I Hear Your Voice
Attori.
Lee Bo Young, protagonista femminile, che ben interpreta un personaggio a tratti anche molto antipatico. Brava nelle parti umoristiche come in quelle tragiche, senza eccedere.
Lee Jong Suk, protagonista maschile, magistrale interprete di un ragazzo dotato del potere di leggere nel pensiero, ma non per questo benedetto dal cielo, anzi.
Yoon Sang Hyun, secondo protagonista maschile, inizialmente una macchietta insopportabile (perché ben recitata), e successivamente interprete coi controfiocchi di un uomo onorevole sotto molti punti di vista.
Jung Woong In, il cattivo di turno. E’ riuscito a rendere il suo personaggio odiosamente umano, tanto da farcelo odiare fin quasi ad amarlo. Quasi.
Tutta la serie degli attori di contorno, dalle spalle alle macchiette, ha fatto un ottimo lavoro. Recitazione ottima praticamente da parte di tutti.
Personaggi.
Inizialmente ho pensato addirittura di piantare in asso la serie. La protagonista era una vanesia superba e menefreghista, il protagonista un marmocchietto, il secondo violino maschile una macchietta insopportabile… e così via. Più di una volta mi sono chiesta dove fossi capitata, ma ho perseverato. E, in breve tempo, i personaggi hanno cominciato a maturare, a cambiare sotto i miei occhi, aggiungendo sfaccettature e sfumature alla primitiva impressione monodomensionale e monocroma. Interagendo gli uni con gli altri, si sono migliorati a vicenda, si può dire che siano cresciuti insieme sotto i miei occhi. Anche quelli che sono rimasti pressoché immutati hanno comunque trovato una giustificazione nelle vicende passate. Sono buoni personaggi perché non ci sono angeli completi e demoni perfetti. Sono umani: i cattivi hanno debolezze, e non è detto che alcuni siano poi così cattivi, mentre i buoni hanno comunque la loro dose di difetti e meschinerie.
Costumi, ambientazioni, cinematografia.
Drama ambientato prevalentemente in ambito legale, il che prevede donne eleganti e uomini in completo scuro. E lo sappiamo tutti che un uomo in abito scuro guadagna automaticamente punti. Se poi quell’uomo è Lee Jong Suk, diventa materia per sogni bagnati. Peccato che tenga più spesso la divisa scolastica. Le scene sono filmate in maniera pulita, senza particolari inquadrature o voli di fantasia. Oneste.
Colonna sonora.
Sinceramente non il punto di forza di quest’opera. Qualche canzone carina, ma nulla di cui scrivere a casa. Le musiche di background hanno un paio di tracce molto coinvolgenti, ma nulla di più.
L’amore.
Ah, argomento controverso. Una avvocato di 28 anni e uno studente di 20? Giammai! Il contrario magari sì, però, vero? In verità, la donna inizialmente è così infantile e petulante che potrebbe benissimo passare per liceale. La chimica fra i due c’è, e d’altronde Lee Jong Suk starebbe bene anche con un’asse da stiro… Quello che purtroppo manca è la relazione vera e propria fra i due. Un paio di baci e una convivenza apparentemente platonica non sono propriamente soddisfacenti, dal punto di vista dello spettatore. Si rischia molto la “sindrome del SL”: il secondo protagonista vien su così bene che non si può fare a meno, col tempo, di tifare per lui.
La storia.
Una ragazza povera vive nella casa della ricca figlia di un giudice, dove sua madre fa la cameriera. Ingiustamente accusata di averla ferita ad un occhio durante una festa, viene cacciata con la madre dalla casa e dalla scuola che frequenta. Ma prima di scomparire dalla vita di costoro, fa in tempo ad essere testimone, con la compagna monocola, dell’assassinio di un uomo. Sta per essere ucciso anche il figlio, ma la nostra lo interrompe, attirandosi le ire del malvivente. Successivamente, testimonierà al processo, mentre l’ex compagna preferirà fuggire. A seguito della sua testimonianza, la giovane riceverà dal condannato minacce di morte. Il bambino, che ora (non si sa come) sente i pensieri della gente, giura che la proteggerà. Passano dieci anni, e la ragazza, Hye Sung, diventa difensore d’ufficio. Il bambino, Soo Ha, è uno studente con ottimi risultati.
