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Fuspata

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
Messo in fondo alla lista di anime che avrei voluto vedere, si è rivelato invece decisamente meglio di quel che pensassi.

È una storia molto semplice, anche se abbastanza originale. Trattasi infatti di un gruppo di ragazzi di una scuola che scoprono nella vita reale di essere i compagni di avventure di un gioco online di ruolo. Il protagonista è Hideki, ragazzo gentile che diventa leader di questo gruppo di videogiocatori, e soprattutto marito nel gioco (ma anche nella realtà) della bellissima e svampita Ako.
I dodici episodi di cui è composta questa serie si susseguono con partite online e vita vera, che portano a un'amicizia sempre più affiatata di un gruppo di persone decisamente differenti tra loro.

Non mancheranno parecchi momenti ecchi (devo dire mai volgari) e romantici.
Nonostante la presenza di un solo ragazzo a fronte di quattro (cinque) ragazze bellissime, non è definibile un harem, perché la storia d'amore è solo tra "Rusian" e Ako.

Il finale è molto carino e spensierato.

Tecnicamente, presenta alti e bassi, dove gli alti son tutti per i corpi delle belle protagoniste, e i bassi per animazioni non sempre all'altezza.

È un titolo che consiglio a tutti gli amanti anche dei videogiochi e a chi volesse divertirsi con qualcosa di leggero.


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npepataecozz

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
L'evoluzione che ha interessato i sistemi di comunicazione all'inizio del XXI secolo ha cambiato drasticamente il nostro modo di interagire con gli altri. Con gli strumenti che oggi sono a nostra disposizione i problemi legati al tempo e alla distanza hanno perso qualsiasi significato; molti concetti tradizionali, come quelli di amicizia e comunità, si sono trasformati in modo radicale; è possibile intrattenere discussioni di ore ed ore con persone di cui si conosce solo un nick, eventualmente un avatar, e che magari risiedono in Patagonia.
Ma, se tutti questi cambiamenti erano già intuibili nel momento stesso in cui le nuove tecnologie sono nate, non si può dire lo stesso per una serie di fenomeni sociali collaterali che hanno colto di sorpresa un po' tutti e che spesso, nonostante il loro proliferare, vengono ancora minimizzati o classificati come eventi sporadici o di scarsa importanza. Ovviamente non si vuole, in questa sede, procedere all'elencazione e alla successiva disamina di tutte le fattispecie esistenti; si parlerà, invece, soltanto di quella legata all'anime oggetto della presente recensione, ossia l' “amore online”.

“Netoge no Yome wa Onnanoko Janai to Omotta?” (letteralmente: “E tu pensavi che non ci fossero ragazze online?”) nasce nel 2013 come una light novel scritta da Shibai Kineko, illustrata da Hisasi e pubblicata dalla ASCII Media Works. La stessa casa editrice procederà, nel corso del 2014, al suo adattamento (con disegni a cura di Kazui Ishigami) in versione manga; l'adattamento anime, invece, vedrà i suoi natali nel 2016 su iniziativa della Project No.9 Inc. e con la regia di Shinsuke Yanagi.

Hideki Nishimura sta vivendo due vite distinte. In una di queste è uno studente medio, non molto popolare tra le ragazze a causa delle sue tendenze otaku; l'altra vita la passa al computer, è un assiduo giocatore di Legendary Ages, un MMORPG in stile medioevale molto in voga, ed è noto con il nome di Rusian. Membro della gilda dei “gatti randagi”, passa il tempo in compagnia di Schwein e Apricot, una sorta di paladino e un potente mago; è inoltre sposato (sempre nel gioco) con Ako, una goffa curatrice.
I giorni passano spensieratamente fra un dungeon e l'altro, fino a quando i quattro membri della gilda non decidono di compiere il grande passo: organizzare un raduno offline. Convinto di dover incontrare tre ragazzi, Hideki resta letteralmente di stucco nello scoprire che in realtà i suoi compagni di avventura sono tre avvenenti fanciulle; in più Ako non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo ruolo di moglie, sostenendo la genuinità dell'amore per il suo Rusian e dimostrando grossi problemi nel distinguere le differenze tra realtà e gioco.

