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dawnraptor

Episodi visti: 16/16 --- Voto 8
****POSSIBILI SPOILER****

Quando si tratta di drama interpretati da Ji Sung, si va spesso a ricadere nel mio solito discorso: a mio modesto e personalissimo parere, Ji Sung è un dio per cui ho un’adorazione quasi pagana. Più invecchia e più migliora, sia come viso che come recitazione. Può fare – e ha fatto – qualsiasi cosa, e alla grandissima. La sua capacità di calarsi nei personaggi, di farci percepire le emozioni più sottili o, al contrario, le più devastanti, è qualcosa di magico. Riesce a reggere e a rendere plausibili le situazioni più drammaticamente improbabili. Purtroppo, però, lo ritroviamo spesso a recitare in opere in cui la sceneggiatura è, per certi versi, un po’ ‘troppo’. C’è anche un termine coreano per descrivere questo tipo di lavori: makjang. Questo show non fa eccezione. Si tratta di un gusto acquisito, tipico della cultura coreana, che ha i suoi entusiasti e i suoi detrattori. Basta saperlo.

Secret (love) è un drama sudcoreano del 2013, per la regia di Baek Sang Hoon (Descendants of the Sun, Love in the Moonlight, The King: Eternal Monarch) e Lee Eung Bok (Descendants of the Sun, Goblin, Mr. Sunshine) e la sceneggiatura di Choi Ho Chul e Yoo Bo Ra, in 16 episodi da circa un’ora ciascuno.

Si narra la storia di un quadrilatero pseudo amoroso. Min Hyuk (Ji Sung) è un ricco rampollo di buona famiglia, futuro erede di una società, collerico e a tratti meschino, riluttante a sposare l’amica Shin Se Yeon (Lee Da Hee), figlia di un politico e impostagli dal padre dispotico, perché ama una ragazza povera. Do Hoon (un ottimo Bae Soo Bin) è un onesto pubblico ministero fresco di nomina, fidanzato da anni con Yoo Jung (una splendida Hwang Jung Eum), una panettiera che l’ha finanziariamente aiutato negli studi. Una notte di pioggia, mentre tornano a casa in auto, Do Hoon segretamente investe e lascia morire la fidanzata di Min Hyuk e alla fine Yoo Jung, fidandosene, per evitare di stroncargli la carriera, propone di dichiarare di essere stata lei alla guida, e finisce per beccarsi 5 anni, anche a causa della persecuzione contro di lei che un vendicativo Min Yuk porterà avanti per molto tempo. Uscita di prigione, Yoo Jung scoprirà che le cose sono cambiate e, mentre Min Yuk continuerà ossessivamente a perseguitarla fino ad amarla, dovrà difendersi anche dal vecchio fidanzato e dalla sua famiglia, dalla gelosa Se Yeon e, insomma, un po’ da tutti.

La quantità di disgrazie e mortificazioni assortite che, a mezzo di fatalità o dell’intervento di diverse persone, precipitano sulla povera Yoo Jung, è indescrivibile. Si va – e l’elenco non è esaustivo - dalla carcerazione, alle ferite, alla perdita del figlio, dalla malattia mentale del padre alle umiliazioni assortite e alla continua tensione in cui la tiene Min Yuk, senza dimenticare le pressioni di ogni tipo che le fa l’ex fidanzato, terrorizzato all’idea che vengano scoperte le sue malefatte. La ragazza passa molto tempo a piangere, e Hwang Jung Eum lo fa benissimo, ma non solo: tutta la sua performance è convincente e misurata. Se qualcosa si può rimproverare al personaggio, è il suo continuo bisogno di inchinarsi e di scusarsi con chiunque. Eppure, per moltissimo tempo, nonostante il tradimento e le continue minacce di Do Hoon, rifiuterà di rivelare la verità a Min Yuk. Pare che sacrificio sia la sua parola d’ordine e a volte ci si scopre a sperare che la cambi.

Per contro Min Yuk, che vediamo in principio come un uomo egocentrico e facile alla collera, prono a pericolosi scoppi d’ira e francamente molto infantile, col tempo impara ad apprezzare Yoo Jung e, mentre continua la sua persecuzione con modi spesso da stalker psicopatico, cambia pian piano i suoi interventi, passando dalla punizione alla protezione, man mano che si rende conto che la ragazza è diversa da come se la immaginava e che forse in quella fatidica notte le cose sono andate diversamente dalla verità ufficiale.

Nel frattempo, l’ex onesto pubblico ministero Do Hoon riesce a farsi assumere come avvocato dal padre di lui e ad arrivare nella società ad una posizione di preminenza, da dove complotta trame sempre più oscure. Questa parte è magnificamente recitata da Bae Soo Bin, veramente superbo in questo ruolo così repellente. Ha recitato così bene che, sulla piattaforma di Rakuten Viki, una buona parte dei commenti degli utenti erano insulti al suo personaggio. In verità, anche Min Yuk si è preso la sua buona dose di (meritati) insulti, e perfino Yoo Jung, giudicata troppo arrendevole e votata all’inutile sacrificio.

