteva fare di più.
Ben eseguite e prodotte le sigle, non altrettanto ispirate e di impatto, sufficiente la colonna sonora che fa il suo lavoro senza infamia ne lode.
Nell'insieme devo dire che sono rimasto soddisfatto, la serie scorre bene e appassiona il giusto, un prodotto che fa della storia il suo punto forte.
Questo ragazzo di nome Satoru ha 29 anni e lavora in una pizzeria come fattorino visto che non riesce ad esprimere il suo talento come mangaka. Avendo vissuto da ragazzo avvenimenti molto spiacevoli, tra cui la morte di tre ragazze, questo ragazzo riesce a rivivere i momenti prima della morte delle persone in modo da poterle salvare. Durante la storia verrà sbalzato indietro nel tempo, alle elementari, per ben due volte così da poter salvare la vita a queste ragazze e scoprire chi possa essere il loro serial killer e svelare questo mistero in modo da cambiare il loro futuro. Questa serie di avvenimenti ripercuoterà sulla sua vita in maniera molto incisiva.
Un'ottima storia per essere di 12 puntate, spiega per filo e per segno tutto quello che succede, cosa molto importante per un genere mistero psicologico. A parere mio ce ne sono di migliori anche se consiglio di vederlo perché si può rivelare molto intrigante. Non me la sento di dare un voto troppo alto visto che in alcuni tratti mi è sembrato scorrere male e la grafica non mi è parsa delle migliori. Ottima la personalità del protagonista e i dialoghi. Nella media nel complesso.
Un'ottima storia per essere di 12 puntate, spiega per filo e per segno tutto quello che succede, cosa molto importante per un genere mistero psicologico. A parere mio ce ne sono di migliori anche se consiglio di vederlo perché si può rivelare molto intrigante. Non me la sento di dare un voto troppo alto visto che in alcuni tratti mi è sembrato scorrere male e la grafica non mi è parsa delle migliori. Ottima la personalità del protagonista e i dialoghi. Nella media nel complesso.
Visto tutto d’un fiato su Netflix, "Erased" è un anime che merita, una di quelle storie che parla d’amicizia, d’affetto, di tradimenti e di dolore, quello vero, quello di tutti i giorni e quello che capita raramente nella vita, e quando arriva non puoi far nient’altro che affrontarlo come puoi.
Satoru è un mangaka con poche speranze di grandezza, che conduce una vita monotona e poco appagante, lavorando part time come fattorino per una pizzeria di Tokyo. Tutto sembra procedere come ogni maledetto giorno, quando un imprevisto – più che inaspettato - lo fa finire nel bel mezzo nell’efferato e terribile omicidio di… sua madre! Sconvolto e distrutto, come se non bastasse, i sospetti cadono in primis su di lui. Da qui parte una sequenza di avvenimenti, equivoci e situazioni paranormali che porteranno Satoru a ripensare al suo passato, un passato in cui ha, non sa lui nemmeno come, acquisito il potere tanto originale quanto sconcertante: riesce a percepire gli ultimi istanti di vita delle persone attorno a lui, come dei flash mentali capaci di avvisarlo dell’imminente tragedia che sta per accadere. Lui chiama questo potere “revival”, e scoprirà che è qualcosa di legato ad avvenimenti del suo passato che lo hanno segnato indelebilmente.
L’assurdo raggiunge l’apice quando, in balia di questo potere, Satoru viene letteralmente sbalzato indietro nel tempo, prendendo possesso del suo corpo di bambino quando ancora frequentava le scuole elementari, con la sostanziale differenza di possedere mente e coscienza del ventinovenne che è diventato!
Vittima di questo folle paradosso, il piccolo-grande protagonista di questa toccante storia avrà nuovamente a che fare con eventi passati che lo hanno segnato, con gli amici di infanzia di un tempo, ma soprattutto, dovrà fare i conti ancora una volta con un misterioso rapitore e assassino di bambini che, al tempo, terrorizzò il quartiere nel quale viveva.
Non fu un’infanzia facile per vari motivi, ma questo balzo indietro nel tempo, forzato e spaventoso gli permetterà di rimettersi in gioco, affrontando tutti i rammarichi e gli errori compiuti, compreso il rapporto con la sua amichetta Kayo, perno cardine dell’intera vicenda.
Ed eccolo il dilemma spazio temporale che riemerge: è corretto modificare il passato per evitare un’ingiustizia o una tragedia straziante? Se aveste la possibilità di tornare indietro per cambiare le cose che avete sbagliato o che vi hanno tormentato per il resto della vita, lo fareste? Ma sarebbe davvero giusto?
Forse sono domande a cui non c’è una risposta oggettiva. Anche qui il leitmotiv del causa-effetto temporale domina a tratti la scena, anche se come qualità d’intreccio siamo molto lontani da capolavori del genere come "Steins;Gate", per intenderci, ma non per questo "Erased" deve essere minimizzato, essendo un prodotto compatto, scorrevole e che si risolve velocemente, pensato proprio per essere tale.
Artisticamente affascinante, dal design fresco e moderno, offre animazioni di un discreto livello e una colonna sonora che crea la giusta atmosfera. Dodici episodi costringono a comprimere l’intera vicenda nel modo più pertinente possibile, ma si ha ogni tanto l’impressione che certe situazioni sarebbero state più apprezzabili con uno svolgimento di più ampia durata.
A conti fatti, "Erased" è un giallo paranormale, con elementi di viaggi nel tempo: se lo si guarda dal punto di vista della logica, probabilmente si noteranno piccole falle e qualche superficialità, ma nel complesso si rende avvincente e sempre movimentato; tiene lo spettatore sulla corda, crea ansia quanto serve, pathos nei momenti giusti e una continuità di narrazione decisamente piacevole.
I personaggi sono credibili anche se talvolta si ha l’impressione di qualche forzatura per aderire alla trama; nello specifico, i personaggi femminili sono quelli più credibili e complessi, se si esclude lo stesso Satoru, il cui carattere viene minuziosamente approfondito e mostrato progressivamente volta per volta, durante lo svolgimento della storia.
Verso la seconda metà dell’anime, gli eventi cominciano a farsi sempre più incalzanti, le risposte ai punti interrogativi cominciano ad arrivare, fino ad un finale “lungo,” delicato e piuttosto fantasioso, magari anche troppo, visto la seriosità della storia in sé.
"Erased" non deve mostrarsi solido come storia di giallo poliziesco, bensì come storia sovrannaturale e comedy che parla al cuore, e lo fa in modo intenso, semplice e gradevole, mostrando e ricordando l’importanza di ogni forma d’amore e dei legami che ci uniscono a chi conosciamo: fidanzati, amici, parenti, genitori e conoscenti. Saper poi parlare direttamente in questo modo di argomenti difficili come violenze domestiche, abusi e situazioni quotidiane che purtroppo esistono da sempre, è stata una marcia in più sicuramente da apprezzare.
Un prodotto più che piacevole, certamente uno dei migliori del 2016, capace anche di emozionare e far riflettere, ma meritava sicuramente una fine più intensa ed elaborata.
Satoru è un mangaka con poche speranze di grandezza, che conduce una vita monotona e poco appagante, lavorando part time come fattorino per una pizzeria di Tokyo. Tutto sembra procedere come ogni maledetto giorno, quando un imprevisto – più che inaspettato - lo fa finire nel bel mezzo nell’efferato e terribile omicidio di… sua madre! Sconvolto e distrutto, come se non bastasse, i sospetti cadono in primis su di lui. Da qui parte una sequenza di avvenimenti, equivoci e situazioni paranormali che porteranno Satoru a ripensare al suo passato, un passato in cui ha, non sa lui nemmeno come, acquisito il potere tanto originale quanto sconcertante: riesce a percepire gli ultimi istanti di vita delle persone attorno a lui, come dei flash mentali capaci di avvisarlo dell’imminente tragedia che sta per accadere. Lui chiama questo potere “revival”, e scoprirà che è qualcosa di legato ad avvenimenti del suo passato che lo hanno segnato indelebilmente.
L’assurdo raggiunge l’apice quando, in balia di questo potere, Satoru viene letteralmente sbalzato indietro nel tempo, prendendo possesso del suo corpo di bambino quando ancora frequentava le scuole elementari, con la sostanziale differenza di possedere mente e coscienza del ventinovenne che è diventato!
Vittima di questo folle paradosso, il piccolo-grande protagonista di questa toccante storia avrà nuovamente a che fare con eventi passati che lo hanno segnato, con gli amici di infanzia di un tempo, ma soprattutto, dovrà fare i conti ancora una volta con un misterioso rapitore e assassino di bambini che, al tempo, terrorizzò il quartiere nel quale viveva.
Non fu un’infanzia facile per vari motivi, ma questo balzo indietro nel tempo, forzato e spaventoso gli permetterà di rimettersi in gioco, affrontando tutti i rammarichi e gli errori compiuti, compreso il rapporto con la sua amichetta Kayo, perno cardine dell’intera vicenda.
Ed eccolo il dilemma spazio temporale che riemerge: è corretto modificare il passato per evitare un’ingiustizia o una tragedia straziante? Se aveste la possibilità di tornare indietro per cambiare le cose che avete sbagliato o che vi hanno tormentato per il resto della vita, lo fareste? Ma sarebbe davvero giusto?
Forse sono domande a cui non c’è una risposta oggettiva. Anche qui il leitmotiv del causa-effetto temporale domina a tratti la scena, anche se come qualità d’intreccio siamo molto lontani da capolavori del genere come "Steins;Gate", per intenderci, ma non per questo "Erased" deve essere minimizzato, essendo un prodotto compatto, scorrevole e che si risolve velocemente, pensato proprio per essere tale.
Artisticamente affascinante, dal design fresco e moderno, offre animazioni di un discreto livello e una colonna sonora che crea la giusta atmosfera. Dodici episodi costringono a comprimere l’intera vicenda nel modo più pertinente possibile, ma si ha ogni tanto l’impressione che certe situazioni sarebbero state più apprezzabili con uno svolgimento di più ampia durata.
A conti fatti, "Erased" è un giallo paranormale, con elementi di viaggi nel tempo: se lo si guarda dal punto di vista della logica, probabilmente si noteranno piccole falle e qualche superficialità, ma nel complesso si rende avvincente e sempre movimentato; tiene lo spettatore sulla corda, crea ansia quanto serve, pathos nei momenti giusti e una continuità di narrazione decisamente piacevole.
I personaggi sono credibili anche se talvolta si ha l’impressione di qualche forzatura per aderire alla trama; nello specifico, i personaggi femminili sono quelli più credibili e complessi, se si esclude lo stesso Satoru, il cui carattere viene minuziosamente approfondito e mostrato progressivamente volta per volta, durante lo svolgimento della storia.
Verso la seconda metà dell’anime, gli eventi cominciano a farsi sempre più incalzanti, le risposte ai punti interrogativi cominciano ad arrivare, fino ad un finale “lungo,” delicato e piuttosto fantasioso, magari anche troppo, visto la seriosità della storia in sé.
"Erased" non deve mostrarsi solido come storia di giallo poliziesco, bensì come storia sovrannaturale e comedy che parla al cuore, e lo fa in modo intenso, semplice e gradevole, mostrando e ricordando l’importanza di ogni forma d’amore e dei legami che ci uniscono a chi conosciamo: fidanzati, amici, parenti, genitori e conoscenti. Saper poi parlare direttamente in questo modo di argomenti difficili come violenze domestiche, abusi e situazioni quotidiane che purtroppo esistono da sempre, è stata una marcia in più sicuramente da apprezzare.
Un prodotto più che piacevole, certamente uno dei migliori del 2016, capace anche di emozionare e far riflettere, ma meritava sicuramente una fine più intensa ed elaborata.
Non mi dilungherò nella spiegazione della trama perché "Erased" è solamente da guardare e capire.
Non posso fare altro che elogiare chi lo ha creato: premettendo che sono molto sensibile, "Erased" è un crescendo di tensione che scarica tutta la propria potenza nel penultimo episodio.
Non trattandosi di un vero e proprio thriller lo definirei più che altro un riuscitissimo esempio di anime psicologico in cui lo spirito di azione e maturazione psicologica del protagonista fanno da padroni.
Se quindi volete guardavi un anime non troppo leggero, ma finemente elaborato nella psicologia che riguarda il processo di maturità, il principio di amicizia e collaborazione, allora questo è l’anime che fa per voi.
Satoru viene in principio presentato come un personaggio apatico a qui manca la consapevolezza di un tassello della propria anima andato perduto nell’oblio di un trauma che lo ha spinto a dimenticare vicende passate e sopravvivere in questo modo al dolore; ciò che inizialmente fa per cambiare il futuro e salvare sé stesso e la madre è dettato da puro interesse personale (per l’appunto la propria salvezza) e per questo motivo sarà destinato a fallire, ritrovandosi catapultato in una realtà che sempre di più lo mette all’angolo.
Quando finalmente comincerà a manifestare un sincero interesse verso chi è solo e necessita del suo aiuto, ad aprirsi e fidarsi dei suoi compagni, le cose cambieranno.
Una nota di riguardo anche per quanto riguarda le musiche, davvero curate e azzeccate.
Consigliatissimo.
Non posso fare altro che elogiare chi lo ha creato: premettendo che sono molto sensibile, "Erased" è un crescendo di tensione che scarica tutta la propria potenza nel penultimo episodio.
Non trattandosi di un vero e proprio thriller lo definirei più che altro un riuscitissimo esempio di anime psicologico in cui lo spirito di azione e maturazione psicologica del protagonista fanno da padroni.
Se quindi volete guardavi un anime non troppo leggero, ma finemente elaborato nella psicologia che riguarda il processo di maturità, il principio di amicizia e collaborazione, allora questo è l’anime che fa per voi.
Satoru viene in principio presentato come un personaggio apatico a qui manca la consapevolezza di un tassello della propria anima andato perduto nell’oblio di un trauma che lo ha spinto a dimenticare vicende passate e sopravvivere in questo modo al dolore; ciò che inizialmente fa per cambiare il futuro e salvare sé stesso e la madre è dettato da puro interesse personale (per l’appunto la propria salvezza) e per questo motivo sarà destinato a fallire, ritrovandosi catapultato in una realtà che sempre di più lo mette all’angolo.
Quando finalmente comincerà a manifestare un sincero interesse verso chi è solo e necessita del suo aiuto, ad aprirsi e fidarsi dei suoi compagni, le cose cambieranno.
Una nota di riguardo anche per quanto riguarda le musiche, davvero curate e azzeccate.
Consigliatissimo.
'Erased' è un anime uscito nell'inverno del 2016, e tratto dal manga di Kei Sanbe 'Boku dake ga Inai Machi' ('La città in cui io non ci sono').
Ho scritto questa recensione, dopo averlo visto tutto d'un fiato, stamattina.
Ci sono opere ispirate e opere che non lo sono. 'Erased' fa parte, inequivocabilmente, della prima categoria. Un'opera d'arte scritta col cuore, di quelle in grado di cambiare il battito del cuore allo spettatore, e di agire direttamente sulla sua anima. Insomma, un'opera d'arte degna di essere realizzata, non come la maggior parte dei film o delle serie tv, che vengono prodotte al giorno d'oggi, e sono soltanto imitazioni, o ancora peggio, imitazioni di imitazioni di imitazioni.
'Erased' non è la copia della copia di alcunchè: 'Erased' ha la sua anima. E la sua anima pulsante è quella di ciascuno dei suoi personaggi, a partire da Satoru Fujinuma, il suo protagonista.
Satoru ha un dono speciale: in presenza di tragedie imminenti, si ritrova indietro nel tempo (generalmente da uno a 5 minuti prima dell'evento infausto), così da poter intervenire per evitare il peggio, modificando il corso degli eventi.
Ma c'è un nodo irrisolto nella sua vita. Un tristissimo evento che non è riuscito a cambiare e che ha grave ripercussioni sul suo presente. Satoru è un mangaka ma non riesce a riversare nella sua opera tutto se stesso. Forse una parte di lui è rimasta bloccata nel passato?
'Erased' è un viaggio nell'anima di Satoru e, letteralmente, un viaggio a 360 gradi nella sua vita. Un viaggio che lo riporterà da Kayo Hinazuki, una sua vecchia compagna di classe che vive con una mamma che, sembra, la maltratti costantemente e brutalmente.
'Erased' diventa quindi anche un viaggio nelle parti oscure dell'anima umana: Satoru si ritrova a dover fronteggiare, con il suo cuore di adulto e di bambino, nelle ombre degli abissi di esseri umani deviati, vuoti, che perseverano a vivere le proprie vite compensando il vuoto con la violenza che impartiscono sui più deboli, su bambini inermi.
Ma, più di tutto, 'Erased' è un inno vibrante, trionfante, alla fiducia, all'amicizia e all'Amore.
P.s. : un applauso a tutti coloro che hanno lavorato per la realizzazione di questo anime, a partire dall'autore Kei Sanbe, e citando almeno il bravissimo regista Tomohiko Hito ('Occult Academy' , 'Sword Art Online'), il direttore delle animazioni Keigo Sasaki ('Seven Deadly Sins', 'Blue Exorcist') e i produttori Yoko Matsuzaki ('Bugie d'Aprile', 'Miyori's Forest') e Atsuhiro Iwakami ('Bugie d'Aprile', 'Sword Art Online'). (Basta vedere i titoli in cui hanno collaborato per capire che siamo di fronte ad uno staff di prima categoria che ha lavorato e continua a lavorare su titoli di indiscutibile valore artistico - di 'Bugie d'Aprile' ne parleremo presto -, così come su titoli che hanno avuto il riconoscimento di un grandissimo pubblico venendo a costituire saghe ormai sulla bocca di tutti, anche di chi non le ha viste - 'Sword Art Online' e 'Seven Deadly Sins').
Ho scritto questa recensione, dopo averlo visto tutto d'un fiato, stamattina.
Ci sono opere ispirate e opere che non lo sono. 'Erased' fa parte, inequivocabilmente, della prima categoria. Un'opera d'arte scritta col cuore, di quelle in grado di cambiare il battito del cuore allo spettatore, e di agire direttamente sulla sua anima. Insomma, un'opera d'arte degna di essere realizzata, non come la maggior parte dei film o delle serie tv, che vengono prodotte al giorno d'oggi, e sono soltanto imitazioni, o ancora peggio, imitazioni di imitazioni di imitazioni.
'Erased' non è la copia della copia di alcunchè: 'Erased' ha la sua anima. E la sua anima pulsante è quella di ciascuno dei suoi personaggi, a partire da Satoru Fujinuma, il suo protagonista.
Satoru ha un dono speciale: in presenza di tragedie imminenti, si ritrova indietro nel tempo (generalmente da uno a 5 minuti prima dell'evento infausto), così da poter intervenire per evitare il peggio, modificando il corso degli eventi.
Ma c'è un nodo irrisolto nella sua vita. Un tristissimo evento che non è riuscito a cambiare e che ha grave ripercussioni sul suo presente. Satoru è un mangaka ma non riesce a riversare nella sua opera tutto se stesso. Forse una parte di lui è rimasta bloccata nel passato?
'Erased' è un viaggio nell'anima di Satoru e, letteralmente, un viaggio a 360 gradi nella sua vita. Un viaggio che lo riporterà da Kayo Hinazuki, una sua vecchia compagna di classe che vive con una mamma che, sembra, la maltratti costantemente e brutalmente.
'Erased' diventa quindi anche un viaggio nelle parti oscure dell'anima umana: Satoru si ritrova a dover fronteggiare, con il suo cuore di adulto e di bambino, nelle ombre degli abissi di esseri umani deviati, vuoti, che perseverano a vivere le proprie vite compensando il vuoto con la violenza che impartiscono sui più deboli, su bambini inermi.
Ma, più di tutto, 'Erased' è un inno vibrante, trionfante, alla fiducia, all'amicizia e all'Amore.
P.s. : un applauso a tutti coloro che hanno lavorato per la realizzazione di questo anime, a partire dall'autore Kei Sanbe, e citando almeno il bravissimo regista Tomohiko Hito ('Occult Academy' , 'Sword Art Online'), il direttore delle animazioni Keigo Sasaki ('Seven Deadly Sins', 'Blue Exorcist') e i produttori Yoko Matsuzaki ('Bugie d'Aprile', 'Miyori's Forest') e Atsuhiro Iwakami ('Bugie d'Aprile', 'Sword Art Online'). (Basta vedere i titoli in cui hanno collaborato per capire che siamo di fronte ad uno staff di prima categoria che ha lavorato e continua a lavorare su titoli di indiscutibile valore artistico - di 'Bugie d'Aprile' ne parleremo presto -, così come su titoli che hanno avuto il riconoscimento di un grandissimo pubblico venendo a costituire saghe ormai sulla bocca di tutti, anche di chi non le ha viste - 'Sword Art Online' e 'Seven Deadly Sins').
Assolutamente incredibile! Oggigiorno gli anime sono molti diffusi e possiamo dire che il loro business è potente, e il loro marketing funziona e come! Ci tenevo a precisare questo per far notare che negli ultimi anni, spesso, alcuni anime sono graditi nonostante non siano nulla di speciale, né per il messaggio che potrebbero trasmettere, né in animazione e disegno. Eppure, "Erased", fa da eccezione! Facendo una media generale, bisogna dire che "Erased", come anime, è uno dei più corti, ma con i suoi soli dodici episodi è effettivamente riuscito a conquistarmi, inizialmente facendomi incuriosire, per farmi affezionare a determinati personaggi e farmi amare i loro caratteri, il loro aspetto, le loro mentalità, gli scenari, e tutto ciò che col tempo accade durante lo sviluppo della storia. Si può dire tutto questo sia per il manga che per la serie anime, tralasciando per ora il discorso delle tavole del manga, tra l'altro molto belle, come precisato prima, "Erased" fa da eccezione, in quanto, oltre a una storyline molto ricca e interessante, ci offre un'animazione e disegno altrettanto gradevoli e ber curati, e, per questo, dobbiamo effettivamente spezzare una lancia a favore della casa di animazione/produzione che si è per l'appunto occupata della serie anime di "Erased". Per concludere, consiglio molto questo anime: nonostante sia rimasto perplesso su alcune scene, devo ammettere che è molto probabilmente grazie alla maturità che questo capolavoro ci offre. Perplesso in quanto non concepivo inizialmente certe scelte dell'autore sulla storia, ma che, evidentemente, andavano prese in un modo o nell'altro. Nonostante tutto, "Erased" per me è uno dei migliori manga/anime degli ultimi anni e penso che chi ancora non lo ha visto/letto dovrebbe farlo. Fidatevi, "Erased", è un capolavoro con le palle!
Prima di iniziare la recensione, vorrei fare una breve premessa.
"Erased" mi è piaciuto, in questa recensione cercherò di essere più obiettivo possibile ma non ho digerito alcune parti della storia e della sceneggiatura che quindi andrò ad analizzare, se non volete spoiler sulla trama vi sconsiglio caldamente di leggerla. Detto questo, cominciamo!
Attenzione: presenza di spoiler
TRAMA:
Satoru è un ventinovenne che lavora come fattorino in una pizzeria, mentre il suo sogno di diventare mangaka si fa sempre più lontano. Il nostro protagonista però ha risvegliato un potere piuttosto particolare, chiamato Revival, che gli consente di avere una breve visione precedente alla morte delle persone, come un flashforward, e cerca dove possibile di salvarle.
Il problema nascerà quando sua madre verrà brutalmente uccisa a casa sua e lui, in preda al panico, fuggirà davanti alla polizia appena accorsa, che inesorabilmente lo riterrà l'indiziato principale.
Quando tutto sembrerà perduto, Satoru farà inconsapevolmente uso del suo potere, che questa volta però non si limiterà ad un breve flash, ma verrà letteralmente sbalzato nel passato, nel suo corpo di alunno delle elementari nella sua città d'origine, dove imperversava un serial killer di bambini...
ANALISI:
Erased è un opera che indubbiamente sa farsi apprezzare. Parte con una trama accattivante, che tratta un tema delicato, ma anche originale, come la violenza domestica e l'uccisione di bambini innocenti, ad opera di "genitori" incoscienti nel primo caso e maniaci omicidi nel secondo.
Satoru infatti, una volta ritrovatosi sbalzato quasi venti anni indietro nel tempo, dovrà ri-familiarizzare con il suo corpo acerbo e con i rapporti "umani" comuni di un bambino della sua età, come giocare, andare a scuola ecc...
Mentre si rende conto di cosa gli sia capitato, il protagonista cercherà di collegare la morte della madre con il Revival appena "subito", ricordandosi poi che in quel periodo molti bambini scomparvero, rapiti da un fantomatico serial killer catturato anni dopo, ma sempre autoproclamatosi innocente.
Il suo scopo nell'anime sarà infatti quello di trovare il veri colpevole di quegli omicidi, che a quanto pare, risulterà allo stesso Satoru il colpevole della morte della madre, cercando nel frattempo di salvare più bambini possibili dal suo carnefice.
Giallo, investigativo, thriller, soprannaturale, drammatico, c'è di tutto e di più in questa serie e infatti ha avuto un meritato successo e la cosa inizialmente mi ha gonfiato a dismisura di aspettative, rendendo crudele l'attesa di una settimana da un episodio all'altro, tanto riesce a tenere incollato allo schermo questa serie. Nota particolare alla madre di Satoru, credo sia l'unico personaggio materno che ho visto negli anime che finalmente serve a qualcosa, oltre ad avere una buona caratterizzazione, probabilmente è il personaggio migliore.
Però... e qui veniamo alle note dolenti.
Come Giallo/Investigativo (purtroppo) fa acqua da tutte le parti. Cioè un conto è dare allo spettatore l'identità del colpevole all'inizio della serie e vedere come verrà smascherato, un conto è ignorare deliberatamente la possibile complicità di una persona in un crimine da parte di tutto e tutti.
Ragionandoci dus secondi (e dico due di numero), un'idea di chi sia il colpevole c'è la possiamo fare già al secondo episodio, cosa che verrà sempre più confermata con il passare degli episodi, tanto che ho pensato che l'autore mi stesse semplicemente trollando (troppo evidente) e che mi desse una bella rivelazione agghiacciante sul finale (o quasi). E invece no!
Il problema è che gli stessi protagonisti della vicenda, nonostante ci siano molti indizi verso "quella" persona, non ne sospetteranno mai, rasentando quasi il ridicolo, fino a quando avverrà la classica rivelazione negli episodi finali.
Altra nota dolente, il comportamento del protagonista.
Abbiamo un Satoru bambino con la mentalità di un ventinovenne. Quindi di buon grado mi aspetto che il suo cervello riesca a fare qualche semplice supposizione e anche qui andiamo "cosi-cosi".
A volte riuscirà a stupirci con delle ottime trovate, altre saprà farsi odiare per la sua ingenuità di bambino (aspetta! Ma non aveva 29 anni??), con delle decisioni abbastanza discutibili e il suo tirarsi indietro laddove poteva osare qualcosa di più. Niente di sconvolgente, diciamo in linea con la serie, ma Satoru concentrerà la sua attenzione tutta sul salvataggio delle possibili vittime, una su tutti Kayo (dimenticandosi che il suo essere bambino rende anche lui un possibile bersaglio) lasciando perdere completamente di tutto il resto, come aspettando che i nodi vengano al pettine da soli, scelta abbastanza pericolosa, data anche la sua "situazione" (con un corpo del genere è completamente indifeso di fronte a chiunque). Visto che la madre sembra (e si dimostra) abbastanza in gamba, avrebbe potuto cercare di collaborare di più con lei.
Oltre a queste due grandi lacune ne sono presenti altre "minori":
- Dei Revival non sapremo mai niente. Alla fine si "romperà" e basta.
- Una delle scene finali, quella dove sia il colpevole sia Satoru sprofondano nel fiume. Come diavolo ha fatto l'assassino ad uscirne completamente "pulito" dalla situazione, visto che l'auto era sua? Oltre a fatto che se sai che il ragazzino, oltre a essere sopravvissuto (anche se in coma) ti ha scoperto e visto in faccia e potrebbe testimoniare contro di te, perché non metterlo a tacere? Viene data una spiegazione un po' meh dietro alla psicologia di tutte le azioni dell'assassino (qui bisognerebbe consultare il manga, dove a quanto pare l'assassino è stato caratterizzato e approfondito meglio).
-L'anime "cala" un po' troppo nella seconda parte della serie. Finale forse troppo frettoloso.
Niente da dire sul lato tecnico, sempre su buoni livelli.
Infine vorrei concludere con un appunto. Le cose negative che ho elencato possono pesare di più, o pesare di meno a seconda di chi guarda e come guarda la serie.
Da appassionato di Mistery/Thriller mi aspettavo una rivelazione shock, cosa che non è avvenuta, e questo mi ha pesato molto per tutta la durata dell'anime che non me l'ha fatto apprezzare al 100%.
In ogni caso data la sua suspance in molti episodi e la sua trama abbastanza originale, vorrei consigliarlo un po' a tutti, magari non partite come me con l'idea di trovarvi un Mistery e forse ve lo godrete meglio.
"Erased" mi è piaciuto, in questa recensione cercherò di essere più obiettivo possibile ma non ho digerito alcune parti della storia e della sceneggiatura che quindi andrò ad analizzare, se non volete spoiler sulla trama vi sconsiglio caldamente di leggerla. Detto questo, cominciamo!
Attenzione: presenza di spoiler
TRAMA:
Satoru è un ventinovenne che lavora come fattorino in una pizzeria, mentre il suo sogno di diventare mangaka si fa sempre più lontano. Il nostro protagonista però ha risvegliato un potere piuttosto particolare, chiamato Revival, che gli consente di avere una breve visione precedente alla morte delle persone, come un flashforward, e cerca dove possibile di salvarle.
Il problema nascerà quando sua madre verrà brutalmente uccisa a casa sua e lui, in preda al panico, fuggirà davanti alla polizia appena accorsa, che inesorabilmente lo riterrà l'indiziato principale.
Quando tutto sembrerà perduto, Satoru farà inconsapevolmente uso del suo potere, che questa volta però non si limiterà ad un breve flash, ma verrà letteralmente sbalzato nel passato, nel suo corpo di alunno delle elementari nella sua città d'origine, dove imperversava un serial killer di bambini...
ANALISI:
Erased è un opera che indubbiamente sa farsi apprezzare. Parte con una trama accattivante, che tratta un tema delicato, ma anche originale, come la violenza domestica e l'uccisione di bambini innocenti, ad opera di "genitori" incoscienti nel primo caso e maniaci omicidi nel secondo.
Satoru infatti, una volta ritrovatosi sbalzato quasi venti anni indietro nel tempo, dovrà ri-familiarizzare con il suo corpo acerbo e con i rapporti "umani" comuni di un bambino della sua età, come giocare, andare a scuola ecc...
Mentre si rende conto di cosa gli sia capitato, il protagonista cercherà di collegare la morte della madre con il Revival appena "subito", ricordandosi poi che in quel periodo molti bambini scomparvero, rapiti da un fantomatico serial killer catturato anni dopo, ma sempre autoproclamatosi innocente.
Il suo scopo nell'anime sarà infatti quello di trovare il veri colpevole di quegli omicidi, che a quanto pare, risulterà allo stesso Satoru il colpevole della morte della madre, cercando nel frattempo di salvare più bambini possibili dal suo carnefice.
Giallo, investigativo, thriller, soprannaturale, drammatico, c'è di tutto e di più in questa serie e infatti ha avuto un meritato successo e la cosa inizialmente mi ha gonfiato a dismisura di aspettative, rendendo crudele l'attesa di una settimana da un episodio all'altro, tanto riesce a tenere incollato allo schermo questa serie. Nota particolare alla madre di Satoru, credo sia l'unico personaggio materno che ho visto negli anime che finalmente serve a qualcosa, oltre ad avere una buona caratterizzazione, probabilmente è il personaggio migliore.
Però... e qui veniamo alle note dolenti.
Come Giallo/Investigativo (purtroppo) fa acqua da tutte le parti. Cioè un conto è dare allo spettatore l'identità del colpevole all'inizio della serie e vedere come verrà smascherato, un conto è ignorare deliberatamente la possibile complicità di una persona in un crimine da parte di tutto e tutti.
Ragionandoci dus secondi (e dico due di numero), un'idea di chi sia il colpevole c'è la possiamo fare già al secondo episodio, cosa che verrà sempre più confermata con il passare degli episodi, tanto che ho pensato che l'autore mi stesse semplicemente trollando (troppo evidente) e che mi desse una bella rivelazione agghiacciante sul finale (o quasi). E invece no!
Il problema è che gli stessi protagonisti della vicenda, nonostante ci siano molti indizi verso "quella" persona, non ne sospetteranno mai, rasentando quasi il ridicolo, fino a quando avverrà la classica rivelazione negli episodi finali.
Altra nota dolente, il comportamento del protagonista.
Abbiamo un Satoru bambino con la mentalità di un ventinovenne. Quindi di buon grado mi aspetto che il suo cervello riesca a fare qualche semplice supposizione e anche qui andiamo "cosi-cosi".
A volte riuscirà a stupirci con delle ottime trovate, altre saprà farsi odiare per la sua ingenuità di bambino (aspetta! Ma non aveva 29 anni??), con delle decisioni abbastanza discutibili e il suo tirarsi indietro laddove poteva osare qualcosa di più. Niente di sconvolgente, diciamo in linea con la serie, ma Satoru concentrerà la sua attenzione tutta sul salvataggio delle possibili vittime, una su tutti Kayo (dimenticandosi che il suo essere bambino rende anche lui un possibile bersaglio) lasciando perdere completamente di tutto il resto, come aspettando che i nodi vengano al pettine da soli, scelta abbastanza pericolosa, data anche la sua "situazione" (con un corpo del genere è completamente indifeso di fronte a chiunque). Visto che la madre sembra (e si dimostra) abbastanza in gamba, avrebbe potuto cercare di collaborare di più con lei.
Oltre a queste due grandi lacune ne sono presenti altre "minori":
- Dei Revival non sapremo mai niente. Alla fine si "romperà" e basta.
- Una delle scene finali, quella dove sia il colpevole sia Satoru sprofondano nel fiume. Come diavolo ha fatto l'assassino ad uscirne completamente "pulito" dalla situazione, visto che l'auto era sua? Oltre a fatto che se sai che il ragazzino, oltre a essere sopravvissuto (anche se in coma) ti ha scoperto e visto in faccia e potrebbe testimoniare contro di te, perché non metterlo a tacere? Viene data una spiegazione un po' meh dietro alla psicologia di tutte le azioni dell'assassino (qui bisognerebbe consultare il manga, dove a quanto pare l'assassino è stato caratterizzato e approfondito meglio).
-L'anime "cala" un po' troppo nella seconda parte della serie. Finale forse troppo frettoloso.
Niente da dire sul lato tecnico, sempre su buoni livelli.
Infine vorrei concludere con un appunto. Le cose negative che ho elencato possono pesare di più, o pesare di meno a seconda di chi guarda e come guarda la serie.
Da appassionato di Mistery/Thriller mi aspettavo una rivelazione shock, cosa che non è avvenuta, e questo mi ha pesato molto per tutta la durata dell'anime che non me l'ha fatto apprezzare al 100%.
In ogni caso data la sua suspance in molti episodi e la sua trama abbastanza originale, vorrei consigliarlo un po' a tutti, magari non partite come me con l'idea di trovarvi un Mistery e forse ve lo godrete meglio.
E' un anime stupendo, consigliatissimo: nell'arco di una decina di puntate la storia inizia, si sviluppa e finisce in una maniera naturale, armonica, senza forzature. E' un thriller intelligente, forte e incisivo, cattura quasi da subito la curiosità dello spettatore, che resta con il fiato sospeso per tutte le dodici puntate. La trama è ben strutturata, i personaggi principali ben caratterizzati, è una storia in cui la crudeltà e la durezza della tematica della violenza si scontrano contro i sentimenti e i valori di speranza, rivalsa, giustizia e fiducia nel genere umano.
Finalmente, dopo molto tempo, mi imbatto in un anime strutturato bene. Ottima la storia, che strizza l'occhio all'occidente in diversi punti, tanto da sembrare all'inizio la versione animata di "The butterfly effect"; ottimi anche i personaggi di questo giallo, sempre ben caratterizzati e mai macchiette. La trama avanza precisa ed attenta, come del resto deve essere in un anime con engmi e viaggi nel tempo, delle leggerezze non potrebbero essere perdonate! Anche i colpi di scena sono sempre congruenti, ribaltano le carte in gioco senza sembrare troppo un "deux ex machina". L'unico punto dolente è un calo del ritmo un po' troppo lungo prima dello svelamento nel finale. Consiglio l'anime a chiunque sia in grado di sopportare dei tempi lunghi più vicini a quelli di un lungometraggio puntato sulla fotografia, che ad una miniserie di anime.