Le vicende iniziano in maniera apparentemente abbastanza lineare. Una serie di eventi del passato, più o meno traumatici, trascina i propri effetti fino al presente. Ma ad esserne protagonisti non sono solo i personaggi principali, con lo svolgersi della storia si dipinge un affresco complesso che viene man mano a toccare, avvicinare e coinvolgere buona parte del cast. Gli accadimenti sono concatenati in maniera logica, i vari processi che si svolgono in tribunale, i pericoli, le indagini, le interazioni e la crescita dei personaggi, tutto contribuisce a rendere questo titolo una visione entusiasmante. Mentre lo stai guardando.
Ma, appena finito l’ultimo episodio, ti rendi conto che non ti è mai stato spiegato per quale motivo il protagonista Park Soo Ha sia ora dotato del potere di sentire i pensieri altrui. Devi accettarlo come premessa e, dal momento che si tratta di una sua caratteristica unica, in una ambientazione non fantasy, lascia un po’ sconcertati. Poi ti ricordi anche di aver dovuto inghiottire il rospo dell’onnipresente perdita della memoria e ti riprometti di andare a cercare le statistiche mondiali sull’argomento, per capire se si tratti di una peculiarità coreana (e cinese) o se accada così spesso anche altrove. Poi decidi, non conoscendo le particolarità del sistema penale coreano, di soprassedere sull’assurdità di condannare qualcuno per omicidio sulla base del ritrovamento di una sola mano mozzata. E ti domandi quanto sia realistica la descrizione degli speciosi processi mostrati…
Poi però pensi anche a tutti gli insegnamenti ricevuti per strada: la necessità di ascoltare, e non necessariamente solo la voce, la virtù dell’immedesimazione nel prossimo, l’inutilità dell’odio e della vendetta, il valore dell’impegno, e così via. E ti ricordi che quello che hai appena guardato è un prodotto di intrattenimento, non un documentario sul sistema giudiziario coreano (magari chiedendoti maliziosamente quanto siano verosimili le serie americane ambientate similmente) e che comunque, mentre lo stavi guardando, non ti importava di nulla: né della disparità dell’età della coppia principale, né degli strani processi, né dell’origine del dono di Park Soo Ha, e neanche della perdita di memoria, visto che è durata poco. Mentre lo guardavi eri occupata a stare sul bordo della sedia a goderti l’interpretazione degli attori su personaggi magnifici. E rimani insoddisfatta. Perché ne vorresti ancora.
Lee Bo Young, protagonista femminile, che ben interpreta un personaggio a tratti anche molto antipatico. Brava nelle parti umoristiche come in quelle tragiche, senza eccedere.
Lee Jong Suk, protagonista maschile, magistrale interprete di un ragazzo dotato del potere di leggere nel pensiero, ma non per questo benedetto dal cielo, anzi.
Yoon Sang Hyun, secondo protagonista maschile, inizialmente una macchietta insopportabile (perché ben recitata), e successivamente interprete coi controfiocchi di un uomo onorevole sotto molti punti di vista.
Jung Woong In, il cattivo di turno. E’ riuscito a rendere il suo personaggio odiosamente umano, tanto da farcelo odiare fin quasi ad amarlo. Quasi.
Tutta la serie degli attori di contorno, dalle spalle alle macchiette, ha fatto un ottimo lavoro. Recitazione ottima praticamente da parte di tutti.
Personaggi.