Cominciamo col fare una premessa fondamentale: in “Netoge no Yome” nessun uomo né animale né pianta resta intrappolato all'interno del videogioco. Chiarire questo punto è importante, perché, almeno inizialmente, questo anime era stato considerato come l'ennesimo clone di “Sword Art Online” e in molti hanno mostrato scarso interesse verso questo titolo proprio per questo motivo. “Netoge no Yome”, invece, racconta la storia di un gruppo di ragazzi che si sono conosciuti “grazie” a un videogioco e propone una serie di problematiche legate alla loro comune passione.
Bisogna aggiungere, poi, che nonostante la "pomposa" premessa questo non è affatto un anime impegnato: si tratta, invece, solo di una semplice commedia condita da tanto fanservice, che riesce sì a cogliere problematiche importanti, ma che, almeno per il momento, non le approfondisce in modo serio, preferendo puntare tutto sulla comicità. Il risultato, grazie alla presenza di attori all'altezza e di situazioni molto divertenti, è soddisfacente; ma a parte questo è inutile aspettarsi molto di più.
Come detto in precedenza, il tema portante di “Netoge no Yome” è l'amore online. Per essere più chiari, non stiamo parlando di ragazzi che si conoscono in rete, si piacciono, decidono di incontrarsi e poi si innamorano; questo sarebbe un tipo di amore ancora relativamente “razionale”; si parla invece di ragazzi che si innamorano ancor prima di incontrarsi, semplicemente conversando in chat e giocando assieme. Ako, infatti, non sa assolutamente che faccia abbia il suo Rusian, né che tipo di persona sia nella realtà e, in verità, nemmeno le interessa: è completamente sicura del suo amore e il conoscere la vera identità di “suo marito” rappresenta per lei solo una formalità.
Fantascienza? Messa così direi proprio di sì; ma è ovvio che in un anime molto spesso le esagerazioni sono funzionali al progetto narrativo che si vuole mettere in piedi, specie se comico, per cui tutto questo non può essere visto come un difetto. In più, nonostante tutte le forzature, “Netoge no Yome” ha comunque il pregio di cogliere un fenomeno di cui si parla poco ma che trova ampio riscontro nella realtà.

La domanda che viene proposta allo spettatore è la seguente: “L'amore online è un sentimento autentico o solo un'illusione di chi non riesce a cogliere la differenza tra “gioco” e “realtà”?” Nell'anime, in particolare, si assiste al conflitto tra due posizioni: quella di Hideki/Rusian, secondo cui realtà e gioco sono due cose separate, e quella di Ako, che invece è convinta che non ci siano differenze. Chi ha ragione? Purtroppo, almeno fino a questo momento, l'anime non sa scegliere che posizione prendere sull'argomento; e questo, secondo me, è il suo più grande limite: credo che a tutti sarebbe piaciuto conoscere l'opinione dell'autore sulla questione. Pur non sbilanciandosi troppo, in verità, “Netoge no Yome” qualche indicazione in merito la dà. Ad un certo punto, ad esempio, Kyou (alias Apricot) dice all'amico in difficoltà: “Certo, Rusian e Hideki Nishimura sono diversi. Però Rusian è da qualche parte dentro di te”. Ciò vuol dire che dietro un personaggio virtuale c'è pur sempre una persona reale; e quindi anche le sensazioni provate da due persone che conversano e vivono esperienze comuni in rete possono essere considerate autentiche. A mio avviso questo punto di vista è condivisibile: se si scopre di avere una certa affinità con qualcuno, è molto probabile che questa si confermerebbe anche “offline”, anche se lei ha mentito spudoratamente sulle sue misure o se lui ha glissato sul fatto di essere completamente calvo. E' chiaro, ovviamente, che le due parti debbano essere in buona fede: che il web sia infestato da adescatori e da altri loschi figuri è, purtroppo, un'altra triste verità e bisogna perciò andarci sempre coi piedi di piombo.

Accanto alla mancanza di un maggior grado di approfondimento delle tematiche proposte, un altro difetto imputabile a “Netoge no Yome” è il fatto che, pur avendo scelto un genere diverso rispetto a quello di “Sword Art Online” poi faccia di tutto per assomigliargli. Molti episodi sono infatti dedicati alla parte videoludica: peccato, però, che delle avventure dei quattro protagonisti in Legendary Ages non importi francamente a nessuno.

Il comparto grafico è molto buono: i disegni sono molto belli, ma ciò che spicca maggiormente è il sapiente uso dei colori, caldi e rilassanti.
Colonna sonora così così: l'opening, "1st Love Story" di Luce Twinke Wink l'ho saltata per la maggior parte degli episodi; l'ending, "Zero Ichi Kiseki" di Yoshino Nanjo, è decisamente migliore ma niente di eccezionale.

In definitiva, “Netoge no Yome” è un buon anime, che pone delle domande dotate di un grande potenziale attrattivo. Peccato, però, che questo potenziale venga sprecato malamente: preferire la commedia alla profondità narrativa è stato, a mio avviso, un errore madornale. Il risultato finale è stato comunque un titolo allegro e divertente, che piacerà a molti; ma con questi presupposti era più che lecito aspettarsi di più.


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Eversor

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
“Netoge no Yome wa Onnanoko to Omotta?” è un anime di dodici puntate, realizzato nella stagione primaverile 2016. Una commedia scolastica/sentimentale, che mostra una discreta capacità di far divertire e appassionare, grazie a una storia volutamente semplice. E proprio questo è il punto nevralgico, a mio avviso: la mancanza di aspettative incredibilmente alte.
Una serie creata per divertire, quasi un passatempo dalle basse aspirazioni, ma non per questo da denigrare. L’anime, infatti, riesce a ottenere quanto si era prefissato, raggiungendo così un livello di qualità tutto sommato discreto e più che godibile.