Mantenere alta la tensione è fondamentale per una serie basata sulla suspense, obbiettivo che "Erased" raggiunge senza troppe difficoltà, tenendo costantemente lo spettatore un passo avanti rispetto ai personaggi ed un passo indietro rispetto alla narrazione. "Ci siamo ispirati al thriller occidentale", dice il regista Tomohiko Itō, "a serie come "The Killing" da cui abbiamo preso un'ambientazione nordica, come se si trattasse della Scandinavia o di Londra". In effetti, negli ultimi anni il giallo scandinavo ha subito un vero e proprio exploit. Un tipo di thriller psicologico molto particolare, caratterizzato spesso da complicati risvolti socio-politici, aspetto che risulta piuttosto evidente anche in "Erased", nonostante Itō sia molto bravo a fare le cose per bene senza farsi notare. La vicenda di Satoru, mangaka mediocre e inconcludente, deciso a dare una svolta alla sua vita grazie alla seconda chance offertagli dal Revival, lo strano fenomeno che lo catapulta indietro nel tempo, fino al periodo della sua infanzia, non è assolutamente fine a se stessa. E' la storia della società contemporanea soffocata dall'indifferenza e dal pregiudizio, in cui però sopravvive ancora la speranza di potersi riscattare ritrovando la fiducia nel prossimo. Per certi versi ricorda "Shaking Tokyo", il corto di Joon-ho inserito nel film a episodi "Tokyo!" (2008), in cui un hikikomori, resosi conto che la sua psicosi ha ormai contagiato l'intera città, si precipita in strada cercando di far uscire di casa la ragazza della pizza a domicilio di cui si è innamorato.
Tomohiko Itō tuttavia è un regista molto abile ed intelligente, si è formato al fianco di un certo Mamoru Hosoda e, come dichiara lui stesso, si è impegnato per diventare regista-capo proprio perché non gli piace lavorare al fianco di persone che sottovalutano o prendono alla leggera il proprio lavoro. Non si limita per tanto a qualche considerazione generica, ma cerca di andare più in profondità. Quando, alla fine della serie, vediamo il punto di vista del serial killer, abbiamo forse il quadro completo della sua riflessione, veniamo trascinati nel cinismo sadico e corrotto di chi è stato risucchiato nell'abisso e ha perso completamente la capacità di provare sentimenti, in poche parole, di uno che nella vita poteva fare soltanto il politico. E' la società vista come competizione, dove contano il successo e le apparenze, regolata dalla legge del più forte e incapace di comprendere la solidarietà. Dall'altro lato della barricata troviamo invece Satoru, l'eroe invisibile che salva i più deboli, non indossando un costume, ma semplicemente prestando attenzione alle persone che lo circondano. Forse anche per questo motivo il "superpotere" del Revival ad un certo punto si rompe, lasciando che il personaggio risolva la vicenda con le proprie forze.
Un po' come quando Superman perde i poteri a causa della kryptonite: se Superman smettesse di lottare, il suo coraggio e la sua immagine di super-eroe ne uscirebbero drasticamente ridimensionati.
Tomohiko Itō tuttavia è un regista molto abile ed intelligente, si è formato al fianco di un certo Mamoru Hosoda e, come dichiara lui stesso, si è impegnato per diventare regista-capo proprio perché non gli piace lavorare al fianco di persone che sottovalutano o prendono alla leggera il proprio lavoro. Non si limita per tanto a qualche considerazione generica, ma cerca di andare più in profondità. Quando, alla fine della serie, vediamo il punto di vista del serial killer, abbiamo forse il quadro completo della sua riflessione, veniamo trascinati nel cinismo sadico e corrotto di chi è stato risucchiato nell'abisso e ha perso completamente la capacità di provare sentimenti, in poche parole, di uno che nella vita poteva fare soltanto il politico. E' la società vista come competizione, dove contano il successo e le apparenze, regolata dalla legge del più forte e incapace di comprendere la solidarietà. Dall'altro lato della barricata troviamo invece Satoru, l'eroe invisibile che salva i più deboli, non indossando un costume, ma semplicemente prestando attenzione alle persone che lo circondano. Forse anche per questo motivo il "superpotere" del Revival ad un certo punto si rompe, lasciando che il personaggio risolva la vicenda con le proprie forze.
Un po' come quando Superman perde i poteri a causa della kryptonite: se Superman smettesse di lottare, il suo coraggio e la sua immagine di super-eroe ne uscirebbero drasticamente ridimensionati.
Bello, un anime inusuale, che tratta anche temi "difficili", come la violenza sui bambini. E lo fa in modo coinvolgente, non didattico.
Ho trovato il protagonista e i personaggi principali ben caratterizzati, e tutta la storia ti coinvolge, ti fa immedesimare. Anche l'opening e l'ending sono davvero curate. Se proprio un appunto si deve fare, è ad alcune ingenuità nella trama. In particolare, la cecità di tutti nei confronti degli indizi che porterebbero a individuare il serial killer ha davvero dell'inverosimile. Comunque, assolutamente da vedere. Uno dei migliori della stagione invernale 2016. Forse il migliore.
Ho trovato il protagonista e i personaggi principali ben caratterizzati, e tutta la storia ti coinvolge, ti fa immedesimare. Anche l'opening e l'ending sono davvero curate. Se proprio un appunto si deve fare, è ad alcune ingenuità nella trama. In particolare, la cecità di tutti nei confronti degli indizi che porterebbero a individuare il serial killer ha davvero dell'inverosimile. Comunque, assolutamente da vedere. Uno dei migliori della stagione invernale 2016. Forse il migliore.
E' la storia di un ragazzo che ha "il potere" di tornare indietro nel tempo, qualche istante prima che accada qualcosa di brutto. Per qualche motivo però riesce a tornare indietro nel tempo di molti anni, all'età di dieci/undici anni (scuola elementare), dopo che sua madre è stata assassinata da una misteriosa persona; questo viaggio nel passato riuscirà a cambiare il futuro e salvare sua madre e molte altre persone?
E' un anime molto molto avvincente, ti prende sin dal primo episodio, i personaggi principali sono caratterizzati molto bene, quelli secondari e di accompagnamento un po' meno, ma secondo me è giusto che sia così.
Un anime che consiglio agli amanti dei drammi e delle storie strappalacrime.
E' un anime molto molto avvincente, ti prende sin dal primo episodio, i personaggi principali sono caratterizzati molto bene, quelli secondari e di accompagnamento un po' meno, ma secondo me è giusto che sia così.
Un anime che consiglio agli amanti dei drammi e delle storie strappalacrime.
Le sigle di apertura e chiusura affidate rispettivamente agli Asian Kung-Fu Generation con "Re:Re:" e a Sayuri con "Sore wa chiisa na ikari no yō na", "Erased – La città in cui io non ci sono" è una serie animata seinen tratta dall’opera omonima del manga-ka Kei Sanbe. Sviluppata in dodici episodi, l’opera ha come personaggio primo il ventinovenne Fujinuma Satoru, aspirante manga-ka (fallito) nonché porta pizze part-time; Satoru ha sin da bambino il dono del revival, un misterioso risucchio indietro nel tempo di qualche secondo che si ripresenta ogni qualvolta stia per verificarsi un accadimento negativo nel suo immediato raggio d’azione, quasi come se gli venisse data la possibilità di rimediare ciò che altrimenti porterebbe immeritato dolore a quanti lo circondano, che egli li conosca o meno; in quei brevi istanti, Satoru deve capire in cosa o chi risieda la minaccia e sventare il pericolo, a volte con conseguenze dolorose per se stesso. Un giorno, la vita del ventinovenne viene stravolta da un evento che colpisce personalmente il suo cerchio ristretto di conoscenze; accusato ingiustamente di quanto verificatosi, Satoru viene provvidenzialmente trasportato indietro nel tempo come molte altre volte in precedenza… ma con un vantaggio sul tempo presente di ben diciotto anni, il salto nel passato di più ampio respiro che gli sia mai capitato fino a quel momento: l’uomo meno eroico che egli conosca, se stesso, dovrà cercare di cambiare il passato per salvare qualcun altro, senza risparmiarsi mai.
Detta così, potrebbe anche sembrare la solita trama del viaggio nel tempo o del “se potessi rivivere la tua vita diversamente, lo faresti?” cui parecchie opere ci hanno ormai abituati, ma "Erased" non è soltanto questo. Personalmente credo che un qualsiasi tipo di recensione, non potendo contenere spoiler, possa soltanto essere riduttiva quando ci si addentra nella presentazione di un’opera come questa, ma cercherò comunque di evitare spoiler inutili e al tempo stesso rendergli onore in modo tale da consigliarlo a quanti potrebbero leggerla in futuro.
Andiamo per gradi…
Trama e intreccio: la trama è originale e mai scontata, ricca di suspense come qualsiasi thriller degno di questo nome, molta è la tensione psicologica e il ritmo è incalzante quanto basta nei punti giusti senza niente togliere però alla naturalezza (i tempi non vengono velocizzati troppo; si è perfettamente in grado di percepire il lento trascorrere dei giorni che si susseguono nell’infanzia di Satoru, ma nonostante ciò non c’è un singolo tratto in cui l’anime risulti lento o in cui smetta di catturare l’interesse); l’intreccio è ben sviluppato e, anche laddove sia possibile (come in qualunque giallo, d’altronde) formulare delle ipotesi che si avvicinino a questa o quella parte della verità, il regista e lo sceneggiatore (e così anche l’autore originale, ovviamente) riescono a mantenere il segreto, a fare appena intravedere qualcosa per poi coprirlo di nuovo col massimo rigore, tanto che la ricerca e l’investigazione di Satoru diventano quelle stesse del pubblico.
Caratterizzazione personaggi: ogni personaggio è ben caratterizzato, sia quelli che hanno maggiore rilevanza ai fini del raggiungimento del finale sia gli altri; va sottolineato che nessun personaggio è campato in aria, che nessun personaggio è descritto o presentato in maniera superficiale, e nonostante questo si riesce comunque a mantenere l’attenzione sulla sola ed unica trama reale, ovvero quella principale (non ci sono trame secondarie che si sviluppato di pari passo nelle vite private dei personaggi secondari, anche se ovviamente con ogni cambiamento nel passato anche nel futuro si formerà una storia diversa per cui si può parlare di un anime che si sviluppa su più livelli possibili).
Attenzione: inizio spoiler
Altro punto a favore, nonché aspetto che si è incontrato molto bene con i miei gusti personali, è il fatto che i personaggi che in un primo futuro erano essenziali nel cominciare della storia che viene raccontata non verranno tutti necessariamente coinvolti nel futuro secondo, il futuro alternativo di Satoru, ma ci sarà comunque data la possibilità di intravederli – sia a noi spettatori sia allo stesso Satoru – senza poterli però nuovamente conoscere davvero.
Fine spoiler
Disegni: i disegni sono simili a quelli del manga e rispettano il tratto ivi utilizzato, anche se la colorazione li ha piacevolmente più naturali e morbidi; anche i movimenti dei personaggi sono molto fluidi e naturali. Resi particolarmente bene sono l’invecchiamento e il ringiovanimento dei vari personaggi presentati lungo lo srotolarsi della storia.
Altro: mi è piaciuto tantissimo il doppiaggio originale, in quanto le voci dei personaggi infantili maturano in modo abbastanza naturale, in modo tale che la voce degli stessi da adulti sembra realisticamente quella che avrebbero nella vita reale una volta cresciuti; non c’è un sentimentalismo onnipresente e smielato che per forza di cosa finisce con il divorare tutto il resto, il senso dell’opera è un altro e rimane tale nonostante lo sviluppo di relazioni varie (non c’è traccia alcuna di scene che mostrino innamoramenti e/o giuramenti d’amicizia eterna né niente del genere e giustamente, in quanto il fulcro della storia e il motore di tutto è un altro); la colonna sonora è stata scelta bene (particolarmente azzeccato è il brano posto verso la fine dell’ultima puntata della serie); mi è piaciuto il modo in cui, anziché prendere le distanze dai personaggi per non giudicarne nessuno, si sia invece andato a sviscerare il male e il bene di quelli chiave così da giudicarli, sì, ma con gli occhi aperti ad ogni aspetto e ogni perché delle loro scelte sbagliate (o giuste) – e questo assolutamente non per giustificarne le azioni.
Si potrebbe dire che sì, in effetti qua e là vi sono indizi un po’ troppo evidenti perché non possano essere colti, ma questo è possibile dirlo – a mio giudizio – perché si arriva a vedere l’ultimo episodio; con certezza il personaggio non può conoscere nulla, agisce con la perenne spada di Damocle di potersi sbagliare o di poter agire con troppa poca accortezza (o con troppa accortezza in alcuni casi), e se anche per noi sarebbe soltanto un risvolto negativo in un anime che poi in qualche modo verrà aggiustato… per il personaggio ipoteticamente reale che si trovasse in tale situazione non sarebbe così. Come se ciò non bastasse, nessuno di noi nota determinati particolari nella vita di ogni giorno: quante volte si sente qualcuno dire, dopo un brutto fatto, che non ci aveva pensato/che non aveva colto/che avrebbe potuto fare qualcosa se solo si fosse lasciato prendere da un sano dubbio o dall’istinto? Per questo, trovo che quest’opera renda perfettamente l’agire umano, senza supereroi svegli né i soliti protagonisti inetti. Aggiungo un ultima cosa a questa mia riflessione: l’uomo adulto che si ritrova ad essere catapultato a diciotto anni dal suo presente… non può certo sapere a cosa guardare e a cosa non guardare per trovare gli indizi e la pista giusta, né è possibile che si ricordi qualcosa di particolarmente utile al suo scopo (un po’ perché allora era troppo piccolo e non sapeva appunto di dover fare attenzione a un dato particolare, visto che non doveva evitare l’accadere di questa o quella tragedia, e un po’ semplicemente perché egli si trova a dover rivivere da capo quei giorni e gli si ripresentano situazioni che per lui lì per lì sono quasi nuove, poiché crescendo – in parte anche per il trauma e l’aura di protezione calatagli intorno dalla madre dopo i brutti fatti dell’infanzia – aveva eliminato vari ricordi (cosa che facciamo tutti di regola).
In definitiva: consigliato? Assolutamente sì.
Detta così, potrebbe anche sembrare la solita trama del viaggio nel tempo o del “se potessi rivivere la tua vita diversamente, lo faresti?” cui parecchie opere ci hanno ormai abituati, ma "Erased" non è soltanto questo. Personalmente credo che un qualsiasi tipo di recensione, non potendo contenere spoiler, possa soltanto essere riduttiva quando ci si addentra nella presentazione di un’opera come questa, ma cercherò comunque di evitare spoiler inutili e al tempo stesso rendergli onore in modo tale da consigliarlo a quanti potrebbero leggerla in futuro.
Andiamo per gradi…
Trama e intreccio: la trama è originale e mai scontata, ricca di suspense come qualsiasi thriller degno di questo nome, molta è la tensione psicologica e il ritmo è incalzante quanto basta nei punti giusti senza niente togliere però alla naturalezza (i tempi non vengono velocizzati troppo; si è perfettamente in grado di percepire il lento trascorrere dei giorni che si susseguono nell’infanzia di Satoru, ma nonostante ciò non c’è un singolo tratto in cui l’anime risulti lento o in cui smetta di catturare l’interesse); l’intreccio è ben sviluppato e, anche laddove sia possibile (come in qualunque giallo, d’altronde) formulare delle ipotesi che si avvicinino a questa o quella parte della verità, il regista e lo sceneggiatore (e così anche l’autore originale, ovviamente) riescono a mantenere il segreto, a fare appena intravedere qualcosa per poi coprirlo di nuovo col massimo rigore, tanto che la ricerca e l’investigazione di Satoru diventano quelle stesse del pubblico.
Caratterizzazione personaggi: ogni personaggio è ben caratterizzato, sia quelli che hanno maggiore rilevanza ai fini del raggiungimento del finale sia gli altri; va sottolineato che nessun personaggio è campato in aria, che nessun personaggio è descritto o presentato in maniera superficiale, e nonostante questo si riesce comunque a mantenere l’attenzione sulla sola ed unica trama reale, ovvero quella principale (non ci sono trame secondarie che si sviluppato di pari passo nelle vite private dei personaggi secondari, anche se ovviamente con ogni cambiamento nel passato anche nel futuro si formerà una storia diversa per cui si può parlare di un anime che si sviluppa su più livelli possibili).
Attenzione: inizio spoiler
Altro punto a favore, nonché aspetto che si è incontrato molto bene con i miei gusti personali, è il fatto che i personaggi che in un primo futuro erano essenziali nel cominciare della storia che viene raccontata non verranno tutti necessariamente coinvolti nel futuro secondo, il futuro alternativo di Satoru, ma ci sarà comunque data la possibilità di intravederli – sia a noi spettatori sia allo stesso Satoru – senza poterli però nuovamente conoscere davvero.
Fine spoiler
Disegni: i disegni sono simili a quelli del manga e rispettano il tratto ivi utilizzato, anche se la colorazione li ha piacevolmente più naturali e morbidi; anche i movimenti dei personaggi sono molto fluidi e naturali. Resi particolarmente bene sono l’invecchiamento e il ringiovanimento dei vari personaggi presentati lungo lo srotolarsi della storia.
Altro: mi è piaciuto tantissimo il doppiaggio originale, in quanto le voci dei personaggi infantili maturano in modo abbastanza naturale, in modo tale che la voce degli stessi da adulti sembra realisticamente quella che avrebbero nella vita reale una volta cresciuti; non c’è un sentimentalismo onnipresente e smielato che per forza di cosa finisce con il divorare tutto il resto, il senso dell’opera è un altro e rimane tale nonostante lo sviluppo di relazioni varie (non c’è traccia alcuna di scene che mostrino innamoramenti e/o giuramenti d’amicizia eterna né niente del genere e giustamente, in quanto il fulcro della storia e il motore di tutto è un altro); la colonna sonora è stata scelta bene (particolarmente azzeccato è il brano posto verso la fine dell’ultima puntata della serie); mi è piaciuto il modo in cui, anziché prendere le distanze dai personaggi per non giudicarne nessuno, si sia invece andato a sviscerare il male e il bene di quelli chiave così da giudicarli, sì, ma con gli occhi aperti ad ogni aspetto e ogni perché delle loro scelte sbagliate (o giuste) – e questo assolutamente non per giustificarne le azioni.
Si potrebbe dire che sì, in effetti qua e là vi sono indizi un po’ troppo evidenti perché non possano essere colti, ma questo è possibile dirlo – a mio giudizio – perché si arriva a vedere l’ultimo episodio; con certezza il personaggio non può conoscere nulla, agisce con la perenne spada di Damocle di potersi sbagliare o di poter agire con troppa poca accortezza (o con troppa accortezza in alcuni casi), e se anche per noi sarebbe soltanto un risvolto negativo in un anime che poi in qualche modo verrà aggiustato… per il personaggio ipoteticamente reale che si trovasse in tale situazione non sarebbe così. Come se ciò non bastasse, nessuno di noi nota determinati particolari nella vita di ogni giorno: quante volte si sente qualcuno dire, dopo un brutto fatto, che non ci aveva pensato/che non aveva colto/che avrebbe potuto fare qualcosa se solo si fosse lasciato prendere da un sano dubbio o dall’istinto? Per questo, trovo che quest’opera renda perfettamente l’agire umano, senza supereroi svegli né i soliti protagonisti inetti. Aggiungo un ultima cosa a questa mia riflessione: l’uomo adulto che si ritrova ad essere catapultato a diciotto anni dal suo presente… non può certo sapere a cosa guardare e a cosa non guardare per trovare gli indizi e la pista giusta, né è possibile che si ricordi qualcosa di particolarmente utile al suo scopo (un po’ perché allora era troppo piccolo e non sapeva appunto di dover fare attenzione a un dato particolare, visto che non doveva evitare l’accadere di questa o quella tragedia, e un po’ semplicemente perché egli si trova a dover rivivere da capo quei giorni e gli si ripresentano situazioni che per lui lì per lì sono quasi nuove, poiché crescendo – in parte anche per il trauma e l’aura di protezione calatagli intorno dalla madre dopo i brutti fatti dell’infanzia – aveva eliminato vari ricordi (cosa che facciamo tutti di regola).
In definitiva: consigliato? Assolutamente sì.
Una piccola perla di dodici episodi.
A dir la verità, cercavo altro e, quando mi sono imbattuto in questo anime, ero titubante. Reduce dalla visione di "Another" e "Re:Zero", cercavo qualcosa che potesse colmare il vuoto lasciato da queste due meravigliose serie. E ho iniziato "Erased".
L'animazione è qualcosa di perfetto, i disegni ottimi e l'uso dei colori azzeccato. Sono questi i caratteri che ti colpiscono subito, e ti portano a dire quel fatidico "Ho trovato una nuova serie da guardare".
La trama verte attorno a un ragazzo, Satoru, mangaka in crisi creativa. La sua vita sembra uguale a quella di chiunque altro, eccezion fatta per il suo "potere", chiamato Revival. Grazie a questo strano fenomeno riesce a tornare indietro nel tempo di alcuni minuti, solitamente per prevenire catastrofi. Dopo una serie di misteriosi eventi, viene catapultato dal 2006 al 1998, quando frequentava le elementari, per salvare una sua compagna assassinata in quell'anno da un killer misterioso, che venne identificato come uno degli amici di Satoru.
Suspense costante e ansia crescente caratterizzano questa serie, che guarderete di certo tutta d'un fiato, fino al finale. Buona visione.
A dir la verità, cercavo altro e, quando mi sono imbattuto in questo anime, ero titubante. Reduce dalla visione di "Another" e "Re:Zero", cercavo qualcosa che potesse colmare il vuoto lasciato da queste due meravigliose serie. E ho iniziato "Erased".
L'animazione è qualcosa di perfetto, i disegni ottimi e l'uso dei colori azzeccato. Sono questi i caratteri che ti colpiscono subito, e ti portano a dire quel fatidico "Ho trovato una nuova serie da guardare".
La trama verte attorno a un ragazzo, Satoru, mangaka in crisi creativa. La sua vita sembra uguale a quella di chiunque altro, eccezion fatta per il suo "potere", chiamato Revival. Grazie a questo strano fenomeno riesce a tornare indietro nel tempo di alcuni minuti, solitamente per prevenire catastrofi. Dopo una serie di misteriosi eventi, viene catapultato dal 2006 al 1998, quando frequentava le elementari, per salvare una sua compagna assassinata in quell'anno da un killer misterioso, che venne identificato come uno degli amici di Satoru.
Suspense costante e ansia crescente caratterizzano questa serie, che guarderete di certo tutta d'un fiato, fino al finale. Buona visione.
Sai quando compri un nuovo paio di scarpe e, nonostante la tua grande attenzione, inevitabilmente queste perdono la loro purezza? Niente di serio, ovviamente, solo un segnino o una macchiolina. Pur non essendo irrimediabilmente e completamente rovinata, la scarpa resta perfetta; eppure, la tua attenzione viene attirata solo da quella imperfezione, e di volta in volta ti sembra sempre più grande, sempre più brutta. Ecco, "Erased" può essere vista per molti versi come questa scarpa.
"Erased" è sicuramente un prodotto ben riuscito, e su questo non ci piove. Incipit non certo originale (di anime che parlano di riscrivere il proprio passato per mezzo di viaggi temporali ne sono stati fatti diversi), eppure sempre d'attualità e piacevole, buon chara design, una narrazione scorrevole e quasi sempre intrigante. C'è un ma, purtroppo: quei macroscopici indizi riguardo il killer che il protagonista non coglie. Questa sua incapacità, così repentina e così incredibile, vista la sua accortezza durante tutto il resto della serie, colpisce in negativo lo spettatore, che resta incredulo, e che forse fa terminare la visione dell'anime con un poco di nervoso. Ecco, questo è il fantomatico difettuccio di questa serie. Un passo falso, chiamiamolo, perché forse difetto è un poco esagerato. In ogni caso, a mio parere non una svista così imperdonabile da condannare definitivamente l'anime.
Sono quindi dell'idea, in definitiva, che, nonostante ci sia questa svista, l'anime resti decisamente su un livello molto alto. La pecca va considerata ai fini di una valutazione, senza ombra di dubbio, ma invito un po' tutti a considerarla come quella macchiolina di cui parlavo sulla nostra scarpa: non dubito che urti vedere la purezza della nostra scarpa intaccata, ma dobbiamo considerare anche che la sua funzione di base non ne viene intaccata, ed è questa la cosa che più conta.
Un anime quindi a mio parere veramente ben riuscito, con una imperfezione, ma pur sempre un anime di caratura.
"Erased" è sicuramente un prodotto ben riuscito, e su questo non ci piove. Incipit non certo originale (di anime che parlano di riscrivere il proprio passato per mezzo di viaggi temporali ne sono stati fatti diversi), eppure sempre d'attualità e piacevole, buon chara design, una narrazione scorrevole e quasi sempre intrigante. C'è un ma, purtroppo: quei macroscopici indizi riguardo il killer che il protagonista non coglie. Questa sua incapacità, così repentina e così incredibile, vista la sua accortezza durante tutto il resto della serie, colpisce in negativo lo spettatore, che resta incredulo, e che forse fa terminare la visione dell'anime con un poco di nervoso. Ecco, questo è il fantomatico difettuccio di questa serie. Un passo falso, chiamiamolo, perché forse difetto è un poco esagerato. In ogni caso, a mio parere non una svista così imperdonabile da condannare definitivamente l'anime.
Sono quindi dell'idea, in definitiva, che, nonostante ci sia questa svista, l'anime resti decisamente su un livello molto alto. La pecca va considerata ai fini di una valutazione, senza ombra di dubbio, ma invito un po' tutti a considerarla come quella macchiolina di cui parlavo sulla nostra scarpa: non dubito che urti vedere la purezza della nostra scarpa intaccata, ma dobbiamo considerare anche che la sua funzione di base non ne viene intaccata, ed è questa la cosa che più conta.
Un anime quindi a mio parere veramente ben riuscito, con una imperfezione, ma pur sempre un anime di caratura.
Mantenere alto il livello di una produzione per l’intera durata della serie, soprattutto se questa parte alla grande, è un’impresa assai rara e "Boku Dake ga Inai Machi", o più semplicemente "Erased", fallisce nel portarla a termine.
Ha però il grande merito di recuperare un finale che sembrava ormai compromesso, risultando nel complesso una serie animata che vale la pena di seguire e consigliare.
Le vicende vengono introdotte senza troppi preamboli e la trama acquisisce sin da subito sfumature tipiche del genere investigativo, sconfinando in certo momenti nel thriller. Non mancano le atmosfere più rilassate, possibili solo grazie alla geniale introduzione di un elemento soprannaturale che costringe Satoru, ora un ragazzo introverso e disilluso, a rivivere la sua infanzia per venire a capo di un mistero che forse è la causa della sua difficoltà a rapportarsi con il prossimo. Di certo dovrà riuscire nella sua impresa, se non vorrà vedere divorate quelle briciole di felicità che gli sono rimaste: gli viene data la possibilità di cambiare il corso della storia, tornando nel passato e rivivendo la sua infanzia, ci riuscirà? Nel corpo di un bambino, ma con la mente di un adulto, sarà in grado di sventare le tragedie che colpirono i suoi compagni di classe e in questo modo guadagnarsi un futuro più luminoso?
L’idea dei viaggi temporali non è certamente nuova, tuttavia il tema è trattato in modo insolito e originale, con Satoru che è costretto ad abituarsi ad essere considerato un bambino, fattore che gli offre evidenti vantaggi, ma è anche fonte di una serie di problemi difficili da ignorare. Pur apparendo improvvisamente più maturo e attento alle persone che lo circondano, è piacevole vedere come riesca a sfruttare a suo vantaggio la sua età e l’ingenuità che viene attribuita ad un bambino. Il mistero è inizialmente ben costruito, con diversi possibili sospetti, tuttavia la parte investigativa presenta diverse lacune: se mi posso aspettare alcune ingenuità da un bambino, meno posso accettarle da un adulto, ancor più se sta cercando indizi per trovare quello che ha tutti i tratti per poter essere un pedofilo. Non è esente da critiche nemmeno la procedura d’investigazione adottata dal protagonista, che sembra quasi esclusivamente limitarsi alla protezione delle vittime, mentre grazie agli elementi appresi dal futuro si sarebbe potuto spingere un po’ oltre o, perlomeno, Satoru avrebbe potuto sfruttare alcune situazioni potenzialmente a suo vantaggio.
Erased parte benissimo, con quattro/cinque episodi che riescono a tenere lo spettatore incollato allo schermo. Il merito è sicuramente di una sceneggiatura ben scritta e raccontata in modo esemplare, con personaggi realistici, dialoghi intelligenti, introspettivi quel che basta, e un antagonista misterioso e che pare inafferrabile. Il sapere che Satoru è in qualche modo speciale e che ha le potenzialità per sconfiggerlo è un altro motivo che rendono questo incipit di serie così appassionante. I problemi nascono quando viene a mancare fluidità alla sceneggiatura, che si trova costretta, per mantenere alto l’interesse e la tensione, a forzare gli eventi, rendendo il comportamento di Satoru meno adulto, costringendolo a cadere in trappole piuttosto prevedibili e a glissare su evidenti indizi che avrebbero spinto chiunque a porsi perlomeno degli interrogativi. Un paio in particolare li ho trovati particolarmente gravi.
Proprio quando "Erased" sembra cadere e buttare alle ortiche tutto lo splendido lavoro fatto nei primi episodi, l’anime rialza la testa e conclude la vicenda in modo inaspettatamente azzeccato.
Sebbene non tocchi i picchi che speravo, vi consiglio di vedere questa serie animata: riesce a offrire un po’ di mistero, di tensione, qualche pizzico di dolcezza ed emozione. Vi riuscirà a coinvolgere, emozionare, probabilmente in certi passaggi vi deluderà, ma alla fine sentirete di aver visto un prodotto al giorno d’oggi raro e di qualità.
Ha però il grande merito di recuperare un finale che sembrava ormai compromesso, risultando nel complesso una serie animata che vale la pena di seguire e consigliare.
Le vicende vengono introdotte senza troppi preamboli e la trama acquisisce sin da subito sfumature tipiche del genere investigativo, sconfinando in certo momenti nel thriller. Non mancano le atmosfere più rilassate, possibili solo grazie alla geniale introduzione di un elemento soprannaturale che costringe Satoru, ora un ragazzo introverso e disilluso, a rivivere la sua infanzia per venire a capo di un mistero che forse è la causa della sua difficoltà a rapportarsi con il prossimo. Di certo dovrà riuscire nella sua impresa, se non vorrà vedere divorate quelle briciole di felicità che gli sono rimaste: gli viene data la possibilità di cambiare il corso della storia, tornando nel passato e rivivendo la sua infanzia, ci riuscirà? Nel corpo di un bambino, ma con la mente di un adulto, sarà in grado di sventare le tragedie che colpirono i suoi compagni di classe e in questo modo guadagnarsi un futuro più luminoso?
L’idea dei viaggi temporali non è certamente nuova, tuttavia il tema è trattato in modo insolito e originale, con Satoru che è costretto ad abituarsi ad essere considerato un bambino, fattore che gli offre evidenti vantaggi, ma è anche fonte di una serie di problemi difficili da ignorare. Pur apparendo improvvisamente più maturo e attento alle persone che lo circondano, è piacevole vedere come riesca a sfruttare a suo vantaggio la sua età e l’ingenuità che viene attribuita ad un bambino. Il mistero è inizialmente ben costruito, con diversi possibili sospetti, tuttavia la parte investigativa presenta diverse lacune: se mi posso aspettare alcune ingenuità da un bambino, meno posso accettarle da un adulto, ancor più se sta cercando indizi per trovare quello che ha tutti i tratti per poter essere un pedofilo. Non è esente da critiche nemmeno la procedura d’investigazione adottata dal protagonista, che sembra quasi esclusivamente limitarsi alla protezione delle vittime, mentre grazie agli elementi appresi dal futuro si sarebbe potuto spingere un po’ oltre o, perlomeno, Satoru avrebbe potuto sfruttare alcune situazioni potenzialmente a suo vantaggio.
Erased parte benissimo, con quattro/cinque episodi che riescono a tenere lo spettatore incollato allo schermo. Il merito è sicuramente di una sceneggiatura ben scritta e raccontata in modo esemplare, con personaggi realistici, dialoghi intelligenti, introspettivi quel che basta, e un antagonista misterioso e che pare inafferrabile. Il sapere che Satoru è in qualche modo speciale e che ha le potenzialità per sconfiggerlo è un altro motivo che rendono questo incipit di serie così appassionante. I problemi nascono quando viene a mancare fluidità alla sceneggiatura, che si trova costretta, per mantenere alto l’interesse e la tensione, a forzare gli eventi, rendendo il comportamento di Satoru meno adulto, costringendolo a cadere in trappole piuttosto prevedibili e a glissare su evidenti indizi che avrebbero spinto chiunque a porsi perlomeno degli interrogativi. Un paio in particolare li ho trovati particolarmente gravi.
Proprio quando "Erased" sembra cadere e buttare alle ortiche tutto lo splendido lavoro fatto nei primi episodi, l’anime rialza la testa e conclude la vicenda in modo inaspettatamente azzeccato.
Sebbene non tocchi i picchi che speravo, vi consiglio di vedere questa serie animata: riesce a offrire un po’ di mistero, di tensione, qualche pizzico di dolcezza ed emozione. Vi riuscirà a coinvolgere, emozionare, probabilmente in certi passaggi vi deluderà, ma alla fine sentirete di aver visto un prodotto al giorno d’oggi raro e di qualità.
"Erased" è stato, senza ombra di dubbio, uno degli anime più attesi (se non il più atteso) tra quelli in uscita nell'inverno del 2016. Devo confessare che anch'io, specie dopo aver letto il gran numero di giudizi positivi che si sono accumulati quasi da subito, avevo cominciato a nutrire grandi aspettative verso questo titolo; peccato che poi la sua visione si sia rivelata molto meno interessante del previsto.
Per essere più precisi, dal mio punto di vista, "Erased" rappresenta senz'altro un buon anime, appassionante e ricco di suspense. Ma da qui a definirlo "un capolavoro" ce ne corre: il numero di castronerie presenti, infatti, non si contano e finiscono per abbassarne drasticamente il suo valore complessivo. Il pericolo, quando ci si aspetta di vedere qualcosa di memorabile e poi ci si trova di fronte a qualcosa di solo moderatamente buono, è quello di sopravvalutarne i difetti e sottovalutarne i pregi; e anche in questo caso la tentazione è molto forte. Cercherò, comunque, di attenermi a dati che ritengo oggettivi ed evitare che la mia delusione sfoci in un giudizio poco obiettivo.
"Erased" racconta le vicende di Satoru Fujinuma, un ragazzo di ventotto anni che aspira a diventare un mangaka ma che per ora è costretto a sbarcare il lunario consegnando pizze a domicilio. Satoru, però, non è una persona come tante: in lui alberga la capacità di tornare indietro nel tempo in concomitanza di eventi luttuosi evitabili attraverso il suo intervento preventivo. Questo accade anche quando la madre viene uccisa a seguito di circostanze misteriose e lo stesso Satoru viene ritenuto dalla polizia come il responsabile di detto crimine. Il suo viaggio nel tempo lo riporterà addirittura all'età di dieci anni, quando frequentava ancora le elementari; in quel periodo nella sua città d'origine si erano verificati diversi casi di omicidi di bambini da parte di un misterioso serial killer la cui vera identità - seppure un indiziato era stato arrestato e condannato - era ancora avvolta nel mistero.
Alcuni temi trattati da questo anime sono davvero molto impegnativi: la violenza sui minori da parte dei genitori, la pedofilia, l'emarginazione in età infantile, e così via. Fortunatamente, questi sono anche i punti di forza di questo anime: da questo punto di vista," Erased" riesce a coinvolgere davvero lo spettatore grazie ad una narrazione non superficiale e con l'ausilio di alcuni momenti davvero toccanti. Alla vista di un livido sul corpo di una bambina ci si arrabbia sul serio così come si trema sul serio quando sembra che il killer sia ad un passo dal compiere il suo crimine. Anche le scene che mostrano l'amicizia e la solidarietà fra i vari bambini vanno incluse tra le parti migliori di quest'opera; quindi posso affermare che quando, per un motivo o per un altro, bisogna toccare il cuore dello spettatore, "Erased" lo sa fare, e lo sa fare molto bene.
Dato a Cesare quello che è di Cesare, a questo punto cominciano le dolenti note.
