L'estate di Kikujiro
Il burbero, il bambino e l'angelo campanellino
Artista inventivo e poliedrico (attore, regista, showman televisivo, poeta, romanziere e pittore), Takeshi Kitano si è fatto conoscere in Italia vincendo il Leone d'oro alla Mostra di Venezia del 1997 con "Hana-bi", un poliziesco melodrammatico ed esistenziale. Con il suo lavoro successivo, "L'estate di Kikujiro" (1999), il regista porta nelle sale un on the road spiazzante, poetico e infantile, che oscilla tra ironia e malinconia.
Masao è un bambino introverso e fondamentalmente triste. Non ha mai conosciuto i suoi genitori e vive da sempre con sua nonna. All'inizio delle vacanze estive trova una vecchia foto e, colto da uno slancio affettivo, decide risolutamente di partire alla ricerca di sua madre alla volta di una località di mare. Kikujiro è uno sgangherato bullo di quartiere, sfaticato e attaccabrighe, a cui Masao è stato affidato da un amica di sua nonna per affiancarlo nel tragitto. Fra i due si instaurerà un'amicizia tutta speciale e il loro viaggio attraverso il Giappone sarà un percorso formativo per entrambi, fra piccole e grandi avventure.
Dismessi gli abiti del glaciale poliziotto di "Hana-bi", questa volta Beat Takeshi indossa quelli insoliti del genitore di circostanza, e il tormentato pessimismo che permea la sua opera precedente qui lascia il posto ad una moderata e tiepida fiducia. Il principale punto di riferimento (per ammissione dello stesso regista) è "Il monello" di Charlie Chaplin, ma si passa anche per la tradizione moderna del road movie infantile di "Paper moon" e "Alice nelle città". Il legame tra adulto e bambino è infatti una delle chiavi di lettura del film: i due protagonisti, superate le iniziali incomprensioni e titubanze, impareranno a conoscersi e ad affezionarsi, non senza l'aiuto degli stravaganti personaggi che incontreranno per istrada, ognuno dei quali lascerà loro qualcosa.
Formalmente delizioso e accattivante, il film riesce nell'intento di regalare meraviglia e suggestioni con disarmante semplicità. Un prato verde, una piscina vuota, una fermata del bus sperduta in aperta campagna, fanno da sfondo naturale alla strana coppia. Con una direzione scarna ed essenziale, il regista coniuga il suo talento innato per il contrasto cromatico con un certo gusto per il paesaggio, il tutto cosparso da irresistibili spunti di comicità giocosa ed eccentrica ai limiti del demenziale. Il gioco è un'altra delle cifre del film: Kitano mette in scena surreali siparietti improvvisati, in bilico tra sogno e realtà, dove i personaggi si muovono come buffe marionette. Questi intermezzi spezzano il ritmo del racconto e donano alla pellicola un'aura di incanto e di prodigio creativo.
La colonna sonora di Joe Hisaishi si innesta magnificamente nella dialettica delle immagini, talvolta colmando le lunghe pause nei dialoghi, talvolta donando alle scene un'atmosfera di sospesa e sognante spensieratezza. Il bellissimo tema principale "Summer" fa breccia da subito nel cuore dello spettatore e vi rimane a lungo anche dopo la visione, con le sue note rasserenanti e piene di speranza.
"L'estate di Kikujiro" è un film che diverte e commuove, con il suo equilibrio instabile tra letizia e mestizia riesce a strappare al contempo sorrisi e lacrime; ma è anche un appassionato inno all'amicizia e alla fantasia tratteggiato con matite color pastello e destinato a rimanere nella memoria come un bel ricordo d'estate.
Artista inventivo e poliedrico (attore, regista, showman televisivo, poeta, romanziere e pittore), Takeshi Kitano si è fatto conoscere in Italia vincendo il Leone d'oro alla Mostra di Venezia del 1997 con "Hana-bi", un poliziesco melodrammatico ed esistenziale. Con il suo lavoro successivo, "L'estate di Kikujiro" (1999), il regista porta nelle sale un on the road spiazzante, poetico e infantile, che oscilla tra ironia e malinconia.
Masao è un bambino introverso e fondamentalmente triste. Non ha mai conosciuto i suoi genitori e vive da sempre con sua nonna. All'inizio delle vacanze estive trova una vecchia foto e, colto da uno slancio affettivo, decide risolutamente di partire alla ricerca di sua madre alla volta di una località di mare. Kikujiro è uno sgangherato bullo di quartiere, sfaticato e attaccabrighe, a cui Masao è stato affidato da un amica di sua nonna per affiancarlo nel tragitto. Fra i due si instaurerà un'amicizia tutta speciale e il loro viaggio attraverso il Giappone sarà un percorso formativo per entrambi, fra piccole e grandi avventure.