Inizialmente ho pensato addirittura di piantare in asso la serie. La protagonista era una vanesia superba e menefreghista, il protagonista un marmocchietto, il secondo violino maschile una macchietta insopportabile… e così via. Più di una volta mi sono chiesta dove fossi capitata, ma ho perseverato. E, in breve tempo, i personaggi hanno cominciato a maturare, a cambiare sotto i miei occhi, aggiungendo sfaccettature e sfumature alla primitiva impressione monodomensionale e monocroma. Interagendo gli uni con gli altri, si sono migliorati a vicenda, si può dire che siano cresciuti insieme sotto i miei occhi. Anche quelli che sono rimasti pressoché immutati hanno comunque trovato una giustificazione nelle vicende passate. Sono buoni personaggi perché non ci sono angeli completi e demoni perfetti. Sono umani: i cattivi hanno debolezze, e non è detto che alcuni siano poi così cattivi, mentre i buoni hanno comunque la loro dose di difetti e meschinerie.
Costumi, ambientazioni, cinematografia.
Drama ambientato prevalentemente in ambito legale, il che prevede donne eleganti e uomini in completo scuro. E lo sappiamo tutti che un uomo in abito scuro guadagna automaticamente punti. Se poi quell’uomo è Lee Jong Suk, diventa materia per sogni bagnati. Peccato che tenga più spesso la divisa scolastica. Le scene sono filmate in maniera pulita, senza particolari inquadrature o voli di fantasia. Oneste.
Colonna sonora.
Sinceramente non il punto di forza di quest’opera. Qualche canzone carina, ma nulla di cui scrivere a casa. Le musiche di background hanno un paio di tracce molto coinvolgenti, ma nulla di più.
L’amore.
Ah, argomento controverso. Una avvocato di 28 anni e uno studente di 20? Giammai! Il contrario magari sì, però, vero? In verità, la donna inizialmente è così infantile e petulante che potrebbe benissimo passare per liceale. La chimica fra i due c’è, e d’altronde Lee Jong Suk starebbe bene anche con un’asse da stiro… Quello che purtroppo manca è la relazione vera e propria fra i due. Un paio di baci e una convivenza apparentemente platonica non sono propriamente soddisfacenti, dal punto di vista dello spettatore. Si rischia molto la “sindrome del SL”: il secondo protagonista vien su così bene che non si può fare a meno, col tempo, di tifare per lui.
La storia.
Una ragazza povera vive nella casa della ricca figlia di un giudice, dove sua madre fa la cameriera. Ingiustamente accusata di averla ferita ad un occhio durante una festa, viene cacciata con la madre dalla casa e dalla scuola che frequenta. Ma prima di scomparire dalla vita di costoro, fa in tempo ad essere testimone, con la compagna monocola, dell’assassinio di un uomo. Sta per essere ucciso anche il figlio, ma la nostra lo interrompe, attirandosi le ire del malvivente. Successivamente, testimonierà al processo, mentre l’ex compagna preferirà fuggire. A seguito della sua testimonianza, la giovane riceverà dal condannato minacce di morte. Il bambino, che ora (non si sa come) sente i pensieri della gente, giura che la proteggerà. Passano dieci anni, e la ragazza, Hye Sung, diventa difensore d’ufficio. Il bambino, Soo Ha, è uno studente con ottimi risultati.
Le vicende iniziano in maniera apparentemente abbastanza lineare. Una serie di eventi del passato, più o meno traumatici, trascina i propri effetti fino al presente. Ma ad esserne protagonisti non sono solo i personaggi principali, con lo svolgersi della storia si dipinge un affresco complesso che viene man mano a toccare, avvicinare e coinvolgere buona parte del cast. Gli accadimenti sono concatenati in maniera logica, i vari processi che si svolgono in tribunale, i pericoli, le indagini, le interazioni e la crescita dei personaggi, tutto contribuisce a rendere questo titolo una visione entusiasmante. Mentre lo stai guardando.