In primo luogo, "Erased" come giallo è un autentico disastro. Il colpevole lascia in giro talmente tante tracce da renderlo facilmente identificabile dopo soli pochi episodi; ad un certo punto ho addirittura pensato che non potesse essere lui perché era tutto troppo evidente per poter essere anche vero. Credevo che, da bravo giallista, l'autore intendesse prima sviare lo spettatore dalla verità accumulando sospetti su una persona e poi lasciarlo a bocca aperta per una soluzione che non si aspettava. Invece niente di tutto questo: l'inafferrabile assassino, in realtà, ha un'intelligenza non superiore ad un rubagalline. L'unico mistero, in tutto questo, è il fatto che nessuno dei personaggi nutra il benché minimo sospetto nei suoi confronti, anche di fronte all'evidenza.
In secondo luogo i personaggi. Il loro comportamento nel corso dei dodici episodi è troppo spesso illogico ed inverosimile; gli esempi che potrei fare sarebbero davvero tanti ma sono costretto, seppure a malincuore, a tacere per non incorrere in spoiler. Il re dell'illogicità è Satoru versione adulta, una persona capace di fare delle scelte davvero assurde che, inevitabilmente, finiranno solo per aggravare la sua posizione. Anche gli altri, però, non scherzano: le motivazioni di Airi, ad esempio, scaturiscono da una storia personale che proprio non sta in piedi tanto è piena di esagerazioni e che, anche se la prendiamo per vera, non giustificherebbe comunque le sue azioni. Fortunatamente, le cose vanno un po' meglio nel mondo di Satoru bambino, ma anche qui ci sarebbero diverse osservazioni da fare.
Il comparto grafico è abbastanza buono; l'unica mia perplessità riguarda le labbra della madre di Satoru a cui devono essere state praticate, con tutta evidenza, delle iniezioni di botulino. La colonna sonora è discreta: in particolare, sia l'opening che l'ending risultano molto orecchiabili.
In definitiva, ritengo "Erased" un titolo nel complesso accettabile, capace di non annoiare mai lo spettatore e di donargli diverse emozioni. L'esistenza di troppe falle nella sceneggiatura, però, ne limitano molto la mia valutazione complessiva.
Per essere più precisi, dal mio punto di vista, "Erased" rappresenta senz'altro un buon anime, appassionante e ricco di suspense. Ma da qui a definirlo "un capolavoro" ce ne corre: il numero di castronerie presenti, infatti, non si contano e finiscono per abbassarne drasticamente il suo valore complessivo. Il pericolo, quando ci si aspetta di vedere qualcosa di memorabile e poi ci si trova di fronte a qualcosa di solo moderatamente buono, è quello di sopravvalutarne i difetti e sottovalutarne i pregi; e anche in questo caso la tentazione è molto forte. Cercherò, comunque, di attenermi a dati che ritengo oggettivi ed evitare che la mia delusione sfoci in un giudizio poco obiettivo.
"Erased" racconta le vicende di Satoru Fujinuma, un ragazzo di ventotto anni che aspira a diventare un mangaka ma che per ora è costretto a sbarcare il lunario consegnando pizze a domicilio. Satoru, però, non è una persona come tante: in lui alberga la capacità di tornare indietro nel tempo in concomitanza di eventi luttuosi evitabili attraverso il suo intervento preventivo. Questo accade anche quando la madre viene uccisa a seguito di circostanze misteriose e lo stesso Satoru viene ritenuto dalla polizia come il responsabile di detto crimine. Il suo viaggio nel tempo lo riporterà addirittura all'età di dieci anni, quando frequentava ancora le elementari; in quel periodo nella sua città d'origine si erano verificati diversi casi di omicidi di bambini da parte di un misterioso serial killer la cui vera identità - seppure un indiziato era stato arrestato e condannato - era ancora avvolta nel mistero.
Alcuni temi trattati da questo anime sono davvero molto impegnativi: la violenza sui minori da parte dei genitori, la pedofilia, l'emarginazione in età infantile, e così via. Fortunatamente, questi sono anche i punti di forza di questo anime: da questo punto di vista," Erased" riesce a coinvolgere davvero lo spettatore grazie ad una narrazione non superficiale e con l'ausilio di alcuni momenti davvero toccanti. Alla vista di un livido sul corpo di una bambina ci si arrabbia sul serio così come si trema sul serio quando sembra che il killer sia ad un passo dal compiere il suo crimine. Anche le scene che mostrano l'amicizia e la solidarietà fra i vari bambini vanno incluse tra le parti migliori di quest'opera; quindi posso affermare che quando, per un motivo o per un altro, bisogna toccare il cuore dello spettatore, "Erased" lo sa fare, e lo sa fare molto bene.
Dato a Cesare quello che è di Cesare, a questo punto cominciano le dolenti note.
In primo luogo, "Erased" come giallo è un autentico disastro. Il colpevole lascia in giro talmente tante tracce da renderlo facilmente identificabile dopo soli pochi episodi; ad un certo punto ho addirittura pensato che non potesse essere lui perché era tutto troppo evidente per poter essere anche vero. Credevo che, da bravo giallista, l'autore intendesse prima sviare lo spettatore dalla verità accumulando sospetti su una persona e poi lasciarlo a bocca aperta per una soluzione che non si aspettava. Invece niente di tutto questo: l'inafferrabile assassino, in realtà, ha un'intelligenza non superiore ad un rubagalline. L'unico mistero, in tutto questo, è il fatto che nessuno dei personaggi nutra il benché minimo sospetto nei suoi confronti, anche di fronte all'evidenza.
In secondo luogo i personaggi. Il loro comportamento nel corso dei dodici episodi è troppo spesso illogico ed inverosimile; gli esempi che potrei fare sarebbero davvero tanti ma sono costretto, seppure a malincuore, a tacere per non incorrere in spoiler. Il re dell'illogicità è Satoru versione adulta, una persona capace di fare delle scelte davvero assurde che, inevitabilmente, finiranno solo per aggravare la sua posizione. Anche gli altri, però, non scherzano: le motivazioni di Airi, ad esempio, scaturiscono da una storia personale che proprio non sta in piedi tanto è piena di esagerazioni e che, anche se la prendiamo per vera, non giustificherebbe comunque le sue azioni. Fortunatamente, le cose vanno un po' meglio nel mondo di Satoru bambino, ma anche qui ci sarebbero diverse osservazioni da fare.
Il comparto grafico è abbastanza buono; l'unica mia perplessità riguarda le labbra della madre di Satoru a cui devono essere state praticate, con tutta evidenza, delle iniezioni di botulino. La colonna sonora è discreta: in particolare, sia l'opening che l'ending risultano molto orecchiabili.
In definitiva, ritengo "Erased" un titolo nel complesso accettabile, capace di non annoiare mai lo spettatore e di donargli diverse emozioni. L'esistenza di troppe falle nella sceneggiatura, però, ne limitano molto la mia valutazione complessiva.
Erased è un anime composto da 12 episodi e uno dei primi anime usciti nel 2016. Il protagonista Satoru Fujinuma vuole diventare un mangaka, ma nel frattempo lavora in una "pizzeria". Una sera dopo tornato da lavoro, vede un uomo con un cappello che gli fa un saluto, rientrato a casa vede sua madre sdraiata per terra piena di sangue, e vede che è stata uccisa con un pugnale. Viene la polizia, ma lui scappa e mentre scappa, gli succede qualcosa,quello di andare dietro nel tempo che lo porterà alle elementari dove ha avuto un'infanzia terribile. Quando era bambino voleva diventare un eroe, ma ebbe tre traumi da bambino, infatti 3 suoi compagni vengono rapiti e poi uccisi. Lui allora con questo fenomeno, vuole cambiare il suo passato. La prima compagna che salva è Hinazuki Kayo, una bambina molto timida e privata, che però viene picchiata duramente da sua madre, dove ogni mattina Satoru vede in ogni parte del corpo un livido. Lui con qualche passeggiata e tenerla "rinchiusa" o nella sua casa o in un autobus abbandonato, scopre chi è il Killer. Lui non immaginava minimamente che il Killer fosse quella persona, che a lui gli ricordava com'era l'affetto di un padre ( non dico per SPOILER ). L'animazione è ben fatta,e la colonna sonora è stupenda sopratutto l'opening. L'unica pecca di questo anime è il finale, è una corsa che lascia qualcosa per strada e che può torcere il naso a qualcuno.
Per il resto è un anime ben fatto, e chi ama il genere sarà sicuramente nella sua Top 10.
Voto: 9
Per il resto è un anime ben fatto, e chi ama il genere sarà sicuramente nella sua Top 10.
Voto: 9
<b>Attenzione: spoiler</b>
"Erased - La città in cui io non ci sono" è sicuramente una delle serie più interessanti di questa prima parte dell'anno e, come ho riscontrato nelle recensioni qui fatte, ha ricevuto commenti nella maggioranza positivi, nonostante più di qualcuno si sia dichiarato moderato o dissociato addirittura nell'esaltare quella che ci era stata descritta come un'opera capolavoro. Per quel che mi riguarda, posso affermare che l'anime mi è complessivamente piaciuto, ho apprezzato il disegno e la caratterizzazione di alcuni personaggi (come la madre di Satoru o il maestro Yashiro), le musiche le ritengo molto azzeccate (la sigla d'apertura è un bijoux) e anche la regia la giudico buona, se non ottima.
D'altro canto, ciò che mi ha deluso è stata la sceneggiatura: l'idea basilare dell'opera era ottima, ma ritengo che la consequenzialità degli eventi ed i ritmi narrativi siano spesso sbilanciati: i tempi della narrazione a volte aumentano vertiginosamente (come prima del secondo "revival", in cui il protagonista viene arrestato erroneamente, e nel finale) e di conseguenza all'interno della storia non vengono rappresentate molte piccole sfaccettature che a mio parere erano fondamentali; alcuni personaggi come Yashiro, che si scoprirà essere il colpevole, ma anche Hiromi e Aya, gli altri due ragazzini che vengono salvati nella sequenza del ritorno al passato di Satoru (quasi completamente oscurati dalla vicenda di Kayo) non vengono rappresentati a sufficienza e meritavano qualche passaggio in più. La storia nel complesso è coinvolgente, ma la risoluzione finale (che coincide con gli ultimi due episodi) è troppo assurda per essere vera, a mio giudizio molto frettolosa e addirittura grossolana in alcune parti (come la scena sul tetto, in cui Satoru si butta di sotto davanti al suo aguzzino dopo un lungo discorso sulla completezza della vita e poi si salva miracolosamente aiutato dagli amici... Evidentemente qualche passaggio in più nella storia non guastava). Concordo con molti altri utenti nell'affermare che sarebbero stati complessivamente necessari almeno due-tre episodi ulteriori. Il finale è leggero e carino, però a questo punto forse fin troppo scontato. Voto: 7, anche se aveva le potenzialità per essere un 9.
"Erased - La città in cui io non ci sono" è sicuramente una delle serie più interessanti di questa prima parte dell'anno e, come ho riscontrato nelle recensioni qui fatte, ha ricevuto commenti nella maggioranza positivi, nonostante più di qualcuno si sia dichiarato moderato o dissociato addirittura nell'esaltare quella che ci era stata descritta come un'opera capolavoro. Per quel che mi riguarda, posso affermare che l'anime mi è complessivamente piaciuto, ho apprezzato il disegno e la caratterizzazione di alcuni personaggi (come la madre di Satoru o il maestro Yashiro), le musiche le ritengo molto azzeccate (la sigla d'apertura è un bijoux) e anche la regia la giudico buona, se non ottima.
D'altro canto, ciò che mi ha deluso è stata la sceneggiatura: l'idea basilare dell'opera era ottima, ma ritengo che la consequenzialità degli eventi ed i ritmi narrativi siano spesso sbilanciati: i tempi della narrazione a volte aumentano vertiginosamente (come prima del secondo "revival", in cui il protagonista viene arrestato erroneamente, e nel finale) e di conseguenza all'interno della storia non vengono rappresentate molte piccole sfaccettature che a mio parere erano fondamentali; alcuni personaggi come Yashiro, che si scoprirà essere il colpevole, ma anche Hiromi e Aya, gli altri due ragazzini che vengono salvati nella sequenza del ritorno al passato di Satoru (quasi completamente oscurati dalla vicenda di Kayo) non vengono rappresentati a sufficienza e meritavano qualche passaggio in più. La storia nel complesso è coinvolgente, ma la risoluzione finale (che coincide con gli ultimi due episodi) è troppo assurda per essere vera, a mio giudizio molto frettolosa e addirittura grossolana in alcune parti (come la scena sul tetto, in cui Satoru si butta di sotto davanti al suo aguzzino dopo un lungo discorso sulla completezza della vita e poi si salva miracolosamente aiutato dagli amici... Evidentemente qualche passaggio in più nella storia non guastava). Concordo con molti altri utenti nell'affermare che sarebbero stati complessivamente necessari almeno due-tre episodi ulteriori. Il finale è leggero e carino, però a questo punto forse fin troppo scontato. Voto: 7, anche se aveva le potenzialità per essere un 9.
"Boku Dake Ga Inai Machi" o "La città in cui io non ci sono", meglio conosciuto come "Erased", è uno dei primi anime della stagione 2016. Senza dubbio quest'anime riesce a colpire fin dal primo minuto, merito di un comparto grafico davvero ben realizzato e soprattutto di una storia molto bella e intrigante.
La storia parla di Fujinuma Satoru, un mangaka in erba di ventinove anni, il quale non riesce ad avere successo con la sua passione e si guadagna da vivere consegnando pizze. Tuttavia egli non è un ragazzo come gli altri: infatti, egli possiede una abilità soprannaturale, chiamata revival, grazie alla quale egli riesce a tornare indietro nel tempo di qualche minuto quando sta per accadere un evento che mette in pericolo la sua vita e quella di chi lo circonda. Un giorno, tuttavia, dopo un evento particolare, egli verrà accusato di un omicidio che non ha commesso, ed ecco che si attiva il revival, ma questa volta egli farà un tuffo nel passato più lungo del solito: infatti, tornerà indietro nel tempo di ben diciotto anni, ovvero quando andava alla scuola elementare. Egli quindi indagherà su un serial killer che è collegato con l'omicidio commesso nel presente.
Come detto ad inizio recensione, quest'anime riesce a colpire lo spettatore fin da subito grazie alla sua trama piena di mistero e colpi di scena, sarà impossibile per lo spettatore non affezionarsi ai personaggi, continuando a fare il tifo per loro durante tutta l'avventura. Ogni episodio riesce a mantenere alta la suspense anche grazie ai vari colpi di scena che non mancano nell'anime, insieme a tutti i momenti sentimentali che scioglieranno il cuore di ogni singolo spettatore.
In conclusione, un bel 10 ad uno degli anime migliori (per ora) della stagione 2016
La storia parla di Fujinuma Satoru, un mangaka in erba di ventinove anni, il quale non riesce ad avere successo con la sua passione e si guadagna da vivere consegnando pizze. Tuttavia egli non è un ragazzo come gli altri: infatti, egli possiede una abilità soprannaturale, chiamata revival, grazie alla quale egli riesce a tornare indietro nel tempo di qualche minuto quando sta per accadere un evento che mette in pericolo la sua vita e quella di chi lo circonda. Un giorno, tuttavia, dopo un evento particolare, egli verrà accusato di un omicidio che non ha commesso, ed ecco che si attiva il revival, ma questa volta egli farà un tuffo nel passato più lungo del solito: infatti, tornerà indietro nel tempo di ben diciotto anni, ovvero quando andava alla scuola elementare. Egli quindi indagherà su un serial killer che è collegato con l'omicidio commesso nel presente.
Come detto ad inizio recensione, quest'anime riesce a colpire lo spettatore fin da subito grazie alla sua trama piena di mistero e colpi di scena, sarà impossibile per lo spettatore non affezionarsi ai personaggi, continuando a fare il tifo per loro durante tutta l'avventura. Ogni episodio riesce a mantenere alta la suspense anche grazie ai vari colpi di scena che non mancano nell'anime, insieme a tutti i momenti sentimentali che scioglieranno il cuore di ogni singolo spettatore.
In conclusione, un bel 10 ad uno degli anime migliori (per ora) della stagione 2016
La storia parla di Fujinuma Satoru, aspirante disegnatore di manga che purtroppo non ottiene molto riscontro. Originario di Hokkaido, lavora a Tokyo come commesso in una pizzeria che fa consegne a domicilio. Satoru però non è un ragazzo come tutti gli altri, ha un dono particolare, quello di poter rivivere momenti già avvenuti per poterli cambiare ed evitare delle tragedie: i revival, così li chiama lui. E sarà proprio uno di questi revival, scatenato da un evento per lui drammatico, che lo rispedirà dritto nell’Hokkaido di quando era ragazzino, all'età di undici anni. Qui capirà che la sua missione sarà quella di salvare delle ragazzine da un serial killer. Inizierà quindi la sua avventura, quella dei suoi amici e di quel “demone“, come la definisce lui, di sua madre, sempre in grado quasi di leggergli nel pensiero. Si susseguiranno diversi salti temporali, in cui Satoru avrà la possibilità di modificare le cose, nel tentativo ultimo di salvare la vita di una sua compagna di classe, Hinazuki Kayo. La suspense sarà sempre altissima e il finale è davvero degno di un film giallo ben riuscito.
L’anime è davvero ben fatto, narrato in modo convincente, con personaggi credibili a cui non si farà fatica ad affezionarsi e disegni ben curati, anche se nulla di particolarmente sconvolgente. Questo anime non lo si ricorderà certo per i disegni spaziali o le animazioni mozzafiato, ma di certo per la sua storia, davvero coinvolgente e ricca di suspense. Un anime decisamente da vedere!
L’anime è davvero ben fatto, narrato in modo convincente, con personaggi credibili a cui non si farà fatica ad affezionarsi e disegni ben curati, anche se nulla di particolarmente sconvolgente. Questo anime non lo si ricorderà certo per i disegni spaziali o le animazioni mozzafiato, ma di certo per la sua storia, davvero coinvolgente e ricca di suspense. Un anime decisamente da vedere!
"La città in cui non ci sono", conosciuto come "Erased", è una novità 2016 ed è anche uno degli anime più discussi dello stesso anno. Questa storia parla di un eroe, ma non di quelli che vediamo nei cinema, bensì sotto forma di angelo custode, per la fortuna di qualcuno. La trama ha incuriosito in molti, presentandosi come un thriller soprannaturale, però, per alcuni la parte finale di questa storia poteva evolversi meglio; voi come la penserete dopo aver visto quest'anime? Scopritelo da voi, ma prima date uno sguardo alla trama:
Il protagonista di questa storia è Satoru Fujinuma, un ragazzo di ventinove anni ormai ex mangaka che si guadagna da vivere facendo consegne a domicilio per una pizzeria a Tokyo. Satoru ha la capacità soprannaturale di vedere gli istanti prima della morte di qualcuno, attraverso dei flashback, e subito dopo viene mandato indietro nel tempo di qualche istante, riuscendo così ad evitare più morti possibili; questo processo è chiamato "Revival". Una sera, il nostro protagonista viene incolpato di un delitto che non ha commesso e si metterà in fuga, ma proprio in quell'istante viene sbalzato indietro nel tempo di diciotto anni, precisamente quando andava alla scuola elementare, dove dovrà indagare su un killer serale che si pensa possa essere collegato con l'omicidio commesso nel presente. Incomincia così la sua missione da paladino della giustizia.
Lo sviluppo di questa trama ha la capacità di coinvolgere e appassionare subito lo spettatore, mettendo al centro degli episodi tanta suspense. Ciò che sorprende di quest'anime è proprio questo, mettere sul piatto un giallo che episodio per episodio si evolve sempre più, introducendo nuovi personaggi che diventeranno fin da subito il cuore pulsante di questa storia drammatica. I colpi di scena non mancheranno e neanche qualche momento sentimentale in grado di strapparti una lacrima o un sorriso per la gioia, ma allo stesso tempo abbiamo dei piccoli difetti. Purtroppo non viene data molta importanza e spiegazione ai revival, per cui non avremo una spiegazione di come il protagonista abbia sviluppato questo potere soprannaturale. Nelle puntate finali saremo sempre concentrati per capire chi possa essere il killer, ma attenzione ai particolari che possono quasi sempre portare ad una conclusione, e qui i colpi di scena saranno inaspettati; il finale dunque è stato molto soddisfacente e credo anche molto coerente con i fatti.
Passiamo dunque al comparto tecnico:
La grafica è stata prodotta più che bene, con dei disegni molto carini e delle animazioni che non deludono. Il comparto sonoro, invece, è quello che più mi ha convinto, grazie a delle musiche di sottofondo che non sono mai di troppo e sono sempre ben efficaci nel momento interessato, senza omettere la voce di sottofondo del protagonista che ci accompagnerà nei suoi pensieri e momenti di suspense. La opening e la ending mi sono piaciute davvero tanto e nel complesso è da promuovere.
Infine, concludo questa recensione consigliando quest'anime, che ritengo una delle più belle storie drammatiche e avvincenti degli ultimi tempi.
Voto finale: 9
Il protagonista di questa storia è Satoru Fujinuma, un ragazzo di ventinove anni ormai ex mangaka che si guadagna da vivere facendo consegne a domicilio per una pizzeria a Tokyo. Satoru ha la capacità soprannaturale di vedere gli istanti prima della morte di qualcuno, attraverso dei flashback, e subito dopo viene mandato indietro nel tempo di qualche istante, riuscendo così ad evitare più morti possibili; questo processo è chiamato "Revival". Una sera, il nostro protagonista viene incolpato di un delitto che non ha commesso e si metterà in fuga, ma proprio in quell'istante viene sbalzato indietro nel tempo di diciotto anni, precisamente quando andava alla scuola elementare, dove dovrà indagare su un killer serale che si pensa possa essere collegato con l'omicidio commesso nel presente. Incomincia così la sua missione da paladino della giustizia.
Lo sviluppo di questa trama ha la capacità di coinvolgere e appassionare subito lo spettatore, mettendo al centro degli episodi tanta suspense. Ciò che sorprende di quest'anime è proprio questo, mettere sul piatto un giallo che episodio per episodio si evolve sempre più, introducendo nuovi personaggi che diventeranno fin da subito il cuore pulsante di questa storia drammatica. I colpi di scena non mancheranno e neanche qualche momento sentimentale in grado di strapparti una lacrima o un sorriso per la gioia, ma allo stesso tempo abbiamo dei piccoli difetti. Purtroppo non viene data molta importanza e spiegazione ai revival, per cui non avremo una spiegazione di come il protagonista abbia sviluppato questo potere soprannaturale. Nelle puntate finali saremo sempre concentrati per capire chi possa essere il killer, ma attenzione ai particolari che possono quasi sempre portare ad una conclusione, e qui i colpi di scena saranno inaspettati; il finale dunque è stato molto soddisfacente e credo anche molto coerente con i fatti.
Passiamo dunque al comparto tecnico:
La grafica è stata prodotta più che bene, con dei disegni molto carini e delle animazioni che non deludono. Il comparto sonoro, invece, è quello che più mi ha convinto, grazie a delle musiche di sottofondo che non sono mai di troppo e sono sempre ben efficaci nel momento interessato, senza omettere la voce di sottofondo del protagonista che ci accompagnerà nei suoi pensieri e momenti di suspense. La opening e la ending mi sono piaciute davvero tanto e nel complesso è da promuovere.
Infine, concludo questa recensione consigliando quest'anime, che ritengo una delle più belle storie drammatiche e avvincenti degli ultimi tempi.
Voto finale: 9
Satoru Fujinuma è un mangaka di ventinove anni tormentato da un triste episodio risalente agli anni delle elementari: la scomparsa di una sua compagna di classe, Kayo Hinazuki. Una sera, un suo caro viene ucciso, ma, grazie al revival, potere di cui è in possesso, che si manifesta (forse) involontariamente, ha la possibilità di rivivere il passato per sventare l'omicidio. Quando si ritrova nel corpo di se stesso bambino, capisce che la scomparsa della piccola Kayo ed il recente assassinio hanno un agente comune e radici ben più profonde. Il suo compito è mettere in salvo entrambe le vittime.
Questa è banalmente la trama di "Boku Dake ga Inai Machi", più conosciuto come "Erased", valutarlo è tutt'altra storia. Considerati il suo boom e l'esaltazione di massa in ogni dove del globo, molti sono incappati nell'errore di definire quest'opera un capolavoro. Sia chiaro, non stiamo parlando di un flop, almeno nell'accezione più severa del termine, dunque sarebbe ingiurioso assistere ad eccessive critiche per un titolo che, nel bene e nel male, si è distinto dal piattume e pattume ricorrente ormai ogni stagione, salvo rari casi. Tuttavia, negare i suoi deprecabili, evidenti e compromettenti difetti, rintracciabili esclusivamente nella caratterizzazione dei personaggi e, in corposa quantità, nella sceneggiatura, è davvero impossibile. Bisogna comunque puntualizzare che questi sono raggruppati nell'ultimo quarto di episodi a disposizione poiché, effettivamente, nei primi tre quarti, si assiste ad un'autentica perla di forma e contenuto.
Si evince, così, che quanto di buono mostrato inizialmente viene gettato alle ortiche repentinamente e la serie, nel complesso, risulta spaccata in due, sfilacciata e superficiale sia nella trama sia nell'affrontare gli elementi della stessa che meriterebbero spiegazione o quantomeno un contesto credibile di contorno.
Il caso più eclatante è, naturalmente, quello dei revival di Satoru. Non si sa né cosa siano o come funzionino, né tantomeno perché e come il protagonista sia in grado di utilizzarli; tramite gli occhi dello spettatore viene palesato soltanto il loro fine e vengono così ridotti a mero strumento narrativo. Si possono trovare mille giustificazioni, ad esempio che siano soltanto una manifestazione del forte desiderio puramente irrazionale del personaggio di cambiare il passato e guarire dal tormento che lo perseguita e che, quindi, in quanto irrazionali, non necessitino di chiarimenti, ma quando si mette piede nella fantascienza è davvero necessario creare un contesto che torni almeno dal punto di vista logico.
Sono comunque più gravi l'approssimativa sceneggiatura degli ultimi episodi e lo scarso approfondimento della psicologia dei personaggi. La prima discriminante è estremamente irritante: dopo aver curato quasi perfettamente i tempi della successione degli avvenimenti della trama, aver calibrato e dosato i momenti di pathos, di punto in bianco tutto si perde. Da una parte gli eventi subiscono un'evidente, brusca accelerata, dall'altra tensione, preoccupazione ed empatia, quest'ultima colonna portante per gran parte della serie, svaniscono nel nulla. E si arriva così, sfruttando come espediente un pessimo skip temporale inserito senza cognizione di causa, ad un finale patetico ed acerbo, privo dell'atmosfera che aveva scandito gran parte della serie e degli stati d'animo che aveva suscitato, volto ad essere politicamente corretto e permeato di banale buonismo. Considerato il delicato tema di fondo, la pedofilia, più in generale il maltrattamento sui bambini, tutto ciò è assolutamente coerente col buon senso comune, ma, fin lì, una delle fortune di "Erased" era stata proprio il saper infierire autentici "pugni nello stomaco" agli spettatori, renderli stizziti e sgomenti di fronte alla brutalità delle azioni e all'apparente immutabilità del fato che trasudava nei fallimenti di Satoru, senza però mai eccedere.
Alla fine ci si ritrova rammaricati per l'Occasione sprecata, volutamente con la "o" maiuscola, quasi inermi di fronte agli sproloqui dell'antagonista. Qui ci si collega alla seconda discriminante di cui sopra, ossia la psicologia dei personaggi. Esclusi i protagonisti, dei quali è possibile osservare speranza e demoralizzazione, gioia e dolore, in una piacevolissima e contemporaneamente disarmante altalena di emozioni, gli altri personaggi rilevanti, Airi e Yashiro su tutti, sono stati accantonati e risultano quindi poco credibili nei comportamenti. In questo modo, l'anime diviene ben presto la storia di Satoru e Hinazuki, del salvatore e della vittima. Degli altri, specie dei poveri malcapitati congedati nel giro di un episodio, emerge ben poco, sebbene sia assai evidente l'intenzione di fornir loro un ruolo di primaria importanza.
Cosa rimane dunque di "Erased"?
Rimangono il coraggio di essersi distaccato dalla monotonia tematica odierna, un comparto tecnico ed una regia per cui non vale neanche la pena spendere parole tanto è eccellente in ogni settore (in particolare, complimenti alla A-1 Pictures), ma, ahimè, soprattutto un incredibile potenziale non concretizzato. Peccato!
Voto: 5,5.
Questa è banalmente la trama di "Boku Dake ga Inai Machi", più conosciuto come "Erased", valutarlo è tutt'altra storia. Considerati il suo boom e l'esaltazione di massa in ogni dove del globo, molti sono incappati nell'errore di definire quest'opera un capolavoro. Sia chiaro, non stiamo parlando di un flop, almeno nell'accezione più severa del termine, dunque sarebbe ingiurioso assistere ad eccessive critiche per un titolo che, nel bene e nel male, si è distinto dal piattume e pattume ricorrente ormai ogni stagione, salvo rari casi. Tuttavia, negare i suoi deprecabili, evidenti e compromettenti difetti, rintracciabili esclusivamente nella caratterizzazione dei personaggi e, in corposa quantità, nella sceneggiatura, è davvero impossibile. Bisogna comunque puntualizzare che questi sono raggruppati nell'ultimo quarto di episodi a disposizione poiché, effettivamente, nei primi tre quarti, si assiste ad un'autentica perla di forma e contenuto.
Si evince, così, che quanto di buono mostrato inizialmente viene gettato alle ortiche repentinamente e la serie, nel complesso, risulta spaccata in due, sfilacciata e superficiale sia nella trama sia nell'affrontare gli elementi della stessa che meriterebbero spiegazione o quantomeno un contesto credibile di contorno.
Il caso più eclatante è, naturalmente, quello dei revival di Satoru. Non si sa né cosa siano o come funzionino, né tantomeno perché e come il protagonista sia in grado di utilizzarli; tramite gli occhi dello spettatore viene palesato soltanto il loro fine e vengono così ridotti a mero strumento narrativo. Si possono trovare mille giustificazioni, ad esempio che siano soltanto una manifestazione del forte desiderio puramente irrazionale del personaggio di cambiare il passato e guarire dal tormento che lo perseguita e che, quindi, in quanto irrazionali, non necessitino di chiarimenti, ma quando si mette piede nella fantascienza è davvero necessario creare un contesto che torni almeno dal punto di vista logico.
Sono comunque più gravi l'approssimativa sceneggiatura degli ultimi episodi e lo scarso approfondimento della psicologia dei personaggi. La prima discriminante è estremamente irritante: dopo aver curato quasi perfettamente i tempi della successione degli avvenimenti della trama, aver calibrato e dosato i momenti di pathos, di punto in bianco tutto si perde. Da una parte gli eventi subiscono un'evidente, brusca accelerata, dall'altra tensione, preoccupazione ed empatia, quest'ultima colonna portante per gran parte della serie, svaniscono nel nulla. E si arriva così, sfruttando come espediente un pessimo skip temporale inserito senza cognizione di causa, ad un finale patetico ed acerbo, privo dell'atmosfera che aveva scandito gran parte della serie e degli stati d'animo che aveva suscitato, volto ad essere politicamente corretto e permeato di banale buonismo. Considerato il delicato tema di fondo, la pedofilia, più in generale il maltrattamento sui bambini, tutto ciò è assolutamente coerente col buon senso comune, ma, fin lì, una delle fortune di "Erased" era stata proprio il saper infierire autentici "pugni nello stomaco" agli spettatori, renderli stizziti e sgomenti di fronte alla brutalità delle azioni e all'apparente immutabilità del fato che trasudava nei fallimenti di Satoru, senza però mai eccedere.
Alla fine ci si ritrova rammaricati per l'Occasione sprecata, volutamente con la "o" maiuscola, quasi inermi di fronte agli sproloqui dell'antagonista. Qui ci si collega alla seconda discriminante di cui sopra, ossia la psicologia dei personaggi. Esclusi i protagonisti, dei quali è possibile osservare speranza e demoralizzazione, gioia e dolore, in una piacevolissima e contemporaneamente disarmante altalena di emozioni, gli altri personaggi rilevanti, Airi e Yashiro su tutti, sono stati accantonati e risultano quindi poco credibili nei comportamenti. In questo modo, l'anime diviene ben presto la storia di Satoru e Hinazuki, del salvatore e della vittima. Degli altri, specie dei poveri malcapitati congedati nel giro di un episodio, emerge ben poco, sebbene sia assai evidente l'intenzione di fornir loro un ruolo di primaria importanza.
Cosa rimane dunque di "Erased"?
Rimangono il coraggio di essersi distaccato dalla monotonia tematica odierna, un comparto tecnico ed una regia per cui non vale neanche la pena spendere parole tanto è eccellente in ogni settore (in particolare, complimenti alla A-1 Pictures), ma, ahimè, soprattutto un incredibile potenziale non concretizzato. Peccato!
Voto: 5,5.
Credo che "Erased" sia l'opera più vociferata della stagione invernale 2016. Sono stata attirata sia da una trama che si prospettava interessante ed intrigante, sia dalle numerosi recensioni positive che mostravano apprezzamenti ad ogni episodio nuovo che usciva. Purtroppo, devo dire di essere rimasta molto delusa sotto diversi aspetti, benchè resti una serie più che ottima.
Iniziamo dalla trama che, come ho già detto, è molto interessante: Satorou è un normalissimo ventinovenne che, almeno per come ci appare a inizio storia, prende la vita come viene, è pacato, non mostra emozioni e non sembra affezionato a nessuno in particolar modo. Ha però un segreto: può tornare indietro nel tempo (anche se solo di pochi minuti) quando si trova di fronte a delle anomalie, per poterle risolvere. Quando un misterioso uomo uccide sua madre, Satorou si ritrova a dover affrontare il salto temporale più grande della sua vita: torna infatti ad essere un bambino delle elementari, scoprendo infatti che l'assassinio della donna potrebbe essere collegato ad alcune sparizioni e omicidi avvenuti tra i suoi compagni di classe, diciotto anni prima. Toccherà a Satorou scegliere se salvare la piccola Kayo, la prima vittima, e diventare un giovane eroe.
Le premesse per farne un'ottima storia c'erano tutte. La serie si propone come un mix tra commedia che vedrebbe l'evoluzione di Satorou, e un thriller paranormale. Il problema? Se la prima parte risultava perfetta, la seconda cade nell'oblio.
Ma facciamo un'analisi più precisa dei vari aspetti. Quasi tutti i personaggi sono più che ottimi, a iniziare dal protagonista: Satorou ci appare come un uomo quasi "spento" che non ha passioni, che non ha un vero legame, e che non cerca di averne. Quando torna bambino, è interessante vedere la sua evoluzione, da persona scontrosa, apatica e scostante, a ragazzo indipendente e pieno di iniziativa. Per la prima volta nella sua vita, prende delle decisioni che potrebbero costare la vita di altri. Lui vuole davvero aiutare qualcuno… o forse vuole solo salvare il sé stesso del futuro dalla vita che ha visto? E' sicuramente il personaggio meglio definito della storia, colui che cerca di essere un eroe, ma che risulta diventare quasi un antieroe, una persona che sente di aver bisogno di affidarsi agli altri per proteggerli dagli eventi. Ad affiancarlo ci sono altri due ottimi personaggi: una madre che distrugge lo stereotipo della classica "mamma anime" sempre buona, gentile, che accetta di buon grado ogni cosa senza dare delle precise regole; e Kayo, una bambina che subisce violenze dalla madre, che risulta essere scorbutica e apatica e che non dona fiducia a nessuno. Ma tra i personaggi più importanti, ce n'è uno che, purtroppo, non riesce ad ottenere lo spazio che gli si deve: Gaku Yashiro. Yashiro è il maestro dei vari protagonisti e, fin da subito, si intuisce che dietro la sua figura, ci sia molto più di quanto dia a vedere. 12 episodi sono veramente pochi e, purtroppo, il suo personaggio viene lasciato indietro, la sua caratterizzazione è appena accennata, specie rispetto a quelle degli altri.
Per quanto riguarda la trama -come dicevo- la parte commedy è ottima, mentre quella "thriller/mistero", a parer mio, è trattata con fin troppa superficialità. Al di là del fatto che si intuisca subito chi sia l'assassino (e in un "Mistero" la trovo una cosa quasi inaccettabile), trovo assurdo che ¾ della storia siano concentrati su come salvare Kayo, mentre il confronto con l'assassino, il salvataggio degli altri bambini e il finale di Satorou, prendano solo 3 episodi, oltretutto fatti in maniera frettolosa. Inoltre, proprio per la frettolosità del finale, ci sono buchi di trama che anche lo spettatore meno esperto noterebbe, molti dettagli non vengono spiegati, e anche il movente dell'assassino lascia l'amaro in bocca.