Dismessi gli abiti del glaciale poliziotto di "Hana-bi", questa volta Beat Takeshi indossa quelli insoliti del genitore di circostanza, e il tormentato pessimismo che permea la sua opera precedente qui lascia il posto ad una moderata e tiepida fiducia. Il principale punto di riferimento (per ammissione dello stesso regista) è "Il monello" di Charlie Chaplin, ma si passa anche per la tradizione moderna del road movie infantile di "Paper moon" e "Alice nelle città". Il legame tra adulto e bambino è infatti una delle chiavi di lettura del film: i due protagonisti, superate le iniziali incomprensioni e titubanze, impareranno a conoscersi e ad affezionarsi, non senza l'aiuto degli stravaganti personaggi che incontreranno per istrada, ognuno dei quali lascerà loro qualcosa.
Formalmente delizioso e accattivante, il film riesce nell'intento di regalare meraviglia e suggestioni con disarmante semplicità. Un prato verde, una piscina vuota, una fermata del bus sperduta in aperta campagna, fanno da sfondo naturale alla strana coppia. Con una direzione scarna ed essenziale, il regista coniuga il suo talento innato per il contrasto cromatico con un certo gusto per il paesaggio, il tutto cosparso da irresistibili spunti di comicità giocosa ed eccentrica ai limiti del demenziale. Il gioco è un'altra delle cifre del film: Kitano mette in scena surreali siparietti improvvisati, in bilico tra sogno e realtà, dove i personaggi si muovono come buffe marionette. Questi intermezzi spezzano il ritmo del racconto e donano alla pellicola un'aura di incanto e di prodigio creativo.
La colonna sonora di Joe Hisaishi si innesta magnificamente nella dialettica delle immagini, talvolta colmando le lunghe pause nei dialoghi, talvolta donando alle scene un'atmosfera di sospesa e sognante spensieratezza. Il bellissimo tema principale "Summer" fa breccia da subito nel cuore dello spettatore e vi rimane a lungo anche dopo la visione, con le sue note rasserenanti e piene di speranza.
"L'estate di Kikujiro" è un film che diverte e commuove, con il suo equilibrio instabile tra letizia e mestizia riesce a strappare al contempo sorrisi e lacrime; ma è anche un appassionato inno all'amicizia e alla fantasia tratteggiato con matite color pastello e destinato a rimanere nella memoria come un bel ricordo d'estate.
Takeshi Kitano è sicuramente uno degli autori cinematografici più originali in circolazione, noto per varie pellicole tutte abbastanza diverse e per la conduzione di Takeshi Castle, il regista giapponese ha pian piano conquistato un posto tra i nomi più interessanti del cinema di settore. Già noto per una serie di film violenti sul tema yakuza (mafia giapponese), nel 1997 rompe la tradizione con il bellissimo e introspettivo Hana-bi. L'estate di Kikujiro esce un anno dopo e segue la scia di quel tipo di film poetico ed emotivo, sfornando un'altra pellicola davvero notevole.
Masao è un bambino che non ha mai conosciuto i suoi genitori, vive con la nonna da sempre e un'estate trova le foto di sua madre con un indirizzo. Decide quindi di incamminarsi per la lontana casa della mamma e ad accompagnarlo ci sarà proprio il personaggio interpretato dal regista: il marito di una signora conoscente della nonna del bambino.
Kitano introduce un nuovo personaggio, rude e scontroso, che sembra interessato a tutto tranne che al bambino, appare inoltre come un'ottuso e squallido uomo attaccabrighe. In effetti lo è senza dubbio, ma sarà proprio Masao a cambiarlo, presto dopo quest'esperienza l'uomo cambierà e si affezionerà tantissimo al piccolo, conservando un carattere rude, ma tirando fuori anche un'anima commossa dall'innocenza del bambino. Egli riuscirà anche a dipingere con felicità e speranza la tavolozza dei colori che rappresenta l'animo del piccolo, annerita da un destino piuttosto triste.
Un film davvero commovente e piacevole, un'altro colpo riuscito per Beat Takeshi, che riesce a mischiare la poesia con la quotidianità, dipingendo un affresco solare e allegro, animato dalla purezza dei buoni sentimenti e delle emozioni. 8 meritatissimo!
Masao è un bambino che non ha mai conosciuto i suoi genitori, vive con la nonna da sempre e un'estate trova le foto di sua madre con un indirizzo. Decide quindi di incamminarsi per la lontana casa della mamma e ad accompagnarlo ci sarà proprio il personaggio interpretato dal regista: il marito di una signora conoscente della nonna del bambino.
Kitano introduce un nuovo personaggio, rude e scontroso, che sembra interessato a tutto tranne che al bambino, appare inoltre come un'ottuso e squallido uomo attaccabrighe. In effetti lo è senza dubbio, ma sarà proprio Masao a cambiarlo, presto dopo quest'esperienza l'uomo cambierà e si affezionerà tantissimo al piccolo, conservando un carattere rude, ma tirando fuori anche un'anima commossa dall'innocenza del bambino. Egli riuscirà anche a dipingere con felicità e speranza la tavolozza dei colori che rappresenta l'animo del piccolo, annerita da un destino piuttosto triste.
