Il viaggio di Arlo
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Una storia insolita e fuori dagli schemi, un viaggio che (ci) tocca fare per crescere e maturare dentro di noi, al fine di poter diventare quello che siamo destinati a diventare. Questo è Arlo.
La storia è in un certo senso l'allegoria della nostra infanzia, perché sostanzialmente è ambientata in un'epoca, quella preistorica, che può essere considerata da un punto di vista umano e psicologico come l'infanzia della nostra vita, nella quale ognuno riceve un imprinting di ciò che gli accade nella vita e comincia a capire di chi/cosa si può fidare e di chi invece no. Questo è Arlo.
La grafica di per sé è molto realistica, sembra quasi un tutt'uno di quello che doveva essere il paesaggio al tempo dei dinosauri. La trama è piena di imprevisti, i quali servono proprio a sottolineare l'inesperienza dei protagonisti, che diventa esperienza a poco a poco e li porta a capire di dover pensare con la propria testa. Il momento più doloroso è nella separazione, prima quella violenta dal padre, a marcare il fatto che purtroppo si è molto spesso soli e che il viaggio deve essere compiuto da soli e poi quella dall'amico di viaggio per capire che ognuno è solo in questo mondo; tuttavia non bisogna rammaricarsi perché gli amici ritornano quando ce n'è più bisogno.
La colonna sonora è variegata, descrive molto bene gli stati d'animo e le relative situazioni.
I messaggi trasmessi sono, anche se intuibili/deducibili, sono di gran lunga esposti in maniera originale, soprattutto quello dei pterodattili, "La tempesta è una festa" che costituisce il climax attorno a cui volge tutta la storia. Una prova di maturità.
Una storia insolita e fuori dagli schemi, un viaggio che (ci) tocca fare per crescere e maturare dentro di noi, al fine di poter diventare quello che siamo destinati a diventare. Questo è Arlo.
La storia è in un certo senso l'allegoria della nostra infanzia, perché sostanzialmente è ambientata in un'epoca, quella preistorica, che può essere considerata da un punto di vista umano e psicologico come l'infanzia della nostra vita, nella quale ognuno riceve un imprinting di ciò che gli accade nella vita e comincia a capire di chi/cosa si può fidare e di chi invece no. Questo è Arlo.
La grafica di per sé è molto realistica, sembra quasi un tutt'uno di quello che doveva essere il paesaggio al tempo dei dinosauri. La trama è piena di imprevisti, i quali servono proprio a sottolineare l'inesperienza dei protagonisti, che diventa esperienza a poco a poco e li porta a capire di dover pensare con la propria testa. Il momento più doloroso è nella separazione, prima quella violenta dal padre, a marcare il fatto che purtroppo si è molto spesso soli e che il viaggio deve essere compiuto da soli e poi quella dall'amico di viaggio per capire che ognuno è solo in questo mondo; tuttavia non bisogna rammaricarsi perché gli amici ritornano quando ce n'è più bisogno.
La colonna sonora è variegata, descrive molto bene gli stati d'animo e le relative situazioni.
I messaggi trasmessi sono, anche se intuibili/deducibili, sono di gran lunga esposti in maniera originale, soprattutto quello dei pterodattili, "La tempesta è una festa" che costituisce il climax attorno a cui volge tutta la storia. Una prova di maturità.