Insomma sia dal punto di vista dei personaggi che della trama, l'anime poteva risultare davvero ottimo, ma subisce un calo a tre quarti della storia che non gli permette di essere il miglior anime nel suo genere.
Nulla da dire su chara design e ost, che risultano ben fatti. In conclusione, per la fretta o per il fatto di doverci far stare una storia così bella in 12 miseri episodi, risulta un anime con ottime premesse, non mantenute fino in fondo. Il finale commovente cerca di fare da toppa al tutto, ma non basta.
Ciò nonostante, è un titolo che a modo suo si fa sentire, intrattiene il giusto e offre una visione tutt'altro che noiosa.
Iniziamo dalla trama che, come ho già detto, è molto interessante: Satorou è un normalissimo ventinovenne che, almeno per come ci appare a inizio storia, prende la vita come viene, è pacato, non mostra emozioni e non sembra affezionato a nessuno in particolar modo. Ha però un segreto: può tornare indietro nel tempo (anche se solo di pochi minuti) quando si trova di fronte a delle anomalie, per poterle risolvere. Quando un misterioso uomo uccide sua madre, Satorou si ritrova a dover affrontare il salto temporale più grande della sua vita: torna infatti ad essere un bambino delle elementari, scoprendo infatti che l'assassinio della donna potrebbe essere collegato ad alcune sparizioni e omicidi avvenuti tra i suoi compagni di classe, diciotto anni prima. Toccherà a Satorou scegliere se salvare la piccola Kayo, la prima vittima, e diventare un giovane eroe.
Le premesse per farne un'ottima storia c'erano tutte. La serie si propone come un mix tra commedia che vedrebbe l'evoluzione di Satorou, e un thriller paranormale. Il problema? Se la prima parte risultava perfetta, la seconda cade nell'oblio.
Ma facciamo un'analisi più precisa dei vari aspetti. Quasi tutti i personaggi sono più che ottimi, a iniziare dal protagonista: Satorou ci appare come un uomo quasi "spento" che non ha passioni, che non ha un vero legame, e che non cerca di averne. Quando torna bambino, è interessante vedere la sua evoluzione, da persona scontrosa, apatica e scostante, a ragazzo indipendente e pieno di iniziativa. Per la prima volta nella sua vita, prende delle decisioni che potrebbero costare la vita di altri. Lui vuole davvero aiutare qualcuno… o forse vuole solo salvare il sé stesso del futuro dalla vita che ha visto? E' sicuramente il personaggio meglio definito della storia, colui che cerca di essere un eroe, ma che risulta diventare quasi un antieroe, una persona che sente di aver bisogno di affidarsi agli altri per proteggerli dagli eventi. Ad affiancarlo ci sono altri due ottimi personaggi: una madre che distrugge lo stereotipo della classica "mamma anime" sempre buona, gentile, che accetta di buon grado ogni cosa senza dare delle precise regole; e Kayo, una bambina che subisce violenze dalla madre, che risulta essere scorbutica e apatica e che non dona fiducia a nessuno. Ma tra i personaggi più importanti, ce n'è uno che, purtroppo, non riesce ad ottenere lo spazio che gli si deve: Gaku Yashiro. Yashiro è il maestro dei vari protagonisti e, fin da subito, si intuisce che dietro la sua figura, ci sia molto più di quanto dia a vedere. 12 episodi sono veramente pochi e, purtroppo, il suo personaggio viene lasciato indietro, la sua caratterizzazione è appena accennata, specie rispetto a quelle degli altri.
Per quanto riguarda la trama -come dicevo- la parte commedy è ottima, mentre quella "thriller/mistero", a parer mio, è trattata con fin troppa superficialità. Al di là del fatto che si intuisca subito chi sia l'assassino (e in un "Mistero" la trovo una cosa quasi inaccettabile), trovo assurdo che ¾ della storia siano concentrati su come salvare Kayo, mentre il confronto con l'assassino, il salvataggio degli altri bambini e il finale di Satorou, prendano solo 3 episodi, oltretutto fatti in maniera frettolosa. Inoltre, proprio per la frettolosità del finale, ci sono buchi di trama che anche lo spettatore meno esperto noterebbe, molti dettagli non vengono spiegati, e anche il movente dell'assassino lascia l'amaro in bocca.
Insomma sia dal punto di vista dei personaggi che della trama, l'anime poteva risultare davvero ottimo, ma subisce un calo a tre quarti della storia che non gli permette di essere il miglior anime nel suo genere.
Nulla da dire su chara design e ost, che risultano ben fatti. In conclusione, per la fretta o per il fatto di doverci far stare una storia così bella in 12 miseri episodi, risulta un anime con ottime premesse, non mantenute fino in fondo. Il finale commovente cerca di fare da toppa al tutto, ma non basta.
Ciò nonostante, è un titolo che a modo suo si fa sentire, intrattiene il giusto e offre una visione tutt'altro che noiosa.
Erased a un titolo evocativo molto pretenzioso a mio avvisto di fatti ci ho messo un po' a decidere di fare questa recensione, innanzitutto l'ho rivisto 2 volte per comprendere bene che tipo di anime ho guardato, questo perché volevo scindere i vari aspetti per poi valutarli meglio.
La prima cosa che ti colpisce di Erased sicuramente è la trama non banale e con quello sprint in più che ti fa decidere se scegliere un prodotto invece che un altro, anche perché il biglietto da visita con le animazioni della A1 Pictures, insomma non è da poco, di fatti le animazioni sono quanto meno fatte bene e aggiungono quel tono melodrammatico sia nella scelte dei colori che in quelle della scenografia, sicuramente colmando il gusto anche dei più esigenti.
L'anime parte praticamente con grinta, conosciamo Satoru e prendiamo confidenza con il suo potere speciale quel tanto che basta per iniziare col famoso botto.
Ahimè non ho letto il manga da cui è tratto ma penso che a breve colmerò anche questa mia lacuna.
L'anime anche se di per se è un giallo attorniato di mistero, ti prende molto sulla fluidità di storia e ti porta attraverso una trama non contorta a vedere tutti i capitoli della serie, questo senza mai avere delle lacune di sorta, il motore dell'anime in fondo è proprio il suo protagonista con la contrapposizione legata al suo potere (non mi piace fare spoiler in questo), è intrigante nei vari capitoli l'analisi che il protagonista fa di se stesso anche se inconsciamente, non capendo dove il bambino è divenuto uomo, se effettivamente ce l'ha fatta oppure vero il contrario (L'uomo che torna bambino) senza per questo perdere mai quello che per lui è il valore più importante o vero il senso di giustizia.
Più che un mistero misterioso (scusate il giro di parole), sembra un caleidoscopio psicologico, dove il protagonista per affrontare il proprio dramma infantile, Satoru alla fine è rimasto avvolto dal personaggio creatosi nel tempo, ora la possibilità di raffrontarsi ed evolvere con i suoi amici e creare nuovi legami fondati sulla fiducia reciproca è una vera scissione analitica dei rapporti interpersonali con gli occhi di un adulto mai maturato.
Il dramma di alcune scene è reale e il fatto che il nostro adulto/bambino le affronti con una smodata semplicità mi ha lasciato quantomeno perplesso.
La trama comunque per quanto la premessa sia ottima non è complicata e lascia poco spazio a complicate elucubrazioni tutto si svolge su un binario attivando qua e là qualche scambio la direzione non cambia, la regia in questo è buona.
La sceneggiatura mi ha colpito molto in quanto alcuni dialoghi e a volte anche i monologhi usciti dalla voce mentale dei protagonisti fanno riflettere senza contorcere o meglio distorcere il pensiero, quindi si ha il senso di ritmo e soprattutto di un crescente continuo che purtroppo però s'interrompe.
I personaggi sono tutti di spessore in particolar modo la madre del protagonista che non il suo fare riesce a spalleggiare Satoru a volte perfino superandolo come figura principale il chara è chiaro e bello il messaggio che il protagonista sprizza da tutti i pori ma Erased in definitiva sono tutti i comprimari che girano intorno al protagonista che annaspa forse troppo frettolosamente dalle situazioni, e qui che facciamo conoscenza di ogni membro del suo gruppo punto focale di tutta la vicenda:
L'amico più caro quello che tiene a lui a dispetto di fiducia e incolumità.
Quello più timido che ha una parola sempre buona per tirare su il morale.
La bambina che desidera essere Peter Pan.
Il carismatico e corpulento amico che mantiene vivo il gruppo.
Il fissato con videogiochi (inutile se non per il numero).
La reginetta della festa.
E la ragazza che crede in lui…
Questi sono alcuni personaggi che hanno caratterizzato la vicenda di questo anime dove stereotipando i vari personaggi li ha resi unici peccato che solo alcuni hanno avuto il beneficio del palco a discapito di altri.
Trovare il cattivo in giallo e il perno del movimento del cervello di ogni appassionato del genere, peccato che da un titolo tracotante ti aspetteresti di trovare il colpevole dopo aver risolto un puzzle complicato, in cui il nostro Nero Wolfe, mette insieme i pezzi con perizia e cura smascherando il reo (non confesso) mettendolo a confronto magari con altri presunti tali ma alla fine ci troviamo che Satoru come spirito investigativo è più vicino a Jessica Fletcher…
Non per sminuire il nostro criminale in quanto penso che il misfatto o comunque l'atto disdicevole del reato contro i bambini sia il peggiore in assoluto mi porta a pensare che l'autore l'abbia sopravvalutato non concedendogli lo spazio che meritava cotanta indiscriminata cattiveria.
Sinceramente pure lo spazio lasciato all'altro antagonista è ristretto ma in fondo forse e meglio così…
Le musiche e la parte melodica a parte le intro mi sembrano un po' assenti o sottotono cosa che avrebbe dato pregio ad un anime di livello aumentandone sicuramente il lustro quindi in questo caso sono state praticamente ininfluenti.
La tecnica di realizzazione delle animazioni sono fatte bene e più, animazioni fluide, personaggi che parlano solo con le espressioni dei visi particolareggiati da diverse sfumature, tratto fine in cui contraddistingui sempre l'adulto dal bambino non solo per l'altezza, scenografia invidiabile ricca di dettagli a volte forse pure troppi, rendono questo anime di pregio per l'animazione tecnica.
In conclusione ho visto un anime che mi è piaciuto dove il mistero e il giallo non sono a livello con la trama ma non annoiano…
I personaggi non raccontano la loro storia ma vengono sormontati e portati via da quella di qualcun altro.
L'anime soffre di un calo ad un certo punto, peccato anche se è fisiologico per altri versi senza alcune lacune e con qualche dettaglio in più poteva sicuramente essere un capolavoro.
La prima cosa che ti colpisce di Erased sicuramente è la trama non banale e con quello sprint in più che ti fa decidere se scegliere un prodotto invece che un altro, anche perché il biglietto da visita con le animazioni della A1 Pictures, insomma non è da poco, di fatti le animazioni sono quanto meno fatte bene e aggiungono quel tono melodrammatico sia nella scelte dei colori che in quelle della scenografia, sicuramente colmando il gusto anche dei più esigenti.
L'anime parte praticamente con grinta, conosciamo Satoru e prendiamo confidenza con il suo potere speciale quel tanto che basta per iniziare col famoso botto.
Ahimè non ho letto il manga da cui è tratto ma penso che a breve colmerò anche questa mia lacuna.
L'anime anche se di per se è un giallo attorniato di mistero, ti prende molto sulla fluidità di storia e ti porta attraverso una trama non contorta a vedere tutti i capitoli della serie, questo senza mai avere delle lacune di sorta, il motore dell'anime in fondo è proprio il suo protagonista con la contrapposizione legata al suo potere (non mi piace fare spoiler in questo), è intrigante nei vari capitoli l'analisi che il protagonista fa di se stesso anche se inconsciamente, non capendo dove il bambino è divenuto uomo, se effettivamente ce l'ha fatta oppure vero il contrario (L'uomo che torna bambino) senza per questo perdere mai quello che per lui è il valore più importante o vero il senso di giustizia.
Più che un mistero misterioso (scusate il giro di parole), sembra un caleidoscopio psicologico, dove il protagonista per affrontare il proprio dramma infantile, Satoru alla fine è rimasto avvolto dal personaggio creatosi nel tempo, ora la possibilità di raffrontarsi ed evolvere con i suoi amici e creare nuovi legami fondati sulla fiducia reciproca è una vera scissione analitica dei rapporti interpersonali con gli occhi di un adulto mai maturato.
Il dramma di alcune scene è reale e il fatto che il nostro adulto/bambino le affronti con una smodata semplicità mi ha lasciato quantomeno perplesso.
La trama comunque per quanto la premessa sia ottima non è complicata e lascia poco spazio a complicate elucubrazioni tutto si svolge su un binario attivando qua e là qualche scambio la direzione non cambia, la regia in questo è buona.
La sceneggiatura mi ha colpito molto in quanto alcuni dialoghi e a volte anche i monologhi usciti dalla voce mentale dei protagonisti fanno riflettere senza contorcere o meglio distorcere il pensiero, quindi si ha il senso di ritmo e soprattutto di un crescente continuo che purtroppo però s'interrompe.
I personaggi sono tutti di spessore in particolar modo la madre del protagonista che non il suo fare riesce a spalleggiare Satoru a volte perfino superandolo come figura principale il chara è chiaro e bello il messaggio che il protagonista sprizza da tutti i pori ma Erased in definitiva sono tutti i comprimari che girano intorno al protagonista che annaspa forse troppo frettolosamente dalle situazioni, e qui che facciamo conoscenza di ogni membro del suo gruppo punto focale di tutta la vicenda:
L'amico più caro quello che tiene a lui a dispetto di fiducia e incolumità.
Quello più timido che ha una parola sempre buona per tirare su il morale.
La bambina che desidera essere Peter Pan.
Il carismatico e corpulento amico che mantiene vivo il gruppo.
Il fissato con videogiochi (inutile se non per il numero).
La reginetta della festa.
E la ragazza che crede in lui…
Questi sono alcuni personaggi che hanno caratterizzato la vicenda di questo anime dove stereotipando i vari personaggi li ha resi unici peccato che solo alcuni hanno avuto il beneficio del palco a discapito di altri.
Trovare il cattivo in giallo e il perno del movimento del cervello di ogni appassionato del genere, peccato che da un titolo tracotante ti aspetteresti di trovare il colpevole dopo aver risolto un puzzle complicato, in cui il nostro Nero Wolfe, mette insieme i pezzi con perizia e cura smascherando il reo (non confesso) mettendolo a confronto magari con altri presunti tali ma alla fine ci troviamo che Satoru come spirito investigativo è più vicino a Jessica Fletcher…
Non per sminuire il nostro criminale in quanto penso che il misfatto o comunque l'atto disdicevole del reato contro i bambini sia il peggiore in assoluto mi porta a pensare che l'autore l'abbia sopravvalutato non concedendogli lo spazio che meritava cotanta indiscriminata cattiveria.
Sinceramente pure lo spazio lasciato all'altro antagonista è ristretto ma in fondo forse e meglio così…
Le musiche e la parte melodica a parte le intro mi sembrano un po' assenti o sottotono cosa che avrebbe dato pregio ad un anime di livello aumentandone sicuramente il lustro quindi in questo caso sono state praticamente ininfluenti.
La tecnica di realizzazione delle animazioni sono fatte bene e più, animazioni fluide, personaggi che parlano solo con le espressioni dei visi particolareggiati da diverse sfumature, tratto fine in cui contraddistingui sempre l'adulto dal bambino non solo per l'altezza, scenografia invidiabile ricca di dettagli a volte forse pure troppi, rendono questo anime di pregio per l'animazione tecnica.
In conclusione ho visto un anime che mi è piaciuto dove il mistero e il giallo non sono a livello con la trama ma non annoiano…
I personaggi non raccontano la loro storia ma vengono sormontati e portati via da quella di qualcun altro.
L'anime soffre di un calo ad un certo punto, peccato anche se è fisiologico per altri versi senza alcune lacune e con qualche dettaglio in più poteva sicuramente essere un capolavoro.
"Erased" (in lingua originale "Boku dake ga inai machi") è l'adattamento anime dell'omonimo manga di Kei Sanbe, prodotto dalla A-1 Pictures.
L'anime è incentrato sulle vicende di Satoru Fujinuma, un ragazzo con il dono di tornare indietro nel tempo e poter cambiare il corso degli eventi grazie ai revival.
L'opera parte in quarta con dei primi episodi molto coinvolgenti, nonostante non si sappia da dove venga il potere del ragazzo o cosa scateni i revival, ma non ne siamo particolarmente interessati perché Satoru avrà da risolvere alcuni casi nel proprio passato.
L'arco riguardante Kayo Hinazuki è coinvolgente e gestito molto bene a livello di regia: scene dolci e scene forti di violenza (non esplicita ma che lascia facilmente intendere) si mescolano perfettamente con quel costante alone di mistero e con lo smarrimento su chi possa essere il colpevole e come possa essere collegato a tutto il resto.
Verso la fine, invece, tende a perdersi, dando una soluzione scontata e prevedibile che poco emoziona e da lì va a scemare tutta l'atmosfera iniziale. Una scelta che, voluta o meno, rende quest'opera unica ma non emozionante al cento per cento.
Sicuramente non è da buttare, qualitativamente è ben fatto sia dal punto di vista della regia di Tomohiko Ito che delle animazioni, anche le musiche creano tensione nei punti giusti ed ho particolarmente apprezzato la opening.
In conclusione, "Erased" merita di essere guardato specialmente per la qualità, gli episodi in cui coinvolge sono molti di più di quelli "morti" e, nonostante qualche falla nella storia, riesce a catturare l'attenzione.
L'anime è incentrato sulle vicende di Satoru Fujinuma, un ragazzo con il dono di tornare indietro nel tempo e poter cambiare il corso degli eventi grazie ai revival.
L'opera parte in quarta con dei primi episodi molto coinvolgenti, nonostante non si sappia da dove venga il potere del ragazzo o cosa scateni i revival, ma non ne siamo particolarmente interessati perché Satoru avrà da risolvere alcuni casi nel proprio passato.
L'arco riguardante Kayo Hinazuki è coinvolgente e gestito molto bene a livello di regia: scene dolci e scene forti di violenza (non esplicita ma che lascia facilmente intendere) si mescolano perfettamente con quel costante alone di mistero e con lo smarrimento su chi possa essere il colpevole e come possa essere collegato a tutto il resto.
Verso la fine, invece, tende a perdersi, dando una soluzione scontata e prevedibile che poco emoziona e da lì va a scemare tutta l'atmosfera iniziale. Una scelta che, voluta o meno, rende quest'opera unica ma non emozionante al cento per cento.
Sicuramente non è da buttare, qualitativamente è ben fatto sia dal punto di vista della regia di Tomohiko Ito che delle animazioni, anche le musiche creano tensione nei punti giusti ed ho particolarmente apprezzato la opening.
In conclusione, "Erased" merita di essere guardato specialmente per la qualità, gli episodi in cui coinvolge sono molti di più di quelli "morti" e, nonostante qualche falla nella storia, riesce a catturare l'attenzione.
Mi sono avvicinata a quest'anime spinta dall'ottima valutazione e dalle entusiaste recensioni, anche se credo che gli avrei dato una possibilità a priori per la sua trama originale.
Ho finito il dodicesimo episodio proprio pochi minuti fa e, senza soffermarmi sulla vicenda, mi limiterò ad esporre le mie impressioni nel modo, spero, più obbiettivo possibile.
Gli episodi scorrono leggeri e appassionano quanto basta (tant'è che l'ho completato in mezza giornata).
Tuttavia, come più volte segnalato anche da altri, dopo 8-9 puntate avvincenti e misteriose, la qualità della serie inizia a calare drasticamente. Prima di tutto, risulta troppo frettoloso: il salvataggio della sola Kayo impiega 3/4 di serie mentre quello degli altri 2 bambini e lo smascheramento del killer appena 3 episodi; il finale, poi, è di una prevedibilità disarmante e del colpevole si inizia a sospettare già nel corso dei primi episodi.
Ora, mi rendo conto che in un anime in cui ci sono pochi personaggi e un solo filone narrativo è molto facile farsi un'idea del colpevole, ma cavoli una serie che vuole essere di "mistero" deve poi suscitare una reazione di sorpresa/sgomento al momento della rivelazione.
Pensavano di fare il "colpaccio": come un buon giallo che si rispetti, hanno voluto dare piccoli indizi tramite "dettagli" credendo che alla fine lo spettatore potesse dire "cavoli è vero, come ho potuto non notare quella cosa all'episodio tot!" ma ciò non accade perché a quegli indizi-dettagli ci si fa subito troppo caso fino a considerarli quasi "spoiler".
Sì, in fin dei conti il colpevole era insospettabile agli occhi loro, ma dello spettatore se ne sono dimenticati? La forza del genere "giallo/mistero" sta proprio nel mistero stesso, e convengo che è uno dei generi più difficili da realizzare anche per dei professionisti della A-1 Pictures, ma bastavano davvero piccoli accorgimenti (e anche un'ignorante in materia come me può dirlo) per rendere il prodotto almeno un pochino pochino meno banale.
Satoru poi alla fine, in modo un po' presuntuoso, si erge a "magico onnisciente della situazione" in stile L di Death Note e in meno di un minuto e in un modo poco realistico e molto approssimativo è riuscito a interpretare "alla perfezione" la psiche contorta del killer, spiegazione tra l'altro che mi è sembrata più un contentino per noi spettatori. Ho infatti avuto l'impressione di essere stata presa in giro, come se mi fosse stato detto : "tiè, tenetevi l'interpretazione ma non fate altre domande. Che aspettate a stupirvi? Forza, stupitevi!"
E quindi lo sgomento non c'è stato né per la rivelazione del killer né per le motivazioni alla base delle sue azioni che risultano ancora poco chiare (sarò ottusa io) e pretendono di essere convincenti solo perché uscite dalla bocca del bravo Satoru che le ha sparate a mitraglietta appena ricevuta "l'illuminazione".
Per me quest'anime non vale più di 4 ma non perché non l'abbia considerato "gradevole" ma perché non è riuscito nell'intento del suo genere, oltre ad aver deluso le aspettative un po' altine che si nutrono nei primi episodi.
Se da una parte è vero che un'opera va valutata nel suo complesso, non è neanche giusto pensare "buon comparto visivo, bell'opening, bel chara design gli do la sufficienza" oppure "beh per 9 su 12 episodi mi ha intrattenuto bene, chiudo un occhio" No, non esiste proprio , perché non stiamo parlando di uno slice of life, magari spensierato, demenziale e senza un filo conduttore che ha quindi il solo scopo di intrattenere di volta in volta e al quale possiamo anche perdonare uno o due episodi meno riusciti, stiamo parlando di un opera il cui svolgersi dei fatti diluito negli episodi va valutato in modo minuzioso perché è il genere stesso a richiederlo ed errori di questo tipo qui, ripeto, davvero non li posso tollerare.
Ho finito il dodicesimo episodio proprio pochi minuti fa e, senza soffermarmi sulla vicenda, mi limiterò ad esporre le mie impressioni nel modo, spero, più obbiettivo possibile.
Gli episodi scorrono leggeri e appassionano quanto basta (tant'è che l'ho completato in mezza giornata).
Tuttavia, come più volte segnalato anche da altri, dopo 8-9 puntate avvincenti e misteriose, la qualità della serie inizia a calare drasticamente. Prima di tutto, risulta troppo frettoloso: il salvataggio della sola Kayo impiega 3/4 di serie mentre quello degli altri 2 bambini e lo smascheramento del killer appena 3 episodi; il finale, poi, è di una prevedibilità disarmante e del colpevole si inizia a sospettare già nel corso dei primi episodi.
Ora, mi rendo conto che in un anime in cui ci sono pochi personaggi e un solo filone narrativo è molto facile farsi un'idea del colpevole, ma cavoli una serie che vuole essere di "mistero" deve poi suscitare una reazione di sorpresa/sgomento al momento della rivelazione.
Pensavano di fare il "colpaccio": come un buon giallo che si rispetti, hanno voluto dare piccoli indizi tramite "dettagli" credendo che alla fine lo spettatore potesse dire "cavoli è vero, come ho potuto non notare quella cosa all'episodio tot!" ma ciò non accade perché a quegli indizi-dettagli ci si fa subito troppo caso fino a considerarli quasi "spoiler".
Sì, in fin dei conti il colpevole era insospettabile agli occhi loro, ma dello spettatore se ne sono dimenticati? La forza del genere "giallo/mistero" sta proprio nel mistero stesso, e convengo che è uno dei generi più difficili da realizzare anche per dei professionisti della A-1 Pictures, ma bastavano davvero piccoli accorgimenti (e anche un'ignorante in materia come me può dirlo) per rendere il prodotto almeno un pochino pochino meno banale.
Satoru poi alla fine, in modo un po' presuntuoso, si erge a "magico onnisciente della situazione" in stile L di Death Note e in meno di un minuto e in un modo poco realistico e molto approssimativo è riuscito a interpretare "alla perfezione" la psiche contorta del killer, spiegazione tra l'altro che mi è sembrata più un contentino per noi spettatori. Ho infatti avuto l'impressione di essere stata presa in giro, come se mi fosse stato detto : "tiè, tenetevi l'interpretazione ma non fate altre domande. Che aspettate a stupirvi? Forza, stupitevi!"
E quindi lo sgomento non c'è stato né per la rivelazione del killer né per le motivazioni alla base delle sue azioni che risultano ancora poco chiare (sarò ottusa io) e pretendono di essere convincenti solo perché uscite dalla bocca del bravo Satoru che le ha sparate a mitraglietta appena ricevuta "l'illuminazione".
Per me quest'anime non vale più di 4 ma non perché non l'abbia considerato "gradevole" ma perché non è riuscito nell'intento del suo genere, oltre ad aver deluso le aspettative un po' altine che si nutrono nei primi episodi.
Se da una parte è vero che un'opera va valutata nel suo complesso, non è neanche giusto pensare "buon comparto visivo, bell'opening, bel chara design gli do la sufficienza" oppure "beh per 9 su 12 episodi mi ha intrattenuto bene, chiudo un occhio" No, non esiste proprio , perché non stiamo parlando di uno slice of life, magari spensierato, demenziale e senza un filo conduttore che ha quindi il solo scopo di intrattenere di volta in volta e al quale possiamo anche perdonare uno o due episodi meno riusciti, stiamo parlando di un opera il cui svolgersi dei fatti diluito negli episodi va valutato in modo minuzioso perché è il genere stesso a richiederlo ed errori di questo tipo qui, ripeto, davvero non li posso tollerare.
Premetto che preferisco lasciare perdere le etichette di genere in questa recensione, infatti Erased è un prodotto così complesso e articolato che ridurlo ad una singola tipologia, sia Mistero o Soprannaturale o Thriller o altri ancora, sarebbe deleterio, perché non riuscirebbe affatto ad esprimere la complessità di questo titolo.
"Erased- La città in cui io non ci sono" è un prodotto che rasenta spesso la perfezione, ha un incipit estremamente intrigante, una trama che, nonostante non sia temporalmente lineare, mantiene comunque una chiarezza cristallina, e un cast di personaggi eccellenti. Non è esente da difetti, ma questi non rovinano quasi per nulla il giudizio che si può avere su questo prodotto.
Non vi parlerò della trama perché è riportata in maniera completa nella descrizione dell'anime. Posso solo darle un voto molto alto, sia per l'idea originale, sia per lo sviluppo, infatti è forse solo l'ultimo episodio a non avermi soddisfatto a pieno.
I personaggi, come già accennato, sono estremamente ben caratterizzati e, soprattutto, rappresentano una piacevole novità rispetto agli stereotipi più diffusi nella produzione animata giapponese. Il solo che non mi è parso particolarmente originale, è il protagonista, un mangaka fallito che cerca di tirare avanti senza uno scopo preciso nella sua vita. E comunque non è una ragione sufficiente per darne un giudizio negativo, anzi, risulta, soprattutto nella versione "bambino", uno dei personaggi migliori dell'intero anime. Fra gli altri ho apprezzato in particolare la madre di lui, che in diverse scene spicca come un gigante su tutti gli altri. L'antagonista soffre di una mancata introspezione e di un finale troppo veloce, ma rimane un personaggio piacevole e certo non banale o buttato lì, in nessuna delle sue comparse. In molti lamentano che la sua identità era troppo ovvia, effettivamente lo era così tanto che, vedendo l'anime, l'ho scartato dalla lista dei sospettati perché mi sembrava davvero troppo, troppo banale come colpevole. Non essendo però Erased solo un giallo questo non è di per sé un difetto, e, anzi, alla fine non è che la cosa mi abbia deluso in alcun modo, la storia è funzionale e coerente anche così.
Fra gli altri ho apprezzato Kenya e Airi, l'amico intelligente e la ragazzina che vuole fidarsi. Mi è spiaciuto che Jun venisse messo da parte verso il finale, perché lo ritenevo un personaggio con del potenziale, ma in 12 episodi non si poteva fare molto di più.
Sui disegni e le animazioni non c'è molto da dire, un anime di questo tipo ha bisogno di volti espressivi e ben riconoscibili, credo ci sia riuscito perfettamente.
Ho amato in particolar modo la opening, mentre la ending non mi ha detto molto.
Spenderò qualche riga per discutere il difetto principale, a detta di molti, di questo titolo: la seconda metà, o, più in generale il finale. Sicuramente l'antagonista avrebbe meritato uno spazio maggiore dopo che la sua identità veniva svelata, e secondo molti il finale è buttato lì o comunque troppo rapido. Ma io mi chiedo: sarebbe stato davvero positivo allungare questo prodotto di altre puntate? Personalmente ho trovato il ritmo della narrazione eccellente, forse uno dei punti di forza maggiori di questo anime, non mi ha mai stancato, anzi al contrario, mi invogliava sempre di più a seguirlo. Allungare il tutto avrebbe rischiato di renderlo più lento e, alla lunga, avrebbe intaccato questo ritmo perfetto.
Riassumendo:
Punti di forza: - Personaggi ottimi - Trama accattivante - Buonissimi disegni - Riunisce perfettamente molti generi, dal sentimentale al thriller
Punti di debolezza: - Antagonista leggermente sacrificato nel suo ruolo di cattivo - Alcuni personaggi messi troppo velocemente nel dimenticatoio
Ripeto, non è esente da difetti, quindi non prenderà dieci, ma dargli meno di un nove mi sembra impossibile.
"Erased- La città in cui io non ci sono" è un prodotto che rasenta spesso la perfezione, ha un incipit estremamente intrigante, una trama che, nonostante non sia temporalmente lineare, mantiene comunque una chiarezza cristallina, e un cast di personaggi eccellenti. Non è esente da difetti, ma questi non rovinano quasi per nulla il giudizio che si può avere su questo prodotto.
Non vi parlerò della trama perché è riportata in maniera completa nella descrizione dell'anime. Posso solo darle un voto molto alto, sia per l'idea originale, sia per lo sviluppo, infatti è forse solo l'ultimo episodio a non avermi soddisfatto a pieno.
I personaggi, come già accennato, sono estremamente ben caratterizzati e, soprattutto, rappresentano una piacevole novità rispetto agli stereotipi più diffusi nella produzione animata giapponese. Il solo che non mi è parso particolarmente originale, è il protagonista, un mangaka fallito che cerca di tirare avanti senza uno scopo preciso nella sua vita. E comunque non è una ragione sufficiente per darne un giudizio negativo, anzi, risulta, soprattutto nella versione "bambino", uno dei personaggi migliori dell'intero anime. Fra gli altri ho apprezzato in particolare la madre di lui, che in diverse scene spicca come un gigante su tutti gli altri. L'antagonista soffre di una mancata introspezione e di un finale troppo veloce, ma rimane un personaggio piacevole e certo non banale o buttato lì, in nessuna delle sue comparse. In molti lamentano che la sua identità era troppo ovvia, effettivamente lo era così tanto che, vedendo l'anime, l'ho scartato dalla lista dei sospettati perché mi sembrava davvero troppo, troppo banale come colpevole. Non essendo però Erased solo un giallo questo non è di per sé un difetto, e, anzi, alla fine non è che la cosa mi abbia deluso in alcun modo, la storia è funzionale e coerente anche così.
Fra gli altri ho apprezzato Kenya e Airi, l'amico intelligente e la ragazzina che vuole fidarsi. Mi è spiaciuto che Jun venisse messo da parte verso il finale, perché lo ritenevo un personaggio con del potenziale, ma in 12 episodi non si poteva fare molto di più.
Sui disegni e le animazioni non c'è molto da dire, un anime di questo tipo ha bisogno di volti espressivi e ben riconoscibili, credo ci sia riuscito perfettamente.
Ho amato in particolar modo la opening, mentre la ending non mi ha detto molto.
Spenderò qualche riga per discutere il difetto principale, a detta di molti, di questo titolo: la seconda metà, o, più in generale il finale. Sicuramente l'antagonista avrebbe meritato uno spazio maggiore dopo che la sua identità veniva svelata, e secondo molti il finale è buttato lì o comunque troppo rapido. Ma io mi chiedo: sarebbe stato davvero positivo allungare questo prodotto di altre puntate? Personalmente ho trovato il ritmo della narrazione eccellente, forse uno dei punti di forza maggiori di questo anime, non mi ha mai stancato, anzi al contrario, mi invogliava sempre di più a seguirlo. Allungare il tutto avrebbe rischiato di renderlo più lento e, alla lunga, avrebbe intaccato questo ritmo perfetto.
Riassumendo:
Punti di forza: - Personaggi ottimi - Trama accattivante - Buonissimi disegni - Riunisce perfettamente molti generi, dal sentimentale al thriller
Punti di debolezza: - Antagonista leggermente sacrificato nel suo ruolo di cattivo - Alcuni personaggi messi troppo velocemente nel dimenticatoio
Ripeto, non è esente da difetti, quindi non prenderà dieci, ma dargli meno di un nove mi sembra impossibile.
Penso che "Erased", "Boku Dake ga Inai Machi" come titolo originale, sia una tra le serie più vociferate di questo inizio anno (2016), un anime discusso, apprezzato e acclamato, ma anche a forte rischio di incomprensioni e pregiudizi. Innanzitutto, la serie prosegue in contemporanea al manga e, ovviamente, non potrà che prendere strade diverse nella parte finale. Una scelta necessaria per ovviare a questo strano fenomeno, dove l'opera cartacea (originale) e l'adattamento animato risultano pressoché contemporanei.
L'opera è formata da dodici puntate, un po' poche, a mio avviso, per una storia di questa caratura, ma, d'altra parte, non si poteva fare altrimenti, evidentemente. "Erased", come genere, manifesta una certa tendenza al sovrannaturale, adottando però una forte introspezione psicologica, per una storia thriller ricca di mistero e crimine. Tuttavia, a mio avviso, è difficile racchiudere tale opera in un solo paio di etichette… Troppo restrittive per i miei gusti. "Erased" spazia e approfondisce campi nuovi, seppur in maniera leggera. C'è del sentimentalismo? Non sembra essere questo lo scopo principale. Una commedia scolastica? Chissà, forse un parziale accenno di questa c'è, ma andiamo con ordine.
La storia inizia con Satorou, il protagonista. E' lui che dà inizio a tutto e, per certi versi, questa serie non è altro che una lunga ed elaborata ricerca del vero Satorou, quello che si era perso molti anni prima a causa di uno sfortunato incidente. Di fatto, ora lavora in una pizzeria, non ha sogni particolari per il futuro e, all'età di 29 anni, non sembra nemmeno intenzionato a costruirsi una vera e propria vita. Trascorre le giornate così come queste si presentano, sorridendo con i colleghi, ma non affezionandosi poi troppo.
Un ragazzo normale, dunque? Così parrebbe, peccato che il nostro Satorou possieda un potere soprannaturale veramente incredibile: riesce a tornare indietro nel tempo per qualche minuto, quando si trova davanti a delle anomalie. Subito prima di un incidente, istintivamente torna alla radice del problema. Toccherà a lui, poi, decidere se risolverlo o meno.
Un'abilità incredibile che, a quanto pare, è sorta in seguito a uno strano avvenimento, successo ben diciotto anni prima, quando Satorou frequentava ancora le elementari. Una sua compagna di classe era stata uccisa e la colpevolezza del crimine era stata data a un povero giovane innocente. Satorou non si era mai messo il cuore in pace e, in qualche modo, quell'avvenimento l'aveva segnato per sempre. Ora, però, in seguito a una serie di fatti che eviterò di rivelarvi, riesce a forzare il proprio potere al di là dei suoi limiti, tornando indietro di ben diciotto anni. Riuscirà a risolvere la causa dei suoi problemi e salvare Kayo, la ragazzina scomparsa?