Insomma, ci troviamo di fronte ad un drammone, un vero e proprio melodramma vecchio stampo, prono all’esagerazione, che occorre guardare dimenticando, almeno a tratti, l’esistenza delle parole ‘logica’ e ‘plausibilità’. A parte la massa delle miserie che capitano alla povera Yoo Jung, che manco a Candy Candy, si potrebbe legittimamente chiedersi come, in una grossa società, ad un avvocato appena arrivato vengano affidate posizioni di potere. Le scelte della gelosa Se Yeon sono abbastanza estreme e spesso incomprensibilmente autolesionistiche. Il rapporto della coppia principale (Min Yuk e Yoo Jung) è tossico e si sviluppa in maniera morbosa: lui la perseguita ossessivamente ed è almeno concausa di parte delle tragedie che la colpiscono ma, in seguito, pare vittima di una specie di sindrome di Stoccolma al contrario per cui la sua ossessione dall’odio passa all’amore. E questo, nel suo personaggio, potrebbe anche essere comprensibile: la bella ha domato la bestia. Ma la bella, dopo aver subito infinite angherie, tra l’altro in buona parte immeritate, come può così velocemente innamorarsi della bestia? Diciamo che fa parte del suo carattere e accettiamo la cosa così com’è.

Nel contempo, i personaggi secondari, nel bene e nel male, operano un’efficace azione di contorno senza rubare troppo tempo al fluire degli eventi. La madre del perfido avvocato, personaggio davvero ributtante, suo padre sconfitto e scoraggiato da una parte, e le compagne di cella di Yoo Jung, dall’altra, sono ottimamente interpretate. Il padre di Yoo Jung è un personaggio magnifico e anche la famiglia di Min Yuk fa la sua parte, specialmente il dispotico padre, ruolo affidato a Lee Deok Hwa, un’istituzione nel panorama sudcoreano, in attività almeno dal 1975.

Ci sono però alcuni punti che potrebbero essere controversi. Il primo riguarda
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un'adozione irregolare.
Lascio il giudizio allo spettatore.

Il secondo, veramente fastidioso, è il vizio che hanno sia Min Yuk che Do Hoon di strattonare e trascinare Yoo Jung qua e là per un braccio. Chiaro che è una scelta registica, d’accordo che siamo in Corea, nel 2013, però è veramente irritante vedere un uomo trattare in questo modo una ragazza, come se fosse una cosa normale. Qualcuno potrebbe dire che a farlo sono i due personaggi figli di buona gatta, e che questa caratteristica aggiunge al loro essere negativi (e infatti verso la fine Min Yuk non lo fa più), ma è sgradevole ugualmente. Tra l’altro, ogni tanto volano anche schiaffi, senza badare troppo al genere di chi li tira e di chi li piglia, tanti che non ne vedevo così dai tempi dei fotoromanzi. E, in effetti, sembra di essere tornati a quei tempi. In linea generale, l’idea che ci si fa del mondo di questo drama è che la figura femminile sia comunque in posizione sottomessa e necessiti di essere protetta e salvata. Non propriamente un buon messaggio.

Tutto ciò, però, potrebbe essere superabile. Se riesce l’operazione mentale ‘segui la storia senza farti troppe domande’, "Secret" è un drama emotivamente intenso, dove la tensione rimane alta, senza troppi cedimenti, per tutta la durata dell’opera. Forse il finale è stato un po’ affrettato, ma comunque le vicende terminano in modo soddisfacente, alcuni cattivi vengono puniti, altri la fanno franca, ma tanto già sappiamo che il mondo non è perfetto.

Per rifarci la bocca, possiamo affidarci alla buona colonna sonora: alcune tracce di musica strumentale e Incurable Disease, Tears Stole the Heart di Ailee, Heights of Wind Storm di Ji Sung hanno certamente costituito un valore aggiunto alla serie, così come la splendida cinematografia, ricca di scene visivamente appaganti e inquadrature particolari.

Insomma, forse a volte si potrebbe evitare di fare le pulci ai drama, come se fosse divertente dissezionarli scena per scena per trovarvi difetti. E’ vero, "Secret" è un drama forse antiquato e un po’ misogino, esagerato, vagamente imperfetto, con alcuni punti deboli e trama non sempre logica, perché è il figlio ormai già un pochino attempato di una cultura diversa dalla nostra e di un genere (makjang) tutto particolare. Ma la carica emotiva trasmessa dal trio principale, nel bene e nel male, è un potente collante che costringe lo spettatore a saltare compulsivamente dalla sigla di coda di un episodio a quella d’inizio del successivo fino a quando, arrivati all’ending del sedicesimo, non ci si rende conto quasi con sgomento che non ci sarà un’altra puntata da vedere. Per la sottoscritta, questo è l’inizio di una potente crisi di astinenza, che cercherà di placare andando a cercare un’altra serie interpretata da Ji Sung. Prima o poi le finirò, e già la cosa mi rattrista.

Ho detratto dal punteggio finale un buon mezzo punto, a causa delle problematiche di cui sopra, e forse non avrei dovuto farlo. In fondo, guardiamo ancora oggi con piacere, e definiamo capolavori, dei film vecchi di parecchi decenni in cui si presentano le stesse identiche tematiche che ho contestato qui. Forse perché fanno parte del nostro passato, o perché li contestualizziamo nel periodo e nella mentalità in cui furono concepiti? Allora varrebbe forse la pena di fare lo sforzo di applicare la stessa considerazione nel visionare un prodotto che ha un background culturale diverso dal nostro. IMHO.