Ma, appena finito l’ultimo episodio, ti rendi conto che non ti è mai stato spiegato per quale motivo il protagonista Park Soo Ha sia ora dotato del potere di sentire i pensieri altrui. Devi accettarlo come premessa e, dal momento che si tratta di una sua caratteristica unica, in una ambientazione non fantasy, lascia un po’ sconcertati. Poi ti ricordi anche di aver dovuto inghiottire il rospo dell’onnipresente perdita della memoria e ti riprometti di andare a cercare le statistiche mondiali sull’argomento, per capire se si tratti di una peculiarità coreana (e cinese) o se accada così spesso anche altrove. Poi decidi, non conoscendo le particolarità del sistema penale coreano, di soprassedere sull’assurdità di condannare qualcuno per omicidio sulla base del ritrovamento di una sola mano mozzata. E ti domandi quanto sia realistica la descrizione degli speciosi processi mostrati…
Poi però pensi anche a tutti gli insegnamenti ricevuti per strada: la necessità di ascoltare, e non necessariamente solo la voce, la virtù dell’immedesimazione nel prossimo, l’inutilità dell’odio e della vendetta, il valore dell’impegno, e così via. E ti ricordi che quello che hai appena guardato è un prodotto di intrattenimento, non un documentario sul sistema giudiziario coreano (magari chiedendoti maliziosamente quanto siano verosimili le serie americane ambientate similmente) e che comunque, mentre lo stavi guardando, non ti importava di nulla: né della disparità dell’età della coppia principale, né degli strani processi, né dell’origine del dono di Park Soo Ha, e neanche della perdita di memoria, visto che è durata poco. Mentre lo guardavi eri occupata a stare sul bordo della sedia a goderti l’interpretazione degli attori su personaggi magnifici. E rimani insoddisfatta. Perché ne vorresti ancora.
Ci sono delle scelte che seppur giuste, vengono fatte con un certo rimorso. E ci sono rimorsi figlie di scelte sbagliate. In entrambi i casi la vita segue un percorso del tutto nuovo, come conseguenza di quella scelta che fu fatale. E, in entrambi i casi, si perde e si guadagna qualcosa, compreso il dubbio che ci pervade sulla scelta fatta: "Ho fatto la cosa migliore?". E per migliore, si sa, non si intende necessariamente la cosa giusta.
Ma bando alle ciance in astratto, la storia di cui sto parlando è quella di una ragazzina, Hye Sung, che non si presenta certo come un'eroina dalle nobili virtù. Infatti, Hye Sung è la figlia della governante di una ricca famiglia, vive perciò dei pasti e della retta scolastica offerti dal datore di lavoro della madre e convive dinanzi alla figlia di lui, Do Yeon, per la quale cova gelosie e ingiustizie per i diversi stili di vita condotti. L'epifania giunge al compleanno di Do Yeon, quando in seguito ad un'incidente le viene danneggiato un occhio. Le amiche della ragazza ricca scaricano le colpe sulla più miserabile del gruppo, ossia Hye Sung, che per una sorta di rivalità viene incolpata anche dalla stessa vittima, Do Yeon. Il padre di quest'ultima, non contento, mette per strada la governante e sua figlia, ritirando questa anche da scuola e liquidandole con del denaro, pur intuendo che la colpevolezza di Hye Sung non ha fondamenti. Ma si sa, chi detiene il potere si fa giudice del mondo e della vita altrui. Del resto, il padre di Do Yeon è stato anche eletto la persona più influente nell'ordine dei giudici.
Nel frattempo, il preludio di questa serie tv dello scorso 2013 si intensifica di un'ennesima vicenda di ingiustizia. Un uomo è in macchina con suo figlio, d'un tratto vengono travolti da un pirata della strada che, sceso dal suo camion, con una mazza da baseball fracassa il cranio dell'uomo e sta per condurre alla morte anche l'unico suo testimonio, ossia il piccolo Soo Ha. Ma Do Yeon e Hye Sung assistono alla scena, distraggono l'assassino e fuggono via, giusto in tempo per l'arrivo della polizia che trae in salvo il piccolo sopravvissuto che da quel momento in poi acquisisce la capacità di leggere nella mente altrui. Ma chi crederebbe ad un orfano sotto shock che in tribunale indica l'assassino asserendo di leggere i suoi pensieri? Ed è così che subentra la famosa scelta di cui parlavo poc'anzi. Le due testimoni si sfidano ad entrare in tribunale e fare la loro parte ma, l'una fuggirà perdendo la stima di sé, mentre l'altra rischierà la vita per fare la cosa giusta, diventando così il bersaglio delle promesse di vendetta dell'assassino. Inutile dire che fu Hye Sung a testimoniare. La ragazza che vivendo delle ingiustizie altrui, fece la cosa giusta entrando in tribunale.