"Erased" non è nato come "giallo", il colpevole è ben chiaro fin da subito per tutti coloro che vogliono e tentano di scovarlo. Lo scopo, da quello che ho potuto vedere, è più che altro mostrare la crescita dei vari personaggi e il modo in cui questi riescono a superare gli ostacoli della vita. Il protagonista è un giovane uomo di 29 anni che, improvvisamente, si ritrova nel suo nuovo corpo da bambino. E' interessante notare come ciò sia trattato in maniera molto delicata: Satorou non diventerà certo un fanciullo, nell'animo possiede ben più anni di esperienza. Eppure la naturalezza del bambino che è in lui riesce a prevalere in qualche occasione, facendolo in tal modo comportare come un normale ragazzino, un pochino più coscienzioso del normale. Un vero e proprio scontro interiore che, per certi versi, è enfatizzato dalla doppia voce, quella giovanile parlata e quella più matura mentale.
Satorou è un grande protagonista, che non si lascia andare ad eccessivi eroismi, anzi, per certi versi è un antieroe, un bugiardo che si finge bambino per salvare Kayo… O forse semplicemente per salvare il se stesso del futuro. D'altro canto, è affiancato da altri personaggi degni di nota: in primo luogo Kayo, appunto, una ragazzina maltrattata dalla madre, che affronta la vita con fare scorbutico e diffidente. Tra lei e Satorou nascerà qualcosa, ma, al di là delle mie paure, non si può veramente considerare questo qualcosa come "amore". Sono solo bambini, anzi, Satorou non lo è più da molto tempo.
Tra gli altri personaggi, sono riuscito ad apprezzare molto Sachiko, la madre del protagonista, e l'aiuto silenzioso che offre al figlio; Airi Katagiri, giovane collega del Satorou adulto, leggermente invaghita del ragazzo. Lo aiuterà molto, mantenendosi però in disparte, così da non rubare troppo la scena. Infine, Gaku Yashiro, il maestro, una figura a cui avrebbero dovuto concedere maggior spazio, ma che, per cause di forza maggiore, non è riuscito ad avere la giusta introspezione.
Dal punto di vista grafico, non c'è nulla da dire. L'anime riesce ad affascinare e a coinvolgere, anche e soprattutto, per i colori forti che mostra allo spettatore. Un attento gioco di toni, in cui si alternano atmosfere cupe a climi ben più sereni e solari. Interessante come si riesca a far emergere determinati colori e, ovviamente, il significato che c'è dietro di essi. Il vestitino rosso di Kayo, che spicca come il sangue sul manto bianco della neve, non può che essere un presagio nefasto in caso di fallimento.
Le musiche sono veramente belle, seguono passo dopo passo l'intera vicenda, scandendo il ritmo. Questo, di fatto, non sarà mai veramente concitato. La regia ha scelto, a mio avviso giustamente, di mantenere un andamento piuttosto lento, quasi candido, che si accende nei momenti di maggior pathos, ma non si infiamma mai.
Buono il doppiaggio e interessante la regia che, nel poco tempo a disposizione, ha saputo realizzare una storia completa, in cui, tralasciando alcune piccole sbavature, non si vedono errori madornali. Peccato per la mancanza di un approfondimento su alcuni personaggi e il loro utilizzo nel corso della serie: avrebbero costituito un ulteriore elemento di qualità.
Il finale si distacca, per forza di cose, da quello dell'opera originale. Non conoscendo quest'ultimo, ho affrontato la visione delle ultime puntate della serie con animo sereno e cuore tranquillo. Risultato? Mi è piaciuto, sebbene, a conti fatti, avrebbe potuto dare qualcosa di più. L'anime si conclude e lo spettatore non può far altro che salutare i protagonisti che tanto l'avevano affascniato negli episodi precedenti. Un attaccamento che mostra appieno la forza di "Erased" e la sua capacità di legare i vari protagonisti a noi semplici spettatori.
Un'opera degna di nota, che conquista e appassiona con la sua forza emotiva e quella scarica di adrenalina che trasmette in alcune occasioni. Una storia che colpisce e, dopo la botta, lascia un segno indelebile e sempiterno.
Voto finale: 8… E mezzo! (tendente al 9)
L'opera è formata da dodici puntate, un po' poche, a mio avviso, per una storia di questa caratura, ma, d'altra parte, non si poteva fare altrimenti, evidentemente. "Erased", come genere, manifesta una certa tendenza al sovrannaturale, adottando però una forte introspezione psicologica, per una storia thriller ricca di mistero e crimine. Tuttavia, a mio avviso, è difficile racchiudere tale opera in un solo paio di etichette… Troppo restrittive per i miei gusti. "Erased" spazia e approfondisce campi nuovi, seppur in maniera leggera. C'è del sentimentalismo? Non sembra essere questo lo scopo principale. Una commedia scolastica? Chissà, forse un parziale accenno di questa c'è, ma andiamo con ordine.
La storia inizia con Satorou, il protagonista. E' lui che dà inizio a tutto e, per certi versi, questa serie non è altro che una lunga ed elaborata ricerca del vero Satorou, quello che si era perso molti anni prima a causa di uno sfortunato incidente. Di fatto, ora lavora in una pizzeria, non ha sogni particolari per il futuro e, all'età di 29 anni, non sembra nemmeno intenzionato a costruirsi una vera e propria vita. Trascorre le giornate così come queste si presentano, sorridendo con i colleghi, ma non affezionandosi poi troppo.
Un ragazzo normale, dunque? Così parrebbe, peccato che il nostro Satorou possieda un potere soprannaturale veramente incredibile: riesce a tornare indietro nel tempo per qualche minuto, quando si trova davanti a delle anomalie. Subito prima di un incidente, istintivamente torna alla radice del problema. Toccherà a lui, poi, decidere se risolverlo o meno.
Un'abilità incredibile che, a quanto pare, è sorta in seguito a uno strano avvenimento, successo ben diciotto anni prima, quando Satorou frequentava ancora le elementari. Una sua compagna di classe era stata uccisa e la colpevolezza del crimine era stata data a un povero giovane innocente. Satorou non si era mai messo il cuore in pace e, in qualche modo, quell'avvenimento l'aveva segnato per sempre. Ora, però, in seguito a una serie di fatti che eviterò di rivelarvi, riesce a forzare il proprio potere al di là dei suoi limiti, tornando indietro di ben diciotto anni. Riuscirà a risolvere la causa dei suoi problemi e salvare Kayo, la ragazzina scomparsa?
"Erased" non è nato come "giallo", il colpevole è ben chiaro fin da subito per tutti coloro che vogliono e tentano di scovarlo. Lo scopo, da quello che ho potuto vedere, è più che altro mostrare la crescita dei vari personaggi e il modo in cui questi riescono a superare gli ostacoli della vita. Il protagonista è un giovane uomo di 29 anni che, improvvisamente, si ritrova nel suo nuovo corpo da bambino. E' interessante notare come ciò sia trattato in maniera molto delicata: Satorou non diventerà certo un fanciullo, nell'animo possiede ben più anni di esperienza. Eppure la naturalezza del bambino che è in lui riesce a prevalere in qualche occasione, facendolo in tal modo comportare come un normale ragazzino, un pochino più coscienzioso del normale. Un vero e proprio scontro interiore che, per certi versi, è enfatizzato dalla doppia voce, quella giovanile parlata e quella più matura mentale.
Satorou è un grande protagonista, che non si lascia andare ad eccessivi eroismi, anzi, per certi versi è un antieroe, un bugiardo che si finge bambino per salvare Kayo… O forse semplicemente per salvare il se stesso del futuro. D'altro canto, è affiancato da altri personaggi degni di nota: in primo luogo Kayo, appunto, una ragazzina maltrattata dalla madre, che affronta la vita con fare scorbutico e diffidente. Tra lei e Satorou nascerà qualcosa, ma, al di là delle mie paure, non si può veramente considerare questo qualcosa come "amore". Sono solo bambini, anzi, Satorou non lo è più da molto tempo.
Tra gli altri personaggi, sono riuscito ad apprezzare molto Sachiko, la madre del protagonista, e l'aiuto silenzioso che offre al figlio; Airi Katagiri, giovane collega del Satorou adulto, leggermente invaghita del ragazzo. Lo aiuterà molto, mantenendosi però in disparte, così da non rubare troppo la scena. Infine, Gaku Yashiro, il maestro, una figura a cui avrebbero dovuto concedere maggior spazio, ma che, per cause di forza maggiore, non è riuscito ad avere la giusta introspezione.
Dal punto di vista grafico, non c'è nulla da dire. L'anime riesce ad affascinare e a coinvolgere, anche e soprattutto, per i colori forti che mostra allo spettatore. Un attento gioco di toni, in cui si alternano atmosfere cupe a climi ben più sereni e solari. Interessante come si riesca a far emergere determinati colori e, ovviamente, il significato che c'è dietro di essi. Il vestitino rosso di Kayo, che spicca come il sangue sul manto bianco della neve, non può che essere un presagio nefasto in caso di fallimento.
Le musiche sono veramente belle, seguono passo dopo passo l'intera vicenda, scandendo il ritmo. Questo, di fatto, non sarà mai veramente concitato. La regia ha scelto, a mio avviso giustamente, di mantenere un andamento piuttosto lento, quasi candido, che si accende nei momenti di maggior pathos, ma non si infiamma mai.
Buono il doppiaggio e interessante la regia che, nel poco tempo a disposizione, ha saputo realizzare una storia completa, in cui, tralasciando alcune piccole sbavature, non si vedono errori madornali. Peccato per la mancanza di un approfondimento su alcuni personaggi e il loro utilizzo nel corso della serie: avrebbero costituito un ulteriore elemento di qualità.
Il finale si distacca, per forza di cose, da quello dell'opera originale. Non conoscendo quest'ultimo, ho affrontato la visione delle ultime puntate della serie con animo sereno e cuore tranquillo. Risultato? Mi è piaciuto, sebbene, a conti fatti, avrebbe potuto dare qualcosa di più. L'anime si conclude e lo spettatore non può far altro che salutare i protagonisti che tanto l'avevano affascniato negli episodi precedenti. Un attaccamento che mostra appieno la forza di "Erased" e la sua capacità di legare i vari protagonisti a noi semplici spettatori.
Un'opera degna di nota, che conquista e appassiona con la sua forza emotiva e quella scarica di adrenalina che trasmette in alcune occasioni. Una storia che colpisce e, dopo la botta, lascia un segno indelebile e sempiterno.
Voto finale: 8… E mezzo! (tendente al 9)
Erased - La città in cui io non ci sono (Boku dake ga inai machi) è un anime che, al suo esordio, credo abbia stupito un po' tutti. Infatti quando è arrivato in simulcast su VVVVID a gennaio, non si trattava certo di un titolo "blasonato", con dietro chissà quale fandom; ma ha da subito cominciato a far parlare di sé, macinando unanimemente consensi tra gli appassionati.
Sarà che effettivamente stiamo parlando di una di quelle serie dall'incipit tremendamente intrigante, capace di incuriosire e monopolizzare l'attenzione da subito.
Il protagonista è Satoru, un ragazzo che lavora come fattorino a Tokyo, consegnando pizze a domicilio, dopo aver tentato inutilmente in passato di sfondare come mangaka.
Egli ha un potere particolare che gli consente, indipendentemente dalla sua volontà, di tornare indietro nel tempo (di pochi minuti) per evitare sciagure e salvare la vita della gente.
Ma in seguito ad un tragico avvenimento (veniamo al dunque senza spoilerare), si ritroverà catapultato nel passato, di svariati anni, nel corpo di sé stesso bambino ai tempi delle elementari, conservando però la sua coscienza e i ricordi da adulto. Avrà così l'occasione di sventare i piani di un serial killer che allora uccise alcuni suoi compagni di scuola, e allo stesso tempo poter salvare sé stesso nel presente/futuro.
Questo piccolo elemento fantastico/sovrannaturale, innanzitutto, fornisce un pizzico di brio, e si lega bene con la componente thriller della serie. La narrazione farà infatti la spola tra presente e passato, ma senza, ad esempio, un susseguirsi di ripetitivi trial and error del protagonista o chissà quali articolati ingarbugliamenti di linee temporali.
La visione si mostra da subito avvincente, ricca di suspense, colpi di scena e degli immancabili cliffhanger a fine episodio.
E la prima metà della serie rasenta oggettivamente lo status di capolavoro. Poi però... l'incanto si spezza.
Nonostante le lodi e i voti generosi che stanno fioccando ovunque ora che l'anime è terminato, non mi sento infatti di affermare che Erased sia riuscito a mantenere le promesse iniziali. E non è una mera questione di aspettative salite alle stelle durante la visione; elemento questo che spesso si rivela un'arma a doppio taglio.
Per carità, non vi sono grossi quesiti rimasti irrisolti, eccettuata la natura dei salti temporali, sui quali bisogna fare un grosso esercizio di sospensione dell'incredulità, in quanto non viene spiegata la loro natura in alcun modo. È solo che la seconda parte dell'anime preme vistosamente sull'acceleratore, dimenticandosi per strada un po' di cose (e persone) importanti.
Ne ha in primis risentito molto l'approfondimento psicologico riguardante il legame tra protagonista e antagonista, che sul finale sembra un po' campato in aria e spuntato fuori dal nulla, o quasi.
La componente giallistica, che in realtà costituisce solo linvolucro della serie, lascia anch'essa qualche dubbio; come un antagonista la cui identità si intuisce già dalle primissime puntate, anche se forse non vi è mai stata davvero l'intenzione di celarlo, visto che lo si intravede spesso in vari passaggi della storia, e persino nella sigla iniziale (ok, non è che sia riconoscibilissimo; però vengono comunque dati un sacco indizi).
Ma su quest'ultimo elemento possiamo tutto sommato sorvolare, in quanto il punto di forza di Erased non sta tanto nella scoperta dell'identità dell'assassino, ma nella lotta di un caparbio Satoru contro il destino, la speranza data da una seconda possibilità, la disperazione e il senso di impotenza che subentra dinnanzi a qualcosa di apparentemente troppo grande da affrontare; almeno da soli.
E qui si nota uno dei temi portanti di questo titolo: il classico ma intramontabile tema dell'amicizia; grazie a un Satoru che paradossalmente ha bisogno di tornare alla propria infanzia per poter finalmente maturare e divenire un esempio trainante per chi gli sta attorno, come il supereroe che adorava a quei tempi.
Il protagonista subisce infatti un significativa evoluzione, tanto che, a visione conclusa della serie, si fatica a riconoscerlo in quel ragazzo apparentemente apatico, ombroso e scostante presentato nel primo episodio. Spiccano tra i personaggi di questo anime, anche alcune figure davvero carismatiche, soprattutto quelle femminili: la madre di Satoru, Sachiko, batte tutti.
Venendo alla confezione, sicuramente degne di nota le musiche, con opening ed ending, orecchiabili e piacevoli, che entrano subito in testa dopo un paio di episodi.
Ottima, almeno inizialmente, la regia con le sue piccole ma lodevoli chicche; come il formato del video che cambia durante la narrazione nel passato con l'aggiunta delle bande nere sopra e sotto lo schermo, elemento questo che dà la sensazione di star vedendo "un film nell'anime".
Buonissimo il comparto tecnico, il chara desing è espressivo e la grafica in genere risulta dettagliata e pulita. Soprattutto sono gestiti egregiamente la tavolozza e i giochi di luce, ad esempio sfruttando -a seconda delle scene e quel che vi accade - luci crepuscolari, lampioni; o ancora utilizzando in maniera intelligente i colori freddi soprattutto per gli esterni notturni (quasi sempre innevati) in contrasto coi colori caldi degli interni, per esaltarne la sensazione di tepore da focolare domestico.
In conclusione, quello che si prospettava un capolavoro, si è trovato infine a fare i conti con grossi limiti. La fretta e/o il poco spazio concesso dai 12 episodi, non hanno consentito di scandire, sviluppare e approfondire la narrazione a dovere. Per quel che riguarda la componente umanistica, il mancato approfondimento di alcuni personaggi si fa sentire.
Non è andata molto meglio per quel che riguarda la componente thriller che, esclusa la prima metà serie, non brilla poi nel suo svolgimento; di certo non con costanza.
Il bel finale almeno ci mette una toppa a modo suo, romantico e appagante com'è.
Ma almeno chi è rimasto in parte insoddisfatto dalla visione di Erased, potrà probabilmente rifarsi con la lettura del manga - da cui è tratta la serie animata - di recente annunciato da Star Comics.
Nonostante tutto, sarebbe ingiusto bocciare questo titolo, che comunque ha intrattenuto e offerto belle emozioni, tanto che alla fine lascia davvero molta nostalgia pensare al significato del titolo originale (che è il sottotitolo italiano) della serie, e come si ricolleghi a quel "tesoro" costituito dai ricordi che esisteranno solo e soltanto nella memoria di Satoru.
Voto 7.5 approssimato per eccesso a 8 perché comunque è stata una bella esperienza.
Sarà che effettivamente stiamo parlando di una di quelle serie dall'incipit tremendamente intrigante, capace di incuriosire e monopolizzare l'attenzione da subito.
Il protagonista è Satoru, un ragazzo che lavora come fattorino a Tokyo, consegnando pizze a domicilio, dopo aver tentato inutilmente in passato di sfondare come mangaka.
Egli ha un potere particolare che gli consente, indipendentemente dalla sua volontà, di tornare indietro nel tempo (di pochi minuti) per evitare sciagure e salvare la vita della gente.
Ma in seguito ad un tragico avvenimento (veniamo al dunque senza spoilerare), si ritroverà catapultato nel passato, di svariati anni, nel corpo di sé stesso bambino ai tempi delle elementari, conservando però la sua coscienza e i ricordi da adulto. Avrà così l'occasione di sventare i piani di un serial killer che allora uccise alcuni suoi compagni di scuola, e allo stesso tempo poter salvare sé stesso nel presente/futuro.
Questo piccolo elemento fantastico/sovrannaturale, innanzitutto, fornisce un pizzico di brio, e si lega bene con la componente thriller della serie. La narrazione farà infatti la spola tra presente e passato, ma senza, ad esempio, un susseguirsi di ripetitivi trial and error del protagonista o chissà quali articolati ingarbugliamenti di linee temporali.
La visione si mostra da subito avvincente, ricca di suspense, colpi di scena e degli immancabili cliffhanger a fine episodio.
E la prima metà della serie rasenta oggettivamente lo status di capolavoro. Poi però... l'incanto si spezza.
Nonostante le lodi e i voti generosi che stanno fioccando ovunque ora che l'anime è terminato, non mi sento infatti di affermare che Erased sia riuscito a mantenere le promesse iniziali. E non è una mera questione di aspettative salite alle stelle durante la visione; elemento questo che spesso si rivela un'arma a doppio taglio.
Per carità, non vi sono grossi quesiti rimasti irrisolti, eccettuata la natura dei salti temporali, sui quali bisogna fare un grosso esercizio di sospensione dell'incredulità, in quanto non viene spiegata la loro natura in alcun modo. È solo che la seconda parte dell'anime preme vistosamente sull'acceleratore, dimenticandosi per strada un po' di cose (e persone) importanti.
Ne ha in primis risentito molto l'approfondimento psicologico riguardante il legame tra protagonista e antagonista, che sul finale sembra un po' campato in aria e spuntato fuori dal nulla, o quasi.
La componente giallistica, che in realtà costituisce solo linvolucro della serie, lascia anch'essa qualche dubbio; come un antagonista la cui identità si intuisce già dalle primissime puntate, anche se forse non vi è mai stata davvero l'intenzione di celarlo, visto che lo si intravede spesso in vari passaggi della storia, e persino nella sigla iniziale (ok, non è che sia riconoscibilissimo; però vengono comunque dati un sacco indizi).
Ma su quest'ultimo elemento possiamo tutto sommato sorvolare, in quanto il punto di forza di Erased non sta tanto nella scoperta dell'identità dell'assassino, ma nella lotta di un caparbio Satoru contro il destino, la speranza data da una seconda possibilità, la disperazione e il senso di impotenza che subentra dinnanzi a qualcosa di apparentemente troppo grande da affrontare; almeno da soli.
E qui si nota uno dei temi portanti di questo titolo: il classico ma intramontabile tema dell'amicizia; grazie a un Satoru che paradossalmente ha bisogno di tornare alla propria infanzia per poter finalmente maturare e divenire un esempio trainante per chi gli sta attorno, come il supereroe che adorava a quei tempi.
Il protagonista subisce infatti un significativa evoluzione, tanto che, a visione conclusa della serie, si fatica a riconoscerlo in quel ragazzo apparentemente apatico, ombroso e scostante presentato nel primo episodio. Spiccano tra i personaggi di questo anime, anche alcune figure davvero carismatiche, soprattutto quelle femminili: la madre di Satoru, Sachiko, batte tutti.
Venendo alla confezione, sicuramente degne di nota le musiche, con opening ed ending, orecchiabili e piacevoli, che entrano subito in testa dopo un paio di episodi.
Ottima, almeno inizialmente, la regia con le sue piccole ma lodevoli chicche; come il formato del video che cambia durante la narrazione nel passato con l'aggiunta delle bande nere sopra e sotto lo schermo, elemento questo che dà la sensazione di star vedendo "un film nell'anime".
Buonissimo il comparto tecnico, il chara desing è espressivo e la grafica in genere risulta dettagliata e pulita. Soprattutto sono gestiti egregiamente la tavolozza e i giochi di luce, ad esempio sfruttando -a seconda delle scene e quel che vi accade - luci crepuscolari, lampioni; o ancora utilizzando in maniera intelligente i colori freddi soprattutto per gli esterni notturni (quasi sempre innevati) in contrasto coi colori caldi degli interni, per esaltarne la sensazione di tepore da focolare domestico.
In conclusione, quello che si prospettava un capolavoro, si è trovato infine a fare i conti con grossi limiti. La fretta e/o il poco spazio concesso dai 12 episodi, non hanno consentito di scandire, sviluppare e approfondire la narrazione a dovere. Per quel che riguarda la componente umanistica, il mancato approfondimento di alcuni personaggi si fa sentire.
Non è andata molto meglio per quel che riguarda la componente thriller che, esclusa la prima metà serie, non brilla poi nel suo svolgimento; di certo non con costanza.
Il bel finale almeno ci mette una toppa a modo suo, romantico e appagante com'è.
Ma almeno chi è rimasto in parte insoddisfatto dalla visione di Erased, potrà probabilmente rifarsi con la lettura del manga - da cui è tratta la serie animata - di recente annunciato da Star Comics.
Nonostante tutto, sarebbe ingiusto bocciare questo titolo, che comunque ha intrattenuto e offerto belle emozioni, tanto che alla fine lascia davvero molta nostalgia pensare al significato del titolo originale (che è il sottotitolo italiano) della serie, e come si ricolleghi a quel "tesoro" costituito dai ricordi che esisteranno solo e soltanto nella memoria di Satoru.
Voto 7.5 approssimato per eccesso a 8 perché comunque è stata una bella esperienza.
Vorrei comparare Erased ad una perla irregolare, diversa nel senso buono del termine, che è riuscita ad offrire qualcosa di nuovo all'interno dell'ininterrotta "anaciclosi" che si perpetua nel mercato d'animazione giapponese da anni ormai, un mondo sempre più colmo di fanservice e sempre più carente di storie solide e significative.
Ma non sarà la trama in sé il vero punto di forza di questa serie, che sicuramente risulta intrigante a primo impatto: l'espediente del revival appare sempre affascinante, la dimensione thriller dell'opera tratta un tema molto delicato e allo stesso tempo poco ricorrente negli anime e ciò non fa altro che attirare fortemente l'attenzione dello spettatore.
Ho considerato l'evidenza riguardo l'identità dell'assassino inizialmente un errore grossolano, ma subito dopo ho compreso che sarebbe stato impossibile con una regia così capace rendere se non solo di proposito questo aspetto così esplicito e l'ho poi interpretato invece come una mancanza di attenzione da parte di Satoru, accecato dalla fiducia per quel maestro che ha sempre identificato nella figura del padre mai avuto. La negazione dell'evidenza rende inoltre più credibile la natura infantile che si era insidiata nuovamente, anche se in modo parziale, nel protagonista durante i revival e riesce a donare al personaggio un'interessante sfumatura.
Tuttavia dopo un esordio molto promettente la trama perde vigore nell'epilogo della vicenda, anche se non penalizzo l'opera per questo, poiché sono convinta che con un paio di episodi in più si sarebbe potuto ottenere un quadro più chiaro sulle motivazioni dell'assassino e sulle vicende accadute dopo l'ultimo revival.
Apprezzo anche il lieto fine, che oggi può sembrare un cliché di poco effetto, ma che in realtà rimane sempre una scelta molto azzardata e coraggiosa: in questo caso non lede la qualità della serie, ma anzi riesce a commuovere spontaneamente, senza ulteriori perdite (che spesso potrebbero risultare forzate).
Mettendo da parte la curiosità e la voglia di un ulteriore approfondimento sulle vicende, trovo che nonostante le carenze, il tutto sia stato gestito nel migliore dei modi, addirittura modificando in meglio determinati ruoli sul finale (come quello di Airi).
Proprio nella regia si identifica il punto di forza di Erased: l'anime è stato diretto in maniera davvero magistrale, non provavo un coinvolgimento simile da anni. Le scelte narrative azzeccate, le minuzie ed i piccoli dettagli nelle inquadrature (spesso utili per comprendere l'evoluzione di determinate situazioni) e i ripetuti colpi di scena alla fine degli episodi sono riusciti a mantenere estremamente vivo l'interesse per la serie fino all'ultimo fotogramma.
Il mio entusiasmo per le scelte registiche si conferma anche per il clima generale che caratterizza l'intera serie: realistico, a tratti inquieto nelle scene di alta tensione emotiva, ricordava quasi un film vero e proprio.
I personaggi e i loro mutamenti sono il vero sostegno dell'opera: è proprio grazie a loro, più che per la trama in sé che l'intera serie risulta pienamente godibile. Lo stesso Satoru rispetto al primo episodio, proprio paradossalmente ritornando un bambino, intraprenderà un cammino di maturazione, che lo reinserirà in una cerchia di valori che aveva perduto fino ad istituire quasi una palingenesi, che trasmette speranza e fiducia, sentimenti che è sempre bene ricordare.
Nonostante il poco tempo a disposizione il carattere dei personaggi emerge da subito: non sempre appare realistico (sopratutto se si prendono in considerazione i bambini) ma funzionale e inevitabile a fini narrativi.
Interessante anche come i loro rapporti siano organizzati in modo assolutamente intenzionale, creando un incrocio di destini immutabili (basta pensare a come Hiromi e Kayo siano in entrambi i casi accomunati da una sorte comune) o come il ritorno al passato debba essere comunque compensato da una mancanza (seppur minore rispetto agli eventi presenti) per Satoru.
Sentimenti come l'amicizia e l'amore materno sono trattati con particolare profondità e sorretti da personalità davanti alle quali è impossibile non affezionarsi e commuoversi: salta all'occhio la figura di Sachiko,di Kenya e di Hiromi, che proprio grazie al salto nel passato sono tornati ad essere parte integrante della vita del protagonista.
La grafica esprime nel modo più adeguato l'essenza della serie: l'aria retrò, tenue e opaca del passato contrapposta alle luci abbaglianti, ai colori vivaci e alle tinte opalescenti del presente. Il pieno clima invernale molto poetico risulta in piena sintonia anche con la stagione della messa in onda della serie, e non ha fatto altro che alimentare ancora di più il coinvolgimento nella visione.
L' opening e la ending risultano orecchiabili e facilmente memorizzabili fin dal primo ascolto e anche esse adempiono ad uno scopo preciso, poiché al loro interno sono espresse appieno le tematiche dell'opera.
Insomma Erased è stata una vera e propria scoperta, che sicuramente non rasenta la perfezione (del resto nulla lo ha mai fatto), ma che è riuscita dopo diversi anni a risvegliare in me il piacere autentico di vedere anime, con la sua semplicità, la sua suspence,i suoi personaggi, la varietà delle tematiche trattate e anche grazie alle sue imperfezioni, che spesso hanno anche portato ad esiti positivi.
Ritengo quindi di dare a questa serie un 10 di incoraggiemento per quello che ha espresso, per i sentimenti suscitati e per il messaggio diverso che è riuscita ad imporre in un settore sempre più caratterizzato dalla mediocrità e dalla monotonia.
Ma non sarà la trama in sé il vero punto di forza di questa serie, che sicuramente risulta intrigante a primo impatto: l'espediente del revival appare sempre affascinante, la dimensione thriller dell'opera tratta un tema molto delicato e allo stesso tempo poco ricorrente negli anime e ciò non fa altro che attirare fortemente l'attenzione dello spettatore.
Ho considerato l'evidenza riguardo l'identità dell'assassino inizialmente un errore grossolano, ma subito dopo ho compreso che sarebbe stato impossibile con una regia così capace rendere se non solo di proposito questo aspetto così esplicito e l'ho poi interpretato invece come una mancanza di attenzione da parte di Satoru, accecato dalla fiducia per quel maestro che ha sempre identificato nella figura del padre mai avuto. La negazione dell'evidenza rende inoltre più credibile la natura infantile che si era insidiata nuovamente, anche se in modo parziale, nel protagonista durante i revival e riesce a donare al personaggio un'interessante sfumatura.
Tuttavia dopo un esordio molto promettente la trama perde vigore nell'epilogo della vicenda, anche se non penalizzo l'opera per questo, poiché sono convinta che con un paio di episodi in più si sarebbe potuto ottenere un quadro più chiaro sulle motivazioni dell'assassino e sulle vicende accadute dopo l'ultimo revival.
Apprezzo anche il lieto fine, che oggi può sembrare un cliché di poco effetto, ma che in realtà rimane sempre una scelta molto azzardata e coraggiosa: in questo caso non lede la qualità della serie, ma anzi riesce a commuovere spontaneamente, senza ulteriori perdite (che spesso potrebbero risultare forzate).
Mettendo da parte la curiosità e la voglia di un ulteriore approfondimento sulle vicende, trovo che nonostante le carenze, il tutto sia stato gestito nel migliore dei modi, addirittura modificando in meglio determinati ruoli sul finale (come quello di Airi).
Proprio nella regia si identifica il punto di forza di Erased: l'anime è stato diretto in maniera davvero magistrale, non provavo un coinvolgimento simile da anni. Le scelte narrative azzeccate, le minuzie ed i piccoli dettagli nelle inquadrature (spesso utili per comprendere l'evoluzione di determinate situazioni) e i ripetuti colpi di scena alla fine degli episodi sono riusciti a mantenere estremamente vivo l'interesse per la serie fino all'ultimo fotogramma.
Il mio entusiasmo per le scelte registiche si conferma anche per il clima generale che caratterizza l'intera serie: realistico, a tratti inquieto nelle scene di alta tensione emotiva, ricordava quasi un film vero e proprio.
I personaggi e i loro mutamenti sono il vero sostegno dell'opera: è proprio grazie a loro, più che per la trama in sé che l'intera serie risulta pienamente godibile. Lo stesso Satoru rispetto al primo episodio, proprio paradossalmente ritornando un bambino, intraprenderà un cammino di maturazione, che lo reinserirà in una cerchia di valori che aveva perduto fino ad istituire quasi una palingenesi, che trasmette speranza e fiducia, sentimenti che è sempre bene ricordare.
Nonostante il poco tempo a disposizione il carattere dei personaggi emerge da subito: non sempre appare realistico (sopratutto se si prendono in considerazione i bambini) ma funzionale e inevitabile a fini narrativi.
Interessante anche come i loro rapporti siano organizzati in modo assolutamente intenzionale, creando un incrocio di destini immutabili (basta pensare a come Hiromi e Kayo siano in entrambi i casi accomunati da una sorte comune) o come il ritorno al passato debba essere comunque compensato da una mancanza (seppur minore rispetto agli eventi presenti) per Satoru.
Sentimenti come l'amicizia e l'amore materno sono trattati con particolare profondità e sorretti da personalità davanti alle quali è impossibile non affezionarsi e commuoversi: salta all'occhio la figura di Sachiko,di Kenya e di Hiromi, che proprio grazie al salto nel passato sono tornati ad essere parte integrante della vita del protagonista.
La grafica esprime nel modo più adeguato l'essenza della serie: l'aria retrò, tenue e opaca del passato contrapposta alle luci abbaglianti, ai colori vivaci e alle tinte opalescenti del presente. Il pieno clima invernale molto poetico risulta in piena sintonia anche con la stagione della messa in onda della serie, e non ha fatto altro che alimentare ancora di più il coinvolgimento nella visione.
L' opening e la ending risultano orecchiabili e facilmente memorizzabili fin dal primo ascolto e anche esse adempiono ad uno scopo preciso, poiché al loro interno sono espresse appieno le tematiche dell'opera.
Insomma Erased è stata una vera e propria scoperta, che sicuramente non rasenta la perfezione (del resto nulla lo ha mai fatto), ma che è riuscita dopo diversi anni a risvegliare in me il piacere autentico di vedere anime, con la sua semplicità, la sua suspence,i suoi personaggi, la varietà delle tematiche trattate e anche grazie alle sue imperfezioni, che spesso hanno anche portato ad esiti positivi.
Ritengo quindi di dare a questa serie un 10 di incoraggiemento per quello che ha espresso, per i sentimenti suscitati e per il messaggio diverso che è riuscita ad imporre in un settore sempre più caratterizzato dalla mediocrità e dalla monotonia.
Premetto che molte critiche a questa serie derivano dalle differenze dal manga. Se è stato scelta la durata di dodici puntate, secondo me hanno fatto bene a fare tagli e modifiche, se il risultato finale è un gioiello del genere.
Io mi baso solo sull'anime, e devo dire che l'opera non ha sbavature, non ha pecche particolari. Bella, ben fatta, completa, del tutto soddisfacente. Si parte da una base sovrannaturale, i viaggi nel tempo. Viaggi che serviranno al protagonista Satoru per risolvere una situazione drammatica .
Alla storia base comunque si affiancano altre tematiche,anche forti, che non indico ma che sono abbastanza dure da vedere,confermando che è una storia adatta più agli adulti.
Le prime puntate sono ad alta tensione, quelle centrali invece si presentano più descrittive,più sentimentali,dunque hanno minor ritmo.I personaggi sono presentati con i loro rispettivi caratteri,pur con la limitazione data dalle sole 12 puntate.
Particolarmente riuscite sono le figure di Kayo e della madre di Satoru.
Chi guarderà la serie difficilmente lo farà in più riprese, questo è il classico anime che costringe a fare una nottata per vederne la fine.
Una lode per il finale:in una storia come questa ognuno vorrebbe un finale "personalizzato", quello scelto dagli sceneggiatori potrà piacere o meno,io dico soltanto che mi è parso adeguato,naturalmente invito a guardarlo,senza spoiler!
Si poteva fare di più? In 12 puntate no,ma forse 24 sarebbero state troppe. Purtroppo non ci sono anime con durate intermedie,qua 16/18 episodi sarebbero stati necessari e sufficienti.
Comunque non posso che ripetere che Erased prende molto, fa appassionare ed emozionare come pochi anime. E' un concentrato di emozioni, lo spettatore ne esce stravolto e appagato.
Ho visto tante serie (oltre il centinaio): permettetemi di affermare senza dubbi che questa è nella top ten di sempre, anzi, è senz'altro sul podio.
Io mi baso solo sull'anime, e devo dire che l'opera non ha sbavature, non ha pecche particolari. Bella, ben fatta, completa, del tutto soddisfacente. Si parte da una base sovrannaturale, i viaggi nel tempo. Viaggi che serviranno al protagonista Satoru per risolvere una situazione drammatica .
Alla storia base comunque si affiancano altre tematiche,anche forti, che non indico ma che sono abbastanza dure da vedere,confermando che è una storia adatta più agli adulti.
Le prime puntate sono ad alta tensione, quelle centrali invece si presentano più descrittive,più sentimentali,dunque hanno minor ritmo.I personaggi sono presentati con i loro rispettivi caratteri,pur con la limitazione data dalle sole 12 puntate.
Particolarmente riuscite sono le figure di Kayo e della madre di Satoru.
Chi guarderà la serie difficilmente lo farà in più riprese, questo è il classico anime che costringe a fare una nottata per vederne la fine.