Un film davvero commovente e piacevole, un'altro colpo riuscito per Beat Takeshi, che riesce a mischiare la poesia con la quotidianità, dipingendo un affresco solare e allegro, animato dalla purezza dei buoni sentimenti e delle emozioni. 8 meritatissimo!
E pensare che la prima volta che ho visto il signor Takeshi Kitano è stato in "Takeshi Castle"...
Questo film è il meraviglioso viaggio che intraprendono in un'estate due personaggi, un ragazzino "perso" e un po' solo e un vecchio delinquente che ormai non ha più una vera collocazione nel sistema; tutto ciò si scontra con un periodo come l'estate e la voglia di un ingenuo bambino di ritrovare un po' d'amore materno che non ha mai avuto.
In questo viaggio l'obbiettivo tende ad affievolirsi man mano che ci si avvicina a esso e ci si rende conto che il vero obbiettivo e l'affetto tanto desiderato si ritrovano nel viaggio stesso, nei delicati e sereni momenti passati insieme, nelle risate e nell'umanità di uno sconosciuto che rischia anche di ferirsi gravemente per un ragazzino appena conosciuto.
Nel finale si uniranno alla vacanza degli amici burloni che ci faranno strappare qualche risata prima del ritorno a casa, che per qualcuno potrà sembrare a mani vuote, ma non sarà così. Emblematica sarà infatti la frase finale che ovviamente non vi anticipo.
"L'estate di Kikujiro" è un film delicato, dalla regia poetica; non può che essere consigliato anche per far riflettere sul valore delle piccole emozioni della vita. Consigliatissimo.
Questo film è il meraviglioso viaggio che intraprendono in un'estate due personaggi, un ragazzino "perso" e un po' solo e un vecchio delinquente che ormai non ha più una vera collocazione nel sistema; tutto ciò si scontra con un periodo come l'estate e la voglia di un ingenuo bambino di ritrovare un po' d'amore materno che non ha mai avuto.
In questo viaggio l'obbiettivo tende ad affievolirsi man mano che ci si avvicina a esso e ci si rende conto che il vero obbiettivo e l'affetto tanto desiderato si ritrovano nel viaggio stesso, nei delicati e sereni momenti passati insieme, nelle risate e nell'umanità di uno sconosciuto che rischia anche di ferirsi gravemente per un ragazzino appena conosciuto.
Nel finale si uniranno alla vacanza degli amici burloni che ci faranno strappare qualche risata prima del ritorno a casa, che per qualcuno potrà sembrare a mani vuote, ma non sarà così. Emblematica sarà infatti la frase finale che ovviamente non vi anticipo.
"L'estate di Kikujiro" è un film delicato, dalla regia poetica; non può che essere consigliato anche per far riflettere sul valore delle piccole emozioni della vita. Consigliatissimo.
Reputo "L'estate di Kikujiro" bello, bellissimo forse.
È stato il mio primo incontro con Takeshi "Beat" Kitano. Prima di Zatoichi, prima dei più "autentici" Kitano's movie. Fu un incontro folgorante, una sorta di primo amore che nessuno dei successivi, nel mio cuore, è riuscito mai eguagliare.
Badate bene, il punto di forza di quest'opera non è la storia, bella ed emozionante, per carità; ma il capolavoro qui si nasconde dietro un altro aspetto: l'atmosfera.
L'atmosfera creata dai personaggi - il cinquantenne interpretato dallo stesso Kitano è straordinario, letteralmente; l'atmosfera creata dai silenzi e dai suoni. E ovviamente, sopra ogni altra cosa, sta la regia delicata e ironica di Kitano.
Sono un fan di quest'opera, non lo nego. Quando adoro qualcosa ho solo un desiderio: condividerla. Quindi un consiglio: da vedere.
È stato il mio primo incontro con Takeshi "Beat" Kitano. Prima di Zatoichi, prima dei più "autentici" Kitano's movie. Fu un incontro folgorante, una sorta di primo amore che nessuno dei successivi, nel mio cuore, è riuscito mai eguagliare.
Badate bene, il punto di forza di quest'opera non è la storia, bella ed emozionante, per carità; ma il capolavoro qui si nasconde dietro un altro aspetto: l'atmosfera.
L'atmosfera creata dai personaggi - il cinquantenne interpretato dallo stesso Kitano è straordinario, letteralmente; l'atmosfera creata dai silenzi e dai suoni. E ovviamente, sopra ogni altra cosa, sta la regia delicata e ironica di Kitano.
Sono un fan di quest'opera, non lo nego. Quando adoro qualcosa ho solo un desiderio: condividerla. Quindi un consiglio: da vedere.