Da qui in poi, vengono poste le basi per il futuro incontro tra Hye Sung (Lee Bo Yeong, per il cui ruolo ha ottenuto numerosi premi), l'avvocatessa egoista e dal brutto caratteraccio, e Soo Ha (Lee Jong Suk), il ragazzo forte e indipendente che volge lo sguardo sempre attorno, per riconoscere la ragazzina che tempo fa gli salvò la vita, e per ripagarla salvando la sua dall'imminente scarcerazione dell'assassino di suo padre. Come se non bastasse, anche l'acerrima rivale di Hye Sung, Do Yeon, nel frattempo è diventata avvocato, e nel corso di questo drama, 'I Can Hear Your Voice', le due si contenderanno il verdetto finale a colpi di cavilli giudiziari e, perché no, anche emotivi.
Nel corso dei 18 episodi di questo drama, interessanti colpi di scena tengono alta l'attenzione dello spettatore, persino durante le scene in tribunale. Infatti è stato estremamente interessante calarsi nella logica giudiziaria, come anche nel capirne gli intricati tranelli nascosti e i vari espedienti della carriera d'avvocatura, che sapientemente sono stati realizzati senza alcuna controindicazione, quali possono essere gli sbadigli durante la visione. Le scene vengono intervallate con la vita da liceale del co-protagonista di Hye Sung, Soo Ha, per la quale l'attenzione non vacilla nemmeno in questi casi, e nemmeno durante le scene dedicate ai personaggi secondari. Al di là degli intrighi criminali, della capacità paranormale di leggere nella mente, dei dramma famigliari e delle difficoltà relazionali, la serie non manca di momenti intensi (specie per gli sviluppi all'interno dei rapporti!), che si fanno respirare profondamente, mentre altri regalano qualche risata qui e là, specie quando entra in scena l'avvocato Cha (interpretato dal simpatico Yoon Sang Hyun).
Tecnicamente 'I can hear your voice' presenta l'ineccepibile qualità di altri drama coreani dell'ultimo anno, e in particolare vanta una fotografia piuttosto limpida e luminosa e un comparto sonoro particolarmente orecchiabile (invito tutti ascoltare soprattutto 'Every Single Day - Acoustic version' di Echo). Il drama in questione non solo si fa guardare con rapidità, trascinando il pubblico di episodio in episodio, ma porta con sé anche la malinconia nel giungere al finale e la voglia di ripercorrere l'intera storia per cercare di ravvisare le scelte ultime che sono state intraprese dai personaggi. Scelte non sempre scontate, pure e senza dubbi.
Ma bando alle ciance in astratto, la storia di cui sto parlando è quella di una ragazzina, Hye Sung, che non si presenta certo come un'eroina dalle nobili virtù. Infatti, Hye Sung è la figlia della governante di una ricca famiglia, vive perciò dei pasti e della retta scolastica offerti dal datore di lavoro della madre e convive dinanzi alla figlia di lui, Do Yeon, per la quale cova gelosie e ingiustizie per i diversi stili di vita condotti. L'epifania giunge al compleanno di Do Yeon, quando in seguito ad un'incidente le viene danneggiato un occhio. Le amiche della ragazza ricca scaricano le colpe sulla più miserabile del gruppo, ossia Hye Sung, che per una sorta di rivalità viene incolpata anche dalla stessa vittima, Do Yeon. Il padre di quest'ultima, non contento, mette per strada la governante e sua figlia, ritirando questa anche da scuola e liquidandole con del denaro, pur intuendo che la colpevolezza di Hye Sung non ha fondamenti. Ma si sa, chi detiene il potere si fa giudice del mondo e della vita altrui. Del resto, il padre di Do Yeon è stato anche eletto la persona più influente nell'ordine dei giudici.