Una lode per il finale:in una storia come questa ognuno vorrebbe un finale "personalizzato", quello scelto dagli sceneggiatori potrà piacere o meno,io dico soltanto che mi è parso adeguato,naturalmente invito a guardarlo,senza spoiler!
Si poteva fare di più? In 12 puntate no,ma forse 24 sarebbero state troppe. Purtroppo non ci sono anime con durate intermedie,qua 16/18 episodi sarebbero stati necessari e sufficienti.
Comunque non posso che ripetere che Erased prende molto, fa appassionare ed emozionare come pochi anime. E' un concentrato di emozioni, lo spettatore ne esce stravolto e appagato.
Ho visto tante serie (oltre il centinaio): permettetemi di affermare senza dubbi che questa è nella top ten di sempre, anzi, è senz'altro sul podio.
Non avendo letto l'opera cartacea le mie considerazioni tratteranno questa serie come un'opera indipendente. Le critiche e gli elogi riguarderanno la storia per come è raccontata nella versione animata senza tenere conto se essa sia una trasposizione fedele o meno del manga. La recensione conterrà anche degli spoiler.
Secondo me molte delle critiche che vengono mosse a questa serie nascono dal non aver inquadrato qual è il suo scopo e genere. E' sbagliato trattare questa serie come un giallo o un'opera di fantascienza; o meglio, non sono questi i generi principali. Per come la vedo io ciò su cui bisogna concentrarsi è il racconto dei rapporti tra i personaggi. Come Satoru si rapporta alla madre, a Kayo, all'assassino e alla vita. Non bisogna aspettarsi una spiegazione scientifica dei revival né un intreccio giallo troppo stringato. Molti hanno lamentato che lidentità dell'assassino era intuibile dopo pochi episodi e la rivelazione del colpevole non sia stata spettacolare quanto avrebbe dovuto; nonostante anch'io sia rimasta un po' delusa nello scoprire che le mie intuizioni si erano rivelate esatte, trovo che la cosa passi in secondo piano nella descrizione complessiva della serie, proprio perché pensandoci era palese che non fosse il giallo ciò su cui bisognasse focalizzare l'attenzione visto che gli adulti erano davvero pochi,con così poche persone a disposizione creare suspence era impossibile. Dapprima ho dunque pensato a un errore grossolano o all'ingenuità del mangaka (ammesso che la versione animata sia fedele al cartaceo) ma poi ho pensato che fosse fin troppo grossolano e che dovesse trattarsi necessariamente di una scelta volontaria.
Un'altra delle critiche che sento spesso è relativa alla personalità di Satoru in seguito al revival che lo riporta bambino:alcuni lamentano ad esempio, che sia disgustoso che lui possa provare un interesse per Kayo, ma mi trovo in disaccordo con questa idea. Se da un lato Satoru conserva le sue memorie e quindi con essa finezza nel ragionamento e pulsioni sessuali, dall'altro penso che lui resti a tutti gli effetti un bambino: non si parla infatti di una sorta di teletrasporto della mente di Satoru ma di un vero e proprio riavvolgimento del tempo; dunque Satoru conserva le memorie e le esperienze del suo se stesso adulto da cui trarre vantaggio, ma è tornato con il corpo e con la testa al suo amore per il gioco, la sua purezza, la sua voglia di stare coi coetanei. In lui quindi si mischiano la natura di un bambino e le esperienze di un adulto, in un miscuglio a volte contraddittorio o straniante per lo spettatore.
Infine vorrei anche spendere due parole sulle critiche riguardanti lo scarso approfondimento della psicologia dell'assassino. Sebbene anch'io abbia pensato, al termine dell'episodio 10, che le ragioni di compiere una tale strage non fossero state dettagliate abbastanza, dopo l'episodio 11 mi sono ritenuta discretamente soddisfatta: l'assassino è solo un pazzo, un pazzo che trova intrattenitiva la visione della morte e allo stesso tempo estasiato dall'attaccamento alla vita e dalla forza che alcuni soggetti sanno mostrare come il criceto sopravvissuto all'affogamento e come Satoru. Ha rispetto per loro e li coltiva con la cura che si dedica a un fiore cresciuto nel deserto.
Ed è qua che arrivo a commentare il dialogo sul tetto. In quella scena sono rimasta rapita dal legame intenso che alla fine si è formato tra Satoru e il professore. Sono diventati negli anni l'uno la ragione di vita dell'altro. Il professore è stato per Satoru la guida paterna che lui non ha mai avuto, quello che con le sue parole l'ha spinto a essere artefice della propria vita, una vita che prima del revival scorreva un po' grigia e senza scopo. Quelle parole che lui gli disse quando divenne responsabile della sua classe, Satoru le tiene nel cuore e sono la sua stella polare per tutta la vita. Dall'altro il professore vede in lui la forza e la tenacia, quella che lui cerca fin da bambino; Satoru rappresenta la determinazione che lui ammira da sempre e per questo attende per quindici anni il suo risveglio. Probabilmente conscio del rischio che corre se Satoru dovesse svegliarsi, resta comunque rapito da lui e ne preserva la vita per tutti questi anni.
Ed ecco che arriva la mia, parziale, critica al finale. Non che non abbia apprezzato il lietofine ma io sono stata rapita in modo magico dall'intensità e dalla drammaticità di vedere il professore in lacrime mollare la gamba della carrozzina per far precipitare Satoru nel vuoto. Se Satoru fosse morto, avrebbe letteralmente usato la sua vita per lo scopo che si era prefissato, sconfiggendo il suo rivale su ogni fronte: sconfitto come stratega, come assassino e come uomo. Quando il professore lascia la carrozzina è perché ha scelto di veder morire ciò che lo ha fatto vivere negli ultimi quindici anni. Per questo sono stata delusa quando il professore, guardando giù dal cornicione pronto a togliersi la vita, vede Satoru vivo. Il rumore della sedia a rotelle che si infrange sul suolo alle mie orecchie aveva il suono di qualcosa che si rompe nel petto di entrambi.
Il lietofine rompe l'intensità della scena precedente e conferma la scontata vittoria di Satoru che tutti si aspettavano fin dall'inizio. Avrei preferito di gran lunga la scena di autodistruzione reciproca, eroe e assassino legati da qualcosa di profondo che si danno a vicenda il colpo mortale per annientare l'altro come uomo.
Detto questo, do alla serie un 8, non perché non ci siano carenze, ma perché sono sperabili e mediamente poco influenti nel quadro generale.
Secondo me molte delle critiche che vengono mosse a questa serie nascono dal non aver inquadrato qual è il suo scopo e genere. E' sbagliato trattare questa serie come un giallo o un'opera di fantascienza; o meglio, non sono questi i generi principali. Per come la vedo io ciò su cui bisogna concentrarsi è il racconto dei rapporti tra i personaggi. Come Satoru si rapporta alla madre, a Kayo, all'assassino e alla vita. Non bisogna aspettarsi una spiegazione scientifica dei revival né un intreccio giallo troppo stringato. Molti hanno lamentato che lidentità dell'assassino era intuibile dopo pochi episodi e la rivelazione del colpevole non sia stata spettacolare quanto avrebbe dovuto; nonostante anch'io sia rimasta un po' delusa nello scoprire che le mie intuizioni si erano rivelate esatte, trovo che la cosa passi in secondo piano nella descrizione complessiva della serie, proprio perché pensandoci era palese che non fosse il giallo ciò su cui bisognasse focalizzare l'attenzione visto che gli adulti erano davvero pochi,con così poche persone a disposizione creare suspence era impossibile. Dapprima ho dunque pensato a un errore grossolano o all'ingenuità del mangaka (ammesso che la versione animata sia fedele al cartaceo) ma poi ho pensato che fosse fin troppo grossolano e che dovesse trattarsi necessariamente di una scelta volontaria.
Un'altra delle critiche che sento spesso è relativa alla personalità di Satoru in seguito al revival che lo riporta bambino:alcuni lamentano ad esempio, che sia disgustoso che lui possa provare un interesse per Kayo, ma mi trovo in disaccordo con questa idea. Se da un lato Satoru conserva le sue memorie e quindi con essa finezza nel ragionamento e pulsioni sessuali, dall'altro penso che lui resti a tutti gli effetti un bambino: non si parla infatti di una sorta di teletrasporto della mente di Satoru ma di un vero e proprio riavvolgimento del tempo; dunque Satoru conserva le memorie e le esperienze del suo se stesso adulto da cui trarre vantaggio, ma è tornato con il corpo e con la testa al suo amore per il gioco, la sua purezza, la sua voglia di stare coi coetanei. In lui quindi si mischiano la natura di un bambino e le esperienze di un adulto, in un miscuglio a volte contraddittorio o straniante per lo spettatore.
Infine vorrei anche spendere due parole sulle critiche riguardanti lo scarso approfondimento della psicologia dell'assassino. Sebbene anch'io abbia pensato, al termine dell'episodio 10, che le ragioni di compiere una tale strage non fossero state dettagliate abbastanza, dopo l'episodio 11 mi sono ritenuta discretamente soddisfatta: l'assassino è solo un pazzo, un pazzo che trova intrattenitiva la visione della morte e allo stesso tempo estasiato dall'attaccamento alla vita e dalla forza che alcuni soggetti sanno mostrare come il criceto sopravvissuto all'affogamento e come Satoru. Ha rispetto per loro e li coltiva con la cura che si dedica a un fiore cresciuto nel deserto.
Ed è qua che arrivo a commentare il dialogo sul tetto. In quella scena sono rimasta rapita dal legame intenso che alla fine si è formato tra Satoru e il professore. Sono diventati negli anni l'uno la ragione di vita dell'altro. Il professore è stato per Satoru la guida paterna che lui non ha mai avuto, quello che con le sue parole l'ha spinto a essere artefice della propria vita, una vita che prima del revival scorreva un po' grigia e senza scopo. Quelle parole che lui gli disse quando divenne responsabile della sua classe, Satoru le tiene nel cuore e sono la sua stella polare per tutta la vita. Dall'altro il professore vede in lui la forza e la tenacia, quella che lui cerca fin da bambino; Satoru rappresenta la determinazione che lui ammira da sempre e per questo attende per quindici anni il suo risveglio. Probabilmente conscio del rischio che corre se Satoru dovesse svegliarsi, resta comunque rapito da lui e ne preserva la vita per tutti questi anni.
Ed ecco che arriva la mia, parziale, critica al finale. Non che non abbia apprezzato il lietofine ma io sono stata rapita in modo magico dall'intensità e dalla drammaticità di vedere il professore in lacrime mollare la gamba della carrozzina per far precipitare Satoru nel vuoto. Se Satoru fosse morto, avrebbe letteralmente usato la sua vita per lo scopo che si era prefissato, sconfiggendo il suo rivale su ogni fronte: sconfitto come stratega, come assassino e come uomo. Quando il professore lascia la carrozzina è perché ha scelto di veder morire ciò che lo ha fatto vivere negli ultimi quindici anni. Per questo sono stata delusa quando il professore, guardando giù dal cornicione pronto a togliersi la vita, vede Satoru vivo. Il rumore della sedia a rotelle che si infrange sul suolo alle mie orecchie aveva il suono di qualcosa che si rompe nel petto di entrambi.
Il lietofine rompe l'intensità della scena precedente e conferma la scontata vittoria di Satoru che tutti si aspettavano fin dall'inizio. Avrei preferito di gran lunga la scena di autodistruzione reciproca, eroe e assassino legati da qualcosa di profondo che si danno a vicenda il colpo mortale per annientare l'altro come uomo.
Detto questo, do alla serie un 8, non perché non ci siano carenze, ma perché sono sperabili e mediamente poco influenti nel quadro generale.
"Boku Dake ga Inai Machi", con le sue premesse, è un anime che attira subito l'occhio non solo degli appassionati del genere thriller/mistero, ma più in generale di chi sia alla ricerca di un prodotto con contenuti maturi, trattandosi dell'adattamento di un manga destinato ad un pubblico adulto.
Tuttavia, molto spesso si incorre nell'errore di vedere nel termine "seinen" una garanzia di qualità, quando ci sono innumerevoli esempi che smentiscono questo immotivato pregiudizio. Il target di un'opera infatti, non ne stabilisce affatto il livello qualitativo.
Il mio voto a quest'anime tiene inevitabilmente conto anche del paragone con l'opera cartacea che adatta; se dovessi recensire quest'ultima, scenderebbe ad un assai più modesto 7. Questo per far capire come l'anime sia stato in grado di indurmi alte aspettative verso un titolo che su carta mi ha poi abbastanza delusa, quindi ha svolto egregiamente il suo "sporco lavoro" di pubblicizzare e creare hype attorno ad un fumetto altrimenti buono, ma non memorabile.
Questa recensione farà un utilizzo moderato di spoiler.
Satoru Fujinuma è un ventinovenne aspirante mangaka fallito, che vive la sua quotidianità in maniera apatica, lavorando come fattorino in una pizzeria. E' dotato però di un potere chiamato "Revival", che gli permette di tornare indietro di qualche minuto nel tempo, per evitare la morte di qualcuno nelle sue vicinanze. Viene innanzitutto da chiedersi come una persona con una capacità del genere possa vivere la sua esistenza come se fosse la cosa più monotona ed insipida dell'universo, ma questo è il minore dei mali. Ciò che ci viene palesato, fin dal primo episodio, è che ogni volta che salva la vita di qualcuno, finisce col rimetterci a livello personale. Infatti, per salvare un ragazzino dall'investimento di un camion, finisce col fare un frontale, anche se fortunatamente non subisce gravi conseguenze. Questo particolare dettaglio è ciò che personalmente più mi ha colpito nel primo episodio, pensando che fosse una premessa che avrebbe caratterizzato in maniera coerente lo svolgimento della trama, guidando verso un finale agrodolce.
Quando avviene l'omicidio della madre, il ragazzo subisce un Revival che lo trasporta indietro di parecchi anni, alle scuole elementari, dove comprende che dovrà fermare un assassino seriale di bambini, per evitare la morte nel suo presente della donna.
Qui la trama si focalizza soprattutto sul subplot di una sua compagna di classe, Hinazuki Kayo, che subisce violenze famigliari.
La regia gestisce tutte le vicende a lei correlate con grande cura, e grazie ad uno spettacolare reparto tecnico, che va da una colonna sonora pregevole, a paesaggi innevati mozzafiato, l'effetto sentimentale viene amplificato a mille, benchè la bambina non abbia di per sè questa grande caratterizzazione. A mente fredda, uno si rende conto che Boku Machi è una serie che vive di atmosfere, più che della forza dei suoi personaggi e della sua trama, che in realtà prosegue in maniera sempre più incerta, con plot holes che possono essere perdonati solo in virtù delle suddette atmosfere. Atmosfere che il manga dal mio punto di vista non è in grado di ricreare, e che dovrebbe concentrare la sua forza pertanto sulla costruzione della storia, che tuttavia ci guida verso un finale abbastanza piatto, ed un happy ending a 360°, a cui la controparte animata si adegua. All'anime si può rimproverare il fatto di aver trascurato di raccontarci il passato del serial killer, che finisce con l'essere la cosa più interessante nell'opera originale. Ma per il resto, non poteva fare miracoli rispetto a quella che ripeto, è una trama tutto sommato deboluccia anche su carta.
L'anime anzi, ha il merito sul finale di correggere quel deus ex machina vivente, rappresentato dal personaggio di Airi. In una storia laddove apparentemente le azioni del protagonista devono essere ben pianificate per poter modificare un destino altrimenti ostile, lei si inserisce forzatamente nella trama ogni volta come un regalo del destino stesso, che per qualche ragione fugge alla logica che sembra sottendere tutta la struttura narrativa di base, ovvero che si possa cambiare il corso della nostra vita grazie al nostro impegno e con l'aiuto degli altri, che però non dovrebbero avere la magia di comparire come belle fatine all'occorrenza. Questo uso di quella che definirò ironicamente "la magica Airi" è molto più esasperato nell'opera originale piuttosto che nel suo adattamento anime, che merita quindi i miei applausi per aver ridimensionato il ruolo di colei che più che un personaggio, risulta essere un espediente narrativo molto misero che col suo apparire, sempre per pura coincidenza nei momenti giusti, aiuta il protagonista.
Il finale dell'opera per me risulta decisamente deludente in quanto tradisce le mie aspettative per un messaggio esistenziale più realistico, contenuto sin dal primo episodio e riassumibile nel "non si può avere una felicità piena, in quanto la vita ci toglierà sempre qualcosa".
Il prezzo che Satoru dovrà pagare per raggiungere i suoi obiettivi è un sonno di 15 anni. Sicuramente non è cosa da poco, ma questo sonno finisce anche con l'essere il mezzo tramite il quale si renderà conto di essere circondato da tante persone che gli vogliono bene, a cui può appoggiarsi nei momenti difficili. Il destino poi lo ripagherà in pieno facendolo diventare un mangaka di successo (cosa non scontata, perchè la sua maturazione personale non necessariamente doveva anche portargli la gioia di vedersi riconosciuto il suo talento), una persona circondata di amici, e gli restituirà naturalmente anche la "magica Airi", in quanto evidentemente senza un accenno di romance forzato, non si poteva stare. E tutte queste colpe non sono imputabili di certo all'anime, ma al manga stesso, in quanto l'opera animata si mantiene perfettamente coerente sotto questi aspetti con la sua fonte di origine.
Il mio 8 per l'anime di Boku Machi è quindi giustifcato dalla bontà del pacchetto finale: regia in stile cinematografico, uso sapiente della colonna sonora, ottime opening ed ending, seiyuu azzeccatissimi, animazioni fluide anche se non eccelse, character design abbastanza personale, e più appagante per gli occhi rispetto a quello originale, cliffhangher che, seppur un po' troppo abusati, tengono lo spettatore col fiato sospeso e con la voglia di vedere di fila l'episodio successivo. E' un anime che sa sapientemente giocare con le atmosfere per creare ora tensione, ora tenerezza, creando un connubio armonioso tra temi macabri e l'innocenza dei bambini, puri come la neve che fa da sfondo alle vicende ambientate nel passato, le più riuscite.
Ma non poteva fare miracoli su una trama di base modesta di suo, che neanche approfondendo la caratterizzazione dei personaggi, quella del killer in primis, riesce ad emergere davvero, risparmiandosi le storture di cui dicevo.
Essendo quindi l'anime riuscito ad attirare così tanto l'attenzione su un manga decisamente "medio", perchè non premiarlo? Ritengo anche che l'adattamento di tutta la serie cartacea, spalmato in 24 episodi, sarebbe risultato tedioso. L'unica cosa che avrebbe davvero meritato di essere raccontata, è il passato del killer, ma per questo non servivano di certo altri 12 episodi.
Tuttavia, molto spesso si incorre nell'errore di vedere nel termine "seinen" una garanzia di qualità, quando ci sono innumerevoli esempi che smentiscono questo immotivato pregiudizio. Il target di un'opera infatti, non ne stabilisce affatto il livello qualitativo.
Il mio voto a quest'anime tiene inevitabilmente conto anche del paragone con l'opera cartacea che adatta; se dovessi recensire quest'ultima, scenderebbe ad un assai più modesto 7. Questo per far capire come l'anime sia stato in grado di indurmi alte aspettative verso un titolo che su carta mi ha poi abbastanza delusa, quindi ha svolto egregiamente il suo "sporco lavoro" di pubblicizzare e creare hype attorno ad un fumetto altrimenti buono, ma non memorabile.
Questa recensione farà un utilizzo moderato di spoiler.
Satoru Fujinuma è un ventinovenne aspirante mangaka fallito, che vive la sua quotidianità in maniera apatica, lavorando come fattorino in una pizzeria. E' dotato però di un potere chiamato "Revival", che gli permette di tornare indietro di qualche minuto nel tempo, per evitare la morte di qualcuno nelle sue vicinanze. Viene innanzitutto da chiedersi come una persona con una capacità del genere possa vivere la sua esistenza come se fosse la cosa più monotona ed insipida dell'universo, ma questo è il minore dei mali. Ciò che ci viene palesato, fin dal primo episodio, è che ogni volta che salva la vita di qualcuno, finisce col rimetterci a livello personale. Infatti, per salvare un ragazzino dall'investimento di un camion, finisce col fare un frontale, anche se fortunatamente non subisce gravi conseguenze. Questo particolare dettaglio è ciò che personalmente più mi ha colpito nel primo episodio, pensando che fosse una premessa che avrebbe caratterizzato in maniera coerente lo svolgimento della trama, guidando verso un finale agrodolce.
Quando avviene l'omicidio della madre, il ragazzo subisce un Revival che lo trasporta indietro di parecchi anni, alle scuole elementari, dove comprende che dovrà fermare un assassino seriale di bambini, per evitare la morte nel suo presente della donna.
Qui la trama si focalizza soprattutto sul subplot di una sua compagna di classe, Hinazuki Kayo, che subisce violenze famigliari.
La regia gestisce tutte le vicende a lei correlate con grande cura, e grazie ad uno spettacolare reparto tecnico, che va da una colonna sonora pregevole, a paesaggi innevati mozzafiato, l'effetto sentimentale viene amplificato a mille, benchè la bambina non abbia di per sè questa grande caratterizzazione. A mente fredda, uno si rende conto che Boku Machi è una serie che vive di atmosfere, più che della forza dei suoi personaggi e della sua trama, che in realtà prosegue in maniera sempre più incerta, con plot holes che possono essere perdonati solo in virtù delle suddette atmosfere. Atmosfere che il manga dal mio punto di vista non è in grado di ricreare, e che dovrebbe concentrare la sua forza pertanto sulla costruzione della storia, che tuttavia ci guida verso un finale abbastanza piatto, ed un happy ending a 360°, a cui la controparte animata si adegua. All'anime si può rimproverare il fatto di aver trascurato di raccontarci il passato del serial killer, che finisce con l'essere la cosa più interessante nell'opera originale. Ma per il resto, non poteva fare miracoli rispetto a quella che ripeto, è una trama tutto sommato deboluccia anche su carta.
L'anime anzi, ha il merito sul finale di correggere quel deus ex machina vivente, rappresentato dal personaggio di Airi. In una storia laddove apparentemente le azioni del protagonista devono essere ben pianificate per poter modificare un destino altrimenti ostile, lei si inserisce forzatamente nella trama ogni volta come un regalo del destino stesso, che per qualche ragione fugge alla logica che sembra sottendere tutta la struttura narrativa di base, ovvero che si possa cambiare il corso della nostra vita grazie al nostro impegno e con l'aiuto degli altri, che però non dovrebbero avere la magia di comparire come belle fatine all'occorrenza. Questo uso di quella che definirò ironicamente "la magica Airi" è molto più esasperato nell'opera originale piuttosto che nel suo adattamento anime, che merita quindi i miei applausi per aver ridimensionato il ruolo di colei che più che un personaggio, risulta essere un espediente narrativo molto misero che col suo apparire, sempre per pura coincidenza nei momenti giusti, aiuta il protagonista.
Il finale dell'opera per me risulta decisamente deludente in quanto tradisce le mie aspettative per un messaggio esistenziale più realistico, contenuto sin dal primo episodio e riassumibile nel "non si può avere una felicità piena, in quanto la vita ci toglierà sempre qualcosa".
Il prezzo che Satoru dovrà pagare per raggiungere i suoi obiettivi è un sonno di 15 anni. Sicuramente non è cosa da poco, ma questo sonno finisce anche con l'essere il mezzo tramite il quale si renderà conto di essere circondato da tante persone che gli vogliono bene, a cui può appoggiarsi nei momenti difficili. Il destino poi lo ripagherà in pieno facendolo diventare un mangaka di successo (cosa non scontata, perchè la sua maturazione personale non necessariamente doveva anche portargli la gioia di vedersi riconosciuto il suo talento), una persona circondata di amici, e gli restituirà naturalmente anche la "magica Airi", in quanto evidentemente senza un accenno di romance forzato, non si poteva stare. E tutte queste colpe non sono imputabili di certo all'anime, ma al manga stesso, in quanto l'opera animata si mantiene perfettamente coerente sotto questi aspetti con la sua fonte di origine.
Il mio 8 per l'anime di Boku Machi è quindi giustifcato dalla bontà del pacchetto finale: regia in stile cinematografico, uso sapiente della colonna sonora, ottime opening ed ending, seiyuu azzeccatissimi, animazioni fluide anche se non eccelse, character design abbastanza personale, e più appagante per gli occhi rispetto a quello originale, cliffhangher che, seppur un po' troppo abusati, tengono lo spettatore col fiato sospeso e con la voglia di vedere di fila l'episodio successivo. E' un anime che sa sapientemente giocare con le atmosfere per creare ora tensione, ora tenerezza, creando un connubio armonioso tra temi macabri e l'innocenza dei bambini, puri come la neve che fa da sfondo alle vicende ambientate nel passato, le più riuscite.
Ma non poteva fare miracoli su una trama di base modesta di suo, che neanche approfondendo la caratterizzazione dei personaggi, quella del killer in primis, riesce ad emergere davvero, risparmiandosi le storture di cui dicevo.
Essendo quindi l'anime riuscito ad attirare così tanto l'attenzione su un manga decisamente "medio", perchè non premiarlo? Ritengo anche che l'adattamento di tutta la serie cartacea, spalmato in 24 episodi, sarebbe risultato tedioso. L'unica cosa che avrebbe davvero meritato di essere raccontata, è il passato del killer, ma per questo non servivano di certo altri 12 episodi.
Ed ecco che termina l'Anime che aspettavo con ansia dall inizio del 2016, ma soprattutto ogni Settimana dall'uscita su vvvvd, precisamente ogni Venerdì, un manga scritto e disegnato da Kei Sanbe, "Satoru Fujinuma", ventottenne aspirante mangaka, con un'abilità speciale ed unica, comincia così la trama dell'anime, le tematiche discusse riguardano argomenti che suscitano interesse nell'intento di incuriosire il telespettatore, tematiche riguardanti la famiglia, gli amici, la solitudine, il bullismo, la psicologia, la prossemica, assurdo mai visto un anime del genere, pieno di suspense, ma non difficile da comprendere (critica-positiva), soggetti con personalità elaborate quasi alla perfezione, trama scorrevole,rappresentazione grafica dell anime espressivamente realistico, ebbene un Thriller pieno di mistero che coinvolge sempre più fino al termine degli episodi, recensione finale?
-Straordinario sicuramente, con tanto di opening e soundtrack uniche da vedere sicuramente, personalmente ho apprezzato la spiegazione minuziosa di ogni gesto ed ogni pensiero del protagonista ma soprattutto di lui "l'antagonista" tutti i nodi alla fine vengono a galla!
-Straordinario sicuramente, con tanto di opening e soundtrack uniche da vedere sicuramente, personalmente ho apprezzato la spiegazione minuziosa di ogni gesto ed ogni pensiero del protagonista ma soprattutto di lui "l'antagonista" tutti i nodi alla fine vengono a galla!
C'è stato un grande sbattimento attorno a quest'anime dal titolo assai inquietante ed evocativo: "Boku Dake ga Inai Machi", ovvero "La città in cui io non ci sono". Pareri entusiastici in ogni dove, hype a mille, blog e forum gremiti di spoiler tag carichi di brio in cui innumerevoli avatar senza nome speculano facendosi dei film mentali assurdi sulla piega che prenderà la puntata successiva del beniamino modaiolo del momento. Non li biasimo di certo, in fondo, rispetto agli standard dell'animazione attuale, che pare concepita più che altro come un mezzo pubblicitario fine a sé stesso che come un media intrinsecamente valido dal punto di vista artistico e stilistico, "Boku Machi" ci fa pure una bella figura - almeno inizialmente, ma di questo scriverò più avanti. Niente moe, niente loli, niente fanservice. Pure i soliti cliché a cui ormai il pubblico attuale è abituato non ci sono - e penso proprio che il sensazionalismo creatosi attorno al titolo sia dovuto sopratutto a questo fatto, al suo atteggiarsi ad anime "non ordinario", ma "serio", "nobile" e alla portata di tutti. L'opera consiste nella storia pulita pulita di un mangaka fallito che viaggia indietro nel tempo tornando ad essere bambino per salvare alcune sue compagne di classe delle elementari da un assassino pedofilo. Mica male. Qualche musichetta strappalacrime, delle sigle empatiche, una buona regia in grado di creare alcuni momenti commoventi e tutti impazziscono. E i bambini abusati, la mamma-eroina della situazione, la "psicologia", la "società", la famiglia che viene distrutta e ricostruita. No. Purtroppo, quando si toccano certi temi scottanti, le emozioni prendono il sopravvento sulla ragione, e coadiuvate dall'istinto gregario che esalta la moda - sia essa virtuale o meno - a paradigma assoluto della socializzazione, ne vengono fuori di cotte e di crude: si rinuncia completamente a vedere le contraddizioni insite nel proprio nuovo pupillo animato - e temporaneo, siccome dopo poco tempo le mode spariscono dalla memoria di tutti - e si scrivono e dicono cose che non stanno né in cielo né in terra, arrivando a rinnegare le profonde contraddizioni e difetti dell'oggetto del proprio amore in nome di qualche fugace momento di commozione.
Eppure l'anime parte bene, sino all'ottava puntata tutto scorre liscio, sebbene non manchino alcune piccole - o grandi, dipende dall'occhio di chi guarda - imperfezioni ed incoerenze che fanno un po' storcere il naso - tanto per dire, "Boku Machi", serissimo anime che tratta di pedofilia, ci propone una scena in cui il protagonista, ventinovenne in corpo di bambino, si eccita quando la madre e la bambina Kayo, ch'egli dovrebbe salvare dall'assassino, si fanno il bagno assieme; una scena del genere in un anime che si dà tante arie si poteva di certo evitare, anche se comunque è la manifestazione più palese della grande contraddizione insita nell'opera: il protagonista di fatto è un ventinovenne che prova dell'attrazione per una bambina (!). Dal nono episodio in poi, invece, inizia il declino vero e proprio della serie. Le parti migliori del manga vengono tagliate via, alcuni personaggi spariscono - come l'inutile Airi, che prima viene salvata da un incendio, con tanto di mielosa romance giovanile già impostata, e poi torna soltanto nella puntata finale, sbucando fuori dal nulla come una talpa di un Whac-A-Mole game in attesa di una martellata in testa, coadiuvando un happy ending tanto insulso quanto forzato e tirato per i capelli. Si stende inoltre un velo pietoso sul comportamento nonsense dell'antagonista principale, che non viene affatto giustificato in quanto non c'è il tempo per caratterizzarlo e dotarlo di un passato - a quanto pare nel manga c'è un motivo dietro al comportamento dell'assassino legato ai suoi trascorsi e il suo rapporto col protagonista viene approfondito, rendendo il finale meno stridente e campato per aria. Stesso discorso vale altresì per gli altri personaggi, che nella controparte cartacea risultano più credibili e hanno meno l'aria di dei plot device ambulanti.
Se come anime che parla delle vicissitudini psicologiche e della mutua interazione tra determinati personaggi sconvolti da un passato truce "Boku Machi" fallisce in pieno, non si dimostra vincente né per quanto concerne lo spessore contenutistico che vorrebbe darsi con le sue ottime atmosfere, rivelandosi invece inconcludente - quella dell'inevitabilità/non inevitabilità del destino è una tematica che non viene affatto sviluppata, così come tutte le potenzialità del soggetto quali un'analisi della società, delle ragioni dietro alla pedofilia, e chi più ne ha ne metta -, né nella gestione dell'apparato da giallo/thriller tout court, che viene affossato da una prevedibilità disarmante nel riconoscere l'identità dell'assassino - nonostante tutte le teorie sviluppate dagli spettatori inerenti l'identità di quest'ultimo, i quali sicuramente hanno dimostrato più fantasia e coerenza degli sceneggiatori, è facile intuire sin dalle prime puntate chi ha accesso a tutte le informazioni necessarie per adescare le bambine offrendo loro dei dolci, cosa che ovviamente il protagonista col cervello di un ventinovenne in corpo di bambino non capirà mai - neanche con alcune prove quanto mai evidenti sotto il naso - a meno che non glielo dica in faccia l'assassino stesso (!!). Ciò premesso, si è altresì speculato tanto sull'origine del potere di Satoru, il cosidetto revival, un deus ex machina che gli permette di viaggiare indietro nel tempo a caso, di resettare tutto come se la vita fosse un videogioco per sopperire al suo forte ritardo mentale, che alcune volte gli impedirà di salvare una determinata bambina dallo squallido cattivone della situazione, oppure di sopravvivere ad una situazione mortale senza alcuna via d'uscita (?), che verrà utilizzata come cliffanger di un episodio e poi dimenticata - ovviamente lo spettatore non vedrà mai la risoluzione dell'evento, ma neanche col binocolo. Ebbene, questo potere in grado di permettere agli sceneggiatori di compiere le più capziose incoerenze ed inconsistenze pur di mantenere alta la suspense non verrà mai spiegato: si tratta di un plot device cliché bello e buono, a parer mio inserito per mascherare un'incapacità di fondo nello scrivere una storia (neanche nel manga il potere verrà giustificato). Insomma, "Boku Machi" usa lo stesso espediente narrativo di "Steins; Gate" - andare nel passato ripetutamente per salvare una bambina - senza fornirgli alcuna giustificazione, alla faccia del Cern, dell'effetto farfalla, delle wordline alternative e del telefono a microonde (come mi manchi, Makise Kurisu!). Il problema pertanto, tralasciando il vuoto contenutistico e gli spunti di riflessione impostati e mai sviluppati, è strutturale, e fa sembrare un titolo tanto acclamato dai più l'ennesima manovra pubblicitaria atta a sponsorizzare l'omonimo manga, una strategia commerciale che a parer mio, per i motivi elencati, si rivela meno dignitosa dei soliti moeblob che fanno il loro sporco mestiere rimanendo tuttavia coerenti con loro stessi. In "Boku Machi" manca un contesto, manca una sostanza: è facile scrivere una storia avvincente buttando fuori dalla finestra la coerenza narrativa e nascondendo le briciole sotto ad un sontuoso tappeto costituito da una confezione ben fatta e a dir poco alternativa rispetto agli attuali standard dell'animazione. A questo punto, se si è interessati all'opera, conviene ripiegare sul manga, il quale per ovvi motivi è più completo della sua trasposizione animata - "Boku Machi" avrebbe dovuto essere una serie di ventiquattro puntate, magari spalmata su due stagioni: anche la strategia di produzione si è rivelata erronea. Eppure qualche momento commovente e qualche bambina abusata fanno intenerire gli animi sino al punto di passare sopra a tutto, pertanto va bene così. La furbizia di "Boku Machi" è notevole, su tutti i fronti, sia su quello che riguarda la scrittura, sia per quanto concerne la manipolazione di determinati argomenti molto seri e scottanti che paiono inseriti soltanto per ingraziarsi il pubblico, in quanto maneggiati senza la dovuta cautela e poi lasciati per strada, a corrodere senza produrre frutto nel letame in cui sguazza l'artificiosità imperante che caratterizza il comportamento dei personaggi. E tutto questo ai miei occhi è abbastanza deplorevole.
Eppure l'anime parte bene, sino all'ottava puntata tutto scorre liscio, sebbene non manchino alcune piccole - o grandi, dipende dall'occhio di chi guarda - imperfezioni ed incoerenze che fanno un po' storcere il naso - tanto per dire, "Boku Machi", serissimo anime che tratta di pedofilia, ci propone una scena in cui il protagonista, ventinovenne in corpo di bambino, si eccita quando la madre e la bambina Kayo, ch'egli dovrebbe salvare dall'assassino, si fanno il bagno assieme; una scena del genere in un anime che si dà tante arie si poteva di certo evitare, anche se comunque è la manifestazione più palese della grande contraddizione insita nell'opera: il protagonista di fatto è un ventinovenne che prova dell'attrazione per una bambina (!). Dal nono episodio in poi, invece, inizia il declino vero e proprio della serie. Le parti migliori del manga vengono tagliate via, alcuni personaggi spariscono - come l'inutile Airi, che prima viene salvata da un incendio, con tanto di mielosa romance giovanile già impostata, e poi torna soltanto nella puntata finale, sbucando fuori dal nulla come una talpa di un Whac-A-Mole game in attesa di una martellata in testa, coadiuvando un happy ending tanto insulso quanto forzato e tirato per i capelli. Si stende inoltre un velo pietoso sul comportamento nonsense dell'antagonista principale, che non viene affatto giustificato in quanto non c'è il tempo per caratterizzarlo e dotarlo di un passato - a quanto pare nel manga c'è un motivo dietro al comportamento dell'assassino legato ai suoi trascorsi e il suo rapporto col protagonista viene approfondito, rendendo il finale meno stridente e campato per aria. Stesso discorso vale altresì per gli altri personaggi, che nella controparte cartacea risultano più credibili e hanno meno l'aria di dei plot device ambulanti.