Il protagonista è Hideki Nishimura, che, a essere onesti, rappresenta un po’ lo stereotipo del protagonista di commedie harem. Un pochino trasandato, non proprio un “fustacchione” e con qualche caratteristica particolare che lo rende diverso dal resto dei suoi compagni. In questo caso, la sua peculiarità è quella di essere un appassionato di videogiochi.
In passato si era pure innamorato di una piccola e simpatica donna gatto, venendo però brutalmente rifiutato (quest’ultima, a quanto pare, era in realtà un uomo). Come fare, allora, di fronte alle asfissianti richieste di matrimonio della simpatica (e un po’ svampita) Ako? Rusian (nome che adotta Nishimura nel gioco), cerca di resisterle (forse ripensando al precedente con la “donna” gatto), fino a che, inevitabilmente, non può che acconsentire.
Ma sarà una vera ragazza? La domanda persiste nella sua povera testa, finché, insieme alla sua gilda, decidono di organizzare un incontro “in real”. Ed ecco che avviene il miracolo: non solo Ako è una ragazza, ma è anche bella e affascinante (seppur rimanga ancora un po’ svampita), e frequenta anche la sua stessa scuola. Ma non finisce qui, perfino Schwein e Apricot, che usano personaggi di sesso maschile nel gioco e fanno parte della gilda di Rusian, sono in realtà “dolci” fanciulle che frequentano lo stesso istituto di Nishimura.
La storia ha inizio, ma con essa anche le disavventure di Rusian e il continuo tentativo di tenere a bada Ako, convinta che il gioco e la realtà siano la medesima cosa.

A mio avviso, tutte le tematiche sociali che potrebbero ritrovarsi in tale serie devono completamente essere cancellate. Non tanto perché non siano importanti, ma in quanto elementi superflui in una commedia che si propone in maggior misura come comica e priva di veri e propri studi psicologici.
Ako è una ragazza che rifiuta la vita reale a tal punto da chiudersi in casa a giocare al computer. In altre occasioni avrebbe dato adito a commenti e critiche sulla società odierna, sul problema dei giochi online, sul bullismo e via dicendo... in “Netoge no Yome wa Onnanoko to Omotta?”, invece, non se ne sente (giustamente) la necessità. Ako non ha subito chissà quali drammi, è così e basta. Anche lo scopo di Nishimura, ovvero creare nel cuore della fanciulla una distinzione tra realtà e gioco, alla fine sarà parzialmente destinato a naufragare.
E allora cosa ci rimane? Beh, innanzitutto una commedia divertente, ricca di sketch simpatici e molto movimentati. In secondo luogo dei protagonisti capaci di conquistare il pubblico con atteggiamenti comici. Il sentimentalismo c’è, ma assume quasi una forma fiabesca, un intreccio tra realtà e finzione. E per quanto riguarda il fattore harem, non direi che questo sia effettivamente presente. Si tenta di introdurlo, ma si è scelto abilmente di non calcare troppo la mano. Tra tutte è la minuta, e tsundere, Akane Segawa (ovvero Schwein) a costituire il terzo vertice di un possibile triangolo amoroso... ma per fortuna non succede niente. Avrebbe sicuramente appesantito la storia e creato un attrito inutile e superfluo per la serie in questione.

La grafica è buona, con colori vividi e luminosi, che rendono appieno i toni solari e scintillanti della storia. Molto interessante anche il leggero cambiamento tra la realtà e il mondo del videogioco: non proprio rivoluzionario, ma sufficiente per dare l’idea della mutazione avvenuta.
Le musiche rappresentano sicuramente un fattore positivo all’interno dell’opera e così vale pure per il doppiaggio, che ha evidenziato una cura attenta nei particolari e una buona scelta dei doppiatori.
La regia ha fatto il suo mestiere, creando puntate all’altezza della situazione, che non annoiano e riescono a mantenere un discreto livello di qualità. Non si può parlare di “alta tensione”, ma i pochi momenti di scontro catturano sicuramente l’attenzione.

Ma, dopo tutti questi elogi, devo comunque chiarire che “Netoge no Yome wa Onnanoko to Omotta?” è ben lungi dall’essere una serie perfetta. Non ha vere e proprie pecche, ma allo stesso tempo la semplicità, scelta in partenza, ne limita certamente la qualità. Chi non punta in alto, non può nemmeno arrivarci.
Le puntate si susseguono una dopo l’altra, mantenendo sempre lo stesso tono, senza climax o momenti di pathos estremo. L’obiettivo di partenza, come già detto, si perde leggermente di vista ed è interessante come, alla fine, sia proprio il protagonista ad arrendersi e rinnegare in parte le proprie credenze. Un finale per certi versi ironico, che conclude una serie divertente e in grado di farci appassionare con poco.
Sono riuscito a legarmi con i vari protagonisti e questo, per quanto mi riguarda, è già un fattore di pregio per qualsiasi tipo di opera.

Voto finale: 7 meno