Nel frattempo, il preludio di questa serie tv dello scorso 2013 si intensifica di un'ennesima vicenda di ingiustizia. Un uomo è in macchina con suo figlio, d'un tratto vengono travolti da un pirata della strada che, sceso dal suo camion, con una mazza da baseball fracassa il cranio dell'uomo e sta per condurre alla morte anche l'unico suo testimonio, ossia il piccolo Soo Ha. Ma Do Yeon e Hye Sung assistono alla scena, distraggono l'assassino e fuggono via, giusto in tempo per l'arrivo della polizia che trae in salvo il piccolo sopravvissuto che da quel momento in poi acquisisce la capacità di leggere nella mente altrui. Ma chi crederebbe ad un orfano sotto shock che in tribunale indica l'assassino asserendo di leggere i suoi pensieri? Ed è così che subentra la famosa scelta di cui parlavo poc'anzi. Le due testimoni si sfidano ad entrare in tribunale e fare la loro parte ma, l'una fuggirà perdendo la stima di sé, mentre l'altra rischierà la vita per fare la cosa giusta, diventando così il bersaglio delle promesse di vendetta dell'assassino. Inutile dire che fu Hye Sung a testimoniare. La ragazza che vivendo delle ingiustizie altrui, fece la cosa giusta entrando in tribunale.
Da qui in poi, vengono poste le basi per il futuro incontro tra Hye Sung (Lee Bo Yeong, per il cui ruolo ha ottenuto numerosi premi), l'avvocatessa egoista e dal brutto caratteraccio, e Soo Ha (Lee Jong Suk), il ragazzo forte e indipendente che volge lo sguardo sempre attorno, per riconoscere la ragazzina che tempo fa gli salvò la vita, e per ripagarla salvando la sua dall'imminente scarcerazione dell'assassino di suo padre. Come se non bastasse, anche l'acerrima rivale di Hye Sung, Do Yeon, nel frattempo è diventata avvocato, e nel corso di questo drama, 'I Can Hear Your Voice', le due si contenderanno il verdetto finale a colpi di cavilli giudiziari e, perché no, anche emotivi.
Nel corso dei 18 episodi di questo drama, interessanti colpi di scena tengono alta l'attenzione dello spettatore, persino durante le scene in tribunale. Infatti è stato estremamente interessante calarsi nella logica giudiziaria, come anche nel capirne gli intricati tranelli nascosti e i vari espedienti della carriera d'avvocatura, che sapientemente sono stati realizzati senza alcuna controindicazione, quali possono essere gli sbadigli durante la visione. Le scene vengono intervallate con la vita da liceale del co-protagonista di Hye Sung, Soo Ha, per la quale l'attenzione non vacilla nemmeno in questi casi, e nemmeno durante le scene dedicate ai personaggi secondari. Al di là degli intrighi criminali, della capacità paranormale di leggere nella mente, dei dramma famigliari e delle difficoltà relazionali, la serie non manca di momenti intensi (specie per gli sviluppi all'interno dei rapporti!), che si fanno respirare profondamente, mentre altri regalano qualche risata qui e là, specie quando entra in scena l'avvocato Cha (interpretato dal simpatico Yoon Sang Hyun).
Tecnicamente 'I can hear your voice' presenta l'ineccepibile qualità di altri drama coreani dell'ultimo anno, e in particolare vanta una fotografia piuttosto limpida e luminosa e un comparto sonoro particolarmente orecchiabile (invito tutti ascoltare soprattutto 'Every Single Day - Acoustic version' di Echo). Il drama in questione non solo si fa guardare con rapidità, trascinando il pubblico di episodio in episodio, ma porta con sé anche la malinconia nel giungere al finale e la voglia di ripercorrere l'intera storia per cercare di ravvisare le scelte ultime che sono state intraprese dai personaggi. Scelte non sempre scontate, pure e senza dubbi.