Se come anime che parla delle vicissitudini psicologiche e della mutua interazione tra determinati personaggi sconvolti da un passato truce "Boku Machi" fallisce in pieno, non si dimostra vincente né per quanto concerne lo spessore contenutistico che vorrebbe darsi con le sue ottime atmosfere, rivelandosi invece inconcludente - quella dell'inevitabilità/non inevitabilità del destino è una tematica che non viene affatto sviluppata, così come tutte le potenzialità del soggetto quali un'analisi della società, delle ragioni dietro alla pedofilia, e chi più ne ha ne metta -, né nella gestione dell'apparato da giallo/thriller tout court, che viene affossato da una prevedibilità disarmante nel riconoscere l'identità dell'assassino - nonostante tutte le teorie sviluppate dagli spettatori inerenti l'identità di quest'ultimo, i quali sicuramente hanno dimostrato più fantasia e coerenza degli sceneggiatori, è facile intuire sin dalle prime puntate chi ha accesso a tutte le informazioni necessarie per adescare le bambine offrendo loro dei dolci, cosa che ovviamente il protagonista col cervello di un ventinovenne in corpo di bambino non capirà mai - neanche con alcune prove quanto mai evidenti sotto il naso - a meno che non glielo dica in faccia l'assassino stesso (!!). Ciò premesso, si è altresì speculato tanto sull'origine del potere di Satoru, il cosidetto revival, un deus ex machina che gli permette di viaggiare indietro nel tempo a caso, di resettare tutto come se la vita fosse un videogioco per sopperire al suo forte ritardo mentale, che alcune volte gli impedirà di salvare una determinata bambina dallo squallido cattivone della situazione, oppure di sopravvivere ad una situazione mortale senza alcuna via d'uscita (?), che verrà utilizzata come cliffanger di un episodio e poi dimenticata - ovviamente lo spettatore non vedrà mai la risoluzione dell'evento, ma neanche col binocolo. Ebbene, questo potere in grado di permettere agli sceneggiatori di compiere le più capziose incoerenze ed inconsistenze pur di mantenere alta la suspense non verrà mai spiegato: si tratta di un plot device cliché bello e buono, a parer mio inserito per mascherare un'incapacità di fondo nello scrivere una storia (neanche nel manga il potere verrà giustificato). Insomma, "Boku Machi" usa lo stesso espediente narrativo di "Steins; Gate" - andare nel passato ripetutamente per salvare una bambina - senza fornirgli alcuna giustificazione, alla faccia del Cern, dell'effetto farfalla, delle wordline alternative e del telefono a microonde (come mi manchi, Makise Kurisu!). Il problema pertanto, tralasciando il vuoto contenutistico e gli spunti di riflessione impostati e mai sviluppati, è strutturale, e fa sembrare un titolo tanto acclamato dai più l'ennesima manovra pubblicitaria atta a sponsorizzare l'omonimo manga, una strategia commerciale che a parer mio, per i motivi elencati, si rivela meno dignitosa dei soliti moeblob che fanno il loro sporco mestiere rimanendo tuttavia coerenti con loro stessi. In "Boku Machi" manca un contesto, manca una sostanza: è facile scrivere una storia avvincente buttando fuori dalla finestra la coerenza narrativa e nascondendo le briciole sotto ad un sontuoso tappeto costituito da una confezione ben fatta e a dir poco alternativa rispetto agli attuali standard dell'animazione. A questo punto, se si è interessati all'opera, conviene ripiegare sul manga, il quale per ovvi motivi è più completo della sua trasposizione animata - "Boku Machi" avrebbe dovuto essere una serie di ventiquattro puntate, magari spalmata su due stagioni: anche la strategia di produzione si è rivelata erronea. Eppure qualche momento commovente e qualche bambina abusata fanno intenerire gli animi sino al punto di passare sopra a tutto, pertanto va bene così. La furbizia di "Boku Machi" è notevole, su tutti i fronti, sia su quello che riguarda la scrittura, sia per quanto concerne la manipolazione di determinati argomenti molto seri e scottanti che paiono inseriti soltanto per ingraziarsi il pubblico, in quanto maneggiati senza la dovuta cautela e poi lasciati per strada, a corrodere senza produrre frutto nel letame in cui sguazza l'artificiosità imperante che caratterizza il comportamento dei personaggi. E tutto questo ai miei occhi è abbastanza deplorevole.
Eviterò di aggiungere altro alla trama già citata in altre recensioni.
Personalmente l'ho trovato molto avvincente, e anche se per il tipo di anime forse 12 episodi sono un po pochi, è stato strutturato in modo tale da non lasciare nulla al caso.
ottime a mio avviso il tipo di grafica, le personalità dei personaggi principali con annessa loro espressività. Le musiche sono molto coinvolgenti e amplificano piacevolmente i momenti più intensi.
Davvero un ottimo anime, altamente consigliato per chi ama il genere giallo/thriller ma anche per chi si cimenta per la prima volta nel genere.
Personalmente l'ho trovato molto avvincente, e anche se per il tipo di anime forse 12 episodi sono un po pochi, è stato strutturato in modo tale da non lasciare nulla al caso.
ottime a mio avviso il tipo di grafica, le personalità dei personaggi principali con annessa loro espressività. Le musiche sono molto coinvolgenti e amplificano piacevolmente i momenti più intensi.
Davvero un ottimo anime, altamente consigliato per chi ama il genere giallo/thriller ma anche per chi si cimenta per la prima volta nel genere.
"Erased" è la classica bella sorpresa che arriva inaspettata. Pur racchiudendo vari generi, si tratta prevalentemente di un thriller soft in cui il protagonista torna indietro nel tempo per cercare di cambiare l'esito degli eventi (come si vedrà, sia il suo essere mangaka, sia la sua capacità sovrannaturale di presagire eventi funesti, vengono messi da parte quasi subito). La storia si sposta così ben presto nell'infanzia di Satoru, dove permane per la maggior parte della durata. Il mistero da risolvere ben congegnato e ricco di colpi di scena, i dialoghi introspettivi, i valori importanti (coraggio, amicizia e fiducia nel prossimo, per citare i principali), le scene d'affetto che scaldano il cuore, le ottime caratterizzazioni e le musiche curate, fanno di "Erased" un anime assai consigliato.
"Boku dake ga inai machi" ("La città in cui solo io non ci sono"), conosciuto anche come "Erased", è un anime della stagione invernale 2016. Per essere chiari sin da subito: guardatelo!
Satoru è un aspirante mangaka disilluso e introverso, che vive una vita piatta e solitaria lavorando part-time in una pizzeria. Per un qualche inspiegato motivo si ritrova a volte a vivere piccoli loop temporali (revival), nei quali gli è dato modo di evitare che accadano gravi incidenti. Nonostante si senta staccato dalla società e non nutra particolare interesse per relazionarsi agli altri, nei revival finisce sempre per aiutare il prossimo, spesso anche a discapito della propria incolumità. A seguito dell'assassinio della madre da parte di un misterioso personaggio legato al suo passato, Satoru entra in un revival che lo riporta indietro di ben quindici anni, al tempo delle elementari. Da lì inizierà il suo tentativo di cambiare il passato per salvare non solo la madre, ma anche alcune sue compagne che furono vittime di un serial killer...
La serie, che di facciata si presenta come un avvincente thriller, regala frangenti di elevata tensione ma soprattutto memorabili momenti ricchi di sentimento e di poesia, grazie ad una regia che definire magistrale è poco e che per me rappresenta l'aspetto più pregevole di questo anime.
I personaggi e la loro psicologia sono al centro della trama e sono caratterizzati in modo approfondito. Il reparto tecnico in generale è di altissimo livello. Una nota di merito a mio parere va sia alla colonna sonora che ai doppiatori di Satoru (adulto e bambino). Un'altra menzione particolare la riservo alle sigle: sia l'opening ("Re:Re:" degli Asian Kung-Fu Generation) che l'ending ("Sore wa chiisana hikari no youna" di Sayuri) sono spettacolari.
Ovviamente non tutto è perfetto: ad esempio, la seconda parte dell'anime dà l'impressione di essere a tratti "affrettata", con alcuni episodi sottotono, e la relazione fra il "colpevole" e Satoru avrebbe sicuramente beneficiato di un ulteriore approfondimento. Entrambi i difetti sono da imputare alla scelta dei dodici episodi, che in molti casi risultano pochi per adattare storie complesse come quella presentata da "Erased".
Non metto tra i difetti però le mancate "spiegazioni" sul potere del revival, che è solo un artificio narrativo come un altro per raccontare una storia di cambiamento e "redenzione", che veicoli il vero messaggio dell'opera: non dobbiamo temere di aver fiducia negli altri.
Il tema della fiducia, che è anche speranza, è sempre al centro dell'intera vicenda e emerge con forza a più riprese. Quello che vediamo in "Erased" non è che il viaggio dal primo Satoru, persona schiva, solitaria e senza relazioni vere, al Satoru che con coraggio si apre agli altri dando fiducia per riceverne e che attraverso questo diventa un'ispirazione per gli altri.
Gli anni che perderà tra gli eventi (capirete come…) diverranno in realtà il suo vero tesoro, il mezzo attraverso il quale salverà le persone a lui care, diventando di fatto quell'eroe che da bambino sognava di essere.
Personalmente, ho trovato l'episodio conclusivo davvero bellissimo. L'epilogo della vicenda potrà essere anche abbastanza scontato, ma una regia superba riesce a gestire ottimamente tutte le fila del discorso e ci porta ad un finale poetico che chiude perfettamente il cerchio, ovvero quel viaggio di "redenzione" che Satoru ha intrapreso.
Per finire, una curiosità da sottolineare: la scelta di "Re:Re:" (una canzone di qualche anno fa e totalmente scollegata dall'opera) testimonia la cura dei dettagli che caratterizza "Erased" e dimostra come in un buon adattamento si possano creare ispirate corrispondenze a partire da un elemento originariamente estraneo.
Leggendo il testo della canzone troverete un vago richiamo a aspetti della vicenda, che riguardano Satoru e un personaggio femminile fondamentale, e troverete dettagli come un "i giorni trascorsi sotto il cavalcavia"... Nell'ultima scena (bellissima!), guarda caso ambientata sotto un ponte/cavalcavia, noterete un'inquadratura di un graffito sul muro del ponte: "Re: Re:"... E, di lì a poco, qualcosa succederà. "Re:" è sì l'incipit del subject in una mail di risposta, ma (che coincidenza!) è anche la parte iniziale della parola "revival".
Il mio voto è tra il 9 e il 10, che porto senza problemi a 10, nonostante i difetti citati, sia perché la regia è davvero magnifica, sia perché "Boku dake" un anime che lascia davvero qualcosa.
Kimi o matta, boku wa matta...
Satoru è un aspirante mangaka disilluso e introverso, che vive una vita piatta e solitaria lavorando part-time in una pizzeria. Per un qualche inspiegato motivo si ritrova a volte a vivere piccoli loop temporali (revival), nei quali gli è dato modo di evitare che accadano gravi incidenti. Nonostante si senta staccato dalla società e non nutra particolare interesse per relazionarsi agli altri, nei revival finisce sempre per aiutare il prossimo, spesso anche a discapito della propria incolumità. A seguito dell'assassinio della madre da parte di un misterioso personaggio legato al suo passato, Satoru entra in un revival che lo riporta indietro di ben quindici anni, al tempo delle elementari. Da lì inizierà il suo tentativo di cambiare il passato per salvare non solo la madre, ma anche alcune sue compagne che furono vittime di un serial killer...
La serie, che di facciata si presenta come un avvincente thriller, regala frangenti di elevata tensione ma soprattutto memorabili momenti ricchi di sentimento e di poesia, grazie ad una regia che definire magistrale è poco e che per me rappresenta l'aspetto più pregevole di questo anime.
I personaggi e la loro psicologia sono al centro della trama e sono caratterizzati in modo approfondito. Il reparto tecnico in generale è di altissimo livello. Una nota di merito a mio parere va sia alla colonna sonora che ai doppiatori di Satoru (adulto e bambino). Un'altra menzione particolare la riservo alle sigle: sia l'opening ("Re:Re:" degli Asian Kung-Fu Generation) che l'ending ("Sore wa chiisana hikari no youna" di Sayuri) sono spettacolari.
Ovviamente non tutto è perfetto: ad esempio, la seconda parte dell'anime dà l'impressione di essere a tratti "affrettata", con alcuni episodi sottotono, e la relazione fra il "colpevole" e Satoru avrebbe sicuramente beneficiato di un ulteriore approfondimento. Entrambi i difetti sono da imputare alla scelta dei dodici episodi, che in molti casi risultano pochi per adattare storie complesse come quella presentata da "Erased".
Non metto tra i difetti però le mancate "spiegazioni" sul potere del revival, che è solo un artificio narrativo come un altro per raccontare una storia di cambiamento e "redenzione", che veicoli il vero messaggio dell'opera: non dobbiamo temere di aver fiducia negli altri.
Il tema della fiducia, che è anche speranza, è sempre al centro dell'intera vicenda e emerge con forza a più riprese. Quello che vediamo in "Erased" non è che il viaggio dal primo Satoru, persona schiva, solitaria e senza relazioni vere, al Satoru che con coraggio si apre agli altri dando fiducia per riceverne e che attraverso questo diventa un'ispirazione per gli altri.
Gli anni che perderà tra gli eventi (capirete come…) diverranno in realtà il suo vero tesoro, il mezzo attraverso il quale salverà le persone a lui care, diventando di fatto quell'eroe che da bambino sognava di essere.
Personalmente, ho trovato l'episodio conclusivo davvero bellissimo. L'epilogo della vicenda potrà essere anche abbastanza scontato, ma una regia superba riesce a gestire ottimamente tutte le fila del discorso e ci porta ad un finale poetico che chiude perfettamente il cerchio, ovvero quel viaggio di "redenzione" che Satoru ha intrapreso.
Per finire, una curiosità da sottolineare: la scelta di "Re:Re:" (una canzone di qualche anno fa e totalmente scollegata dall'opera) testimonia la cura dei dettagli che caratterizza "Erased" e dimostra come in un buon adattamento si possano creare ispirate corrispondenze a partire da un elemento originariamente estraneo.
Leggendo il testo della canzone troverete un vago richiamo a aspetti della vicenda, che riguardano Satoru e un personaggio femminile fondamentale, e troverete dettagli come un "i giorni trascorsi sotto il cavalcavia"... Nell'ultima scena (bellissima!), guarda caso ambientata sotto un ponte/cavalcavia, noterete un'inquadratura di un graffito sul muro del ponte: "Re: Re:"... E, di lì a poco, qualcosa succederà. "Re:" è sì l'incipit del subject in una mail di risposta, ma (che coincidenza!) è anche la parte iniziale della parola "revival".
Il mio voto è tra il 9 e il 10, che porto senza problemi a 10, nonostante i difetti citati, sia perché la regia è davvero magnifica, sia perché "Boku dake" un anime che lascia davvero qualcosa.
Kimi o matta, boku wa matta...
Questo anime si può dividere in due parti: La prima quasi perfetta, con scene bellissime e scelte registiche azzeccatissime, pur con qualche sbavatura sul personaggio di Airi che non viene sviluppato a dovere. Questo fino all'episodio 8 dove si arriva a raccontare un terzo della storia... peccato che l'anime è di 12 episodi...
Ed eccoci arrivati agli ultimi 4 episodi, dove tutto viene fatto di corsa e gli avvenimenti succedono in tempi troppo ristretti, lasciando un senso di smarrimento e d'incompletezza, arrivando infine ad un finale dove il nostro protagonista, dopo aver telefonato al detective Conan, tira fuori il classico "piano dove, se sbagli una virgola, va tutto a rotoli".
Che altro dire? Con 24 episodi si poteva raccontare l'intera storia e con una regia di così alto livello sarebbe venuto fuori qualcosa di eccezionale. Un peccato, un vero peccato...
Ed eccoci arrivati agli ultimi 4 episodi, dove tutto viene fatto di corsa e gli avvenimenti succedono in tempi troppo ristretti, lasciando un senso di smarrimento e d'incompletezza, arrivando infine ad un finale dove il nostro protagonista, dopo aver telefonato al detective Conan, tira fuori il classico "piano dove, se sbagli una virgola, va tutto a rotoli".
Che altro dire? Con 24 episodi si poteva raccontare l'intera storia e con una regia di così alto livello sarebbe venuto fuori qualcosa di eccezionale. Un peccato, un vero peccato...
Erased anime della stagione invernale 2016 composto da dodici episodi licenziato in Italia da dynit trasmesso sul portale vvvvid.Iniziamo col dire che la serie,almeno dal canto mio,é partita con buone aspettative ma nulla di eccezionale e quindi la felicità dopo averla finita è stata ancora più grande, andiamo a vedere il perché.
Trama 8 e mezzo
La trama è molto semplice,abbiamo il nostro protagonista Satoru,29 anni,che avrà un particolare potere da lui chiamato revival che gli permette di tornare in dietro nel tempo quando sta per accadere qualcosa di pericoloso per chi gli sta intorno .Un giorno per aiutare un bambino finisce in ospedale e la madre va a trovarlo.Tornando a casa a causa di alcuni avvenimenti la madre viene uccisa e Satoru viene incolpato di omicidio.In quel momento avviene un revival ma non uno normale che lo porta indietro di massimo 1-5 min ma torna indietro di ben 18 anni qui ha una missione da compiere salvare la madre e per farlo dovrà sventare un caso di omicidio seriale ai danni di alcune bambine della sua stessa scuola.
Comparto tecnico 10
Non ci troviamo di certo di fronte a una grafica che fa gridare al miracolo,ma non é solo quella che fa un buon comparto tecnico,ho voluto dare 10 in quanto questa serie ha la miglior regia che abbia mai visto e una colonna sonora perfettamente orchestrata e calzante alle varie situazioni, anche il design dei personaggi l'ho trovato molto bello, diverso dal solito stile giapponese.
Personaggi 10
Un altro punto forte di erased sono i suoi personaggi.A partire dal protagonista che dall'inizio della storia fino alla fine attraversa un percorso che lo farà evolvere e maturare.Poi abbiamo sua madre davvero un personaggio dal cuore grande che non si può fare a meno di amare.La piccola Hinazuki Kayo che nonostante la situazione familiare complicata tenterà di andare avanti.C'è Airi che avrà un ruolo importante per Satoru sempre pronta a sostenerlo in ogni occasione.
Godibilità 10
Aspettare una settimana per vedere gli episodi è stato terribile l'attesa era tantissima dovuta anche al fatto che gli episodi finivano con un colpo di scena finale,adesso che la serie é completa chi lo inizierà non potrà fare a meno di finirlo nell'arco di un paio di giornate.
Voto globale 10- -
Do 10 perché opere così se ne vedono sempre più raramente in questi anni per cui quando se ne palesa una va premiata con il massimo dei voti.
Trama 8 e mezzo
La trama è molto semplice,abbiamo il nostro protagonista Satoru,29 anni,che avrà un particolare potere da lui chiamato revival che gli permette di tornare in dietro nel tempo quando sta per accadere qualcosa di pericoloso per chi gli sta intorno .Un giorno per aiutare un bambino finisce in ospedale e la madre va a trovarlo.Tornando a casa a causa di alcuni avvenimenti la madre viene uccisa e Satoru viene incolpato di omicidio.In quel momento avviene un revival ma non uno normale che lo porta indietro di massimo 1-5 min ma torna indietro di ben 18 anni qui ha una missione da compiere salvare la madre e per farlo dovrà sventare un caso di omicidio seriale ai danni di alcune bambine della sua stessa scuola.
Comparto tecnico 10
Non ci troviamo di certo di fronte a una grafica che fa gridare al miracolo,ma non é solo quella che fa un buon comparto tecnico,ho voluto dare 10 in quanto questa serie ha la miglior regia che abbia mai visto e una colonna sonora perfettamente orchestrata e calzante alle varie situazioni, anche il design dei personaggi l'ho trovato molto bello, diverso dal solito stile giapponese.
Personaggi 10
Un altro punto forte di erased sono i suoi personaggi.A partire dal protagonista che dall'inizio della storia fino alla fine attraversa un percorso che lo farà evolvere e maturare.Poi abbiamo sua madre davvero un personaggio dal cuore grande che non si può fare a meno di amare.La piccola Hinazuki Kayo che nonostante la situazione familiare complicata tenterà di andare avanti.C'è Airi che avrà un ruolo importante per Satoru sempre pronta a sostenerlo in ogni occasione.
Godibilità 10
Aspettare una settimana per vedere gli episodi è stato terribile l'attesa era tantissima dovuta anche al fatto che gli episodi finivano con un colpo di scena finale,adesso che la serie é completa chi lo inizierà non potrà fare a meno di finirlo nell'arco di un paio di giornate.
Voto globale 10- -
Do 10 perché opere così se ne vedono sempre più raramente in questi anni per cui quando se ne palesa una va premiata con il massimo dei voti.
"Se potessi tornare indietro e cambiare il futuro, lo faresti? E se nel farlo, fossi proprio tu a cambiare? Sarebbe un male? O la miglior cosa che ti possa mai accadere?"
"Boku dake ga Inai Machi" ("La città in cui io non ci sono"), o "Erased", è un anime thriller-psicologico di dodici episodi andato in onda dal gennaio al marzo 2016.
Satoru Fujinuma sembra un comune ragazzo di ventinove anni. Lavora in una pizzeria dopo aver fallito nel diventare un mangaka, vive da solo, non ha particolari interessi. Ha, però, un'abilità speciale che gli permette di tornare indietro nel tempo, da uno a cinque minuti, e cambiare gli eventi prima che qualcosa di terribile avvenga. La storia inizia quando Satoru viene accusato di un brutale omicidio e la sua abilità, che chiama Revival, lo porta indietro di diversi anni. Satoru, ora bambino delle elementari, deve trovare il modo di cambiare il futuro, non solo per prevenire l'omicidio di cui è accusato, ma anche per salvare la vita di dei compagni di scuola che, proprio in quel periodo, venivano uccisi da un misterioso serial killer. Riuscirà Satoru a svelare il mistero e, così facendo, a salvare se stesso?
Il protagonista è certamente il personaggio che ho preferito. Nel primo episodio, conosciamo un Satoru sconfitto, apatico, che vive la sua vita un giorno alla volta, come ci racconta lui stesso in prima persona. Allo stesso tempo, però, lo spettatore riesce a capire che dentro di lui c'è qualcosa di più. Anche se dice di non volere contatti con gli altri, di odiare le relazioni umane, non riesce a evitare di farsi coinvolgere ogni volta che avviene un Revival. Non è obbligato a far nulla, eppure finisce sempre con l'aiutare gli altri, a volte anche rischiando la propria vita. L'evoluzione del personaggio avviene lentamente, esperienza dopo esperienza. Quando ritorna bambino, le vicende sono ancora raccontate dalla prospettiva di un adulto, lo sentiamo parlare con una voce infantile ma ascoltiamo anche i suoi pensieri di uomo. Ed è proprio nell'uomo dell'ultimo episodio che si avverte un cambiamento tangibile. Satoru ha messo a tacere i demoni del passato ed è riuscito a connettersi con le persone che gli stanno accanto. Nel suo sacrificare molto, ha ottenuto una seconda possibilità, per essere se stesso, un se stesso più onesto sulle proprie emozioni e che ha compiuto scelte che lo hanno portato in futuro diverso, ma forse proprio per questo migliore.
Di questo anime va certamente lodata la parte tecnica. Le musiche, la grafica dettagliatissima, le animazioni fluide contribuiscono, nel loro insieme, a rendere "Erased" un prodotto di alto livello ma è la regia che merita un plauso a parte. Episodi densi passano in un attimo, non c'è mai un momento di noia, anzi, l'ansia che suscitano la fine degli episodi può essere acquietata solo guardando immediatamente il successivo. Temi difficili come l'omicidio, l'abuso domestico e la solitudine, vengono alternati a dolcissimi momenti "slice of life". Le mille sfaccettature dei personaggi, la complessità delle loro emozioni è resa magistralmente, così come anche le parti mistery e investigative nella ricerca dell'identità del serial killer.
La rabbia, la felicità e l'insicurezza provati dai personaggi, vengono trasmessi prepotentemente allo spettatore, come se fosse sfidato a non farsi coinvolgere dagli avvenimenti.
Naturalmente non mancano delle pecche. Ho trovato alcune parti, in particolar modo quella finale, molto affrettate. La profondità del legame che si instaura fra Satoru e il killer non è stata resa molto bene a mio parere, forse anche perché non c'erano molti episodi a disposizione. E' importante però dire che un finale c'è e che tutte le domande trovano risposta.
Riassumendolo in una frase o meno: "Una storia suggestiva e appassionante sul coraggio di affrontare il passato per cambiare il proprio futuro."
"Boku dake ga Inai Machi" ("La città in cui io non ci sono"), o "Erased", è un anime thriller-psicologico di dodici episodi andato in onda dal gennaio al marzo 2016.
Satoru Fujinuma sembra un comune ragazzo di ventinove anni. Lavora in una pizzeria dopo aver fallito nel diventare un mangaka, vive da solo, non ha particolari interessi. Ha, però, un'abilità speciale che gli permette di tornare indietro nel tempo, da uno a cinque minuti, e cambiare gli eventi prima che qualcosa di terribile avvenga. La storia inizia quando Satoru viene accusato di un brutale omicidio e la sua abilità, che chiama Revival, lo porta indietro di diversi anni. Satoru, ora bambino delle elementari, deve trovare il modo di cambiare il futuro, non solo per prevenire l'omicidio di cui è accusato, ma anche per salvare la vita di dei compagni di scuola che, proprio in quel periodo, venivano uccisi da un misterioso serial killer. Riuscirà Satoru a svelare il mistero e, così facendo, a salvare se stesso?
Il protagonista è certamente il personaggio che ho preferito. Nel primo episodio, conosciamo un Satoru sconfitto, apatico, che vive la sua vita un giorno alla volta, come ci racconta lui stesso in prima persona. Allo stesso tempo, però, lo spettatore riesce a capire che dentro di lui c'è qualcosa di più. Anche se dice di non volere contatti con gli altri, di odiare le relazioni umane, non riesce a evitare di farsi coinvolgere ogni volta che avviene un Revival. Non è obbligato a far nulla, eppure finisce sempre con l'aiutare gli altri, a volte anche rischiando la propria vita. L'evoluzione del personaggio avviene lentamente, esperienza dopo esperienza. Quando ritorna bambino, le vicende sono ancora raccontate dalla prospettiva di un adulto, lo sentiamo parlare con una voce infantile ma ascoltiamo anche i suoi pensieri di uomo. Ed è proprio nell'uomo dell'ultimo episodio che si avverte un cambiamento tangibile. Satoru ha messo a tacere i demoni del passato ed è riuscito a connettersi con le persone che gli stanno accanto. Nel suo sacrificare molto, ha ottenuto una seconda possibilità, per essere se stesso, un se stesso più onesto sulle proprie emozioni e che ha compiuto scelte che lo hanno portato in futuro diverso, ma forse proprio per questo migliore.
Di questo anime va certamente lodata la parte tecnica. Le musiche, la grafica dettagliatissima, le animazioni fluide contribuiscono, nel loro insieme, a rendere "Erased" un prodotto di alto livello ma è la regia che merita un plauso a parte. Episodi densi passano in un attimo, non c'è mai un momento di noia, anzi, l'ansia che suscitano la fine degli episodi può essere acquietata solo guardando immediatamente il successivo. Temi difficili come l'omicidio, l'abuso domestico e la solitudine, vengono alternati a dolcissimi momenti "slice of life". Le mille sfaccettature dei personaggi, la complessità delle loro emozioni è resa magistralmente, così come anche le parti mistery e investigative nella ricerca dell'identità del serial killer.
La rabbia, la felicità e l'insicurezza provati dai personaggi, vengono trasmessi prepotentemente allo spettatore, come se fosse sfidato a non farsi coinvolgere dagli avvenimenti.
Naturalmente non mancano delle pecche. Ho trovato alcune parti, in particolar modo quella finale, molto affrettate. La profondità del legame che si instaura fra Satoru e il killer non è stata resa molto bene a mio parere, forse anche perché non c'erano molti episodi a disposizione. E' importante però dire che un finale c'è e che tutte le domande trovano risposta.
Riassumendolo in una frase o meno: "Una storia suggestiva e appassionante sul coraggio di affrontare il passato per cambiare il proprio futuro."
"Boku Dake ga Inai Machi" (o "ERASED - La città in cui io non ci sono") è un anime della stagione invernale 2016, tratto dal manga di Kei Sanbe, terminato proprio in questo mese con l'ottavo volume. L'anime, prodotto da A-1 Pictures, conta dodici episodi, ma la controparte cartacea ha anche ispirato un film live-action.
La storia, nonostante si inserisca nel filone dei thriller, contiene anche degli aspetti sentimentali che non lasceranno lo spettatore indifferente. La trama narra la storia di un ventinovenne che lavora come fattorino in una pizzeria, Satoru Fujinuma. Egli è un ragazzo che possiede la capacità di tornare indietro nel tempo e sventare le morti delle persone. Grazie a questo potere, Satoru effettuerà diversi salti nel tempo e, per evitare la morte della madre, si ritroverà coinvolto in un caso riguardante le scuole elementari che lui stesso frequentava da bambino.
L'anime, toccante in molti tratti, tratta degli argomenti attuali come quello della pedofilia. L'opera vanta dei personaggi veramente ben fatti, nonostante essi siano pochi, ma davvero realistici; in particolar modo, la madre di Satoru si mostra una donna dolcissima, aperta, ideale e disposta ad aiutare il figlio in ogni situazione. Kayo, una delle bambine coinvolte nel caso, esprime tutta la sua fragilità proprio quando si ritrova davanti alla madre di Satoru, come se fosse incapace di ricevere e dare affetto. Questo aspetto è commovente ma per certi versi anche straziante, in quanto si assiste proprio all'incapacità di esprimere i propri sentimenti ed una sensazione di inadeguatezza della ragazzina nel trovarsi accolta in un ambiente caloroso.
Il primo blocco di episodi è ambientato nei momenti di revival del protagonista, che cerca disperatamente di scoprire il mistero che si cela attorno alla scuola che frequenta, mentre la seconda parte si svolge maggiormente nel presente, con Satoru già adulto. La trama quindi subisce degli sbalzi, seguendo le orme del ventinovenne: questo aspetto potrebbe sembrare negativo, ma in realtà io credo conferisca ancora più suspense alle vicende. Addirittura l'hype più alto si avverte nelle ultime puntate, quando il colpevole è già chiaro e svelato, in quanto si assiste a dei colpi di scena inaspettati, soprattutto dal punto di vista sentimentale.
L'adattamento animato è lodevole anche dal punto di vista tecnico e della grafica: il tratto dei personaggi è leggermente diverso da quello del mangaka, ma pur sempre molto bello. Le animazioni sono fluide e le musiche sono appassionanti. Le OST utilizzate sono capaci di creare un'atmosfera unica, che tiene indubbiamente col fiato sospeso. Le sigle di apertura e di chiusura sono notevoli, soprattutto la opening. Grazie a tutti questi elementi, l'opera è in grado di unire una molteplicità di emozioni tutte diverse: rabbia e tristezza per gli argomenti trattati, malinconia, inquietudine e trepidazione nel voler sapere come si concluderà la storia, ma anche grande delicatezza in diversi tratti del racconto.
Il finale dell'anime è un tuffo al cuore, specialmente negli ultimi momenti. E' qualcosa che mi ha toccato nel profondo e spero resterà impresso non solo a me, ma anche ad altri. Vi sono infatti dei risvolti inaspettati che lascio a chi leggerà questa recensione la volontà di scoprire.
Concludo dicendo che non vedo l'ora che arrivi settembre per leggere il manga e scoprirne di più su questa bellissima storia che purtroppo ha subito dei tagli nella versione animata. "Boku Dake ga Inai Machi" è un prodotto consigliatissimo soprattutto agli amanti delle situazioni che riescono a tenerti col fiato sospeso, a chi vuole soffermarsi a riflettere su argomenti delicati e a chi desidera emozionarsi.
La storia, nonostante si inserisca nel filone dei thriller, contiene anche degli aspetti sentimentali che non lasceranno lo spettatore indifferente. La trama narra la storia di un ventinovenne che lavora come fattorino in una pizzeria, Satoru Fujinuma. Egli è un ragazzo che possiede la capacità di tornare indietro nel tempo e sventare le morti delle persone. Grazie a questo potere, Satoru effettuerà diversi salti nel tempo e, per evitare la morte della madre, si ritroverà coinvolto in un caso riguardante le scuole elementari che lui stesso frequentava da bambino.
L'anime, toccante in molti tratti, tratta degli argomenti attuali come quello della pedofilia. L'opera vanta dei personaggi veramente ben fatti, nonostante essi siano pochi, ma davvero realistici; in particolar modo, la madre di Satoru si mostra una donna dolcissima, aperta, ideale e disposta ad aiutare il figlio in ogni situazione. Kayo, una delle bambine coinvolte nel caso, esprime tutta la sua fragilità proprio quando si ritrova davanti alla madre di Satoru, come se fosse incapace di ricevere e dare affetto. Questo aspetto è commovente ma per certi versi anche straziante, in quanto si assiste proprio all'incapacità di esprimere i propri sentimenti ed una sensazione di inadeguatezza della ragazzina nel trovarsi accolta in un ambiente caloroso.
Il primo blocco di episodi è ambientato nei momenti di revival del protagonista, che cerca disperatamente di scoprire il mistero che si cela attorno alla scuola che frequenta, mentre la seconda parte si svolge maggiormente nel presente, con Satoru già adulto. La trama quindi subisce degli sbalzi, seguendo le orme del ventinovenne: questo aspetto potrebbe sembrare negativo, ma in realtà io credo conferisca ancora più suspense alle vicende. Addirittura l'hype più alto si avverte nelle ultime puntate, quando il colpevole è già chiaro e svelato, in quanto si assiste a dei colpi di scena inaspettati, soprattutto dal punto di vista sentimentale.
L'adattamento animato è lodevole anche dal punto di vista tecnico e della grafica: il tratto dei personaggi è leggermente diverso da quello del mangaka, ma pur sempre molto bello. Le animazioni sono fluide e le musiche sono appassionanti. Le OST utilizzate sono capaci di creare un'atmosfera unica, che tiene indubbiamente col fiato sospeso. Le sigle di apertura e di chiusura sono notevoli, soprattutto la opening. Grazie a tutti questi elementi, l'opera è in grado di unire una molteplicità di emozioni tutte diverse: rabbia e tristezza per gli argomenti trattati, malinconia, inquietudine e trepidazione nel voler sapere come si concluderà la storia, ma anche grande delicatezza in diversi tratti del racconto.
Il finale dell'anime è un tuffo al cuore, specialmente negli ultimi momenti. E' qualcosa che mi ha toccato nel profondo e spero resterà impresso non solo a me, ma anche ad altri. Vi sono infatti dei risvolti inaspettati che lascio a chi leggerà questa recensione la volontà di scoprire.
Concludo dicendo che non vedo l'ora che arrivi settembre per leggere il manga e scoprirne di più su questa bellissima storia che purtroppo ha subito dei tagli nella versione animata. "Boku Dake ga Inai Machi" è un prodotto consigliatissimo soprattutto agli amanti delle situazioni che riescono a tenerti col fiato sospeso, a chi vuole soffermarsi a riflettere su argomenti delicati e a chi desidera emozionarsi.
Che dire di quest'anime, "Boku Dake ga Inai Machi", o, com'è conosciuto da noi, "Erased", racconta le vicende di Fujinuma Saturo, un ragazzo di ventinove anni con un passato non proprio felice alle spalle. In seguito ad una serie di omicidi accaduti nella sua città quando si trovava alle elementari, Satoru otterrà l'abilità di tornare indietro nel tempo per evitare la morte di persone che si trovano nei suoi paraggi. Un giorno, però, tornando a casa trova la madre morta e lui sarà accusato dell'omicidio.
Ed è qui che Satoru viene sbalzato indietro nel tempo, più precisamente al periodo in cui avvennero gli omicidi, che sembrano essere collegati con la morte di sua madre. Inizia così una frenetica corsa contro il tempo per riuscire a salvare le vittime e smascherare il colpevole.
Se già le premesse per un buon prodotto c'erano tutte, la vera sorpresa arriva con l'andare avanti della storia, complice una sceneggiatura ben studiata, in grado di far letteralmente volare i ventiquattro minuti dell'episodio, e di un altrettanto perfetta scelta d'interrompere la puntata in maniera tale da tenere lo spettatore col fiato sospeso fino a quella successiva.
