Baby Assassins
"Baby Assassin" è un film divertente e scanzonato che intrattiene piacevolmente ed efficacemente.
Mahiro e Chisato sono due teenager annoiate e senza un vero scopo, cresciute a pane e... Pistole. Non si sa bene come queste due giovani fanciulle siano finite ad essere addestrate come sicari, né per quale organizzazione segreta lavorino, ma sta di fatto che lo fanno.
La storia non ha un granché di speciale, Chisato si ritrova invischiata un po’ casualmente e un po’ a causa del suo profumo "Dolce&Gabbana", con la Yakuza della zona, portando entrambe le ragazze verso un bellissimo scontro finale che non ci risparmia cazzotti, acrobazie e sangue.
La regia e la sceneggiatura descrivono e costruiscono bene l’ambientazione creando un forte contrasto tra l’ambiente casalingo, che le due ragazze condividono, e ciò che sono davvero. La camera ferma davanti al tavolino da pranzo che le inquadra mentre mangiano o mentre si annoiano giocando ai videogiochi, piuttosto che leggendo manga o guardando video sul cellulare, dà allo spettatore un punto di vista fermo, e quasi intimo, che permette di cogliere la vera essenza delle protagoniste: Mahiro una disadattata senza speranza e Chisato, che lo è altrettanto, ma che prova ad essere più socialmente adeguata.
I dialoghi sono un altro punto di forza del film: forzati e farciti di discorsi senza senso, aggiungono quel pizzico di paradosso che ben si addice a questo tipo di storie un po’ "splatterose", figlie di quel Tarantino che ha fatto scuola in tal senso. Anche le musiche in contrasto con ciò che accompagnano rispecchiano questo stile di messa in scena.
I combattimenti sono ben eseguiti e si denota uno studio efficace delle movenze, ma forse ne avrei messo anche solo uno in più per creare un po’ più movimento.
Un film tutto sommato piacevole e poco impegnativo, da vedere se si ha voglia di qualcosa di diverso e senza troppe pretese.
Mahiro e Chisato sono due teenager annoiate e senza un vero scopo, cresciute a pane e... Pistole. Non si sa bene come queste due giovani fanciulle siano finite ad essere addestrate come sicari, né per quale organizzazione segreta lavorino, ma sta di fatto che lo fanno.
La storia non ha un granché di speciale, Chisato si ritrova invischiata un po’ casualmente e un po’ a causa del suo profumo "Dolce&Gabbana", con la Yakuza della zona, portando entrambe le ragazze verso un bellissimo scontro finale che non ci risparmia cazzotti, acrobazie e sangue.
La regia e la sceneggiatura descrivono e costruiscono bene l’ambientazione creando un forte contrasto tra l’ambiente casalingo, che le due ragazze condividono, e ciò che sono davvero. La camera ferma davanti al tavolino da pranzo che le inquadra mentre mangiano o mentre si annoiano giocando ai videogiochi, piuttosto che leggendo manga o guardando video sul cellulare, dà allo spettatore un punto di vista fermo, e quasi intimo, che permette di cogliere la vera essenza delle protagoniste: Mahiro una disadattata senza speranza e Chisato, che lo è altrettanto, ma che prova ad essere più socialmente adeguata.
I dialoghi sono un altro punto di forza del film: forzati e farciti di discorsi senza senso, aggiungono quel pizzico di paradosso che ben si addice a questo tipo di storie un po’ "splatterose", figlie di quel Tarantino che ha fatto scuola in tal senso. Anche le musiche in contrasto con ciò che accompagnano rispecchiano questo stile di messa in scena.
I combattimenti sono ben eseguiti e si denota uno studio efficace delle movenze, ma forse ne avrei messo anche solo uno in più per creare un po’ più movimento.
Un film tutto sommato piacevole e poco impegnativo, da vedere se si ha voglia di qualcosa di diverso e senza troppe pretese.