A questo va aggiunto un comparto tecnico davvero superbo, con disegni e animazioni in grado di rendere alla perfezione ogni istante della storia, dal più tranquillo al più carico di tensione, il tutto supportato da ottime musiche e una caratterizzazione dei personaggi davvero eccellente.
Uniche pecche forse il fatto che il colpevole sia facilmente intuibile ben prima che venga rivelato e qualche episodio un po' sottotono rispetto agli altri, ma nel complesso "Erased" si rivela un titolo da non perdere, in grado di regalare forti emozioni e di tenere gli spettatori incollati allo schermo.
Ed è qui che Satoru viene sbalzato indietro nel tempo, più precisamente al periodo in cui avvennero gli omicidi, che sembrano essere collegati con la morte di sua madre. Inizia così una frenetica corsa contro il tempo per riuscire a salvare le vittime e smascherare il colpevole.
Se già le premesse per un buon prodotto c'erano tutte, la vera sorpresa arriva con l'andare avanti della storia, complice una sceneggiatura ben studiata, in grado di far letteralmente volare i ventiquattro minuti dell'episodio, e di un altrettanto perfetta scelta d'interrompere la puntata in maniera tale da tenere lo spettatore col fiato sospeso fino a quella successiva.
A questo va aggiunto un comparto tecnico davvero superbo, con disegni e animazioni in grado di rendere alla perfezione ogni istante della storia, dal più tranquillo al più carico di tensione, il tutto supportato da ottime musiche e una caratterizzazione dei personaggi davvero eccellente.
Uniche pecche forse il fatto che il colpevole sia facilmente intuibile ben prima che venga rivelato e qualche episodio un po' sottotono rispetto agli altri, ma nel complesso "Erased" si rivela un titolo da non perdere, in grado di regalare forti emozioni e di tenere gli spettatori incollati allo schermo.
"Era tutto chiaro fin dall'inizio. Era semplicemente qualcosa che non ero in grado di accettare."
Una frase che riassume buona parte dell'opera in questione. Oh, premetto che questa è la mia prima recensione qui. Via con un breve accenno di trama, intanto (quindi sì, spoiler):
Il protagonista della storia è Fujinuma Satoru, ventinovenne che incarna appieno lo stereotipo del fallito. Aspirante mangaka, lavora invece come fattorino in una pizzeria. Però, ha un potere particolare, che lui chiama "revival": è in grado di sventare dei crimini (legati alla morte di alcune persone) già avvenuti riavvolgendo di qualche minuto il tempo stesso. La svolta c'è quando viene uccisa sua madre per motivi a lui sconosciuti, ma inizia il revival che lo riporta alla sua infanzia, durante la quale alcune bambine della sua età erano state vittime di un serial killer. A quel punto, diventa lo scopo principale di Satoru quello di salvare tutte le potenziali vittime, e scongiurare quindi anche la morte di sua madre, che aveva scoperto il colpevole degli omicidi.
Andiamo per punti:
Trama - 8
Quello che bisogna mettersi in testa, guardando Erased , è che la trama non è assolutamente il punto centrale dell'opera. Anzi, di per sé è una delle più scontate degli ultimi tempi. Leggasi la citazione iniziale, presa dall'episodio 10, che sembrava rivolta allo stesso pubblico. L'idea iniziale che si ha è quella di un qualunque slice of life, mentre più avanti si inizia a sentire un'atmosfera più pesante che (almeno a me) ricorda "Steins;Gate", probabilmente per l'elemento corsa contro il tempo. Perfino il colpevole è chiaro dall'inizio, così come quale sarà, su per giù, il finale della storia. Eppure, il tutto è raccontato così bene da farmi sorvolare totalmente il problema. Problema che, di fatto, non si pone proprio.
Personaggi - 10
Uno dei punti più forti, direi, di "Erased", sono proprio i personaggi, di quelli che ti rimangono impressi. Sono poche infatti le "comparse", quei personaggi che vedi una volta e di cui poi dimentichi l'esistenza. E ognuno dei principali, seppur nel breve arco di dodici episodi, è caratterizzato al massimo. Il personaggio di Satoru è di per sé geniale, un fallito che vuole redimersi e farsi eroe, nel suo piccolo. In ventinove anni non è cresciuto, si è anzi solo chiuso sempre più in se stesso. Paradossalmente, è il tornare bambino a farlo crescere. Sachiko, sua madre, investigatrice sia nel lavoro che nella vita, è LA madre per eccellenza, quella che tutti vorrebbero. Capisce tutto al volo, anticipa le mosse di tutti, figlio compreso, generando stupore e interesse. Airi, ragazza che Satoru conosce nel suo presente, e che diventa il suo motivo di andare avanti nella propria eroica impresa, la vediamo davvero per due soli episodi, ma si crea un background che è fenomenale. Il colpevole degli omicidi (sulla cui identità glisserò, per quanto scontata), gli amichetti di Satoru, il proprietario della pizzeria, la famiglia di Kayo. Tutti sono caratterizzati, tutti si rendono memorabili. Un trionfo.
Grafica - 10
I disegni, neanche a dirlo, sono una gioia per gli occhi. Ma d'altronde siamo nel 2016, sarebbe strano il contrario. Però fanno il loro lavoro, e lo fanno bene. Gli sguardi, i movimenti e i particolari. Tutto concorre alla bellezza di "Erased". Bello bello. Per non parlare dell'impatto che ha, anche graficamente, la ending. Superba.
Musica - 10
Solitamente non faccio caso alle colonne sonore degli anime, se non quando mi colpiscono nel profondo. Ma qui è tutta un'altra storia. Provare per credere. E non parlo solo delle musiche in sottofondo, ma anche e soprattutto di opening ed ending, che sono semplicemente stupende, la seconda in particolare. Una all'insegna dell'allegria, l'altra al lato opposto, entrambe permeate di un'estrema malinconia.
Se ancora non si è capito, "Erased" è un'opera che consiglio assolutamente di vedere. A chiunque. Fa riflettere. La filosofia di fondo, che ammetto di non aver ancora colto appieno con un'unica visione, ti entra dentro di prepotenza. E' uno di quegli anime che ti cambia davvero. Uno di quelli che vanno visti. Ho dato tre 10 e un 8, ma quest'otto è puramente formale, perché non intacca in alcun modo un'opera che, per me, è perfetta.
Una frase che riassume buona parte dell'opera in questione. Oh, premetto che questa è la mia prima recensione qui. Via con un breve accenno di trama, intanto (quindi sì, spoiler):
Il protagonista della storia è Fujinuma Satoru, ventinovenne che incarna appieno lo stereotipo del fallito. Aspirante mangaka, lavora invece come fattorino in una pizzeria. Però, ha un potere particolare, che lui chiama "revival": è in grado di sventare dei crimini (legati alla morte di alcune persone) già avvenuti riavvolgendo di qualche minuto il tempo stesso. La svolta c'è quando viene uccisa sua madre per motivi a lui sconosciuti, ma inizia il revival che lo riporta alla sua infanzia, durante la quale alcune bambine della sua età erano state vittime di un serial killer. A quel punto, diventa lo scopo principale di Satoru quello di salvare tutte le potenziali vittime, e scongiurare quindi anche la morte di sua madre, che aveva scoperto il colpevole degli omicidi.
Andiamo per punti:
Trama - 8
Quello che bisogna mettersi in testa, guardando Erased , è che la trama non è assolutamente il punto centrale dell'opera. Anzi, di per sé è una delle più scontate degli ultimi tempi. Leggasi la citazione iniziale, presa dall'episodio 10, che sembrava rivolta allo stesso pubblico. L'idea iniziale che si ha è quella di un qualunque slice of life, mentre più avanti si inizia a sentire un'atmosfera più pesante che (almeno a me) ricorda "Steins;Gate", probabilmente per l'elemento corsa contro il tempo. Perfino il colpevole è chiaro dall'inizio, così come quale sarà, su per giù, il finale della storia. Eppure, il tutto è raccontato così bene da farmi sorvolare totalmente il problema. Problema che, di fatto, non si pone proprio.
Personaggi - 10
Uno dei punti più forti, direi, di "Erased", sono proprio i personaggi, di quelli che ti rimangono impressi. Sono poche infatti le "comparse", quei personaggi che vedi una volta e di cui poi dimentichi l'esistenza. E ognuno dei principali, seppur nel breve arco di dodici episodi, è caratterizzato al massimo. Il personaggio di Satoru è di per sé geniale, un fallito che vuole redimersi e farsi eroe, nel suo piccolo. In ventinove anni non è cresciuto, si è anzi solo chiuso sempre più in se stesso. Paradossalmente, è il tornare bambino a farlo crescere. Sachiko, sua madre, investigatrice sia nel lavoro che nella vita, è LA madre per eccellenza, quella che tutti vorrebbero. Capisce tutto al volo, anticipa le mosse di tutti, figlio compreso, generando stupore e interesse. Airi, ragazza che Satoru conosce nel suo presente, e che diventa il suo motivo di andare avanti nella propria eroica impresa, la vediamo davvero per due soli episodi, ma si crea un background che è fenomenale. Il colpevole degli omicidi (sulla cui identità glisserò, per quanto scontata), gli amichetti di Satoru, il proprietario della pizzeria, la famiglia di Kayo. Tutti sono caratterizzati, tutti si rendono memorabili. Un trionfo.
Grafica - 10
I disegni, neanche a dirlo, sono una gioia per gli occhi. Ma d'altronde siamo nel 2016, sarebbe strano il contrario. Però fanno il loro lavoro, e lo fanno bene. Gli sguardi, i movimenti e i particolari. Tutto concorre alla bellezza di "Erased". Bello bello. Per non parlare dell'impatto che ha, anche graficamente, la ending. Superba.
Musica - 10
Solitamente non faccio caso alle colonne sonore degli anime, se non quando mi colpiscono nel profondo. Ma qui è tutta un'altra storia. Provare per credere. E non parlo solo delle musiche in sottofondo, ma anche e soprattutto di opening ed ending, che sono semplicemente stupende, la seconda in particolare. Una all'insegna dell'allegria, l'altra al lato opposto, entrambe permeate di un'estrema malinconia.
Se ancora non si è capito, "Erased" è un'opera che consiglio assolutamente di vedere. A chiunque. Fa riflettere. La filosofia di fondo, che ammetto di non aver ancora colto appieno con un'unica visione, ti entra dentro di prepotenza. E' uno di quegli anime che ti cambia davvero. Uno di quelli che vanno visti. Ho dato tre 10 e un 8, ma quest'otto è puramente formale, perché non intacca in alcun modo un'opera che, per me, è perfetta.
Inutile girarci intorno: Boku Dake ga Inai Machi ("La città dove io non ci sono"), in Italia meglio noto con il titolo internazionale di Erased, ha deluso le aspettative. Anzi, non le ha semplicemente deluse: le ha calpestate e frantumate, svuotandosi della potenza narrativa che pareva contraddistinguerlo durante le fasi iniziali in favore di una serie di rovinose e disastrose cadute. L'anime, prodotto da A-1 Pictures e adattato dall'omonimo manga in otto volumi scritto e illustrato da Kei Sanbe, vede la luce nell'inverno del 2016 su NoitaminA, contenitore notturno di Fuji TV dedicato esclusivamente all'animazione, che in passato ha trasmesso alcuni dei più celebri e apprezzati prodotti televisivi degli ultimi anni: le premesse di Erased, che in prima battuta lasciavano pensare a un'opera dalle grandi ambizioni, si scontrano tuttavia con la dura realtà di un prodotto oltremodo sopravvalutato, magari ben confezionato nella forma, ma agli atti piuttosto carente nella sostanza.
Ritengo dunque opportuno, per quanto concerne il titolo in questione, applicare una divisione ideale in due "atti", le cui analisi saranno fondamentali per comprendere le ragioni che hanno compromesso il risultato finale dell'opera, indipendentemente dalla compiutezza o meno di ognuno. Cercherò in ogni caso, ove possibile, di evitare spoiler.
- Primo atto, episodi 1~8.
Satoru Fujinuma, ventinove anni, è un laconico fumettista fallito e appesantito da un profondo rimorso: quando frequentava l'ultimo anno delle elementari, in una gelida notte d'inverno, una bambina schiva e taciturna appartenente alla sua classe fu rapita e barbaramente uccisa. Satoru ora vive una vita grigia e monotona, barcamenandosi tra casa e il lavoro part-time; unica fonte di vivacità è la sua dote di un misterioso potere da lui denominato "revival": poco prima che accadano perturbazioni nella normalità delle cose, l'uomo viene trasportato indietro nel tempo, avendo in tal modo la possibilità di cercarle e manipolarle.
Un giorno, sua madre Sachiko gli fa visita nel suo modesto appartamento riesumando la vecchia storia della sfortunata compagna di classe: a partire da questo evento Satoru vedrà la sua vita andare improvvisamente in pezzi, mentre verrà accusato di un omicidio che non ha commesso e i fantasmi del suo passato torneranno a emergere con prepotenza.
A seguito di questo accenno di trama - in cui ho cercato di essere il più incerto e vago possibile, onde evitare di rovinare all'ignaro lettore alcuni colpi di scena che si susseguono già dal primo episodio - è necessario porre un preambolo fondamentale: l'intreccio, a partire dalla premessa soprastante, si dipana su due differenti piani temporali e narrativi, uno dei quali ambientato nell'infanzia del protagonista pochi giorni prima della sparizione della piccola Kayo Hinazuki, la sua compagna di classe, dopo un revival di ben diciannove anni. La prima cosa che colpisce durante i primissimi episodi della serie è la meticolosa e ponderata regia, che denota interessanti forme di sperimentalismo (specialmente visivo) e di distacco dal modello classico: per esempio, durante il revival nell'infanzia di Satoru è curioso notare come gli episodi siano fotografati in un formato panoramico (invece che nel classico aspect ratio a 16:9, tipico della serialità televisiva). Questa scelta conferisce una composizione dell'immagine piuttosto distante dal classico modello "anime" e decisamente più vicina alla messinscena cinematografica vera e propria, per aumentare il senso di realismo. La resa visiva è supportata anche da una fotografia crepuscolare, con una scelta di inquadrature e di montaggio molto più limitata e minimale rispetto alla norma, che conferisce una maggiore spazialità all'ambiente; la "macchina da presa" è inserita in uno spazio reale, tangibile, con cui interagisce e dialoga, e che quindi rafforza inconsapevolmente la focalizzazione dello spettatore sull'ambientazione - elemento assolutamente cruciale in questa serie, che fa molto leva sulle atmosfere.
Satoru infatti, ritrovatosi nel corpo di un bambino ma ancora dotato della coscienza di un ventinovenne, si vede calato in un quartiere residenziale che sembra nascondere molte ombre: la sua vicenda in questo primo atto di Erased sarà quindi incentrata sui tentativi di salvataggio della piccola Kayo dalle mire di un oscuro colpevole, tratteggiando la struttura della serie come quella di un thriller al cardiopalma macchiato da tinte soprannaturali.
- Secondo atto, episodi 9~12.
Il lettore più attento si sarà accorto come, nel descrivere il primo atto "ideale" della serie, mi sia ben guardato dallo sbilanciarmi in eccessive lodi o critiche, preferendo concentrarmi su fattori oggettivi come l'analisi tecnica e registica: questo perché giudizi di tale genere sono in costante balìa di un'indeterminatezza di fondo, che inizia a impiantare il tarlo del dubbio in una storia sì ben narrata (seppur non priva di qualche imperfezione, come la spregevole scena del bagno di Sachiko e Kayo), ma tremendamente inconcludente.
Sono vari i temi sfiorati (e pongo volutamente enfasi su tale parola) in questa prima parte: dagli abusi famigliari alla pedofilia, passando per alcuni (potenzialmente) interessanti spunti di riflessione sull'ineluttabilità del destino e del libero arbitrio; tuttavia la concretezza dei suddetti, agli atti, va poi a evaporare in una nuvola di fumo, giacché la regia non riesce a intraprendere una strada definita e a condurre il pubblico lungo quel sentiero, ma si lascia debolmente trasportare dalla marea, di fatto non esaudendo in maniera convincente le numerose domande che prendono vita nella testa dello spettatore. Cosa sono i revival? Perché avvengono? In che modo influenzano le "linee temporali"? Perché solo Satoru ne è toccato? Nell'anime non v'è alcun chiarimento, e non solo in merito all'origine di tali fenomeni - sulla quale avrei anche potuto soprassedere, poiché una loro spiegazione logica potrebbe invero risultare un tantino pretenziosa -, ma anche sulle meccaniche per mezzo delle quali gli stessi si verificano, il che avrebbe avuto il compito di enucleare l'intera vicenda; la serie difatti si concluderà senza fornire alcuna delucidazione circa quello che a tutti gli effetti è l'evento scatenante e il fulcro del racconto, il quale di conseguenza si dipanerà basandosi letteralmente sul nulla, essendo costruito su una serie di deus ex machina di proporzioni colossali.
Facile attribuire i buchi (voragini?) di trama e le forzature narrative alla scelta di concentrarsi solo sui risvolti "giallistici" della storia: nel momento in cui un microcosmo narrativo viene creato, le leggi che ne compongono la struttura vanno enunciate ed espletate, senza nascondersi dietro a labili tentativi di mascherare le svariate lacune con impacciate scappatoie costruite ad hoc.
La totale mancanza di coerenza di questa grande narrazione emerge difatti in tutta la sua limpidezza nel famoso secondo atto della storia (e chiedo scusa se c'è voluto tanto per arrivarci), estendendosi anche alla stessa sceneggiatura, la cui magniloquenza iniziale va letteralmente a disintegrarsi. Probabilmente questo suicidio narrativo finale è dovuto al fatto che Erased sia una trasposizione derivata da una serie di fumetti non certo brevissima, e che di conseguenza la regia sia stata costretta ad apportare tagli più o meno consistenti al materiale di partenza per adattarlo al format di dodici episodi: questo limite tuttavia dimostra la completa incapacità dello staff di mettere insieme un adattamento coerente e serio, le strade per la cui realizzazione sarebbero state molteplici - come aumentare il numero degli episodi o mettere da parte fin da subito alcune sottotrame, invece di voler a tutti i costi adattare fedelmente fino ai tre quarti, per poi trovarsi con l'acqua alla gola.
Nulla viene dunque spiegato o approfondito in merito a questioni della massima importanza: un gran numero di personaggi introdotti all'inizio - come Airi, il professor Yashiro, il giornalista o la piccola Misato - vengono così lasciati da parte, incompiuti sia nel loro ruolo all'interno della serie, sia in una scarna caratterizzazione psicologica che non riceve neanche metà dello spazio necessario; i revival e le influenze tra le linee temporali rimangono un'incognita in aeternum, rinchiusi nella loro funzione di "meccanismi sovrastrutturali" che soggiaciono alle esigenze di trama; le vicende conclusive si sciolgono in una deflagrazione di buonismo e morale spicciola, volta a ricercare a tutti i costi il tanto agognato lieto fine, senza curarsi minimamente della credibilità degli eventi; le varie sottotrame, infine, si ricollegano a fatica nel groviglio narrativo che viene a formarsi, riversandone il gravoso peso sulle azioni più volte illogiche di personaggi-burattini manovrati da uno sceneggiatore evidentemente a corto di idee.
- Conclusioni.
Alla luce della soprastante analisi mi trovo dunque costretto a bocciare la serie, arida e lacunosa fin nelle fondamenta. Tanta è infatti la mia delusione nei confronti di quest'opera, che passando tra cori di proseliti innalzati all'unisono fin dai più remoti angoli del globo mi ha lasciato piuttosto freddo, per non dire raggelato, d'innanzi alla sua artificiosità; non bastano infatti un incipit lodevole e degli episodi ben diretti per salvare questo prodotto, quando l'insicurezza della regia generale e le carenze della sceneggiatura specialmente durante gli atti finali inficiano l'opera nella sua integrità. Trovo infatti quantomai esagerato arrampicarsi sugli specchi per tentare di spremere ogni singolo risvolto di un adattamento mal concepito e realizzato, adducendo timide dimostrazioni quali la presunta completezza della controparte cartacea: ritengo giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, e l'anime di Erased, seppur qualcosa di buono in fin dei conti ce l'abbia, si merita ampiamente l'insufficienza da me assegnatagli. Mi auguro infine che la coltre di sacralità imbastita attorno a questo prodotto sia semplice entusiasmo dettato dalla moda del momento: prevedo che presto, per tener fede al titolo, sarà cancellato dalla memoria.
Ritengo dunque opportuno, per quanto concerne il titolo in questione, applicare una divisione ideale in due "atti", le cui analisi saranno fondamentali per comprendere le ragioni che hanno compromesso il risultato finale dell'opera, indipendentemente dalla compiutezza o meno di ognuno. Cercherò in ogni caso, ove possibile, di evitare spoiler.
- Primo atto, episodi 1~8.
Satoru Fujinuma, ventinove anni, è un laconico fumettista fallito e appesantito da un profondo rimorso: quando frequentava l'ultimo anno delle elementari, in una gelida notte d'inverno, una bambina schiva e taciturna appartenente alla sua classe fu rapita e barbaramente uccisa. Satoru ora vive una vita grigia e monotona, barcamenandosi tra casa e il lavoro part-time; unica fonte di vivacità è la sua dote di un misterioso potere da lui denominato "revival": poco prima che accadano perturbazioni nella normalità delle cose, l'uomo viene trasportato indietro nel tempo, avendo in tal modo la possibilità di cercarle e manipolarle.
Un giorno, sua madre Sachiko gli fa visita nel suo modesto appartamento riesumando la vecchia storia della sfortunata compagna di classe: a partire da questo evento Satoru vedrà la sua vita andare improvvisamente in pezzi, mentre verrà accusato di un omicidio che non ha commesso e i fantasmi del suo passato torneranno a emergere con prepotenza.
A seguito di questo accenno di trama - in cui ho cercato di essere il più incerto e vago possibile, onde evitare di rovinare all'ignaro lettore alcuni colpi di scena che si susseguono già dal primo episodio - è necessario porre un preambolo fondamentale: l'intreccio, a partire dalla premessa soprastante, si dipana su due differenti piani temporali e narrativi, uno dei quali ambientato nell'infanzia del protagonista pochi giorni prima della sparizione della piccola Kayo Hinazuki, la sua compagna di classe, dopo un revival di ben diciannove anni. La prima cosa che colpisce durante i primissimi episodi della serie è la meticolosa e ponderata regia, che denota interessanti forme di sperimentalismo (specialmente visivo) e di distacco dal modello classico: per esempio, durante il revival nell'infanzia di Satoru è curioso notare come gli episodi siano fotografati in un formato panoramico (invece che nel classico aspect ratio a 16:9, tipico della serialità televisiva). Questa scelta conferisce una composizione dell'immagine piuttosto distante dal classico modello "anime" e decisamente più vicina alla messinscena cinematografica vera e propria, per aumentare il senso di realismo. La resa visiva è supportata anche da una fotografia crepuscolare, con una scelta di inquadrature e di montaggio molto più limitata e minimale rispetto alla norma, che conferisce una maggiore spazialità all'ambiente; la "macchina da presa" è inserita in uno spazio reale, tangibile, con cui interagisce e dialoga, e che quindi rafforza inconsapevolmente la focalizzazione dello spettatore sull'ambientazione - elemento assolutamente cruciale in questa serie, che fa molto leva sulle atmosfere.
Satoru infatti, ritrovatosi nel corpo di un bambino ma ancora dotato della coscienza di un ventinovenne, si vede calato in un quartiere residenziale che sembra nascondere molte ombre: la sua vicenda in questo primo atto di Erased sarà quindi incentrata sui tentativi di salvataggio della piccola Kayo dalle mire di un oscuro colpevole, tratteggiando la struttura della serie come quella di un thriller al cardiopalma macchiato da tinte soprannaturali.
- Secondo atto, episodi 9~12.
Il lettore più attento si sarà accorto come, nel descrivere il primo atto "ideale" della serie, mi sia ben guardato dallo sbilanciarmi in eccessive lodi o critiche, preferendo concentrarmi su fattori oggettivi come l'analisi tecnica e registica: questo perché giudizi di tale genere sono in costante balìa di un'indeterminatezza di fondo, che inizia a impiantare il tarlo del dubbio in una storia sì ben narrata (seppur non priva di qualche imperfezione, come la spregevole scena del bagno di Sachiko e Kayo), ma tremendamente inconcludente.
Sono vari i temi sfiorati (e pongo volutamente enfasi su tale parola) in questa prima parte: dagli abusi famigliari alla pedofilia, passando per alcuni (potenzialmente) interessanti spunti di riflessione sull'ineluttabilità del destino e del libero arbitrio; tuttavia la concretezza dei suddetti, agli atti, va poi a evaporare in una nuvola di fumo, giacché la regia non riesce a intraprendere una strada definita e a condurre il pubblico lungo quel sentiero, ma si lascia debolmente trasportare dalla marea, di fatto non esaudendo in maniera convincente le numerose domande che prendono vita nella testa dello spettatore. Cosa sono i revival? Perché avvengono? In che modo influenzano le "linee temporali"? Perché solo Satoru ne è toccato? Nell'anime non v'è alcun chiarimento, e non solo in merito all'origine di tali fenomeni - sulla quale avrei anche potuto soprassedere, poiché una loro spiegazione logica potrebbe invero risultare un tantino pretenziosa -, ma anche sulle meccaniche per mezzo delle quali gli stessi si verificano, il che avrebbe avuto il compito di enucleare l'intera vicenda; la serie difatti si concluderà senza fornire alcuna delucidazione circa quello che a tutti gli effetti è l'evento scatenante e il fulcro del racconto, il quale di conseguenza si dipanerà basandosi letteralmente sul nulla, essendo costruito su una serie di deus ex machina di proporzioni colossali.
Facile attribuire i buchi (voragini?) di trama e le forzature narrative alla scelta di concentrarsi solo sui risvolti "giallistici" della storia: nel momento in cui un microcosmo narrativo viene creato, le leggi che ne compongono la struttura vanno enunciate ed espletate, senza nascondersi dietro a labili tentativi di mascherare le svariate lacune con impacciate scappatoie costruite ad hoc.
La totale mancanza di coerenza di questa grande narrazione emerge difatti in tutta la sua limpidezza nel famoso secondo atto della storia (e chiedo scusa se c'è voluto tanto per arrivarci), estendendosi anche alla stessa sceneggiatura, la cui magniloquenza iniziale va letteralmente a disintegrarsi. Probabilmente questo suicidio narrativo finale è dovuto al fatto che Erased sia una trasposizione derivata da una serie di fumetti non certo brevissima, e che di conseguenza la regia sia stata costretta ad apportare tagli più o meno consistenti al materiale di partenza per adattarlo al format di dodici episodi: questo limite tuttavia dimostra la completa incapacità dello staff di mettere insieme un adattamento coerente e serio, le strade per la cui realizzazione sarebbero state molteplici - come aumentare il numero degli episodi o mettere da parte fin da subito alcune sottotrame, invece di voler a tutti i costi adattare fedelmente fino ai tre quarti, per poi trovarsi con l'acqua alla gola.
Nulla viene dunque spiegato o approfondito in merito a questioni della massima importanza: un gran numero di personaggi introdotti all'inizio - come Airi, il professor Yashiro, il giornalista o la piccola Misato - vengono così lasciati da parte, incompiuti sia nel loro ruolo all'interno della serie, sia in una scarna caratterizzazione psicologica che non riceve neanche metà dello spazio necessario; i revival e le influenze tra le linee temporali rimangono un'incognita in aeternum, rinchiusi nella loro funzione di "meccanismi sovrastrutturali" che soggiaciono alle esigenze di trama; le vicende conclusive si sciolgono in una deflagrazione di buonismo e morale spicciola, volta a ricercare a tutti i costi il tanto agognato lieto fine, senza curarsi minimamente della credibilità degli eventi; le varie sottotrame, infine, si ricollegano a fatica nel groviglio narrativo che viene a formarsi, riversandone il gravoso peso sulle azioni più volte illogiche di personaggi-burattini manovrati da uno sceneggiatore evidentemente a corto di idee.
- Conclusioni.
Alla luce della soprastante analisi mi trovo dunque costretto a bocciare la serie, arida e lacunosa fin nelle fondamenta. Tanta è infatti la mia delusione nei confronti di quest'opera, che passando tra cori di proseliti innalzati all'unisono fin dai più remoti angoli del globo mi ha lasciato piuttosto freddo, per non dire raggelato, d'innanzi alla sua artificiosità; non bastano infatti un incipit lodevole e degli episodi ben diretti per salvare questo prodotto, quando l'insicurezza della regia generale e le carenze della sceneggiatura specialmente durante gli atti finali inficiano l'opera nella sua integrità. Trovo infatti quantomai esagerato arrampicarsi sugli specchi per tentare di spremere ogni singolo risvolto di un adattamento mal concepito e realizzato, adducendo timide dimostrazioni quali la presunta completezza della controparte cartacea: ritengo giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, e l'anime di Erased, seppur qualcosa di buono in fin dei conti ce l'abbia, si merita ampiamente l'insufficienza da me assegnatagli. Mi auguro infine che la coltre di sacralità imbastita attorno a questo prodotto sia semplice entusiasmo dettato dalla moda del momento: prevedo che presto, per tener fede al titolo, sarà cancellato dalla memoria.
"Boku Dake ga Inai Machi", letteralmente tradotto "La città in cui io non ci sono", e meglio conosciuta come "Erased", è senza dubbio la serie rivelazione della stagione invernale 2016, una vera e propria sorpresa sbucata dal nulla. L'opera si compone di dodici episodi di durata canonica ed è tratta dall'omonimo manga ideato e disegnato da Kei Sanbe, il quale si è concluso nel marzo dello stesso anno con l'ottavo volume.
Satoru Fujinuma è un ragazzo di ventinove anni, che avendo fallito nel diventare mangaka, si mantiene consegnando pizze a domicilio presso una pizzeria di Tokyo. La vita del giovane è condizionata da un particolare potere che si manifesta involontariamente, il quale gli permette di rivivere piccoli momenti della sua vita, al fine di evitare disastrosi incidenti. Di punto in bianco, Satoru verrà accusato di aver commesso un omicidio, ed in seguito a questo, si ritroverà scaraventato indietro nel tempo di diversi anni, sino a quando frequentava la scuola elementare, nel preciso momento in cui un pericoloso serial killer rubava prematuramente la vita a tre suoi coetanei ed amici. Dopo aver capito il collegamento fra i due casi, Satoru rivivrà i suoi anni da bambino, tentando di salvare la vita dei suoi amici, e di smascherare il colpevole prima che esso possa entrare in azione.
"Erased" è sicuramente un prodotto particolare e coinvolgente, che vanta una trama solida e ben congegnata, dei personaggi credibili ed egregiamente caratterizzati, e che in questa non esaltante stagione invernale è riuscito a distinguersi e a farsi apprezzare.
I primi episodi sono gestiti ottimamente, lo spettatore viene immediatamente catapultato nel vivo della vicenda, la narrazione è fluida e piacevole da seguire, la trama suscita la giusta dose di curiosità ed invoglia a proseguire il più presto possibile la visione e, infine, anche i momenti puramente "slice of life" sono splendidi, ricchi di dolcezza e malinconia. I punti a favore di "Erased" sono molteplici: l'opera riesce infatti a mischiare una miriade di elementi senza lasciare nulla al caso, bilanciandoli egregiamente e valorizzandoli al massimo delle sue possibilità.
Purtroppo, non tutto è perfetto, ed in particolare nella fase finale la narrazione subisce un'improvvisa e brusca accelerazione, alcune faccende importanti vengono liquidate troppo frettolosamente, probabilmente anche a causa dei pochi episodi a disposizione e dell'intento di dare alla serie il medesimo finale della controparte cartacea.
Il comparto tecnico si comporta decisamente bene in ogni suo aspetto: variegato e originale il design dei personaggi, fluide le animazioni e ben dettagliati i fondali. Ottima la gestione dei tempi narrativi, soprattutto nella prima parte, e particolarmente ispirata la regia.
Dal punto di vista sonoro, opening e ending sono di alto livello e si faranno sicuramente ricordare, e di grande impatto anche le colonne sonore, in grado di ricreare sempre un'atmosfera suggestiva ed intrigante. Il doppiaggio è veramente eccelso, ed è interessante la rappresentazione della doppia faccia del protagonista.
Non avendo letto il manga, non posso dire se il finale sia effettivamente rimasto invariato rispetto l'originale, anche se ho letto diverse lamentele in merito ad un adattamento troppo frettoloso e riduttivo. Tuttavia, credo che quello proposto svolga perfettamente proprio compito, chiudendo in maniera magnifica un'opera di alto livello quale si è confermata essere "Erased".
In conclusione, "Boku Dake ga Inai Machi" è un'ottima serie sotto ogni punto di vista, dal comparto tecnico alla sceneggiatura, ed è in grado di coinvolgere lo spettatore sin dalle prime puntate. Un eccellente giallo ricco di sentimenti e dolcezza, forse un po' prevedibile nel momento clou, ma comunque di grande impatto. Probabilmente una delle serie migliori degli ultimi anni, e della quale consiglio vivamente a tutti la visione.
Satoru Fujinuma è un ragazzo di ventinove anni, che avendo fallito nel diventare mangaka, si mantiene consegnando pizze a domicilio presso una pizzeria di Tokyo. La vita del giovane è condizionata da un particolare potere che si manifesta involontariamente, il quale gli permette di rivivere piccoli momenti della sua vita, al fine di evitare disastrosi incidenti. Di punto in bianco, Satoru verrà accusato di aver commesso un omicidio, ed in seguito a questo, si ritroverà scaraventato indietro nel tempo di diversi anni, sino a quando frequentava la scuola elementare, nel preciso momento in cui un pericoloso serial killer rubava prematuramente la vita a tre suoi coetanei ed amici. Dopo aver capito il collegamento fra i due casi, Satoru rivivrà i suoi anni da bambino, tentando di salvare la vita dei suoi amici, e di smascherare il colpevole prima che esso possa entrare in azione.
"Erased" è sicuramente un prodotto particolare e coinvolgente, che vanta una trama solida e ben congegnata, dei personaggi credibili ed egregiamente caratterizzati, e che in questa non esaltante stagione invernale è riuscito a distinguersi e a farsi apprezzare.
I primi episodi sono gestiti ottimamente, lo spettatore viene immediatamente catapultato nel vivo della vicenda, la narrazione è fluida e piacevole da seguire, la trama suscita la giusta dose di curiosità ed invoglia a proseguire il più presto possibile la visione e, infine, anche i momenti puramente "slice of life" sono splendidi, ricchi di dolcezza e malinconia. I punti a favore di "Erased" sono molteplici: l'opera riesce infatti a mischiare una miriade di elementi senza lasciare nulla al caso, bilanciandoli egregiamente e valorizzandoli al massimo delle sue possibilità.
Purtroppo, non tutto è perfetto, ed in particolare nella fase finale la narrazione subisce un'improvvisa e brusca accelerazione, alcune faccende importanti vengono liquidate troppo frettolosamente, probabilmente anche a causa dei pochi episodi a disposizione e dell'intento di dare alla serie il medesimo finale della controparte cartacea.
Il comparto tecnico si comporta decisamente bene in ogni suo aspetto: variegato e originale il design dei personaggi, fluide le animazioni e ben dettagliati i fondali. Ottima la gestione dei tempi narrativi, soprattutto nella prima parte, e particolarmente ispirata la regia.
Dal punto di vista sonoro, opening e ending sono di alto livello e si faranno sicuramente ricordare, e di grande impatto anche le colonne sonore, in grado di ricreare sempre un'atmosfera suggestiva ed intrigante. Il doppiaggio è veramente eccelso, ed è interessante la rappresentazione della doppia faccia del protagonista.
Non avendo letto il manga, non posso dire se il finale sia effettivamente rimasto invariato rispetto l'originale, anche se ho letto diverse lamentele in merito ad un adattamento troppo frettoloso e riduttivo. Tuttavia, credo che quello proposto svolga perfettamente proprio compito, chiudendo in maniera magnifica un'opera di alto livello quale si è confermata essere "Erased".
In conclusione, "Boku Dake ga Inai Machi" è un'ottima serie sotto ogni punto di vista, dal comparto tecnico alla sceneggiatura, ed è in grado di coinvolgere lo spettatore sin dalle prime puntate. Un eccellente giallo ricco di sentimenti e dolcezza, forse un po' prevedibile nel momento clou, ma comunque di grande impatto. Probabilmente una delle serie migliori degli ultimi anni, e della quale consiglio vivamente a tutti la visione.